Lunedì 11 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
11 maggio 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 11 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4
L’EMERGENZA. Impossibile definire ora l’accordo: il ministero cambia strategia

«IL TURISMO SI SALVA CONTROLLANDO GLI ACCESSI»
La convenzione durerà per un anno dalla fine della crisi Covid

Professore, stiamo per uscire dall'isolamento. Il timore è che il temporale debba ancora venire. Cosa c'è all'orizzonte?
«Molta incertezza. Dobbiamo capire come usciremo dalla Fase 2 e molto dipenderà dalle politiche del Governo, dalla rapidità degli interventi destinati ad alleviare la grande sofferenza delle imprese e sostenere la domanda di consumi delle famiglie. Questa situazione ha creato profonde ferite, la speranza è che non diventino più profonde ma si cicatrizzino».

Stefano Usai è un economista che insegna all'Università Cagliari dove ricopre anche il ruolo di presidente della facoltà di Scienze economiche. Ha diretto il Crenos, l'osservatorio sul mondo economico isolano.

Quale sarà il settore che avrà più difficoltà a ripartire?
«Il settore turistico è il più fragile e rischia di avere una profonda decurtazione della domanda. Alcuni Paesi usciranno dall'isolamento più tardi e per noi sarà troppo tardi. Il turismo però potrà ripartire se ci saranno regole chiare per le riaperture. La Sardegna ha un'opportunità legata alla sua condizione geografica: i punti di accesso, tre porti e tre aeroporti, dovranno essere ben controllati per garantire accessi sicuri. È una carta da offrire sul mercato. Non dipenderà solo da questo: dovremo dare anche garanzie sanitarie».

Su cosa dobbiamo puntare per tenere in vita la nostra fragile economia?
«Il turismo è un settore importante ed è altrettanto importante che mantenga un buon livello di competitività. Non è il solo. Occorre un rilancio dell'agricoltura se non a chilometro zero a chilometro ridotto. Sono settori che hanno urgente bisogno di liquidità per superare questa fase drammatica. In prospettiva anche il settore ICT (Infomation and Communication Technologies), sperimentato in questo tempo, ha potenzialità notevoli».

I voli low cost sono stati una delle chiavi del successo dei viaggi lampo. La permanenza media di uno straniero era di 4,9 giorni, di un italiano di 4,5. Ma il Covid ha spezzato le ali.
«Le regole del gioco saranno diverse, è chiaro. Non ci saranno certo i numeri del passato e sarà una stagione particolare con un turismo domestico. Negli anni passati la Sardegna era riuscita a riequilibrare il mercato estero».

Siamo una terra che importa l'80 per cento di ciò che consuma. Nel dopo Covid nascerà il sardus-faber?
«Può essere un'occasione straordinaria per accorciare alcune catene di produzione e per riorganizzare l'intero sistema socio economico».

Nel rapporto Crenos 2019 c'erano segnali incoraggianti per il mercato del lavoro, anche se non qualificato. E ora?
«Il mercato del lavoro è in grandissima sofferenza in Sardegna come ovunque e le sfide di fondo sono sempre le stesse: formare forza lavoro ricca di competenze, conoscenze. Credo che sia più che mai il momento di investire in capitale umano. È la sfida, riportare le persone a scuola anche se sembra strano dirlo ora che sono chiuse da due mesi, investire sui giovani».

Il sommerso (un reddito per molte famiglie) è una voce alta nell'Isola. Pensiamo ancora al turismo. Che fine farà?
«Il sommerso è sempre tanto ma è sempre di meno, penso alle seconde case. In questi anni è cresciuta l'offerta diffusa di affitta camere e bed and breakfast, un mondo che rischia di andare in grandissima difficoltà. Molto dipenderà da quanto lo Stato sarà capace di far circolare gli aiuti».

Cassa integrazione, prestiti bancari: al di là dei ritardi, il Governo ha messo in campo risorse. Come debbono essere usate perché non diventino il nuovo assistenzialismo?
«Il rischio c'è e lo dobbiamo correre, non si può sottilizzare troppo. Il problema dell'uso è un secondo problema. La priorità è sostenere imprese e famiglie e farle girare di nuovo in parallelo, facendo in modo che i fondi abbiano finalità legittime».

Lei crede che cambieremo?
«Non lo so. È possibile che il mondo debba adeguarsi a nuovi modelli produttivi. Bisognerà saper cogliere, intercettare nuovi bisogni. Penso ancora al turismo e penso a un modello in cui ci siano dentro cultura, storia, natura; la stessa agricoltura può avere altri mercati».

Che cosa ci insegna la crisi?
«Che non siamo invincibili e che abbiamo costruito un modello di società che può essere messo in ginocchio da un virus. Il nostro compito sarà quello di costruire un futuro sostenibile».

La crisi è un'opportunità?
«Direi di sì. Il momento più drammatico della crisi sanitaria è superato. Ora bisogna guardare alle opportunità».

Caterina Pinna



 

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 11 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 9
INTERVISTA. Orrù, biologo molecolare: il virus circola con gli asintomatici, col freddo il rischio di una seconda ondata
«IN AUTUNNO POTREBBE RIESPLODERE L'EPIDEMIA»

«Sa cos'è che mi preoccupa adesso?»

Che cosa, professore?
«Che si continua a parlare solo di Fase 2».

La riapertura in sicurezza non è fondamentale?
«Certo che lo è, ma è necessario pensare alla Fase 3, a quello che potrà succedere in autunno. Siamo già in ritardo e se non lo facciamo adesso, subito, il rischio è che arrivi una seconda ondata dell'epidemia. In Asia si stanno già preparando».

E' una possibilità concreta?
«Non sono un epidemiologo per dirlo con sicurezza, ma questo è un virus bastardo. E' vero, lo conosciamo ancora poco, ma una caratteristica è apparsa subito chiara: la velocità di trasmissione. Questa impone, dal canto nostro, una velocità enorme nelle risposte. Per questo dico che è adesso il momento di pensare alla possibilità concreta di una seconda ondata dell'epidemia ed è bene organizzarsi».

Il professor Germano Orrù da fine gennaio vede più il coronavirus che sua moglie. Cinquantotto anni, di Uta, docente di Tecnologie mediche nella Facoltà di Medicina dell'Università di Cagliari, è l'uomo che con la sua équipe dell'Aou ha sequenziato il gene N di Sars Cov-2 del paziente zero sardo. «Diciamo che sequenziando il gene N è come se, vedendo la macchina di un ladro che scappa, fossimo riusciti a fotografare la targa. Per il resto, a Cagliari stiamo facendo un lavoro d'équipe con altri colleghi virologi per sequenziare il virus e capire com'è il Sars Cov-2 sardo rispetto ai virus presenti altrove».

In Sardegna è diverso?
«Non lo sappiamo, stiamo ancora studiando. Sappiamo però che la proteina N è uguale a quella cinese».

Anche a quella lombarda?
«Sì, pressoché identica».

Lei e altri scienziati dite che ancora non si conosce la sensibilità del virus al caldo, ma che teoricamente le alte temperature possono rallentare la trasmissione.
«Non ci sono dati sicuri, ma i droplet, le goccioline che trasportano i virus, col caldo evaporano più velocemente. Poi, nei Paesi dell'Equatore si è osservata una mortalità un po' inferiore, è vero, ma potrebbe essere dovuta all'età più giovane della popolazione e alla non accuratezza nella raccolta dei dati».

Cioè il virus è meno virulento?
«Non è questo. Teoricamente il caldo può agire su due fronti: il virus e il paziente. Nel primo caso non conosciamo ancora le reazioni dell'agente patogeno, sappiamo però che ha un rivestimento lipidico, grasso, il che potrebbe renderlo più sensibile. Nel secondo caso, sappiamo benissimo che il freddo stressa il sistema immunitario e che il paziente è più suscettibile alle infezioni in genere».

Però ancora non conosciamo le reazioni di Sars Cov-2.
«Esattamente. Studi epidemiologici, fatti specialmente in Cina e a Singapore, suggeriscono che il caldo ha un'influenza positiva sulla trasmissibilità: il fattore R0 diminuisce, il virus diventa meno infettante, ma non sappiamo di quanto. I dati preliminari suggeriscono che potrebbe non diminuire di molto».

Cosa dobbiamo aspettarci dunque?
«Non dobbiamo illuderci, sicuramente resteranno serbatoi di infezione, anche a Cagliari, e sì, anche col caldo. Noi abbiamo pazienti che dopo 40 giorni sono ancora positivi. In Cina stanno descrivendo casi positivi dopo 70 giorni. Il punto è che non sappiamo quanto sono infettanti».

Perché non lo sappiamo?
«Perchè molto spesso la positività e la negatività dipendono dal periodo dell'infezione. Da uno studio pubblicato giorni fa su Jama, rivista americana di medicina tra le più autorevoli, sappiamo che per due settimane i pazienti contagiati potrebbero essere negativi ai tamponi, non producono ancora anticorpi e nonostante questo potrebbero teoricamente infettare. Insomma, non possiamo vedere con precisione quanta gente infetta c'è oggi a Cagliari, in Sardegna e ovunque».

Dunque, se io prendo il virus oggi, per le prossime due settimane potrei risultare negativa al tampone, ai test sierologici ed essere comunque contagiosa...
«Sì, a un certo punto diventa infettiva ma potrebbe non risultare al tampone. Insomma, se io prendo 100 nuovi contagiati, il tampone positivo lo vedo su 20, 30. Mi sfuggono un certo numero di pazienti, e tra questi può esserci il tabaccaio, la signora da cui andiamo a comprare la verdura... Non avranno sintomi ma per quelle settimane potrebbero infettare».

I serbatoi dell'infezione sono gli asintomatici.
«Sì. Perciò non illudiamoci, non pensiamo di controllare l'infezione con il caldo. Il virus sta per alcune settimane dentro persone che non manifestano sintomi, queste ne infettano altre e così arriviamo fino a ottobre».

Quindi il virus d'estate viaggia nascosto fino a che, coi primi freddi, esplode l'epidemia.
«Esatto. Il punto è che non possiamo fare esami, dei quali conosciamo i limiti, a tutta la popolazione e dunque non sappiamo quante persone infette realmente ci sono. Potrebbe essere, lo spero, che perché magari il distanziamento e tutte le altre misure vengono osservate, il numero dei contagiati non raggiunga una massa critica tale da avere in autunno un'esplosione improvvisa della seconda ondata dell'epidemia. Ma, ripeto, non sappiamo quanti sono davvero i contagiati. Per questo una seconda ondata in autunno dev'essere presa in considerazione».

Ma a cosa serve allora fare i tamponi?
«Sono comunque utilissimi, soprattutto per testare le persone con rischio accertato di contagio. Detto questo, i metodi di profilassi veramente utili sono quelli antichi: mascherine, disinfettanti e distanziamento. Per ora non abbiamo altre armi».

Piera Serusi







3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 11 maggio 2020 / Speciale SALUTE - Pagina VI
Gli esperti rispondono
REUMATOLOGIA. Artrite psoriasica: patologia e cure
L'Artrite Psoriasica è grave? Risponde ALBERTO CAULI, 54 anni, professore e direttore Reumatologia Policlinico Duilio Casula Aou Cagliari

L'artrite psoriasica è una malattia infiammatoria cronica che interessa principalmente l'apparato osteoarticolare e la pelle. L'esordio è caratterizzato dalla classica dermatite psoriasica e nel 20% circa dei pazienti evolverà interessando le grandi e piccole articolazioni (ad esempio quelle delle mani e piedi, ginocchia, caviglie e spalle), i legamenti nell'inserzione con l'osso (entesiti) e la colonna vertebrale. Può insorgere in età giovanile o adulta e interessa entrambi i sessi. I sintomi iniziali, a parte la dermatite che può essere minima così come diffusa in tutto il corpo, sono rappresentati dal gonfiore, dolore e difficoltà nella funzione articolare, dal mal di schiena e dalle tendiniti. La malattia può portare, se non curata adeguatamente, a danni osteoarticolari con conseguente disabilità. Per questi motivi è importante, all'esordio dei sintomi, eseguire una consulenza reumatologica, e iniziare la terapia che verrà condivisa collegialmente con lo specialista dermatologo, per raggiungere un'ottimale controllo di entrambe le componenti, articolare e cutanea.

 

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 11 maggio 2020 / AGENDA - Pagina 19
Conservatorio. Serie di iniziative
LAVORI PER MUSICISTI, SEMINARIO SUL WEB

Dialoghi, racconti e confronti tra le professioni musicali per creare nuovi stimoli e riflettere sulle possibilità lavorative offerte dagli studi in Conservatorio. Sono i “Caleidoscopi musicali”, gli incontri organizzati dal Conservatorio, che da domani metteranno a confronto, sulla piattaforma web Zoom, esperti di livello nazionale e internazionale su specifici temi.
I temi del progetto
Ideato da Elisabetta Piras, docente di Pratica e lettura pianistica al “Palestrina”, il progetto affronterà molti temi: le opportunità nate dalla collaborazione tra l'istituto e l'Università, le possibilità di repertorio sugli strumenti ad ancia doppia, i rapporti tra l'insegnamento della musica e i disturbi specifici dell'apprendimento. Sono incontri pensati come opportunità di informazione e approfondimento non solo per studenti e docenti, ma anche per chiunque voglia partecipare. Il Conservatorio offre non solo la carriera concertistica, ma anche l'organizzazione di eventi, la docenza universitaria e la musicoterapia.
Primo incontro
Domani alle 18,30 è in programma “Un dialogo possibile”: la recente intesa tra Conservatorio e Ateneo cittadini per lo sviluppo della ricerca scientifica e artistica nel campo della musica e delle arti performative, sarà al centro di un dialogo tra Giorgio Sanna e Gianluca Floris, rispettivamente direttore e presidente dell'istituto musicale, Antonio Ligios, presidente della Conferenza nazionale dei direttori dei conservatori, i docenti dell'Università di Cagliari Ignazio Macchiarella, Marco Lutzu e Paolo Dal Molin e i docenti del Conservatorio Francesco Ciminiello ed Elisabetta Piras.



 

La Nuova Sardegna


 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 11 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4
Sardigna Natzione: isola costretta a richiamare camici in pensione
«NO AL NUMERO CHIUSO PER MEDICINA»

CAGLIARI La carenza di medici è stata l'emergenza nell'emergenza coronavirus. Fino al punto che l'Ats ha dovuto ingaggiare anche gli specializzandi, oppure richiamare in servizio i camici bianchi andati in pensione. In buona sostanza, sarebbero stati necessari molti più medici non solo negli ospedali, ma anche negli ambulatori e nelle case di riposo. Per uscire da quella che è stata un'evidente carenza di personale, Sardigna Natzione ha lanciato una petizione per abolire il numero chiuso nelle facoltà di medicina, con in coda anche la richiesta alla Commissione europea di aprire anche una procedura contro lo Stato italiano.

La petizione. Come scrive il Consiglio nazionale di Sardigna Natzione, «una delle principali cause per cui la Sardegna non è riuscita a fronteggiare i casi di Covid-19 è stata proprio non avere avuto a disposizione un numero adeguato di medici». Questo - secondo gli indipendentisti - dipende dal fatto che «una legge dello Stato italiano, che risale al 1999, imponendo il numero chiuso per l'accesso in Medicina, impedisce nei fatti alla Sardegna di adeguare il proprio sistema sanitario alle esigenze del territorio. Imposizione che - prosegue Sardigna Natzione - viola non solo i diritti del popolo sardo, i quali peraltro pagano il per cento delle proprie spese sanitarie, ma viola anche il trattato della Comunità Europea e le raccomandazioni del Consiglio D'Europa in materia di sanità pubblica e sulla sua organizzazione». Il link per sottoscrive la petizione è http://chng.it/wfYNPqvqgy. L'obiettivo di Sardigna Natzione è superare le 500 firme, per poi presentare il ricorso.

 

 

 

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 11 maggio 2020 / SASSARI - Pagina 16
A "Unisslive" due esperti raccontano Leonardo Da Vinci
SASSAR INell'ambito della rassegna dell'Ateneo di Sassari "Unisslive - il virus della conoscenza", martedì alle 17, Edoardo Zanon, ricercatore e co-fondatore del Museo Leonardo 3 di Milano e Plinio Innocenzi, professore di scienza e tecnologia dei materiali all'Università di Sassari e studioso di Leonardo da Vinci, condurranno ragazzi e adulti in un affascinante viaggio nel tempo alla scoperta del più visionario innovatore del rinascimento. Su Google Meet, I due studiosi illustreranno attraverso una serie di esempi come pensava Leonardo e come applicava il suo metodo per innovare ed esplorare i segreti della natura. Curiosità inesauribile, intuizioni geniali ma anche studio, metodo ed analisi sistematica dei problemi. Essere capaci oggi di prefigurare il futuro come Leonardo può aiutarci a superare crisi epocali, come quella che stiamo vivendo.Edoardo Zanon, ha dedicato numerosi libri a Leonardo tra cui Il libro del Codice del Volo. Plinio Innocenzi ha dedicato i suoi studi a Leonardo ingegnere, ricollocandolo nel contesto della conoscenza scientifica tecnologica del Rinascimento.L'evento dedicato a Leonardo sarà preceduto alle 15 da un appuntamento, sempre sulla piattaforma Google Meet, con "Le questioni di Antigone ai tempi del Covid 19" L'incontro nasce dalla collaborazione di Sotera Fornaro (Università di Sassari) con Nicola Cadoni, del Liceo Classico Azuni.«La tragedia Antigone di Sofocle -spiega una nota - pone delle questioni e delinea dei temi che trovano, proprio nell'emergenza che stiamo vivendo, una rinnovata attualità: la responsabilità dell'uomo rispetto alla natura, gli abusi delle forme di controllo di cui dispone il potere, il contagio che si estende a tutta la comunità da una sola persona infetta, il diritto della sepoltura negato. Di tutto ciò parleremo, rileggendo insieme il testo. Si consiglia di avere a disposizione una traduzione italiana dell'Antigone. Info e richieste di partecipazione a unisslive@uniss.it».

Questionario e social

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