Lunedì 29 giugno 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
29 giugno 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / PRIMA PAGINA
DEL GIACCO
L’immunologo cagliaritano, 84 anni, ricorda il suo incontro con Fauci, il referente di Donald Trump per la pandemia di Covid  A PAGINA 12

MONDO - Pagina 12
Intervista. Sergio Del Giacco, immunologo cagliaritano, ricorda i suoi incontri con il consulente del presidente Usa
«IL MIO AMICO FAUCI HA TENUTO TESTA A TRUMP»
I consigli: “Dobbiamo essere bravi a contrastare i piccoli focolai che potrebbero svilupparsi soprattutto nel prossimo autunno. Ma dipende da noi: se non facciamo assembramenti e indossiamo le mascherine i rischi si riducono”

Il presidente straripante e lo scienziato rigoroso, che non ama le luci della ribalta. Donald Trump e Anthony Fauci, opposti inconciliabili nella lotta contro il Covid-19 negli Stati Uniti che sinora ha provocato oltre 120 mila vittime. Le persone realmente infettate potrebbero essere, in base ai dati dei Centers for Disease Control and Prevention, circa 24 milioni. L'immunologo con radici italiane (i nonni paterni erano nati in Sicilia) fa parte della task force sull'emergenza sanitaria. È una coscienza critica, voce dissonante che l'inquilino della Casa Bianca non sempre ha mostrato di gradire. Pochissimi giorni fa l'ennesima dimostrazione di quanto siano diversi. Così Trump: «Le morti per coronavirus sono in calo. Il tasso di mortalità è uno dei più bassi al mondo. La nostra economia si sta riprendendo e non verrà chiusa». Meno rassicurante Fauci nell'ultimo briefing con la stampa: «C'è qualcosa che non funziona, abbiamo un grave problema».

Lo scienziato Sergio Del Giacco, 84 anni, nato a Pavia, ma cagliaritano d'adozione, a lungo docente nella facoltà di Medicina dell'Università di Cagliari, Premio Charles Blackley per la promozione dell'Allergologia e dell'Immunologia in Europa (primo italiano a ottenere il riconoscimento), con studi e ricerche sulle malattie autoimmuni e sull'Aids, conosce bene Anthony Fauci. «L'ho incontrato - ricorda Del Giacco - per la prima volta 40 anni fa in un congresso negli Stati Uniti. Facevo parte della commissione nazionale per la lotta contro l'Aids, lui era già alla guida del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, un punto di riferimento per il mondo scientifico, una figura autorevole».

Qualche anno dopo l'invito a venire a Cagliari.

«Ero il responsabile scientifico della Fondazione Piso, creata da Angelo e Olga Pisanu per ricordare il figlio Daniele, morto prematuramente. Ogni anno la Fondazione premiava una eminente personalità del mondo della scienza. Dopo aver premiato Luc Montagnier, Nobel per la Medicina, nel 1999 abbiamo pensato di invitare Anthony Fauci. Parlai con lui. Accettò molto volentieri l'invito».

Era l'ottobre del 1999…

«La cerimonia si svolse al Teatro Lirico. Fauci venne premiato insieme a Lorenzo Moretta, un altro luminare».

Perché avete scelto Anthony Fauci?

«Aveva condotto importanti studi sull'Aids grazie ai quali erano migliorate le conoscenze sul virus. Poi si era occupato della classificazione delle vasculiti, patologie infiammatorie che colpiscono i vasi sanguigni. La sua terapia in questo campo è ancora valida».

Quale ricordo conserva di quell'incontro?

«Un bellissimo ricordo, mi torna in mente lo slancio straordinario di Angelo e Olga Pisanu che con tenacia e passione hanno portato avanti l'attività della Fondazione Piso. Fauci, visibilmente emozionato, venne premiato dall'allora rettore Pasquale Mistretta. C'era il presidente della Provincia Nicola Scano, che in quel momento guidava l'ente intermedio. Anthony Fauci visitò la reggia nuragica di Barumini e l'area archeologica di Nora. Lo portammo a Marina Piccola. Apprezzò molto il nostro patrimonio storico e poi la spiaggia e il mare del Poetto. Lo incontrai qualche anno dopo nel corso di un congresso negli Stati Uniti: non aveva dimenticato quel breve viaggio nell'Isola e le emozioni vissute».

Come valuta il suo atteggiamento molto intransigente nei confronti di Trump?

«Non mi ha sorpreso perché è il suo atteggiamento tipico. È così, molto rigoroso, determinato, con una grande grinta. Ha fatto bene a tenere testa a Trump. Mi sarei meravigliato se avesse tenuto un atteggiamento di sudditanza. Dice le cose come stanno, fa parte del suo carattere».

Il Covid-19, che pure non è scomparso, potrebbe ripresentarsi in Italia nelle forme gravi che purtroppo abbiamo conosciuto nei mesi scorsi?

«Dobbiamo essere bravi a contrastare i piccoli focolai che potrebbero svilupparsi soprattutto nel prossimo autunno. Ma dipende da noi: se non facciamo assembramenti e indossiamo le mascherine i rischi si riducono».

Gli scienziati sono apparsi molto divisi?

«Di questo virus non abbiamo informazioni complete. Nessuno è in grado di dire come si svilupperà. Tutti hanno fornito le loro idee non sempre giuste creando in diversi momenti incertezza. Si è parlato effettivamente troppo».

Continua a sentire Anthony Fauci?

«Siamo sempre in contatto. Presto potrebbe tornare a Cagliari. L'idea è concreta ma preferisco non anticipare nulla per scaramanzia».

Massimiliano Rais

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 7

Sanità. Cappuccinelli: anche le infezioni respiratorie scompaiono durante l’estate
COVID, ORA SI GUARDA ALL'AUTUNNO
Gli esperti: c’è il rischio di una seconda ondata, ma saremo pronti

È «la seconda ondata» dell'epidemia messa in conto dagli scienziati e, per quanto riguarda l'Italia, dalla task force nazionale e dalle autorità sanitarie regionali. Il virus che col caldo si attenua mostrerà di nuovo la sua faccia cattiva in autunno, e se come dice il professor Piero Cappuccinelli, virologo, «si tratta di una previsione facile perché funziona così anche con le altre infezioni respiratorie da coronavirus che danno raffreddore», nondimeno fa discutere l'avviso di Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms, il quale ha evocato la Spagnola che cent'anni fa, «si comportò come il Covid: andò giù in estate e riprese ferocemente a settembre e ottobre facendo 50 milioni di morti durante la seconda ondata». Tredicimila in Sardegna. Un esempio forte per rispondere a chi, tra reparti Covid ormai vuoti e contagi ridotti, ha parlato di «emergenza finita». Non è così, ha ammonito Guerra.

Il rischio sottovalutato

Non è così anche secondo l'infettivologo Giovanni Sotgiu, docente di Statistica medica dell'Università di Sassari. «I focolai epidemici ci sono, segno che il virus non è scomparso ed è sempre lo stesso. È vero, adesso stiamo vedendo soprattutto persone che non sviluppano i sintomi, ma il rischio è che trasmettano l'infezione a chi è più vulnerabile e ne paga perciò le conseguenze, come gli anziani, e chi soffre di patologie cardiache e respiratorie». Non c'è da essere catastrofisti né d'altro canto ottimisti, avverte, «serve solo cautela. Saremmo tutti felici, io per primo visto che mi mancano le partite di calcetto, di poter dire: comportiamoci come prima. Ma ci vuole attenzione perché i danni li abbiamo visti, purtroppo, e spesso sono arrivati quando la cautela non c'è stata».

L'andamento stagionale

Di sicuro, «il coronavirus, come quello della Sars o della Mers, ha una resistenza maggiore alle alte temperature rispetto al virus influenzale H1N1 che scatenò l'epidemia di Spagnola. Dobbiamo vedere come si comporterà questa estate, ma già stiamo registrando nuovi focolai, anche in Italia». Dal punto di vista epidemiologico, però, «l'andamento ciclico può essere simile a quello del virus influenzale: così come in Europa stiamo assistendo a un calo delle infezioni con l'arrivo del caldo, è verosimile che con l'autunno il coronavirus si comporti nella stessa maniera: i contagi verranno favoriti perché arriverà il freddo, staremo di più in ambienti chiusi e il contatto tra le persone sarà dunque più stretto». Ancora: «Come cent'anni fa H1N1 era un virus nuovo per l'organismo umano, e solo col tempo si è adattato, così adesso Sars Cov-2, mai visto finora, trova tutti soggetti suscettibili».

L'estate dopo il lockdown

«Com'era stato ipotizzato il calo estivo, è prevista anche la ripresa con l'arrivo del freddo e credo che tutti noi siamo pronti a questa evenienza», dice Stefano Del Giacco, responsabile del reparto di Allergologia e Immunologia clinica del dipartimento di Medicina interna dell'Aou di Cagliari. Questa, sottolinea, «è la congiuntura migliore per far sì che il virus stia calmo: siamo in estate, abbiamo fatto un super lockdown, abbiamo imparato tutti a lavarci le mani, a usare la mascherina, a stare attenti agli assembramenti negli spazi chiusi, anche se qualche incauto cedimento lo si sta vedendo. È la congiuntura migliore perché il virus stia calmo, ma non dobbiamo illuderci». Il virus, avverte, non è mutato. «È sempre lo stesso. Non ha senso, adesso che ci sono tutte le condizioni perchè stia calmo, dire che è diventato meno aggressivo. A tutti i livelli ci si aspetta la seconda ondata che, ovviamente, potrebbe essere attenuata dal fatto che saremo pronti a reagire ai minimi segnali. Ma le modalità di trasmissione del virus torneranno a essere quelle che abbiamo già conosciuto».

Piera Serusi




 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 10

Istruzione. Su sicurezza e distanza le linee guida seguiranno la stessa falsariga di quelle adottate per le scuole

REGOLE POST-COVID: UNIVERSITÀ PRONTE AD ACCETTARE LA SFIDA
Grazie alle piattaforme tecnologiche gli atenei hanno gestito meglio lo stop

«Per settembre mi aspetto novità, anche se credo che nelle università si procederà sulla stessa falsariga delle scuole». Ne è convinto Giampaolo Demuro, docente di Diritto Penale e direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell'ateneo di Sassari. «È vero che le università hanno una maggiore autonomia, ma le direttive non possono essere diverse in materia di sicurezza. La Conferenza dei rettori è già al lavoro per organizzare la ripresa puntando, in prospettiva e con la massima prudenza, alla didattica in presenza».

Studenti divisi

Intanto, però, ci si prepara per affrontare una riapertura che non sarà, non potrebbe nemmeno esserlo, improntata alla normalità, nonostante gli sforzi per superare il momento. «Sono convinto che alla fine si troverà la soluzione con un metodo misto, ovvero diviso tra didattica tradizionale e a distanza», dice Marco Pitzalis, docente di Sociologia dell'educazione nell'ateneo cagliaritano. «Che mi risulti - prosegue Pitzalis - stanno attrezzando le aule con gli strumenti tecnologici necessari. E poi, non dimentichiamo, che sono le università, da sempre, a utilizzare in maniera importante, e più della media, la tecnologia».

Atenei pronti

Non è un caso infatti che studenti e docenti universitari, pur con tutte le difficoltà legate all'emergenza, sono quelli che hanno sofferto meno il disagio della distanza. «In effetti - puntualizza Demuro - in una settimana noi eravamo già organizzati. Avevamo una piattaforma, una convenzione con Microsoft e sia noi, sia gli studenti eravamo iscritti. Poi è chiaro, che insegnare a distanza non è il massimo e che molte materie, quelle scientifiche in particolare che si servono di laboratori, è impossibile seguirle da casa. I problemi per la didattica a distanza ci sono, inutile negarlo. Ma è anche vero che gli atenei, proprio per loro natura, non possono non guardare con fiducia al futuro. Niente sarà come prima, lo sappiamo, ma io mi aspetto delle novità per settembre».

Preoccupazioni

«Molti sono preoccupati per questi cambiamenti - ammette Pitzalis - io credo si tratti di una grande opportunità per tutti. Sono dell'avviso che occorra riprogettare la didattica. È diventato necessario, seppure questi ultimi mesi per noi non sono stati particolarmente traumatici. Da vent'anni utilizziamo piattaforme e-learning, portali per i forum e per altre esigenze. E poi gli studenti sono adulti, maturi, aspetti importanti per trovare delle condizioni generali più propense ad accettare le novità. Penso che ci siano anche dei rischi in questa nuova fase. E mi riferisco in particolare alla mancanza di socialità che spesso si traduce in mancanza di comprensione. Ecco, credo che costerà molta fatica ricostruire, ma bisogna farlo».

Sperimentazioni

Insomma, molta fiducia e qualche dubbio sull'università che sta per cambiare pelle. «Abbiamo imparato a vivere nei social - sottolinea Pitzalis - siamo quindi esposti, non possiamo permetterci di tornare indietro. Sarà un apprendimento per tutti. Perché questa, volenti o nolenti, è una vera sfida che dobbiamo accettare. Ricordo le resistenze fatte sul finire degli anni Ottanta quando il professor Silvano Tagliagambe propose la prima piattaforma e-learning. Allora si era un po' troppo conservatori. Oggi no, è diverso e le sperimentazioni sono continue».

Regione e Ue

Da soli gli atenei potrebbero non farcela. Per questo Marco Pitzalis invita la Regione a investire sulla tecnologia: «La Comunità europea ha una marea di risorse per l'istruzione. E per l'università digitale i soldi sono necessari. Insieme a una visione strategica che parta magari dai progetti dei due atenei sardi». Potrebbe essere un modo per tornare a parlare di istruzione, formazione e cultura, visto che nel post-Covid si è pensato prima a ristoranti e pizzerie anziché alle scuole e alle università.
Vito Fiori




 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / ITALIA - Pagina 11

I rilievi del Consiglio d'Europa: nel mirino 15 Paesi Ue
Pari opportunità sul lavoro: Italia in ritardo

STRASBURGO Le donne italiane non ricevono dallo Stato tutto l'aiuto necessario per poter avere le stesse opportunità degli uomini nel mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda le retribuzioni. Lo rileva il comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) del Consiglio d'Europa sul reclamo presentato dall'ong University Women of Europe, in cui si contesta a 15 dei 47 Stati membri dell'organizzazione paneuropea di non rispettare il diritto delle donne alla parità di retribuzione e alle pari opportunità professionali.

I Paesi chiamati in causa dalla ong insieme all'Italia sono Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Svezia. Questi sono gli unici Stati ad aver accettato che il Ceds giudichi anche attraverso i reclami presentati da diverse organizzazioni, comprese alcune ong, se rispettano o meno quanto loro imposto dalla Carta sociale europea.

Il comitato da parte sua ha bocciato tutti i Paesi tranne la Svezia, ritenendo che violino tutti in un modo o in un altro i diritti delle donne. Strasburgo ha evidenziato che il problema non sono le leggi, perché tutti i Paesi hanno una legislazione che riconosce il diritto alla stessa retribuzione per un lavoro equivalente.

Ma non basta a cambiare la situazione, ha sottolineato Strasburgo, e deve essere accompagnato da politiche e misure per facilitare il raggiungimento della parità tra donne e uomini. Ed è proprio questo il vero punto dolente in quasi tutti gli Stati. Infatti il comitato ritiene che solo la Svezia, il Belgio e Cipro abbiano fatto progressi misurabili nella promozione della pari retribuzione.

Tornando al caso italiano il Comitato europeo dei diritti sociali ha evidenziato la mancanza di misure adeguate a promuovere il diritto delle donne a pari opportunità sul mercato del lavoro. Il governo ha riconosciuto che mancano misure positive per riconciliare la vita personale e professionale, per esempio le insufficienti sovvenzioni per servizi come gli asili nido.

«Il divario retributivo tra donne e uomini è inaccettabile, eppure continua a rappresentare uno dei principali ostacoli al conseguimento di una reale uguaglianza nelle società moderne», ha affermato Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d'Europa.





 

5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / AGENDA - Pagina 16
Università. Domani diretta Internet
Corsi di Ingegneria: le novità sul Web

Saranno presentati domani, dalle 14.30 alle 16.30, i corsi di laurea magistrale del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell'Università. È una nuova iniziativa di orientamento on line dall'Ateneo per aiutare gli studenti - in questo caso i laureati triennali, alle prese con l'individuazione del biennio specialistico - nella scelta del corso più idoneo. In queste settimane si susseguono i webinar (seminari su Internet) per illustrare l'offerta dei vari corsi di laurea agli iscritti.

Il Dipartimento

Ingegneria elettrica ed elettronica (Diee), diretto da Fabrizio Pilo, è nato nel 1995 dal precedente Istituto di Elettrotecnica fondato nel 1945. Promuove e coordina attività di ricerca nel campo dell'ingegneria biomedica, elettrica, elettronica, energetica, dell'informazione e delle telecomunicazioni. Ha legami di cooperazione con diversi centri di ricerca nazionali e internazionali (sia pubblici sia privati) e con i suoi progetti contribuisce allo sviluppo tecnologico e socioeconomico dell'Isola.

L'appuntamento

Ogni corso sarà presentato da un docente: alle 14.30 comincerà Alfonso Damiano con la laurea magistrale in Ingegneria energetica, poi Barbara Cannas parlerà di Ingegneria elettrica. Alle 16 prenderà la parola Luigi Atzori per illustrare le caratteristiche di Ingegneria delle tecnologie per Internet, quindi sarà la volta di Giorgio Giacinto, che parlerà della laurea magistrale in Computer engineering, Cyber-security and Artificial intelligence. Concluderà Massimo Barbaro con la laurea magistrale in Ingegneria elettronica. Il link per seguire le presentazioni è disponibile sul portale dell'Ateneo www.unica.it.





 

6 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / Speciale SALUTE - Pagina VII
Gli esperti rispondono
REUMATOLOGIA. L'artrosi è una malattia curabile?
Risponde ALBERTO CAULI, 54 anni, professore e direttore Reumatologia Policlinico Duilio Casula Aou Cagliari

L'artrosi rappresenta la causa più frequente che porta un paziente dal medico, sia per la sua elevata frequenza nella popolazione (stimabile intorno al 15%) sia per l'estrema variabilità di sintomi che riguardano l'apparato muscoloscheletrico così come l'ambito neurologico. L'artrosi è il risultato di eventi biologici e meccanici che destabilizzano la struttura della cartilagine articolare e di tutti i tessuti che costituiscono l'articolazione, compreso l'osso, la capsula articolare e i legamenti. I sintomi che lamentano i pazienti, in genere dopo i 60 anni, sono principalmente il dolore e il deficit di funzione, e variano a seconda del distretto interessato, come ad esempio l'anca, il ginocchio, la mano, la colonna vertebrale con le sue componenti cervicale e lombare. Frequenti anche i dolori irradiati agli arti superiori o inferiori a seguito di compressione della radice nervosa. Compito del reumatologo è differenziare l'artrosi dalle patologie infiammatorie croniche o dai reumatismi extra-articolari al fine di un corretto approccio terapeutico.




 

7 - L’UNIONE SARDA di lunedì 29 giugno 2020 / Speciale SALUTE - Pagina VII
Gli esperti rispondono
IMMUNOLOGIA. Da un anno, quasi tutti i giorni mi vengono chiazze rosse un po' rialzate sulla pelle, molto pruriginose. Mi hanno diagnosticato una forma di orticaria, ma quando smetto le cure ritorna. Cosa posso fare?
Risponde STEFANO DEL GIACCO, 51 anni, professore allergologo e immunologo Policlinico Duilio Casula Aou Cagliari

L'orticaria è una patologia su base immunologica che causa dei pomfi pruriginosi, rialzati sulla cute, localizzati o diffusi a tutto il corpo. Si può associare all'angioedema, cioè al gonfiore della cute, spesso del volto, dando a volte un aspetto di "pugile pestato". Di solito si verifica in forma acuta, con la durata di ore o di un giorno o, quando dura per più di sei settimane, si parla di "orticaria cronica". Tra le cause: forme allergiche da alimenti, farmaci, puntura di api, vespe o calabroni, o da esercizio fisico; forme "fisiche": pressione sulla cute, il caldo, il freddo, il contatto con l'acqua o il sole. Esiste poi una forma "spontanea", dove non è possibile evidenziare una causa ma per la quale esiste una cura. Il consiglio è rivolgersi a un centro specialistico di allergologia o dermatologia. Oltre alle terapie tradizionali, anche in questo caso sono disponibili i farmaci biologici.

 




 

La Nuova Sardegna


 

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 29 giugno 2020 / PROVINCIA DI NUORO - Pagina 16
Birori, 7 beneficiari del bando attendono da anni 720mila euro di finanziamento
"KENT'ERBAS": IL GAL CONTRO LA REGIONE

di Alessandra Porcu
BIRORI «Procederemo per vie legali e se ci saranno i presupposti chiederemo i danni alla Regione». Stanchi di attendere il finanziamento di 720mila euro, bloccato per un cavillo burocratico, i 7 beneficiari del fondo hanno deciso di affidarsi a un avvocato. «Negli ultimi 4 anni abbiamo investito tempo e denaro, diventando parte attiva, insieme al Gal Marghine, del progetto "Kent'Erbas". Ora, invece di raccogliere i frutti del duro lavoro, ci ritroviamo con un pugno di mosche». Peppino Chessa, allevatore di Birori, non nasconde il proprio disappunto per l'epilogo di una vicenda che definisce incomprensibile e inaccettabile. «Abbiamo messo anima e cuore per creare sviluppo sostenibile nel nostro territorio. Per regalare ai giovani alternative e sbocchi occupazionali. E la Regione che fa? Blocca l'intera macchina organizzativa. Senza i contributi che ci spettano di diritto non siamo in grado di dare continuità al piano che prevedeva la costruzione di fienili, abbeveratoi, recinzioni e strutture leggere per il ricovero del bestiame. E di conseguenza - sottolinea - non potranno partire neppure le fattorie didattiche, l'ippoterapia e l'inserimento lavorativo per le persone disagiate»." Kent'Erbas", progetto sperimentale unico in Sardegna nel suo genere, è uno dei fiori all'occhiello del Piano di sviluppo locale voluto dal Gal. Prevede la valorizzazione di latte, formaggi e carne di qualità ottenuti da animali alimentati prevalentemente al pascolo naturale e con fieno autoprodotto. Un percorso condiviso con la facoltà di Medicina dell'Università di Cagliari, l'Agenzia regionale Agris e poco meno di una trentina di aziende zootecniche di Macomer, Borore, Birori, Sindia, solo per citarne alcune. «Anche il Gruppo d'azione locale del Marghine - spiega il presidente Sergio Sulas - sta prendendo in considerazione l'ipotesi di procedere legalmente. È surreale che venga messo in discussione il lavoro pregresso». Sembrerebbe, dunque, non esserci più spazio per il dialogo con la Regione che, precisa il direttore del Gal Stefano Carboni «dopo aver validato 5 dei nostri bandi, ora mette in discussione le modalità con cui è stati approvati, compreso il sesto. Il motivo? Non sarei dovuto essere io, direttore, a dare il via libera al documento finale bensì l'intero Cda del Gal. Se non lo avessi fatto, però - puntualizza Carboni, - sarei andato contro il nostro regolamento interno». Forte della correttezza del suo operato, il Gruppo d'azione locale del Marghine  attende di riunirsi in assemblea. Tra una decina di giorni verranno chiamati a raccolta i 211 soci, compresi i sindaci dell'Unione dei Comuni. «Sarà l'occasione per confrontarci e portare avanti, insieme, le istanze del territorio» conclude il presidente Sergio Sulas.

 

Questionario e social

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