UniCa UniCa News Rassegna stampa giovedì 27 febbraio 2020

giovedì 27 febbraio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
27 febbraio 2020

L'Unione Sarda

 
 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 febbraio 2020 / PRIMA PAGINA

IL CASO. Anche l’Isola congelata dalla paura del contagio
Fioccano i rinvii, a rischio SoloWomenRun

L'effetto coronavirus congela anche la Sardegna. Sono state annullate la seconda sessione degli esami di Stato per l'abilitazione «all'esercizio della professione di medico chirurgo» e le “Date di orientamento” dell'Ateneo cagliaritano; cancellati tre eventi di Sardegna ricerche a Cagliari e Nuoro; rinviati il Cartoonfest nel capoluogo e i corsi di apicoltura a Galtellì; stop a una riunione pugilistica tra Italia e Francia a Carbonia e alle assemblee di studenti al liceo classico di Oristano. Stamattina a Cagliari si decide l'eventuale rinvio della SoloWomenRun.   MANUNZA, MELIS ALLE PAGINE 5, 48

PRIMO PIANO Pagina 5
L’EMERGENZA. Salta la boxe a Carbonia, a Oristano niente assemblee
MANIFESTAZIONI RINVIATE
IL PREFETTO: NON È NECESSARIO

L'ultimo annullamento riguarda il “dual match” di boxe tra dieci atleti delle nazionali giovanili italiana e francese in programma da oggi a sabato al palazzetto dello sport di Carbonia. Niente da fare: l'appuntamento è stato cancellato per il mancato arrivo dei transalpini. L'effetto coronavirus colpisce anche la Sardegna, in teoria senza reale motivo. Lo stesso prefetto di Cagliari, Bruno Corda, ancora ieri spiegava che allo stato attuale nell'Isola «non c'è una condizione tale da proibire le manifestazioni pubbliche», dunque «ognuno si regola come meglio crede». È quanto sta accadendo. Si va dal rinvio di incontri culturali allo spostamento di iniziative musicali e convegni lavorativi. Sino a evitare ipotetici “assembramenti” minimi come quello che poteva crearsi all'inaugurazione del punto Enel di sabato in via Cocco Ortu nel capoluogo: l'ufficio sarà aperto senza rinfresco e pubblico. «A scopo precauzionale», ha spiegato l'azienda.

LICEI E CORSI. L'allarme sul possibile diffondersi dell'infezione non risparmia nessuno. È cronaca l'assalto alle farmacie con l'acquisto di massa dei prodotti utili a disinfettare le mani e a proteggere naso e bocca. Forse la dilazione più gradita ai sardi a questo punto sarebbe quella relativa alla «riscossione delle rate di mutui e finanziamenti» proposta da Confcommercio Sud Sardegna, che attraverso il presidente Alberto Bertolotti ha anche parlato di «infodemia», cioè l'eccessiva diffusione di notizie spesso imprecise sulla patologia, e «paranoia sociale». Intanto però il liceo classico De Castro di Oristano ha deciso di vietare le assemblee degli studenti e a Galtellì è stato cancellato il corso di apicoltura della Laore al via il 3 marzo. Il Comune di Cagliari a sua volta ha fatto saltare, spostandola a una data da individuare, la presentazione del bando “Erasmus Sport” in programma ieri. Annullati «a fini precauzionali», le iniziative organizzate da Sardegna Ricerche ieri a Nuoro (“Laboratorio di simulazione 3”), oggi a Cagliari (“Focus sblocca cantieri”) e domani nel capoluogo (“Tecnologie e approcci innovativi per la diagnosi e il trattamento delle malattie rare”). Seguite alla lettera le direttive emanate dalla Regione: stop a riunioni con chi arriva dalla Penisola o dall'estero, disdette tutte le missioni fuori dalla Sardegna e annullati anche gli eventi con «un numero significativo di partecipanti». Misure «preventive» della durata di dieci giorni definite «necessarie» per «contenere il rischio di diffusione della malattia» visto «l'aggravarsi della situazione sanitaria e l'aumento dei casi». Che però ancora in Sardegna ufficialmente non sono stati riscontrati.

MUSEI SOLO A PAGAMENTO. Tra le iniziative assunte per evitare problemi sanitari c'è quella del Ministero per i beni e le attività culturali, che ha deciso di cancellare l'ingresso gratuito in «musei, parchi archeologici e altri luoghi della cultura dello Stato ogni prima domenica del mese», quindi il primo marzo, «nel rispetto delle disposizioni impartite in merito alle misure preventive in vigore». Nello stesso comunicato però si fa sapere che i musei del “Polo museale della Sardegna” «resteranno comunque aperti al pubblico» attraverso il «regolare biglietto a pagamento»: l'accesso gratuito provocherebbe «prevedibili incrementi dei flussi di visitatori» scongiurati con l'obbligo di aprire il protafogli. Chiuse al pubblico «in via preventiva e precauzionale» le catacombe in Sardegna per decisione della Pontificia commissione di archeologia sacra. Stop al Cartoonfest che doveva svolgersi alla Fiera di Cagliari questo weekend.

UNIVERSITÀ E STUDENTI. Spostata inoltre a «data da destinarsi» la seconda sessione degli esami di Stato per diventare medico chirurgo: decisione del ministero dell'Università che riguarda anche gli Atenei sardi. Quello cagliaritano, vista la sospensione nazionale dei viaggi di istruzione e delle uscite didattiche, ha dovuto prendere un'identica iniziativa per le “Date di orientamento” in programma a Monserrato da oggi a sabato. Dei 10 mila ragazzi dati in arrivo, non ne sarebbe arrivato uno. Bloccate infine le trasferte dei docenti.

Andrea Manunza
 

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 febbraio 2020 / PRIMO PIANO Pagina 4

L’INTERVISTA. Mauro Carta, docente all’università, spiega quanto sta accadendo in Italia dopo l’esplosione del virus
Lo psichiatra: «Paura prevedibile, ma legata al nostro mal di vivere»

“I giornali smettano di strillare le notizie sull’argomento e non cerchino ad ogni costo il nemico, tutti possono sbagliare. E poi credo che occorra seguire le indicazioni, rispettare le regole, sia nelle zone rosse che ovunque. È attraverso i comportamenti corretti chi si evitano le conseguenze peggiori”
«La paura dell'epidemia è legata alla paura dell'imponderabile, dello sconosciuto che ti infetta. Non sai chi è. È un estraneo. Se andiamo a rileggere la storia, durante la peste si bruciavano gli ebrei accusati di essere gli untori, in realtà erano solo estranei. Oggi non è cambiato nulla. Si aggredisce il filippino perché lo si scambia per cinese».

Mauro Carta, 64 anni, psichiatra, docente di Tecnologie mediche applicate e Medicina traslazionale, non è sorpreso dalla psicosi “coronavirus”. Neanche potrebbe, visto il suo ruolo. «Il fatto è, in questo contesto particolare, che all'imponderabile si aggiunge anche il nostro rapporto con lo Stato».

In che senso?

«Se abbiamo fiducia nello Stato che prende misure sulla salute pubblica siamo più tranquilli, se non ci fidiamo la paura aumenta. E certi atteggiamenti, tipo quello del premier che se la prende con i presidenti delle regioni, non aiutano a rasserenare il clima perché si crea confusione».

E poi ci sono i social ad alimentare le psicosi, con virologi ed epidemiologi improvvisati, manco d'accatto.

«È il cane che si morde la coda. L'insicurezza amplifica la paura e il panico. Il ridondare di opinioni, le più disparate e strampalate, è un moltiplicatore di paure».

Non le pare che anche la politica stia raccontando storie diverse?

«Certo. Ma le spaccature e le divisioni hanno un denominatore comune. Si tende a portare tutti i discorsi alla contrapposizione. C'è incapacità di pensare a una sintesi. In altri Paesi, davanti a una catastrofe, ho visto avversari politici rimboccarsi le maniche e lavorare insieme per il bene comune».

Cosa impedisce all'Italia di comportarsi allo stesso modo?

«Noi abbiamo una sorta di paralisi che ci viene da un diffuso mal di vivere. La nostra è una crisi etica, morale, prima ancora che economica. Ci viene difficile, in condizioni simili, pensare a soluzioni condivise. Anche se sono rimasto sorpreso, in positivo, che qualcuno dall'opposizione abbia mostrato disponibilità verso il governo. La collaborazione è fondamentale in questi frangenti».

Torniamo alla psicosi: quanto responsabilità ha l'informazione?

«L'informazione non corretta rischia di amplificare il panico».

Rischia o lo ha già amplificato?

«È difficile dirlo perché la gente vuole essere informata. Se entriamo nell'ordine di idee di una Minculpop allora si danno le notizie false per non allarmare nessuno. Una certa dialettica deve esserci purché non sia marasma. Ho visto giornali, anche online, pescare nel torbido. Uno, in particolare, è l'università della distorsione. Si utilizzano i fatti per attaccare il nemico».

Ma lei questa reazione se l'aspettava?

«Sì. Questa è la terza epidemia virale, dopo la Mers e la Sars, ed è la più invasiva anche se la meno letale. In Italia la percentuale dei decessi è più alta perché la popolazione è più anziana. Non a caso ha colpito pazienti di una certa età ricoverati in ospedale. Ma, a mio avviso, questa può essere una grande opportunità».

Cioè?

«Riuscendo noi italiani a dare il meglio di noi stessi in situazioni estreme, basti pensare alla ricostruzione dopo la guerra, credo che questo possa davvero essere il momento per ripensare la sanità pubblica, una grande conquista che tutti ci invidiano, e rivedere un po' di cose».

Ma per migliorare l'attuale situazione lei cosa consiglia di fare?

«Che i giornali smettano di strillare le notizie sull'argomento e non cerchino a ogni costo il nemico, tutti possono sbagliare. E poi credo che occorra seguire le indicazioni, rispettare le regole, sia nelle zone rosse che ovunque. È attraverso i comportamenti corretti chi si evitano le conseguenze peggiori».

Vito Fiori

 

 

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 febbraio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 7

IL DECRETO. Fino al 15 marzo basta la volontà dell’azienda

Smart working, 8 milioni di lavoratori potrebbero trovarsi l'ufficio dentro casa

Scattano le norme che semplificano il ricorso allo smart working, il cosiddetto lavoro agile, ma l'Italia sul tema è ancora indietro. Nel decreto con le prime misure contro l'emergenza si prevede la possibilità per le aziende di sei regioni (Lombardia, Emilia, Friuli, Piemonte, Veneto e Liguria) di far lavorare i dipendenti da casa senza un accordo preventivo (previsto dalla legge sul lavoro agile del 2017) fino al 15 marzo per evitare la diffusione del contagio. La richiesta può arrivare anche dal lavoratore delle zone interessate, ma l'azienda può rifiutarsi per «motivate ragioni organizzative».

In Italia praticano lo smart working (stabilmente o occasionalmente) circa 354mila lavoratori, meno del 2% del totale, ma le persone potenzialmente occupabili secondo la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro sarebbero 8,3 milioni. Ipotizzando che un terzo lavorasse da casa, il lavoro agile potrebbe riguardare circa 2,7 milioni di persone portandoci sulle medie dei grandi Paesi europei. Secondo i dati Eurostat nel 2018 l'11,6% dei lavoratori europei alle dipendenze di imprese o organizzazioni pubbliche praticava smart working, lavorando da casa saltuariamente (8,7%) o stabilmente (2,9%). In Italia ci si ferma al 2% a fronte del 20,2% del Regno Unito, del 16,6% della Francia e dell'8,6% della Germania, mentre in Svezia e Olanda si va oltre il 30%.

La modalità del «lavoro agile» - si legge nel decreto di attuazione - è applicabile, in via provvisoria, fino al 15 marzo 2020, per i datori di lavoro aventi sede legale o operativa nelle Regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria« e per i lavoratori »ivi residenti o domiciliati che svolgano attività lavorativa fuori da tali territori« anche in assenza di accordi individuali.

La definizione di smart working della legge del 2017 mette l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (pc portatili, tablet e smartphone). Ma in questo caso, almeno fino a 15 marzo, per evitare il rischio contagio da coronavirus, viene meno la volontarietà e le aziende possono decidere di mettere il dipendente in smart working in automatico.

 

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 febbraio 2020 / CAGLIARI - Pagina 20

COMUNE
Nuovi arrivi Erasmus: il saluto

Sono arrivati a Cagliari per studiare all'università. E ieri, nel corso della “Welcome week” hanno ricevuto al Municipio il saluto ufficiale da parte dell'assessora alla Pubblica istruzione Rita Dedola e del presidente del Consiglio comunale Edoardo Tocco. Trenta ragazzi provenienti da diversi continenti si aggiungono agli oltre 250 arrivati nello scorso settembre.

A organizzare l'incontro è stata l'associazione universitaria Esn (Erasmus student network) che per due volte all'anno accoglie i nuovi arrivati. L'Esn, nata nel dicembre 2008, si occupa dell'accoglienza e dell'assistenza degli studenti stranieri ospiti nel capoluogo con il progetto Erasmus e tutti gli altri programmi di scambio e di mobilità internazionale, in collaborazione con l'Università. «Vi stupirete della ricchezza di questa terra», promette Dedola, «non solo dal punto di vista geografico ma ancor di più per la sua storia, una storia antica davvero particolare e affascinante».

 

 

 

5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 febbraio 2020 / AGENDA - Pagina 21

MOBILITÀ. Oggi all’Università
Alternative all'auto: esperti a confronto

L'obiettivo è lo studio delle abitudini di spostamento casa-lavoro e casa-università dei cittadini. Quindi, i suggerimenti di un'alternativa sostenibile e personalizzata per gli spostamenti quotidiani.

L'INCONTRO. Se ne parla oggi, alle 16, nell'aula magna della facoltà di Ingegneria e architettura. Il rettore Maria Del Zompo apre i lavori “Cagliari, per una mobilità intelligente e sostenibile”. All'incontro prendono parte Italo Meloni (responsabile scientifico del progetto), il sindaco Paolo Truzzu, l'assessore alla Viabilità Alessio Mereu. Il Programma Svolta-Cagliari è finanziato dal ministero dell'Ambiente (Programmi sperimentali spostamenti cittadini percorsi casa-studio-lavoro. Presentato nel 2017 dal Comune di Cagliari in collaborazione con il Cirem (Centro interuniversitario ricerche economiche e mobilità) il progetto è in partenariato con Università di Cagliari, Regione Sardegna, Arst, Ctm e Playcar.

L'OBIETTIVO. Il bersaglio è la riduzione di traffico, inquinamento, costi per i cittadini, economici e di stress. Per la sperimentazione è stato monitorato il centro storico della città - in particolare, i quartieri di Castello, Villanova, Marina, Stampace, La Vega, Sant'Alenixedda e San Benedetto.

Gli spostamenti pendolari che interessano giornalmente l'area metropolitana di Cagliari sono circa 211mila. Più di 122mila persone si spostano per lavoro/studio ogni giorno, circa la metà sono spostamenti interni al capoluogo. In un giorno medio feriale si registrano nel capoluogo 170mila veicoli in ingresso.

 

 

 

6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 27 febbraio 2020 / PROVINCIA DI CAGLIARI - Pagina 26

C'è un accordo per gli scavi archeologici
È stato siglato un accordo tra Comune di Senorbì, l'Università di Cagliari e la Soprintendenza per riprendere l'indagine di un territorio particolarmente ricco di testimonianze storico-archeologiche. La notizia verrà diffusa domani alle 10, nel museo Domu Nosta, nel orso della conferenza scientifica “Frammenti di storia da Santu Teru, dati di una prima ricognizione” promossa da Comune, Museo archeologico di Senorbì, cattedre di Archeologia, Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio dell'Università di Cagliari e Nucleo dei carabinieri Tutela Patrimonio Beni Culturali.
L'obiettivo è restituire alla comunità i risultati del primo sondaggio condotto a settembre nel sito di Santu Teru e Monte Luna dalla squadra universitaria delle Cattedre di Archeologia Fenicio-Punica e Classica.

Protagonisti della conferenza, introdotta dal sindaco Alessandro Pireddu e dal responsabile scientifico del Museo, Elisabetta Frau, saranno gli archeologi che hanno materialmente condotto le attività di campo, il responsabile Dario D'Orlando, i direttori scientifici Marco Giuman e Carla del Vais, la funzionaria della soprintendenza archeologia, Chiara Pilo e il comandante dei carabinieri del gruppo Tutela patrimonio Paolo Montorsi. (sev. sir.)

La Nuova Sardegna


 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 27 febbraio 2020 / SARDEGNA - Pagina 7
CORONAVIRUS >> LA RISPOSTA DELLE AZIENDE
Sono 8,3 milioni i dipendenti che potrebbero lavorare da casa tra tecnici, manager, consulenti e impiegati. Pronto il dl

ARRIVA LO SMART WORKING AUTOMATICO

ROMA Scattano le norme che semplificano l'utilizzo dello smart working, il cosiddetto lavoro agile, ma il nostro Paese su questo tema è ancora indietro. Nel decreto che attua le prime norme del governo contro l'emergenza coronavirus si prevede la possibilità per le aziende di sei regioni italiane (Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Veneto e Liguria) di far lavorare i propri dipendenti da casa senza un accordo preventivo (previsto dalla legge sul lavoro agile del 2017) fino al 15 marzo in modo da evitare la diffusione del contagio.

La richiesta può arrivare anche dal lavoratore delle zone interessate all'azienda che però può rifiutarsi per «motivate ragioni organizzative». In Italia secondo gli ultimi dati disponibili lavorano con lo smart working (stabilmente o occasionalmente) circa 354.000 persone, meno del 2% dei lavoratori complessivi, ma le persone potenzialmente occupabili con questi sistemi - secondo i calcoli della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro - sarebbero 8,3 milioni. Ipotizzando che un terzo di questi lavorasse da casa, il lavoro agile potrebbe riguardare circa 2,7 milioni di persone portando il Paese sulle medie dei grandi paesi europei. Secondo gli ultimi dati Eurostat nel 2018 l'11,6% dei lavoratori europei alle dipendenze di imprese o organizzazioni pubbliche praticava smart working, lavorando da casa saltuariamente (8,7%) o stabilmente (2,9%), grazie alle opportunità messe a disposizione delle nuove tecnologie. In Italia la percentuale si ferma al 2% a fronte del 20,2% del Regno Unito, del 16,6% della Francia e dell'8,6% della Germania mentre nel Nord Europa si supera in alcuni casi (Svezia e Olanda) il 30%.
La modalità del «lavoro agile» - si legge nel decreto di attuazione - è applicabile, in via provvisoria, fino al 15 marzo 2020, per i datori di lavoro aventi sede legale o operativa nelle Regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria e per i lavoratori ivi residenti o domiciliati che svolgano attività lavorativa fuori da tali territori anche in assenza di accordi individuali. Il lavoro agile, secondo la legge che lo ha regolamentato, è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato «con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici» che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro. La definizione di smart working, contenuta nella legge del 2017 pone l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone) ma in questo caso, almeno fino a 15 marzo, per evitare il rischio contagio da coronavirus, viene meno la volontarietà e le aziende possono decidere di mettere il dipendente in smart working in automatico. Anche il dipendente che teme il contagio può chiedere di lavorare in modalità agile ma l'azienda può rifiutare questo tipo di prestazione per ragioni organizzative. «Esiste certamente - spiega il presidente della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, Rosario De Luca - la possibilità per il dipendente di scegliere di applicare per sé stesso la disciplina del lavoro agile. Però il rimando generico ai principi della legge 81/2017 lascia aperta la possibilità del datore di lavoro di rifiutare per motivate ragioni organizzative, anche perché l'autocertificazione prevista va depositata esclusivamente dal datore di lavoro».

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