Sabato 14 dicembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
14 dicembre 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 dicembre 2019 / CAGLIARI - Pagina 27

UNIVERSITÀ

Ecco l'app che segnala il bullismo

Arriva l'acchiappabulli, l'app ideata dai ricercatori dell'Università di Cagliari che segnala atti di violenza e soprusi commessi per strada, a scuola, nei luoghi chiusi. Strada, a scuola, nei luoghi chiusi. Il team che l'ha ideata è quello di Gian Luca Marcialis, che ha operato in stretta cooperazione con gli specialisti degli atenei di Bari, Foggia e Napoli "Federico II". Al progetto triennale finanziato con un milione di euro dal Miur, collabora la Polizia postale.

Gian Luca Marcialis (docente di Ingegneria industriale e dell'informazione al Diee, Dipartimento ingegneria elettrica ed elettronica) è il responsabile scientifico dell'unità cagliaritana del “BullyBuster”. Il progetto è basato sull'intelligenza artificiale e, se necessario, può allertare anche le forze dell'ordine. Tutti e quattro i gruppi hanno ottenuto per i tre anni di ricerca il massimo dei fondi (bando Prin, Progetti ricerca interesse nazionale). Al gruppo guidato dal professor Marcialis sono andati 195.576 euro. La Federico II di Napoli (capofila, responsabile Carlo Sansone), ha avuto 246.091,14 euro, l'Università di Bari (Donato Impedovo) ha avuto 222.481 mentre l'ateneo di Foggia (Donatella Curtotti) ne ha a disposizione 185.845. L'app per cellulari e pc servirà per segnalare e individuare episodi di bullismo e cyberbullismo. I quattro atenei affrontano congiuntamente il problema per sconfiggere una grave piaga sociale, diffusa nelle scuole e in rete. Nell'iniziativa è coinvolta anche la Polizia postale, che collaborerà ai casi di cyberbullismo, mettendo mezzi ed esperienza a disposizione degli sviluppatori. I bulli saranno delineati nei loro comportamenti da psicologi.




 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 dicembre 2019 / ECONOMIA - Pagina 21

IL PROGETTO. “Minuforte”

Formaggi freschi, il rilancio grazie alla tecnologia

«Abbiamo messo a punto un pool di microrganismi in grado di agire sul prodotto migliorandone le caratteristiche nutrizionali e tecnologiche». Il ricercatore dell'Università di Sassari, Marco Murgia, 49 anni, fa capire la bontà di un percorso iniziato alcuni mesi fa e che intende rilanciare la produzione casearia isolana. Da Nuoro il progetto Minuforte si svela, sventola traguardi e ambizioni. La novità gestita dall'ateneo sassarese, e promossa da Sardegna Ricerche, al momento coinvolge quattordici aziende di Nuorese e Ogliastra. I risultati sono lusinghieri, tra qualità e diversificazione dei formaggi.

Stando al parere degli esperti, riuniti ieri a Nuoro e guidati dalla responsabile del progetto Nicoletta Mangia, con l'aggiunta di microrganismi autoctoni si possono migliorare le caratteristiche nutrizionali dei formaggi freschi ottenuti dal latte di pecora e di capra. «Le imprese hanno potuto sperimentare nuove tecnologie produttive», afferma Graziana Frogheri, 41 anni, referente di Sardegna Ricerche. Minuforte (Miglioramento nutrizionale di formaggi freschi da latte di pecora e di capra e garanzia dell'identità territoriale) è uno dei 35 progetti “cluster” (collaborazione tra organi di ricerca pubblici e imprese private) promossi da Sardegna Ricerche e finanziati grazie al Por Fesr Sardegna 2014-2020. Pietro Boe, imprenditore caseario di Oliena: «La tecnologia dà una mano. Se penso a Sa fruhe (casaxedu), abbiamo ampliato la produzione e migliorato la qualità». Sul sito di Sardegna Ricerche sono presenti i moduli per le nuove adesioni.

Gianfranco Locci




 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 14 dicembre 2019 / MEDIO CAMPIDANO - Pagina 36

GONNOSFANADIGA. Erica Nonnis, 26 anni, è riuscita a inventarsi un lavoro

«LA LAUREA? VOGLIO FARE LA SARTA»

Giovane ingegnera ha riaperto l’attività che fu dei suoi bisnonni

In un periodo molto difficile per le attività in proprio, c'è chi non si spaventa e crea un laboratorio sartoriale. Erica Nonnis, 26 anni di Gonnosfanadiga, dopo una laurea triennale in urbanistica ha deciso di intraprendere una strada inaspettata e di aprire, nel suo paese, un laboratorio di sartoria dove, oltre a lavori di riparazione, confeziona abiti su misura.

I BISNONNI. L'idea nasce nel 2017, quando per le giornate di “Monumenti Aperti”, Erica e la sua famiglia hanno aperto le porte della vecchia sartoria dei bisnonni. «La sensazione di entrare in quel posto, tra gli oggetti e la vita dei miei avi, ritrovare il loro timbro di sartoria artigianale mi ha emozionata», racconta commossa la giovane. «In passato ho avuto il pensiero di trasferirmi per cercare lavoro a Londra ma c'era sempre qualcosa dentro di me che mi tratteneva qui» confida Erica.

LA SCELTA. I dubbi, le paure e le insicurezze hanno fatto presto posto al coraggio e alla voglia di mettersi in gioco. Così nell'estate del 2018 ha deciso di partecipare ad un bando della Regione per la produzione di manufatti sartoriali con tessuti pregiati. Nel frattempo, nonostante disegnasse abiti già da bambina, si è resa conto che aveva bisogno di una formazione, e ha deciso di frequentare un corso formativo di modellismo a Cagliari. La maledetta burocrazia, a distanza di un anno e mezzo, tiene bloccati i soldi del progetto regionale, non ancora arrivati. Ma Erica Nonnis a settembre ha aperto la sua sartoria-officina creativa grazie al supporto della famiglia.

L'ORGOGLIO. Il laboratorio si trova in centro, in via Amsicora: in quei 65 metri quadrati si ritrova tutta la creatività di Erica. «Già dallo stile del mio negozio voglio far capire che c'è qualcosa di unico e differente nella mia collezione», spiega la giovane di Gonnosfanadiga, orgogliosa delle sue porte di metà '800 restaurate ad arte e usate come camerini. «Ogni giorno c'è qualcuno che viene a curiosare, piano piano sono diventata un punto di riferimento, anche per piccole cose».

Certo le difficoltà non mancano, come in ogni nuova impresa: ma Erica Nonnis vuol puntare su un prodotto di nicchia innovativo senza dimenticare la lezione dei suoi bisnonni sarti.
Johanne Cesarano

La Nuova Sardegna

 

 


4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 14 dicembre 2019 / SARDEGNA - Pagina 9

IL CROLLO DEMOGRAFICO
Gli esperti di SSeo: «Dal 2001 a oggi la fascia d'età 15-29 anni ridotta di un terzo»

SEMPRE MENO GIOVANI
L'ISOLA VERSO IL COLLASSO
A rischio le spese sanitarie e previdenziali. L'invito: la politica cambi subito rotta

di Davide Pinna
ORISTANO Difficile immaginare un quadro più fosco, per la Sardegna, di quello tratteggiato da Frantziscu Sanna, uno dei principali animatori del Sardinian Socio-Economic Observatory. La piramide demografica, rappresentazione ideale di una società in salute, è destinata a rovesciarsi: e se ci sono pochi giovani a sostenere il peso di una società sempre più vecchia, è chiaro che ci sono poche possibilità che la piramide resti in piedi. Quello della Sardegna è un tracollo previsto dagli istituti di statistica: «Nel 2001 in Sardegna c'erano 343 mila giovani fra i 15 e i 29 anni - spiega Sanna -, erano il 20% della popolazione. Oggi sono 229 mila: il 30% in meno in vent'anni. Le politiche sociali che conosciamo non possono affrontare la situazione che ci sarà in Sardegna fra qualche decennio». Più anziani e meno giovani significa, guardando i freddi numeri, l'insostenibilità delle spese sanitarie e previdenziali, ma non c'è solo questo aspetto. I dati, terribili, vengono snocciolati da Sanna in un convegno sul cambiamento sella realtà giovanile sarda organizzato dal Movimento dei Focolari e dall'Azione Cattolica Diocesana tenutosi ieri a Oristano: «Quando avevo 18 anni, nel '94, in tutta l'isola c'erano altri 26 mila coetanei. Oggi un diciottenne ha solo 8 mila coetanei e il numero è destinato a calare». Il risultato è evidente: «Mancano le possibilità di socializzare, ma è proprio all'interno di queste fasce di età che generalmente nascono le idee innovative: le società, da sempre, vengono cambiate dai giovani». Senza giovani non ci sono boccate d'aria in politica, nell'impresa o nella cultura e allora il problema diventa un circolo vizioso. Il corollario è noto a tutti: «In Sardegna non ci si sposa più, non si hanno più figli, non ci sono laureati e non si trova lavoro. Si potrebbe pensare a un problema legato alla natura insulare della nostra terra - spiega Sanna -, ma non è così: quasi tutte le isole europee hanno risultati anche molto migliori della Sardegna». E non saranno nemmeno gli immigrati a tenere in piedi la società sarda: «I dati dimostrano che il tasso di fertilità delle donne straniere che risiedono qui è paragonabile a quello delle donne sarde: assolutamente insufficiente per un buon ricambio demografico». Insomma, uno scenario tragico, ma non senza speranze: «Non è un destino segnato, tutto dipende dalle politiche pubbliche». A dimostrarlo ci sono proprio le altre isole europee: partite vent'anni fa da condizioni simili a quelle sarde, oggi surclassano l'isola in quasi tutti i campi. «Il primo cambiamento deve arrivare dai cittadini: solo per l'8% dei sardi l'istruzione è un problema centrale del nostro sviluppo. La politica riflette le priorità dei cittadini e allora c'è bisogno di sensibilizzare l'opinione pubblica per cambiare i programmi di chi ci governa» conclude Sanna, lasciando in fondo un piccolo barlume di speranza.

Questionario e social

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