UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 7 gennaio 2020 - Sabato 21 dicembre 2019

Martedì 7 gennaio 2020 - Sabato 21 dicembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
07 gennaio 2020

L'Unione Sarda

RASSEGNA STAMPA
di MARTEDÌ 7 GENNAIO 2020


 

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina II
SASSARI
Sono destinati a vari dipartimenti di Agraria e Veterinaria
TREDICI RICERCATORI ALL'UNIVERSITÀ

Opportunità nella ricerca e carriera accademica nel nord Sardegna. L'Università degli studi di Sassari ha varie procedure di selezione per la copertura di tredici posti di ricercatore. Nove posti, a tempo determinato, rientrano nell'ambito del Programma operativo nazionale (Pon) ricerca e innovazione 2014-2020, e sono destinati ai Dipartimenti di agraria, chimica e farmacia, giurisprucenza, scienze economiche e aziendali, storia, scienze dell'uomo e della formazione. Due posti sono stati assegnati al Dipartimento di agraria per le aree di Scienze della terra e di ingegneria industriale e dell'informazione. Mentre i restanti due di tipo b (senior) sono stati attribuiti alle aree di scienze agrarie e veterinarie e scienze mediche.
Le domande per i nove posti del Programma operativo nazionale (Pon) scadono lunedì 13 gennaio. Gli altri giovedì 9 gennaio. I bandi sono consultabili nel sito istituzionale www.uniss.it. Gli avvisi sono stati pubblicati nelle Gazzette ufficiali 97 e 98, rispettivamente di martedì 10 e venerdì 13 dicembre. Per informazioni contattare l'Ufficio concorsi, telefono 079/228879, e-mail: a.manzoni@uniss.it. (g. dep.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina III
FORMAZIONE&TIROCINI
"Space optical design", un master a Cagliari
Sono previsti venti posti per i corsisti e tre borse di studio

L'Università di Cagliari ha prorogato al 28 febbraio il termine di scadenza per l'iscrizione on line alla selezione per l'ammissione al master di secondo livello in "Space optical design and Remote Sensing", per l'anno accademico 2019/2020.
Il master, della durata di otto mesi, è stato istituito in collaborazione con la Regione, la European space agency (Esa) e con l'Agenzia spaziale italiana (Asi). I posti disponibili sono venti. Sono previste tre borse di studio finanziate dalla Regione destinate a candidati residenti nell'Isola, e una finanziata dall'Asi.
Il master mira a formare professionisti con competenze divise tra l'ambito delle scienze fisiche e quello dell'ingegneria. In particolare, l'ingegnere deve riuscire a sviluppare progetti di dispositivi e apparati ottici, fino al livello di prototipazione industriale, a partire dalle conoscenze anche dei principi primi dell'ottica, della fotonica, della scienza dei materiali, dell'elettronica e delle tecnologie costruttive.
Per poter partecipare al master si richiede il possesso della laurea magistrale, specialistica o conseguita secondo l'ordinamento previgente (quinquennale vecchio ordinamento) in fisica, matematica e ingegneria (elettronica, elettrica, delle telecomunicazioni, aerospaziale e meccanica). Il bando, con i relativi avvisi e modulistica, sono disponibili nel sito www.unica.it (info: e-mail: masterspaceoptics@unica.it). (g. dep.)
 

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VI
BANDI NELL’ISOLA
Ateneo di Cagliari, tecnici per Lettere e Museo erbario
16 POSTI. Le domande scadono il prossimo 20 gennaio

L'Università di Cagliari ha indetto i concorsi, per titoli ed esami, per la copertura a tempo pieno e indeterminato di sedici posti. Quattordici posti di categoria C sono destinati all'Area amministrativa per le esigenze delle direzioni, delle strutture e dei centri e uno all'area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per le esigenze del laboratorio audiovisivo (cinema, musica, etnomusicologia) del Dipartimento di lettere, lingue e beni culturali; ed infine uno di categoria D per l'Area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per le esigenze del Museo erbario della Sezione botanica del Dipartimento di scienze della vita e dell'ambiente.
CHI PUÒ PARTECIPARE. I candidati dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti generali: cittadinanza italiana o di uno dei Paesi dell'Ue; godimento dei diritti civili e politici; idoneità fisica all'impiego. Come titolo di studio si richiede il diploma di scuola secondaria di secondo grado quinquennale per i quindici posti di categoria C per l'area amministrativa e tecnica. Mentre per l'unico posto di categoria D è indispensabile il diploma di laurea in Scienze biologiche o naturali (conseguita secondo il vecchio ordinamento, di primo livello, specialistiche e magistrali).
Le domande di ammissione ai concorsi dovranno essere inviate per via telematica entro lunedì 20 gennaio. I testi integrali dei singoli bandi, con allegata la relativa modulistica, sono disponibili nella pagina “Selezioni personale tecnico amministrativo” nel sito web dell'Ateneo cagliaritano http://dirpersonale.unica.it/concorsi/. L'avviso è nella Gazzetta ufficiale 100 di venerdì 20 dicembre.
Per ulteriori informazioni rivolgersi agli uffici del Settore concorsi personale tecnico amministrativo, telefono 070/675.2320-2055-2375-2378.
( g. dep. )
 

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII
ATENEO DI CAGLIARI
Tecnologie digitali utili per il lavoro: il corso di Samsung
Selezione per 60 studenti: il programma dura tre mesi

L'accordo siglato tra la rettrice Maria Del Zompo e l'amministratore delegato di Samsung Kyechan Lee, ha dato vita al Samsung Innovation Camp, un corso di 25 ore di formazione online gratuito sulle principali discipline digital a disposizione degli universitari cagliaritani. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (acronimo discipline Ict o Tic, dall'inglese Information and Communications Technology) sono al centro del progetto, nato nel 2007 e attivo negli Atenei di Cagliari, Bari, Catania, Firenze, Genova, Milano (Politecnico e Bicocca), Pisa, Salerno, Trento e Verona.
COMPETENZE. Il corso vuole essere un supporto alla didattica in grado di fornire agli studenti competenze complementari a quelle fornite dall'Università, ma anche competenze tecniche a studenti con percorsi di studio apparentemente distanti dalle materie digitali, favorendo quindi la collaborazione tra studenti e corsi di laurea differenti. Il percorso di formazione nasce quindi come approfondimento delle discipline Ict: marketing, comunicazione, business, data analytics, uso innovativo delle tecnologie, privacy e sicurezza online saranno le principali materie oggetto di studio del corso. Il Samsung Innovation Camp è un programma che coinvolge inoltre aziende partner internazionali e locali (Accenture, Randstad), con lo scopo di fare da tramite tra la realtà accademica e le aziende, favorendo così l'inserimento degli studenti nel mondo del lavoro grazie all'intenzione di formare giovani professionisti sulle competenze digitali che sappiano rispondere alle esigenze del mercato del lavoro.
COME PARTECIPARE. Il programma ha una durata totale di tre mesi, è aperto a tutti gli studenti dell'Ateneo cagliaritano e si rivolge sia alle discipline Stem (acronimo dall'inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics, ovvero discipline scientifico-tecnologiche) che non Stem dell'ultimo anno del corso di studio triennale e ai neolaureati. Per iscriversi, è sufficiente partecipare alla selezione dei migliori 60 tra tutti coloro che compileranno il modulo di iscrizione al progetto, disponibile sul link indicato sul portale web dell'Ateneo. L'area dedicata al programma è presente nel sito www.unica.it all'interno della sezione Notizie, ma è possibile accedervi anche dal sito www.innovationcamp.it .
Lisa Ferreli

 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII
SASSARI
Neuropsichiatria infantile: tesi in gara

L'Università di Sassari ha pubblicato online un bando per l'assegnazione del Premio di studio dedicato alla memoria del professore emerito della facoltà di Medicina Camillo Mastropaolo, morto nel 2015. Il premio, dell'importo di duemila euro sarà conferito alla migliore tesi di laurea realizzata sul tema della neuropsichiatria infantile: è destinato ai laureati nella seconda e terza sessione dell'anno accademico 2017/2018 e nella prima, seconda o terza sessione dell'anno 2018/2019 presso il Dipartimento di Medicina clinica sperimentale dell'Università di Sassari. Un riconoscimento in ricordo del direttore della clinica di Neuropsichiatria infantile.
LE DOMANDE. Requisito utile all'accesso è inoltre un voto di laurea non inferiore a 108 su 110. Per avanzare la propria candidatura è necessario inviare entro le ore 13 del 13 gennaio la propria domanda di ammissione al concorso in carta libera, indirizzata al Magnifico Rettore dell'Università di Sassari. Maggiori informazioni sono contenute all'interno del bando, consultabile sul sito di Uniss (www.uniss.it) all'interno della sezione bandi. (l. f.)

 

6 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII
Commissione europea: tirocini per laureati
La Commissione europea organizza due volte all'anno tirocini per laureati che desiderino fare esperienza professionale nel settore amministrativo o della traduzione. La loro finalità è fornire ai giovani laureati un'esperienza diretta del funzionamento della commissione Ue, in particolare, e delle istituzioni comunitarie più in generale.
Ai candidati si richiede il possesso dei seguenti requisiti: aver completato il primo ciclo di un corso di istruzione universitaria e aver conseguito una laurea di primo livello o un titolo equivalente entro il termine ultimo previsto per la presentazione delle candidature; possedere un'ottima conoscenza di almeno due lingue comunitarie, una delle quali deve essere inerente al lavoro della commissione europea (inglese, francese o tedesco).
Per i candidati nel settore traduzione si richiede: essere in grado di tradurre nella propria madre lingua o lingua principale da due lingue comunitarie ufficiali. La prima lingua di partenza deve essere l'inglese, il francese o il tedesco; la seconda lingua d'arrivo può essere una delle lingue comunitarie (livello minimo B2).
I tirocini hanno una durata dai tre ai cinque mesi. È prevista l'erogazione di una borsa pari a 1.220,78 euro al mese e il rimborso per le spese di viaggio. Le candidature potranno essere presentate entro martedì 31 gennaio 2020. Per informazioni consultare il sito Internet www.cagliari.eurodesk.it/opportunita/lavorare. (g. dep.)
 

 

7 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII
Premio Erasmus+ ai migliori fotografi
Il programma Erasmus+ nel 2019 ha raggiunto i 10 milioni di partecipanti. Per celebrare il successo il team Erasmus+ ha lanciato un concorso fotografico. L'iniziativa è rivolta a tutti gli ex partecipanti al programma europeo: ciascuno è invitato a inviare una foto con un breve testo, per descrivere la loro esperienza e l'impatto che il programma ha avuto sulla loro vita. Le candidature devono essere presentate entro lunedì 13 gennaio. Per informazioni www.cagliari.eurodesk.it/opportunita/partecipare).
(g. dep.)
 

 

8 - L’UNIONE SARDA di martedì 7 gennaio 2020 / SULCIS IGLESIENTE - Pagina 28
CARBONIA. È partito da Is Urigus dopo una brillante carriera accademica nell’Isola
LOTTA CONTRO L'ALZHEIMER NEGLI USA
Il giovane ricercatore Andrea Locci al lavoro nell’Università di Chicago: “Studio la sindrome post traumatica da stress e depressione e l’Alzheimer come patologia prevalente nelle donne per il coinvolgimento degli ormoni in particolare nella fase della menopausa. Negli Usa la competizione è elevata ma se tu vali lì sei premiato: vige la meritocrazia”

Dal borgo di Is Urigus ai migliori laboratori universitari di Chicago, passando per il liceo scientifico di Carbonia e l'Ateneo di Cagliari.
Al culmine di una progressione di voti sempre eccellenti, ora combatte una missione che potrebbe aprire orizzonti importanti nella lotta contro l'Alzheimer, in particolare nei riguardi delle donne.
LA STORIA. È la sfida di Andrea Locci, 33enne figlio del Sulcis che ha saputo con abnegazione e determinazione completare un percorso di studio in Sardegna per poi approdare dalla porta principale negli Stati Uniti, dove ormai vive da tre anni, salvo tornare rigorosamente per le feste comandate a casa di papà Luigi, originario di San Giovanni Suergiu, e mamma Annarita Porcu, di Carbonia. Il cliché comune di solito identifica le storie come queste di successo nello studio e nelle ricerca ma fuori dai confini nazionali, è quella dei cervelli in fuga. Verissimo anche stavolta se non fosse che il giovane sulcitano non rinnega nulla del suo cammino formativo nell'Isola, («E ringrazio insegnanti come Alessandra Concas e Patrizia Porcu», anticipa), ma esalta l'esperienza a stelle e strisce: «Tappa forzata da compiere per prepararsi al salto di qualità nel settore in cui sto operando: forse, se pure avessi avuto chance in Italia, era in conto che sarei finito negli Usa».
Triennale in Biologia, poi Master in neuropsicologia biologica e dottorato in Neuroscienze: sempre col massimo dei voti. Poi, pochi mesi prima della fine del percorso, l'inizio delle ricerche non scientifiche ma di un posto in cui abbinare competenze e uno stipendio. È iniziato il contatto con professori sia in Europa che negli Stati Uniti Usa. Era il marzo del 2016. Ad un certo punto si è fatta avanti l'opzione legata proprio a un corregionale, professor Graziano Pinna (Neuroscienze), alla University Illinois of Chicago. Con Andrea, anche un altro gruppo di italiani. La sua esperienza da ricercatore prosegue sino al febbraio 2019 quando scatta il cambio di laboratorio, presso la Northwestern University, «a dimostrazione della facilità con cui certe esperienza, negli Usa, rappresentano un altro mondo per via della concezione e degli ingenti investimenti di cui lì sono capaci, ma sanno apprezzare le nostre scuole».
LO STUDIO. Iniziano così per Andrea Locci anche le prime prestigiose pubblicazioni anche nel settore in cui, proprio da lui, potrebbero arrivare risposte importanti: «Studio la sindrome post traumatica da stress e depressione e l'Alzheimer come patologia prevalente nelle donne per il coinvolgimento degli ormoni in particolare nella fase della menopausa». Chiaro che Andrea a Chicago deve sgomitare: «Competizione elevata, ma se tu vali lì sei premiato: vige la meritocrazia». L'idea di tornare in Italia, se non per le ferie come in questi giorni, è ora solo un'illusione: «Se magari fra 10 anni ci saranno i presupposti bene, ma non deve minare la mia carriera e non sono disposto a scendere a compromessi».
Andrea Scano

 

 




 

RASSEGNA STAMPA
di LUNEDÌ 6 GENNAIO 2020


 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 gennaio 2020 / Speciale SALUTE - Pagina VI
ALLERGOLOGIA
Paolo Serra, allergologo Policlinico Duilio Casula Aou Cagliari: “Intolleranza al nichel, attenti anche ai cibi”

L'allergia al nichel è pericolosa? Una premessa: se nella percezione comune l'allergia alimentare ha una prevalenza di oltre il 30%, nella realtà si evidenziano percentuali attorno al 5%. L'allergia al nichel è la principale causa di dermatite allergica da contatto (Dac) con lesioni eczematose in sede di contatto con i metalli, principale fonte di nichel. La Dac interessa il 20% della popolazione e un terzo degli affetti presenta reattività al nichel. Al di là della reazione cutanea localizzata, l'allergia al nichel può essere responsabile di reazioni sistemiche cutanee (quindi non da contatto diretto) conseguenti a cibi ad alto contenuto in nichel (cacao, liquirizia, arachidi). In una percentuale minore del 5%, si possono avere sintomi a carico dell'apparato digerente (dolore colico, diarrea e gonfiore addominale). Tale condizione può essere fuorviante e far confondere l'allergia al nichel con le allergie alimentari: chi ha una allergia alimentare non deve assumere gli alimenti a cui è allergico, chi presenta una allergia al nichel, di elevato grado, deve evitare gli eccessi in alimenti ad alto contenuto in nichel.
 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 gennaio 2020 / CHIRURGIA
Infezioni chirurgiche e utilizzo di antibiotici. Risponde Piergiorgio Calò, professore e direttore di Chirurgia Polispecialistica Policlinico Aou Cagliari
Come si combattono le infezioni dopo gli interventi chirurgici? È vero che è necessario prendere preventivamente gli antibiotici? Le infezioni sono una complicanza rara degli interventi chirurgici. In genere facilmente dominabili, raramente più serie, possono riguardare più spesso la ferita chirurgica, le vie respiratorie e urinarie. La possibilità di sviluppare infezioni dipende da sede, tipo e durata dell'intervento e dalle condizioni generali del paziente; i pazienti anemizzati, immunodepressi, anziani o con altre patologie hanno più probabilità di sviluppare infezioni. Il trattamento dipende da sede e tipo di infezione e dal germe responsabile e si basa su una terapia antibiotica mirata. Il trattamento preventivo non è sempre necessario. Gli antibiotici possono determinare effetti tossici o reazioni allergiche, incrementano i costi e selezionano batteri resistenti; vanno quindi usati solo se necessari. L'utilizzo prima dell'intervento può essere evitato negli interventi considerati “puliti”, mentre è raccomandato negli interventi a più alto rischio e nei pazienti in condizioni non ottimali.


 

 

 

RASSEGNA STAMPA
di DOMENICA 5 GENNAIO 2019


 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 gennaio 2019 / ECONOMIA - Pagina 15
REPORT. Delpiano (Confapi): “La volontà c’è, ma senza incentivi in pochi sopravvivono
LA VITA BREVE DI TROPPE START UP
Il 33% delle aziende gestite da under 35 chiude entro cinque anni

Tempi duri per i giovani imprenditori sardi. La crisi non sembra infatti perdonare i passi falsi compiuti dagli under 35 alla guida di un'azienda, destinati anche in Sardegna, secondo il report di Unioncamere, a chiudere nel 33% dei casi bottega definitivamente a cinque anni dalla nascita. Non solo, dai numeri camerali emerge che i sardi che decidono di mettersi in proprio lo fanno quasi esclusivamente nella loro terra d'origine confermandosi come i meno disposti in Italia a trasferirsi oltre i confini regionali. La classifica nazionale stilata in base alle iscrizioni alle camere di commercio locali ha registrato solo il 6,9% di giovani imprenditori sardi attivi nel resto d'Italia. Un dato in controtendenza con tutto il tessuto produttivo del Mezzogiorno, nel 10% dei casi pronto a trasferirsi verso mercati più promettenti.
AGEVOLAZIONI. «La breve vita delle giovani imprese è in gran parte dovuta alla durata degli incentivi che lo Stato assegna a chi vuole avviare un'attività - spiega Giorgio Delpiano, presidente regionale di Confapi - agevolazioni fiscali e previdenziali che alleggeriscono le responsabilità e limitano le spese nei primi anni di esercizio. Una volta terminati, le aziende devono camminare quindi con le proprie gambe e in tanti non ci riescono».
POCA ESPERIENZA. Il tessuto economico nazionale ha contribuito ad aggravare il fenomeno: la mancanza di posti fissi, pubblici e privati, ha costretto tanti ragazzi a scegliere per necessità un lavoro autonomo, anche senza esperienza. «Lo confermano le scelte dei figli di chi possiede un'azienda - prosegue Delpiano - poco intenzionati a seguire le orme dei genitori. Mancano infatti gli imprenditori di seconda e terza generazione perché dissuasi dagli esempi precedenti per gli handicap oggettivi nel fare impresa in Sardegna».
DIFFICOLTÀ GEOGRAFICHE. Ma come si spiega la poca intraprendenza dimostrata dai nostri imprenditori under 35 nel varcare il Tirreno? Secondo gli addetti ai lavori l'eccessiva mentalità provinciale non c'entra, la risposta è contenuta nelle pesanti zavorre logistiche e politiche applicate a chi vuole lavorare fuori dalla Sardegna. Prima di tutte quelle inerenti ai trasporti. «Tra i ragazzi sardi c'è voglia di fare impresa per emergere e migliorare la propria condizione con attaccamento al proprio territorio - conclude il rappresentante di categoria - ciò che manca sono politiche strutturali che incentivino e supportino le attività imprenditoriali a fronte del divario infrastrutturale».
Luca Mascia



2 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 gennaio 2019 / CAGLIARI - Pagina 18
DOPO LA MAREGGIATA. Ambientalisti pronti a una campagna informativa
POETTO, CANNE DA RIMUOVERE O NO?
Lo studioso propone uno spostamento temporaneo d’estate

Al Poetto si fanno le barricate e no, non sono quelle in grado di fermare la sabbia, che continua a volare via. Le opposte visioni non s'incontrano, dopo l'invasione delle canne depositate dal mare durante una sciroccata (sono sempre più frequenti): erano accatastate lungo i letti dei corsi d'acqua appena puliti dalle ditte incaricate da diversi Comuni, ma il maltempo le aveva trascinate via fino al mare. E proprio il mare, nei giorni scorsi, si è vendicato riversandole sulla battigia.
VISIONI CONTRAPPOSTE. Da una parte gli esperti e gli ambientalisti: «Nessuno tocchi le canne portate dal mare: eviteranno che la sabbia voli via fino alla strada e oltre». Dall'altra i frequentatori del Poetto e il Comune, che sta per mandare le ruspe per ripulire tutto: restituendo decoro alla spiaggia, certo, ma per gli esperti favorendone l'erosione. «È vero», conferma Sandro Demuro, docente di Geografia fisica e Geomorfologia del corso di laurea in Scienze naturali cagliaritano: «Quelle canne, come la posidonia, sono utili trappole di sedimentazione: catturano la sabbia. Il mare dà, il mare toglie, è il suo ciclo vitale e naturale: rimuovere le canne significa erodere la spiaggia un tanto al giorno».
LA MEDIAZIONE. Però la spiaggia è anche un'industria, soprattutto per gli stabilimenti balneari e i chioschi che danno da mangiare ai clienti (in senso letterale) e alle persone che lì lavorano (nel senso degli stipendi): non è molto attraente, con quel tappeto di canne. E siccome spesso il buonsenso può essere una soluzione, il geomorfologo Demuro la butta lì: «La posidonia non si dovrebbe toccare. Per quanto riguarda le canne, dovremmo tenerle sull'arenile il più possibile, in modo che aiutino il sistema di dune, e spostarle eccezionalmente durante la stagione estiva. In questo modo, si tutelerebbe il litorale e anche le attività produttive ad esso legate, che esisteranno solo finché esisterà una spiaggia». Sandro Demuro, poi, rilancia: «Il Poetto ha bisogno di un direttore dei lavori: attualmente, quel ruolo lo ricopre ogni singolo manovratore delle ruspe che puliscono l'arenile, perché agisce senza controlli né indicazioni scientifiche. Inoltre, il Poetto fa capo a due Comuni, Cagliari e Quartu, che non sempre vanno nella stessa direzione».
GLI AMBIENTALISTI. A queste condizioni, le associazioni per la tutela dell'ambiente sono disposte a smontare le proprie barricate. Vincenzo Tiana, presidente del comitato scientifico di Legambiente e dell'associazione per il parco Molentargius-Saline-Poetto, approva l'alternanza fra tutela dell'arenile (lasciando le canne sulla spiaggia durante le brutte stagioni) e preservare la stagione balneare rimuovendole d'estate: «Faremo una campagna d'informazione sull'importanza delle canne in spiaggia». Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d'intervento giuridico, si associa: «Peraltro, raccogliere le canne ad ogni mareggiata è una follia: ce ne saranno molte altre, assurdo buttare soldi per danneggiare l'arenile. Salviamo la stagione balneare, ma per il resto dell'anno salviamo il Poetto. Altrimenti perderemo entrambi».
Luigi Almiento



3 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 gennaio 2019 / CAGLIARI - Pagina 19
INTERVISTA. Pietro Frongia è il presidente dell’Ordine provinciale
Non solo cani e gatti per il veterinario «Lavoro dal valore sociale: merita di più»
PIÙ DONNE. 420 i medici iscritti all’ordine dei veterinari della provincia di Cagliari. 68.8% degli iscritti (su base nazionale) è donna

«Non ci sono solo cani e gattini: trovare un veterinario nel settore ovicaprino, per esempio, è un'impresa». Pietro Frongia, 70 anni, dal 2017 è presidente dell'Ordine provinciale dei veterinari, chiamato a traghettare la professione in un mare dove i soldi sono sempre meno e gli ostacoli sempre di più. «Molti neppure immaginano la complessità di conoscenze che questo lavoro richiede, pensano che basti un computer per fare una diagnosi: da un recente studio del Censis appare che il 48 per cento tra coloro che possiedono un animale si affida al web per attingere informazioni su questioni di salute».
Quanti veterinari ci sono a Cagliari?
«In tutta la provincia circa 420».
Molti o pochi?
«È un numero che varia perché di tanto in tanto qualcuno va via. Rispetto a dieci anni fa siamo più numerosi, ma non bisogna fermarsi ai numeri. Le esigenze sono cambiate».
Cosa chiedono gli animali di oggi?
«Sono richieste figure sempre più specializzate: mancano medici veterinari che si occupano di chirurgia, oculistica, neurologia e cardiologia».
I ragazzi studiano meno?
«No, non è questo. Molti vanno fuori per seguire corsi di specializzazione che qui non è possibile organizzare».
Cosa servirebbe?
«Diciamo che i tagli di risorse all'Università hanno ridotto la possibilità di fare corsi indispensabili per formare i giovani laureati che in questo modo sono costretti a lasciare la Sardegna e affrontare molte spese».
Quanto si guadagna?
«La media per un neo laureato è di 1.300 euro al mese».
Pochi?
«Diciamo che dopo tanti anni di studio, le soddisfazioni economiche stentano ad arrivare, ma il punto è che la professione è cambiata».
Come?
«Il Censis dice che nel 2017 il 68,8 per cento dei laureati erano donne».
È una cosa negativa?
«No, assolutamente. Le donne sono preparatissime e possono svolgere tutte le mansioni ma hanno preferenza per i piccoli animali e meno per la zootecnia».
E allora?
«Forse sono portate naturalmente a lavorare sui piccoli animali o forse molti giovani si avvicinano a questa professione pensando agli animali d'affezione senza considerare tutto il resto. Bisogna informarli».
Quindi, non solo cani e gatti. Cos'altro?
«Tanto per cominciare tutto quel che mangiamo dipende dal lavoro dei veterinari che eseguono controlli negli stabilimenti di produzione, nelle aziende, nei mattatoi. E poi c'è la medicina degli allevamenti. Il settore ovicaprino in Sardegna è troppo prezioso per essere trascurato».
Quanti veterinari mancano all'appello?
«Fare una stima non è facile. Ma sappiamo che in Sardegna ci sono due milioni e 850mila ovini e 221mila caprini a fronte di meno di duemila medici veterinari».
Cani, gatti, ovini. Cos'altro?
«Mi pare che il nostro Ordine possa avere un ruolo nel combattere il fenomeno del randagismo, per esempio, che è in capo ai Comuni».
Qual è la situazione in città?
«Di sicuro non è in diminuzione e forse sarebbe il caso di porsi qualche domanda. Visto che il numero dei randagi sta aumentando e che si tratta di un fenomeno che deve essere combattuto con un piano di prevenzione e di controllo delle nascite, mi pare che su questo i veterinari potrebbero avere un ruolo fondamentale. Invece nessuno ci ha mai chiesto nulla».
Mariella Careddu



4 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 gennaio 2019 / CULTURA - Pagina 51
ARCHEOLOGIA. Il nuovo e poderoso volume, illustrato, realizzato da 37 studiosi
QUANDO LA SARDEGNA ERA (ANCHE) DEI NAVIGATORI E MERCANTI FENICI
Da Tuvixeddu a Othoca, storia delle colonie dall’VIII al III secolo a.C.

Un'opera monumentale, dove emergono svariati nuclei tematici. Dopo il successo editoriale del volume “Il tempo dei Nuraghi”, la collana si amplia: in libreria arriva “Il Tempo dei Fenici, Incontri in Sardegna dall'VIII al III secolo a. C.”, la nuova scommessa editoriale varata dalla Ilisso con il contributo del Banco di Sardegna. Stavolta la casa editrice nuorese ha coinvolto 37 autori, specialisti in vari ambiti. Il risultato è un lavoro affascinante, carico di spunti: 78 testi condensati in 440 pagine, supportati e arricchiti da un grandioso apparato iconografico di 576 immagini a colori e vivaci tavole illustrate, in grado di guidare il lettore in un imperdibile viaggio.
AVVENTURA. Diretta anche per questa nuova edizione dall'antropologa e archeologa cagliaritana Tatiana Cossu, con il coordinamento scientifico dei docenti Carla Del Vais, Michele Guirguis, Alfonso Stiglitz, si avvale del coordinamento editoriale firmato dalla storica Anna Pau. «Abbiamo messo assieme tre scuole differenti: quella oristanese e quelle che fanno capo alle università di Sassari e di Cagliari», rimarca Pau. «Di fatto, siamo davanti a un lavoro che fa dialogare tre personalità di curatori profondamente diverse, e che hanno coinvolto studiosi di vario tipo».
APPORTO MULTIDISCIPLINARE. Emerge con chiarezza, da un volume che merita di essere sfogliato pagina per pagina. Diverse scienze d'indagine s'incontrano, danno vita a un risultato insperato. Da una parte quelle botaniche e zoologiche, dall'altra la bioarcheologia o la paleopatologia, discipline che grazie a rigidi protocolli di ricerca sui metodi di raccolta dei frammenti ossei consentono oggi un quadro più chiaro sulle numerose sepolture. Dunque, vari contenitori tematici restituiscono un affresco intrigante e complesso di un'epoca che ha visto i sardi protagonisti nell'ampio scenario del Mediterraneo.
STUDI MINUZIOSI. La storia e la cultura del popolo che inventò l'alfabeto sono state analizzate grazie a una metodologia narrativa originale, in grado di elaborarne i molteplici ambiti: le merci e le rotte; la politica e la religiosità; le attività agricole e artigianali; la casa e la vita domestica; il trattamento dei defunti e le tombe infantili. Poi, spazio pure alle divinità, all'alimentazione, alla musica e alla danza, senza tralasciare la scrittura, i gioielli e gli amuleti, i templi, le tombe e la ricerca antiquaria nelle principali necropoli di Sardegna (Monte Sirai, Tharros, Othoca, Tuvixeddu, Villamar).
SCUOLE DI PENSIERO. «Questo lavoro riposiziona l'ambito dell'archeologia», dichiara la fondatrice di Ilisso, Vanna Fois. «Siamo riusciti non solo ad affrontare argomenti poco indagati, ma soprattutto a spiegare in maniera moderna e nuova i diversi studi che sono stati condotti dalle varie scuole di pensiero che abbiamo fatto dialogare. Emergono posizioni differenti, sebbene tutte rivolte ad approfondire gli studi finora eseguiti sull'archeologia».
IN LIBRERIA. Il risultato è un volume presente in tutte le librerie. Un'opera esaustiva, dove l'apparato iconografico appare sorprendente. Tutto possibile grazie al contributo del Banco di Sardegna, al Polo museale di Cagliari, ai musei isolani e alle soprintendenze archeologiche dell'Isola, senza dimenticare i Musei reali di Torino, il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo di Roma, il Museo del Louvre di Parigi, il British Museum di Londra, i piccoli Comuni, le università di Cagliari e Sassari. Una rete preziosa mossa da un solo obiettivo: restituire l'affascinante civiltà dei sardi. «Abbiamo cercato di capire e di ricreare la quotidianità dell'epoca», conclude la storica Anna Pau, «ecco perché abbiamo assoldato un illustratore, per restituire una cittadina o un primo insediamento come quello di Nora».
Gianfranco Locci




RASSEGNA STAMPA
di SABATO 4 GENNAIO 2019

 


1 - L’UNIONE SARDA di sabato 4 gennaio 2019 / SULCIS IGLESIENTE
IGLESIAS. Tarcisio Agus conferma la nuova candidatura all’Unesco
UN ANNO DI SFIDE PER IL GEOPARCO

È stato un anno burrascoso, il 2019, per il Parco geominerario. E il cartellino rosso sventolato dalle ispettrici dell'Unesco, che hanno decretato l'espulsione dalla rete mondiale dei Geoparchi, è stata solo l'ultima di una serie di grane collezionate dal Consorzio dell'Ente, di cui fa parte un centinaio di Comuni. Tanto che nei pensieri di Tarcisio Agus, presidente, si è fatta strada più volte l'ipotesi dimissioni, sollecitate anche da amministratori comunali.
LA RELAZIONE. Lo mette nero su bianco lui stesso, nella relazione in cui traccia un bilancio dell'attività svolta nell'anno appena concluso. «In tutta onestà debbo dire che tale possibilità la ho accarezzata in più circostanze, poiché avverto il peso delle azioni poste in essere, nel rispetto delle norme, e degli obiettivi mancati, come l'espulsione dalla rete dei Geoparchi». Idea presa ripetutamente in considerazione, ma poi accantonata. Agus spiega che a frenarlo è stata la consapevolezza del ritorno al commissariamento, in precedenza durato dieci anni. «Non voglio, in questa occasione, portare argomenti a difesa ma comunicare che tale eredità pesa, pur riconoscendo che tante cose sono state fatte, ma molte restano da fare». E ne elenca alcune prioritarie: «Dotare il Parco di un adeguato organico e di una programmazione di lungo respiro. Assegnare al Parco la gestione e la promozione degli oltre quattrocento geositi dell'isola, per dare risposta alla pressante richiesta delle rete dei Geoparchi che esige l'unità territoriale del Parco stesso, ancora diviso in otto aree». Unità era anche, secondo quanto rimarca Agus, uno dei presupposti per evitare l'espulsione dell'Unesco. «Pensare di fare diventare la Sardegna il più grande Geoparco Unesco d'Europa era certamente una bellissima intuizione, ma ciò presupponeva un serio progetto di sviluppo e programmazione regionale, nonché un adeguato apporto organico per poterlo realizzare e gestire».
NUOVE SFIDE. Ma il Parco ha deciso di riprovarci: «Il Direttivo ha dato disposizioni per la valutazione di una nuova candidatura, affermando che bisogna riprendere il cammino per l'iscrizione del Parco, non sotto il patrocinio, bensì nel registro del patrimonio materiale e immateriale dell'umanità dell'Unesco». Il 2019, secondo Agus, non è stato caratterizzato solo da note negative: «Abbiamo contribuito a dare speranze a cento lavoratori ex Ati-Ifras e rimesso in ordine i bilanci; sono stati chiariti i rapporti con le associazioni, in particolare "Miniere Rosas" e "Cicc" di Carbonia; abbiamo anche contribuito alla riapertura delle visite a “Funtana Raminosa”, con uno stabile programma per il 2020». Poi cita le delibere per l'apertura di Infopoint e Centri Visite e la collaborazione con le Università e l'associazione “Giuseppe Dessì” con cui ha concorso alla nascita del secondo Parco letterario della Sardegna.
Cinzia Simbula

 

 



RASSEGNA STAMPA
di VENERDÌ 3 GENNAIO 2019

 


1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 gennaio 2019 / ECONOMIA - Pagina 14
UFFICI PUBBLICI. Le novità
Valutazioni, premi per telelavoro e siti web

Il governo, con la ministra della P.a, Fabiana Dadone, prova a fare un chiarezza sul sistema di valutazione delle amministrazioni pubbliche.
Per dare piena efficacia a quanto previsto dalla legge già dieci anni fa, il ministero ha emanato una circolare ad hoc sugli «indicatori comuni», criteri standard trasversali ai diversi uffici perché tarati sulle attività cosiddette di supporto, che sono simili dappertutto. Ecco allora che il voto si alzerà quanti più saranno i dipendenti in telelavoro o quanti più clic il portale pubblico collezionerà al giorno. Ma conteranno anche i colloqui di valutazione e farà punteggio anche la bolletta della luce più economica. Il set di indicatori selezionati ne individua 15, collaudati nel corso di una sperimentazione durata un anno. Un test avviato nel dicembre del 2018 su una ventina di amministrazioni pilota. I parametri si riferiscono a quattro aree: risorse umane, approvvigionamenti, digitalizzazione e trasparenza.



2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 gennaio 2019 / OLBIA E GALLURA - Pagina 39
ARZACHENA. Università
Nasce il Centro studi su paesaggio e turismo

Sarà diretto dall'architetto Giovanni Marco Chiri, dell'Università di Cagliari e da un comitato scientifico internazionale, il Centro studi internazionale sui paesaggi dell'accoglienza turistica che verrà istituito ad Arzachena. Lo prevede la convenzione che sarà firmata tra qualche settimana dal Comune smeraldino e dal Dipartimento di Ingegneria dell'Università del capoluogo. L'obiettivo sarà quello di promuovere ricerche e consulenze nonché processi partecipativi che coinvolgano il tessuto imprenditoriale locale e i soggetti economici attivi sul campo per la definizione di "buone pratiche" volte alla valorizzazione del territorio e al miglioramento della qualità architettonica. Sarà anche attivato un master di alta formazione post laurea in Architettura dell'Ospitalità. «La convenzione porta nuova linfa sul piano culturale, dell'innovazione e anche sotto il profilo economico», afferma la delegata al governo del territorio, Claudia Giagoni: «La prima cosa che toccheremo con mano è il programma di convegni e workshop di alto livello. Alimenteremo anche la discussione sul piano urbanistico».
Claudio Ronchi



3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 gennaio 2019 / CULTURA - Pagina 43
RASSEGNA. Monserrato
I pomeriggi letterari al Policlinico insieme agli scrittori

Dopo una breve pausa (per le vacanze natalizie) riprende la rassegna “Pomeriggi letterari al Policlinico” che si tiene alla biblioteca della struttura ospedaliera di Monserrato grazie al meritevole impegno dell'Associazione sarda prevenzione, assistenza oncologica. Uno sguardo dedicato alla Sardegna contemporanea, ai personaggi e ai temi del Novecento.
Il prossimo appuntamento è per giovedì 9 gennaio. Alle 16.30 voce a Maria Teresa Petrini con la sua opera “Il fiume dei sogni” (per edizioni Nemapress). Presenta la serata Vincenza Ibba. Il secondo incontro sarà il 30 gennaio con Valeria Deplano e “Questioni di razza e leggi razziali del fascismo in Sardegna”.
Giovedì 27 febbraio (sempre alle 16.30) lo scrittore Francesco Abate affronterà il tema della malattia attraverso il suo romanzo “Torpedone trapiantati” edito da Einaudi.
Nicolò Migheli sarà il protagonista della terza presentazione che si terrà il 19 marzo (sempre giovedì) alle 16.30. I lettori dell'ospedale e i loro ospiti potranno ascoltare la storia de “La grammatica di Febrés”, edizioni Arkadia. Giovedì 23 aprile si parlerà di “La difesa di Cagliari e della Sardegna durante l'ultima guerra” con Francesco Ledda. Gran finale con Cristina Caboni e il suo “La casa degli specchi” (Garzanti) il 21 maggio.




RASSEGNA STAMPA
di GIOVEDÌ 2 GENNAIO 2019

 


1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 2 gennaio 2019 / PRIMA PAGINA
L’ANALISI
Dinamiche dello spread

di Beniamino Moro
Lo spread tra i Btp decennali italiani e i corrispondenti Bund tedeschi viene interpretato dai mercati finanziari come un indice di rischiosità del nostro debito pubblico. Esso rappresenta il premio per il rischio, ovvero il maggiore costo in termini di interessi, che il mercato richiede per comprare Btp invece di Bund, la cui rischiosità è nulla per definizione.
La maggiore rischiosità dei Btp è da porre in relazione alla sostenibilità del debito pubblico e all'effetto che l'attività di governo esercita su di essa. Perciò, quando il Governo fa salire il rapporto debito/Pil, anche lo spread sale, ponendo in evidenza che la rischiosità dei nostri titoli è in aumento. La Commissione Ue controlla che i bilanci annuali dei Paesi aderenti all'Unione monetaria rispettino i vincoli, in termini di rapporti deficit/Pil e debito/Pil, che garantiscano la sostenibilità del debito nel medio-lungo periodo. Normalmente, quando un Paese rispetta tali vincoli, non ci sono grandi stravolgimenti nello spread; se invece il governo di un Paese dell'euro non li rispetta, o peggio minaccia di adottare politiche contrarie a quelle concordate in sede europea, il mercato lo punisce con un aumento dello spread. Ciò è esattamente quello che è successo negli ultimi due anni di governo, in negativo col Conte 1 e in positivo col Conte 2.
Già il 16 maggio 2018, con due settimane di anticipo sull'insediamento del primo governo Conte, avvenuta il primo giugno del 2018, lo spread, che sino ad allora oscillava tra i 120 e i 130 punti base, subisce un'impennata improvvisa di 30 punti base. (...) SEGUE A PAGINA 17

PRIMA ECONOMIA - Pagina 17   segue dalla prima pagina
Non basta all’Italia la politica marcatamente più filoeuropea del governo giallorosso
LE DINAMICHE DELLO SPREAD SEMPRE LEGATE AL DEBITO PUBBLICO

(...) È ciò in corrispondenza con la pubblicazione del “contratto del cambiamento” giallo-verde sull'Huffington Post. L'impostazione antieuropea del governo giallo-verde lo fa crescere sino ad oltre 300 punti tra ottobre e novembre 2018, facendogli toccare i 326 punti il 20 novembre, alla vigilia della bocciatura di Bruxelles della “manovra del popolo”. Successivamente, ci sarà un contenimento solo dopo l'accordo tra governo e Commissione Ue raggiunto a dicembre sulla manovra finanziaria 2019, che riporta lo spread intorno ai 250 punti base, livello che si manterrà per tutta la prima metà del 2019.
La formazione del Conte 2 nel mese di agosto, con la sua dichiarata impostazione filoeuropea, lo farà scendere su valori compresi tra i 130 e i 150 punti, con un leggero aumento sino a 160 punti a fine 2019. Su base annua, un aumento dello spread di 100 punti base equivale a un aumento degli interessi che maturano sul debito pubblico di circa 6 miliardi, perciò una riduzione da 300 a 150 punti base equivale, sempre su base annua, a un risparmio di circa 9 miliardi.
Attualmente, nel confronto con i nostri partner europei già colpiti dalla crisi del 2010-2013, non ne usciamo bene. La Spagna ha chiuso il 2019 con lo spread a 90 punti e il Portogallo addirittura a 64. Noi siamo vicini alla Grecia, che ha chiuso l'anno a 164 punti, appena 4 al di sopra di noi. Ciò significa che il nostro debito pubblico è valutato dai mercati rischioso come quello greco. Invece di prendercela col termometro (lo spread), chiediamoci perché, nonostante gli indubbi miglioramenti rispetto al governo giallo-verde, siamo tuttavia ancora percepiti così inaffidabili. La risposta è sempre la stessa: perché il rapporto debito/Pil italiano ha smesso di scendere, anzi ha ripreso a salire dal 134,8% nel 2018 al 135,7 nel 2019.
In questa situazione c'è poco da sperare che lo spread scenda di molto al di sotto dei 160 punti. La diatriba con la Germania che blocca il completamento dell'unione bancaria con annessa l'assicurazione europea dei depositi bancari sta tutta qui: la Germania vorrebbe costringerci a ridurre il debito per ridurre il rischio sistemico, mentre noi, pur con tutta la nostra più buona volontà, non ci riusciamo, o meglio non riusciamo a farlo in maniera adeguata. Perché siamo prigionieri della propaganda elettorale continua che bisogna fare manovre espansive (più spesa pubblica e meno tasse), quindi più deficit e più debito in rapporto al Pil.
BENIAMINO MORO
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI



2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 2 gennaio 2019 / CAGLIARI - Pagina 20
NUOVO ANNO Scienza, arte, diritti e clima: gli auspici per il 2020 appena cominciato
«LA CULTURA? UN'IMPRESA CHE FUNZIONI»
L’attrice e cantante Rossella Faa sogna spettacoli senza contributi pubblici

Cagliari e la Sardegna nel 2020 «hanno bisogno di cure, perché culturalmente le abbiamo bistrattate e viziate con piogge di contributi gratuiti e cretini. Soldi sborsati a casaccio pur di darli e dire “stiamo spendendo per la cultura”. Senza criteri». Teatro e musica sono il giardino di casa per Rossella Faa, cantante, autrice di testi e note per canzoni, protagonista di rappresentazioni teatrali e cinematografiche e di programmi radiofonici.
Palcoscenico e pubblico sono linfa e pane quotidiano ma nell'Isola e nel capoluogo qualcosa non va. «Intere compagnie vivono solo di contributi. È deprimente, non c'è la mentalità utile a fare della cultura un'impresa funzionante. Vivere sempre e solo coi contributi pubblici rovina l'ambiente. Oggi in Sardegna non esistono teatri che vivano di loro stessi, che si reggano sui propri piedi. In questo modo la cultura perde dignità, diventa un bene di lusso. A che serve?»
Con la cultura non si mangia. «Chi lo dice? Siamo noi a non essere capaci. A Cagliari ci sono iniziative bellissime e gente bravissima, con un altissimo livello di preparazione artistica. Centinaia di artisti il cui valore non è riconosciuto». Il desiderio è «togliere i contributi. Oppure darli per 5 anni e poi, se l'attività non funziona, girarli ad altri. Si facciano pagare i biglietti. Si crei una cultura della cultura, un gusto per il bello. E la gente pagherà. La cultura è valorizzare le cose belle, c'è chi ne fa un business redditizio col turismo selezionato e i musei che funzionano senza diventare semplici ripostigli. Spero che il nuovo anno sia migliore».
SANITÀ. Maurizio Porcu, 62 anni, cardiologo: «Progresso scientifico»
«Speriamo che si rafforzino le politiche sanitarie nel trattamento delle patologie cadiovascolari, confidando in un riassetto positivo del sistema sanitario regionale».
AMBIENTE. Maura Picciau, 54 anni, sovrintendente: «Il trionfo della natura»
«Auguro a Cagliari giornate di sole, con una brezza di maestrale al tramonto. Dai belvedere di Castello si godrà di una bellezza inattesa segnata dal volo dei fenicotteri».
GIUSTIZIA. Anna Cau, 62 anni, magistrata: «Rispetto reciproco»
«L'auspicio è che si viva secondo principi fondamentali: il rispetto e la solidarietà. Ci sono problemi enormi in città e nell'Isola sotto questo aspetto. Ognuno dovrebbe riconoscere i diritti delle altre persone».
PORTO. Massimo Deiana, 57 anni, Authority: «Regole più semplici»
«Spero si riesca ad avere un sistema più agile per il porto e il Paese che permetta di “fare”. Che i programmi e i progetti si realizzino. È il principale problema di oggi».
UNIVERSITA'. Maria Del Zompo, 68 anni, rettrice: «Una spinta per la ricerca»
«Serve una spinta per la ricerca e l'innovazione. Tre componenti che possono dare sviluppo e crescita alla Sardegna. Coi tagli ai fondi per scuola e Università non c'è futuro».
TEATRO. Massimiliano Medda, 55 anni, comico: «Mari, non cimiteri»
«Cerri capocannoniere, lo stadio del Cagliari pronto, il Poetto bianco, la scomparsa di poveri, disoccupati e guerre, mari non più cimiteri. Accontentandomi: che Cerri facesse almeno altri due gol....è chiedere troppo?»



3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 2 gennaio 2019 / CULTURA - Pagina 47
INCONTRI. Domani a Cagliari
Sanluri 1409: la battaglia per la libertà della Sardegna

Primo incontro domani sera della rassegna “Un libro con tè” organizzata dall'associazione A innantis in via Falzarego 35 a Cagliari. La rassegna parte (alle 17) con la presentazione dell'ultima importante pubblicazione “Sanluri 1409. La battaglia per la libertà della Sardegna” che raccoglie il punto di vista di quattro studiosi. Degli autori sarà presente Franciscu Sedda, professore di Semiotica all'Università di Cagliari, curatore dell'opera, autore dell'introduzione e del saggio iniziale sul valore ideologico e politico del riferimento alla nació sardescha e Graziano Fois, medievista, ricercatore indipendente, che analizza a fondo la battaglia, sfruttando gli strumenti dell'antropologia storica e della storia militare medievale.
A dibattere e a confrontarsi sull'opera e più in generale su sa Battalla di Sanluri saranno presenti inoltre Giovanni Serreli, studioso e storico medievalista presso l'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del Cnr di Cagliari e Maria Cristina Cannas, specializzata in storia dell'arte medievale, esperta di simbologia medievale della Sardegna.


 



RASSEGNA STAMPA
di LUNEDÌ 30 DICEMBRE 2019

 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 30 dicembre 2019 / Speciale SALUTE - Pagina V
Gavino Faa nuovo presidente dei patologi
Gavino Faa subentra a Sandra Orrù nella guida della Società italiana anatomia patologica e citologia (Siapec). L'assemblea all'ospedale Businco di Cagliari ha approvato all'unanimità candidatura e programma dell'anatomo patologo dell'Università del capoluogo.
«Con tutti i colleghi dobbiamo creare una rete che offra un servizio di alta qualità ai pazienti sardi», ha spiegato il professor Faa. Già preside della facoltà di Medicina dell'ateneo, lo specialista ha inserito Giovanni Tolu (direttore servizio Anatomia patologica, ospedale San Martino-Oristano) e Sergio Cossu (Anatomia patologia, ospedale San Francesco-Nuoro) nel direttivo.
«Credo nel gioco di squadra, operativo e scientifico. Invito i colleghi a cooperare per formare reti per lo studio congiunto e la messa in comune delle conoscenze sulle singole neoplasie», ha aggiunto. Originario di Masullas, classe '52, ordinario di Anatomia patologica - facoltà di Medicina - Faa dirige la divisione di Anatomia e Istologia patologica dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. Conta oltre 400 pubblicazioni e collabora con prestigiosi gruppi di ricerca europei.
LA SCHEDA. Gavino Faa, 67 anni, originario di Masullas, subentra a Sandra Orrù ai vertici della Società italiana di anatomia patologica e citologia. Attualmente dirige la divisione di Anatomia dell’Aou di Cagliari.

 



RASSEGNA STAMPA
di DOMENICA 29 DICEMBRE 2019

 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 dicembre 2019 / REGIONE - Pagina 17
INCHIESTA. Nella Banca del Germoplasma all’Hortus Botanicus di Cagliari le antiche varietà di cereali di Sardegna
I SEMI DEL NEOLITICO, IL PANE DEI NURAGICI E IL CIBO FA LA STORIA
Un’alleanza tra botanici e archeologi per svelare la lunga marcia del grano

I cereali più antichi della Sardegna hanno circa 6.500 anni e sono stati ritrovati nel Terralbese. Ufficialmente sono “non identificati”. Non sono semi di farro, né di grano monococco (i più longevi della storia). Men che meno di Trigu Murru o Tricu Cossu o Denti de Cani o delle altre varietà che i cultori definiscono «antiche» (per contrapporle a quelle sviluppate nel Novecento, in campo o in laboratorio) ma che per la scienza sono recenti, recentissime. «È importante che vengano recuperate e iscritte al Registro delle Varietà da Conservazione. Sono un prezioso patrimonio di biodiversità, testimonianze culturali. E anche occasioni di sviluppo economico. Ma non possiamo definirle varietà antiche». Gianluigi Bacchetta, docente dell'Università di Cagliari e responsabile della Banca del Germoplasma, da circa un decennio guida un team di specialisti che - nel laboratorio di Archeobotanica dell'Hortus Botanicus Karalitanus - setaccia il terriccio proveniente dagli scavi archeologici condotti dalle Soprintendenze di Cagliari e Sassari. Alla ricerca di semi millenari, schegge di arbusti carbonizzati, rimasugli di cibo avanzati da ere lontane. Obiettivo: «Comprendere la paleodieta delle popolazioni e i legami tra le varietà coltivate allora e quelle in uso ai nostri giorni». È un lavoro di pazienza: mente vigile, mani a setacciare nel fango. I rari semi ritrovati (uva, peri, ulivi, meloni, cereali) accuratamente classificati, riposano nei frigoriferi della Banca del Germoplasma. «Conservati a -25 gradi, ultra deidratati in condizioni di vitalità per migliaia di anni», assicura il professor Bacchetta. Perché parlino anche ai nostri pronipoti e, chissà, possano un giorno essere risvegliati.
L'ARCHEOBOTANICO. Mariano Ucchesu, 45 anni, archeobotanico, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell'ambiente all'Università di Cagliari, è uno degli scienziati che si sporcano le mani nel terriccio. «I cereali - spiega - giungono in Sardegna intorno al VI millennio, forse dalla Toscana, con piccole comunità di pionieri dell'agricoltura». I nuovi arrivati recano con sé leguminose e cereali. «Il grano monococco (Triticum monococcum, o piccolo farro) e poi frumenti teneri e duri. Ma anche l'orzo». I semi più antichi dell'Isola risalgono al Neolitico. «Sono stati rinvenuti nelle campagne di Terralba, a Su Mulinu Mannu, dagli archeologi dell'Università di Cagliari, guidati dal professor Carlo Lugliè» racconta Ucchesu. «Sono datati tra il 4500 e il 4100 avanti Cristo». Perciò hanno oltre sei millenni. «Erano ben puliti, il che implica l'uso di setacci», precisa lo specialista. «I cereali venivano raccolti con falcetti, probabilmente di ossidiana del Monte Arci». Anche le comunità delle Domus de Janas conoscevano i cereali, nel Quarto millennio prima di Cristo. «Ne sono stati trovati a Molia, nel territorio di Illorai. Carbonizzati, all'ingresso di una tomba. L'ipotesi è che fossero un'offerta ai morti».
A ORROLI. Nella torre C del Nuraghe Arrubiu di Orroli invece è stato scoperto il più antico panificio della Sardegna. Operava nel XIV secolo avanti Cristo. «Ci sono le macine, le piastre di cottura e i fornetti. Ma soprattutto una grande quantità di pane carbonizzato», dice l'archeologo Mauro Perra, 63 anni, di Quartu, direttore scientifico di quegli scavi, oltre che del Civico Museo di Villanovafranca, e autore del libro “Alla mensa dei Nuragici” (Carlo Delfino Editore). «L'esame al microscopio elettronico, compiuto in Francia dal carpologo Philippe Marival, ha rivelato che si tratta di pane azzimo, cioè non lievitato». Focaccine come quelle che tengono in mano i bronzetti di Teti e di Serri. Non è chiaro però se il pane del Nuraghe Arrubiu fosse fatto con farina di frumento, o di farro, o magari di ghiande. Frammenti di pane azzimo carbonizzato sono stati ritrovati anche nel villaggio di Genna Maria, a Villanovaforru. «Sono più recenti, risalgono al X-XI secolo avanti Cristo». E chissà che sapore avevano.
Daniela Pinna (3. continua)



2 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 dicembre 2019 / POLITICA - Pagina 19
Spacchettamento delle deleghe
Subito il decreto legge, poi il giuramento al Colle

Prima il decreto in Consiglio dei ministri per lo spacchettamento tra Istruzione e Università; quindi la nomina e il successivo giuramento. È il timing che attende Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, ma per l'ufficialità si dovrà attendere fino ai primi di gennaio. Innanzitutto serve un decreto legge che spacchetti le competenze. Dopo che il Consiglio dei ministri darà il via libera all'operazione, il presidente della Repubblica su indicazione del premier potrà procedere alla nomina. Solo allora i neoministri potranno giurare al Quirinale e insediarsi. A quel punto i ministri del governo Conte 2 passeranno da 21 a 22. Non verranno nominati nuovi sottosegretari, che da 42 compresi diventeranno 41 (Azzolina diventa ministra). In totale i componenti saranno quindi 63. Il Conte 1 con la maggioranza gialloverde era arrivato a 64. Con Gentiloni erano 60, Renzi e Letta 63, Mario Monti 47.



3 - L’UNIONE SARDA di domenica 29 dicembre 2019 / NUORO - Pagina 52
TAR. Il commissario rassicura
APPALTO PER L'UNIVERSITÀ: L'AGGIUDICAZIONE È NULLA, MA I SERVIZI NON SI FERMANO
Mureddu: “L’intera attività del nostro Ateneo non subirà alcuna interruzione”

Non ci sarà alcuna interruzione dei servizi all'Università di Nuoro. Ad assicurarlo è Fabrizio Mureddu, commissario del Consorzio dal 2015, dopo l'annullamento, prima di Natale, da parte del Tar dell'aggiudicazione del bando per i servizi universitari. «Il legale del Consorzio per la promozione degli studi universitari sta valutando le decisioni del Tar - afferma Mureddu - ma la gara rimane valida, i giudici non si sono espressi sulla gara in toto, ma sui requisiti di chi ha partecipato». Un appalto da 3,2 milioni di euro in cinque anni che a marzo era stato aggiudicato in maniera definitiva alla società Multiservizi di Nuoro, che però nella sua offerta non aveva quantificato il costo della manodopera. Complessivamente sono una ventina i dipendenti che prestano all'interno del Consorzio i loro servizi amministrativi nel settore dell'istruzione, nell'amministrazione di biblioteche, laboratori e pulizie. Il Tar ha annullato gli atti di aggiudicazione definitiva della gara, ma così come sottolineato dal commissario Mureddu rimane in lizza «un'altra società che ha partecipato all'appalto». Si tratta di una associazione temporanea di imprese che ha come capogruppo la mandataria Sps (sviluppo performance strategie) e come mandanti le società Ali Integrazione società cooperativa e la Portales società cooperativa sociale. È stata proprio la Ati a presentare ricorso al tribunale amministrativo, in un bando che finora ha subito diversi stop. Anche nel 2018 la gara, prima della presentazione delle offerte, era stata interrotta dal Consorzio stesso in autotutela, dopo alcune segnalazioni. Il bando era stato ritirato, riformulato e nuovamente pubblicato. Ora sono i giudici amministrativi a pronunciarsi, annullando gli atti di aggiudicazione della gara d'appalto alla Multiservizi. Salvo ricorsi al Consiglio di Stato, la conseguenza sarà quella che l'appalto vada assegnato all'altra società che ha partecipato, che rimane la Ati guidata dalla Sps e dalle cooperative Ali Integrazione e Portales. 
F. Le.

 

 




RASSEGNA STAMPA
di SABATO 28 DICEMBRE 2019


 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2019 / REGIONE - Pagina 9
L’INIZIATIVA. Formazione ideata dai Riformatori: tre giorni di lezione
Giorgetti e Segni alla scuola di politica

Al via la scuola politica dei Riformatori. Rivolta ai giovani e a tutti coloro che intendono acquisire nuove competenze in materia. Una scuola che punta sulla formazione, al di là degli schieramenti politici, e si concentra sul momento storico attuale, guardando anche ai nuovi trend politici, economici e sociali. Tre giornate all'Hotel Regina Margherita di Cagliari ricche di politica, divise tra i lavori della mattina e quelli del pomeriggio. Si inizia sabato 18 gennaio, con temi che variano dalla macchina regionale alla sanità, all'economia, all'innovazione e alla comunicazione fino a entrare nello specifico di temi come l'insularità.
«L'idea di questi giorni di formazione nasce dalla constatazione che, spesso, chi vuole avvicinarsi alla politica, soprattutto chi vuole amministrare i comuni, ma non solo, è sprovvisti degli strumenti necessari per ricoprire al meglio il proprio ruolo», ha detto Michele Cossa dei Riformatori.
Il 18 gennaio aprirà i lavori il senatore del Pd Luigi Zanda, seguito dagli interventi sul funzionamento della macchina regionale del costituzionalista e ex assessore agli Affari generali Gianmario Demuro e di Riccardo Porcu, direttore generale proprio dell'assessorato agli Affari generali. Il pomeriggio sarà, invece, dedicato alla sanità con Francesco Nicola Zavattaro, direttore generale dell'azienda Zero del Friuli, Giovanni Raimondi, presidente Gemelli e amministratore delegato del Mater Olbia, Paolo Cannas, commissario del Brotzu, Marcello Giannico, direttore generale dipartimento finanziario Sanità Lazio. «È un corso a numero limitato - ha spiegato Cossa - proprio perché vuole essere formativo e non informativo. I partecipanti - abbiamo già avuto diverse adesioni da tutta l'Isola - potranno così avere un rapporto diretto con i docenti».
Il secondo appuntamento previsto per il 31 gennaio, vedrà arrivare nell'Isola il deputato della Lega, Giancarlo Giorgetti. A seguire una sessione dedicata all'economia e all'innovazione, con il presidente dell'Osservatorio Banche Imprese, Salvatore Matarrese, e Rodolfo Panbianco, Academic Fellow Università Bocconi, si continua con Daniela Ducato con la sua Edilana, Pierluigi Pinna con Ab Insula, Alessandro Vagnozzi con J-Service. Pomeriggio dedicato alla comunicazione con Francesco Di Costanzo, presidente di PA Social, e Fabrizio Meloni, responsabile comunicazione dell'Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e autore del libro “Comunicare la Salute”.
La terza e ultima giornata, programmata per il 15 febbraio, verrà introdotta dall'europarlamentare Raffaele Fitto, prevista anche la partecipazione del governatore Christian Solinas. Verrà introdotto il tema dell'insularità, affrontato dal costituzionalista Tommaso Frosini, da Michele Cossa, presidente della Commissione speciale per l'insularità, da Roberto Frongia, presidente del Comitato e assessore regionale, e da Maria Antonietta Mongiu, presidente del Comitato scientifico. La sottosegretaria al Mise Alessandra Todde descriverà gli effetti dell'insularità sui costi energetici. Carlo Stagnaro, economista dell'Istituto Leoni, parlerà dell'economia italiana, delle prospettive future, delle leve da spingere e i freni allo sviluppo economico. Chiuderà i lavori della giornata e la Scuola di formazione politica dei Riformatori Mario Segni. «L'obiettivo è di carattere formativo, - ha concluso Michele Cossa - ma come Riformatori vogliamo cercare di dare un contributo concreto per migliorare il modo di fare politica in Sardegna».
Francesca Melis




2 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2019 / NUORO E PROVINCIA - Pagina 44
NUORO. Duro verdetto dei giudici: “Gestione della gara del tutto singolare”
ANNULLATO L'APPALTO MILIONARIO
Servizi universitari, il Tar accoglie il ricorso della società esclusa

Il Tar annulla l'appalto milionario del Consorzio per la promozione degli studi universitari di Nuoro, valore complessivo 3,2 milioni di euro, che per cinque anni doveva garantire alla ditta Stella Multiservizi di Nuoro la gestione dei servizi di supporto alla gestione dell'attività dell'Università barbaricina. Servizi che comprendono quelli amministrativi nel settore dell'istruzione, l'amministrazione di biblioteche, laboratori e pulizie. Appalto annullato perché nell'offerta dell'aggiudicataria mancava la quantificazione del costo della manodopera. A fare ricorso l'altra associazione temporanea di imprese che aveva partecipato all'appalto con mandataria la Sps (Sviluppo Performance Strategie) e mandanti la Ali integrazione società cooperativa sociale e la Portales società cooperativa sociale.
LE MOTIVAZIONI. Durissimi i giudici che parlano di «una gestione complessiva della gara del tutto singolare». L'Ati aveva presentato un primo ricorso incidentale rigettato dai giudici che hanno accolto il motivo aggiuntivo, incentrato sulla mancata presentazione del costo della manodopera in sede di offerta. Ricorso che la Multiservizi e il Consorzio ritenevano tardivo. Non così per il Tar che sottolinea come «è evidente che il vizio della partecipazione alla gara dell'aggiudicataria non attiene alla carenza di requisiti soggettivi di partecipazione ma a un elemento dell'offerta economica». E quindi poteva e doveva essere fatto valere in sede di impugnazione della determinazione di aggiudicazione. Impugnazione che avvenne subito. «I costi della manodopera - continua il Tar - costituiscono elemento essenziale, in quanto la loro indicazione consente di verificare la salvaguardia dei livelli retributivi minimi dei lavoratori».
LA SEGNALAZIONE. Nella sentenza dei giudici amministrativi si rileva come il vizio della mancata indicazione dei costi della manodopera era già stato fatto in sede di apertura delle offerte, ma venne superato da una relazione del Rup (responsabile unico del procedimento) che sostenne che i costi «si potessero dedurre dall'elenco del personale preposto ai servizi oggetto di gara». Il Tar scrive che in quel modo è stata effettuata «una personale ricostruzione dell'offerta dell'aggiudicataria» ricordando che il Rup «può esercitare poteri tipici, può interpretare dichiarazioni ed elementi esistenti nell'offerta di un concorrente, non certo ricavare con un personale lavoro di ricostruzione quello che nell'offerta non c'è».
Un agire definito «singolare che si è concretizzato in un provvedimento illegittimo». Il Tar addirittura osserva come il Rup «ha indicato nella relazione del 6 febbraio 2019 un costo della manodopera diverso da quello di cui alla nota della aggiudicataria del 5 febbraio 2019. Tanto è sufficiente per rilevare un macroscopico difetto di istruttoria»
F. Le.




3 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2019 / OLBIA E GALLURA - Pagina 49
ARZACHENA. Convenzione tra Comune e Università
SVILUPPO SOSTENIBILE, ACCORDO CON L'ATENEO

Pianificazione del territorio e sviluppo sostenibile: sono questi gli obiettivi di fondo della convenzione tra il Comune di Arzachena e il Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e dell'Università di Cagliari.
La delegata comunale al governo del Territorio, Claudia Giagoni, spiega: «Firmeremo la convenzione a gennaio, ma la collaborazione con i docenti è già avviata. Gli incontri sono costanti. Alimenteremo anche la discussione sulla redazione del piano urbanistico. Il confronto con chi ha una visione diversa dalla nostra e uno sguardo più fresco, dà valore aggiunto al nostro operato. Lavorare a stretto contatto con l'Università è vantaggioso, è un ambiente dinamico, fucina di innovazione, di idee e spunti stimolanti. Il cuore di questo ampio progetto di scambio culturale e formativo sarà l'istituzione di un centro studi internazionale sui paesaggi dell'accoglienza turistica e l'attivazione di un master di alta formazione in architettura dell'ospitalità. Crediamo che "evolversi" sia la parola chiave. Avere un grande patrimonio come la Costa Smeralda ha un valore se lo ravvivi e lo rinnovi».
La nuova convenzione punta a promuovere lo sviluppo sostenibile, indirizzando il governo del territorio attraverso gli strumenti della pianificazione territoriale, del progetto urbanistico e del disegno urbano e paesaggistico. ( a. b. )

 

 



RASSEGNA STAMPA
di VENERDÌ 27 DICEMBRE 2019


 

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 27 dicembre 2019 / PRIMA PAGINA
CAMPANELLO D'ALLARME
di BENIAMINO MORO, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
La crisi della Banca Popolare di Bari (BPB) e la conseguente decisione del governo di salvarla con un intervento pubblico, sia pure camuffato da un'operazione di sistema (900 milioni di fondi pubblici andranno al Medio Credito Centrale, che sottoscriverà l'aumento di capitale di BPB in appoggio al Fondo interbancario di garanzia dei depositi, che a sua volta metterà 500 milioni), costituiscono un campanello d'allarme che segnala come il settore bancario italiano non sia ancora definitivamente uscito dalle difficoltà innescate dalla recente crisi finanziaria dei debiti sovrani. Ma non è solo in Italia che questo settore permane in sofferenza, lo è tuttora in tutta Europa.
Tutto ha inizio da una crescita eccessiva dei prestiti nei primi anni 2000, corrispondente all'allegro boom del mercato subprime negli Stati Uniti, che con la crisi finanziaria del 2007-2009 si è tradotta, in entrambe le sponde dell'Atlantico, in insolvenze dei debitori e ingenti perdite per le banche. In Europa, sono entrati in crisi per primi gli ipertrofici sistemi finanziari di Grecia, Irlanda e Spagna, seguiti da quelli di Germania, Francia e Italia.
Paradossalmente, il salvataggio dei primi tre Paesi, avvenuto attraverso il tempestivo intervento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e della Bce, ha stabilizzato anche il loro settore bancario, mentre nei tre maggiori Paesi dell'Eurozona, che non hanno fatto ricorso ad alcuna assistenza finanziaria europea, le sofferenze delle istituzioni creditizie permangono tuttora. (...) SEGUE A PAGINA 9

REGIONE - Pagina 9
Campanello d'allarme per le banche, non solo quelle italiane
(...) In particolare, in Germania, dove il settore è composto non solo dalle grandi banche private, ma anche dalle Landesbanken pubbliche, dalle banche popolari e dalle casse di risparmio, il boom creditizio si è verificato prima dell'introduzione dell'euro, a seguito dell'unificazione, e ha provocato un deterioramento degli attivi bancari. Le Landesbanken, che sono partecipate dallo Stato gestite dalla politica locale dei Länder, hanno investito massicciamente in titoli americani, compresi quelli tossici del mercato subprime. Non a caso, con lo scoppio della crisi finanziaria, le prime banche a fallire sono state proprio quelle tedesche. La Germania è il secondo Paese europeo, dopo il Regno Unito, ad aver speso più fondi pubblici per il salvataggio del suo sistema bancario.
Di fatto, il settore creditizio europeo resta ancora suddiviso in compartimenti nazionali, dove la legislazione dei singoli Paesi diventa prevalente rispetto a quella comune affidata alla Bce. Perciò, mancando un'effettiva integrazione e condivisione dei rischi, i salvataggi bancari a spese del contribuente sono ancora la norma nei singoli Paesi, come regolarmente accade sia in Germania che in Italia. L'unione bancaria con un'assicurazione europea dei depositi è nelle aspirazioni del governo italiano, mentre la Germania, per condividere i rischi dell'unione vorrebbe prima introdurre vincoli alla concentrazione di titoli sovrani nel portafoglio delle singole banche.
Tuttavia, anche se una soluzione di compromesso su questo punto venisse trovata, con le attuali regole europee è difficile procedere alla liquidazione o alla ristrutturazione di una banca. La disciplina comune delle crisi bancarie, introdotta nel 2014-15, infatti, è carente da questo punto di vista. Il Fondo di risoluzione unico è in pratica inutilizzabile, sia per le sue dimensioni contenute, sia per le condizioni di accesso troppo rigide. Inoltre, i poteri di risoluzione europea, a differenza di quelli vigenti negli Stati Uniti, sono limitati, ragion per cui in ciascun Paese continuano ad applicarsi le regole nazionali, le cui maglie permettono che i salvataggi bancari possano ancora avvenire a spese del contribuente. Sarebbe invece necessario affrontare congiuntamente i problemi del rafforzamento della vigilanza della Bce e della ristrutturazione o liquidazione delle banche insolventi nel modo più indolore possibile, sia economicamente che socialmente, per evitare di creare rischi sistemici, ma anche di scaricare i costi sui contribuenti.
BENIAMINO MORO
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI


2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 27 dicembre 2019 / REGIONE - Pagina 9
INTERVISTA. Gianluigi Bacchetta, docente di Scienze ambientali, spiega i rischi del riscaldamento globale
«IN UN MONDO FINITO SI PENSA ANCORA ALLA CRESCITA INFINITA»

Come si fa a pensare all’uso di idrocarburi fossili in Sardegna? Un errore come lo è stato l’industrializzazione. In questo baratto ci hanno rimesso solo i sardi ai quali sono rimasti i tumori e non il lavoro
«Riavviare Eurallumina non ha alcun senso. Esattamente come la dorsale per il metano. Non ci si rende conto che il mondo sta andando in un'altra direzione. Basterebbe osservare la Svezia, la Danimarca e, in generale, i Paesi nordici. La verità è, come diceva sir David Attenborough, che si continua a pensare stupidamente a una crescita infinita in un mondo finito». Gianluigi Bacchetta, direttore dell'Orto botanico di Cagliari, docente di Educazione ambientale, è chiaro. «Come si fa a pensare ancora all'uso di idrocarburi fossili in Sardegna? Un errore come lo è stato l'industrializzazione nell'Isola, che non ha insegnato nulla. Con l'aumento di tumori e leucemie in questo baratto ci hanno rimesso solo i sardi ai quali non è rimasto nemmeno il lavoro».
Non le pare che grazie a Greta Thunberg ci sia una maggiore sensibilizzazione sui temi ambientali?
«Certo. Greta ha riportato l'attenzione su una questione che era davanti a tutti. È dagli anni Settanta del secolo scorso che il problema è conosciuto. All'epoca un interessante studio del Mit (Massachussetts Institute of Technology), a cui era stato commissionato dal “Club di Roma”, aveva messo in luce una situazione davvero fuori controllo in una ricerca, diventata un volume, intitolata “I limiti dello sviluppo”».
Si spieghi.
«Gli esperti sono partiti da cinque parametri, ovvero, popolazione mondiale, disponibilità di cibo, riserve e consumi, sviluppo industriale e inquinamento. Con l'utilizzo di modelli matematici e tenendo conto di migliaia di variabili, si è guardato a un periodo di 130 anni, sino al 2100. Ebbene, tutte le curve evolutive sono risultate esponenziali, cioè fuori controllo. Diciamo che Greta ci ha risvegliato».
Però, quasi mezzo secolo è trascorso inutilmente, non le pare?
«Speriamo non sia così. Di sicuro abbiamo studi più accurati che ci raccontano nei dettagli ciò che stiamo vivendo. Un esempio: il pianeta produce le risorse per il suo fabbisogno sino al 29 luglio, l'Italia fino al 15 maggio. Dopo queste date si va in riserva e si usa ciò che si è conservato per anni».
Perché succede?
«La causa principale è il riscaldamento globale che avrà degli effetti disastrosi sul pianeta e che porterà, inevitabilmente, seri problemi per l'uomo che in molte aree non potrà più vivere e nemmeno coltivare la terra. È un fenomeno che ci riguarda direttamente, negarlo, come fa qualcuno nonostante l'evidenza, non servirà a nulla. È già stato dimostrato che molte colture a livello del mare dovranno subire una traslazione altitudinale, cioè, dovranno essere spostate più in alto per sopravvivere. Per capirci meglio, si sta pensando di coltivare la vite e l'ulivo nei Paesi del nord Europa, dove oggi sarebbe impensabile».
Come interrompere questo processo?
«Occorrerebbe una riflessione da parte di tutti. In pochi hanno coscienza che il 98% delle biomasse è costituito da vegetali, quelli che alimentano e curano tutte le specie viventi del pianeta. La stragrande maggioranza dei farmaci prende spunto dai principi attivi dei vegetali ma nessuno lo considera. In Sardegna, però, negli ultimi 15 anni si è intrapresa una strada virtuosa».
Può indicarla?
«Basterebbero la legge sulle coste e quella forestale, due strumenti pianificatori importanti a cui bisogna dare seguito. Resta molto da fare, a cominciare dalla protezione della flora, in particolare dei funghi. Con Puglia e Sicilia siamo la sola regione a non avere una legge di tutela delle biodiversità. Non abbiamo un piano energetico in grado di rispondere alle esigenze attuali. Siamo in ritardo. Meglio, la politica è in ritardo mentre la società dimostra di essere decisamente più avanti. Il nodo sta proprio qui».
Insomma, una battaglia persa.
«Se noi non usciamo dalla visione antropocentrica, le cui conseguenze deleterie già si intravedono, e non cominciamo a ragionare sul concetto di compresenza nel mondo, ovvero noi parte di un tutto, il pianeta sarà destinato al collasso».
Vito Fiori

 

 




RASSEGNA STAMPA
di MARTEDÌ 24 DICEMBRE 2019

 


1 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 dicembre 2019 / REGIONE - Pagina 5
SANITÀ. Ci sono Sulcis, Ogliastra e Medio Campidano. Solinas: servizi migliori
OTTO ASL PER TORNARE AL PASSATO
Sì della Giunta alla riforma: via l’azienda unica voluta da Pigliaru

Le Asl da ripristinare non saranno cinque ma otto: Sulcis Iglesiente, Ogliastra e Medio Campidano hanno vinto la loro battaglia, e si affiancheranno a Sassari, Oristano, Nuoro, Gallura e Cagliari. È tutto scritto nella riforma della sanità approvata ieri dalla Giunta.
Il testo ha 49 articoli, come nella bozza illustrata ai primi di settembre alla maggioranza dal governatore Christian Solinas e dall'assessore alla Sanità Mario Nieddu. Più di tre mesi per raccogliere le osservazioni dei consiglieri del centrodestra: in quest'arco di tempo si è anche ragionato sulla possibilità di snellire il testo, magari eliminando la parte sul riordino delle norme precedenti. Ma alla fine il presidente ha preferito mandare in approvazione una legge più robusta.
LA GOVERNANCE. Per il resto, l'organizzazione della governance resta uguale a quella indicata nella prima bozza: ci sarà l'Ares (Azienda regionale della salute) ma con meno poteri rispetto alla prima versione. In più, l'azienda di rilievo nazionale e alta specializzazione “Brotzu” (Arnas), le aziende miste ospedaliero universitarie di Cagliari e Sassari (Amou), e l'Areus (emergenza urgenza).
«Una riforma profonda, studiata per garantire ai sardi una sanità più utile e vicina. Cancelliamo parzialmente un modello calato dall'alto e ne creiamo uno nuovo che ha la sua origine nelle richieste dai territori», ha detto Solinas dopo il via libera. «L'attuale sistema», prosegue, «ha allontanato i cittadini dalla sanità pubblica, oggi siamo fra le regioni più sofferenti. La riforma riavvicina i manager sanitari ai reali bisogni, lasciando alla politica il coordinamento del sistema».
L'ASSESSORE. Per Nieddu, «abbiamo mantenuto gli impegni presi con i sardi: con le Asl riportiamo la sanità vicino ai cittadini. Le funzioni in grado di garantire economie di scala, come la gestione del personale, patrimonio e centrale di committenza, resteranno accentrate in Ares». Per il consigliere della Lega, Michele Ennas, «la reistituzione della Asl del Sulcis-Iglesiente è una conquista fondamentale per il nostro territorio che riacquisterà la sua identità e autonomia in campo sanitario». Ora il disegno di legge arriverà in commissione Sanità del Consiglio regionale. ( ro. mu. )



2 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 dicembre 2019 / REGIONE - Pagina 15
INTERVISTA
Giorgio Metta, direttore Iit e creatore di iCub: “Auguro ai giovani sardi di coltivare passioni forti”
IL NATALE A CASA DEL GENIO HI-TECH AMICO DEI ROBOT

È il “papà” di iCub, il famoso robotino umanoide che sa camminare, sedersi e manipolare oggetti, superstar nel campo dell'intelligenza artificiale. Giorgio Metta, 49 anni, cagliaritano, laurea in Ingegneria elettronica a Genova, già professore al Mit e all'Università di Plymouth, da pochi mesi direttore dell'Istituto italiano di tecnologia, è tornato a casa per le feste.
Cosa fa l'Iit?
«È un centro di ricerca scientifica che porta avanti da un lato la ricerca di base, fondamentale per gettare solide basi per le nuove scoperte, dall'altro trasferisce sul mercato i risultati della ricerca, per favorire lo sviluppo del sistema economico nazionale».
Come sta iCub? Cresce?
«Lui è un ottimo esempio di come sta avanzando la nostra attività negli anni. Ora iCub sa mantenere l'equilibrio anche quando viene spinto, sente dove viene toccato e con quale forza. Riconosce gli oggetti che vede e li sa afferrare, percepisce l'ambiente e evita gli ostacoli. È cedevole, adatto a stare in mezzo alle persone, e stiamo sviluppando numerosi aspetti fino a poco tempo fa inimmaginabili, legati all'interazione con l'uomo anche a scopo diagnostico. In futuro stiamo pensando di farlo volare spinto da potenti jet, per operare in ambienti pericolosi».
Quale sarà l'impatto dell'intelligenza artificiale sulla società?
«L'intelligenza artificiale fa già parte della nostra società anche se a volte non si vede. Sicuramente una delle applicazioni più prossime sarà nella sanità, per analizzare le enormi quantità di dati raccolti (come quelli genetici) e trovare connessioni per lo sviluppo di nuove terapie».
I robot sostituiranno i lavoratori?
«Auspichiamo che un giorno i robot possano svolgere le mansioni più pesanti e ripetitive. Con l'Inail stiamo sviluppando progetti di robotica collaborativa e industriale al fine di ridurre gli infortuni, dovuti quasi sempre alla fatica fisica. Non credo si possa parlare di sostituzione - non è tecnicamente fattibile - quanto di un vero aiuto per lavorare meglio. Consideriamo anche che lo sviluppo della robotica e delle nuove tecnologie è sempre accompagnato dalla creazione di posti di lavoro sia nelle infrastrutture che nello sviluppo delle soluzioni verticali».
Dunque i robot sono nostri amici?
«Ci sono molti ambiti in cui ci possono migliorare la vita, pensiamo anche alla robotica chirurgica che con il 5G consentirà a un medico di intervenire con estrema precisione a chilometri di distanza; alla robotica assistiva, per aiutare gli anziani in casa; alle macchine animaloidi manovrate a distanza, che consentiranno ai soccorritori di operare in sicurezza mentre i robot vanno tra le macerie in situazione d'emergenza».
Com'è il rapporto tra ricerca e Pmi?
«C'è distanza tra quello che produce la ricerca e una tecnologia pronta per essere installata nella filiera produttiva, una distanza complicata da colmare. Quello che intendiamo fare è costruire un “acceleratore” dove Istituto di tecnologia e imprese possano lavorare insieme per innovare».
Lei è stato un “cervello in fuga”, come vede il fenomeno?
«Nel percorso formativo e di carriera dei ricercatori è assolutamente fisiologico e positivo che ci si sposti. Quello che dovrebbe spaventarci è quando i ricercatori italiani non tornano in Italia: significa che in altri Paesi hanno trovato condizioni di lavoro migliori, laboratori più attrezzati, grazie all'investimento di più fondi nella ricerca e al maggiore sostegno delle istituzioni. Sarebbe poi importante che il Belpaese attirasse stranieri. All'Iit ci siamo riusciti: il 30% dei nostri ricercatori è di nazionalità straniera, gli italiani rientrati sono il 20%».
In Sardegna fanno paura l'abbandono scolastico e le scarse competenze dei ragazzi.
«Dobbiamo scommettere su ricerca e innovazione: siamo in un momento storico in cui l'interesse dei giovani è alto. La scuola può offrire opportunità che altrimenti i ragazzi non avrebbero, come visitare i centri di ricerca italiani, che possono contribuire ad accrescere in loro una passione e uno spirito critico che li aiuti a interpretare correttamente l'incessante flusso di informazioni al quale sono esposti. I nostri laboratori didattici ottengono ottimi riscontri: lo scorso anno abbiamo coinvolto 4000 ragazzi, ora ci proponiamo di allargare il bacino d'utenza con la nuova offerta formativa lanciata recentemente».
Faccia un augurio ai giovani sardi.
«Auguro ai giovani sardi - come ero io quando nell'89 ho intrapreso la mia carriera di robotico - di coltivare una passione forte che li spinga a perseguire i propri obiettivi, ad alzarsi presto la mattina per studiare, progettare, lavorare a qualcosa di importante per il loro futuro. La fatica è sempre tanta, ma la soddisfazione anche. Oneri e onori».
Cristina Cossu



3 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 dicembre 2019 / CULTURA - Pagina 65
Ricercatore cagliaritano
GIAMPAOLO SALICE VINCE IL PREMIO TRECCANI

“Storia Urbana”, la prestigiosa rivista di studi sulle trasformazioni della città e del territorio in età moderna, ha attribuito il Premio “Gian Paolo Treccani” a Giampaolo Salice, ricercatore di Storia moderna al Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali dell'Università di Cagliari, per il miglior saggio pubblicato sulla rivista stessa dal titolo “Spazi sacri e fondazioni urbane nel mediterraneo delle diaspore. Il caso di Sant'Antioco”.
Si tratta della prima edizione del riconoscimento dedicato alla memoria dello studioso e della sua attività scientifica, mai relegata entro specifici confini disciplinari e caratterizzata da una prospettiva culturale profonda, e in questa prima edizione ha preso in esame quanto pubblicato dalla rivista negli anni 2017 e 2018. Il premio è aperto a saggi che si occupano della trasformazione di città e territori in età moderna e contemporanea nei diversi ambiti.

 

 

 


RASSEGNA STAMPA
di LUNEDÌ 23 DICEMBRE 2019



1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 23 dicembre 2019 / AGENDA
UNIVERSITÀ. OGGI L’INCONTRO CON GODDI
I segreti dell'Universo e l'astrofisico sardo

È stato uno degli scienziati che ha contribuito a tagliare uno storico traguardo dell'astronomia: la prima fotografia di un buco nero. Ciriaco Goddi, 44 anni di Orune, astrofisico e responsabile del progetto BlackHoleCam (la macchina fotografica dei buchi neri), sarà l'ospite d'onore della manifestazione che si terrà oggi alle 18.30 nell'aula 17 del corpo centrale della facoltà di Lettere organizzata dall'associazione culturale Riprendiamoci la Sardegna.
SARDO ILLUSTRE. L'astrofisico sardo col suo gruppo di lavoro è stato il primo a fotografare i buchi neri e parlerà della sua incredibile esperienza di studioso, che l'ha portato a lavorare con le menti più brillanti del mondo. Goddi, che è sempre rimasto legatissimo alla sua terra, parlerà del tema “Da Orune ai buchi neri, breve storia di un astrofisico sardo”, ripercorrendo le tappe della sua straordinaria avventura da scienziato. Tutti sono invitati e l'ingresso è libero e gratuito.
LA STORIA. Dopo aver frequentato il Liceo scientifico a Bitti, Ciriaco Goddi si è laureato in Fisica a Cagliari dove ha poi conseguito un dottorato in Astronomia lavorando nel radiotelescopio di San Basilio. Nel 2006 ha iniziato un post dottorato ad Harward, poi è tornato in Europa all'Eso, infine in Olanda a Utrecht dove lavora nell'istituto che gestisce una rete di telescopi. Nelle interviste ha raccontato che fino all'età di dieci anni volevo fare il prete, poi l'ingegnere. La folgorazione sulla via dell'astronomia arrivò solo alle superiori, quando si appassionò alla fisica e alla matematica leggendo Stephen Hawking.

 

 




RASSEGNA STAMPA
di DOMENICA 22 DICEMBRE 2019


 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 dicembre 2019 / ECONOMIA - Pagina 23
APPUNTAMENTI
Tirocini
. Devono essere presentate entro le 12,30 del 20 gennaio 2020 le domande per il bando Ulisse 2019/2020 dell’Università di Sassari, per mobilità studentesche a fini di studio o tirocinio nei Paesi extraeuropei non compresi nei bandi Erasmus+. Quest’anno ogni dipartimento ha a disposizione 37mila euro. Possono concorrere gli studenti regolarmente iscritti a uno dei corsi di laurea, laurea magistrale a ciclo unico, scuole di specializzazione, master di I e II livello e corsi di dottorato. Le Domande si presentano online, tramite il self studenti. Informazioni alla pagina www.uniss.it/bandi/bando-ulisse-201920.


3 - L’UNIONE SARDA di domenica 22 dicembre 2019 / CAGLIARI - Pagina 25
IL TEMPO FUGGE
di Nicola Lecca
Beffa del 29: lo studente non si dà pace
Tutti sanno che i voti universitari si esprimono in trentesimi. Se diciotto è il minimo necessario a superare un esame, trenta e lode è il massimo conseguibile: l'apoteosi.
Cinquanta e più anni fa, i docenti incaricati di valutare gli studenti erano tre: e ciascuno di loro poteva assegnare un voto da uno a dieci.
10+10+10 fa trenta. 6+6+6 fa diciotto: insomma, una sufficienza striminzita che, infatti, si può rifiutare.
Eppure, il voto più insopportabile, quello destinato a suscitare profonda insoddisfazione, è sempre stato il ventinove: una specie di “dieci meno”, per intenderci.
A Cagliari, alla fine degli anni Novanta, c'era uno studente di Filosofia che di ventinove ne collezionava parecchi. Studiava, studiava e studiava ancora. Il giorno dell'esame, poi, si presentava all'università puntuale: per scaramanzia faceva una carezza alla statua di Giordano Bruno, affrontava con batticuore la lunga fila regolata dall'appello e, giunto il suo turno, rispondeva esaurientemente a tutte le domande che gli venivano poste.
Seguiva poi l'inesorabile rito del voto: il ragazzo porgeva speranzoso il suo libretto azzurro, il professore guardava la lunga sfilza di ventinove già stilata in precedenza e sentenziava: «Non posso che essere d'accordo con i miei colleghi e confermare la loro valutazione».
«Ma come? Un altro ventinove? Sembra una maledizione!».
«Vede, lei ha uno strano modo di esporre ciò che sa. È un po' troppo sicuro di sé: e pare che stia insegnando, anziché sostenere un esame...»
E così, il ragazzo ritornava a casa di malumore.
Chi, senza dare nell'occhio, riferiva esattamente parola per parola prendeva trenta. Il suo stile singolare, invece, non veniva percepito come un punto di forza da incoraggiare: ma come un'imperfezione. Un'anomalia che era necessario correggere con una piccola punizione.

 

 


RASSEGNA STAMPA
di SABATO 21 DICEMBRE 2019




1 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 dicembre 2019 / REGIONE - Pagina 5
L’ACCORDO. Verranno inseriti gli studenti al terzo anno
MILLE SPECIALIZZANDI NEGLI OSPEDALI
Mille specializzandi da inserire negli ospedali nei prossimi 4-5 anni: il Patto per la salute firmato dalla Regione servirà per puntellare i reparti più sguarniti, in attesa di nuove assunzioni.

Il programma riguarderà le due università sarde: entreranno in servizio, complessivamente, 650 specializzandi dell'ateneo di Cagliari e 350 di quello sassarese. Non tutti insieme: in media saranno circa 250 all'anno. Un piano più dettagliato verrà elaborato nei prossimi mesi. A livello nazionale le perplessità riguardano la sostenibilità economica del piano: non ci sarebbero i soldi per pagare tutti gli specializzandi. Ma il problema non per forza deve riguardare l'Isola visto che è il bilancio regionale a finanziare la sanità. Il Patto per la salute prevede l'ingresso in corsia degli specializzandi, purché siano almeno al terzo anno, e la permanenza al lavoro dei medici con 40 anni di anzianità contributiva, a patto che non abbiano compiuto 70 anni. L'accordo ha riguardato una deroga al Dm 70, che stabilisce gli standard assistenziali degli ospedali. In cambio le Regioni incasseranno i tre miliardi e mezzo messi a disposizione per il 2020 e il 2021: 2 miliardi per gli investimenti per l'edilizia sanitaria e l'aumento di 1,5 miliardi di quelli per l'ammodernamento tecnologico. Soldi che non riguarderanno la Sardegna.



2 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 dicembre 2019 / CAGLIARI - Pagina 26
I poveri sono quindicimila:
anche giovani e laureati alla Caritas

Riescono a fatica a pagare l'affitto, ma poi non ce la fanno ad arrivare alla quarta settimana. Hanno un reddito ma appena sufficiente per la casa, e nulla più. Ci sono anche loro tra i nuovi poveri che quest'anno si sono rivolti alla Caritas diocesana. Complessivamente sono 15 mila gli uomini e le donne del capoluogo che hanno richiesto gli oltre 50 servizi offerti dalla Caritas. E quasi la metà (il 47%) ha un'età tra i 35 e i 54 anni. Isolamento, precarietà (abitativa, lavorativa), malattie, bassa scolarità, conflittualità familiare: sono queste le problematiche maggiori, secondo il nuovo rapporto elaborato dal Centro studi della Caritas diocesana di Cagliari dal titolo “Tutela del creato e della pace, tra l'urgenza dell'educare e del lavoro”. «C'è ancora molta povertà», spiega don Marco Lai, direttore Caritas, «e coinvolge anche i giovani e quelli che hanno un reddito insufficiente per vivere bene», aggiunge. «La popolazione diventa sempre più anziana, ci sono sempre meno famiglie e nonostante l'impegno economico sul sociale sia cresciuto, la povertà continua ad aumentare», dice il sindaco Paolo Truzzu». Questo significa che «forse le risorse non vengono spese nel modo migliore», aggiunge. «Un'economia, per poter crescere, ha bisogno anche di una quota di gratuità e di investimenti, perché solo così si possono ridurre le povertà», spiega l'arcivescovo Arrigo Miglio.
Alla Caritas si rivolgono tutti: 7 persone su 10 sono italiane, hanno la licenza media, e sono disoccupate. Alla mensa sono stati preparati 90 mila pasti. «Un dato in calo», spiega Francesco Manca, responsabile del Centro studi Caritas. «Questo grazie al fatto che quest'anno ci sono 41 mila persone che beneficiano del reddito di cittadinanza». Preoccupa anche il dato dei laureati: più di 300 hanno richiesto i servizi della Caritas. «Il titolo di studio non rappresenta più come in passato un passaporto per il mercato del lavoro». ( ma.mad. )



3 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 dicembre 2019 / CAGLIARI - Pagina 29
LA SENTENZA. Al Policlinico
Chirurgia plastica: trasferimento legittimo

Legittima la decisione della Giunta regionale di trasferire l'unità operativa complessa di Chirurgia plastica dall'ospedale Brotzu al Policlinico universitario. Lo ha chiarito il Tar Sardegna che ha bocciato il ricorso presentato dal primario Raimondo Pinna (difeso dagli avvocati Giovanni Maria Lauro, Anna Ingianni e Cecilia Savona) contro la Regione che si è costituita con i legali Sonia Sau e Alessandra Camba, ma anche contro lo stesso Brotzu (assistito dall'avvocato Giuseppe Macciotta).

Il collegio della prima sezione del Tribunale amministrativo presieduto dal giudice Dante D'Alessio - a latere Tito Aru e Giorgio Manca - ha rigettato una parte del ricorso, dichiarando il resto inammissibile. Alla battaglia giudiziaria, nata dopo la delibera della Giunta del 12 luglio 2017 che ha ridisegnato il servizio sanitario regionale, ha preso parte anche il comitato “No alla chiusura della Chirurgia plastica e Centro ustioni dell'ospedale Brotzu”, tutelato dall'avvocata Esmeralda Puxeddu.

Il primario, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva, era diventato direttore del reparto dal novembre 2009. Al Presidente della Repubblica aveva chiesto l'annullamento della delibera che avrebbe inciso sulla sua possibilità di conservare il livello professionale di inquadramento raggiunto. Insomma: un rischio per la carriera. La disputa si è così trasferita al Tar. Tra le contestazioni sollevate dai legali del medico c'erano dubbi sui reali benefici che il trasferimento avrebbe permesso in merito al risparmio o a un migliore utilizzo delle risorse pubbliche. Per i giudici amministrativi quelle scelte, fatte dalla Giunta, rivestono carattere politico e possono essere censurate solo se risultano manifestamente irragionevoli, illogiche o contraddittorie. «Peraltro può ritenersi opinabile (come può accadere per le scelte discrezionali)», si legge nella sentenza «ma non manifestamente illogica la scelta di trasferire, in attuazione del Piano di riorganizzazione e di riqualificazione del servizio sanitario regionale, l'unità operativa complessa di Chirurgia dal Brotzu al Policlinico universitario, tenuto conto dei possibili benefici che potrebbero derivare all'attività assistenziale dalla attività di ricerca che è propria delle strutture universitarie». (fr. pi.)



4 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 dicembre 2019 / AGENDA - Pagina 33
Appuntamenti
BUCHI NERI
. Lunedì alle 18.30, nell’aula 17 del corpo centrale della facoltà di Lettere, conferenza sull’astrofisico Ciriaco Gobbi su “Da Orune ai buchi neri, breve storia di un astrofisico sardo”. Organizza “Riprendiamoci la Sardegna”.



5 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 dicembre 2019 / CULTURA
ANNIVERSARIO. L’esposizione di Cagliari celebra i 500 anni dalla morte del genio
LEONARDO, IL GRANDE SPERIMENTATORE CHE SAPEVA IMMAGINARE IL FUTURO
A Palazzo di Città una mostra che indaga il rapporto tra arte e scienza

«Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare». La straordinaria modernità del genio di Vinci. Ricercatore, sperimentatore, scienziato e artista che ha osservato e anticipato il futuro esaltando uno degli aspetti più nobili del carattere umano: la curiosità.
L'ALIANTE. Un aliante, che nasce da un disegno di colui che ha saputo fare quasi tutto, accoglie il pubblico della mostra “Leonardo Invenit. Il genio tra arte e scienza” inaugurata ieri a Cagliari, al Palazzo di Città, che si inserisce nelle celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell'artista in Francia, nel castello di Clos-Lucé ad Amboise dove aveva trovato ospitalità su invito del re di Francia, Francesco I.
VIAGGIO NEL TEMPO. Su quell'aliante i visitatori, idealmente, attraversano le austere sale dell'ex sede del municipio alla scoperta di documenti rari, delle macchine leonardesche e dell'arte sarda del XVI secolo. Un viaggio nel tempo, in uno spazio ricco di fantasia e creatività. L'esposizione, curata da Tiziana Ciocca e Efisio Carbone, è divisa in tre sezioni con l'opportuna aggiunta del laboratorio didattico, una sorta di bottega del '500, destinato al gioco e ai lavori artistici di bambini e ragazzi.
IMMAGINARE IL FUTURO. «Leonardo - hanno detto Ciocca e Carbone - immaginava il futuro e questo è l'aspetto più affascinante che alimenta la sua fortuna. Cresce in un ambiente fertile, in un periodo di straordinaria fioritura delle arti e delle lettere. Vede nascere a Firenze la cupola di Santa Maria del Fiore, creata da Filippo Brunelleschi, e quella mirabile esperienza arricchisce la sua formazione. Osserva e comincia a immaginare quello che farà». Nella mostra al Palazzo di Città c'è una delle cinque copie esistenti al mondo del volume “Collection des Tètes” del pittore e incisore parigino Andrè Dutertre, pubblicato nel 1808 e custodito gelosamente dall'editore milanese Matteo Luteriani. L'opera è uno studio e un'interpretazione dell'Ultima Cena. Dutertre, probabilmente per dare seguito a un desiderio dell'Imperatore Napoleone Bonaparte di disporre di un volume con le stampe del Cenacolo, realizza, con spirito laico, quattordici tavole che raffigurano Gesù, i dodici apostoli e lo stesso Leonardo da Vinci. Sulla copia, esposta nei mesi scorsi a Milano, Firenze e Venezia e che dopo Cagliari sarà a Gerusalemme, nel convento di San Salvatore, c'è la firma in originale dell'autore che dedica il suo lavoro alla “Regina d'Olanda” ovvero Hortense Eugénie Cècile Beauharnais, figlia della prima moglie di Napoleone.
MUSEO DI FIRENZE. Dal museo “Leonardo da Vinci” di Firenze giungono invece i ventitré modelli che fanno parte della collezione della famiglia Niccolai che dal 1960, partendo dagli studi del Genio, realizza i suoi modelli. In mostra un ampio campionario di strumenti, marchingegni, ingranaggi, meccanismi complessi espressione di un talento sconfinato. Leonardo vede lontano con la macchina escavatrice, l'automa, versione cinquecentesca del robot, il riflettore per fare “un lume bello e grande”, la bombarda e i proiettili ogivali per i “signori della guerra” e il cric, l'antenato di quello che oggi viene utilizzato per smontare la ruota di un'automobile. E poi naturalmente le creature del cielo e le macchine che volano che fanno sognare l'uomo del Cinquecento.
INTANTO IN SARDEGNA. Che cosa si faceva in Sardegna al tempo di Leonardo? La mostra offre una risposta anche a questa domanda con dipinti di Antioco Mainas e della bottega dei Cavaro per confermare che l'Isola è dentro il flusso di idee, energie e sentimenti che stanno facendo rinascere l'arte italiana. «Per Cagliari è una buona occasione per richiamare flussi turistici», ha sottolineato l'assessore comunale della Cultura Paola Piroddi. L'iniziativa del Comune ha trovato due sponde preziose: l'Università e il Museo del Duomo. La Rinascente nei suoi spazi contribuirà a promuovere l'esposizione che avrà anche eventi collaterali. Si celebra Leonardo che lascia un pensiero su cui riflettere: «Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire».
Massimiliano Rais

La Nuova Sardegna

RASSEGNA STAMPA
di MARTEDÌ 7 GENNAIO 2020

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 7 gennaio 2020 2019 / Prima pagina
Università
BORSE DI STUDIO A TUTTI I 600 IDONEI

di Luca Deidda
Per UNISS (Università di Sassari) è di fondamentale importanza che tutti i 600 idonei diventino beneficiari e ricevano la borsa. Si tratta di studenti che noi abbiamo già esentato dal pagamento delle tasse proprio perché avevano i requisiti per accedere alle borse Ersu; data la situazione incerta faremo ulteriori verifiche a riguardo onde evitare errori che sarebbero doppiamente gravi visto il disagio già patito da questi studenti. Quanto ai 50 studenti a cui non sono stati riconosciuti i crediti necessari al mantenimento integrale della borsa, abbiamo fatto le verifiche del caso e confermiamo che i crediti sono stati conseguiti in seno a piani di studio regolarmente approvati e quindi non c’è alcun motivo per cui non debbano essere conteggiati.
Ci adopereremo quindi per far sì che le istituzioni responsabili del diritto allo studio paghino le borse a chi ne ha diritto e ci riserviamo di valutazione l’opportunità di intervenire direttamente per alleviare il disagio patito dagli studenti nell’attesa che la questione venga affrontata e risolta da chi di dovere.  ...continua a pagina 4

SARDEGNA - Pagina 4   segue dalla prima
BORSE STUDIO A TUTTI I 600 IDONEI
I RITARDI SOTTO ACCUSA: ledono il diritto ad avere accesso alla migliore istruzione a prescindere dal censo. LE RISORSE: dovrebbero essere assegnate direttamente agli atenei che invece hanno un ruolo passivo

di LUCA DEIDDA
Questa nuova vicenda, che si aggiunge ad altre storie di ritardi e cortocircuiti istituzionali che finiscono sempre col comportare un danno agli studenti, conduce alla necessità di una riflessione più generale sulla governance del diritto allo studio. Ritardi e malfunzionamenti della politica di diritto allo studio ledono il diritto costituzionale di ogni italiano ad avere accesso alla migliore istruzione indipendentemente dal censo, e ledono altresì la nostra istituzione perché rischiano di compromettere almeno in parte i risultati delle nostre politiche sulla qualità della didattica e dell'orientamento che hanno contribuito a fare di UNISS uno degli atenei che più ha aumentato il numero di iscritti negli ultimi anni, ciò che ci ha fatto ritornare a quota 13700 studenti, dopo essere piombati ben sotto i 13000 nel 2014. Infine, queste vicende pongono un grosso punto interrogativo sull'efficacia della governance del diritto allo studio in Sardegna, al di là dell'impegno enorme che su questo fronte va riconosciuto alla RAS, e più in generale in Italia. Una governance che di assegna alle università un ruolo passivo. Per esempio, le università non hanno alcuna voce in capitolo sui meccanismi di assegnazione delle borse e delle altre agevolazioni agli studenti meno abbienti e meritevoli; semplicemente li subiscono; basti pensare che, come già ricordato, può addirittura accadere che gli enti preposti all'erogazione di tali borse non riconoscano crediti regolarmente conseguiti dagli studenti nell'ambito di piani di studio regolarmente approvati. Le politiche in materia di diritto allo studio impattano sui bilanci degli atenei sia direttamente che indirettamente. Direttamente, basti pensare alla no tax area, che finisce per essere una tassa che colpisce soprattutto gli atenei che operano in territori in cui la capacità contributiva degli studenti è più bassa; e la Sardegna è tra questi, considerato che il reddito mediano degli iscritti è in inferiore a quello nazionale. Lo stato prevede compensazioni certo, ma si tratta di compensazioni definite ex post e che non necessariamente compensano al 100% il mancato gettito da tasse universitarie. Indirettamente, perché ogni ritardo ogni malfunzionamento, così come altro elemento caratterizzante delle politiche sul diritto allo studio a livello nazionale o provinciale influenzano l'attrattività degli atenei; ciò che si riverbera sull'entità del fondo di funzionamento ministeriale che a ciascun ateneo arriva anche in proporzione a quanto pesa l'ateneo in termini di studenti rispetto al totale del sistema Italia. Considerato che in ultima analisi, chi subisce le conseguenze delle politiche sul diritto allo studio, oltre naturalmente agli studenti, sono proprio le università, il ruolo passivo che a queste viene assegnato dall'attuale sistema di governance del diritto allo studio, davvero stupisce e senz'altro è sintomo che tale sistema non è efficiente ed efficace. In particolare non si capisce perché le risorse per operare tali politiche non possano essere assegnate direttamente agli atenei, né si capisce, considerato che si tratta di diritti sanciti dalla costituzione, perché si continui a tollerare significative differenze nella qualità e nella quantità del diritto allo studio tra regioni, frutto di differenze nella qualità degli enti locali preposti così come delle scelte operate a livello locale.


 

 


2 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 7 gennaio 2020 2019 / SARDEGNA - Pagina 2
FONDI UE NON SPESI, CARTA: REGIONE INADEGUATA
Il segretario della Cisl sarda: «Abbiamo un disperato bisogno di questi soldi ma rischiamo di perderli»

SASSARI Ce ne sarebbe un disperato bisogno per mettere a fuoco il futuro dell'isola ma sarebbe necessario abbreviare i tempi. L'alternativa avrebbe il sapore amaro del fallimento nonostante il tempo a disposizione fosse più che sufficiente. Il conto alla rovescia per evitare di perdere il miliardo di euro destinato all'isola dall'Unione europea, disponibile grazie ai contributi del Fes (Fondo sociale europeo) e del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), sta per scadere e all'orizzonte non si notano le grandi manovre che sarebbe lecito aspettarsi per fare in modo di evitare di restituire un patrimonio all'Ue. Anzi, tutto tace. Secondo il segretario generale della Cisl sarda, Gavino Carta, si tratterebbe di un problema atavico e mai risolto: «Abbiamo la necessità di migliorare la capacità di programmazione e quella di spesa ma prima sarebbe necessario mettere a punto la macchina regionale. Anche se in realtà avremmo bisogno di una revisione completa perché abbiamo a che fare con apparati regionali inadeguati che non riescono nemmeno ad effettuare i collegamenti con gli enti locali per fare i modo di garantire le spese. Faccio un esempio - spiega Carta -, oltre al ritardo cronico accumulato sulla programmazione e la spendita dei fondi europei, la Regione è stata in grado di programmare appena 4 milioni dei 37,5 messi a disposizione dal fondo di sviluppo e coesione riuscendo a spenderne appena 1. Questo significa che le colpe sono solo nostre, anche perché altre regioni, italiane ed europee, riescono a spendere di più e meglio». Le colpe, secondo Carta, sono da ricercare soprattutto nelle parti politiche: «La Giunta Solinas dal suo insediamento aveva 180 giorni di tempo per stilare un documento necessario al completamento del quadro comunitario di sostegno (che definisce priorità e strategie d'intervento relativamente all'uso dei fondi strutturali europei, ndr). È ormai passato praticamente un anno e non è successo nulla». E i problemi non sono relativi solo al rapporto con la programmazione e la spesa dei fondi comunitari: «La situazione è addirittura più grave perché i fatti ci dicono che la Regione andrà avanti con un esercizio finanziario provvisorio, a cui sarà necessario un maxi emendamento entro febbraio. È come se fossimo ancora in campagna elettorale - attacca Carta - e noi facciamo una grande fatica perché non abbiamo nulla su cui confrontarci. Non esistono documenti da discutere o programmi da valutare. Navighiamo a vista. Con la precedente giunta perlomeno avevamo indirizzi certi su cui confrontarci, adesso sono spariti anche quei riferimenti». La speranza è che la navigazione a vista immaginata dal segretario della Cisl possa comunque portare l'equipaggio della nave Sardegna a toccare terra prima che sia troppo tardi. Perché il miliardo di euro che potrebbe ritornare all'Ue sarebbe una manna dal cielo per l'isola: «si potrebbero finanziare tutte le infrastrutture materiali - immagina Gavino Carta, dalla scuola alla sanità passando per la ricerca. Ma potrebbero giovarne anche i trasporti, le politiche di formazione professionale e tutte le politiche attive. Invece il nostro orizzonte non va oltre le politiche passive, come il sostegno agli ammortizzatori sociali. Per carità, sono aiuti utilissimi ma non possiamo fermarci a questo». Ma c'è di più, e il contenuto extra è clamoroso: «Ovviamente l'Italia partecipa al quadro comunitario di sostegno - conclude Gavino Carta - ma noi riusciamo a contribuire in misura superiore a quello che otteniamo». Un quadro desolante in cui i 329 milioni non spesi del Fes e i 681 milioni del Fesr rischiano di recitare il ruolo dei passanti pronti a riprendere la strada di casa. (c.z.)

 


3 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 7 gennaio 2020 2019 / SASSARI - Pagina 16
Giovedì l'Università di Sassari ospita l'appuntamento conclusivo del laboratorio "Unesco Academy"
CONFRONTO A SQUADRE SUI DIRITTI

SASSARI Saranno i diritti umani l'argomento dell'incontro-confronto sassarese che concluderà il progetto "Unesco Academy - Laboratorio per studenti universitari sullo sviluppo di reti territoriali", promosso e organizzato dalla sezione Sardegna della Associazione italiana giovani per l'Unesco con il contributo della Fondazione di Sardegna.Il progetto avviato a maggio ha fatto tappa a Olbia, Cagliari (con due appuntamenti), Posada e Barumini. Gli incontri hanno consentito ai giovani di confrontarsi su temi importanti: "Marine world heritage", sostenibilità, tutela dell'ambiente, educazione e accessibilità, il rapporto dell'Unesco con la Sardegna.Sassari ospiterà giovedì 9 gennaio un appuntamento dedicato all'educazione ai diritti umani come strategia primaria di diffusione della conoscenza dei diritti fondamentali della persona nella prospettiva di una convivenza di pace. I lavori saranno aperti alle 15 nei locali del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università. Il programma - annunciano gli organizzatori - prevede un'interessante conferenza con l'intervento di Maria Cristina Carta, ricercatrice di Diritto dell'Unione Europea, dei soci dall'Associazione Italiana Giovani per l'Unesco Regione Sardegna e il contributo di importanti personalità: Caterina Mura (Anpi Sassari), Gianni Manca (Amnesty International), Maria Francesca Fantato (NoiDonne2005), Anna Lacci (Earth Gardeners), Liliana Pais (Ass. Alisso onlus) Mario Dossoni (professore in Sociologia, già Garante dei detenuti Comune di Sassari), Massimo Mele (Movimento Omosessuale Sardo), Rita Diez (Emergency Sassari), Sabrina Mura (Ass. Acos) e Silvana Pinna (Unicef Sassari).«Ogni relatore - spiega l'organizzazione della giornata - interverrà nel proprio ambito di competenza affrontando il tema dell'educazione ai diritti umani focalizzando l'attenzione sul concetto di didattica dei diritti umani come approccio globale, che riconosca l'indivisibilità e l'interdipendenza di tutti i diritti: civili, culturali, economici, politici e sociali e, attraverso questi, miri alla dimensione della pace e della convivenza democratica».Al termine degli interventi, i partecipanti saranno invitati a confrontarsi con la metodologia del Debate: un confronto fra due squadre ciascuna formata da due componenti, che sostengono e controbattono l'argomento in questione, ponendosi in un campo (pro) o nell'altro (contro). «Una opportunità - dicono all'Unesco Academy - per confrontarsi e condividere diversi punti di vista, rendendo la comunità - e in particolar modo gli studenti universitari chiamati a partecipare - protagonista e attivamente partecipe della valorizzazione e diffusione globale dei diritti umani». Unesco Academy nasce come ciclo di incontri nelle Università della Sardegna, per discutere insieme a studenti ed esperti le sfide e i valori fondanti dell'Unesco: pace e cooperazione attraverso cultura, scienza e istruzione. Attraverso questi eventi si vuole facilitare il dialogo tra enti che operano sul territorio e futuri cittadini, per formulare proposte di sviluppo innovative e favorire la valorizzazione del patrimonio culturale da parte delle nuove generazioni.
 

 


4 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 7 gennaio 2020 2019 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 38
UOMINI, SIATE ALL'ALTEZZA DELLE DONNE
La Sardegna ha il tasso di natalità più basso di Italia. I servizi e il lavoro contano, ma è importante che i maschi crescano i istruzione quanto le loro compagne

di Stefano Sotgiu
Era il 1999 quando usciva per Bollati Boringhieri un testo di analisi socio-economica dal titolo curioso: "Il posto dei calzini". L'autore, Christian Marazzi, sosteneva la tesi del riequilibrio nel ménage domestico fra uomini e donne come elemento essenziale per lo sviluppo. La metafora era quella dei calzini, che gli uomini lascerebbero in giro, sparsi per la casa e che le donne, pazientemente, passerebbero a raccogliere, lavare, stendere, riporre nei cassetti. Di recente, nel corso di un incontro sulla condizione giovanile in Sardegna, è emerso che nell'Isola erano presenti, nel 2001, 343mila giovani tra i 15 ed i 29 anni. Oggi ce ne sono 220mila, tra 30 anni solamente 130mila. I dati, presentati dal fondatore del Sardinian Socio-Economic Observatory, Frantziscu Sanna, sono allarmanti. Fra minori nascite e partenze non compensate da nuove iscrizioni all'anagrafe, con saldi naturali e migratori negativi, la Sardegna si troverà presto gravemente menomata della componente della popolazione più dinamica, quella giovanile. C'è una possibile relazione fra posto dei calzini da ritrovare e dati della natalità nell'Isola sempre più preoccupanti? Forse. La Sardegna, dopo la Liguria, è la regione con il minor tasso di natalità in Italia (5,7 nati ogni 1000 residenti) e con il quarto maggior decremento nelle nascite nel periodo 2013-2017 (-14,57%). Tutto questo in un Paese ultimo in Europa per tasso di natalità (7,6 nati per 1000 abitanti), in particolare nelle aree interne e in quelle più periferiche. La decisione di costituire un nucleo familiare e di avere figli è legata a molti fattori, naturalmente. In primo luogo la disponibilità di un reddito sufficientemente stabile, poi dalla presenza di servizi pubblici e privati che consentano di affrontare l'esperienza genitoriale con una rete sociale di protezione capace di consentire a chi ha figli di poter condurre una normale vita lavorativa. Questo in Italia, in Sardegna, non accade abbastanza. Spesso il principale ammortizzatore sociale è la famiglia. E nella famiglia, la componente femminile è quella sulla quale ricade il maggior carico di cura. In questo contesto si inserisce un altro elemento: mentre da un lato esiste un gap di genere nell'accesso al lavoro che favorisce la componente maschile della popolazione, sul fronte dell'istruzione la questione è ribaltata. In particolare in Sardegna gli uomini diplomati o laureati per 100 donne sono in numero sistematicamente inferiore, dai 97 della Provincia di Carbonia fino agli 80 della Provincia di Nuoro (elaborazione OpenPolis su dati Istat). Un fenomeno, quello della progressiva crescita dell'istruzione femminile e dell'emancipazione che determina spesso una riduzione della natalità, anche in presenza di una componente maschile in difficoltà anche a causa del crescente gap di istruzione. Tensione fra sessi, dunque, confermata anche dal crescente numero di divorzi e, purtroppo, dalla violenza di genere. E mentre gli strati sociali e politici più conservatori della società vorrebbero un ritorno fra le mura domestiche delle donne, a quella progressista e sensibile uno dei compiti più importanti per il recupero dell'equilibrio nella coppia. Quello di fare in modo che siano gli uomini a ritrovare il posto dei calzini, che si riducano i tassi di dispersione scolastica maschile, che la componente maschile della popolazione frequenti più e con più profitto la scuola, allineandosi su sistemi di valori culturali che le donne già posseggono. Ruoli meno specializzati, maggior bilanciamento fra casa ed impegno lavorativo per entrambi. Se è vero che i servizi e il lavoro contano, è anche importante poter contare su partner presenti e attivi (cosa che i giovani padri a onor del vero fanno sempre più ma forse non ancora abbastanza). Per esserlo bisogna condividere cultura e valori. Oggi esiste una divaricazione. Compito delle politiche pubbliche, specie progressiste, riallineare i ruoli non comprimendo la tendenza femminile alla crescita ma aiutando quella maschile ad esserne all'altezza.

 

 

 

RASSEGNA STAMPA
di LUNEDÌ 6 GENNAIO 2020

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 6 gennaio 2020 / Prima pagina
LE TABELLE SUI FONDI EUROPEI
Un miliardo per l’isola ma servono progetti

Quante volte ci siamo sentiti dire: “Non c’è un euro”, Ebbene non è così. Le tabelle riassuntive sui fondi europei raccontano una realtà molto diversa. La Sardegna ha a disposizione circa un miliardo di euro da spendere entro il 2023. Un tesoro che potrebbe volatilizzarsi in mancanza di progetti e della capacità di portarli sino in fondo. A PAGINA 4

SARDEGNA - Pagina 4
Un tesoro di quasi un miliardo di euro ancora da investire entro il 2023
ISOLA INDIETRO NELLA SPESA DEI FONDI UE

SASSARI La lamentela di ogni governatore, e dei suoi assessori, è sempre la stessa: «Non ci sono risorse». Ma a leggere la tabella dei dati con i fondi europei spesi fino a oggi la realtà sembra essere differente. La Sardegna non si trova tra le regioni più virtuose per le risorse spese. Del Fondo sociale europeo aveva risorse disponibili dal 2014 e fino al 2023. La Sardegna aveva a disposizione un tesoretto da 445 milioni di euro, e fino a ora ne ha speso appena 115 milioni, il 25,9 per cento. Restano da spendere 329 milioni entro il 2023. Servirà una corsa per riuscire a centrare l'obiettivo del 100 per cento della spesa. Non va molto meglio per il Fondo europeo di sviluppo regionale. Qua il tesoretto era di 931 milioni. Fino a oggi sono stati spesi e certificati 250 milioni, il 26,8 per cento. E anche in questo caso quello che avanza, 681 milioni di euro. La data ultima per investire queste risorse è il 2023. L'isola non sembra essere stata troppo diligente nello sfruttare queste risorse, anche se è più o meno in linea con la media nazionale che si attesta al 28,5 per cento. Ci sono regioni che hanno fatto molto meglio. Il Piemonte per esempio ha speso quasi il 50 per cento delle risorse. L'Emilia Romagna il 43 per cento. La Lombardia e la Toscana il 40 per cento. Numeri che fanno capire che c'è ancora da lavorare per colmare il gap.

 





RASSEGNA STAMPA
di DOMENICA 5 GENNAIO 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 gennaio 2019 / Lettere e commenti - Pagina 34
L’INTERVENTO
ALL'UNIVERSITÀ SERVONO FONDI MA ANCHE IDEE

di Gian Paolo Demuro,
Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Sassari
L'Università è divenuta protagonista in negativo della manovra di bilancio per il 2020: la mancanza di fondi richiesti dal ministro Fioramonti ne ha comportato infatti le dimissioni e la sua sostituzione con il professor Manfredi. Al di là delle dimissioni e del passaggio di consegne, non si deve però pensare che i problemi per l'Università stiano solo nell'insufficiente finanziamento (pressanti peraltro le necessità di un nuovo piano di assunzione di ricercatori e la copertura delle esenzioni per le tasse universitarie): altre misure di indirizzo senza costi già da tempo avrebbero dovuto esser prese. Analizzando il testo della legge si intravvedono qua e là alcune misure di dettaglio (per le cifre), come l'aumento dei fondi per scuole di specializzazione medica o la specifica assegnazione alla Sardegna di risorse (previste nel recente accordo Stato-Regione) per la manutenzione delle scuole e delle residenze universitarie. Il provvedimento più significativo è la creazione della Agenzia nazionale della ricerca, sulla quale torneremo tra poco. È certamente chiaro che non è la legge di stabilità la sede deputata per delineare un quadro organico di riforme, ma questa importante legge emanata ogni anno dal Parlamento va interpretata anche per i segnali di attenzione che lancia ai diversi settori della vita del Paese: e i segnali per l'Università sono di sostanziale indifferenza, con una sola eccezione, di dubbio significato. La creazione infatti dell'accennata Agenzia nazionale per la ricerca, con il compito dichiarato di potenziare la ricerca svolta da università, enti e istituti di ricerca pubblici e privati, rischia di creare in realtà l'ennesima struttura burocratica. Sono state forti le riserve nel mondo universitario contro questa Agenzia, anche per la sua composizione, inizialmente con membri di nomina politica e alla fine con un direttore designato dal Presidente del Consiglio e con un comitato direttivo e uno scientifico e un collegio di revisori in cui abbondano le competenze ministeriali e la cui ridondanza sembra già condannare all'ineffettività. È comunque fondata questa preoccupazione? A nostro giudizio il timore non è tanto e solo per la libertà della ricerca, quanto piuttosto per il messaggio nascosto: le Università devono autofinanziarsi con la ricerca, devono provvedere a sé stesse con proprie risorse. Il che potrebbe apparire (anzi è) giusto ma solo limitatamente, per certe aree e per certe materie. Non si potrà mai rinunciare infatti al finanziamento pubblico, pena la scomparsa della Università pubblica; la ricerca viene finanziata nelle solite aree economicamente avanzate del Paese; le materie umanistiche avrebbero maggiori difficoltà a finanziarsi. Insomma dietro questa Agenzia motivazioni discutibili e prospettive incerte. Eppure sarebbero bastate alcune misure a costo zero per dare respiro alle Università. Innanzitutto abolire il sistema dei punti organico (voluto dal MEF), che pesa il reclutamento in numeri e non in risorse effettive: basterebbe dare la possibilità alle Università di assumere entro i limiti di bilancio; sembra banale ma le Università non possono farlo. Poi semplificare: l'ossessione per la valutazione ne sta facendo perdere il ruolo positivo per apparire ormai un inutile appesantimento. E poi la fine del precariato, la riforma cioè dei primi gradini della carriera universitaria, che sono proprio quelli più deboli e spesso più produttivi.E ancora, tra le tante idee, la creazione di corsi di studio e programmi che tengano effettivamente conto degli sbocchi lavorativi, aumentando l'autonomia spesso imbrigliata in rigide griglie. Non solo essenziali risorse economiche, dunque, ma un recupero di razionalità, virtù precaria (anch'essa) nell'Università da decenni: questo è il compito che attende il nuovo Ministro.


2 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 gennaio 2019 / Provincia di Sassari - Pagina 28
Tesi di laurea tedesca
sul fumetto in limba scritto da Tore Patatu

SASSARI Un fumetto in sardo scritto da Tore Patatu negli anni Settanta diventa oggetto di una tesi di laurea all'università di Mannheim in Germania. Il lavoro dello studioso sarà al centro della ricerca della laureanda Alina Becker Benitez dal titolo «Nuovo focus sulla letteratura italiana contemporanea. Utilizzo e beneficio di graphic novel e fumetti» con riferimento alla didattica e alle lingue minoritarie.Chiaramontese d'origine e sassarese di adozione, autore e studioso molto noto negli ambienti culturali, Patatu mai avrebbe immaginato che un suo scritto sarebbe diventato oggetto di tesi di laurea e soprattutto che tale interesse sarebbe venuto da un'università tedesca. L'opera è «Festa de Pantàsimas», primo racconto del libro «Contos de s'Antigu Casteddu» pubblicato nel 1980 e divenuto nel 2010 il primo fascicolo della collana «Bobbeddu. Fumetti in lingua sarda. Racconti intriganti d'altri tempi» dopo l'incontro, casuale, dell'autore con il giovane disegnatore Francesco Puliga. Evidentemente quei racconti, che corredati di glossario rappresentano uno strumento piacevole per l'insegnamento e l'apprendimento della lingua sarda, continuano a conservare la loro capacità d'intrigare il lettore, anche al di fuori della Sardegna.«Festa de Pantàsimas» è stato presentato dalla professoressa Kropp dell'università di Mannheim quale lavoro didattico nell'ambito di un seminario a blocchi sulla diversità linguistica dell'Italia. A colpire gli studiosi tedeschi è stato il fatto che qualcuno avesse «dimostrato impegno ad avvicinare bambini, giovani e adulti alle tradizioni sarde in un fumetto sardo attraverso altri media come la letteratura tradizionale _ così Alina Becker Benitez scrive a Patatu nella lettera di presentazione _. Mi interessava particolarmente l'orientamento didattico con i diversi argomenti grammaticali e il vocabolario come aiuto». Da qui l'idea di contattare l'autore per approfondire la conoscenza di quel fumetto e, insieme, della didattica e della situazione socio-linguistica in Sardegna come lavoro finale della tesi di laurea della studentessa: «Questo sarà un incredibile valore aggiunto per la mia tesi». Come accade per tutti i lavori svolti per tesi di laurea, che diventano paradigmatiche per altri e per studi successivi, questo in particolare, oltre che motivo d'orgoglio per l'autore, il fumettista e per la cultura sarda in generale, potrebbe far riflettere appunto sulle potenzialità ancora aperte della lingua sarda anche nell'ambito delle lingue e delle letterature comparate. Il fumetto già nasce infatti come strumento utile per studiare e imparare la lingua sarda in modo naturale e spontaneo, dal momento che, come scriveva lo stesso autore (già insegnante di francese e sardo) nella presentazione del 2010 «contiene i due elementi basilari per lo studio di una lingua: la situazione comunicativa e la motivazione all'apprendimento».
Letizia Villa





RASSEGNA STAMPA
di SABATO 4 GENNAIO 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 4 gennaio 2019 / Speciale La mia isola - Pagine 14/15
GIACOMO CAO
L’INTERVISTA
PUNTARE SUI DRONI PER TORNARE A SU CONNOTTU
Il numero 1 del Distretto Aerospazionale della Sardegna svela i progetti in corso e le chance per il futuro
Come quando dall’isola partì il primo razzo europeo
A metà degli anni ’50 Perdasdefogu accoglieva diciotto presidi di facoltà di Fisica di tutta Europa. Venivano a “veder le stelle” dal tavoliere Su Pranu.
I velivoli senza pilota di tipo civile diventeranno come i nostri telefonini, un consuetudine quotidiana. Già oggi ne esistono tanti modelli

di Giacomo Mameli
Chissà se con i droni, con l'aviazione civile, la Sardegna tornerà a Su Connottu. A metà anni '50 del Novecento Perdasdefogu accoglieva diciotto presidi di facoltà di Fisica di tutt'Europa. Comandava "la base" un generale simpatico dell'aeronautica, Adalberto Zanchi, ballava in piazza. Venivano a "veder le stelle" dal tavoliere Su Pranu, in un paese povero, economia primitiva, la luce delle candele a carburo, l'istruzione ferma alla quinta elementare. Il battesimo del primo razzo europeo fu dalla Torre Gigli di "Perda is furonis", check point di ladri di bestiame. Fulminante il passaggio preistoria-futuro. I fisici erano capitanati da Robert Pooley, direttore scientifico dei programmi. Di giorno si occupava di astrofisica e missilistica. Di sera beveva filuferru nelle cantine e ballava su passu torràu. Era appena nata la Esro, l'Europa unita dello spazio, European spatial research organisation. Furono anni di crescita economica. Con scienziati che volevano esplorare il cielo (parlavano di ionosfera). Il vecchio Continente, uscito da due guerre, voleva competere con Stati Uniti e Russia che puntavano a conquistare lo spazio. Quel progetto - che per The Times, Le Figaro, la Süddeutsche Zeitung «veniva sperimentato nella Cape Canaveral Italiana», forse riprenderà quota in quest'avvio di 2020 col Dass, acronimo che sta per Distretto aerospaziale della Sardegna. Lo presiede un cagliaritano doc, Giacomo Cao, 59 anni, professore ordinario di Principi di ingegneria chimica nella facoltà di piazza d'Armi, esperienze accademiche tra le università Notre Dame dell'Indiana (Usa) e Davis in California.
NUOVA FRONTIERA. Dice: «Infrastrutture militari della Sardegna verranno utilizzate anche per scopi scientifici con più progetti». Tra i principali: costruzione di una piattaforma di test per droni che Cao chiama «velivoli senza pilota di tipo assolutamente civile». È una nuova frontiera dell'uso dello spazio con la Sardegna in campo. I droni - si legge nelle riviste specializzate - diventeranno come i nostri telefonini, una consuetudine quotidiana. Già oggi ne esistono tanti tipi: vanno da quelli micro da 20 centimetri di diametro fino al colosso P1hh della Piaggio, quasi un jet executive, 14 metri di lunghezza, 4 di altezza, pesa più di sei tonnellate. Vola da solo, telecomandato, uno 007 celeste.
Cao illustra questi programmi nel suo Dipartimento tra computer che sembrano quasi preistoria informatica, maxi foto di Albert Einstein, la targa Laboratorio tecnologie per l'esplorazione dello spazio, poster del Cosmic Project e dello Spark Plasma Sintering, locandine di un Symposium internazionale di anni fa. C'è di tutto e di più, qui nascono alcuni degli aggeggi che si trovano in varie applicazioni aerospaziali. Si entra in un mondo off limits per i comuni mortali. Nelle aule, anche in questi giorni di festa, studenti chini sui libri o davanti a ingranaggi. Ecco un reattore Shs: «Produciamo le polveri per realizzare materiali resistenti all'ossidazione a temperature di oltre duemila gradi centigradi». Più avanti un sinterizzatore: «Passiamo dalle polveri al materiale denso, sotto forma di cilindri di varie dimensioni». Una fornace, una camera a guanti, guanti neri come maniche a vento e che i ricercatori maneggiano come tastiere di un portatile. Cao: «Questa camera ci consente di lavorare in atmosfera controllata».
Alcuni piani sono realtà. Con la società Avio, leader mondiale nel settore dei lanciatori spaziali, proprio all'interno del Poligono di Perdasdefogu, verrà realizzata con il Dass una piattaforma per test su motori a propellente liquido del razzo tutto italiano Vega. Il progetto Sptf sta per Space propulsion test facility. Da Parigi, dove si trova per lavoro, Giuseppe Coccon, direttore delle relazioni esterne dell'azienda di Colleferro, conferma: «Nelle prossime settimane presenteremo il progetto pubblicamente e diremo nel dettaglio quali saranno le ricadute economiche sul territorio per rafforzare la presenza di Avio nell'isola». Coccon aggiunge: «Dopo Villaputzu, grazie al nuovo insediamento a Perdasdefogu, la Sardegna avrà un ruolo strategico in Europa nello sviluppo delle nuove tecnologie spaziali dei prossimi decenni». Si parla di 35 posti di lavoro per professionalità altamente specializzate, rappresentate da ingegneri, chimici, informatici e tecnici. Costo complessivo, cofinanziato - lo ha annunciato alcuni giorni fa l'assessore regionale alla difesa dell'Ambiente Gianni Lampis - è di 33 milioni di euro. Un altro progetto è chiamato Generazione E, capofila è il Dass. Cao: «Dobbiamo realizzare un prototipo per l'abbattimento delle emissioni per prove a terra di motori a propellente solido e lo sviluppo di tecniche di diagnostica avanzata: misurazione di temperature, deformazioni, sforzi». È di pochi giorni fa l'approvazione da parte della Giunta regionale della deliberazione sulla compatibilità ambientale per la costruzione di un banco di prova per motori a liquido (LRE, Liquid rocket engines) e di un impianto per la realizzazione di componenti in carbon-carbon nel territorio del Comune di Perdasdefogu. Deliberazione che, dopo decenni di disinteresse da parte dei miliari in altre faccende affaccendati, apre uno spiraglio per il paese: «Ci auguriamo - dice il sindaco Mariano Carta - che alle parole seguano i fatti. Perché il paese, con gli investimenti fermi al Poligono, si è spopolato, ha un disperato bisogno di posti di lavoro, soprattutto di quelli qualificati per i ragazzi che si diplomano all'istituto professionale Ipsia». Luce verde anche per gli atenei. Nei laboratori dell'università di Cagliari verranno testati i materiali Uhtc, ultra high temperature ceramics di cui già da anni si stanno occupando i ricercatori sardi Roberta Licheri e Roberto Orrù. In questo campo - materiali sofisticatissimi - l'università del capoluogo ha avuto riconoscimenti a livello internazionale. La parola al professor Cao: «Oggi in Sardegna gli occupati nel settore dell'aerospazio sono poco meno di trecento, le professionalità sono alte e c'è garanzia di nuova occupazione anche per operai. Possiamo disporre, per scopi civili, di strutture militari che altre regioni non hanno: c'è un progetto interamente finanziato dalla Regione per 1.6 milioni di euro. Per i droni potremmo servirci degli spazi di Decimomannu, dell'aeroporto di Tortolì e forse di Fenosu oltre che dell'aviosuperficie Aliquirra di Perdasdefogu». Il distretto aerospaziale sardo userà le infrastrutture dei poligoni. Cao: «L'accordo è stato siglato con il ministero della Difesa, fondamentale per il settore civile aeronautico e aerospaziale. Ciò ci consente di essere unici in Italia».
SOCI PUBBLICI E PRIVATI. Il Dass presieduto da Cao ha cinque soci pubblici: Cnr, Inaf (Istituto italiano di astrofisica), i due atenei sardi e, per la Regione, il Crs4. I soci privati sono 24: tra gli altri la società Avio, la Vitrociset ormai al cento per cento del gruppo Leonardo, il Cira (Centro italiano per le ricerche aerospaziali). E, unico caso in Italia, anche una fondazione di origine bancaria, la Fondazione di Sardegna. Se questi progetti si attuassero sarebbe la svolta. Si tornerebbe al feeling tra mondo accademico, militare e agropastorale. A Giovanni Corona che lo aveva accolto nell'ovile, mister Pooley aveva detto: «Questa grappa è buona come il nostro whisky». L'inviato-mito di guerra del Corriere della Sera Egisto Corradi scriveva di «un villaggio di pietre e capre ma col futuro davanti a sé, perché qui nascerà l'Europa che competerà con America e Russia». La prima avventura spaziale europea, coi lanci dei razzi Contraves, degli Hawk, degli Skylark, avvenne alle 13.30 del 25 ottobre 1956 con quattro missili «a carica di combustibile ridotta». Di sardo c'era solo il territorio. La tecnologia ha fatto passi da gigante. Se i droni fossero made anche in Sardinia sarebbe davvero un miracolo.

VOLI AMATORIALI
E intanto Aliquirra decolla

Aspettando che il Distretto aerospaziale della Sardegna prenda il volo, sulla strada che da Perdasdefogu porta a Ulassai da 12 anni si fanno voli amatoriali. Se ne occupa la società Aliquirra (presidente Marco Corongiu, vice Luigi Loi, tesoriere Sabatino Scipione), affiliata all'aeroclub d'Italia. Nel pianoro di "S'abba siccània", a due chilometri da Foghesu, gestisce un'aviosuperficie di 680 metri (presto di 1300). Nell'hangar è stato costruito l'ultraleggero Savannah (in omaggio al deserto africano) sul quale si esercitano i fans. Voli su vallate da sogno e puntate alle cascate di Luesu. Settecento ore di volo all'anno, frequenti raduni con una media da 25 e 32 velivoli che giungono da tutta l'isola. Corongiu: «Facciamo divulgazione aeronautica per la cultura del volo sportivo e costruzione amatoriale dei velivoli. Arrivano anche dall'estero: passano le ferie volando in cielo».



2 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 4 gennaio 2019 / SASSARI - Pagina 20
Il presidente Sechi e il direttore Arghittu: «Nessuna inerzia
L'ERSU SI DIFENDE: MANCANO LE RISORSE PER LE BORSE DI STUDIO
Aspettiamo i fondi dalla Regione per i 150 rimasti esclusi»

di Paoletta Farina
SASSARI «L'Ersu non assegna le borse di studio? La realtà è ben diversa ed occorre chiarezza senza alcuna polemica, ma nel rispetto della verità». Il presidente e il direttore generale dell'ente, Massimo Sechi e Antonello Arghittu, non ci stanno a passare come quelli che non vogliono pagare: «Rispettiamo la legge perché siamo un'amministrazione pubblica e quindi soggetta a verifiche e controlli, sappiamo di aver agito secondo gli iter previsti a tutela degli aventi diritto e vogliamo precisare cosa è accaduto, anche a salvaguardia dei nostri uffici, ingiustamente accusati di inerzia». E aggiungono: «Il vero nodo è un altro: se la Regione, come si è impegnato a fare l'assessore Biancareddu, non ci accrediterà 480mila euro di fondi che mancano per coprire tutte le assegnazioni, allora davvero non potremo erogare il beneficio a 150 studenti rimasti fuori dalla graduatoria».
La polemica sulle borse di studio era scoppiata nei giorni scorsi, dopo che un gruppo di esclusi si era lamentato e 9 studenti di Giurisprudenza avevano ricorso all'Ersu in autotutela, sostenendo di avere i requisiti. L'ente aveva replicato, erano intervenuti il rettore Massimo Carpinelli e il consigliere regionale del Partito Democratico Roberto Deriu. Intanto Sechi e Arghittu difendono l'attività dell'ente, che contribuisce alla vita sociale degli studenti, offre una mensa con pasti di qualità a chilometro zero e presto aprirà uno sportello medico per i fuori sede in via Padre Manzella, assicurando un'assistenza sanitaria in collegamento con l'Aou. L'assegnazione delle borse. «Bisogna ritornare al passato quando avevano a bilancio, come avanzo di amministrazione 1 milione 700 mila euro per soddisfare al cento per cento le richieste degli studenti che ne avevano diritto. Per utilizzare queste risorse avevamo però la necessità di un'autorizzazione da parte della Regione -spiega il presidente Sechi -. Che però ha fatto un'altra scelta destinandole altrove. Scelta legittima in quanto nella prerogative della giunta regionale, ma che ci ha impedito di pagare subito e a tutti, come invece avremmo voluto, le borse di studio. «Così al 31 ottobre - prosegue - , alla chiusura della graduatoria per mancanza di fondi ci siamo ritrovati a lasciare fuori dal sussidio 611 studenti idonei. Nelle prime due settimane di dicembre, grazie a un trasferimento da parte dello Stato, e cioè il saldo Fis 2019 per un importo di un milione 200mila euro, e all'accreditamento del saldo della tassa regionale, siamo riusciti a ridurre il numero degli esclusi da 611 a 150». «Una corsa contro il tempo - afferma Antonello Arghittu - proprio per poter soddisfare l'attesa degli studenti. Non ci si può quindi accusare di non avere fatto il possibile per garantire il sussidio». Per le borse di studio l'Ersu sassarese spende 13 milioni 300 mila euro e ad averne beneficiato in quest'anno accademico sono stati 3750 universitari.
I RICORSI. «Sono stati nove gli studenti di Giurisprudenza che si sono opposti all'esclusione, quindi non cinquanta come è stato detto - dice Antonello Arghittu -. L'assegnazione avviene secondo i criteri del reddito, in base all'Isee, e del merito-. Alla chiusura della prima graduatoria, in 66 - e sono studenti di tutte le facoltà - erano rimasti esclusi o per il reddito (in 31) o per le certificazioni di merito (in 3). Poi, in seguito all'istruttoria, cinque giovani di sono stati riammessi». Alloggi universitari. Presidente e direttore intervengono anche sullle residenze universitarie. «Sono stati assegnati 550 posti letto e per accrescere il loro numero stiamo portando avanti gli altri progetti in essere all'ex Brigata Sassari, in via Canopolo e nel campus di San Lorenzo. Già ora abbiamo uno dei più alti rapporti posti letto-universitari, che è di 1 a 13, ma quando si avvieranno i cantieri questo indice salirà anche se quest'anno abbiamo assegnato 15 posti fuori graduatoria, completamente coperta». Alla Brigata Sassari di Serra Secca (76 posti letto) i lavori sono bloccati da più un anno perché è stato rescisso il contratto per gravi inadempienze con la direzione dei lavori che è stata riassegnata dopo che il Tar ha dato ragione all'Ersu. A marzo il cantiere riaprirà e la consegna dei lavori è prevista per novembre prossimo. Tempi più lunghi per il campus di San Lorenzo (a disposizione ci sono 26 milioni di euro per 280 posti letto) a causa dei vincoli paesaggistici e idrogeologici presenti nell'area il cui utilizzo si è perciò ridotto da tre ettari alla metà. «Stiamo lavorando con il Comune per le autorizzazioni, ma non potremo iniziare i lavori prima di dicembre del 2021».



3 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 4 gennaio 2019 / SASSARI - Pagina 21
Una classe seconda della scuola sassarese ha ottenuto riconoscimenti dall'Oicr
DUE PROGETTI DEL PITAGORA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Gli studenti hanno collaborato con educatori ambientali e ricercatori universitari

di Giovanni Dessole
SASSARI Il "Pitagora", istituto superiore cittadino che da quest'anno aderisce al progetto La Nuova@Scuola, ha recentemente messo in bacheca un prezioso e importante riconoscimento. Anzi due, dato che sono due i progetti realizzati dagli studenti della scuola, incentrati sul tema dei cambiamenti climatici e fenomeni migratori, premiati a Cagliari dall'Oicr nel corso di un evento organizzato al teatro Massimo nei giorni scorsi in occasione della seconda edizione del concorso regionale "Graziano Deiana" promosso dalla Regione. Una classe seconda a indirizzo tecnico economico ha scelto infatti di indagare su cause ed effetti dei cambiamenti climatici, con successive conseguenze riscontrabili in riferimento al fenomeno dei cosiddetti migranti ambientali. Il risultato? Il progetto "Cambiamenti climatici e ondate migratorie", utile al fornire agli studenti le informazioni necessarie a comprendere e le connessioni fra l'argomento in oggetto e l'economia, la sostenibilità, l'energia, le relazioni internazionali, la salute e i diritti umani. In fase di lavorazione ed elaborazione i giovani del "Pitagora" hanno collaborato con Associazioni culturali, educatori ambientali, ricercatori universitari, rappresentanti del terzo settore. Obiettivo finale: informarsi per comprendere e analizzare con spirito critico. Ma non solo perché nelle aule di via Asproni è stato sviluppato anche un secondo progetto: "Ghiaccio bollente: viaggio verso un futuro sostenibile", che attraverso modalità di ingaggio coinvolgenti e originali punta a veicolare informazioni, stimoli alla riflessioni e suggerimenti ricollegabili al tema del clima, dell'ambiente e della sostenibilità. Un'opportunità per gli studenti e per i cittadini, figlia di un progetto realizzato in ambito scolastico come attività extra scolastica che prevede la partecipazione attiva dei protagonisti fra seminari e dibattiti. Oltre ai ragazzi del "Pitagora" di Sassari erano presenti al teatro Massimo studenti appartenenti a diverse scuole superiori della Sardegna. Una ulteriore testimonianza del grande valore dell'informazione e dell'esigenza di informarsi e formarsi che accomuna i giovani di oggi, cittadini e futuri professionisti.



 

RASSEGNA STAMPA
di VENERDÌ 3 GENNAIO 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 gennaio 2019 / SARDEGNA - Pagina 5
FORMAZIONE
Scuole di politica a Cagliari e Alghero

SASSARI. A Cagliari e ad Alghero prendono il via due scuole di formazione politica. La prima targata Riformatori, la seconda organizzata dall'associazione Maestrale, vicina all'ex sindaco Mario Bruno. A Cagliari il primo appuntamento della scuola dei Riformatori è per il 18 gennaio: in cattedra tra gli altri il senatore del Pd Luigi Zanda e l'ex assessore Gianmario Demuro. Il secondo appuntamento sarà per il 31 gennaio con il deputato della Lega Giancarlo Giorgetti, mentre il 15 febbraio ultima giornata con il governatore Christian Solinas, l'ex presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto, la sottosegretaria Alessandra Todde e il leader referendario Mario Segni. Ad Alghero si parte il 26 gennaio: in cattedra il medico di Lampedusa e oggi eurodeputato Pietro Bartolo e l'ex viceministro Mario Giro. Il 10 febbraio sarà il turno dell'ex assessore Gianmario Demuro. Il 24 sarà il turno di Luca Canessa, segretario generale del Comune di Forlì. Il 3 marzo la lezione sarà a cura di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, insieme a Emiliano Deiana, presidente Anci Sardegna. Il 16 marzo in cattedra Daniela Scano, giornalista della Nuova, mentre il 6 aprile sarà il turno dell'economista Vittorio Pelligra e il 20 del sociologo Alessandro Lovari. I relatori successivi sono il consigliere del ministro dei Beni culturali, Gianluca Lioni, il 4 maggio, l'economista e senatore Pd Tommaso Nannicini l'11, l'ex consigliera di parità Luisa Marilotti il 25. A giugno le lezioni saranno curate l'8 dallo scrittore Gianrico Carofiglio e il 22 dall'ex ministro Graziano Delrio. In autunno stage in Consiglio regionale e nel Parlamento europeo.

 


2 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 gennaio 2019 / SARDEGNA - Pagina 7
L'Ersu ha aggiornato l'elenco dei beneficiari: 490 su 611.
Deriu, Pd: leso il diritto degli studenti
Borse di studio, all'appello ne mancano 121

SASSARI L'Ersu aggiorna l'elenco dei beneficiari della borsa di studio e la attribuisce a 490 dei 611 inizialmente esclusi. Ma all'appello ne mancano ancora 121 che, pur avendo diritto alla borsa di studio, non fanno parte dell'elenco. Di qui l'appello del consigliere regionale del Pd, Roberto Deriu, che più di tutti in queste settimane ha fatto da portavoce agli studenti idonei ma non beneficiari, a una estensione del provvedimento agli esclusi. «La marcia indietro dell'Ersu di Sassari, che attribuisce la borsa a 490 ulteriori aventi diritto, non sana la situazione di altri 121 studenti oltre a quelli esclusi dall'idoneità. E questo provoca danni gravi al welfare studentesco - attacca Deriu -. In questo modo centinaia di studenti si sono trovati nell'incertezza di poter frequentare l'Università, perché sarebbero mancati i mezzi per sostenere i costi. Non tutti pertanto si saranno ugualmente iscritti, e alcuni potrebbero perdere l'anno. La notizia è quindi buona per chi ha visto riconosciuto il suo diritto in termini concreti, cattiva per chi resta ingiustamente escluso, pessima per la valutazione di efficienza del nostro sistema regionale del diritto allo studio: dopo anni di crescita e di ripresa delle immatricolazioni e della fiducia, il cittadino studente è tornato in balia dei penosi rimbalzi di responsabilità tra responsabili politici e responsabili amministrativi, come se fosse un numero o un oggetto anziché una persona impegnata nel suo fondamentale progetto di vita». L'esponente dem ricorda che «i non beneficiari non percepiscono la borsa per mancanza di risorse stanziate», mentre «dal 2015/16 al 2018/19 tutti gli studenti sardi richiedenti la borsa di studio l'hanno ottenuta». La causa iniziale, secondo Deriu, è nei «sottofinanziamenti della Regione». Una scelta che impone al consigliere dell'opposizione una domanda: «Perché non dare la borsa ai 121 studenti idonei non beneficiari nelle graduatorie dell'Ersu, distruggendo il percorso fatto finora dalla Sardegna? Così gli studenti non si iscrivono, l'Università perde studenti, la Regione perde gran parte delle risorse statali, ma anche fondi propri. In questo modo gli atenei di Cagliari e Sassari rischieranno la chiusura».
Proprio sulla vicenda degli esclusi dalle borse di studio, pur avendone i titoli, ha preso posizione il rettore Massimo Carpinelli, che sulla Nuova ha affermato che «ben 611 nostri studenti che ne avevano diritto non hanno ricevuto la borsa di studio Ersu per mancanza di fondi. Al di là delle polemiche, è un fatto che il diritto di questi studenti è stato leso. A questi si aggiungono altri 50 nostri studenti che l'Ersu dichiara non idonei alla borsa sulla base di una sua interpretazione discutibile delle loro carriere. Considerato che, in ultima analisi, chi subisce le conseguenze di questa gestione, oltre naturalmente agli studenti, è l'Università di Sassari - ha concluso il rettore - io mi impegnerò con tutti i mezzi a mia disposizione affinché il diritto allo studio di tutti questi studenti, che noi già esentiamo dalle tasse, sia garantito».




 

RASSEGNA STAMPA
di GIOVEDÌ 2 GENNAIO 2019

 



1 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 2 gennaio 2019 / PRIMA PAGINA
GRETA E LE SARDINE I SIMBOLI DEL 2019
Piazze giovani e palazzi vecchi

di Vittorio Pelligra
I vecchi, spesso, guardano indietro al passato con nostalgia e rimpianto. Le occasioni perse, i progetti incompiuti, i sogni che non si sono realizzati. Questo atteggiamento spesso li rende incapaci di cogliere i segni dei tempi, li porta a minimizzare le novità e a screditare gli innovatori.  Continua a pagina 4

SARDEGNA - Pagina 4  segue dalla prima
PIAZZE GIOVANI
E PALAZZI VECCHI

di VITTORIO PELLIGRA
Non tutti, naturalmente, perché ci sono anche vecchi-giovani, così come giovani-vecchi. La vecchiezza è qui una categoria dello spirito più che anagrafica. Sta di fatto, però, che questo atteggiamento di miope accondiscendenza, perfino di malcelato disprezzo, è emerso, in quest'anno, in maniera forte, inattesa e un po' grottesca contro due dei fenomeni più interessanti degli ultimi anni: il movimento dei Fridays for Future e quello delle Sardine. In pochi mesi, uno su scala globale, l'altro nazionale, questi movimenti hanno saputo mobilitare una moltitudine di persone e attivare energie che nessun altro prima era riuscito ad attivare. Lasciando ai vecchi le loro critiche di retroguardia, è interessante cercare di capire come questo sia potuto accadere e perché oggi. Alla base ci sono due fenomeni, uno noto e uno abbastanza inedito. Il primo si chiama "ignoranza pluralistica" e indica quella situazione nella quale un gruppo di persone la pensa allo stesso modo ma nessuno, individualmente, lo sa. Le istanze, i desideri, le preferenze di quelle persone rimangono silenti, dunque, e sottorappresentate. Fino a quando non capita qualcosa, anche una cosa piccola, che agisce da innesco e che porta alla superficie la posizione di quella maggioranza sottorappresentata. Questo è capitato con l'amore dei giovani per le tematiche ambientali e con la loro preoccupazione per l'inazione dei vecchi. È bastato l'innesco di una piccola ragazzina svedese, buffa nel suo impermeabile giallo, e determinata come nessuno, a invertire la tendenza. È successo lo stesso con le sardine. Una maggioranza di persone stanche della politica fatta di insulti, urla, ipocriti bacioni, e violenze mediatiche di ogni genere e, allo stesso tempo, incapacità di analizzare e risolvere i problemi veri. C'è, dietro questa emersione, un elemento fondamentale, la riappropriazione della realtà. Prendiamo i temi dell'immigrazione e dell'ambiente, per esempio. Se chiediamo agli italiani qual è il problema più urgente da risolvere nel Paese, il 22% afferma quello dell'immigrazione, appunto. Quando poi gli si chiede quale sia il problema più importante nella zona nella quale vivono, solo il 7% parla dell'immigrazione. Per l'ambiente vale il contrario: a livello nazionale solo il 14% pensa che sia un problema urgente, mentre a livello locale la percentuale sale al 31%. Cosa vuol dire? Che per certi temi sensibili - immigrazione - c'è una sovrarappresentazione mediatica ma poi nel concreto, nel locale, il problema non è poi così sentito; mentre in altri casi - l'ambiente - i problemi sono vissuti come gravi, ma rappresentati mediaticamente troppo poco e quindi artificiosamente ridimensionati. I Fridays for Future e le Sardine nascono come tentativo, da parte dei giovani, di far convergere percezione e realtà, correggendo una prospettiva che viene sistematicamente distorta nella ricerca di un facile consenso politico. Il secondo elemento di grande novità riguarda il tipo di reazione che tali movimenti hanno evocato. I giovani ambientalisti, in tempi di antiscientismo spinto e di diffidenza radicale nei confronti delle élite tecniche, chiedono ai politici di ascoltare e di fare ciò che gli dicono gli scienziati. Non si limitano alla rivendicazione, però, ma agiscono in prima persona attraverso piccole scelte quotidiane. Quanti di noi hanno in questi ultimi mesi sostituito le bottigliette di plastica con una borraccia, diventata ormai segno distintivo di un impegno, minimale, ma concreto? Le Sardine invece, hanno usato una strategia ancora più innovativa: contro un certo modo di fare politica hanno scelto di non fare politica, o meglio, di impegnarsi in un'azione pre-politica. Di rompere gli schemi della tradizionale contrapposizione e di uscire dai moduli del ribattere vuoto e dell'alzare il tono dello sdegno. Ripartiamo dal linguaggio e dai modi. Perché la politica è prima di tutto dialogo e incontro, prima ancora che scontro. Due novità interessanti, dunque, ci ha portato questo 2019 che si chiude. L'augurio per il 2020 che viene è che queste esperienze si possano rafforzare, nel metodo e nel merito, e che anche noi, assieme ai nostri figli, possiamo riprendere a guardare alla realtà con meno rimpianto e più speranza.



2 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 2 gennaio 2019 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 34
L’INTERVENTO
COL PIANO CASA RISCHIO MATTONE ANCHE NELL'AGRO

di Giuseppe Pulina, Università di Sassari
Riforma e controriforma hanno significati antitetici e se a utilizzarli come sinonimi è la politica, questa dovrebbe sempre prestare particolare attenzione per evitare pericolosi malintesi. Nella storia coloro che hanno preteso di portare le lancette dell'orologio indietro, spacciandosi a volte per progressisti, non solo hanno fallito, ma hanno anche fatto una fine ingloriosa: fra tutte le variabili in cui è immersa la nostra esistenza, il tempo è quella che non è possibile invertire. Il piano casa, o meglio la sua proroga da parte della Giunta regionale, e gli strumenti a questo connessi (Piano paesaggistico regionale e Legge urbanistica) non possono non tenere conto di questo principio declinabile in tre regole: continuità amministrativa, fattibilità tecnica e corrispondenza con il quadro normativo nazionale ed europeo vigente.Per quanto l'attenzione generale sia focalizzata sul tabù dell'inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia (che, nell'insieme rappresenta il 2,3% dell'intera superficie dell'Isola), trovo ugualmente importante soffermarmi sulla cosiddetta edificabilità in agro, termine con cui si indica oltre il 90% del territorio della Sardegna. Il disegno di legge urbanistica proposto da Erriu aveva il pregio di "battezzare" per la prima volta l'altrove indistinto chiamato "agro", inserendo nel corpo normativo il principio secondo cui "in campagna si costruisce ciò che serve ad agricoltura, zootecnia e selvicoltura", compresi i fabbricati e gli annessi per poter svolgere un turismo rurale di buona qualità. Il territorio destinato a scopi abitativi residenziali, o per locali a uso promiscuo (appoggio per attrezzi agricoli o anche per semplice diletto) costituito di solito dalla fascia periurbana in cui si addensano in molte realtà isolane le cosiddette "campagnette", doveva essere ricompreso in quelli soggetti a pianificazione urbanistica con indici di edificabilità rispondenti alle norme dell'abitato piuttosto che ancorati a desueti rapporti con la superficie (che tanti danni hanno creato, come acutamente osservato dalla collega Antonietta Mazzette in questo giornale). Dotare il territorio rurale di una dignità propria consentirebbe ai Comuni di operare scelte precise sull'indirizzo pianificatore da adottare per lo sviluppo di un settore, quello agricolo, zootecnico e silvano, che tutti a parole dichiarano rilevante ma che, alla resa dei conti, resta residuale nella mens legis regionale.Abitare in campagna, con l'eccezione storica dei cantoni, quello gallurese (con gli stazzi), della Nurra (con i cuili), del Sulcis-Iglesiente (con i furriadroxius e i medaus) e del Sarrabus (con i bacciles), e quella recente di Arborea, non è nel DNA dei sardi. Solo se sussistono i presupposti produttivi l'abitare l'azienda ha senso, altrimenti tutti gli oneri dei servizi collegati con una residenzialità sparsa (in un interno spopolato) saranno pagati da tutti noi. Si badi bene che il problema centrale non è, come asserito da varie voci ambientaliste, il consumo di suolo (l'insediamento rurale occupa appena 209 ettari, pari allo 0,01% della superficie regionale), ma quello di chiamare le cose con il loro nome: l'urbe è l'abitato (anche a bassa densità) a cui si applicano le regole urbanistiche, mentre l'agro è il territorio al quale si applicano le regole rurali (dal che occorrerebbe cambiare la denominazione dei piani comunali da PUC a PURC, Piani Urbanistici e Rurali Comunali) e non è locus nullius in cui basta una minima proprietà per esercitare il diritto edificatorio. Infine, il PPR: molti reclamano l'estensione di quello esistente anche alle zone interne, ma è meno noto che le Università di Cagliari e Sassari (chi scrive ha coordinato con il collega Sandro Dettori il gruppo di Sassari) hanno consegnato a novembre scorso all'assessorato all'Urbanistica, dopo quattro anni di intensa attività integrata dalle esperienze di Forestas e dell'ISRE, lo studio completo del paesaggio rurale della Sardegna sia degli ambiti interni, che di quelli costieri, già reso nelle prescritte schede e, se si volesse, immediatamente adottabile.






RASSEGNA STAMPA
di MARTEDÌ 31 DICEMBRE 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 31 dicembre 2019 / PRIMA PAGINA
Università e futuro
IL DIRITTO ALLO STUDIO È INALIENABILE

di Massimo Carpinelli
Il 2019 è stato per l’Università di Sassari un altro anno di grandi soddisfazioni. Il numero degli studenti è salito ulteriormente, superando la soglia di 13.700, a conferma dell’andamento positivo di tutti questi ultimi anni, dopo il minimo storico, 12.700 iscritti, del 2014. E il numero promette di salire anche nel 2020 grazie ai nuovi corsi come quello che in Scienze Motorie. Affrontiamo il nuovo anno forti di una gestione salda, di un bilancio fiorente e del riconoscimento ministeriale: anche nel 2020 potremo proseguire col reclutamento di nuovi docenti e personale tecnico amministrativo. Ma l’Università non è un’azienda, che reinveste nel profitto; noi investiamo nel sapere e nel futuro. E il nostro futuro sono gli studenti. A Sassari non solo abbiamo costruito un’offerta formativa di grande solidità e richiamo, ma da quest’anno abbiamo varato la Scuola Superiore di Sardegna, un percorso formativo per gli studenti migliori, che potranno accedere a corsi di eccellenza, all’esenzione dalle tasse e a borse di studio. Questo è un esempio di come il nostro Ateneo intenda e promuova il diritto allo studio sancito dalla Costituzione: i meritevoli devono poter raggiungere i gradi più elevati dell’istruzione.  CONTINUA A PAGINA 6

SARDEGNA – Pagina 6   segue dalla prima
IL DIRITTO ALLO STUDIO È INALIENABILE
di MASSIMO CARPINELLI,
Rettore Ateneo di Sassari

È quanto abbiamo dimostrato, in un caso solo apparentemente diverso, sostenendo negli studi il rifugiato maliano Bakary Coulibaly fino alla laurea.
Forti di queste convinzioni ci permettiamo quindi di dare un suggerimento al neo-ministro per l'Università, Gaetano Manfredi, che conosco da anni personalmente come uomo di grande sensibilità e esperienza: nella sua agenda, subito dopo il reclutamento di giovani meritevoli, esigenza che condividiamo pienamente, metta la revisione della normativa sul diritto allo studio.
Allo stato attuale le Università non hanno voce in capitolo sui meccanismi di assegnazione di borse e altre agevolazioni agli studenti meno abbienti e meritevoli. Ciò, sebbene le politiche in materia di diritto allo studio impattino sui bilanci degli atenei: basti pensare alla no tax area, giusto esonero per gli studenti meno abbienti, il cui costo resta in parte a carico degli atenei dato che lo Stato li compensa ex post e solo in parte. Con effetti negativi considerevoli, specialmente per gli atenei dove la percentuale di studenti a basso reddito è più alta, come il nostro.
Ogni malfunzionamento delle politiche sul diritto allo studio a livello nazionale o provinciale influenza negativamente l'attrattività degli atenei. In Sardegna, le vicende raccontate di recente sulle colonne di questo giornale devono far riflettere: ben 611 nostri studenti che ne avevano diritto non hanno ricevuto la borsa di studio ERSU per mancanza di fondi. Aldilà delle polemiche, è un fatto che il diritto di questi studenti è stato leso. A questi si aggiungono altri 50 nostri studenti che l'ERSU dichiara non idonei alla borsa sulla base di una sua interpretazione discutibile delle loro carriere. Considerato che, in ultima analisi, chi subisce le conseguenze di questa gestione, oltre naturalmente agli studenti, è l'Università di Sassari, io mi impegnerò con tutti i mezzi a mia disposizione affinché il diritto allo studio di tutti questi studenti, che noi già esentiamo dalle tasse, sia garantito.
Gli enti per il diritto allo studio hanno poi il ruolo di gestire e realizzare gli alloggi per gli studenti, altro elemento cruciale per l'attrattività di un ateneo. Anche in questo caso bisogna riconoscere che a Sassari negli ultimi anni non è stato fatto molto, con un danno per l'Università e per l'economia del territorio. Bisogna dire con forza che, soprattutto nelle regioni con condizioni economico-sociali svantaggiate, senza il pieno raggiungimento del diritto allo studio si rischia di perdere energie importanti per lo sviluppo del territorio e della regione; altro che cervelli in fuga! Una società libera e democratica, ha bisogno di tutte le sue migliori intelligenze, non ci possiamo permettere di perderne nemmeno una.
 


2 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 31 dicembre 2019 / PRIMA PAGINA
Dalla Regione già 33 milioni
UN LABORATORIO PER MOTORI SPAZIALI AL POLIGONO DI QUIRRA

I motori per le astronavi del futuro si faranno in Sardegna. La Regione ne sembra convinta al punto di aver previsto un investimento di una trentina di milioni per la costruzione di un banco prova per motori a liquido e di un impianto per la realizzazione di componenti in carbon-carbon a Perdasdefogu, nei 6,5 ettari all’interno del Poligono sperimentale di interforze di Salto di Quirra. Il via libera è arrivato ieri con una delibera della Giunta sulla compatibilità ambientale dell’intervento.  ZOCCHEDDU A PAGINA 2

SARDEGNA - Pagina 2
Nel poligono del Salto di Quirra verranno provati i propulsori per le astronavi
Pronti 33 milioni per finanziare il progetto e per realizzare le infrastrutture
TEST SUI MOTORI SPAZIALI
UN LABORATORIO NELL'ISOLA

di Claudio Zoccheddu
SASSARI L'idea è ambiziosa: testare in Sardegna i motori a propulsione liquida per le astronavi del futuro. Ma quella annunciata dal presidente della Regione, Christian Solinas, è più che una semplice ambizione ma un progetto che ha come base una delibera già approvata dalla Giunta sulla "compatibilità ambientale per la costruzione di un banco di prova per motori a liquido e di un impianto per la realizzazione di componenti in carbon-carbon - uno dei più resistenti, avanzati e promettenti materiali prodotti dall'ingegneria aerospaziale - nel comune di Perdasdefogu. Perché il luogo che accoglierà il laboratorio di ricerche è proprio il poligono del Salto di Quirra. L'annuncio. «Stiamo lavorando per fare in modo che la nostra isola diventi un centro di riferimento nazionale per i progetti legati a ricerca e innovazione nel settore aerospaziale - spiega il presidente Solinas - e siamo impegnati quotidianamente per creare le condizioni affinché si sviluppi sempre più un ecosistema attrattivo che ci permetta di cogliere le sfide tecnologiche globali, anche grazie alla collaborazione con l'Agenzia spaziale italiana (Asi) e il Dass, il Distretto aerospaziale della Sardegna».La delibera. Il documento, approvato su proposta dell'assessore all'Ambiente, Gianni Lampis, descrive un intervento che ha costo complessivo stimato intorno ai 33 milioni di euro e che si inserisce nell'attuazione del Progetto di ricerca e sviluppo "Space Propulsion Test Facility (Sptf)" cofinanziato dalla Regione, dal ministero per lo Sviluppo economico e dalla società proponente "Avio Spa".I tempi. La durata dei lavori che saranno necessari per completare la realizzazione delle opere è di 18 mesi mentre nei primi tre anni di svolgimento del progetto è stato previsto l'impiego di 21 persone che, a progetto avviato, arriveranno fino a 35 unità lavorative tutte altamente specializzate e rappresentate da ingegneri, chimici, informatici, e tecnici. Il poligono. L'area in cui sarà realizzata l'opera ha un estensione di circa 6,5 ettari all'interno del Poligono sperimentale di interforze di Salto di Quirra. Il banco di prova su cui si misurerà il laboratorio sperimentale è quello orientato verso l'esecuzione dei test necessari per lo sviluppo e per la qualifica dei motori aerospaziali a propulsione liquida, ovvero modernissimi motori alimentati a propellenti criogenici che si basano su un alto contenuto tecnologico e di innovazione. «Abbiamo creduto in questa iniziativa, oltre che per l'indiscutibile valenza tecnologica in grado di dare una nuova prospettiva alla ricerca in Sardegna, anche per le ricadute socio-economiche attese sul territorio. Siamo convinti di assicurare una nuova prospettiva di crescita e occupazione e per questo abbiamo coinvolto le amministrazioni locali", ha puntualizzato l'assessore Gianni Lampis riferendosi alle aree interessate dal poligono.

 
 


3 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 31 dicembre 2019 / SARDEGNA - Pagina 6
Il geofisico Ranieri ha consegnato la relazione finale alla Fondazione di Sardegna
IL PADRE DEL GEORADAR: «ALTRI TESORI NEL SINIS»
«Porteremo le nostre scoperte in contesti scientifici di rilievo internazionale»

di Piero Marongiu
CABRAS Consegnata nei giorni scorsi alla Fondazione Sardegna la relazione conclusiva del geofisico Gaetano Ranieri che riporta i risultati raggiunti nei siti archeologici di Mont'e Prama, nell'ipogeo e nel villaggio di San Salvatore ma anche nello stagno di Cabras. Il lavoro, durato sei anni e mezzo, condotto da Ranieri e dalla sua equipe, consegna agli studiosi nuovi e preziosi elementi, fondamentali ai fini della ricostruzione del periodo storico in cui è nata e si è sviluppata la civiltà che ha vissuto in quel territorio e che ha realizzato le statue dei giganti. Le indagini effettuate da Gaetano Ranieri pare confermino, nei tre siti indagati negli anni 70 e tra il 2014 e il 2017, la presenza di un sito ben più grande e articolato rispetto a quello esaminato fino ad ora. Dalle anomalie rivelate dal georadar sembrerebbero emergere "strade, costruzioni quadrangolari, nuovi filari di tombe, recinti, gruppi di capanne circolari e forse anche delle cisterne", scrive Ranieri. Altre importanti conferme sull'estensione del sito sarebbero arrivate dalle indagini effettuate dal geofisico nello stagno, esplorato per circa un sesto della sua estensione, che avrebbe confermato, sotto uno strato sedimentario di circa nove metri, la presenza di costruzioni trapezoidali. «Lo stagno di Cabras è una vera sorpresa - aggiunge Ranieri -. Un paleo-lago e i relativi immissari raccontano un paesaggio antico straordinario, che varrebbe la pena conoscere meglio e quindi con altre ricerche e campionamenti». Il lavoro del professor Ranieri consegna, senza alcun dubbio, dati la cui importanza scientifica è di rilevanza assoluta. «Di quanto trovato parleremo nei contesti scientifici di rilievo internazionale - precisa Ranieri - ma non tralasceremo la divulgazione in ambito regionale, nazionale e internazionale. Il percorso che abbiamo intrapreso in realtà nacque dieci anni prima». Sulla collina di Mont'e Prama, l'area sottoposta dallo studioso a un'indagine con il georadar ha rivelato la presenza di alcune migliaia di anomalie, di alcune hanno condotto gli archeologi al rinvenimento di importanti reperti, tra cui una statua. Nell'ipogeo invece, grazie ad una tecnica fotografica innovativa, sono emerse figure che non erano mai state individuate prima. Dallo stagno infine, con l'ausilio di uno strumento montato sulla barca, da sotto i sedimenti sono apparsi i contorni di costruzioni, la cui datazione potrebbe essere la stessa di Mont'e Prama e dell'ipogeo di San Salvatore. Il primo accenno ai risultati conseguiti durante le indagini il professor Ranieri lo aveva fatto nel giugno del 2015, durante un convegno organizzato nel carcere di Massama, da cui arrivavano i detenuti che avavano scavato nel sito. Concetti ribaditi, con il confrto dei dati, l'estate scorsa durante una serie di conferenze. Risultati che hanno caricato di attese gli studiosi e gli appassionati, e che, a questo punto, con la relazione finale consegnata alla Fondazione di Sardegna presto saranno di dominio pubblico. Ranieri ha concluso il suo lavoro a Mont'e Prama con una lunga serie di ringraziamenti: «Il percorso che abbiamo intrapreso ha avuto bisogno di essere alimentato da persone straordinarie, che hanno creduto in noi supportandoci anche moralmente. Solo per merito loro siamo riusciti a raggiungere certi risultati».



4 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 31 dicembre 2019 / SASSARI - Pagina 17
Gli studenti di Giurisprudenza replicano al presidente dell'Ente Massimo Sechi
«Siamo decine e non sette, e siamo pronti a tutto per far rispettare i nostri diritti»
BORSE DI STUDIO DELL'ERSU
GLI ESCLUSI RICORRONO AL TAR

SASSARI Continua la polemica sulle borse di studio Ersu, con alcuni degli studenti esclusi che annunciano ricorso al Tar e replicano alle parole del presidente Massimo Sechi, che aveva parlato di «sette casi in Giurisprudenza in cui non si erano raggiunti i crediti necessari per accedere alla borsa di studio per motivi non attribuibili ai poteri dell'Ersu e nel rispetto delle disposizioni previste»
«Facciamo chiarezza - attaccano gli studenti di Giurisprudenza coinvolti e i rappresentanti degli studenti dell'Università di Sassari -. Non si tratta assolutamente di 7 esclusi, ma di 7 che tra moltissimi esclusi hanno avuto la prontezza di fare un ricorso in autotutela. Si parla poi di esclusione per "poteri non attribuibili ai poteri dell'Ersu". Siamo stati esclusi perché l'Ersu non ha chiaramente voluto riconoscere alcuni crediti formativi (CFU) che non provengono direttamente da esami propriamente detti, ma da ulteriori attività come convegni, laboratori o tirocini. Tali CFU sono utili al conseguimento della laurea come fossero dei veri e propri esami, tant'è che lo stesso Ersu, che oggi si stupisce, li ha sempre considerati come tali. Se non fosse stato così, nessuno di noi li avrebbe conteggiati come al contrario ha sempre fatto. Inoltre, il direttore del nostro dipartimento e tutti i collaboratori competenti si sono impegnati a rilasciare una certificazione che rimarcasse il riconoscimento di queste attività come attinenti al piano, certificazione che è stata poi inviata da ciascuno di noi all'Ente. «È abbastanza evidente che l'unico soggetto capace di rimediare a questo errore fosse l'Ente stesso, che prendendo visione di questi documenti, si sarebbe dovuto accorgere del problema».
«Esistono - continuano gli studenti - conseguentemente al bando, una graduatoria provvisoria, utile a dare la possibilità agli esclusi o chiunque avesse dei problemi a riguardo, di fare ricorso e cercare di tutelarsi in qualsiasi modo, ed una definitiva, non più modificabile. In un primo momento, tutti noi siamo stati dichiarati pienamente idonei, perciò nessuno si è preoccupato di chiarire nessun punto dinnanzi all'Ersu. Ma successivamente, in graduatoria definitiva, per non si sa quali cause siamo stati considerati addirittura non idonei. Detto ciò a nessuno di noi è stata data la possibilità di tutelarsi, o forse, anche qui è chiaro che in un secondo momento l'ente ha commesso un errore di cui adesso dichiara di non essere responsabile. Molti di noi, si sono accorti dell'errore ed immediatamente hanno fatto presente ció all'ufficio Ersu tramite decine di mail ordinarie e PEC, e lo stesso ufficio nel 90% dei casi non ha neppure risposto. Non abbiamo nessuna intenzione di fare la guerra all'Ente ma vogliamo ottenere le agevolazioni che abbiamo il completo diritto di ricevere».

 

 



 

RASSEGNA STAMPA
di DOMENICA 29 DICEMBRE 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 29 dicembre 2019 / ATTUALITÀ - Pagina 12
Conte chiude il caso Fioramonti, rilancia sull'azione di governo e dice no a nuovi gruppi
SCUOLA E RICERCA, DUE MINISTERI

di Michele Esposito
ROMA Nel segno della spartizione politica e delle competenze, Giuseppe Conte chiude in una manciata d'ore il caso Fioramonti. Lo fa nel modo più «spettacolare», annunciando nella conferenza stampa di fine anno non uno, ma due successori al professore di Pretoria: Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi. Opta quindi per lo spacchettamento del ministero dell'Istruzione, con il dicastero della Scuola assegnato alla sottosegretaria M5s e il neoministero dell'Università e della Ricerca nelle mani di un tecnico gradito al Pd. Ma il premier non si ferma qui. La «maratona» che ha in mente per il governo riduce al minimo scossoni e polemiche. Ed è per questo che fa «pubblico appello» a chi, dentro e fuori al M5s, si appresta a formare un gruppo «contiano» alla Camera: «non fatelo, destabilizzerebbe», è il suo invito. È una conferenza stampa fiume, quella di Conte a Villa Madama. Si inizia con i fuochi d' artificio, ovvero l'annuncio dei due nuovi ministri, che saranno nominati nei prossimi giorni. «È stata una sua iniziativa», sottolineano a Palazzo Chigi facendo intendere come sia stato Conte in prima persona a voler chiudere la pratica nel minor tempo possibile. Per assottigliare il campo d'azione del Movimento. Ed è un esponente della vecchia guardia M5s, Ignazio Corrao, a svelare il «non detto»: «lo scherzetto di Fioramonti ci è costato mezzo ministero», scrive su Facebook. Del resto il metodo Conte ha un obiettivo preciso: arrivare alle misure del Paese con «studio dei dossier e confronto». Polemiche e colpi di testa non sono ben accetti. Fioramonti è stato ministro «per troppo breve tempo per trarre conclusioni così radicali», è la frecciata del presidente del Consiglio all'ex ministro. Ma Conte va oltre, cercando di smorzare sul nascere la «mission» di un gruppo che, in gennaio, alla Camera potrebbe formarsi in suo sostegno (e in polemica con Luigi Di Maio), proprio con Fioramonti come possibile guida. «Non ho velleità di avere un gruppo di riferimento e neanche un partito», rimarca, ribadendo un concetto che è anche un avviso ai naviganti: non c'è sul tavolo l'ipotesi di un Conte-ter, dopo questo governo c'è il voto. Ed è nella traiettoria di questa maggioranza che il capo del governo si rispecchia pienamente, in un ruolo quasi da federatore. Conte incassa, e ringrazia, le lodi di Nicola Zingaretti ma evita di cadere nell'eccesso di protagonismo: «I cimiteri sono pieni di persone indispensabili», è la battuta con cui replica a chi gli chiede se sia indispensabile per il centrosinistra. Il metodo di Palazzo Chigi prevede un gennaio cruciale, teatro del rilancio dell'agenda di governo. Ma la formula del contratto, che segnò l'alleanza M5s-Lega, è archiviata, con buona pace di chi, nel Movimento, la vorrebbe riesumare. «Il mio orizzonte programmatico non ha nulla a che vedere con il Conte 1». E sceglie di non soffermarsi su un'altra potenziale spina nel suo fianco: Matteo Renzi. Se sarà necessario un tavolo tra i leader di partito? «Io invito le forze politiche a designare dei rappresentanti e quando lo faranno sarò pienamente soddisfatto», precisa. La carota per gli alleati, il bastone per l'ex alleato: c'è anche questo nella strategia di Conte, che non disdegna stoccate a Matteo Salvini. Sui migranti «abbiamo ottenuto risultati senza clamore», attacca. E, velatamente, prova anche ad insinuare qualche crepa nella Lega, distinguendo il partito dalla leadership di Salvini. Una leadership fatta di «strappi e slabbrature istituzionali», che ritiene «insidiosa», scandisce non rinnegando i decreti sicurezza del suo primo governo ma annunciando, allo stesso tempo, che «vanno depurati da condizioni che io stesso ritengo inaccettabili».
DOPO UNDICI ANNI TORNA L’UNIVERSITÀ
L’ultima volta nel 2008, al vertice il capo dei rettori. Una preside alla Scuola

ROMA L'arrivo di un ministero di Università e Ricerca separato da quello dell'Istruzione è una bellissima sorpresa di fine anno, attesa da almeno 20 anni con l'eccezione della breve parentesi del periodo 2006-2008. Così come c'è consenso sull'indicazione di Gaetano Manfredi nel ruolo ministro. All'Istruzione arriva invece una preside con un obiettivo preciso e ambizioso, quello di riportare i ragazzi e il loro futuro al centro dell'Istruzione e del Paese. L'accorpamento di Istruzione, Università e Ricerca in un unico ministero risale ad una legge entrata in vigore nel 2001 ed era stato interrotto soltanto dal 2006 al 2008, durante il secondo governo Prodi. Dal 2008, con il quarto governo Berlusconi, Istruzione, Università e Ricerca sono tornate a far parte di un unico ministero. «Servono più fondi, conosciamo bene la situazione difficile della finanza pubblica ma università e ricerca non possono essere la Cenerentola del Paese», ha esordito il neoministro della Ricerca Manfredi, che è nato il 4 gennaio 1964 a Ottaviano (Napoli) e si è laureato in Ingegneria nel 1988 nell'Università Federico II. In questa stessa università ha dal 2000 una cattedra in Tecnica delle costruzioni e dal 2014 è rettore. Dal 2015 è presidente della Conferenza dei Rettori e in questa veste si è sempre battuto a difesa dell'università e della ricerca.  Lucia Azzolina, già sottosegretario all'Istruzione e dirigente scolastico dall'estate scorsa, sarà ministro della pubblica Istruzione. Ha 37 anni, siciliana, lauree in filosofia e diritto è da sempre impegnata sul fronte scuola dove, dice in un post su Facebook subito dopo essere stata designata Ministro, «ho passato gli anni più belli della mia vita, prima come studentessa e poi come insegnante: alla scuola voglio restituire ciò che mi ha dato». Come sottosegretario è stata uno degli artefici del Decreto scuola. Durante il suo incarico di sottosegretaria si è spesso espressa a favore dello Ius Culturae sostenendo che «non regala la cittadinanza, ma la integra» e ritenendo necessario aprire «un sano dibattito» nel Paese: «Bisogna parlarne e capire anche cosa ne pensi il mondo della scuola direttamente interessato». Agli studenti promette ascolto e confronto per affrontare il tanto lavoro che c'è da fare: «E lo faremo», spiega.

 





RASSEGNA STAMPA
di SABATO 28 DICEMBRE 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 dicembre 2019 / SASSARI - Pagina 16
ERSU
Sechi: borse di studio, mancano i fondi promessi dalla Regione

SASSARI «Abbiamo preferito restare in silenzio in questi ultimi mesi, subendo nostro malgrado gli attacchi, nell'attesa dell'annunciato intervento della Regione per rimediare alla copertura del cento per cento delle borse di studio agli studenti idonei. Ad oggi nulla è avvenuto ed è per questo che riteniamo opportuno fare luce su ciò è successo». Così il presidente dell'Ersu Massimo Sechi replica alla denuncia del consigliere regionale Roberto Deriu sulla mancata copertura delle borse per tutti gli idonei.«Nella scorsa primavera, e precisamente nel mese di aprile, il cda di Ersu - spiega Sechi - deliberava l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione 2018, per un importo complessivo di 2 milioni e 100 mila euro circa, destinando 1 milione e 700 mila euro per permettere la copertura del cento per cento delle borse di studio agli aventi diritto nel nuovo anno accademico. Sulla base di questo è stato redatto il nuovo bando, relativo al. 2019/2020, pubblicato nel mese di luglio. Nel mese di settembre però, a bando ormai chiuso, la Giunta Regionale ha deciso di destinare ad altri interventi la somma di avanzo pari a 1 milione e 700 mila euro. Contestualmente Ersu Sassari, ritrovandosi ormai privata delle risorse necessarie per la copertura delle borse di studio, ha inviato alla Regione la richiesta di uno stanziamento immediato pari alle risorse precedentemente impegnate dall'ente per garantire il sussidio a tutti gli aventi diritto».«Con le risorse disponibili nelle casse dell'ente - spiega Sechi - si è potuto procedere a soddisfare solo una parte delle richieste di borsa degli aventi diritto, lasciando fuori dal beneficio 611 studenti, in buona parte iscritti al primo anno di corso. Grazie a un trasferimento di risorse da parte dello stato (saldo FIS 2019) e all'accreditamento del saldo della tassa regionale, avvenuti nei primi giorni di dicembre, Ersu ha potuto procedere con un ulteriore scorrimento della graduatoria, lasciando fuori dall'erogazione del contributo appena 150 studenti. Di questi, una buona parte sono matricole che ancora non hanno perfezionato l'iscrizione al primo anno e, se questo non dovesse avvenire entro i termini previsti dall'Università di Sassari, per loro decadrebbe l'idoneità per il sussidio e quindi il numero dei non beneficiari da soddisfare sarebbe ancora più contenuto. Stiamo cercando di porre rimedio a questa situazione attraverso risorse che man mano si sono rese disponibili e senza aver ancora avuto riscontro all'impegno annunciato da parte dell'assessore Andrea Biancareddu per garantire il contributo. Ora, Ersu Sassari non ha più risorse disponibili in primis per garantire le borse ai non beneficiari rimasti fuori dal contributo 2019/2020 e, senza un intervento cospicuo della Giunta Regionale, sarà molto difficile poter prevedere la copertura, anche parziale, delle borse di studio relative all'anno accademico 2020/2021. Per questo confidiamo nell'accortezza e capacità di previsione dalla Giunta, così come più volte promesso dall'assessore Biancareddu, per affrontare sin da subito con maggiore serenità il lavoro di questo ente nella sua opera di garanzia e tutela del diritto allo studio».

 





RASSEGNA STAMPA
di VENERDÌ 27 DICEMBRE 2019

 


1 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 27 dicembre 2019 / SARDEGNA - Pagina 4
Il consigliere Pd Deriu: l'Ersu viola il diritto all'istruzione, intervenga Solinas
Giurisprudenza fuori per cavilli burocratici: c'è chi pensa alla rinuncia agli studi
ESCLUSI DALLE BORSE DI STUDIO
A SASSARI MONTA LA PROTESTA

SASSARI Seicentoundici studenti dell'università di Sassari hanno diritto alla borsa di studio, ma per questioni burocratiche non sono stati inseriti nell'elenco dei beneficiari. Un caso sollevato nelle scorse settimane dal consigliere del Pd, Roberto Deriu, e che l'assessore alla Pubblica istruzione, Andrea Biancareddu, aveva garantito di risolvere in tempi brevi. A fine anno, invece, l'Ersu non ha ancora aggiornato l'elenco e quegli studenti, per quanto idonei, continuano a non essere beneficiari della borsa. A questi 611 bisogna poi aggiungerne una cinquantina, tutti di Giurisprudenza, che invece sono stati ritenuti non idonei per un cavillo burocratico e anch'essi attendono una marcia indietro dell'Ersu che però tarda ad arrivare. Ed è proprio a questi studenti dell'ateneo sassarese che Deriu ha dedicato il post di Natale su Facebook. «Vorrei fare gli auguri a quei 611 studenti che hanno diritto alla borsa di studio all'Università di Sassari, e ai quali l'azione congiunta della giunta regionale e dell'ente del diritto allo studio hanno sinora negato il beneficio del quale, hanno per l'appunto diritto. Insieme a loro, ci sono altri 50 e forse più, che non sono stati nemmeno considerati idonei alla borsa per uno stupido fraintendimento tra università ed ente. Penso a loro non con apprensione o con pena, ma con indignazione, perché nessuna delle autorità preposte ha fino ad ora operato per tutelare i loro diritti, anche se io, insieme al Pd e all'opposizione in Consiglio regionale abbiamo prima avvertito, poi protestato e adesso denunciato ciò che accade. Mi dispiace davvero - ha concluso Deriu - mi vergogno profondamente per ciò che la Repubblica sta consentendo che accada a voi, violando il vostro diritto e dando un cattivo esempio a tutti. Spero che qualcuno legga questo messaggio, che questo qualcuno sia il presidente della Regione, che si vergogni insieme a me, e che faccia finalmente qualcosa».Intanto, gli studenti di Giurisprudenza esclusi dagli elenchi delle borse di studio continuano a chiedere all'Ersu di fare un passo indietro. «È passato un mese da quando abbiamo agito tramite ricorso in autotutela nei confronti dell'Ersu, ente che dovrebbe garantire il diritto allo studio - scrivono in una nota -. Siamo stati esclusi nella graduatoria definitiva per mancanza di crediti, di cui in realtà siamo in possesso. A oltre un mese dal ricorso non abbiamo ricevuto risposta alcuna, nonostante ci siamo messi a disposizione per ulteriori chiarimenti con l'Ente. Ente che, comportandosi in questa maniera, sta negando il diritto che dovrebbe tutelare in quanto, per via di quest'incomprensione, molti studenti non hanno più la possibilità di studiare, e dunque, si trovano costretti a procedere con la rinuncia agli studi. L'Ente, comportandosi in questa maniera, non fa altro che scoraggiare gli studenti a percorrere la carriera universitaria, che già di per se è faticosa, anche per via del costo economico che non tutte le famiglie son in grado di sopportare. Oltretutto, c'è da dire che gli studenti, avendo conseguito tali crediti, si sono impegnati e non sarebbe giusto escluderli in quanto il loro dovere è stato fatto». (al.pi.)


4 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 27 dicembre 2019 / NUORO - Pagina 21
DALLA SARDEGNA ALLA SVEZIA PER CREARE PROTESI ROBOTICHE
Enzo Mastinu, laurea in ingegneria elettronica e master all’università Chalmers: “Studio algoritmi capaci di controllare in modo naturale l’uso degli arti artificiali”

di Kety Sanna
NUORO Una laurea in ingegneria elettronica usata nel campo della biomedica in un progetto in grado di controllare intuitivamente protesi robotiche utilizzando interfacce di elettrodi impiantati sotto la pelle. Enzo Mastinu, ricercatore nuorese di 32 anni, dopo aver conseguito una laurea magistrale all'Università di Cagliari si è trasferito in Svezia nel 2014 per il suo dottorato di ricerca e per far parte di quello che, probabilmente, è il progetto protesico più avanzato al mondo che mira a creare una protesi connessa contemporaneamente all'osso, ai muscoli e ai nervi del paziente. Il progetto è stato sviluppato tramite l'Università tecnologica Chalmers e la ditta Integrum AB, in Svezia e si basa sullo stesso concetto degli impianti odontoiatrici a vite, ovvero l'osteointegrazione. Se si avvita un impianto in titanio nell'osso, questo non verrà rigettato, ma anzi, nuove cellule gli cresceranno attorno creando una connessione meccanica robusta e stabile alla quale poter connettere direttamente il braccio robotico. Inoltre, questa tecnologia è stata combinata con elettrodi impiantati sotto pelle per ottenere accesso ai preziosi muscoli e nervi rimasti nel braccio amputato del paziente. Osso più muscoli più nervi, un mix che va a creare un impianto unico al mondo. «Il primo paziente era già stato impiantato nel 2014 - racconta il giovane -, poco tempo prima che entrassi a far parte del progetto. In quel momento mancava l'elettronica necessaria per gestire la protesi in maniera naturale. Il mio ruolo all'interno dell'équipe, è stato quindi quello di realizzare il sistema di controllo dell'arto artificiale». Il sistema realizzato da Enzo include algoritmi di intelligenza artificiale che permettono un controllo più naturale e intuitivo della protesi. «Gli algoritmi usano i segnali registrati dai muscoli per predire che movimenti si vogliano fare. Il risultato è che il paziente pensa ad un movimento, come aprire e chiudere la mano e la protesi lo esegue». Allo stesso tempo, il sistema di controllo realizzato dal ricercatore barbaricino sfrutta le connessioni sotto pelle coi nervi per ristabilire la percezione tattile nell'amputato. «Quando la protesi tocca gli oggetti, gli elettrodi impiantati sui nervi vengono stimolati con impulsi elettrici, così che il paziente possa avere la percezione del tatto "sull'arto fantasma" - spiega il giovane con parole comprensibili a tutti -. Inoltre, possiamo anche variare l'intensità degli impulsi elettrici in maniera che se l'oggetto viene toccato con più o meno forza la percezione sia di conseguenza più intensa o più debole». Questa protesi innovativa è ancora sotto test clinici. Al momento, cinque pazienti sono stati impiantati e utilizzano la protesi tutti i giorni nella loro vita privata. «Il problema delle protesi vendute oggi è che utilizzano praticamente la stessa tecnologia di 50 anni fa, nonostante in questo campo si siano fatti passi da gigante. La parte più bella di questo progetto è che si produce tecnologia che viene veramente utilizzata nel mondo reale, al di fuori del laboratorio di ricerca, dando un aiuto concreto ai pazienti». Enzo ha recentemente conseguito il suo dottorato e sta attualmente conducendo ricerche post-dottorato presso il Laboratorio di Biomeccanica e Neuroriabilitazione del Dipartimento di ingegneria elettrica dell'Università tecnologica Chalmers, in Svezia. «Al momento, la mia ricerca cerca di dimostrare il beneficio della percezione del tatto nelle protesi robotiche - sottolinea l'ingegnere - senza la stimolazione dei nervi i pazienti non ottengono un controllo simile a quello naturale. Al contrario - rimarca - la coordinazione nel controllo della protesi diventa più naturale quando viene usata la stimolazione. Il bello di questo paese? - conclude Enzo Mastinu - Scommette su ricerca e tecnologia e le mette a disposizione di tutti».




RASSEGNA STAMPA
di SABATO 21 DICEMBRE 2019



1 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 21 dicembre 2019 / SASSARI - Pagina 20
Studio all'estero: l'Università pubblica il bando Ulisse
SASSARI L'Università degli Studi di Sassari ha pubblicato il bando Ulisse 2019/2020 per mobilità studentesche a fini di studio o tirocinio nei Paesi extraeuropei o nei Paesi europei non ammissibili nell'ambito dei bandi Erasmus+.Quest'anno il budget disponibile per ogni dipartimento è di 37mila euro, con un sensibile aumento rispetto ai 25mila euro dello scorso anno. Nel 2018/19 sono stati 136 gli studenti che hanno partecipato al programma, per mobilità svolte in vari Paesi quali Usa, Canada, Perù, Cambogia, Tanzania, Vietnam, Giappone, Giordania, Brasile, Indonesia, Kenya, Marocco, India, Uganda e molti altri. Le opportunità che l'Università di Sassari offre ai propri iscritti tramite il programma Ulisse permettono agli studenti di arricchire ulteriormente la loro formazione, studiando o svolgendo attività pratiche presso università, enti, imprese e centri di ricerca di eccellenza situati ovunque nel mondo. Possono concorrere all'assegnazione dei contributi gli studenti regolarmente iscritti a uno dei corsi di laurea, laurea magistrale, laurea magistrale a ciclo unico, scuole di specializzazione, master di I e II livello e corsi di dottorato dell'Università di Sassari.Le domande devono essere presentate entro le 12.30 del 20 gennaio 2020. Tutte le informazioni sono pubblicate sul sito dell'Ateneo alla pagina https://www.uniss.it/bandi/bando-ulisse-201920.Le mobilità, da concludere entro novembre 2020, dovranno avere una durata minima di 30 giorni. Per concorrere all'assegnazione della borsa di studio o tirocinio, è necessario conoscere la lingua del Paese ospitante o la lingua veicolare indicata dall'Ente in cui si svolgerà il tirocinio. I candidati potranno svolgere i test per la valutazione delle competenze linguistiche il 22 e 23 gennaio al centro linguistico di Ateneo.La candidatura dovrà essere inoltrata on line tramite il self studenti, previa consultazione del bando e dopo aver preso contatto con il delegato Erasmus-Ulisse di dipartimento.


2 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 21 dicembre 2019 / CULTURA E SPETTACOLI - Pagina 36
Il genio di Leonardo da Vinci
tra arte e ricerca scientifica

di Stefano Ambu
CAGLIARI Le sue macchine, sintetizzate in ventitré modelli, alcuni anche interattivi, arrivati da una collezione privata di Firenze. E un raro libro sul Cenacolo che, dopo la tappa in Sardegna, volerà dritto a Gerusalemme. Questi sono i pezzi pregiati. Ma c'è tanto altro. Cinquecento anni dalla morte di Leonardo. E Cagliari sembra avere quasi un conto in sospeso con il genio di Vinci: dopo la rilettura dell'Uomo vitruviano con il rivoluzionario studio dello storico dell'arte Roberto Concas ecco una mostra, sino al 23 febbraio, al Palazzo di Città a Castello: "Leonardo invenit. Il genio tra arte e scienza". L'esposizione, a cura di Efisio Carbone e Tiziana Ciocca per Orientare, racconta due aspetti del pittore, ingegnere, architetto e inventore, quello artistico e quello scientifico. La mostra è articolata in tre sezioni, a cui si aggiunge uno spazio dedicato alla didattica museale. La prima sezione è dedicata a Collection des Tètes, il raro (solo cinque copie al mondo) volume di Andrè Dutertre pubblicato nel 1808 che contiene le tavole incise dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, dal quale sono estratti i ritratti di Cristo e degli Apostoli. Il volume, dopo Cagliari, sarà esposto per la prima volta a Gerusalemme nella sede della Custodia di Terra Santa, nel Convento di San Salvatore. La seconda sezione è costituita dall'esposizione di ventitré modelli delle macchine di Leonardo, provenienti dal Museo Leonardo da Vinci di Firenze. Fanno parte della Collezione della Famiglia Niccolai, alcune sono interattive. Lavori che traducono gli appunti presenti nei celebri codici di Madrid e Atlantico. Il percorso si snoda tra i due piani superiori del Museo e vede ordinati i modelli in quattro gruppi che ripropongono gli elementi naturali e fondamentali: fuoco, terra, acqua e aria. Ogni macchina è arricchita da una didascalia che ne descrive l'utilizzo, incorniciata dalla riproduzione del disegno-studio di Leonardo. La terza sezione racconta l'esperienza artistica sarda del XVI secolo, influenzata da Leonardo e dai principali autori del Rinascimento italiano. Un "gusto" che nell'isola si mescola in qualche modo alla tradizione gotico catalana dei retabli. Per raccontare questa realtà, grazie alla collaborazione con l'Università degli Studi di Cagliari - Collezione Luigi Piloni, saranno esposti al Palazzo di Città due dipinti su tavola del XVI secolo, appartenenti alla Scuola di Stampace. Per arricchire ulteriormente questo capitolo della storia dell'arte del Cinquecento sardo, sono stati presi accordi (sconto sul biglietto) anche con il Museo del Duomo, accanto a Palazzo di Città: lí è infatti possibile ammirare il Retablo dei Beneficiati, opera cinquecentesca di anonimo autore manierista, le cui tavole della predella sono riconducibili alla Scuola dei Cavaro. A completamento della mostra uno spazio dedicato alla bottega del Cinquecento, pensato per la didattica museale e per la divulgazione del concetto di lavoro di squadra nel Rinascimento. Previsti ulteriori approfondimenti scientifici su Leonardo e concerti di musica rinascimentale per immergersi nella atmosfere dell'epoca. «È il viaggio affascinante e dinamico - questo il commento del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu - nella mente di un uomo che cerca di andare oltre i propri limiti».

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