Sabato 16 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
16 maggio 2020

L'Unione Sarda

 
 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 16 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 14
L’EMERGENZA. Gli studi nell’ateneo di Cagliari
DA EBOLA AL COVID-19, LA SFIDA DELLA GIOVANE RICERCATRICE SARDA
Dopo l’importante scoperta sul virus il trasferimento negli Stati Uniti
IL TEAM. Elisa Fanunza (30 anni) ha firmato l’articolo sulla scoperta, pubblicato su una importante rivista internazionale, fatta grazie alla ricerca del team di virologi dell’Università di Cagliari coordinato dal docente Enzo Tramontano

La sua ricerca, nel team di virologi diretto dal docente universitario cagliaritano Enzo Tramontano, ha permesso di scoprire che la molecola Quercetina è in grado di bloccare la riproduzione di un virus tremendo come Ebola. Ora, dalla lontana Università di Minneapolis, spera di contribuire a vincere la battaglia contro il Covid-19. Elisa Fanunza, 30 anni di Sant'Andrea Frius, da tre mesi e mezzo si è trasferita insieme al marito nel Minnesota, negli Stati Uniti, grazie a un contratto da ricercatore associato. Pochi giorni fa lo studio sulla molecola in grado di neutralizzare la capacità del virus di Ebola di “rendersi invisibile” alle difese immunitarie dell'uomo è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Antimicrobial agents and chemotherapy” a firma della giovane ricercatrice.
IL CORONAVIRUS. «Il Covid-19», dice la trentenne, «ha come Ebola sviluppato diversi modi per sfuggire al sistema immunitario. Per questo la strategia di bloccare il coronavirus con la riattivazione della risposta immunitaria dell'uomo potrebbe rivelarsi un approccio vincente per rallentare il virus soprattutto nella fase iniziale dell'infezione». La scoperta della squadra dell'Università di Cagliari potrebbe aprire scenari interessanti: «La funzione della Quercetina», conferma Tramontano, docente di microbiologia e virologia, «è molto interessante perché permette al sistema immunitario di riconoscere nuovamente il virus. Dunque aver trovato la molecola in grado di bloccare Ebola ci ha dimostrato che si può fare con qualsiasi virus, dunque anche con il Covid-19».
LA NUOVA SFIDA. La giovane di Sant'Andrea Frius («Il mio sogno è un domani ritornare a lavorare come ricercatrice a Cagliari, dal mio maestro, il professor Tramontano a cui devo tantissimo», ammette) ha conquistato il professore Reuben Harris, dell'Università di Minneapolis (in prima linea nella ricerca contro il coronavirus), con i suoi studi sul sistema immunitario. «Per l'emergenza Covid gli accessi nei laboratori sono ridotti al minimo», racconta. «Per questo sto lavorando da casa nella ricerca bibliografica e analisi di nuovi dati». Attualmente è impegnata nello studio della proteina chiamata Apobec, prodotta dal corpo e indispensabile nell'intaccare il genoma dei virus. Alcuni agenti infettivi (Hiv ed Herpesvirus in particolare) grazie ad alcune loro proteine riescono a “neutralizzare” il sistema di difesa. Come? É possibile contrastare questa capacità? «Sto portando avanti degli studi. E i risultati potrebbero essere utili anche per fronteggiare il Covid-19 se verrà accertato che riesce a bloccare la funzione difensiva della proteina».
RISPOSTA IMMUNITARIA. Per ora di certo c'è la scoperta fatta dal team di studiosi coordinati da Tramontano. «Dopo i primi risultati ottenuti con gli studi al computer», spiega la giovane ricercatrice, «si è passati agli esperimenti in laboratorio. I risultati sono stati incoraggianti e, nel laboratorio di massima sicurezza del centro internazionale di ricerca in infettivologia di Lione, si è avuta la conferma: la Quercetina blocca e neutralizza la proteina del virus di Ebola capace di aggirare il sistema immunitario dell'individuo. Il virus così non si replica più ed è destinato alla scomparsa». Questo primo passo potrebbe permettere di produrre farmaci efficaci contro Ebola. La speranza è che si possa trovare una chiave simile per sconfiggere il Covid-19.
Matteo Vercelli





 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 16 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 21
L’EMERGENZA. “The Shifters” è la prima serie web firmata dall’Università di Cagliari
«NONNO, NON CREDERE ALLE BUGIE» QUANDO LA SCIENZA DIVENTA FICTION
Il prorettore Di Guardo: “Solo il rigore ci salverà dalle fake news”

L'inquinamento ha avvolto la Terra in un manto di nebbia perenne. I raggi del sole filtrano a malapena. Forme indistinte emergono dalla coltre gialla opaca. Bruno (interpretato da Paolo Meloni) e suo nipote, il piccolo Lori (Tommaso Boi), resistono nel loro avamposto fatiscente in un'area semi-desertica. Dopo anni senza pioggia l'acqua è il bene più prezioso. È un filmone post-apocalittico come “The Road” con Viggo Mortensen? Una produzione distopica alla “Black Mirror”? Niente di tutto questo, il budget è infinitamente più ridotto, ma il risultato lascia a bocca aperta per la qualità della messa in scena.
IL PROGETTO. Ecco a voi “Di notte c'erano le stelle”, l'episodio pilota di “The Shifters - La Terza Missione” prima web serie in Italia nata tra le pareti di un'Università - quella di Cagliari - basandosi con rigore scientifico sugli studi dei suoi ricercatori.
È stato presentato in anteprima ieri sera in diretta streaming sul sito ufficiale (www.theshifters.it), sulla sua pagina Facebook e sul canale YouTube dedicato, dove rimarrà visibile per tutti come le altre puntate della serie già in programma. Erano presenti il rettore dell'Ateneo, Maria Del Zompo («La web serie è un valido strumento per farci riflettere sulle prossime sfide che saremo portati a compiere, e a farci comprendere la nostra vera forza: l'interdisciplinarità»), il prorettore all'Innovazione e al Territorio Maria Chiara Di Guardo, il collettivo cagliaritano dei Naked Panda (Gabriele Meloni e Giovanni Pintus) registi e co-produttori insieme al CREA (il Centro servizi di Ateneo per l'Innovazione e l'Imprenditorialità) e alla Sardegna Film Commission, oltre all'influencer scientifico Gianluca Dotti e ai dieci ricercatori e docenti di cinque dipartimenti dell'Università di Cagliari coinvolti.
DETTAGLI PROFETICI. Tra questi Marcello Campagna, professore di Medicina del lavoro e igiene pubblica, che ha dato la sua consulenza per l'inizio dell'episodio: «Quando il nonno e il bambino, rientrati a casa, si tolgono le mascherine protettive, fanno un tampone e verificano su un dispositivo se l'esposizione all'aria contaminata è stata dannosa per la loro salute. Un dettaglio quanto mai profetico, se pensiamo alla pandemia di Covid-19».
Il nonno rappresenta la diffidenza e il pessimismo della società attuale, facile preda delle fake news; il nipote simboleggia invece il sogno, la curiosità, la voglia di andare oltre l'evidenza che caratterizza la ricerca universitaria. Sarà lui, ispirato dalle pagine di un libro sugli indiani, a prefigurare un futuro diverso.
«LA TERZA MISSIONE». Con questa iniziativa», ha spiegato Di Guardo, «vogliamo adempiere in modo piacevole e trascinante alla terza missione dell'Università, divulgare il suo sapere al pubblico più vasto possibile. Sulla nostra piattaforma, nella sezione blog, saranno caricati dei video in cui i ricercatori illustrano il loro apporto alla narrazione, e ancora i paper con gli studi scientifici corrispondenti: a partire da una storia di finzione raccontiamo la verità della scienza».
Luca Mirarchi





 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 16 maggio 2020 / COMMENTI Pagina 46
L’intervento
VIRUS INFORMATICI E VIRUS BIOLOGICI

Forse solo gli addetti ai lavori ricordano la giornata dell'8 maggio del 2000. Quel giorno, in un rapido fuoco di fila di fusi orari il virus informatico noto poi col nome di “Love Bug” per via di un irresistibile messaggio d'amore che lo veicolava fece strage di dati nelle banche, nelle comunità, nelle industrie e perfino nelle strutture governative e militari. Risultato: tre trilioni di danni e mezzo miliardo di dollari per mettere a punto le difese nei computers.
Gli obici dei webmasters a degli ingegneri informatici non tardarono ad impallinare il virus che però circolò per almeno altri due anni causando danni sparsi in quei computers che avevano abbassato le difese perché l'epidemia era finita. La spiegazione del fenomeno la diede un italiano, il professor Vespignani (oggi molto intervistato!) il quale rovesciò il concetto di rapporto tra soglia critica e rateo di diffusione virale. Fu dimostrato che la diffusione del contagio del virus informatico avviene con modalità ad invarianza di scala dentro una rete ideale che non è quella intuitiva a raggiera casuale ma è basata su agglomerati di massima influenza , gli “hubs”. Per capirci: se un hub come Google si infetta, allora con un solo collegamento il vostro computer perderebbe i dati o impazzirebbe proponendovi mille volte la stessa mail.
Ma c'è di più. Nella spiegazione che fu data dell'infezione informatica si vide come dopo apparente eradicazione del virus questa teoria centra un altro bersaglio: computer poco attivi possono conservare il virus e reinfettare e trasmettere a basso rumore l'infezione tramite un processo inverso una volta che le difese si fossero abbassate. Da questi precedenti che si applicano a molti eventi catastrofici, dalle crisi di borsa ai blackout delle linee elettriche, dal malfunzionamento delle connessioni cerebrali (per esempio nelle demenze) alle diffusioni delle pandemie, dobbiamo dedurre che le situazioni di hub come New York , Madrid , Londra o Milano ci dovrebbero stare particolarmente a cuore, come in questi giorni accade con il Covid-19. Probabilmente queste conoscenze apparentemente astratte avrebbero indotto ad un controllo capillare di queste metropoli con particolare zelo. Quanto al cittadino comune bisogna, ahimé a babbo morto, propagare il virus del comportamento virtuoso. Agire come se il nostro comportamento debba essere adottato universalmente non sarebbe solo un noioso refrain di kantiana memoria.
FRANCESCO MARROSU,
NEUROLOGO




 

La Nuova Sardegna

 

 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 16 maggio 2020 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 41
La parola i lettori, risponde Antonietta Mazzette
LAUREE ONLINE: ESTRANIANTI MA, PER ORA, INEVITABILI

Gentile professoressa Mazzette, lo stato di emergenza nel quale ci troviamo ha una connotazione del tutto particolare anche per i laureandi. Per fronteggiarlo le università sarde, e non solo, si sono organizzate per permettere agli studenti di laurearsi attraverso tele-lauree tramite computer. A Sarule, per ovviare ai problemi di connessione, i locali del Comune sono stati messi a disposizione di un giovane laureando. Traggo spunto da questo per proporre che si predisponga un progetto informatico per i piccoli Comuni. Nella sede del Municipio si apra un ufficio dal quale il cittadino si possa collegare telematicamente con qualsiasi altra amministrazione o servizio per avviare pratiche o risolvere problemi. Così come è accaduto. Ufficio delle entrate, poste, banca, INPS, ecc. ecc., tutti organizzino i servizi in modo da poter dare in diretta telematica le risposte richieste. Grazie per l'attenzione.
Maria Rita Deriu, Sarule
* * *
In queste settimane ho partecipato a due commissioni d'esame di laurea con i candidati e i colleghi connessi in remoto. Le confesso che ho trovato questa modalità estraniante, con collegamenti non sempre perfetti e, talvolta, con evidenti difficoltà del laureando ad esporre compiutamente il suo lavoro. Quindi, pur ritenendo la modalità telematica necessaria in questa fase di emergenza, si deve essere consapevoli che costituisce comunque un impoverimento, soprattutto per gli studenti, e credo che sia opportuno che gli organi di governo delle università pensino a come riorganizzare in sicurezza e in tempi brevi la didattica e gli esami nelle sedi reali. Ma la sua lettera contiene una proposta interessante, anche perché l'emergenza sanitaria sta costringendo un po' tutti (amministratori e cittadini) a trovare soluzioni alternative all'handicap dell'immobilità. Infatti, lei propone l'istituzione di uffici virtuali presso le sedi comunali. In effetti, questa proposta può essere una risposta alla riduzione dei servizi di prossimità nei piccoli comuni. Ma per far ciò sono necessari progetti coerenti e personale amministrativo in grado di supportare l'utente nei diversi iter, anche perché non tutti i cittadini hanno confidenza con le tecnologie digitali. Insomma, non bisogna improvvisare, ma progettare in modo organico e rapido. L'emergenza sanitaria ha costretto l'Italia ad estendere l'uso delle tecnologie digitali a diversi settori, dovremmo approfittarne per rendere la burocrazia friendly.

Questionario e social

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