Lunedì 9 dicembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
09 dicembre 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 9 dicembre 2019 / AGENDA - Pagina 16
VIA MAMELI. Oggi alla Mem
Giornata di confronto dedicata al Maghreb

La Mediateca del Mediterraneo come ponte ideale fra la Sardegna e i Paesi del Maghreb. Oggi, a partire dalle 9,30, nello Spazio eventi al piano primo del polo culturale di via Mameli 163, è in programma un incontro con docenti e studenti dei corsi di Lingua e letteratura araba dell’Università di Cagliari. L’appuntamento rientra nel quadro del ciclo di seminari dell’Ateneo cagliaritano intitolato “La mediazione linguistica incontra il mondo del lavoro”, coordinato dalle docenti Maria Cristina Secci e Francesca Boarini. Parteciperanno all’incontro Pasquale Mascia, responsabile della Mediateca, Angela Daiana langone e Giuliano Mion, professori di lingua e letteratura araba all’Università di Cagliari. L’appuntamento è aperto anche alla cittadinanza e agli studenti delle scuole superiori: un’occasione preziosa, in tempi diffici per gli scambi interculturali, per confrontarsi e provare a riconoscersi e capirsi meglio. Ma anche per scoprire un aspetto particolarmente importante dell’attività svolta dalla Mem. Non tutti infatti sanno che quest’ultima, da anni, opera in sinergia con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Non solo. L’istituzione ospitata nell’ex mercato civico di via Pola vanta un patrimonio librario cospicuo e prezioso, nei cui novero compare una enorme quantità di testi in lingua araba. Anche in virtù di questo, la Mediateca del Mediterraneo rappresenta un eccezionale polo di attrazione del pubblico interessato a tematiche di interculturalità.
 

 

 

 

La Nuova Sardegna

 


2 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 9 dicembre 2019 / PRIMA PAGINA
NUORO
Si laurea in Legge: la tetraparesi non la ferma
. Gianoglio a pagina 15

NUORO - Pagina 15
UNA LAUREA PER SFIDARE LA DISABILITÀ
Valeria Sirigu il 12 discuterà la tesi: «Io e mamma siamo un messaggio di speranza per tante donne»

di Valeria Gianoglio
NUORO Tra qualche giorno, a Cagliari, davanti alla commissione del corso di laurea e al suo relatore, Leonardo Filippi, conquisterà non solo la laurea in Giurisprudenza con una tesi dal titolo "Le intercettazioni, il diritto alla riservatezza, e il diritto di cronaca", ma anche una bella vittoria sulla vita. Perché gli studi in legge, fino al traguardo finale, Valeria Sirigu se li è dovuta sudare sfidando anche la sorte, la fatica, e la tetraparesi spastica che da tanti anni la costringe su una sedia a rotelle a causa di una malformazione congenita. Ma non le ha mai impedito di seguire le sue mille passioni. Il ballo e persino il pattinaggio in carrozzina, i viaggi che ha fatto con mamma Rita Sirigu, i libri, la cucina - non a caso è testimonial on line di un noto elettrodomestico tuttofare - e le battaglie per difendere i diritti delle donne e delle persone con disabilità. A cominciare da quella per sostenere la figura dell'assistente sessuale per i disabili fisici e intellettivi. «Perché la sessualità è un diritto di tutti - dice - e ogni disabile la esprime in modo diverso. Proprio per questo ci devono essere anche assistenti sessuali formati». È un treno che non si ferma mai, Valeria Sirigu, e lo è anche quando scrive o racconta la sua vita, utilizzando un sintetizzatore vocale e le mille possibilità offerte dalla tecnologia. «Ho studiato Giurisprudenza - spiega - perché mi piacerebbe entrare in politica e cambiare il mondo». E in realtà, la laureanda nuorese, il mondo lo sta già cambiando e non poco buttando giù, uno ad uno, i tanti pregiudizi che circondano la disabilità, lo scetticismo che spesso accompagna come un fardello le sfide più coraggiose, i momenti di umano sconforto che sopraggiungono con la fatica. Ma quel treno di energia che si chiama Valeria, nei suoi primi 35 anni, insieme alla sua carrozzina, è riuscita davvero a fare di tutto: gli studi brillanti all'istituto Ragionieri, nella sezione Programmatori, due stage tra Comune e tribunale, l'Erasmus in Spagna, i primi tempi da universitaria a Cagliari, nella casa dello studente e con l'aiuto di un assistente. E poi i viaggi, tantissimi viaggi con mamma Rita Sirigu ma non solo. «A mamma devo tutto - dice Valeria - perché la mia è la storia di una giovane donna con una grave disabilità e figlia di una madre nubile. Una madre che ha fatto tutto da sola perché la figlia si realizzasse e potesse studiare e affermarsi. Mia madre è un bellissimo messaggio di speranza per altre donne meno fortunate di noi. Voglio dire a tutte le donne che non devono mai avere paura e vergogna del giudizio degli altri, anche riguardo alle loro scelte di vita. Bisogna essere coraggiose e andare sempre avanti».

 



3 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 9 dicembre 2019 / CULTURA E SPETTACOLI - Pagina 19
«SARDEGNA, TERRENO IDEALE PER UNIRE PANE E CULTURA»
L'ex ministro Massimo Bray a Sassari per un convegno sul territorio: le sue idee sulla valorizzazione del grande patrimonio culturale isolano

di Giacomo Mameli
Per parlare di cultura, in una Sardegna che 250 anni prima di Cristo era "il granaio di Roma", si affida a Marguerite Yourcenar, prima donna eletta alla Académie française. L'autrice delle "Memorie di Adriano" diceva che «fondare biblioteche è come costruire granai pubblici». Il grano ti dà il pane e il pane è vita. Starne senza è come non vivere, non essere. Ma più che i numeri e le cifre valgono i concetti «da estendere a tutta l'Italia». Perché «la cultura non è una merce che si può comprare e vendere, apprezzare o deprezzare secondo l'utilità del momento», ripete Massimo Bray, pugliese di Lecce, 60 anni, ex ministro ai Beni e alle attività culturali e al Turismo con Enrico Letta, direttore generale dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, presidente del Salone del libro al Lingotto di Torino.
«Il valore della cultura è inestimabile, è storia e memoria, è formazione dei cittadini». Oggi ne parlerà a Sassari, aula magna dell'università, al convegno promosso dall'Ais (Associazione italiana di Sociologia) organizzato dalla coordinatrice nazionale della sezione "Territorio" Antonietta Mazzette. Introducono il rettore Massimo Carpinelli, il presidente della Fondazione Sardegna Antonello Cabras e il direttore del Dipartimento di Storia Marco Milanese.
Tema declinato ieri a Roma, alla Nuvola dell'Eur dallo stesso Bray, nel corso dell'evento "Più libri più liberi" col nuovo libro "Alla voce cultura, Diario sospeso" (Manni editore). Le cifre più recenti descrivono un patrimonio culturale statale che in Italia vale 173,7 miliardi di euro ma ha una redditività dello 0,01 per cento, con ricavi di poco superiori ai duecento milioni. Abbiamo l'oro ma non lo sappiamo valorizzare. «Verissimo. Ma la prima lettura non può essere merceologica. I giganti della vostra cultura, Antonio Gramsci, Grazia Deledda, Salvatore Satta dicevano, mi limito a una citazione, che bisogna studiare, studiare, studiare. Bisogna studiare per capire quale valore hanno i nostri beni culturali: artistici, architettonici, archeologici, ambientali. Se comprendiamo questo, il resto viene da sé. Il fatto è che non c'è ancora la consapevolezza di questo tesoro immenso che la nostra Costituzione eleva a primo grado dell'interesse politico». La prima cosa da fare, allora, in un momento politico sguaiato che ha cancellato quasi del tutto la parola cultura? «L'ascolto delle esigenze e delle istanze di cambiamento, sul piano politico e su quello tecnologico. La politica non ascolta come dovrebbe chi chiede e propone cultura. Occorre la convinzione diffusa che attraverso la cultura si può creare comunità, che esista un filo rosso che lega le miriadi di singoli e associazioni attive nella promozione culturale. Penso alla Sardegna che, con alcuni festival culturali e letterari, in pochi anni ha innovato, dando vita a vere comunità che si ritrovano attorno ai libri. Occorre avvicinare le persone a questo nostro patrimonio e fare in modo che sia conosciuto. Perché se lo conosci lo ami. E così capisci la nostra storia ma costruisci anche le forme per disegnare il futuro: che in Italia, in Sardegna si chiama cultura. Formando cittadini consapevoli».
Le competenze non sono direttamente proporzionali alle bellezze come La Muta di Raffaello, La Gioconda, la Reggia di Caserta, i nuraghi, i giganti di Mont'e prama, i Bronzi di Riace, Pompei. Cagliari non porta a reddito la necropoli punica più imponente del Mediterraneo.
«Una lettura più attenta ai ritorni economici non può che venire da un piano di sistema centrato sul turismo culturale. Se ne sta per caso parlando? No. Turismo e cultura devono andare di pari passo dalle Alpi al Gennargentu. A livello ministeriale, e in diverse regioni, questa consapevolezza c'è, le competenze esistono nelle diverse declinazioni. Bisogna pensare a chi tra poco andrà in pensione lasciando grandi vuoti. Oggi occorre investire nei giovani, devono essere formati ed entusiasti. Dobbiamo credere nell'alta formazione. Cultura, lo ripeto, si lega a turismo, c'è di mezzo il rispetto del paesaggio, la difesa delle coste e non solo». Sembra un libro dei sogni. «Ma la strada è quella: dobbiamo investire di più nella formazione e nella valorizzazione delle professionalità. Le scuole rivolte a creare le professioni per il patrimonio culturale potrebbero essere molto d'aiuto. Sono i nostri granai». Senza pensare a direttori locali, regionali, figli di un nepotismo o di un sovranismo culturale senza senso. Il Museo archeologico di Cagliari può essere diretto bene anche da un tedesco? «La cultura è universale, non conosce il localismo lessicale, tanto meno il sovranismo. Vanno date le migliori opportunità a ricercatori giovani e capaci, entusiasti, formati a scuola e sul campo, devono sapere attirare i visitatori, creare flussi costanti. La carta d'identità non c'entra. Va sviluppata la conoscenza e la sensibilità di tutela dei luoghi, è un unicum che dobbiamo saper valorizzare».
Ha già detto che occorre credere nelle comunità. In Sardegna da questo punto di vista gioca in casa. «Ripeto che occorre ricreare il senso di comunità che abbiamo smarrito. La Sardegna, come il resto d'Italia, può e deve vivere di risorse culturali. Per il futuro, da domani deve privilegiare l'essere rispetto all'apparire. È la cultura, con tutte le sue forze, dai festival di tutti i tipi ai convegni, che deve lanciare sfide alla politica per ricostruire il rapporto di fiducia tra governanti e governati. Oggi sembrano due corpi separati». Se fosse stato nella giuria di Stoccolma, avrebbe dato il Nobel della letteratura a Peter Handke? «Sì. Perché con la qualità della sua scrittura ha fatto molto riflettere sui grandi conflitti del Novecento».

Questionario e social

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