Il team di ricerca dell’ateneo di Cagliari ha identificato la Quercetina come molecola in grado di bloccare la replicazione del virus Ebola
Ivo Cabiddu
I risultati di una importante ricerca che vede protagonista il team di virologhi dell’Università di Cagliari sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale Antimicrobial Agents and Chemotherapy nell'articolo “Quercetin blocks Ebola Virus infection by counteracting the VP24 Interferon inhibitory function”.
Parte dello studio è frutto del percorso di Dottorato in Scienze della vita, dell’ambiente e del farmaco effettuato dalla dottoressa Elisa Fanunza sotto la costante guida del professor Enzo Tramontano. La trentenne PhD sarda ha ora ottenuto un incarico all’Università del Minnesota, nel laboratorio diretto dal professor Reuben Harris (Minneapolis, USA), dove studia le interazioni molecolari alla base dell’evasione virale del sistema APOBEC, altro componente del sistema immunitario innato.
Attualmente non ci sono farmaci approvati per il trattamento dell'infezione da Ebola
RICERCA INTERNAZIONALE. Il team di ricerca del Laboratorio di Virologia molecolare dell’Università di Cagliari, grazie anche alla collaborazione con il Centro Internazionale di Ricerca in Infettivologia di Lione (CIRI, Francia), è riuscito ad identificare una molecola - la Quercetina, già nota per i suoi elevati poteri antiossidanti e antinfiammatori - in grado di bloccare la replicazione del virus Ebola (EBOV), che nell’uomo causa febbre emorragica mortale e contro cui non esistono ancora farmaci approvati in grado di combatterne l'infezione.
“La Quercetina, composto ubiquitario nel mondo vegetale, è largamente presente nell'alimentazione e possiede numerosi benefici per la salute umana. Molte le specie vegetali da cui è possibile isolare la Quercetina e tra gli alimenti più comuni ci sono, ad esempio, i capperi, l’uva rossa, le cipolle rosse, i mirtilli, le mele, propoli, il sedano, il tè verde e il vino rosso”.
RISULTATI DELLO STUDIO. In base alla ricerca, guidata dal professor Tramontano insieme ai team scientifici dei laboratori di Cagliari e di Lione, la Quercetina rappresenta la prima molecola identificata in grado di agire a livello specifico su uno dei principali determinanti di virulenza del virus Ebola, la proteina VP24, responsabile dell’inibizione del sistema interferonico, che rappresenta il primo fronte di difesa messo in campo dalle cellule in caso di infezione virale.
“Grazie allo studio pubblicato da Antimicrobial Agents and Chemotherapy, per la prima volta, è stato dimostrato che è possibile bloccare la replicazione di Ebola utilizzando come bersaglio farmacologico proprio la proteina VP24, ripristinando quindi la risposta immunitaria in cellule umane. Si tratta di una strategia farmacologica innovativa, mirata a contrastare l’infezione nei suoi primi stadi e ripristinare la risposta immunitaria dell’individuo. L’importante proprietà antivirale del composto insieme all’ampia disponibilità in natura e alla sua non tossicità, suggeriscono inoltre che la Quercetina rappresenti un candidato ideale, molto promettente, per lo sviluppo farmacologico di una terapia contro l’infezione da Ebola”.
VIROLOGIA MOLECOLARE. Il laboratorio di Virologia molecolare dell’Università di Cagliari è diretto dal professor Enzo Tramontano, docente di Microbiologia e virologia e presidente della Facoltà di Biologia e Farmacia, che guida uno dei pochi gruppi di ricerca italiani selezionati e finanziati dall’Unione Europea nell’ambito del programma comunitario Horizon 2020 per la lotta all’epidemia di Coronavirus. Di particolare rilievo l’attuale partecipazione al progetto EXSCALATE4CoV (E4C), predisposto da un network internazionale di cui fanno parte diciotto gruppi di ricerca europei. In proposito clicca qui per la notizia su Unica.it.
IL VIRUS EBOLA (EBOV) è tra gli agenti patogeni più devastanti - che nell’uomo causa febbre emorragica mortale - e finora non esiste un farmaco approvato in grado di combattere l'infezione. Le epidemie degli scorsi decenni hanno causato oltre 11mila morti nel solo periodo 2013-2016 e attualmente è in corso un'altra epidemia, sempre con epicentro nel continente africano.
Considerata l'elevata virulenza, l'identificazione delle molecole che prendono di mira la proteina virale VP24 è un nuovo e promettente approccio terapeutico anti-EBOV. Lo studio firmato da Elisa Fanunza - con Mathieu Iampietro, Simona Distinto, Angela Corona, Marina Quartu, Elias Maccioni, Branka Horvat ed Enzo Tramontano - è stato appunto indirizzato alla ricerca di nuovi inibitori, con l’effettuazione dello screening di un piccolo gruppo di flavonoidi, "Dimostrando che la Quercetina e la Wogonina possono sopprimere l'effetto della VP24. Il meccanismo d'azione del composto più attivo, la Quercetina, riesce a bloccare in modo significativo l'infezione virale, mirando in particolare alla funzione EBOV VP24 anti-IFN-I".
La Quercetina è dunque il primo inibitore identificato e rappresenta una molecola molto promettente per lo sviluppo di ulteriori farmaci mirati al contrasto di Ebola già nei primi passi dell’infezione.
DA SANT’ANDREA FRIUS AGLI USA. L’amore per la scienza e tanto studio, unitamente alla sapiente regia del professor Tramontano, hanno portato la giovane ricercatrice in giro per il mondo, con tappe importanti in centri di ricerca internazionali fino all’attuale incarico a Minneapolis, negli Stati Uniti.
Originaria di Sant’Andrea Frius (Sud Sardegna) e laureata nel 2013 in Biologia cellulare e molecolare all’Università di Cagliari, Elisa Fanunza vince un bando Erasmus grazie al quale inizia un progetto di ricerca in Francia, all’Ecole Normale Superieure di Cachan, Parigi, sullo studio di composti inibitori di HIV-1. Si trasferisce in seguito in Inghilterra, all’Università di Cambridge, per lavorare nel laboratorio di Virologia diretto dal professor Ian Goodfellow. Successivamente vince una borsa di studio Leonardo da Vinci che la porta in Spagna, nell’Istituto di Biologia Molecolare (IBMB-CSIC) di Barcellona, sempre in prima linea nella ricerca antivirale contro l’HIV.
Nel Laboratorio di Virologia molecolare diretto dal professor Enzo Tramontano è entrata dapprima come studentessa del corso magistrale e vi ritorna nel 2015 per iniziare il percorso triennale del Dottorato, durante il quale partecipa alla ricerca sviluppando una tesi mirata a identificare nuove strategie farmacologiche per contrastare l'evasione immunitaria dei virus Ebola e Zika. La tesi è pluripremiata, riconosciuta come miglior tesi di dottorato (VIDEO) in Biomedicina dall’Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia (ADI) e dalla Conferenza Nazionale dei Presidenti e dei Direttori delle Strutture Universitarie di Scienze e Tecnologie (ConScienze).
Subito dopo il dottorato ottiene un incarico quale ricercatrice associata a Minneapolis, nel laboratorio diretto dal professor Reuben Harris all’Università del Minnesota.
COVID-19. A proposito della nuova emergenza sanitaria per il Coronavirus, che vede ugualmente impegnati i suoi colleghi di Cagliari e quelli di Minneapolis, la dottoressa Fanunza si augura una possibile cooperazione, sulla base delle reciproche relazioni e stima scientifica in questo campo: “Spero che il nuovo studio, considerato anche l’attuale interesse suscitato dalla Quercetina in alcuni gruppi internazionali di scienziati all’opera sul fronte Covid-19, possa incoraggiare una collaborazione tra l’ateneo cagliaritano e l’Università del Minnesota, in tal senso mi metterei senz’altro a disposizione come tramite operativo tra i rispettivi centri di ricerca”.
RINGRAZIAMENTI. Da parte sua la giovane ricercatrice esprime grande riconoscenza all’Ateneo per la formazione e l’esperienza che ha potuto maturare nella Cittadella di Monserrato: “Ci tengo a mandare un saluto e ringraziare tutti i miei colleghi del laboratorio di Virologia molecolare e in particolare il professor Enzo Tramontano, vero maestro che mi ha sostenuto nei tre anni del dottorato fornendomi gli strumenti necessari al completamento della preparazione e all’inizio della carriera professionale. La mia gratitudine va inoltre alla professoressa Marina Quartu (Dipartimento di Scienze biomediche) che ci ha permesso di ‘osservare’ l’azione del composto a livello microscopico, ai professori Elias Maccioni e Simona Distinto per i loro studi computazionali, alla professoressa Branka Horvat, del Centro Internazionale di Ricerca in Infettivologia (CIRI) di Lione, in cui è stato possibile testare il composto sul virus in un laboratorio di livello di bio-sicurezza 4”.