Giovedì 7 novembre 2019

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
07 novembre 2019

L'Unione Sarda

 

 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 novembre 2019 / Prima pagina

Trump sfida l'Europa
BENIAMINO MORO, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

Era noto che il presidente Usa, Donald Trump, non nutrisse molte simpatie per l'Unione europea, ma mai si era spinto così a fondo in un attacco frontale contro le nostre istituzioni comuni, individuando come punti deboli i due Paesi più dubbiosi verso la loro collocazione europea, la Gran Bretagna e l'Italia.

Al primo ministro britannico, Boris Johnson, il presidente americano ha rimproverato la mancanza di coraggio nel perseguire un'uscita del Regno Unito dall'Unione europea (la cosiddetta Brexit) senza accordo. (...) SEGUE A PAGINA 38

COMMENTI - Pagina 38  segue dalla prima

DONALD TRUMP ATTACCA L'EUROPA

(...) S e il Regno Unito «facesse un accordo commerciale con noi - ha detto Trump - questo sarebbe quattro-cinque volte più soddisfacente di adesso e l'economia britannica se ne avvantaggerebbe moltissimo. Ma oggi voi britannici siete bloccati dall'Unione europea, come altri paesi nell'Ue». Intendeva alludere proprio all'Italia e altri Paesi «che starebbero molto meglio senza l'Ue», aggiungendo come consolazione che tuttavia se questi Paesi proprio «vogliono avere un'Unione, va bene», come a dire peggio per loro.

Certamente fa impressione sentire il presidente del Paese leader della Nato, l'alleanza atlantica di cui noi e gli altri Paesi europei occidentali facciamo parte, che interferisce così pesantemente, in maniera rude e spregiudicata, contro le istituzioni europee che insieme alla Nato hanno garantito 70 anni di pace e prosperità a un'Europa uscita distrutta e dilaniata dalla due guerre mondiali della prima metà del '900. Prima di Trump, una posizione così radicale e ostile all'Ue sarebbe stata impensabile da parte di un presidente americano, pensando al sacrificio, anche di sangue, tributato dagli Americani per liberare l'Europa dal regime nazi-fascista. Ma tant'è, con Trump è cambiata la politica americana verso i tradizionali alleati europei, che vengono abbandonati al loro destino, mentre ora vale “America first” (prima vengono gli interessi americani). Ciò potrebbe forse spingere i Paesi europei ad abbozzare finalmente una politica di difesa comune che, come ha posto in evidenza Franco Venturini sul Corriere della Sera, non potrà non spingere gli stessi Paesi europei a guardarsi intorno e constatare che il nostro “intorno” geopolitico si chiama Russia". Secondo Venturini, quando l'ostilità di Trump verso l'Europa «non punta il dito sui suoi molteplici difetti, ma assume una valenza strategica a dispetto della legittima volontà delle nazioni prese di mira, non basta prendere atto ancora una volta dell'ideologia di Trump avversa a ogni forma di multilateralismo e desiderosa invece di affidarsi esclusivamente a rapporti bilaterali, a pressioni commerciali (come la minaccia di nuovi dazi) e a imposizioni tecnologiche», alludendo alla nuova tecnologia 5G americana da contrapporre a quella cinese inseguita dall'Italia con l'accordo noto come nuova via della seta firmato con la Cina dal precedente governo giallo-verde di Conte. Occorre riconoscere, invece, «che l'Europa non può più affidarsi unicamente alla protezione americana. Che servirà del tempo per dare alla Ue (forse) una sovranità credibile nel campo della sicurezza, e che la miglior cosa da fare subito sia di cercare un dialogo più intenso con la Russia, a condizione che il Cremlino faccia davvero la sua parte nel pacificare l'Ucraina. Allora e soltanto allora diventerebbe possibile coinvolgere la Russia in una nuova definizione della sicurezza europea».

In conclusione, occorre individuare una strategia equilibrata ma non arrendevole verso una democrazia come quella russa, che ancora resta illiberale, assecondando una politica di apertura della nuova Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen. La mossa di Trump si spiega col suo desiderio di non voler discutere con l'Ue come blocco unico, ma preferirebbe trattare con i singoli Stati, che ovviamente avrebbero un potere contrattuale inferiore. Perciò occorre rafforzare vieppiù le politiche comuni, le sole che possono consentire ai Paesi europei di negoziare da pari a pari non solo con gli Stati Uniti, ma anche con la Russia e la Cina.

BENIAMINO MORO

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 novembre 2019 / AGENDA - Pagina 19
MEMO
Dibattito all’Università

Lunedì alle 20 nell’aula magna Capitini della facoltà di Lettere, in via Trentino, Maria Antonietta Mongiu parlerà di “Paesaggio e paesaggi nella città di Cagliari e nell’area metropolitana”, dibattito organizzato dall’associazione culturale “Riprendiamoci la Sardegna”.
Colonialismo italiano
Domani alle 19 al circolo del cinema Laboratorio28, in via Montesanto 28, all’interno della rassegna “A casa loro”, prende avvio Inconscio italiano, breve ciclo di incontri per conoscere, ripensare e discutere il colonialismo italiano e i suoi lasciti. Primo appuntamento con la storica Valeria Deplano, ricercatrice e docente universitaria.
Info: www.laboratorio28.it, email laboratorioventotto@gmail.com (3488850127)


 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 7 novembre 2019 / giovedì 7 novembre

RASSEGNA. Inaugurazione
FestivalScienza: Rizzolatti e Mandò stasera a Cagliari

“Scienza è cultura”: è questo l'ideale filo rosso della dodicesima edizione del FestivaScienza che si inaugura questo pomeriggio, alle 16, alla Fondazione di Sardegna (via San Salvatore da Horta) a Cagliari. A tenere a battesimo l'appuntamento, che ha il merito di avere saputo spiegare la scienza in modo comprensibile e facile, saranno due grandi scienziati, Pier Andrea Mandò dell'Università di Firenze e Giacomo Rizzolatti, accademico dei Lincei e docente dell'Università di Parma. Mandò esplorerà il tema “Fisica nucleare e beni culturali: una strana coppia”, mentre Rizzolatti, scopritore con Gallese, dei neuroni a specchio, indagherà “Il meccanismo specchio e le basi neurali dell'empatia”.

Il festival, di cui L'Unione Sarda è media partner, è organizzato dall'associazione “Scienzasocietàscienza” presieduta da Carla Romagnino.

MOSTRA. Domani, alle 19, alla Fondazione di Sardegna si inaugura l'esposizione fotografica e video “82°07'Nord - in barca a vela ai confini del Polo, sulle tracce del dirigibile Italia”, presentata dal CRS4, nell'ambito del progetto di divulgazione scientifica Lab Boat 2019 e in collaborazione con Polarquest2018. Tra i partecipanti anche E-Distribuzione che presenta i vantaggi di open meter, il contatore di nuova generazione, e l'utilizzo delle nuove tecnologie.

La Nuova Sardegna

 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 7 novembre 2019 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 34

L'ASSISTENZIALISMO

NON PUÒ RISOLVERE

I MALI DELL'ISOLA
di Giuseppe Pulina, Università di Sassari

Lo spopolamento delle aree interne è un fenomeno globale. La Sardegna è maggiormente colpita a causa della congiuntura di tre fenomeni: a) geografico, con isolamento (è l'isola più lontana dalle coste di tutto il Mediterraneo) e vasta proporzione fra coste e aree interne (13 kmq per km di costa in Sardegna vs 49,5 kmq per km di costa nel resto d'Italia); b) economico, con stagnazione e recessione che investono l'Isola da quasi 20 anni; c) demografico, con saldi naturali esponenzialmente negativi e saldi artificiali non in grado di compensare il crescente squilibrio fra le generazioni. Per individuare un percorso è necessario parlare un linguaggio di verità e valutare i seguenti elementi. 1) I piani di sviluppo rurale (PSR), che hanno portato risorse economiche ingenti alle aree interne, hanno fallito il loro scopo: non hanno creato sviluppo e non hanno frenato lo spopolamento. 2) La totale mancanza di politiche di contrasto alla denatalità e all'emigrazione soprattutto di giovani, che ha reso pesantemente negativi i saldi demografici. 3) Il declino della scuola, intesa come volano di promozione sociale e presidio culturale locale. 4) La mancanza totale di un'idea del futuro della Sardegna. Che fare? Partirei dalla riaffermazione di un dettato statutario, l'elaborazione del Piano di Rinascita (PdR), coordinatore di tutte le strategie di sviluppo regionale e strumento principe nella negoziazione con lo Stato. Ineludibile è la creazione di un insieme di scenari a medio (2035) e lungo (2050) termine, legati ai megatrend internazionali e fondati su plausibili alternative circa il ruolo che può svolgere la nostra isola in un mondo sempre più globalizzato e affollato e interessato da profondi e rapidi fenomeni di cambiamento. Fissato uno o più scenari, occorrerà l'apertura di un dialogo con le istanze delle popolazioni residenti, non di solo ascolto (modello che ha fallito), ma soprattutto di indirizzo verso progetti in grado di generare circuiti di creazione di reddito misurabili con gli indicatori non solo dello sviluppo, ma soprattutto della demografia. Un ruolo chiave sarà svolto dal PSR: bisogna ribaltare il rapporto fra risorse destinate al sostegno del reddito (quote e premi, che attualmente assorbono il 70% dei finanziamenti ) in una logica di rendita riccardiana, e quelle destinate agli investimenti (attualmente minoritarie), dichiarando che portare soldi verso l'interno senza richiedere in cambio "nulla" è come gettare acqua in una diga forata che la rimanderà rapidamente a valle (i soldi saranno riportati cioè verso le aree costiere e urbane in vari modi, dagli investimenti immobiliari al sostegno dei figli per studi o lavori). Andrà ripensato il funzionamento e il ruolo dei GAL i quali se in alcuni casi hanno funzionato bene, in troppi altri non hanno rappresentato il volano di sviluppo per il quale erano stati concepiti. Occorrerà mettere mano rapidamente e drasticamente alla scuola, per riportare gli indicatori come minimo alla media nazionale e favorire i migliori centri di studio collocati nelle aree interne (con incentivi agli insegnanti che non solo vi risiederanno ma che creeranno circuiti culturali e professionali in loco invece di fuggire ogni sera verso le città) anche con cicli che precedano la penetrazione dell'insegnamento universitario nel quinto anno delle superiori ai fini di migliorare le performance degli studenti annullandone la mortalità accademica. Infine, l'immigrazione (oggi poca, maschile e dequalificata) dovrà essere guardata come una risorsa: la correlazione fra demografia e PIL è molto stretta per cui in un'isola che perde abitanti, il PIL parte svantaggiato rispetto al resto della nazione e per crescere come gli altri occorrerà correre il doppio (come diceva la Regina Rossa di Alice).Il ruolo di supplenza delle associazioni locali, nel deserto della politica, sarà cruciale, sempre che si abbandoni la visione del campanile e che ci si comporti diversamente ai capponi di Renzo Tramaglino (che litigavano ignari del destino che li attendeva


 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 7 novembre 2019 / OLBIA - Pagina 18

PRENDE CORPO IL PROGETTO PER L'UNIVERSITÀ DEL MARE

Il consorzio di gestione dell'Amp di Tavolara ha nominato il direttore dei lavori

Un passaggio fondamentale per l'ultimazione degli interventi nell'ex area Sep

di Giandomenico Mele
OLBIA L'università del mare fa passi avanti. La prima sede fisica di una laurea specialistica della facoltà di Scienze della natura e del territorio dell'università di Sassari sarà nell'area ex Sep, il Servizio escavazione porti, di via dei Lidi. Con una determinazione del direttore generale del Consorzio di gestione dell'Area marina protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo è stato nominato Diego Ciceri, ingegnere e dipendente del Comune di Golfo Aranci, come direttore dei lavori. Un passaggio fondamentale per procedere all'ultimazione degli interventi che creeranno nell'ex area Sep un centro didattico per studenti e fruitori dell'Amp con annessa Ecoforesteria del mare. Un progetto che vedrà in partnership l'Amp di Tavolara con Università di Sassari e Comune di Olbia, all'interno del Consorzio del nuovo polo universitario di Olbia che verterà sul trasferimento delle facoltà gemmate da Sassari nel centro della città.I lavori. L'Amp ha ottenuto un finanziamento di un milione e 900mila euro nell'ambito della Programmazione unitaria 2014-2020, denominata Strategia 4 "Beni Culturali". Parte di tale stanziamento, precisamente 700mila euro, è destinato all'attuazione dell'intervento denominato "Centro didattico per studenti e fruitori dell'Amp ed ecoforesteria del mare".Il direttore generale dell'Amp, Augusto Navone, ha proceduto con la nomina del direttore dei lavori, con l'obiettivo di rendere disponibile al più presto la nuova sede del primo corso di laurea olbiese della facoltà di Scienze della natura e del territorio dell'Università di Sassari.Il futuro. Il progetto, che era stato avviato alcuni anni fa nell'area ex Sep che si affaccia sul vecchio porto romano di Olbia, era diventato realtà grazie alla collaborazione tra l'Area marina protetta di Tavolara, l'Autorità portuale e l'Università di Sassari. Nell'area i capannoni e i fabbricati presenti ospiteranno il corso biennale di laurea specialistica in Gestione dell'ambiente e del territorio marino. Il traguardo è vicino, a più di dieci anni di distanza dal primo intervento di bonifica e a sei anni dalla conclusione dei lavori di riqualificazione e dalla successiva consegna del polo di via dei Lidi all'Autorità portuale. Nell'ottobre del 2016 l'Amp aveva avviato le procedure per ottenere in consegna dall'autorità marittima due fabbricati nell'area ex Sep con l'obiettivo di allestire degli spazi didattici ed una foresteria per studenti e ricercatori del mare.

Questionario e social

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