Pomeriggio di alto profilo nell'Aula magna della Corte d'Appello del Palazzo di Giustizia di Cagliari: al tavolo dei relatori anche Guido Alpa, docente dell'Università "La Sapienza" di Roma
Sergio Nuvoli
Cagliari, 26 ottobre 2019 – “Attenti ad un’idea politicamente corretta di integrazione: essa infatti è uno strumento di potere, contiene in sè un’idea di controllo. Pensate ai dispositivi di ‘profiling’ che vengono utilizzati sugli immigrati: sono molto impattanti sulla vita delle persone: spaventano molto i migranti”. E’ stato soltanto uno dei passaggi dell’intervento di Aide Esu, docente di Sociologia alla Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, ieri alla tavola rotonda “Donne, minori e seconde generazioni di migranti”, organizzata dalla Consigliera di Parità della Città metropolitana di Cagliari Susanna Pisano e dall’Ordine degli Avvocati di Cagliari al Palazzo di Giustizia. Davvero difficile dar conto di tutti gli spunti emersi da un dibattito ricchissimo e molto seguito.
L’incontro, moderato da Susanna Pisano e Stefania Bandinelli, vicepresidente dell’Ordine degli Avvocati, ha visto il prestigioso intervento del professor Guido Alpa, docente all’Università La Sapienza di Roma, il saluto di Aldo Luchi, Presidente dell'Ordine degli Avvocati, di Grazia Maria De Matteis, Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolscenza, e alcune testimonianze di operatori del settore.
La difficile situazione delle donne immigrate passa – secondo Esu – attraverso concetti come doppia appartenenza, bilanciamento del lavoro domestico ed extradomestico, i loro modi di resistere alle illegalità, l’uso della solidarietà
“Da sociologa – ha proseguito la professoressa Esu - devo dire che l’integrazione è un concetto base su cui insisto molto con i miei studenti a lezione, che passa – badate bene - dalla interiorizzazione di norme e valori. Negli Stati Uniti, per esempio, con questo sistema gli afroamericani sono stati sistematicamente esclusi. Essere integrato richiama l’idea della conformità, che crea etichette e disuguaglianze”.
Nelle sue parole, poi, la complessità dell’essere immigrato, perché le politiche attualmente proposte dagli Stati contengono una forte dose di aggressività: “Attualmente l’integrazione passa attraverso procedure rigide con cui gli immigrati devono dimostrare di aver assimilato gli usi del Paese dove si stabiliscono, ma nel frattempo i loro diritti sono sospesi”.
La difficile situazione delle donne immigrate passa – secondo Esu – attraverso concetti come doppia appartenenza, bilanciamento del lavoro domestico ed extradomestico, i loro modi di resistere alle illegalità, l’uso della solidarietà specie tra le lavoratrici domestiche, pur nelle differenze. “La nostra strategia è il mantenimento delle differenze - ha concluso - Possiamo vivere ancora tutti insieme? E’ davvero questo l'interrogativo da porci con serietà e da porre a tutti”.
Gianmario Demuro: "L’art. 20 della Carta di Nizza parla espressamente di uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge: questo è significativo. Non parla di cittadinanza, perché avrebbe causato una discriminazione al contrario"
Poco prima di lei, Gianmario Demuro – docente di Diritto costituzionale – ha svolto un articolato intervento sui temi dell’uguaglianza, soffermandosi in particolare sulle differenze di genere: “Pari opportunità e azioni positive hanno portato ad una revisione costituzionale – ha precisato - Sono state dichiarate incostituzionali leggi di alcune regioni a statuto speciale, dunque nazionali, nella parte in cui non hanno tenuto conto della disuguaglianza di genere. C’è un movimento culturale per esempio sull’art. 117 e sull’art. 51. In alcuni casi è necessario cambiare la Costituzione per garantire l’uguaglianza di genere. Le politiche pubbliche sono comunque politiche parlamentari: la discriminazione dipende sempre dal principio che si sceglie di inserire o meno nella Costituzione”.
“Rafforzando l’articolo 3 della Costituzione si può fare molto sull’uguaglianza di genere – ha proseguito il costituzionalista - L’art. 20 della Carta di Nizza, per esempio, parla espressamente di uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge: questo è estremamente significativo. Non parla di cittadinanza, perché così facendo avrebbe causato una discriminazione al contrario. Parla di persone: una scelta estremamente significativa”. Demuro ha quindi rimarcato che si comincia a parlare di diritto “eurounitario”, termine che sostituisce quello di “comunitario”: “un’operazione non neutra – ha evidenziato – che fa sparire la sottolineatura sul concetto di comunità che ha dato vita all’attuale sistema”.
Stefania Stefanelli (Università di Perugia), ha citato Hanna Arendt: "Privati dei diritti umani garantiti dalla cittadinanza, si trovarono ad essere senza alcun diritto, schiuma della terra"
“Continuare a discriminare tra cittadini e non cittadini ha ancora senso, nella prospettiva dell’applicazione di un diritto sovranazionale? – si è poi chiesto - L’Unione europea parla di ‘governance della migrazione’, ma allo stesso tempo occorre ricordare che i diritti sono universali, riguardano le persone, tutte le persone. Il punto è l’uguaglianza nei diritti, che sono la base del vivere civile nell’Europa”.
Durante i lavori Stefania Stefanelli, docente di Diritto privato all'Università degli Studi di Perugia, si è soffermata sui diritti fondamentali che spettano ai bambini, anche a quelli stranieri presenti in Italia, spiegati nel dettaglio in virtù del delicatissimo intreccio tra filiazione e cittadinanza. La professoressa ha citato Hanna Arendt: "Privati dei diritti umani garantiti dalla cittadinanza, si trovarono ad essere senza alcun diritto, schiuma della terra". Ha quindi illustrato cosa cambierebbe nel nostro ordinamento con l'approvazione del disegno di legge in materia di ius soli.