Domenica 3 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
03 maggio 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 19
L’EMERGENZA. Il cda dell’ente chiede lumi a Prefettura e Regione sulla via della “Fase 2”
CASE DELLO STUDENTE, PORTE SBARRATE
L’Ersu blocca il ritorno degli oltre quattrocento pendolari nei loro alloggia

Domani nessun ritorno in città per i ragazzi che hanno lasciato il loro alloggio nelle Case dello studente durante la pandemia di Covid-19, almeno per adesso. «Non vogliamo che si crei una situazione simile a quelle verificatesi nelle Rsa di tutta Italia, dove il numero dei contagi è stato altissimo», spiega Gian Michele Camoglio, 68 anni, presidente dell'Ersu, l'ente regionale per il diritto allo studio universitario. Ancora troppo pericoloso e soprattutto ancora una volta troppa poca chiarezza nell'interpretazione dell'ultimo decreto della presidenza del Consiglio. Da domani infatti il nuovo Dpcm prevede la possibilità di spostamento da Comune a Comune per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute, inoltre consente “il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. Da qui i dubbi del consiglio di amministrazione dell'Ersu: può considerarsi urgenza il rientro degli studenti senza la didattica in presenza? E ancora, la stanza nella Casa dello studente deve essere considerata quale domicilio o no?
Dubbi da sciogliere
Perplessità che hanno spinto l'ente regionale a richiedere un'interpretazione del decreto presidenziale alla Prefettura e all'Avvocatura di Stato, in modo tale da capire se un rientro sia veramente possibile e soprattutto in che termini. «Per poter ricevere gli studenti all'interno dei loro alloggi in questo periodo è indispensabile dotarsi di strumenti di protezione sia per loro che per gli operatori che lavorano nei locali, i quali dovranno essere appositamente istruiti con precisi protocolli», dice Camoglio, che però chiarisce subito senza giri di parole come attualmente non ci siano soldi per effettuare la spesa. «Questi costi non erano certo programmabili nel bilancio annuale della normale gestione dell'ente, di per sé ridottissimo se non addirittura insufficiente. Per questo motivo già da giovedì il consiglio di amministrazione ha fatto richiesta alla Regione di linee guida comuni con l'Ersu di Sassari e soprattutto di disponibilità di appositi finanziamenti per acquistare i dispositivi necessari e procedere all'eventuale rimborso per gli studenti che non usufruiscono dell'alloggio».
Ospiti disorientati
Una situazione non facile che sta interessando 520 studenti, di cui solo 87 rimasti in questi due mesi di lockdown all'interno delle tre case del capoluogo. «Chi è rimasto si chiede se potrà riabbracciare la propria famiglia senza vedersi negata poi la possibilità di fare ritorno nel proprio alloggio in città, chi invece ha lasciato due mesi fa la stanza vorrebbe, come da suo diritto in quanto titolare di una borsa di studio, riappropriarsene - spiega Federico Orrù, 25 anni, rappresentante degli studenti nel cda dell'Ersu - I problemi più importanti riguardano la gestione degli spazi, soprattutto in merito alle camere doppie e alle cucine troppo piccole perché si possano rispettare le regole di sicurezza. Capiamo certo la posizione dell'ente che, dato lo stop prolungato della didattica in presenza, non considera come urgente il rientro degli studenti nei propri alloggi, ma bisogna anche tenere presente che siamo delle persone che a Cagliari hanno costruito ormai la propria vita e dove hanno creato degli affetti stabili. Non si dovrebbe parlare dunque di un'urgenza pratica ma umana».
L'Ente
Intanto entro domani sarà recapitata agli studenti la comunicazione ufficiale che negherà la possibilità di rientro nelle Case Ersu. «Nel frattempo i nostri uffici predisporranno necessari protocolli per la gestione degli arrivi e della permanenza degli studenti - conclude Camoglio - Venerdì il prossimo consiglio di amministrazione, dove si spera di avere maggiori elementi per fornire a tutti risposte più precise».
Michela Marrocu




 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 maggio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 19
Laconi. Ventisettenne presenta una ricerca sulle difficoltà delle imprese sarde
SI LAUREA CON UNA TESI SUI RISCHI DEL COVID-19

«Molte imprese sarde non erano pronte ad affrontare l'emergenza Covid-19, perché non possedevano un adeguato piano di rischio». Lo ha spiegato Giulia Argiolas, 27 anni, la prima laureata in videoconferenza di Laconi che, nelle settimane precedenti alla discussione della tesi, ha scelto di rivisitare una parte del suo lavoro di ricerca, dedicandolo all'analisi delle difficoltà affrontate dal sistema imprenditoriale per la pandemia anche in terra sarda.
La ventisettenne si è laureata in Economia manageriale nella Facoltà di Economia dell'Università di Cagliari, collegandosi dalla sua casa laconese con i professori. E ha conseguito la votazione di 110 e lode. Il titolo della tesi è “L'evoluzione del Risk Management nel sistema di controlli interni”. La neodottoressa laconese ha poi spiegato l'argomento: «Mi sono concentrata sui benefici del sistema di controllo del rischio per le aziende in caso di emergenze. Visione che mi ha motivato nell'ultima parte della redazione della mia tesi a rivolgere il mio sguardo anche all'attività e all'emergenza coronavirus».
In linea generale «ogni piano di rischio elaborato in precedenza consente a un'attività imprenditoriale di essere pronta ad affrontare problemi inattesi e rischi, appunto, non previsti, come un cambiamento del mercato o una riduzione del fatturato», ha spiegato Giulia Argiolas, «l'azienda deve avere la capacità di essere resiliente. Pensiamo alla pandemia in corso. Molte attività, che acquistavano materie prime dalla Cina, in poco tempo hanno dovuto reperire nuovi fornitori. O ancora rivoluzionare la propria organizzazione interna ricorrendo al lavoro a distanza». La giovane dottoressa ha concluso: «Molte aziende sarde si sono fatte cogliere impreparate, senza un adeguato piano di rischio e sono state penalizzate». Analisi, delle quali ora la ventisettenne ha fatto tesoro. Il suo sogno è infatti «lavorare come consulente in un'impresa isolana, curando con attenzione il piano di rischio».
Alla fine della discussione è stata grande festa nel suo rione, a Laconi.
Antonio Pintori




 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 maggio 2020 / CAGLIARI - Pagina 30
Quelli che ci provano. Edoardo Piras, 29 anni, si è laureato in International management alla Cattolica di Milano
LO STRATEGA DEI NUMERI CON LA PASSIONE PER MARE E WINDSURF

Maria Francesca Chiappe
Aveva un metodo infallibile: su un programma excel teneva conto delle interrogazioni di tutta la classe, così era in grado di calcolare quando toccava a lui. La sera prima si immergeva nello studio e la mattina successiva si presentava volontario. «Arrivavo estremamente preparato». Senza troppo sforzo.
Eppure: quando frequentava il Dettori pensava che il suo futuro sarebbe stato l'architettura. «Avevo una vena artistica, disegnavo anche se non sono mai stato bravo, ero affascinato dalle strutture, mi piaceva la geometria». Solo che poi sono arrivati i numeri. «È stato un caso». In realtà i precedenti della tabella excel fanno piuttosto pensare a un destino.
Edoardo Piras, 29 anni, lavora alla FedEx, la piu grande multinazionale logistica al mondo: «Abbiamo una flotta aerea e mandiamo pacchi da una parte all'altra del globo in un giorno». Analizza opportunità di sviluppo del business. «L'età media è trent'anni, nel mio team siamo di 13 nazionalità diverse».
Il lavoro
È arrivato dopo un colloquio di cinque ore su Skipe. «Ero nella sede di Milano della società in videoconferenza, mi hanno messo davanti i dati e mi hanno chiesto di sviluppare la strategia». Tre ore dopo è arrivato il verdetto: sei dentro . Era il febbraio 2017. «Dopo cinque giorni avevo un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio di livello europeo». Gli hanno pure concesso un mese per il trasferimento a Bruxelles da Milano. Dove aveva iniziato subito dopo la laurea specialistica alla Cattolica in International management. Centodieci e lode. «Sono partito dopo la Triennale all'Università di Cagliari in Economia e gestione aziendale». Solo quattro delle 700 matricole si erano laureate in luglio. Intanto c'era stato spazio anche per un Erasmus di sei mesi in Finlandia: «Era l'agosto 2010, frequentavo il secondo anno, stavo navigando su Google quando mi sono imbattuto in alcune possibilità di scambio, ho stampato la domanda, ho preso il motorino e sono andato a imbucarla. Poi me ne sono dimenticato. Dopo un po' mi ha chiamato la professoressa Luisanna Fodde, c'erano tre possibilità: Bratislava, Turchia e Finlandia». Ha scelto il nord Europa.
Il trasferimento
«L'esperienza più bella che ho fatto, mi si è aperto un mondo. Non ero mai stato all'estero, i miei colleghi di studi lo stesso, non parlavo neppure bene l'inglese». Ma ha sostenuto tutti gli esami. «Ho stressato la prof affinché fossero validati, non volevo rimanere indietro». È andato avanti fino alla laurea, poi si è trasferito a Milano. «Mi hanno sostenuto i miei genitori, non ho mai fatto lavoretti e oggi invece penso che avrei dovuto. Comunque ho usato anche i miei risparmi, quello che non spendevo dalla paghetta». Divideva la casa con un ragazzo cagliaritano ma non è stato facile. «Milano o la ami o la odi, e io non la amavo. Lo stile di vita è scioccante, ci vuole tempo per abituarsi». Però ha conosciuto persone di tutto il mondo. «E poi ho potuto disegnare il mio corso di studi e questo mi è piaciuto moltissimo». Test di ammissione a luglio e subito partenza. «Non c'è il sole di Cagliari, non c'è il mare ma l'ambiente è molto stimolante. Ho imparato anche ad apprezzare la Sardegna che ho sempre dato per scontata». Era abituato decisamente bene, fin da piccolo. «Avevo sei anni quando ho cominciato a girare tutte le spiagge dell'Isola con mio padre che, appassionato di windsurf, andava in cerca del vento. Legava una corda alla tavola e se andavo troppo fuori mi riportava in riva». E ora senza il mare come fa? «Torno almeno una volta al mese». Quando non c'era il Covid
I numeri
Prima della laurea specialistica ha fatto uno stage in una società multinazionale di consulenza. «Mi hanno proposto di restare». Ma ha detto no. «Non era quello che volevo fare». Meglio l'analista di business nella HP, una società del settore informatica. «Volevo lavorare coi numeri». E meno male che quando aveva dovuto scegliere la facoltà i test di Economia e Architettura erano lo stesso giorno alla stessa ora. «È stato comunque un caso, non ricordo il motivo esatto per cui ho fatto una cosa invece dell'altra». Dopo una ricerca su Linkedin ha mandato il curriculum, ha sostenuto alcuni colloqui ed è stato assunto con un contratto per un anno. «Stipendio dignitosissimo, non potevo lamentarmi». Ma basso rispetto agli standard europei. Poteva restare. «I manager erano capi in stile anni 80, mi sentivo stretto». Ha fatto una bella palestra ed era pronto per il salto. «L'università ti dà basi teoriche ma non sai come applicarle». Ha trovato posto in una multinazionale britannica di assicurazioni, con sede a Milano. «La capa era iraniana, bravissima, è stato il mio battesimo nella strategia aziendale di un certo livello». Eppure non bastava, non ancora: dopo nove mesi nuovo cambio. «Volevo provare all'estero».
La pandemia
Ha cominciato a cercare e sempre su Linkedin ha trovato FedEx. «Lavoro a Bruxelles da tre anni». Il coronavirus c'è anche lì: «Ma il lockdown è meno severo rispetto all'Italia». Non torna in Sardegna da gennaio. «Mai stato lontano così a lungo», neanche quando viaggia attraverso i Paesi della sua amata Asia. Appena si potrà prenderà l'aereo per Cagliari. «Mi fiondo al Poetto». Ma c'è anche altro. «A me sarebbe piaciuto se all'università qualcuno mi avesse dato consigli». E allora vorrebbe condividere la sua esperienza, metterla a disposizione per dire: si può. Con lo studio e la tenacia si può.
(chiappe@unionesarda.it)



 

La Nuova Sardegna


 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 3 maggio 2020 / PRIMA PAGINA
L’ epidemia Covid 19 ha sospeso e rimandato alla fase post-emergenza alcune pratiche democratiche, prima fra tutte le elezioni comunali e regionali previste per questa primavera.
Il decreto-legge del 8 aprile scorso (Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato) ha sospeso anche quelle per il rinnovo degli organi accademici, sia monocratici che collegiali. Come è noto, le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni locali si terranno a partire dal prossimo agosto. Così come quelle per il rinnovo degli organi universitari in molti Atenei, tra i quali l’Università La Sapienza di Roma, a settembre, e Genova, sempre a settembre, per via telematica decisa con decreto dal rettore il 28 aprile scorso.  ? continua a pagina 7

PRIMO PIANO - Pagina 7   ? segue dalla prima
CARO RETTORE
FISSA LA DATA DELLE ELEZIONI

di GIUSEPPE PULINA
L'Ateneo di Sassari, nonostante il suo specifico regolamento preveda l'indizione delle elezioni entro sei mesi dalla scadenza del mandato rettorale, non ha provveduto nel merito e questa non è che una, seppure la più grave, delle inadempienze allo svolgimento della vita democratica della nostra Università: Senato e Consiglio di Amministrazione si riuniscono ormai da mesi senza che componenti decaduti o dimessisi siano stati sostituiti, provocando un vulnus nella composizione della maggioranza e perciò nelle decisioni assunte. Che la democrazia latiti negli Atenei italiani, soprattutto in seguito alla cosiddetta riforma Berlusconi-Gelmini, è cosa risaputa. L'Associazione Nazionale Docenti Universitari, nella newsletter del 2 aprile 2020 (www.andu-universita.it/2020/04/02/ora/), denuncia la demolizione dell'Università, iniziata con "la finta autonomia e culminata con svuotamento del CUN (organo di rappresentanza elettivo dei docenti) a favore della CRUI (la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane la quale, secondo lo statuto, è costituita e opera in forma di associazione non riconosciuta ai sensi degli articoli 36 e seguenti del Codice civile, cioè è sostanzialmente una associazione privata costituita dai rettori simile a quella dei partiti politici), continuata con l'introduzione dell'ANVUR (l'Agenzia per la valutazione della ricerca e delle università) per commissariare l'Università, la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori per moltiplicare i precari, la cancellazione di ogni parvenza di democrazia negli atenei con il rettore-padrone assoluto, la localizzazione dei collegi di disciplina per tenere meglio a bada i docenti". Ma torniamo a Sassari. Procrastinare l'indizione delle elezioni oltre il mandato rettorale significa, ipso-facto, determinarne una auto-proroga, con il conseguente indebolimento del già precario stato di salute della democrazia interna che, si badi bene, rappresenta uno dei capisaldi dell'ordinamento plurisecolare universitario. Perciò si provveda immediatamente alla indizione delle elezioni per il rettore in quanto la norma sospende lo svolgimento di queste nel periodo di crisi epidemica per evitare rischi di contagio, ma non blocca la loro indizione, come dimostrato dagli atti assunti dall'Università di Genova; le si collochi nell'arco temporale agosto-ottobre che oltrepassa il blocco delle procedure fissato per legge e le rende praticabili in analogia con quanto disposto per le elezioni amministrative. In ogni caso, per tagliare la testa al toro, si preveda lo svolgimento eventuale delle stesse in modalità telematica, con il varo di apposita procedura: se siamo stati capaci di convertirci rapidamente in un ateneo telematico per rispondere all'esigenza di erogare il servizio didattico agli studenti e gestire le riunioni degli organi collegiali in modalità virtuale, saremo altrettanto bravi a organizzare da remoto le scadenze democratiche della vita della nostra Università. Una volta passata la nottata, torneremo con gioia a incontrare i nostri studenti nelle aule e nei laboratori e a svolgere di presenza le pratiche inestimabili della democrazia universitaria.





 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 3 maggio 2020 / SASSARI - Pagina 15
Rubino: «Al lavoro h24 con metodologie all'avanguardia»
«ANALISI SIEROLOGICHE
IL LABORATORIO AOU È PRONTO A PARTIRE»
In due mesi la struttura ha effettuato oltre 13mila tamponi

SASSARI Oltre 13mila tamponi nasofaringei analizzati negli ultimi due mesi, con una media di circa 350-450 al giorno. È il lavoro messo in campo dal laboratorio Covid-19 di Microbiologia e Virologia dell'Aou che, in qualità di laboratorio di riferimento regionale, dal 6 febbraio ha iniziato a funzionare h24, 7 giorni su 7 per l'identificazione del coronavirus Cov-2 con metodiche molecolari di "real time Pcr".Un ruolo di primo piano nella lotta Covid-19, quello della struttura diretta da Salvatore Rubino, che ha supervisionato, dal 28 marzo, prima le attività del laboratorio dell'ospedale San Francesco di Nuoro quindi dell'Istituto Zooprofilattico e poi del Policlinico sassarese. E adesso si pensa alla "Fase 2", con indagini su campioni sempre più ampi di popolazione, nel rispetto delle indicazioni nazionali e regionali applicate all'Unità di crisi locale. Saranno messe in campo analisi sierologiche mirate ad accertare l'esposizione al virus e, quindi, a controllare la sua diffusione nella comunità ospedaliera e nelle Rsa. Un lavoro enorme che porterà ad analizzare diverse migliaia di sieri alla settimana, per determinare la presenza di anticorpi specifici per il coronavirus, con una nuova organizzazione in grado di dare risposte più veloci e di utilizzare metodiche molecolari rapide, a beneficio dei casi urgenti, soprattutto in Pronto soccorso e in Medicina d'urgenza. «Ci siamo organizzati da subito per dare risposte alle strutture ospedaliere e del territorio - afferma Salvatore Rubino - anche perché, nel periodo caldo dell'emergenza, arrivavano tamponi da analizzare da tutto il centro nord Sardegna, Sassari, Alghero, Ozieri, Tempio, Olbia e Nuoro. Abbiamo dovuto rivedere il nostro modo di operare, anche in considerazione del fatto che questo laboratorio, che è nato come Centro di riferimento regionale dell'influenza, processava circa 600 tamponi nel solo periodo influenzale». È chiaro che l'emergenza sanitaria ha portato a rivedere l'intera attività del laboratorio che è riuscito a realizzare una media giornaliera di analisi di tamponi che si è aggirata tra i 350 e i 450.Un risultato dovuto anche al personale messo in campo: dai medici, biologi e tecnici del laboratorio di Virologia e Biologia molecolare e dei laboratori di Microbiologia e Virologia di via Padre Manzella e del "Palazzo Rosa". La struttura organizzativa è stata rafforzata con il contributo degli specializzandi della Scuola di Microbiologia e Virologia, di un biologo volontario del servizio di Diabetologia e gli specialisti - un medico e un tecnico - del laboratorio di Patologia Clinica. «Le fasi iniziali sono state le più difficili - afferma il direttore del laboratorio - per la grave carenza di reagenti, adesso i problemi sono quasi del tutto superati». La sfida iniziale, forse anche la più grande, è stata la gestione di centinaia di campioni giornalieri. «Le richieste sono state davvero pressanti - aggiunge Salvatore Rubino - e soltanto con il tempo si è compreso che la diagnosi di presenza del virus nei tamponi richiede esami particolarmente complessi e un tempo di esecuzione dalle 3 alle 6 ore».

Questionario e social

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