Giovedì 30 aprile 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
30 aprile 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 aprile 2020 / PRIMA PAGINA
Cagliari
L’UNIVERSITÀ TESTA FARMACO ANTI-COVID  
Carla Raggio a pagina 14

PRIMO PIANO - Pagina 14
L’EMERGENZA. La scoperta dei due specialisti dopo la cura di un malato oncologico
TEST ANTI-COVID SUL FARMACO UTILIZZATO PER I PAZIENTI EMATOLOGICI
La Nasa e Caocci: “Attendiamo i risultati delle sperimentazioni”

Perché non usare il Ruxolitinib per curare i malati Covid-19? L'intuizione nasce nei laboratori dell'Università di Cagliari, in prima linea nella ricerca di terapie per sconfiggere il coronavirus. Ad averla avuta sono due medici, noti ematologi del Businco-Aob Brotzu: Giovanni Caocci, coordinatore della scuola di specializzazione in Ematologia, e Giorgio La Nasa, direttore del dipartimento Scienze mediche e sanità pubblica ed Ematologia, nonché responsabile del Centro trapianti midollo osseo.
Il farmaco (un “immunomodulante anti-citochinico”) lo conoscono bene, perché utilizzato - a dosaggio molto elevato - proprio per patologie legate a tumori del sangue. Ma che potesse andar bene anche nella lotta contro la pandemia l'hanno scoperto - almeno questa è la speranza - due mesi fa curando un paziente dell'Oncologico con una grave complicazione polmonare da linfoistiocitosi emofagocitica, malattia rara che causa una “tempesta infiammatoria” tale da portare a una grave insufficienza respiratoria, molto simile a quella che si riscontra nei pazienti Covid destinati alla terapia intensiva.
«Il Ruxolitinib, che ha proprietà marcatamente antinfiammatorie e che utilizziamo in alcune patologie emato-oncologiche, ci ha consentito di tenere sotto controllo la complicanza - rimarca Caocci - da qui l'idea di proporre un protocollo terapeutico basato sullo stesso farmaco nei malati Covid che presentino questa tempesta infiammatoria». Comincia l'avventura, con il placet di scienziati e dell'Aifa: da un mesetto si stanno curando così alcuni malati.
I RISULTATI
Per i due specialisti sardi è «una delle possibili strade terapeutiche» utili nella battaglia contro il coronavirus. «Ora attendiamo i dati», ribadisce La Nasa. Perché, dopo aver ottenuto l'approvazione e l'immediato via libera alla pubblicazione sugli “Annals of hematology”, l'importante rivista tedesca per l'ematologia mondiale, sono in corso le sperimentazioni del trattamento col Ruxolitinib su pazienti di alcuni centri italiani. «In sostanza da un mese il farmaco è al centro delle indagini della scienza», aggiunge La Nasa, ricordando che «in effetti siamo stati tra i primi a intuire che si sarebbe potuto avviare un protocollo operativo e clinico. Una fase che, pochi giorni dopo la nostra lettera e dopo i pareri dell'Agenzia del farmaco italiana, è stata portata avanti dall'azienda che produce il farmaco, rendendolo disponibile con un programma compassionevole».
L'esperienza nel campo ematologico dei due medici ha certamente semplificato l'iter del processo e delle sue conclusioni, trattandosi di un farmaco già noto per le sue proprietà antinfiammatorie. Nulla esclude che, alla luce dei risultati che arriveranno dalle sperimentazioni, possa essere impiegato positivamente anche in Sardegna, nei reparti Covid.
«A Cagliari non mi risulta che lo stiano utilizzando», specifica Caocci, «è chiaro che anche i colleghi cagliaritani, con cui abbiamo interloquito più volte, sanno di questa possibilità: se il farmaco sarà efficace nei pazienti che si stanno trattando potrebbe entrare anche nei protocolli terapeutici standard anti-Covid. Siamo in attesa dei risultati che ci aspettiamo tra circa due mesi». L'auspicio è che il Ruxolitinib sia la soluzione o una delle possibili terapie per contrastare in tempi brevi la pandemia, magari ancor prima di trovare il vaccino.
L'ATTESA
Sul fronte di battaglia sono centri di ricerca, istituti universitari e laboratori: una mobilitazione planetaria, come mai si era visto in precedenza. Il nuovo contributo che arriva dall'Ateneo di Cagliari, con il plauso della rettrice Maria Del Zompo, porta una speranza in più nella ricerca dell'antidoto al coronavirus. Il placet della rivista tedesca di Ematologia dà forza a quella che, per il momento, i due scienziati definiscono «un'intuizione». Intuizione che potrà rivelarsi giusta e preziosa per sconfiggere un nemico che tutti sperano al più presto di eliminare. Chi arriverà primo avrà il prestigio di tagliare un traguardo molto ambito.
Carla Raggio


 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 13
Le buone notizie. Studi sul farmaco anti Ebola
RICERCA, LE NOVANTA STRADE CHE PORTANO AL VACCINO

Gli sforzi della comunità scientifica si concentrano sullo sviluppo di un vaccino per combattere il Covid-19. I protocolli avviati nelle varie parti del globo sono ormai novanta.
Complessivamente sono otto le strategie seguite nel mondo e almeno sei gruppi di ricerca hanno già iniziato i test di sicurezza sull'uomo, mentre altri sugli animali. A fare il punto è stata la rivista Nature.
Tutti i vaccini espongono il corpo ad un antigene che non causa la malattia, ma provoca una risposta immunitaria capace di bloccare o uccidere il virus se la persona viene contagiata.
Almeno sette gruppi di ricerca stanno lavorando a vaccini usando il virus SarsCov2 in forma indebolita o inattivata. Molti di quelli esistenti funzionano così, come quello contro morbillo e polio, ma richiedono parecchi test di sicurezza. Un'altra strategia, tentata da 25 gruppi di ricerca, è quella dei vaccini con vettori virali geneticamente programmati per produrre le proteine del coronavirus. Ci sono poi vaccini che utilizzano frammenti di materiale genetico o proteine. In tutti i casi sarà difficile completare gli studi clinici prima di diciotto mesi.
ANTIVIRALI
Il trattamento con Remdesivir, il farmaco nato contro l'Ebola in sperimentazione in tutto il mondo contro il Covid-19, ha dato risultati incoraggianti. Lo studio è stato condotto su pazienti gravi. Secondo i risultati, che sono stati inviati ad una rivista scientifica per la revisione: il 50 per cento dei pazienti trattati ha mostrato miglioramenti in dieci giorni con la terapia breve e in undici con quella lunga.
CONFONDERE IL COVID
L'Università della Tuscia porta avanti un progetto per confondere il coronavirus attraverso la chimica prebiotica. L'ateneo di Viterbo utilizza un linguaggio basato su elementi che hanno dato il via alla nascita delle prime cellule sulla Terra.
LIGURIA
Da oggi i papà saranno nuovamente ammessi nelle sale parto del Policlinico San Martino di Genova. Previsto un rigido protocollo per la sicurezza.
Matteo Mascia

 




 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 aprile 2020 / MEDIO CAMPIDANO
Lunamatrona. Neo dottoressa
LAUREARSI DAL SALOTTO DI CASA: «MI SONO MANCATI I COLLEGHI»

LA TESI. Laurea triennale in Architettura per Elisa Mereu, 22 anni, con una tesi sulla riconversione di una piazza bombardata
Ha ripensato e ridisegnato dal punto di vista architettonico una piazza bombardata ad Alghero durante la seconda guerra mondiale. Uno studio che diventa anche un consiglio per il centro urbano del suo paese: «Serve più attenzione ai particolari». Elisa Mereu, 22 anni è la prima laureata in videoconferenza di Lunamatrona. La giovane è diventata dottoressa in architettura dal salotto della sua casa.
«Esperienza decisamente particolare, con le persone care vicine, ma lontana dai professori e dalla mia facoltà. Mi è mancato l'approccio diretto con docenti e colleghi. Dal punto di vista logistico non è stato facile nelle ultime settimane organizzare tutto», ha aggiunto Mereu.
Il tema della sua tesi: “Riconversione di una piazza bombardata ad Alghero”. Un lavoro di studio e ricerca, valso alla ventiduenne la votazione di 110 e lode per una laurea triennale in scienze dell'architettura e del progetto. «Mi ha sempre affascinato il rapporto fra l'antico e moderno, il rispetto dell'antico anche dal punto di vista architettonico, ma rivisitato in chiave moderna e secondo le esigenze di oggi. Per questo ho ripensato la piazza di Alghero con nuove piccole sale espositive e una biblioteca», ha confessato la neolaureata, che poi si è immaginata il futuro degli spazi urbani del suo paese: «Più attenzione ai particolari nel nostro centro urbano». (an. pin.)

 

 

 

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 aprile 2020 / PROVINCIA DI NUORO - Pagina 41
Desulo. Martina Floris a Cagliari, i genitori seguono dalla loro casa
LAUREA IN VIDEOCONFERENZA CON APPLAUSI ON LINE

Anche Desulo si cinge il capo d'alloro in tempi di pandemia: il paese è orgoglioso della sua prima laureata a distanza. Martina Floris, 22 anni, due giorni fa è stata proclamata dottoressa in Scienze dell'educazione in videoconferenza. On line anche i genitori, Salvatore e Gonaria, che hanno assistito al momento più emozionante della vita della figlia, e forse della loro, da un divano con vista Gennargentu.
Martina, invece, è costretta a Cagliari, dove studia, dalle restrizioni per l'emergenza sanitaria. Si è laureata con una tesi su “Il gioco e il giocare. Attività ludica come spazio per l'autonomia e la socializzazione nella disabilità”. Perché la neo-educatrice ha il cuore grande quanto i suoi occhi castani: nella vita vuole aiutare gli altri. Appena tre anni fa la sua scelta è ricaduta su questa facoltà, sbocco ideale dopo il liceo socio-pedagogico di Fonni, di cui è una delle ultime diplomate.
«Adoro i bambini e mi sento bene quando posso aiutare chi è meno fortunato di me. Oggi più che mai sono felice di questa scelta», afferma la laureata. «C'è stata una sola nota triste: non aver avuto i miei genitori accanto, non averli potuti abbracciare e ringraziare. Il termine di questo percorso è anche una loro vittoria». Ma i suoi hanno tagliato le distanze con l'affetto: complici amiche e colleghe di Martina, hanno fatto recapitare a casa della studentessa fiori e corona d'alloro. Un tocco di colore che ha addolcito la festa con fidanzato e sorella, insieme a lei a Cagliari. E ogni brindisi in videochiamata con parenti e amici. In fondo è stata una laurea indimenticabile.
Daniela Melis




 

La Nuova Sardegna


 

 

 

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 30 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 4
CORONAVIRUS
I medici dell'ateneo di Cagliari: il Ruxolinitib è una possibile arma contro il Covid
DALL'UNIVERSITÀ UNA CURA SPERIMENTALE

CAGLIARI Arriva dai medici dell'ateneo di Cagliari una possibile cura per la lotta contro il Covidd-19. Giovanni Caocci (coordinatore scuola specializzazione in Ematologia) e Giorgio La Nasa (direttore dipartimento Scienze mediche e sanità pubblica ed Ematologia-Centro trapianti midollo osseo) hanno studiato le risposte da un farmaco, il Ruxolinitib, nel trattamento dell'infezione. «È un immunomodulante anti-citochinico, inibitore del gene Jak2. In ematologia lo usiamo nel trattamento della Mielofibrosi idiopatica e nella Linfoistiocitosi emofagocitica - spiega La Nasa -. Il Ruxolitinib - precisa Caocci - ha proprietà anti-infiammatorie che utilizziamo in patologie emato-oncologiche. Nel reparto di ematologia dell'ospedale Oncologico abbiamo utilizzato il farmaco su un paziente con una grave complicazione polmonare da linfoistiocitosi emofagocitica, una malattia rara che porta a una grave insufficienza respiratoria. Ovvero, quanto accade nei pazienti Covid destinati in terapia intensiva». Un percorso e un approccio clinico e terapeutico curato nei dettagli: «Con il nostro paziente abbiamo ottenuto il controllo della complicanza. Da qui l'idea di proporre - rimarca Caocci - un trattamento basato sul Ruxolitinib nei pazienti Covid». Il trattamento che ha avuto l'approvazione e la pubblicazione sugli Annals of Hematology. «Hanno accettato la nostra lettera. Siamo stati tra i primi a intuire che il farmaco poteva condurre a un protocollo operativo e clinico. Una fase - aggiunge La Nasa - che pochi giorni dopo, è stata portata avanti, dopo i pareri dell'Aifa, dalla Novartis».






 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 30 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 10
L’INDAGINE EPIDEMIOLOGICA
Arrivano i test rapidi per il rientro al lavoro

di Enrica Battifoglia
ROMA Test sierologici per avere un quadro completo dell'epidemia in Italia e test sierologici rapidi, insieme ai tamponi, per rientrare al lavoro in sicurezza: è questo il bagaglio essenziale per affrontare la riapertura. Se dei test sierologici assegnati nei giorni scorsi alla Abbott si è parlato molto, è attesa a breve dal ministero della Salute la lista dei test sierologici rapidi accreditati: meno complessi dei primi, ma comunque da eseguire in laboratori indicati dalle Regioni, e più economici, dal costo stimato attorno a 20 euro. Sono circa 200 quelli in commercio e la lista attesa a breve dal ministero della Salute dovrebbe indicare quelli che possono dare i risultati più attendibili, ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell'Università Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano. Questi test sono uno strumento importante per «riaprire in modo graduale e sicuro, mantenendo l'attenzione estremamente alta sulla comparsa di eventuali nuovi focolai, ma per fare questo - ha osservato - vanno fatti estensivamente, soprattutto considerando che la maggior parte dei contagi potrà avvenire nell'ambito lavorativo». Per questo, ha aggiunto, «i medici del lavoro e i medici di base, per i liberi professionisti e per il resto della popolazione, dovranno valutare il rischio legato al rientro al lavoro utilizzando, con la scheda amnestica, test sierologici economici e rapidi». Sono test orientativi alla diagnosi, che forniscono il risultato in tempi rapidi e possono cercare gli anticorpi sia nel sangue sia nel siero; in quest'ultimo caso, ha osservato Broccolo, hanno una maggiore sensibilità ma richiedono un tempo più lungo. «Test orientativo è una definizione corretta - ha osservato - perché aiuta il medico a valutare i rischi». I test possono identificare sia gli anticorpi IgM, indicativi di un alto rischio di contagiosità e dell'infezione che risale a una settimana prima del contagio, sia gli anticorpi IgG, indicativi di un basso rischio di contagiosità e dell'infezione avvenuta da almeno due settimana. Se il test è positivo, bisogna eseguire il tampone per capire se c'è ancora il virus; se anche il tampone è positivo il lavoratore dovrà andare in quarantena e sottoporsi a tamponi successivi, finché questi non daranno un risultato negativo. Soltanto allora sarà possibile tornare al lavoro in sicurezza. «È auspicabile - ha rilevato l'esperto - che il test rapido venga fatto al maggior numero di persone possibili in questo particolare momento di riapertura. Per chi non lavora in un'azienda dovrebbero essere prescritti dal medico di base secondo scienza e coscienza e dovrebbero far parte della diagnostica consueta quotidiana». Come i test sierologici per l'indagine epidemiologica, anche quelli rapidi dovranno essere eseguiti da laboratori accreditati, pubblici e privati, indicati da ciascuna Regione.





 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 30 aprile 2020 / SARDEGNA - Pagina 14
RICERCA INSIEME AD ALTRI 3 ATENEI
Studio dell'Università di Sassari rivaluta il grano duro "landraces"

ROMA La diversità genetica delle antiche varietà locali di grano duro può aumentare l'adattabilità delle colture ai cambiamenti climatici e perfezionare le caratteristiche nutrizionali della pasta. A rilevarlo è uno studio pubblicato sulla rivista «Frontiers in Genetics» dal Consiglio per la ricerca in agricoltura in collaborazione con l'Università di Napoli Federico II, la facoltà di Agraria dell'Università di Sassari, l'Università di Bari e l'Università Politecnica delle Marche. La ricerca è stata condotta con l'obiettivo di comprendere gli effetti del miglioramento genetico sulla diversità biologica del grano duro e di dare nuovo impulso all'attività sementiera nazionale. I ricercatori hanno recuperato e studiato i profili genetici di una collezione di varietà di grano duro, suddivisa in tre gruppi. L'analisi dei profili genetici di oltre 250 varietà di sementi coltivate negli ultimi due secoli in Italia ha mostrato come le vecchie varietà locali (landraces) siano state scarsamente sfruttate nei programmi di miglioramento genetico. Per gli esperti «si tratta, invece, di un prezioso capitale di risorse cui attingere per selezionare varietà efficienti non solo per resa e contenuto proteico, ma anche per aspetti legati alla sostenibilità delle produzioni».

Questionario e social

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