Martedì 3 dicembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
03 dicembre 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 3 dicembre 2019 / PRIMA PAGINA

REGIONE. La grande fuga dai banchi
Scuola, dispersione record: Sardegna dietro la lavagna

Con una percentuale del 37,4%, la Sardegna guida la classifica nazionale della dispersione scolastica. La media italiana è del 22%, quella europea dell'11%.  COSSU, FERRELI A PAGINA 3

PRIMO PIANO - Pagina 3

IL REPORT. Serra (Cisl): la politica pensa ad altro

ADDIO ALLA SCUOLA: OLTRE UN SARDO SU TRE NON HA IL DIPLOMA
La dispersione totale a quota 37,4%
L’Isola è la regione peggiore d’Italia

 

IL MONITO. L'abbandono scolastico è un ostacolo per la crescita economica e l'occupazione e frena la produttività e la competitività - sottolinea la Commissione Ue. I giovani che abbandonano prematuramente istruzione e formazione mancheranno di competenze e qualifiche e saranno a maggiore rischio di disoccupazione, esclusione sociale e povertà.

È una catastrofe culturale, economica e sociale la fuga inarrestabile dai banchi dei giovani sardi. Le cifre sono di nuovo in aumento: più di uno su tre non riesce a diplomarsi, e se pure arriva al termine del percorso di studi superiori non ha nel suo bagaglio un livello minimo di competenze di base. L'Isola è al primo posto in Italia per dispersione scolastica totale, arriva al 37,4%, oltre dieci punti su rispetto alla già alta media nazionale (22%). In Europa, per capire, siamo intorno all'11% e diversi Paesi hanno già raggiunto l'obiettivo strategico del 10% di abbandono (per noi impensabile) fissato da Bruxelles per il 2020.

LA FOTOGRAFIA. Gli ultimi dati - che derivano da due focus Invalsi e sono stati ripresi dal Sole 24 Ore - sono allarmanti. La fotografia riguarda i ragazzi dai 18 ai 24 anni fermi alla licenza media, più quelli che invece sono arrivati alla quinta, ma hanno difficoltà a comunicare e collaborare con gli altri, nella comprensione di un testo, nella risoluzione di un problema semplice. Rapporti su questo fenomeno se ne fanno tanti e i numeri possono variare un po', ma resta il dato che fa della Sardegna una terra arretrata e sofferente. Nel dossier diffuso di recente da Tuttoscuola, gli iscritti al primo anno nel 2013-2014 erano 18.467, quelli approdati al quinto anno nel 2017-2018 erano invece 12.368, cioè 6099 anime (il 33%) si sono volatilizzate dalle aule. «Interrotta la scuola, meno di uno su tre troverà un'occupazione», spiega il dossier, «con i pesantissimi costi sociali che ne deriveranno. E le riserve di energie fresche, di cui un paese sempre più vecchio e fermo avrebbe bisogno come il pane, restano inutilizzate».

IL SINDACATO. «Non riusciamo a uscirne, la scuola ormai è un ospedale che cura i sani anziché i malati», sottolinea Maria Luisa Serra, segretaria regionale Cisl scuola. «Le cause della dispersione sono diverse, il disagio familiare, i trasporti interni che non funzionano, il dimensionamento che ha creato mostri. E anche gli insegnanti demotivati contribuiscono, ormai la burocrazia porta via la gran parte del tempo. Inoltre oggi gestire una classe è molto più difficile di un tempo». Aggiunge: «La scuola è stata uccisa negli ultimi vent'anni, chi va al Governo cambia qualcosa, a partire dall'esame di maturità, i giovani non acquisiscono competenze reali da spendere nel mondo del lavoro, e perdono la speranza. Comunque, la scuola e i giovani non sono evidentemente tra le priorità della politica».

L'OSSERVATORIO. A febbraio 2018 la precedente Giunta regionale ha costituito l'Osservatorio della dispersione. «Abbiamo dato vita a un altro importante pezzo della filiera dell'istruzione e della lotta alla dispersione scolastica», aveva spiegato l'allora assessore Giuseppe Dessena, «l'Osservatorio è uno strumento che servirà a monitorare il percorso di studio di ogni singolo studente e aiuterà a capirne difficoltà e problematiche». Purtroppo quell'organismo - formato da assessori e funzionari della Pubblica Istruzione e del Lavoro, dalle parti sociali, dalla direzione scolastica regionale, ma non da studenti - si è riunito solo un paio di volte e non ha prodotto nulla. «Per avere risultati in questo campo servono anni e investimenti continui», dice oggi Dessena, «anche Tutti a Iscol@, che sta funzionando, avrebbe bisogno di un check, il programma andrebbe analizzato nei territori e tarato sulle esigenze specifiche. Però bisogna crederci e metterci risorse».

TUTTI A ISCOL@

Per ora ci ha creduto il M5S: nei giorni scorsi, con l'assestamento di bilancio, è passato un emendamento dei consiglieri pentastellati che stanzia un milione di euro per “Tutti a Iscol@” biennio 2019-2021, «per la prosecuzione di attività didattiche extracurriculari con l'obiettivo di migliorare la qualità dell'offerta formativa con laboratori di educazione civica, lingue straniere, musica, cinema, teatro, danza e cura dell'ambiente, e l'apertura delle scuole anche di sera».
Cristina Cossu


LE STORIE. Le testimonianze dei giovani, le scelte difficili e l’assenza di prospettive per il futuro
«Ho abbandonato gli studi e scelto di lavorare, oggi sento la mancanza di una cultura personale»

«Io a scuola non ci volevo più andare». Riassume così la sua esperienza Andrea Murtas, parrucchiere di 25 anni con un percorso scolastico che si è concluso all'età di 16 anni, dopo due tentativi che l'hanno però condotto a un unico verdetto finale: «Meglio mollare lo studio e cercare lavoro».

Utili a comprendere meglio quali siano le cause e le conseguenze della dispersione e dell'abbandono scolastico sono le storie e le opinioni dei ragazzi, troppo spesso trascurate nel momento in cui bisogna decidere politiche e azioni di contrasto.

SCELTE MIOPI. «Mi sono iscritto al primo anno alla Ragioneria, poi ho optato per il liceo Scienze sociali, ma vedevo che non ne cavavo piedi, e dopo un anno e due mesi ho mollato gli studi: non avevo più voglia», prosegue Andrea. «Volevo fare il parrucchiere, anche secondo la mia scuola era la scelta giusta, ma adesso se ripenso alla decisione precoce di abbandonare la scuola penso che un giorno vorrei diplomarmi, più che altro perché sento la mancanza di una cultura personale».

La storia di Andrea è una storia comune a tanti: decisioni che da “opportune”, dopo tempo vengono riviste come “affrettate”, non certo dettate da una consapevole lungimiranza che, spesso, nella giovane età, manca. «Ho scelto il Liceo scientifico per pressione familiare: quando sei piccolo uno degli elementi più influenti sono i genitori, adesso mi rendo conto che fu una scelta avventata», spiega Luca Siddu, universitario di 25 anni iscritto alla Magistrale in Relazioni Internazionali. «Lo scientifico mi rendeva insicuro, poi una bocciatura mi fece capire tardi che la matematica non era il mio forte - prosegue - ma nessun insegnante se n'è accorto. Ho avuto il mio riscatto all'Università: nonostante al liceo mi avessero consigliato di proseguire in ambito scientifico, mi sono laureato in Scienze politiche, e ne sono soddisfatto».

STUDIARE PER LAVORARE. A determinare certe scelte, a volte è anche l'idea di uno studio che abbia come unico fine l'ingresso nel mondo del lavoro: «Mi sono iscritto al Liceo classico e sono felice di questa scelta», racconta Giacomo Tore, 18 anni, «ritengo sia utile alla formazione della persona come singolo individuo, ma spesso la generazione di cui faccio parte non si cura di questo. L'idea comune è che lo studio sia solo un passaggio verso il mondo del lavoro, e questo non può che generare dispersione scolastica, lo vedo quando mi guardo attorno. Spesso da persone adulte mi sento dire “tanto studiare non serve a nulla, perdi tempo con il greco e il latino”, e io mi chiedo: come si può in questo modo incoraggiare lo studio? Come può questo non influire sull'abbandono scolastico? La dispersione non riguarda solo i giovani, ma è una conseguenza delle azioni di una società tutta».

CARENZA DI MODELLI. Secondo Pierandrea Serra, studente di 25 anni iscritto in Giurisprudenza, tra le principali problematiche legate a dispersione e all'abbandono scolastico c'è il fatto che «la scuola non riesce a imporsi come modello formativo fondamentale nel percorso di crescita di una persona, anche perché il modello attuale non permette di far capire al singolo quali siano le sue potenzialità. Ridurre la formazione all'imparare nozioni per una determinata scadenza, per poi avere come obiettivo il minimo indispensabile, non può che incidere sulla percezione che gli studenti hanno della scuola». A influire è anche la mancanza di proposte e azioni politiche “efficaci”, come dichiara Francesca Serra, 28 anni, iscritta in Lettere. «Politiche che siano in grado di invertire il processo determinato dall'errata percezione che sia inutile intraprendere percorsi formativi, politiche in grado di creare condizioni favorevoli per incentivare gli studenti a intraprendere, proseguire e terminare gli studi. Riforme e mancati finanziamenti hanno reso la scuola un'istituzione sempre più slegata dai contesti e dai territori nei quali opera e sempre meno capace di rispondere alle nuove esigenze formative».
Lisa Ferreli

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 3 dicembre 2019 / CAGLIARI - Pagina 13
CONOSCENZA DELL’UNIVERSO
Domani adalle 15 alla Cittadella universitaria Alessandro Riggio terrà un seminario sul Nobel per la Fisica 2019

 

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 3 dicembre 2019 / AGENDA - Pagina 17
TRATTA DI SCHIAVI
Domani alle 16 nell’aula magna del Dipartimento di scienze politiche e sociali in viale Sant’Ignazio 78 incontro promosso dal Università di Cagliari e Regione per un dialogo e una riflessione sulla tratta degli esseri umani,

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 3 dicembre 2019 / Speciale LAVORO OGGI - Pagina VIII

ATENEI DI CAGLIARI E SASSARI
Non solo libri: gli studenti vanno a teatro
Sconti per vuole assistere agli spettacoli

L'Università non è solo didattica, e la formazione culturale non può essere solo manualistica: ma quali sono le occasioni offerte agli studenti universitari assetati di cultura e conoscenza, in qualunque forma esse vengano proposte? Tra le istituzioni che contribuiscono alla formazione culturale garantendo agli studenti un accesso con agevolazioni, ci sono il Teatro Lirico di Cagliari e l'Ente Concerti Marilisa de Carolis a Sassari. Entrambi da tempo impegnati nella diffusione di arte e musica, inaugurano le stagioni con abbonamenti dedicati solo agli studenti o con una scontistica per giovani, con il nobile fine di permettere anche alla compagine studentesca - spesso caratterizzata dall'instabilità economica - di avere accesso agli spettacoli con uno sgravio del prezzo.

LIRICO. Il Teatro Lirico di Cagliari offre uno sconto del 50 per cento a tutti coloro abbiano meno di 30 anni. Di conseguenza ad esempio, un biglietto in platea, prima fila, durante il primo turno della stagione lirica, per under 30 ha un costo pari a 37,50 euro (il prezzo intero è 75). La scelta più economica ricade ovviamente nella seconda loggia: se qua un biglietto al terzo turno nei posti finali ha un costo normale di 15 euro, per gli under 30 sarà invece pari a 7,50. Stesso discorso vale per gli abbonamenti annuali, disponibili da gennaio 2020 per le nuove stagioni: gli abbonamenti da otto spettacoli della lirica, che normalmente variano dai 300 ai 130 euro, con lo sconto giovani vanno da un massimo di 150 in platea a un minimo di 65 euro per la seconda loggia. Tutte le informazioni utili sono comunque presenti sul sito www.teatroliricodicagliari.it .

A SASSARI ANTEPRIME PER I GIOVANI. L'Ente Concerti Marialisa de Carolis con il progetto “A scuola in teatro” offre agli studenti di ogni ordine e grado la possibilità di vedere le anteprime degli spettacoli al costo di 7 euro. Non mancano inoltre sconti dedicati solo agli universitari: non solo per quanto riguarda i biglietti, disponibili agli studenti da un massimo di 43 a un minimo di 32 euro, ma anche per gli abbonamenti dedicati agli universitari, che per la stagione lirica e sinfonica (con cinque spettacoli) hanno un costo che va da 140 euro in platea a 100 in galleria. La campagna abbonamenti a Sassari prenderà il via da aprile 2020: maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.marialisadecarolis.it.
Lisa Ferreli



 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 3 dicembre 2019 / OGLIASTRA - Pagina 33
Villagrande
CONVEGNO.
Sabato alle 18, nella sala consiliare si terrà il Convegno storico sulla Sardegna. Ospiti della serata Giovanni Serreli, ricercatore dell’Isem Cnr, e Francesco Casula ordinario di storia medievale all’università di Cagliari. La conferenza è organizzata sa coro Ogliastra Amistade in collaborazione con il comune e la parrocchia. (f.l.)
Ulassai
BORSE DI STUDIO.
Il Comune finanzia con 30mila euro le borse di studio per gli universitari e con 10mila la stampa di materiali per la promozione turistica. Stanziate le risorse per un progetto di ricerca sui Tacchi e sulle tecniche di innovazione, di monitoraggio e rilevamento, in convenzione con l’ateneo cagliaritano. (f.l.)

La Nuova Sardegna

6 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 3 dicembre 2019 / SASSARI - Pagina 16

La chiusura della scuola di specializzazione di Cardiologia è la punta dell'iceberg

UN "IMBUTO FORMATIVO" STA DISTRUGGENDO LA SANITÀ

Nei 19 corsi dell'Uniss ben 65 posti non sono assegnati per mancanza di fondi

di Giovanni Bua
SASSARI Un imbuto formativo, con un'uscita sempre più stretta. E, dall'altra, una carenza sempre più drammatica di medici specialisti. È una "tempesta perfetta" quella che si sta abbattendo sul sistema sanitario isolano. E Sassari, con le sue scuole di specializzazione in dismissione, ne è protagonista.L'ultimo caso è quello della scuola di Cardiologia, a un passo dalla serrata. Come certifica la delibera 913 del 21 novembre dell'Aou che pur non citando direttamente Cardiologia, modifica l'atto aziendale senza tener conto del "patto salvascuola" che prevedeva il passaggio della direzione della struttura complessa da un ospedaliero a un universitario, condizione indispensabile per salvare la scuola secondo le regole ministeriali.
Ma i paradossi non sono finiti. Se infatti il gioco dei primariati rischia di travolgere una delle migliori e più importanti scuole di specializzazione del territorio, e a ruota una delle strutture complesse più efficienti e performanti, anche le scuole in attività devono combattere con le assurdità della programmazione sanitaria. Mentre la carenza di medici, complici i pensionamenti di quota 100, si fa drammatica e si assiste negli ultimi tre anni al raddoppio dei medici sardi che hanno lasciato l'isola per specializzarsi, rimanendo oltretutto vincolati nelle regioni di arrivo dai 2 ai 5 anni, le scuole di specializzazione sarde non riescono a completare i posti assegnati per carenza di borse.A fare i conti il Mèigos. «Dai posti a bando nel concorso SSM19 - spiega il direttivo - risultava un accreditamento ministeriale per 410 borse per le specializzazioni in medicina. Di queste, solo 247 sono state finanziate nel recente concorso, 215 con fondi ministeriali e 32 con fondi regionali, dato ancor più paradossale se si guarda agli oltre 200 medici abilitati che anche quest'anno rimarranno fuori dalle scuole di specializzazione». A Sassari le scuole con capacità formativa soddisfatta pienamente sono solo 6 su 19. Le altre 13 hanno ancora disponibilità di offerta sulla base degli iscrivibili di 65 posti. Con ben 17 borse mancanti in anestesia, 7 in oculistica, 6 in malattie infettive, solo per citarne alcune. Una parziale soluzione potrebbe arrivare dall'approvazione del progetto di legge 41 depositato in Regione ad agosto 2019. Che prevede la scelta di criteri più adatti per l'assegnazione delle borse finanziate dalla Ras, l'implementazione del numero di borse, il rafforzamento delle reti formative che permettano da subito l'ingresso di medici specializzandi nei reparti dell'isola e di specialisti nel futuro più prossimo.
Il tutto mentre nell'Isola è previsto, nei prossimi cinque anni, un ammanco di 1154 medici specialisti dipendenti e sino alle 2000 unità se si comprende la libera professione.

 

 


7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 3 dicembre 2019 / ATTUALITÀ - Pagina 11
IL CONCORSO UNIVERSITARIO
Le Iene tornano sul “caso Alpa”

di Serenella Mattera
ROMA Giuseppe Conte ha mentito sul suo concorso da professore ordinario? Le Iene tornano a chiederlo al premier, sulla base di nuovi documenti. È un nuovo capitolo di un filone aperto fin dalla nomina alla presidenza del Consiglio, che indaga sui rapporti tra Conte e Guido Alpa, suo mentore e commissario nel concorso che nel 2002 promosse l'attuale premier a professore ordinario di diritto privato. Le Iene annunciano rivelazioni nel servizio che andrà in onda stasera e subito Matteo Salvini attacca. Ma lui, Conte, ostenta tranquillità: «Rimestano in una storia vecchia. Non c'è nessun conflitto. Vedrò il servizio, se necessario preciseremo ancora in piena trasparenza». Il servizio delle Iene mira a dimostrare che Conte e Alpa, all'epoca del concorso incriminato, lavoravano insieme, nello stesso studio legale, prima che Alpa giudicasse Conte come membro della commissione che doveva assegnargli una cattedra. A dimostrarlo, portano ora alcuni documenti, tra cui la lettera di incarico inviata dal Garante per la privacy, risalente al 29 gennaio 2002, «per fare assumere la propria difesa» in una causa tra Rai, Garante e Agenzia delle entrate, aperta al Tribunale civile di Roma: «La lettera - anticipano Le Iene - ha un unico numero di protocollo, è inviata a un unico studio legale, presso un unico indirizzo e indovinate a chi è indirizzata? A Guido Alpa e a Giuseppe Conte, Via Sardegna, 38, Roma». Il premier ha sempre affermato di avere avuto uno studio al piano superiore rispetto a quello di Alpa. Ma affermava di stare, sostengono le Iene, «in via Cairoli» e invece il documento dimostrerebbe che erano entrambi in via Sardegna. Inoltre nel servizio dovrebbe essere mostrata una proposta di parcella comune. Nessuna novità, replica però il premier. In estrema sintesi: le attività professionali erano separate e le fatture anche e i nuovi documenti non proverebbero alcunché: «Ho spiegato - ha detto Conte - che non c'è nessun profilo di interessi. Non c'è stata mai un'associazione professionale tra di noi, né di fatto né di diritto. Mai un conto corrente comune. Al concorso da professore ordinario c'erano cinque commissari: hanno deciso all'unanimità, mentre ne bastavano tre, e nessuno ha impugnato». Le spiegazioni non sembrano però destinate a bastare a Salvini, che anche su questo fronte attacca: «Conte bugiardo, non solo sul Mes ma anche sulla sua carriera?».

 


8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 3 dicembre 2019 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 28
LA PAROLA AI LETTORI > RISPONDE ANTONIETTA MAZZETTE

Mancano i medici e la politica tarda a intervenire

In Sardegna mancano i medici e basta sfogliare la Nuova per capire che l'emergenza è seria ed è diffusa in tutto il territorio. L'ultimo allarme in ordine di tempo è stato lanciato dal direttivo di Mèigos-Giovani Medici che denuncia un problema nel problema: la riduzione dei posti nelle scuole di specializzazione. Una tendenza destinata ad aggravarsi nei prossimi anni che porterà a un calo nel quinquennio di oltre 2000 medici specialisti tra dipendenti di strutture pubbliche e liberi professionisti. In particolare, mancheranno pediatri, medici di urgenza, chirurghi generali, anestesisti-rianimatori, medici internisti, nefrologi e psichiatri. Siamo in grado di reggere questa ennesima sforbiciata a una sanità già sull'orlo del collasso? E perchè dovremo? Il problema è sempre lo stesso: i costi per formare i medici, la mancanza di aule e, aggiungo, l'incapacità di guardare un po' più avanti del proprio naso. Così nelle università italiane resta il numero chiuso, chi ha i soldi va a studiare all'estero e il Paese perde risorse e professionalità. Ma davvero non si può far nulla? E se è così a che cosa serve la politica? Maria Cossu, Sassari
***
La politica non solo serve, ma è indispensabile. Disgraziatamente quella italiana sembra essere incapace di porre rimedio a questa situazione di collasso che non riguarda solo la sanità. E ciò è dovuto a molte ragioni, tra cui segnalo l'essere perennemente in campagna elettorale - per cui ciò che conta è "l'effetto speciale" del momento -, e l'avere una classe dirigente mediamente incompetente e improvvisata. Detto questo, è anche responsabilità dei cittadini scegliere buoni rappresentanti che vadano al di là dei proclami, ai quali chiedere di occuparsi primariamente del benessere della popolazione, su principi di equità. Ormai è noto a tutti che in fatto di medici di base e specializzati siamo in piena emergenza. Cosa fare nell'immediato? Destinare risorse importanti al turn over, fare una mappa delle esigenze di medici specializzati e incrementare il numero degli accessi nei corsi preposti. Sul numero chiuso si potrebbe intervenire, magari introducendo altre forme di sbarramento, ma ciò significherebbe, ad esempio, modificare strutturalmente le modalità di assegnazione del Fondo di Finanziamento Ordinario alle università. Altrove si sta ricorrendo ai laureati senza specializzazione, ma non mi pare una buona soluzione, perché si rischia di abbassare ulteriormente la qualità della sanità pubblica.

Questionario e social

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