“Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato con me: piano piano io ho preso coscienza che era ricerca di punta, perché lavoravamo su cose che davvero prima non si conoscevano", queste le prime parole della prof.ssa Puddu dopo la consegna del Premio
Sergio Nuvoli
Cagliari, 13 novembre 2019 - “E’ assolutamente fondamentale l’insegnamento di base: parlo proprio di quello che inizia gli studenti al sapere. Per questo mi ha dato tanta gioia parlare di scienza e cultura in questi giorni: io ho sempre lavorato in questa direzione, convinta che la cultura e la formazione dovessero essere integrate”. Con questa sapiente semplicità Giovanna Puddu, già docente di Fisica del nostro Ateneo, ha commentato il Premio “Donna di Scienza” che le è stato conferito ieri sera durante le battute finali di una bellissima edizione del Festival Scienza di Cagliari, accanto al Rettore Maria Del Zompo e alla coordinatrice del Festival, Carla Romagnino.
“È per me un grande onore ricevere questo premio – ha proseguito la prof.ssa Puddu - ma sono a disagio perché viene dato a una sola persona, mentre io non ho mai fatto ricerca da sola. Il settore dove ho lavorato è un settore di punta, che è nato in quegli anni, e solo successivamente INFN ha aperto una sezione a Cagliari. Ma ormai questo tipo di ricerca non si può più fare da soli, ciascuno nel suo studio”.
Quindi i ringraziamenti: “Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato con me: piano piano io ho preso coscienza che era ricerca di punta, perché lavoravamo su cose che davvero prima non si conoscevano. Sulle donne in questo tipo di ricerca, posso dirvi che noi siamo partiti a Cagliari in quattro, ed eravamo due donne e due uomini, ero appena laureata. Poi sono entrati altri due membri, sempre in parità di genere. Eravamo un piccolo gruppo in equilibrio: nelle collaborazioni internazionali le donne erano meno, ma a Torino ad esempio ce n’erano molte”.
Ancora un passaggio del discorso: “Vorrei ringraziare tutte le colleghe che si sono presentate a questo Premio. Nella vita sono stata veramente fortunata, perchè mi sembra di non aver mai scavalcato nessuno"
Nelle parole della prof.ssa, il racconto e la descrizione della ricerca: “Poi diventa molto più difficile andare avanti per le donne – ha detto - perché è dura fare ricerca in questo campo: passavamo mesi al CERN, spesso giorno e notte, facevamo i turni. Per la fisica sperimentale c’erano molte più donne che in Germania”.
Un intervento con la passione e il disincanto di chi sa come vanno le cose: “Vorrei ringraziare tutte le colleghe che si sono presentate a questo Premio. Nella vita sono stata veramente fortunata, perchè mi sembra di non aver mai scavalcato nessuno. Ho amato molto la scienza, le ho dedicato tutta la mia vita lavorativa, con fortuna, sacrificio e con la convinzione che i risultati nella vita, non solo nella scienza, vanno raggiunti tenendo conto di un tempo di gestazione, di silenzio, di lavoro di base, di collaborazione. Questo oggi un po’ si sta perdendo, nella società della digitalizzazione, in cui si deve raggiungere tutto subito e il rigore e la fatica di gestazione non sono contemplati”.
Quasi un libro aperto, nel racconto della scienziata: “Questo mi ha fatto soffrire molto: non concepivo fare lezioni registrate per come intendo io l’insegnamento. Forse sono andata in pensione nel momento giusto, perché per me nell’insegnamento la relazione umana con gli studenti è sempre stata fondamentale. In tutti gli ultimi anni ho disobbedito alle regole per gli esami: facevo la parte finale dando la possibilità agli studenti di venire a raccontarmi prima singole parti di esame: era l’unico modo per consentire agli studenti di ripetere parti del programma. Non ho mai sopportato i test a crocette”.
Poco prima, Maria Del Zompo ha raccontato il suo percorso compiuto per fare ricerca, fin dalla scelta della facoltà universitaria: dall’incontro con il prof. Gian Luigi Gessa alla ricerca scientifica negli Stati Uniti, fino al ritorno a Cagliari
Quindi la visione internazionale con la collaborazione al CERN: “Ho avuto la fortuna di vivere il cambiamento di scala nelle collaborazioni: da una decina a numeri molto più alti, al CERN con LHC e ALICE eravamo miglia di persone. Cambia il modo di fare ricerca, così come la scala dei tempi di un esperimento: i primi tempi conoscevamo tutta l’apparecchiatura, dall’inizio alla pubblicazione dei dati. Oggi, invece, i tempi sono molto più lunghi”.
Poco prima, Maria Del Zompo ha raccontato il suo percorso compiuto per fare ricerca, fin dalla scelta della facoltà universitaria: dall’incontro con il prof. Gian Luigi Gessa alla ricerca scientifica negli Stati Uniti, alla scoperta di nuovi maestri e nuove opportunità, fino agli studi compiuti una volta tornata a Cagliari.
“Ancora osiamo troppo poco – ha detto il Rettore sulla parità di genere - In passato era più difficile agire. Ora invece c’è la possibilità per le donne di raggiungere i livelli più alti, dobbiamo fare lobby, non semplicemente amicizia. Oggi le donne scienziate sono riuscite a fare molto, emergono figure femminili che possono essere indicate come modello. È un percorso costruttivo, non distruttivo, da fare insieme ai nostri colleghi: in Ateneo facciamo così, siamo tutto insieme, docenti, personale e studenti”.