Sergio Nuvoli
Cagliari, 14 novembre 2019 - Sarà presentato questo pomeriggio a Trieste il libro “Raccontare il manicomio: la macchina narrativa di Basaglia, fra parole e immagini” di Marina Guglielmi, docente di Letterature comparate alla Facoltà di Studi umanistici, pubblicato da Franco Cesati Editore. L’incontro si svolgerà nello Spazio Rosa, in via Bottacin 4 (Parco di San Giovanni): alla presentazione con l’autrice parteciperanno Agnese Baini e Sergia Adamo, docenti rispettivamente all'Università di Udine e Trieste.
«Il processo narrativo basagliano ha disseminato e prodotto narrazioni su tutti i media e i dispositivi attivi in quel momento storico: parola, fotografia, video, stampa, cinema, teatro, tanto da poter affermare che si tratti di una macchina narrativa transmediale». L’autrice parte da questa ipotesi di ricerca: il paradigma manicomiale è stato scardinato anche grazie ad un uso sapiente di immagini e narrazioni.
Il libro scritto dalla prof.ssa Guglielmi presenta una storia comunicativa sulla chiusura del manicomio, in cui la parola diventa un elemento fondamentale per poter cambiare.
La presentazione si inserisce all’interno del programma “UNITS X LETS”, le iniziative promosse dall’Università di Trieste a sostegno della candidatura di Trieste a città creativa UNESCO per la letteratura.
Nel 1978 la Legge 180, più nota come Legge Basaglia, decretava la chiusura dei manicomi: era la risposta politica alla drammatica situazione degli ospedali psichiatrici italiani. A partire dai primi anni Sessanta, Franco Basaglia - da direttore dei manicomi di Gorizia, Parma e Trieste - si era inserito in quella fase di riforme con una novità: il racconto di quanto accadeva lì dentro. Trasformando in prassi quanto andava affermando Foucault, Basaglia liberava i malati di mente dalle gabbie e dalle camicie di forza, rompeva i muri di cinta e li metteva in comunicazione con l'esterno. In tal modo attivava un originale meccanismo narrativo che raccontava e mostrava, in una sorta di opera collettiva, i luoghi del manicomio e i "matti" che lo abitavano. Scrittori, giornalisti, fotografi, architetti, registi, attori e personaggi della cultura hanno partecipato raccogliendo quella storia e narrandola a loro volta. Questo libro presenta il contesto italiano in cui tutto questo si è potuto realizzare e gli autori che hanno partecipato, e continuano a farlo, al racconto degli spazi invisibili del manicomio.