UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 15 aprile 2020

Mercoledì 15 aprile 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
15 aprile 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 aprile 2020 / PRIMA
L’ANALISI
Un accordo da negoziare

di Beniamino Moro

I pilastri dell'accordo tra i ministri finanziari europei, che costituiranno la base di discussione al prossimo Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo già programmata per il 23 aprile, sono sostanzialmente quattro. Il primo è costituito dalla Banca europea degli investimenti (Bei), che dovrà creare un fondo di garanzia paneuropeo di 25 miliardi di euro, in grado di sostenere finanziamenti per 200 miliardi a favore delle piccole e medie imprese. L'intervento è benvenuto ma insufficiente, pensando ai danni profondi che la chiusura prolungata della produzione sta provocando in tutti gli Stati proprio alle imprese più piccole. Il secondo pilastro è costituito dal Sure, la nuova formula di cassa integrazione e assicurazione per i lavoratori che perdono il lavoro per la grave crisi economica. Si tratta di uno strumento temporaneo che fornirà assistenza finanziaria sotto forma di prestiti concessi a condizioni favorevoli dall'Ue agli Stati membri, fino a un massimo di 100 miliardi di euro. Il terzo pilastro è costituito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che, con la sua dotazione di 410 miliardi, si potrà attivare per coprire le spese di cura e prevenzione sanitaria contro il Covid-19. (...) segue a pagina 4


PRIMO PIANO - Pagina 4   segue dalla prima
In Italia è rissa politica, a Bruxelles si tratterà ancora
I QUATTRO PUNTI DI UN ACCORDO DA NEGOZIARE

(...) Si tratta di una nuova linea di credito che prende il nome di “Pandemic Crisis Support”, non soggetta ad alcuna condizionalità, destinata a finanziare le spese sostenute dai vari Paesi nel contrasto alla pandemia. La linea di credito sarà limitata per ogni Paese a somme non superiori al 2% del suo prodotto lordo del 2019: per l'Italia, che però ha già dichiarato di non essere interessata, sarebbero circa 36 miliardi di euro. Il Mes, dunque, viene messo a disposizione dell'emergenza Covid-19 senza condizioni, ma soltanto per i costi diretti e indiretti dell'emergenza sanitaria.

Infine, il quarto pilastro è costituito dalla proposta francese di creare un Fondo per la ripresa economica o “Recovery plan”, da finanziare con strumenti finanziari innovativi non meglio specificati, ma che potrebbero essere anche gli eurobond tanto graditi al governo italiano. L'iniziativa di questo fondo per la ripresa dovrà essere temporanea e mirata, ma anche commisurata ai costi straordinari della crisi attuale. Dunque, dovrà essere un fondo che raccoglie sul mercato almeno 500 miliardi di euro. L'Eurogruppo parla di “strumenti finanziari innovativi, coerenti con i Trattati europei” e accenna a legare questo fondo al bilancio europeo, anche se quest'ultimo entrerà a regime, nel nuovo ciclo, solo nel 2021, troppo tardi per contrastare l'emergenza in corso. Perciò, su questo punto, saranno i capi di Stato e di governo che dovranno negoziare per trovare almeno una soluzione-ponte che permetta al nuovo Fondo di raccogliere risorse sui mercati sin da quest'estate. Con ogni probabilità le emissioni saranno fatte dal Mes o dalla Bei. Significa che il debito sarà raccolto in comune fuori dai bilanci dei singoli Stati, i quali però ne resteranno responsabili diretti ciascuno per la propria quota di finanziamento. In tutto, i quattro pilastri proposti dall'Eurogruppo potranno rendere disponibili circa 1.000 miliardi di euro di risorse: 500 subito, altri 500 in un futuro prossimo. Purtroppo in Italia l'unità nazionale che si era prospettata nei giorni scorsi in nome della lotta alla pandemia è naufragata proprio dopo l'accordo di compromesso raggiunto dall'Eurogruppo. Maggioranza e opposizione si lanciano accuse reciproche di comportamenti opportunistici. Sempre più gli interessi di parte restano prevalenti a discapito dell'interesse comune a uscire dall'emergenza. Lo scontro arriva in un'Europa che invece ha accolto con sollievo l'intesa. Per Angela Merkel, che ha ribadito il suo no agli eurobond, l'accordo è “una pietra miliare per la risposta europea alla pandemia”, mentre la presidente della Bce Lagarde ha confermato che “non ci sono limiti al nostro impegno a servire la zona euro”. Nel complesso dei provvedimenti annunciati, questa garanzia della Bce è quella che per noi resta più utile ed efficace.

BENIAMINO MORO
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI






 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 7
L’EMERGENZA. Mille visiere donate agli ospedali dal gruppo Makers Pro Sa Sardigna. Nieddu: solidarietà e dinamismo

ALTRI CINQUE MORTI FRA GLI ANZIANI, AUMENTANO I GUARITI
Screening al Policlinico, due positivi
Ciusa (M5S): intervenga Solinas

Il virus Sars Cov-2 fa ancora cinque vittime in Sardegna tra i pazienti anziani. Secondo il report dell'unità di crisi si tratta di una 97enne di Sanluri, un 88enne di Torralba, un 69enne di Carloforte, un 80enne di Ploaghe e un 86enne di Ossi. Ottanta, dunque, i morti dall'inizio dell'epidemia nell'Isola. Un dato invece confortante di questa emergenza è il numero sempre in crescita dei pazienti guariti: più quindici ieri, 119 il totale. Altri 39 sono invece quelli guariti clinicamente, cioè coloro che hanno superato la fase acuta della malattia e aspettano la conferma di due tamponi negativi.

Il bollettino

Sono 1.138 i casi di positività accertati dall'inizio dell'emergenza in Sardegna, 10 in più rispetto a lunedì. Di questi, 201 sono stati registrati nell'area della Città metropolitana di Cagliari; 749 a Sassari e nord Sardegna, 86 nel Sud Sardegna, 35 a Oristano, 67 a Nuoro. In totale, aggiunge il report della task force, sono stati fatti 11.893 tamponi, ottocento in un giorno su tutto il territorio regionale. Ieri la precisazione dell'assessorato alla Sanità sul dato dell'84,7% dei contagi negli ospedali e nelle Rsa che «non è da attribuire al totale dei contagiati in Sardegna» ma «si riferisce» solo «agli operatori sanitari» visto che, sul totale di 255 tra medici, infermieri, ausiliari e tecnici infetti, 176 hanno contratto il virus in ospedale e 40 in un ospizio per anziani (20 invece fuori dagli ospedali e 19 non si sa). I pazienti Covid ricoverati in ospedale sono 138, di cui 27 in terapia intensiva; le persone in isolamento domiciliare sono 762.

Il contagio al Policlinico

Ieri al policlinico di Monserrato è ripreso lo screening sul personale sanitario: 90 i prelievi, fatti anche sugli operatori negativi al primo test. Due infermieri, tra questi ultimi, sono ora positivi. Altre 67 provette sono risultate negative, oggi i referti degli altri test. La scorsa settimana sono stati diciassette i casi di positività accertati tra i dipendenti e i degenti, e anche se centinaia di tamponi hanno dato (finora) esito negativo resta l'allerta su una possibile falla del protocollo di sicurezza. Sabato scorso il direttore generale Giorgio Sorrentino ha scritto ai dipendenti dell'Aou chiedendo «uno sforzo di attenzione nei comportamenti» perché il virus «invece che entrare in ospedale attraverso i pazienti, può penetrare attraverso gli operatori sanitari». Parole giudicate «offensive» dai sindacati e dai camici bianchi. Lunedì la replica dei primari del dipartimento di chirurgia (colleghi di un medico contagiato) che hanno scritto al dg chiedendo la chiusura dell'ospedale «per un periodo che consenta l'adozione delle misure necessarie a riaprire in condizioni di massima sicurezza». Nessuna chiusura, ha replicato l'azienda: «I protocolli sono stabiliti per tutti gli ospedali dall'unità di crisi regionale e a quelli rigorosamente tutti si atterranno. Primari inclusi». Il caso finisce in Consiglio regionale. Ieri il consigliere dei 5 Stelle Michele Ciusa ha presentato una mozione con cui chiede al presidente Christian Solinas la chiusura immediata dell'ospedale: «I suggerimenti dei medici non possono rimanere inascoltati».

Le visiere in 3D

In mezzo ai numeri, e soprattutto alla carne viva, al dolore e alla speranza di chi pena e combatte in questa emergenza, ci sono storie di solidarietà e impegno come quella del gruppo Makers Pro Sa Sardigna (imprese di artigianato digitale, Università e Accademia di Belle Arti di Sassari) che ha donato agli ospedali mille prototipi di schermi facciali, speciali visiere anti-contagio realizzate con la tecnologia della stampa 3D. «Un segnale di solidarietà - ha detto l'assessore Mario Nieddu - ma anche di forte dinamismo e capacità da parte di un gruppo che è riuscito a mettere insieme forze e idee per supportare i nostri operatori sanitari nella lotta al Covid-19».
( p.s.)







3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 16
L’emergenza. Le eredità del Covid. Cristina Cabras: “La distanza definisce i rapporti, cambierà l’interazione sociale”

LA STRETTA DI MANO: QUEL RITUALE ARCAICO CHE DIMENTICHEREMO
L’infettivologo Fauci: meglio rinunciarci anche quando passerà l’emergenza

Chi è l'ultimo a cui avete stretto la mano, prima che ce lo vietassero per salvarci la vita? Quasi impossibile ricordare un gesto così scontato. Peccato, però. Potrebbe essere stata l'ultima volta in assoluto. Lo ha detto Anthony Fauci: l'infettivologo più noto d'America che ogni giorno dice il contrario di Trump, senza che il presidente riesca a cacciarlo dalla task force della Casa Bianca contro l'epidemia. «Non penso che dovremo tornare alla stretta di mano, anche quando sarà finita l'emergenza», sostiene Fauci: «Non servirà solo a prevenire questo virus, ma anche a diminuire di molto i casi di influenza». Tra tutte le profezie apocalittiche sul day after dell'epidemia, questa è tra le meno improbabili: perché è la più fattibile. Non tornare al ristorante o al cinema sarà difficile, ma astenersi da una stretta di mano costa assai poco.

Gesto vecchio di millenni

Del resto abbiamo smesso tutti molto in fretta di ironizzare sui nuovi modi di salutarci, nei rari casi in cui incontriamo un'anima viva. All'inizio eravamo così ridanciani, nel darci di gomito o “di piede”: poi abbiamo imparato che non c'è niente da ridere. Ora ci fa paura il minimo contatto con la mano di chiunque non sia un familiare stretto. E sono passate solo poche settimane.

Normale, l'essere umano è bravo ad adattarsi. Chi più chi meno. Quindi potremmo pensare che, finito il Grande Incubo, riprenderemo le vecchie abitudini come la gommapiuma riprende la sua forma. Ma forse non tutte. Forse ci costringeremo ad altri gesti (l'inchino orientale? Le mani giunte tipo namastè?) per sostituire quello che è il simbolo più comune della pace. Da millenni: la stretta di mano era consueta tra i greci e i romani, il National Geographic riferisce che compare in una raffigurazione assiro-babilonese di quasi tremila anni fa. Più di recente, sono state epocali per esempio quelle tra Reagan e Gorbaciov, o tra Arafat e Rabin. Pare che inizialmente servisse ad accertare che l'altro non portasse armi, ora è sinonimo di fiducia.

Ma il virus ci sta insegnando quanto è pericoloso toccarci, stare vicini. Ammesso che in estate cessi l'obbligo di tenere le distanze, c'è qualcuno che si immagina di nuovo appiccicato ad altri corpi sudati, per chiedere una Coca al bancone di un chiosco in spiaggia? O su un aereo, stretto tra due sconosciuti, a contendersi lo stesso bracciolo? Forse siamo davvero pronti a un mutamento culturale e sociale clamoroso.

Cambia la socialità

«Stringere la mano vuol dire avere un contatto fisico, ridurre a zero la distanza tra due persone», riflette Cristina Cabras, docente di Psicologia sociale dell'Università di Cagliari. «Se dovremo rinunciarci, non mi preoccupa tanto la perdita del rituale: ne troveremo altri. Il punto è che cambieranno le regole dell'interazione sociale. La psicologia sociale studia il fatto che siamo abituati a regolare le distanze in base ai rapporti con le altre persone: la distanza zero, cioè il contatto fisico, è riservata a quelle con cui abbiamo una relazione intima».

Con tutti gli altri, invece, teniamo distanze variabili da pochi centimetri a qualche metro, a seconda dei rapporti personali o dei ruoli: «Nei luoghi di lavoro, per esempio, stiamo più lontani dai superiori rispetto ai colleghi di pari grado», riprende Cabras. «E nei contesti che annullano le distanze normali, adottiamo altre strategie per ristabilirle. Pensi all'ascensore: costretti a dividere un piccolo spazio con uno sconosciuto, tendiamo a non guardarlo e non parlare. Il coronavirus ci costringerà a fare il contrario». Cioè, ipotizza la professoressa, «se saremo obbligati a mantenere le distanze, dovremo sopperire con altre interazioni, verbali o non verbali. Magari pronunceremo più parole che esprimono vicinanza».

È troppo presto per immaginare gli effetti a lungo termine dell'attuale emergenza, avverte Cabras. Abbiamo paura, è normale (anzi, è utile per preservarci). Ma il fatto che il virus sia un nemico invisibile, insieme alle informazioni incomplete di cui disponiamo, «creano il rischio che la paura diventi angoscia, perché non riusciamo a identificare un pericolo circoscritto e riconoscibile». Adesso il pericolo può essere il nostro prossimo. O possiamo essere noi stessi.

Saremo noi a stare lontani

Magari non diventeremo refrattari al contatto fisico come gli orientali, però per esempio l'uso delle mascherine continuerà. Abbiamo sempre saputo che con una stretta di mano (o toccando la stessa maniglia dell'ascensore) potevamo scambiarci germi e malattie, e non ce ne siamo mai preoccupati. Ora sappiamo che non rischiamo di trasmetterci solo un'influenza, ma la morte. Stiamo aspettando tutti una liberazione, e sarà bellissimo poter uscire di casa senza doversi precostituire un alibi. Ma anche se non ce lo ordinerà più un decreto, spesso saremo noi a voler mantenere quel metro di distanza. E a salutarci da lontano.

Giuseppe Meloni







4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 aprile 2020 / AGENDA - Pagina 26
Covid-19. Una serie di progetti

SARDEGNA RICERCHE PUNTA TUTTO SUL VIRUS
L'emergenza Covid-19 va avanti da oltre un mese, così Sardegna ricerche ha deciso di rimodulare le azioni previste nel piano d'attività 2020 mettendo a disposizione fondi, competenze e strutture per avviare progetti di ricerca collaborativa nella biomedicina. «Sardegna ricerche», conferma Maria Assunta Serra, commissaria straordinaria, «mette in campo la sua capacità di risposta e le sue strutture per coordinare le iniziative di ricercatori, imprese ed operatori sanitari del territorio. Già appoggia l'iniziativa dei “Makers pro sa Sardigna: proponiamo», aggiunge Serra, «ai ricercatori di sviluppare insieme, in tempi rapidi, soluzioni per contrastare la diffusione del virus, mettendo a disposizione i fondi della rimodulazione dei nostri programmi»,

Incentivo ricerca

Il progetto fa leva sulla piattaforma Biomed e sulle competenze dell'Unità di supporto alla ricerca biomedica del Parco scientifico e tecnologico della Sardegna. Vuole coinvolgere anche Crs4 e Porto Conte ricerche, i dipartimenti delle Università sarde e agli altri enti di ricerca.

Il primo progetto

“Studi per l'identificazione di agenti terapeutici per il trattamento dell'infezione da SARS-CoV-2” coinvolge il dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente dell'Università e l'Unità di supporto alla ricerca biomedica di Sardegna ricerche, che metterà a disposizione il Laboratorio di spettroscopia Nmr. L'obiettivo è individuare nuovi agenti terapeutici per trattare l'infezione respiratoria da Sars CoV-2 aventi come bersaglio proteine virali non-strutturali “altamente conservate”. Altri tre progetti sono in preparazione.








5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 aprile 2020 / PROVINCIA DI NUORO - Pagina 39
SINISCOLA. Il progetto fa capo all’Università cattolica

Fibrosi cistica, donati 50 mila euro per la ricerca
Anche se in queste ultime settimane a tenere banco è l'emergenza coronavirus, c'è chi resta sempre attivo per far fronte ad altre temibili malattie. Tra queste c'è anche la fibrosi cistica, un morbo fortemente invalidante e degenerativo per il sistema respiratorio. Sul fronte della ricerca continuano i progetti per combattere questa tremenda malattia. A Siniscola, grazie a un'iniziativa del gruppo di sostegno della fondazione di ricerca avviata in collaborazione con volontari di Sassari e Castelsardo, si è riusciti a donare 50 mila euro. I fondi serviranno a finanziare un progetto di ricerca diretto dal professore Maurizio Sanguinetti dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Roma. L'obiettivo è quello di sintetizzare nuovi antibiotici, capaci di fronteggiare le continue infezioni che attanagliano i pazienti. Tra le scommesse in atto, anche quella di trovare dei sistemi innovativi per la somministrazione del principio attivo, attraverso le vie respiratorie.

Gran parte dei fondi raccolti in Baronia provengono dalla manifestazione “Tu doni, io respiro”, che da qualche anno a questa parte viene organizzata a La Caletta. ( f. u. )









6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 aprile 2020 / PRIMA CULTURA - Pagina 43
Ebook. La squadra dello scudetto in “Cuori rossoblù” (Solferino)

E POI IL CAGLIARI ASSALTÒ IL CIELO
Telese: il calcio è corpo e anima, lacrime e passione

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Michele Camerota, filosofo appassionato di calcio, docente all'Università di Cagliari, recensisce il nuovo libro di Luca Telese, editorialista de L'Unione Sarda.
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Avvince ed emoziona “Cuori rossoblù”, il nuovo libro di Luca Telese che esce in edizione ebook (Solferino). Telese racconta la storia dello scudetto del Cagliari di 50 anni fa e lo fa in una prospettiva originale, ricostruendo non solo la magnifica cavalcata vittoriosa della squadra, ma, soprattutto, le vicende biografiche dei singoli protagonisti di quel miracolo sportivo. Anche coloro che molto sanno della gloriosa storia rossoblù vi apprenderanno particolari inediti, retroscena piccoli e grandi, frutto di una ricostruzione scrupolosa e appassionata, e di una solida indagine.

Dall'Amsicora

Chi ha vissuto quella stagione ritrova nelle pagine di “Cuori rossoblù” le ansie, i godimenti, le indignazioni, le esultanze, gli straordinari momenti di felicità. Rivive la straniante sensazione prodotta dal catino dell'Amsicora, dal suo manto erboso - quasi un miraggio per occhi abituati a contemplare aspre distese di pietre e polvere - e dalla festosa moltitudine di camicie bianche (il vestito buono, della domenica) sugli spalti assolati.

E poi c'è la magia del calcio: la meravigliosa armonia e la sorprendente imprevedibilità di certe giocate, l'audace sfida alle leggi di natura di certi movimenti (la rovesciata di Riva a Vicenza, meravigliosamente raccontata da Telese, ne è un esempio), il funzionale inquadramento del gesto individuale in un dinamico assetto collettivo. È il mistero agonistico (come lo chiamava Gianni Brera) del gioco, che continua a esercitare la sua implacabile attrazione sulle nostre menti e a decidere - almeno una volta a settimana - la scansione delle nostre esistenze. L'impresa del Cagliari è rievocata nel suo contesto storico: un'Italia povera e dignitosissima, che faceva della sobrietà e dell'operosità la cifra della propria ripresa economica e civile. Le vicende dei protagonisti dello scudetto sono altrettante vivide testimonianze di questi valori, e - il libro riesce a suggerirlo discretamente, senza proclami retorici - proprio l'attaccamento ad essi costituisce il nerbo del clamoroso “assalto al cielo” vittoriosamente portato a compimento dal manipolo di underdogs guidati dal “filosofo” Manlio Scopigno. Vite segnate dalla miseria familiare, da lavori necessariamente assunti in età ancora scolare, sacrifici e rinunce; e poi ancora i fallimenti e le umiliazioni professionali: quasi tutti i campioni d'Italia 1969-70 giunsero a Cagliari come scarti delle grandi società del Continente: Nené giudicato indegno del blasone della Vecchia Signora; Albertosi e Brugnera cacciati da Firenze; Domenghini, Gori e Poli ritenuti dall'Inter ormai inutili. Insomma, un gruppo di sconfitti, che seppe però trovare nell'amicizia e nel sostegno reciproco lo slancio e l'energia per rinascere e conseguire un traguardo assolutamente irrealistico - almeno fino a quell'indimenticabile 12 aprile di cinquant'anni fa.

Unità d'intenti

Impressiona il racconto che Telese fa del legame, profondo e duraturo, che i calciatori cagliaritani seppero contrarre. Un'unità di intenti non solo sportiva, ma anche esistenziale, che si è consolidata nello sforzo di scalare la montagna, di arrivare alla vetta del calcio italiano, e si è mantenuta fino al presente - valgano in proposito le bellissime pagine che documentano il soccorso generosamente prestato, in diverse occasioni, dal gruppo ai compagni più sfortunati. Frugali per scelta e per costume - non solo per le necessità imposte dalle contingenze - i protagonisti dello scudetto perpetuarono il rigore di uno stile di vita appreso in famiglia, coltivando una sobrietà che allora, in un'epoca sideralmente lontana dallo sguaiato esibizionismo dei nostri giorni, non faceva notizia: era, infatti, il duro pane quotidiano di cui si era nutrito, rendendolo possibile, il miracolo della nostra rinascita nazionale.

È questo che colpisce più di tutto nel racconto di Telese: la rappresentazione lucida e pregnante del senso etico di un'impresa, la capacità di cogliere e trasmettere incisivamente al lettore il sostrato valoriale che ha alimentato, sostenuto, dato vigore e concretezza ad un disegno che appariva irrealizzabile.

Nel restituirci anche questo aspetto della fantastica avventura dello scudetto, l'avvincente libro di Telese costituisce (se mai ce ne fosse bisogno) una sferzata tonificante per il nostro vecchio - ma sempre tenacemente pulsante - cuore rossoblù.

Michele Camerota






 

La Nuova Sardegna




 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
SARDEGNA RICERCHE
Scienziati sardi coinvolti in 4 progetti

Sardegna Ricerche in campo nella lotta al coronavirus con un programma di ricerca collaborativa "Incentivo Ricerca-Sr4Covid". L'iniziativa fa leva sulla Piattaforma Biomed e sulle competenze dell'unità di supporto alla ricerca biomedica del Parco scientifico e tecnologico della Sardegna e si propone di coinvolgere gli attori isolani della ricerca, a partire dalle società partner del Parco scientifico (CRS4 e Porto Conte Ricerche), sino ai vari dipartimenti delle università sarde e agli altri enti di ricerca. Il primo progetto avviato, "Studi per l'identificazione di agenti terapeutici per il trattamento dell'infezione da Sars-Cov-2", vede coinvolti il Disva (Dipartimento di scienze della vita e dell'ambiente dell'università di Cagliari, nelle sezioni di scienze del farmaco e biomedicina; e l'unitá di supporto alla ricerca biomedica di Sardegna Ricerche, che mette a disposizione del progetto il laboratorio di spettroscopia Nmr. Altri tre progetti sono in corso di definizione e riguardano diversi aspetti del contrasto alla diffusione del virus, dalla prevenzione, alla diagnostica e al monitoraggio; partner diversi dipartimenti delle Università di Cagliari e Sassari, il Crs4 e Porto Conte Ricerche. L'iniziativa è aperta a nuove proposte di progetti di ricerca collaborativa, così come la Piattaforma Biomed è a disposizione per le richieste degli operatori della sanità isolana.






 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
Contagi al policlinico: dopo la protesta dei primari mozione in consiglio regionale

L'ATTENZIONE SI SPOSTA SU MONSERRATO
CAGLIARI Dopo che per settimane sono state le strutture sanitarie del sassarese a andare in crisi per contagi e decessi, ora i problemi sembrano essersi spostati nel cagliaritano, soprattutto nell'enorme struttura del Policlinico di Monserrato. Già nei giorni scorsi, in seguito a un decesso e a un consistente numero di contagi tra il personale e i pazienti, c'era stato uno scontro tra dieci primari, che chiedevano l'apertura immediata di un reparto Covid-19 e il direttore generale che replicava sostenendo che la struttura aveva operato e continuava a oerare in sicurezza.La notizia dei contagi ha però creato allarme: «L'aumento dei casi all'interno del Policlinico di Monserrato - scrive il consigliere regionale del M5s, Michele Ciusa -potrebbe avere conseguenze drammatiche non solo per i degenti e per il personale sanitario». Per questo il consigliere penstastellato chiede: «Il Policlinico di Monserrato deve essere isolato subito». A sostegno di questa richiesta Ciusa ha presentato una mozione in Consiglio che impegna il presidente Solinas e la Giunta ad isolare immediatamente il Policlinico "Duilio Casula" bloccando gli accessi al Pronto soccorso e i ricoveri per il tempo necessario a implementare le misure operative e garantire a pazienti e operatori la massima sicurezza.L'atto promosso dal consigliere dei Cinque sostiene le richieste dei dieci primari: «Oltre all'isolamento dell'ospedale - prosegue Ciusa - i medici chiedono la predisposizione immediata di un reparto Covid che dovrà essere totalmente isolato dal resto dell'ospedale e gestito da personale dedicato; che sia ratificato il protocollo per gestire i pazienti sospetti; chevenga predisposta una sala operatoria Covid, dove operare i casi sospetti o confermati, e che venga chiuso il bar interno e disattivati i distributori di bevande».Dal Movimento 5 stelle arriva un appello alla giunta regionale: «Agisca per arginare la diffusione del virus. Chi sta affrontando questa battaglia ha da tempo denunciato falle nel sistema operativo. Ma questa ennesima richiesta d'aiuto non può cadere nel vuoto, le conseguenze potrebbero essere drammatiche e irrimediabili».






 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 aprile 2020 / SASSARI - Pagina 15
IL PROGETTO

Asinara, pesca e ambiente
UNISS IN CAMPO PER LA TUTELA

SASSARI Coinvolgere i pescatori nella gestione partecipata dell'Area marina protetta dell'Asinara e del tesoro di biodiversità che custodisce, mappando le attività del comparto e rendendole protagoniste della tutela ambientale: ci prova l'Università di Sassari col progetto finanziato dal Po-Feamp Italia 2014-2020, il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca. La ricerca si concentra sull'analisi di esperienze di co-gestione e monitoraggio partecipativo e di caratterizzazione e monitoraggio dei servizi eco-sistemici e sulla formazione dei pescatori e di altri stakeholder.Istituita nel 2002, vasta 108 chilometri, prosecuzione del Parco nazionale terrestre, nell'Area marina si pratica principalmente la piccola pesca artigianale. Le barche da pesca per lo più di ridotte dimensioni che operano nel cuore dell'Amp sono 48. Nell'area nel suo complesso, tra Porto Torres, Stintino e Castelsardo, le imbarcazioni sono 155. A Porto Torres e Stintino il 70% dei pescherecci usa palangari fissi, il 14% usa le reti a strascico divergenti e il 16% usa la circuizione. A Castelsardo il 74% usa palangari fissi e il 26% la circuizione. Partendo dai dati, Uniss e istituzioni locali intendono varare modelli virtuosi e partecipativi di pesca sostenibile e conservazione delle risorse. Gli strumenti saranno formazione, comunicazione, divulgazione, sensibilizzazione ambientale col coinvolgimento di gestori dell'Area marina, pescatori, ricercatori, operatori professionali e cittadini. Per Donatella Carboni, che coordina il progetto, «la partecipazione non si ferma all'informazione su processi già avviati e decisioni già prese, ma punta a costruire un consenso collettivo e consapevole attraverso cui tutti contribuiscano a definire i termini di un problema nell'analisi di una situazione di rischio e nella progettazione degli interventi sul territorio dell'Amp».







 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 aprile 2020 / SASSARI - Pagina 17
La storia >> Bloccata in Nuova Zelanda
«AIUTATEMI A RITORNARE A CASA»

La ricercatrice sassarese Laura Pintore si trova a Wellington da gennaio e il suo volo è stato annullato
di Luca Fiori
SASSARI «Sono dall'altra parte del mondo e vorrei rientrare a casa, ma l'Italia sembra essersi dimenticata di me e di tanti altri italiani che come me vorrebbero riabbracciare i propri cari». È lo sfogo di Laura Pintore, 27enne sassarese, studi universitari tra Roma e Torino, dal 29 gennaio a Wellington (Nuova Zelanda) per un dottorato di ricerca promosso da Università di Torino, Wwf Italia e National institute of water and atmospheric research.Il soggiorno di ricerca termina il 26 aprile e Laura ha il biglietto aereo, ma il volo Emirates è stato annullato. L'assicurazione sanitaria non copre patologie pandemiche e scade il 27 aprile, il visto il 7 dicembre, ma viaggio, vitto e alloggio sono a suo carico. In Nuova Zelanda c'è il lockdown e l'istituto in cui lavorava è chiuso. Il 21 marzo la ricercatrice sassarese è stata all'Ambasciata per capire cosa fare. «Io e altri tre italiani siamo stati ricevuti in un pianerottolo e invitati a consultare le Faq sui siti di Ministero degli Esteri», racconta. «Abbiamo capito che ci saremmo dovuti arrangiare, a dispetto di chi proclama che nessun italiano sarà lasciato solo», sottolinea con dispiacere. Sul sito della Farnesina il mondo è diviso in aree. «Ma abbiamo scoperto - spiega Laura Pintore - che la Nuova Zelanda non esiste». A fine marzo Laura e altri italiani, bloccati in Australia e Nuova Zelanda, creano un gruppo Facebook tra tutti quelli che chiedono aiuto per rientrare in Italia. Scrivono alla Farnesina e in poco tempo nasce una lista con più di 400 adesioni. Il 28 marzo l'ambasciatore italiano a Wellington, Fabrizio Marcelli scrive agli italiani che si sono rivolti a lui. «Se cessassimo di avere una prospettiva egocentrica e guardassimo alla situazione del nostro Paese e di italiani bloccati in Paesi meno sviluppati della Nuova Zelanda, valuteremmo la nostra situazione più realisticamente», scrive nella lunga risposta il diplomatico. «Io, sola, dall'altra parte del mondo, lontana dalla famiglia, non mi aspettavo una ramanzina dall'istituzione che dovrebbe farmi sentire al sicuro», confessa Laura Pintore. Il 6 aprile al telefono l'Ambasciata le suggerisce di comprare i biglietti di Qatar Airways. «Prezzi inammissibili, un dottorando non può permetterseli - dice - ma l'ambasciata dice che non può aiutarmi in alcun nodo». Qualche giorno fa un'altra mail dell'ambasciatore annuncia che "a metà della prossima settimana cessano i voli speciali organizzati dai Paesi europei" e che "quelli della Qatar Airways saranno sospesi dal 18 aprile". Chi vuol rientrare in Italia deve approfittare dei voli tedeschi da Auckland e Christchurch per Francoforte, ma per imbarcarsi bisogna avere già il biglietto da Francoforte a casa. «Ora è impossibile anche prendere quelli - spiega Laura Pintore - perché solo stati annullati. Fra tanti mi ritengo fortunata, posso continuare a sostenermi economicamente, sebbene ciò incida sul mio bilancio familiare - conclude Laura - ma con questo appello interpreto le preoccupazioni di chi è meno fortunato di me».

Questionario e social

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