Giovedì 5 marzo 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
05 marzo 2020

L'Unione Sarda

 
 


 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / PRIMA PAGINA

L’ALLARME. La Regione studia l’incremento dei posti nei reparti di terapia intensiva

VIRUS, CHIUSE SCUOLE E UNIVERSITÀ
Vietati congressi e manifestazioni. Serie A e Coppa Davis senza pubblico

Scuole e università chiuse sino al 15 marzo. Il coronavirus è in fase espansiva e il Governo vara misure senza precedenti, vieta congressi e ordina le porte chiuse per Serie A e Coppa Davis. La Regione studia l'incremento dei posti letto in terapia intensiva e, altra emergenza, il reclutamento di personale medico e infermieristico. Il sindaco di Cagliari Truzzu: «Non venite negli uffici comunali». Confartigianato: «Nell'Isola a rischio 6.500 imprese». ALLE PAGINE 2, 3, 4, 5, 6, 7

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2

L’EMERGENZA. Il Governo impone lo stop sino al 15 marzo

ORA L'ITALIA SI FERMA: CHIUSI SCUOLE E ATENEI
SOSPESI TUTTI GLI EVENTI
Varate nuove misure per contenere il virus
Superate le cento vittime, oltre 3mila i positivi

Scuole e università chiuse in tutta Italia fino al 15 marzo. Sospensione in tutto il paese di manifestazioni ed eventi «di qualsiasi natura» e «in qualsiasi luogo»; partite e competizioni sportive, compresa la serie A, a porte chiuse; sport di base che non si ferma ma solo a condizione che vengano rispettate le raccomandazioni dell'Istituto superiore di Sanità.

Il governo vara una nuova stretta per tentare di arginare la diffusione del coronavirus, con i malati che hanno ormai superato i 2.700 e l'intero paese, ad eccezione della Valle d'Aosta, chiamato a fronteggiare i nuovi casi. L'unica buona notizia arriva dal numero dei guariti: sono 276, l'8,49% del totale dei contagiati ma soprattutto 116 in più rispetto a martedì, con un incremento del 72,5%.

Divisi sulla decisione

«La decisione di chiudere le scuole non è stata semplice, spero che gli alunni tornino al più presto a scuola», conferma la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che assicura che si farà di tutto per garantire i servizi scolastici a distanza e il governo è già al lavoro per mettere a punto una norma che prevede la possibilità per uno dei genitori di assentarsi dal lavoro per accudire i figli minorenni.

In realtà il comitato tecnico scientifico, chiamato ad esprimere un parere non vincolante, aveva evidenziato dei dubbi: mancano le evidenze scientifiche, sarebbe stato rilevato all'unanimità, sull'efficacia della chiusura delle scuole ai fini di un contenimento dei contagi da coronavirus, soprattutto per la breve durata della misura. Il Governo, però - confortato soprattutto dal parere favorevole dell'Istituto superiore di Sanità, il cui presidente Silvio Brusaferro siede anche nel Comitato tecnico scientifico - ha deciso per la chiusura. «Ora non ci siano evidenze scientifiche ma la politica», spiegano fonti di Palazzo Chigi, «deve puntare a qualsiasi iniziativa che contribuisca a rallentare la diffusione del virus. Un virus nuovo, per questo il governo ha deciso di agire adottando il principio della massima precauzione»

I numeri

I dati aggiornati dicono che i morti sono arrivati a 107, il 3,47% del totale dei contagiati, e che ci sono 295 malati in terapia intensiva, 66 in più di ieri, pari al 28,8% in più. Ma è anche vero che sono poco più del 10% dei 2.706 malati totali. I malati ricoverati sono 1.346 e 1.065 quelli in isolamento domiciliare. L'obiettivo del governo è quello di evitare che aumentino in maniera esponenziale i ricoverati più gravi, mandando in crisi tutto il sistema.

Le indicazioni

Il Dpcm firmato da Conte in serata contiene poi tutta un'altra serie di indicazioni. Raccomanda alle persone anziane di limitare le uscite da casa, ribadisce la necessità di evitare strette di mano, abbracci e baci, vieta la visita ai parenti dei ricoverati negli hospice e nelle residenze sanitarie assistite, così come l'attesa nei pronti soccorso per le persone che non devono essere visitate. Tutta l'attività dello sport di base in palestre, piscine e altri centri sportivi, invece, è «consentita esclusivamente nel rispetto delle raccomandazioni previste». Vale a dire mantenendo la distanza di un metro e usando tutte le precauzioni igienico sanitarie. Nel fine settimana saranno passati 14 giorni dall'inizio delle misure di contenimento e, forse, si avranno le risposte che tutta Italia aspetta. Al momento non ci sono.

Astensione degli avvocati

Anche gli avvocati fermano la loro attività da domani al 20 marzo. Lo ha deciso l'Organismo congressuale forense che, con una delibera, ha indetto «l'astensione dalle udienze e da tutte le attività giudiziarie, in ogni settore della Giurisdizione, per il periodo di quindici giorni con decorrenza dal 6 e fino al 20 marzo».

 

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 3

L’EMERGENZA. Circolare del ministero alle Regioni, c’è carenza di mascherine

«SERVONO MEDICI, INFERMIERI E POSTI IN TERAPIA INTENSIVA»
Nieddu: unità di crisi riunita per studiare un piano per l’Isola

«Bene la chiusura delle scuole, e benissimo la Coppa Davis a porte chiuse, come ho chiesto fin dal primo minuto: tutto quello che può contribuire all'abbattimento della circolazione virale è l'unica arma che abbiamo per combattere e bloccare un'eventuale epidemia».

L'assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu si dice «preoccupato ma con giudizio» per l'emergenza Coronavirus nell'Isola. Insomma, «da un lato sono conscio del fatto che la nostra task force sta funzionando bene, dall'altro però so che ci sono problemi seri che dobbiamo risolvere: innanzitutto manca personale medico, soprattutto in rianimazione e anestesia, e infermieri. Poi dobbiamo incrementare i posti letto nelle terapie intensive degli ospedali sardi». Ieri sera si è riunita l'Unità di crisi dell'Ats proprio per cominciare a studiare queste misure.

La circolare ministeriale

«Il ministro Speranza ha predisposto un aumento del 50% dei posti di terapia intensiva e del 100% dei posti di terapia subintensiva», ha detto ieri il premier Giuseppe Conte. E la circolare emanata dal ministero della Salute, l'elenco delle richieste alle Regioni e al Servizio sanitario nazionale per far fronte al Covid 19, indica un aumento del 50% dei posti letto in terapia intensiva e del 100% in pneumologia e malattie infettive; la formazione a distanza e rapida per medici e infermieri in servizio e il reclutamento degli operatori necessari da zone meno colpite dall'epidemia; il ricorso anche alle strutture private accreditate; il trasporto dei pazienti critici attraverso pool di anestesisti e rianimatori; un nuovo protocollo per la realizzazione di tamponi; l'aumento del numero dei laboratori impegnati nei test e un protocollo di sicurezza per gli operatori sanitari.

Il fabbisogno

Intanto il ministero sta anche raccogliendo le richieste delle Regioni riguardo al fabbisogno di apparecchiature e dispositivi medici per fronteggiare l'assistenza dei pazienti con Coronavirus, in particolare per i reparti di terapia intensiva e l'ausilio alla respirazione assistita. Già la prossima settimana dovrebbe essere pronto un elenco complessivo per procedere agli acquisti. Ovunque si registra la necessità di dispositivi di protezione, dalle semplici mascherine ai guanti, anche perché - come ha avvertito l'Oms - fin dal principio c'è stato un utilizzo errato e un accaparramento generalizzato. Per fare fronte all'emergenza, i Governi di diversi Paesi hanno vietato l'export di materiale sanitario come mascherine, respiratori, tute di protezione chimica, copriscarpe e camici medici. Una misura in vigore da alcuni giorni anche in Italia: la consegna può avvenire unicamente su prescrizione medica.

L'unità di crisi

Sottolinea l'assessore Nieddu: «Abbiamo cominciato subito a fare una valutazione per aumentare i posti in rianimazione e in terapia intensiva, di cui c'è molta carenza anche in Sardegna. Attualmente ce ne sono 110, più 13 al Mater Olbia, stiamo mettendo in piedi un piano per reperire spazi. Alcuni li abbiamo già individuati, per altri vedremo nei prossimi giorni. Una questione che si può risolvere. Il vero problema è invece la mancanza di medici (principalmente in Anestesia e Rianimazione) e di infermieri: abbiamo chiesto alla commissione nazionale la possibilità di inserire nei reparti gli studenti all'ultimo anno di specializzazione».

Le borse di studio

Intanto ieri il Consiglio regionale ha approvato una legge che stanzia 5 milioni di euro per rafforzare di 190 unità il numero di borse di studio nelle scuole di specializzazione medica. Il provvedimento entrerà in vigore già da questo anno accademico, è la sintesi di cinque proposte di legge e tiene conto del fatto che «nei prossimi anni - spiega la relazione dei proponenti - mancheranno nella sanità sarda centinaia di specialisti». La legge, che arriva dopo una lunga battaglia dei giovani medici - come ricorda l'associazione Mèigos - dà a tanti professionisti in attesa la possibilità di concludere la formazione e di entrare a pieno titolo nel sistema sanitario regionale.

Cristina Cossu

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4

L’EMERGENZA. Il laboratorio di analisi del policlinico di Monserrato

DAL TAMPONE ALL'ESAME, LA TRINCEA DOVE SI STANA IL VIRUS
Coghe: “Cinque ore per il referto”. Nell’Isola 50 tamponi

Le provette sono qui, nella sala con le pareti verdi acquamarina, tinta rilassante per la squadra di quattro biologi, tecnici e medici che da settimane esamina i campioni sospetti. «Fino a questo momento abbiamo lavorato venticinque tamponi», spiega Ferdinando Coghe, direttore del laboratorio analisi del policlinico di Monserrato che copre il territorio di Cagliari e di tutto il centro-sud dell'Isola. Più o meno il numero dei test eseguiti nelle cliniche universitarie di Sassari (altro centro di riferimento per l'emergenza), e dunque sono una cinquantina gli esami per il coronavirus fatti finora in Sardegna. Pochi o tanti? «Nella media, anche rispetto alle nuove disposizioni del ministero della Salute che, correttamente, ha deciso di fare il test solo sui casi di pazienti sintomatici che, direttamente o indirettamente, hanno avuto contatti con zone a rischio». Quanto alla spesa, al sistema sanitario nazionale ogni tampone costa non meno di 150 euro.

Turni 24 ore su 24

Qui, dove si lavora 24 ore su 24 e in media si fanno 1.200 referti al giorno per i pazienti del policlinico (550 posti letto) e gli esterni dei centri prelievi dello stesso ospedale e del San Giovanni di Dio, si è aggiunto il carico di lavoro di questa emergenza sanitaria che sta paralizzando il Paese. Dopo tanti referti negativi, negli ultimi giorni è stato scovato il coronavirus della Covid-19 dentro i campioni biologici di due pazienti sospetti, due cagliaritani. «Lavoriamo con la stessa metodica del CDC di Atlanta, il centro per la prevenzione e il controllo delle malattie che vigila sulla sanità pubblica negli Stati Uniti - spiega Ferdinando Coghe -. Ci è stata utile la grande esperienza maturata sui virus Zika e West Nile e la competenza di un biologo molecolare come il professor Germano Orrù».

I sintomi e il rischio

Ma come si arriva al referto? Quando c'è il sospetto di un caso, perché ci sono i sintomi come febbre e tosse e il legame diretto o indiretto del paziente con una zona a rischio, il medico fa il tampone. Questo è una sorta di cotton fioc con l'estremità assorbente che, una volta prelevato il materiale biologico da analizzare, viene infilato nella provetta da consegnare al laboratorio di analisi. Il campione non è sempre muco raccolto nella parte posteriore della gola (non deve contaminarsi con la saliva). «Può essere anche un aspirato tracheale, quindi materiale mucoso, o un broncolavaggio che è materiale più liquido - spiega il direttore del laboratorio analisi del policlinico di Monserrato -. Dipende dalle condizioni cliniche del paziente: se sta bene, con sintomi lievi, verrà fatto un tampone perché si aumenta in questo modo la carica virale, e quindi si cerca di rilevare il più possibile nel campionamento. L'aspirato tracheale si utilizza in pazienti ricoverati in condizioni più critiche; se intubati, invece, si procede al broncolavaggio».

Cinque ore per il referto

L'esame in laboratorio dura cinque ore tra macchinari grandi come una stampante, piastre, provette e monitor. Gli operatori sono intabarrati come davanti al più pericoloso dei virus e dei batteri: copricamice, cuffia, mascherina con filtro e occhiali. «Va prima fatta l'estrazione del genoma virale, e in questa fase ci vogliono due ore, poi si procede fino a quando, sulla copia di Dna, viene fatta l'amplificazione e quindi il rilevamento».

Piera Serusi

 

5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 5

SASSARI
Attività sospese ad Agraria

A Sassari sono state sospese fino a lunedì tutte le attività didattiche e del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario del dipartimento di Agraria. La disposizione dell'Ateneo è indipendente dalle decisioni del Governo. «In applicazione delle misure disposte dalle autorità sanitarie per affrontare l'emergenza Covid-19», spiega l'Università, «un docente è stato collocato in quarantena dalla Assl, perché reduce da un convegno nazionale a Udine in cui sono stati registrati alcuni casi positivi. Pertanto, in via prudenziale e a tutela della salute dell'intera comunità universitaria, l'Ateneo ha valutato di sospendere dal 5 al 9 marzo tutte le attività, al fine di anticipare i lavori di sanificazione dei locali (f.f.).

 

6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / ECONOMIA - Pagina 14

IMPRESE. Porcu (Cnq): “Opportunità enormi che le aziende non sfruttano appieno”

LO SHOPPING ONLINE DEGLI UFFICI PUBBLICI
Gli enti sardi hanno speso 151 milioni di euro sul portale digitale Mepa

Beni e servizi per un ammontare di oltre 150 milioni di euro. È il bilancio degli acquisti fatti nel 2019 dalle amministrazioni sarde tramite il Mepa, il mercato elettronico della Pubblica amministrazione nel quale dal 2011 Comuni, Regioni e Province, ma anche scuole e Università, Camere di Commercio o aziende del servizio sanitario hanno comprato con sempre più frequenza forniture o prestazioni da aziende e professionisti abilitati. In tempi brevi e con modalità trasparenti.

Incremento

La definizione di boom poche volte è stata così calzante: negli ultimi nove le pubbliche amministrazioni dell'Isola iscritte al Mepa sono quasi quadruplicate e la loro spesa effettuata tramite il portale virtuale è cresciuta di circa il 2.000%, di quasi venti volte. E a confermare le opportunità economiche aperte da questo nuovo mercato dal 2011 è stato anche l'aumento esponenziale delle imprese che hanno deciso di iscriversi alla piattaforma, diventando così fornitori di beni e servizi abilitati dentro e fuori dall'Isola, passate da poco più di un centinaio a oltre 4.200 con un giro d'affari da oltre 90 milioni di euro.

Potenzialità

Il contesto economico sardo si contraddistingue però per la limitata estensione. Gli uffici pubblici, infatti, solo nel 53% dei casi si sono affidati a fornitori locali, segno che le aziende oltre il Tirreno in questi anni si sono attrezzate meglio per competere sul Mepa. «Negli ultimi anni il mercato elettronico per le Pubbliche amministrazioni si è diffuso anche nell'Isola - conferma Francesco Porcu, segretario regionale della Cna - segno che le aziende abbiano maturato maggiore consapevolezza dei vantaggi che ne derivano. Ma i margini di miglioramento sono ancora enormi. Il sistema imprenditoriale locale vive infatti le stesse problematiche riscontrate nel settore degli appalti, dove solo una piccolissima fetta della torta va al tessuto produttivo isolano. Ecco perché servirebbe anche in questo caso un incoraggiamento alla crescita, con iniziative promosse sia dalle associazioni di categoria che dalle amministrazioni locali e centrali. Uno stimolo ad acquisire competenze e attrezzarsi per riconquistare il proprio mercato, l'unico che non risente dei disagi accoppiati all'insularità».

Luca Mascia

 

7 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / CAGLIARI - Pagina 17

LA DENUNCIA. Alcuni candidati sono riusciti a risolvere il problema in extremis

PASTICCIO ONLINE, CONCORSO NEGATO
Non risultano i crediti di una laureata in Scienze dell’educazione
TUTTE LE TAPPE. 20 gli anni di esperienza che una donna laureata in Scienze dell’educazione può vantare nel curriculum – 24 i crediti formativi universitari già acquisiti – 45 anni l’età della candidata esclusa da un concorso per un errore nell’iscrizione online

Emilia Mura, 45 anni, laureata in Scienze dell'educazione nel 1999, con più di 20 anni di esperienza i 24 crediti formativi universitari (indispensabili per chiunque voglia intraprendere o continuare la strada dell'insegnamento) li aveva acquisiti a suo tempo. Quando lo scorso dicembre è uscita la seconda edizione del percorso formativo per insegnanti pensava di aver fatto tutto per bene. Ha seguito per filo e per segno le istruzioni riportate sul sito di Unica: ha scaricato il modulo pdf editabile, ha effettuato l'upload dello stesso e infine ha provveduto al pagamento del mav per regolarizzare il tutto. Era tanto sicura da guidare una sua collega nella medesima procedura.

Lo scorso 14 febbraio però la sua matricola non è comparsa in graduatoria, quella della collega sì. «Decido di inviare una mail per chiedere spiegazioni», racconta la donna. «La mia matricola non c'era perchè a quanto pare non avrei fatto l'upload del pdf con gli esami già sostenuti. La procedura online è stata veramente difficile, ma sono certa di aver fatto tutto nel modo corretto. Inoltre ogni sistema che si rispetti se c'è qualche problema ti informa, invece mi ha permesso di pagare anche il mav».

Ha atteso vent'anni per poter partecipare al concorso tfa (tirocinio formativo attivo) e quest'anno che finalmente il bando prende in considerazione anche il suo corso di laurea, probabilmente non vi potrà accedere a causa della mancata convalida dei crediti già ottenuti durante la sua carriera universitaria.

Nella stessa situazione ci sono anche altre sue colleghe, convinte di aver completato con successo la procedura e poi escluse totalmente dalla graduatoria. Come riferisce anche Elena Fanari, 33 anni, laureata nel 2011 in Lingue. «Ho caricato correttamente il documento per la richiesta, nel mio caso, di convalida di 18 crediti. Durante la procedura sono stata addirittura seguita da un dipendente e poi la mia matricola non risulta neanche nell'elenco». Almeno una decina le persone che hanno denunciato tramite mail quello che secondo loro è un sistema fin troppo complesso e mal strutturato, allegando relativa e valida documentazione. Alcuni hanno trovato risposta e hanno visto comparire la propria matricola all'interno della seconda graduatoria, come racconta un utente sul gruppo Facebook “24 cfu Cagliari”: «Il mio documento è stato recuperato perchè inizialmente confuso dal sistema, ma è stato ritrovato». Così non è stato però per Emilia, che ora per poter partecipare al concorso il prossimo 3 aprile dovrebbe pagare all'università 499 euro per sostenere quattro esami già superati. «Se non mi verranno riconosciuti i crediti che mi spettano preferisco fare rinuncia agli studi, anche perchè studiare per quattro esami che si terranno nel giro di cinque giorni mi riesce difficile, pensando poi anche alla preparazione per il concorso imminente», commenta.

Due degli esami in questione si sono svolti ieri pomeriggio alla Cittadella con centinaia di persone.

Michela Marrocu

 

8 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 marzo 2020 / CULTURA - Pagina 44

Università. Domani la presentazione all’Uci cinema di piazza L’Unione Sarda a Cagliari

SERIE WEB AL SERVIZIO DELLA SCIENZA
Nasce così la fiction “The Shifters – La Terza Missione”, un progetto Crea

La scienza è importante, come le parole che ci aiutano a capire e ad andare in profondità. In tempi di panico e di paure che sembrano un vento che spazza via certezze faticosamente acquisite è utile fare riferimento ai dati incontrovertibili di chi studia con serietà e competenza: dai virus alle malattie genetiche al clima all'economia ai flussi migratori alle questioni ambientali alle materie in cui troppe volte i falsi soloni del web agitano i fantasmi di verità infondate. Il progetto “The Shifters - La terza Missione”, ideato dal Crea, il Centro servizi di Ateneo per l'innovazione e l'imprenditorialità dell'Università di Cagliari, che domani alle 10.30 viene presentato a Cagliari, all'Uci Cinemas in piazza L'Unione Sarda, è un approdo sicuro, l'occasione per respirare l'aria buona di una ricerca fatta con tutti i crismi, in grado di aiutare tutti.

Nuovi linguaggi

La terza missione è una delle prerogative degli atenei che vogliono porsi in atteggiamento di dialogo con la società. Ma come si sviluppa questa proposta tra cinema e scienza? «Abbiamo pensato di usare un linguaggio nuovo quello dell'arte cinematografica per divulgare temi scientifici», dice Maria Chiara Di Guardo, prorettore delegato per il territorio e l'innovazione e responsabile scientifica dell'iniziativa. «L'idea - chiarisce - è quella di dare vita a una web serie per raccontare storie che, pur con una struttura narrativa autonoma, richiamino i progetti di ricerca del nostro ateneo. Il primo episodio, che presentiamo domani, descrive un futuro distopico in cui l'inquinamento ha avuto la meglio sulla vita dell'uomo. Alcuni brevi video, più o meno nascosti nel flusso del film, incentrato su un rapporto generazionale tra un anziano e un bambino, riportano lo spettatore ai risultati dei ricercatori dell'ateneo cagliaritano in diversi campi dal management alla medicina alla fisica».

La filosofia

Si aprono finestre sul sapere qualificato con un'alternanza di torni leggeri e contenuti più profondi, un'alternanza che è l'aspetto caratterizzante del progetto: «L'idea è quella di incrociare l'interesse del grande pubblico con un racconto che interessa tutti, dal sedicenne all'ottantenne. Dentro la storia principale c'è una serie di attività di ricerca, quelle di cui occupiamo ogni giorno nei nostri laboratori. Per noi è l'occasione di spiegare quello che facciamo e di mostrare quanto il nostro ateneo sia interdisciplinare, con attività di studio varie e complesse e mai frutto del caso".

"Ma sarà possibile accedere - avverte Maria Chiara Di Guardo - anche ad informazioni collegate alla ricerche in un continuo gioco di rimandi che può consentire, in un cammino con diversi step, a chi sia interessato di acquisire conoscenze sempre più specialistiche». Il lavoro è stato realizzato con videomaker e attori professionisti. Nulla è stato lasciato al caso. Nella sceneggiatura si è pensato quale potesse essere la storia migliore e di inserire nelle pieghe del racconto tutti gli elementi del nostro lavoro nei laboratori. Da più di un anno il cantiere è aperto e su questa idea sono nate tesi di dottorato». Presto saranno pronti nuovi episodi. Con una certezza: «È il primo progetto di comunicazione scientifica di questo tipo che viene realizzato in Europa. Il gruppo di valutazione dell'Ocse, nel corso di una visita recente all'Università, lo ha indicato come una buona pratica da prendere a modello». Molte scene del primo episodio sono nate attraverso il confronto tra ricercatori e la scienza ha sempre avuto l'ultima parola: «Abbiamo discusso con gli studiosi ogni parte del film. C'è una scena con la nebbia, una nebbia fitta, e la sua consistenza è il frutto di un dialogo serrato con un collega che si occupa di inquinamento».
Massimiliano Rais
 
 
 
 
 
 
 
 

La Nuova Sardegna

 

 

 

 


9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 4 marzo 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 3

Sassari, il docente aveva partecipato a un convegno a Udine: ora è in isolamento

CASO SOSPETTO IN FACOLTÀ
STOP ALLE LEZIONI AD AGRARIA

Il fermo precauzionale all'attività didattica andrà avanti almeno fino a lunedì

di Gianni Bazzoni
SASSARI La giornata si era aperta con una notizia positiva, di quelle che aiutano a trasmettere indicazioni positive in un momento difficile: i cinque medici che erano stati posti in quarantena al rientro da una crociera in Thailandia sono tornati al lavoro. Nessuna dichiarazione, ma un sorriso per dire: si ricomincia. Invece, in tarda mattinata, la buona notizia viene "assorbita" da quella che rimbalza dalla facoltà di Agraria: c'è un docente sassarese in isolamento a casa, asintomatico. Ha preso parte a un convegno a Udine (lo stesso al quale era presente il paziente risultato positivo e ricoverato a Cagliari). C'è agitazione e si capisce che l'obiettivo è fare qualcosa subito: in tarda mattinata sulla bacheca del sito del Dipartimento compare un breve comunicato: «Sospensione di tutte le lezioni dal 4 al 6 marzo. A causa di un possibile caso di Covid-19 e solamente per fini prudenziali tutte le lezioni del Dipartimento sono sospese fino a venerdì 6 marzo. Nei prossimi giorni maggiori aggiornamenti».
Purtroppo, come è già accaduto anche in altri casi, cominciano a circolare nomi e indicazioni precise sulle persone e sale inevitabilmente la tensione. Dall'Università non arrivano altre disposizioni, anche perchè il concetto è chiaro: una cosa è sospendere la didattica e quindi comunicare agli studenti che per ora non ci saranno lezioni. Altra cosa è decidere di chiudere le strutture, cioè mandare tutti a casa.Il rettore Massimo Carpinelli nel primo pomeriggio - intorno alle 15 - è atteso alla giunta della Conferenza dei rettori, un passaggio cruciale dove - guardando anche a quello che accade al Governo - potrebbero arrivare decisioni che riguardano il Paese, non solo Sassari.Nel pomeriggio, mentre una voce femminile chiama in redazione per dire "che non è vero niente e bisogna smentire tutto", l'ufficio stampa dell'Università conferma la chiusura del Dipartimento di Agraria fino al 9 marzo compreso.«In applicazione delle misure disposte dalle autorità sanitarie per affrontare l'emergenza Covid-19, si informa che un docente del Dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari è stato collocato in quarantena dalla Assl sino a lunedì 9 marzo, perché reduce da un convegno nazionale a Udine, in occasione del quale sono stati registrati alcuni casi positivi al Covid-19. Pertanto - in via prudenziale e a tutela della salute dell'intera comunità universitaria - l'Ateneo ha valutato di sospendere dal 5 marzo al 9 marzo compreso le attività didattiche e l'attività lavorativa del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario in servizio presso il Dipartimento di Agraria, al fine di anticipare i lavori di sanificazione dei locali. Il personale pertanto svolgerà l'attività lavorativa in modalità di telelavoro dalla propria abitazione, con il consueto orario di servizio».Telelavoro, quindi, a conferma che la didattica è interrotta ma la vita del Dipartimento va avanti.Ma più tardi la situazione si completa con l'allineamento alle disposizioni nazionali. Viene confermata l'emissione del decreto da parte del rettore Massimo Carpinelli in ottemperanza a quanto disposto dalla presidenza del consiglio dei ministri. «Attività didattica sospesa in tutti i Dipartimenti dell'Università di Sassari dal 5 al 15 marzo compresi. Favorito il telelavoro».





 


10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 4 marzo 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4
I dubbi del comitato scientifico. Palazzo Chigi: «È la massima precauzione»

SCUOLE E ATENEI CHIUSI
STOP TOTALE DI 10 GIORNI

L'Italia si ferma: eventi sportivi senza spettatori, manifestazioni cancellate

di Matteo Guidelli
ROMA Scuole e università chiuse in tutta Italia fino al 15 marzo. E ancora: sospensione in tutto il paese, come già accaduto per le zone rosse, di manifestazioni ed eventi «di qualsiasi natura» e «in qualsiasi luogo»; partite e competizioni sportive, compresa la serie A, a porte chiuse; sport di base che non si ferma ma solo a condizione che vengano rispettate le raccomandazioni dell'Istituto superiore di Sanità. Il governo vara una nuova stretta per tentare di arginare la diffusione del coronavirus, con i malati che hanno ormai superato i 2.700 e l'intero paese, ad eccezione della Valle d'Aosta, chiamato a fronteggiare i nuovi casi. L'unica buona notizia arriva dal numero dei guariti: sono 276, l'8,49% del totale dei contagiati ma soprattutto 116 in più rispetto a martedì, con un incremento del 72,5%. «La decisione di chiudere le scuole non è stata semplice - conferma la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina - è stata una scelta d'impatto, spero che gli alunni tornino al più presto a scuola». La titolare di viale Trastevere ha anche garantito che si farà di tutto per garantire i servizi scolastici a distanza e il governo è già al lavoro per mettere a punto una norma che prevede la possibilità per uno dei genitori di assentarsi dal lavoro per accudire i figli minorenni. Il motivo che ha spinto a sospendere l'attività didattica lo spiega invece il premier. «In questo momento - sottolinea Conte - siamo concentrati ad adottare tutte le misure di contenimento diretto del virus o di ritardo della sua diffusione perché il sistema sanitario, per quanto efficiente e eccellente, rischia di andare in sovraccarico» in particolare «per la terapia intensiva e sub-intensiva». Ma in serata scoppia un «giallo», ovvero emerge la posizione (unanime ma non vincolante) del comitato tecnico scientifico sulla misura: mancherebbero le evidenze scientifiche sull'efficacia della chiusura delle scuole ai fini di un contenimento dei contagi. «Si tratta di un virus nuovo, per questo il governo ha deciso di agire adottando il principio della massima precauzione», la replica da Palazzo Chigi. Intanto, i dati aggiornati dicono che i morti sono arrivati a 107, il 347% del totale dei contagiati, e che ci sono 295 malati in terapia intensiva, 66 in più di ieri, pari al 28,8% in più. Ma è anche vero che sono poco più del 10% dei 2.706 malati totali. Tra loro non c'è il ministro Patuanelli: il titolare del Mise, che la settimana scorsa aveva incontrato l'assessore lombardo Mattinzoli poi risultato positivo, si è sottoposto al tampone ed è risultato negativo. Ora è comunque in isolamento al ministero. L'obiettivo del governo è evitare che aumentino in maniera esponenziale i ricoverati più gravi, mandando in crisi il sistema. Ed infatti, oltre al Dpcm, l'esecutivo ha messo in campo altre due misure. Da un lato il ministero della Salute ha disposto il potenziamento dei posti a disposizione nei reparti di terapia intensiva e in quelli di pneumologia e malattie infettive, oltre alla possibilità di reclutare medici e sanitari da altre parti d'Italia da dirottare nelle zone rosse. Dall'altro il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato la Centrale remota di soccorso sanitario (Cross), un meccanismo che consente, in caso di emergenza, di trasferire da una regione all'altra i malati se non ci sono posti disponibili. Il Dpcm firmato da Conte contiene poi un'altra serie di indicazioni. Raccomanda alle persone anziane di limitare le uscite, ribadisce la necessità di evitare strette di mano, abbracci e baci, vieta la visita ai parenti dei ricoverati negli hospice e nelle residenze sanitarie assistite, così come l'attesa nei pronti soccorso per le persone che non devono essere visitate. Tutta l'attività dello sport di base in palestre, piscine e altri centri sportivi, invece, è «consentita esclusivamente nel rispetto delle raccomandazioni previste». Vale a dire mantenendo la distanza di un metro e usando tutte le precauzioni igienico sanitarie. Non c'è invece nel provvedimento l'estensione della zona rossa alla provincia di Bergamo: sarà in un ulteriore Dpcm che verrà messo a punto nelle prossime ore e che dovrebbe indicare due comuni, Nembro e Alzano Lombardo. Tutte decisioni che hanno un obiettivo preciso: riuscire a ridurre al minimo la possibilità che si aprano nuovi focolai, che obbligherebbero a scelte ancora più drastiche. In attesa che passino i 14 giorni necessari per capire se le misure di contenimento abbiano avuto effetto.




 


11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 4 marzo 2020 / LA MISURA
Il ministero dell'Istruzione cerca di non mettere in crisi il calendario scolastico
E-LEARNING PER NON PERDERE L'ANNO

di Gianluca Vannucchi
ROMA Aule virtuali, e-learning, registri elettronici, anche openday sul web: la sospensione fino al 15 marzo delle attività didattiche in tutta Italia, provvedimento di «contenimento» del contagio da coronavirus preso dal governo su «indicazione dell'Iss», è un evento senza precedenti nella storia della Repubblica e coinvolge tutta la filiera, dalle materne agli atenei. Ma da Viale Trastevere l'indicazione, che emerge con forza anche dalla bozza del nuovo Dpcm, è chiara: nessuno dovrà perdere l'anno. I dirigenti scolastici dovranno attivare, «ove possibile e per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità». Sul sito del ministero dell'Istruzione è stata creata una apposita area per dare informazioni alle famiglie e una sezione pensata per consentire a tutte le scuole di realizzare proprio la didattica a distanza. «Mi impegno a far sì che il servizio pubblico essenziale seppur a distanza venga fornito a tutti i nostri studenti», ha detto la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina. E-learnig anche per gli atenei e le Istituzioni di formazione superiore che una volta finita la sospensione dovranno recuperare le attività, oltre alle prove o verifiche. Le assenze maturate dagli studenti che per qualche motivo non potranno seguire un'eventuale didattica a distanza «non sono computate ai fini della eventuale ammissione ad esami finali nonché ai fini delle relative valutazioni». L'istruzione italiana non si ferma, quindi, come anche le università non chiudono: «le attività di ricerca e tutti gli altri servizi agli studenti proseguono regolarmente - ha spiegato la Crui - nel rispetto delle disposizioni del ministero della Salute». Sono inoltre esclusi dalla sospensione i «corsi post universitari connessi con l'esercizio di professioni sanitarie, inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole di formazione attivate presso i ministeri dell'Interno e della Difesa». Ma da oggi non sarà facile per il mondo della scuola gestire la novità assoluta. Intanto molte realtà, come ad esempio a Roma, approfitteranno della chiusura per sanificare gli ambienti, disinfettare le aule in modo da essere pronti il 16 marzo a riprendere le lezioni.







12 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 4 marzo 2020 / SARDEGNA - Pagina 11
SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE, PIÙ BORSE DI STUDIO
Il Consiglio vota all'unanimità lo stanziamento di 5 milioni: destinatati i laureati sardi in medicina

CAGLIARI Centonovanta posti in più nelle scuole di specializzazione in medicina e chirurgia, riservati ai laureati sardi, per provare a mettere una pezza ai vuoti in organico negli ospedali e in tutta la sanità. All'unanimità il Consiglio regionale ha approvato la legge che stanzia sin da subito 5 milioni per aumentare il numero delle borse di studio sin da questo anno accademico. Come annunciato nei giorni scorsi, lo sbarramento per evitare che i posti finiscano a laureati della penisola è in uno degli articoli: «Potranno ottenerla i medici non specializzati che risiedono in Sardegna da almeno dieci anni negli ultimi venti». C'è poi un secondo criterio stringente: al momento dell'iscrizione, una volta ottenuta la borsa di studio «lo specializzando dovrà impegnarsi a lavorare per almeno cinque anni nel sistema sanitario regionale». In origine le proposte di legge erano quattro, presentate dal Psd'Az, dai Progressisti, dall'Udc e dalla Lega, poi sono state unificate nella legge licenziata dall'Aula. Annalisa Mele della Lega ha detto: «È questo un primo passo per risolvere la carenza di medici che già c'è ma di sicuro aumenterà nei prossimi anni. Il secondo passo - ha aggiunto - dovrà essere quello di coprire anche i vuoti in organico che ci sono nelle altre professioni sanitarie». Daniele Cocco, Leu, ha ribadito la necessità di garantire ai «laureati sardi in medicina un percorso riservato per accedere alle scuole di specializzazione e soprattutto evitare che non emigrino subito dopo la seconda laurea». Francesco Agus, Progressisti, ha aggiunto: «Abbiamo dato più forza a una legge del 1992, sempre sulle borse di studio, ma che senza requisiti chiari rischiava di emarginare comunque l'ingresso dei sardi nelle scuole». Approvata all'unanimità la legge, ha avuto comunque un suo piccolo caso. È stato quando l'emendamento presentato da Liberi e Uguali, che imponeva agli specializzandi la conoscenza anche della lingua sarda, è stato bocciato da una parte del centrodestra con in testa il Psd'Az ma non la Lega. A quel punto il commento di Leu è stato inevitabile: «I sardisti hanno negato l'esistenza della lingua sarda».







13 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 4 marzo 2020 / LETTERE E COMMENTI - Pagina 34
LA PAROLA AI LETTORI
I giovani ricercatori, grande risorsa sprecata

Gentile professoressa Mazzette, ci voleva il Coronavirus per riportare d'attualità un problema che facciamo finta di non vedere ma che ha assunto proporzioni intollerabili: il precariato in un mondo del lavoro che sbarra le porte ai giovani. Anche ai più bravi e preparati. Ci voleva il Coronavirus per ricordarci che nei laboratori delle facoltà italiane lavorano talenti purissimi costretti ad accettare contratti a tempo, borse di studio e stipendi di poco superiori ai mille euro al mese. A loro, appena l'altro ieri, è andato il ringraziamento del Capo dello Stato e quello del presidente del Consiglio. Parole di stima e di incoraggiamento che dovrebbero far riflettere la politica ma non risolvono il problema di chi ha investito sulla cultura e ha come unica alternativa il trasferimento all'estero o l'aiuto di mamma e papà. Chiedo a lei, che conosce bene il mondo dell'università, se è accettabile che un paese civile tratti così le sue risorse più preziose e se è normale continuare a far finta di niente, rassegnati a una normalità che andrebbe combattuta e denunciata.
Marco Bassu, Sassari
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RISPONDE ANTONIETTA MAZZETTE
Duole dirlo, ma c'è del buono anche nel Coronavirus: una precaria viene assunta stabilmente allo Spallanzani per aver isolato il virus. Forse non è l'effetto diretto della scoperta, ma di certo l'assunzione ha subito un'accelerazione per il risalto dato dai media. Farà da apripista per tutti i giovani che operano nel mondo della ricerca? Credo di no per molte ragioni. Ad esempio, non si mette in discussione il farraginoso sistema di reclutamento; dopo l'approvazione nel 2010 della legge Gelmini (che peraltro ha introdotto la figura del ricercatore precario) è come se la politica si sia sentita esonerata dall'occuparsi dell'università, delegando ogni cosa alla costosa macchina burocratica dell'Anvur; allo stato attuale delle cose, chiunque voglia intraprendere la carriera scientifica, al di là della bravura che si dovrebbe dare per acquisita, non solo è in balia del sistema burocratico, ma dipende anche sia dalle capacità del docente di riferimento ad ottenere finanziamenti (ciò accade nella gran parte dei casi), sia dal rapporto di forze che si instaura all'interno di ogni ateneo, data l'esiguità di risorse soprattutto al sud. E se dopo anni di precariato si diventa ricercatore di tipo A, non è detto che poi si entri nel livello B, l'unica porta per la stabilizzazione. In questo percorso ad ostacoli c'è un grande spreco di intelligenze, tempo e denaro.

 

Questionario e social

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