Domenica 26 aprile 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
26 aprile 2020

L'Unione Sarda

 



 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 aprile 2020 / CAGLIARI Pagina 23
QUELLI CHE CI PROVANO. Domenico Tarsitano, 30 anni, ha fatto il commesso a Londra prima di laurearsi in Spagna

La moda, che passione «Intanto lavoro nel settore marketing»
Maria Francesca Chiappe

Dalla tonalità celeste chiaro al blu notte fonda. In perfetto ordine, nel cassetto. Vale per i maglioni come per le camicie, perfino per i cappotti e tutto quello che c'è nell'armadio. Più che una passione una mania. Domenico Tarsitani, Niki per parenti e amici, alla soglia dei 30 anni ci ride su. La moda non è ancora il suo lavoro ma un dottorato in Spagna gli consente di insegnare Fashion management. Intanto fa il social media marketing per conto dell'Università svizzera dove si è laureato. Sogna di lanciare un suo brand, non a caso ha già elaborato un progetto, nel frattempo sui colori non arretra di un centimetro: «Sempre stato così, fin da bambino». E quando dovevano punirlo che facevano i genitori? «Mi vietavano di indossare i vestiti nuovi». La sua compagna, una ragazza svedese con cui divide la casa appena comprata a Barcellona, spalanca gli occhioni azzurri e lo asseconda. «Ora che sono in smart working ho un piccolo computer invece dei mie due grandi e procedo più lento. Così ci pensa lei a ordinare i calzini per colore e consistenza». Santa donna. «Lo dice anche mia madre». Che in verità aveva accolto senza troppo entusiasmo la sua idea di lasciare tutto e partire.

LA PARTENZA. «Dopo il liceo classico sono stato un anno fermo. Poca voglia. Poi mi sono iscritto in Giurisprudenza ma non mi piaceva neanche un po'. L'anno successivo, nel 2011, ho traslocato in Scienze poltitiche». Per due anni ha studiato come si deve ma un bel giorno gli è venuta voglia di inglese. «Volevo imparare. Sono andato dai miei genitori e ho detto: io parto, se mi volete aiutare bene, sennò è lo stesso ». Più o meno. «Avevo qualche soldo da parte avendo lavorato in un parco-giochi per bambini, a Selargius». Senza dire niente a nessuno aveva venduto anche la macchina. «Era mia». L'aiutino è arrivato comunque. «Non avevo ancora 23 anni e sono stato a Londra per sei settimane alla Kaplan International Covent Garden». Quando è rientrato a Cagliari avrebbe dovuto finire l'università, invece ha deciso di ripartire per l'Inghilterra. «Ho continuato la scuola di inglese e ho preso il C2». Ha trovato anche un lavoro, «commesso da Banana Republic, negozio di moda che non è Gucci ma neanche Zara». Presto ha ottenuto una promozione: «Come senior commesso guadagnavo di più: mi bastava per vivere ma da Cagliari arrivava sempre qualcosa». Dopo un anno, nel 2015, è stato assunto da Prada nei grandi magazzini Harrods: settore donna e accessori. «Non studiavo anche se ero sempre dell'idea di laurearmi. Ma il lavoro andava bene, quindi». Quindi ha chiuso i libri.

LO SPARTIACQUE. Divideva l'appartamento con una ragazza svizzera e una coppia straniera («non volevo parlare in italiano con nessuno») poi si è trasferito da solo con la fidanzata. Ed è successo l'imprevisto, qualcosa che ha cambiato in un istante il corso della sua vita. Una sera, finito il lavoro, è stato aggredito, picchiato e scippato dell'orologio. «Era l'estate 2016, ho preso qualche colpo ma mi è andata bene, da quelle parti ti accoltellano per niente». Spavento grande. «Ho chiamato mio fratello Francesco che studiava marketing a Madrid e gli ho raccontato tutto». Senza pensarci due volte gli ha detto: vieni qui . «Ho lasciato lavoro, casa e fidanzata». Ed è partito. Il tempo di arrivare ed era già iscritto alla United International Business School, «università svizzera con nove campus in Europa e Asia». Lezioni ed esami in inglese. «Sono riuscito a trasferire i crediti acquisiti a Cagliari». In dodici mesi era laureato. «Sempre con la moda in testa, però: leggevo Vogue, controllavo i siti delle aziende, mi tenevo informato sulle tendenze». Ha concluso gli studi nel 2018 con la media più alta di tutti i campus: «Mi ero riproposto di dare il massimo». Fatto. Ha perfino ottenuto un riconoscimento Delta Mu Delta come eccellenza accademica. Nel gennaio successivo ha iniziato un master. Nel frattempo si è trasferito a Barcellona con la nuova compagna svedese.

IL LAVORO. «Prima della laurea l'Università mi ha proposto di lavorare». Come dire di no? «Da un anno e mezzo sono coordinatore marketing. Viaggio in tutto il mondo, almeno due volte al mese, faccio presentazioni, parlo in pubblico». A Barcellona ha pure comprato a casa. «Tutto quello che ho fatto ha avuto un senso». In tanti gli dicevano di aver sprecato tempo a Londra ma la sua idea è un'altra: «Ho imparato cose che altrimenti ora non saprei». Della serie: è andata bene così. Oggi si occupa di marketing, domani chissà: la moda resta la sua grande passione. Dopo, ma molto dopo, ci sono il calcio («giocavo sulla fascia») e la boxe («l'ho praticata da ragazzo») .

IL COMPLEANNO. Vive in clausura l'emergenza da coronavirus, come tutti in tutto il mondo. «In Spagna la situazione è identica a quella italiana: siamo chiusi in casa, non si può fare niente se non la spesa». Il 14 maggio compirà trent'anni, prima della pandemia aveva deciso di organizzare una grande festa con gli amici in arrivo da Cagliari e i genitori. Invece niente. «Spero almeno di poter uscire». Forse sì, ce la farà. Intanto pensa alla sua città e la cerca nei profumi, nei colori e nei sapori dei luoghi che frequenta per lavoro. Con scarso successo. «Spero di regalare un giorno ai miei figli la possibilità di crescere nell'isola più bella del mondo». Eh, sì: l'Inghilterra, la Svezia, la Svizzera, la Spagna. Ma, alla fine, il cuore resta sempre qui.
(chiappe@unionesarda.it)








2 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 aprile 2020 / SULCIS IGLESIENTE - Pagina 31
PORTOSCUSO. Riccardo Vacca, 24 anni
Si laurea online con una tesi sulla protesta a Portovesme

Portoscuso ha il suo neo dottore ai tempi del coronavirus. Discutendo una tesi su “Strategie mediatiche di una protesta: il caso dei lavoratori di Portovesme” Riccardo Vacca, 24 anni, si è laureato in Lingue e Comunicazione. Un traguardo importante, ma molto diverso da come si immagina il giorno della laurea.
Il giovena, portoscusese doc, sta trascorrendo tutto il periodo dell'isolamento a Cagliari, proprio in vista della discussione della tesi. «In un primo momento ero dubbioso, con questa modalità a distanza mi sembrava di perdere le emozioni di questo momento così importante - racconta - ma poi ha deciso di discutere la tesi. La tecnologia è stata determinante: mentre io esponevo la tesi, c'erano in collegamento i miei parenti da Portoscuso. È stato diverso rispetto a come tutti pensiamo al giorno della laurea, ma comunque molto bello, con forti emozioni». Nella casa a Cagliari a fiori e palloncini hanno pensato i coinquilini di Riccardo, mentre in diretta con i parenti a Portoscuso c'è stato il brindisi.
La tesi di Riccardo Vacca ha preso in oggetto le strategie mediatiche delle proteste dei lavoratori di Portovesme. «Ho analizzato le manifestazioni messe in campo per risvegliare l'attenzione sulle vertenze - dice Riccardo - mi sono soffermato in particolare sul contributo dato dalle donne, ispirandomi alla figura di Claudia Mariani».
Antonella Pani






3 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 aprile 2020 / OGLIASTRA - Pagina 36
TERTENIA. Laurea online in Scienze dell’amministrazione
Dottoressa a distanza davanti a un pc

«Non avrei mai immaginato di diventare dottoressa in questo modo, tutta sola, davanti a un computer. Non era quello che speravo. Ma è stata comunque un'esperienza particolare, da ricordare, e anche storica». Sara Piroddi, 29 anni, venerdì ha conseguito la laurea in Scienze dell'amministrazione all'Università di Cagliari. L'ha fatto in videoconferenza dallo studio di un'amica, alla quale si è appoggiata per usufruire della connessione wifi. «La discussione è durata pochi minuti, è stato come se avessi sostenuto un esame», racconta la neo dottoressa. Emozioni davanti a uno schermo. «È stata più emozionante la triennale: in quest'occasione ho vissuto una situazione surreale. Il brindisi? Niente da fare, la festa è rimandata a quando l'emergenza sanitaria sarà finita». Per Sara Piroddi, diplomata all'Itc di Jerzu, ora si apre la sfida più difficile: trovare un impiego: «Sogno di lavorare nella pubblica amministrazione o al sindacato. Nell'attesa, parteciperò a tutti i concorsi pubblici». (ro.se.)




 

La Nuova Sardegna



 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
CORONAVIRUS
Un piano in 4 mosse
Solinas riapre l'isola

di Silvia Sanna
SASSARI L'isola boccheggiante ricomincerà a respirare domani, poi si andrà avanti per step alla riconquista di una quasi normalità. La nuova vita non sarà uguale a prima ma si potrà riassaporare la libertà perduta. Segnata da mascherine, distanze di sicurezza e zero abbracci ma la fine del tunnel è lì, si riesce a vederla. Il presidente della Regione Christian Solinas traccia il cronoprogramma delle riaperture a partire da domani: il primo via libera sarà per le attività a basso rischio di contagio, poi via via tutte le altre. Con un punto di domanda sulla stagione estiva e sui collegamenti aerei e marittimi con le altre regioni: «È ancora presto - dice Solinas - per avventurarsi in previsioni di questo tipo. La battaglia contro il virus è ancora in corsa. Speriamo di poter fare un programma tra le fine di maggio e l'inizio di giugno: per allora è ipotizzabile la riapertura di porti e aeroporti». Ma se è ancora presto per andare al mare, i sardi si rallegreranno nel sapere che dal 4 maggio potranno riaprire le seconde case al mare. E nello stesso giorno finirà la quarantena per i bambini che si riapproprieranno di scivoli e altalene nei parchi. Mentre il 18 maggio si potrà riassaporare il caffé al bar: non al bancone ma almeno a un metro di distanza, ma per ora va bene così. Primo step: 27 aprile. Serrande sollevate da domani per cartolerie, librerie, negozi di abbigliamento per bambini (con sanificazione dei capi provati e non acquistati ) e per gli studi professionali che non fossero già aperti in forza di deroghe di legge. Per tutti sono previsti ingressi contingentati e utilizzo di guanti e mascherine. Sì alla riapertura da domani ma «solo per le aziende già in possesso dei protocolli di sicurezza», precisa il governatore Solinas , per le attività di automotive, moda e componentistica. .Secondo step: 4 maggio. È la data indicata dalla Regione «in armonia con le norme nazionali e in caso di conferma dell'andamento delle curve epidemiologiche», per la ripartenza in Sardegna dell'edilizia e delle grandi opere, rivendite materiali edili, fabbriche del settore manifatturiero e tessile, commercio all'ingrosso, laboratori e centri di ricerca. Protocolli di sicurezza a parte, dovranno essere attivati ulteriori accorgimenti «quali la misurazione della temperatura in fase di accesso, il distanziamento delle postazioni di lavoro e la previsione di turni scaglionati che riducano la presenza contemporanea di lavoratori». Sì anche alla circolazione delle persone tra comuni diversi della stessa provincia «senza bisogno di alcuna autocertificazione» e possibilità di riaprire le case al mare «ma solo per i sardi». Novità anche per il trasporto pubblico locale: dal 4 maggio aumenteranno le frequenze ma resterà il limite di riempimento dei posti disponibili, il loro utilizzo alternato e sarà ribadito l'obbligo di guanti e mascherine per i passeggeri. Resteranno inoltre in vigore gli obblighi di sanificazione dei mezzi di trasporto e la previsione di separazione fisica dei conducenti e del personale rispetto ai trasportati. Potrebbero essere introdotte differenziazioni tariffarie per fascia d'orario al fine di evitare eccessiva concentrazione su alcune corse e favorire il riparto del traffico nell'intera giornata. E poi i bambini, finalmente liberi di uscire e giocare nei parchi pubblici riaperti: niente assembramenti però, e i genitori portino la mascherina anche per i più piccoli. Terzo step: 11 maggio. Tutto è legato all'andamento dei contagi: se sarà confermato il trend di azzeramento dell'epidemia, sarà ripristinata la circolazione sull'intero territorio regionale senza alcun bisogno di autocertificazione. Resterà, invece, la limitazione negli accessi dall'esterno a attraverso porti e aeroporti. Potrebbe riaprirsi, sempre nel rispetto dell'accesso contingentato, del distanziamento e con l'obbligo di mascherina e guanti, il settore del commercio al dettaglio, per esempio abbigliamento e calzature. Le regole sono rigide e andranno seguite alla lettera: gli ambienti andranno arieggiati tra un turno e l'altro di accesso al negozio e sanificati prima della successiva riapertura. Vestiti e scarpe misurate e non acquistate dovranno essere immediatamente sanificati. Buone notizie anche per chi ha bisogno urgente di un taglio di capelli o di un ritocco al colore: l'11 maggio potrebbero riaprire anche i saloni di parrucchieri e barbieri, a patto che si entri uno alla volta, che le postazioni siano distanziate a ogni cambio cliente strumenti e poltrone vengano disinfettati. Quarto step: 18 maggio. Chi sogna caffè e brioche al bar segni questa data sul calendario. I bar nell'isola - curva dei contagi permettendo, riapriranno lunedì 18 maggio. E così anche i ristoranti, a patto che rispettino le prescrizioni di sicurezza. Addio alle folle e a decine di coperti: i clienti entreranno con il limitatore, non potranno sedere a meno di un metro di distanza dall'altro e tra i tavoli dovranno esserci almeno due metri e mezzo di distanza. Per i camerieri obbligo di guanti e mascherine. E nei bagni si va uno alla volta. Dopo il 18 maggio. Restano una serie di aspetti da chiarire sulla ripartenza di molte altre attività e spazi collettivi. Le spiagge, per esempio. Quando e come si potrà andare al mare? «Ancora presto per dirlo, ma entro il 18 maggio confidiamo di poter dare indicazioni e fornire il vademecum di misure di prevenzione specifiche», dice Solinas. Che rinvia a dopo quella data anche la riapertura delle palestre e - tema al quale sono legatissime le sorti della stagione turistica - degli alberghi e del sistema dei trasporti aereo e marittimo. Ma ci sono già delle ipotesi: riapertura graduale di porti e aeroporti dal 1 giugno, prenotazioni negli hotel dal 1 luglio». Verso l'estate. Il dialogo con gli operatori turistici è molto fitto, i proprietari delle strutture ricettive sanno che dovranno rispettare regole rigidissime: i posti letto saranno contingentati e dovrà essere garantito il servizio in camera per i pasti oltre alla sanificazione degli spazi e degli arredi: «A queste condizioni - dice Solinas - dal 1 luglio possiamo ipotizzare riaperture graduali». Ma i turisti, in teoria, potrebbero arrivare prima in Sardegna: è possibile infatti che gli spostamenti tra regioni siano autorizzati già dall'inizio di giugno con la riapertura di porti e aeroporti. La condizione essenziale è il passaporto sanitario che accerti le condizioni di buona salute per i viaggiatori ma anche «il test rapido all'arrivo - dice Solinas - e l'accettazione volontaria della app per tracciare spostamenti e contatti». Altrimenti non si passa.Dopo l'estate. C'è la conferma, le scuole non riapriranno prima di settembre. «Stiamo aspettando le decisioni del governo, ma l'orientamento sembra questo». E Solinas è d'accordo: troppo rischioso il ritorno sui banchi in questa fase. Soprattutto perché sarebbe impossibile garantire le distanze. Ecco l'idea: «Stiamo proponendo di rivedere il piano di ridimensionamento scolastico - spiega il presidente della Regione - per riaprire plessi chiusi». L'obiettivo è evitare le classi pollaio «e andare incontro alle zone interne che recupererebbero la vitalità perduta con il ritorno di studenti e insegnanti. Occorreranno molte risorse, lo Stato dovrà fare la sua parte. Nell'attesa, i genitori che lavorano avranno i bonus baby sitter. Avanti così, sino a settembre, a piccoli passi verso la libertà perduta.






 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 aprile 2020 / SASSARI - Pagina 14
Si va verso la riapertura degli ambulatori e dei reparti, si ipotizza l'individuazione delle aree grigie
L'AOU SI PREPARA ALLA FASE DUE

di Luigi Soriga
SASSARI Anche la sanità deve guardare avanti e prepararsi ad affrontare la fase due. Questa settimana i vertici dell'Aou hanno partecipato a un fitto calendario di incontri. Prima la commissione Sanità in Regione a Cagliari, poi la videoconferenza con i medici dell'azienda, e ancora il confronto con i responsabili della sicurezza e il dialogo con le varie sigle sindacali. Il commissario Soro, affiancato dal direttore amministrativo Spano, dal direttore sanitario facente funzioni Contu, dalla responsabile delle risorse umane Seazzu e dal responsabile delle relazioni sindacali Mele, ha cominciato a delineare la fisionomia di ospedale e cliniche nel post emergenza covid-19.Riaprire i reparti. La priorità è far ripartire la macchina dell'assistenza, che in questi due mesi ha dovuto lavorare a mezzo servizio o addirittura fermarsi. Quindi riaprire gradualmente tutti gli ambulatori e cominciare a smaltire tutto l'arretrato delle liste d'attesa. L'Aou su questo fronte si troverà a dover gestire un'onda lunga di pazienti, di visite, di patologie croniche trascurate. Un centinaio di appuntamenti giornalieri rinviati, sia perché le prestazioni cliniche erano in standby, e sia perché le persone avevano paura del rischio contagio entrando nel focolaio principale della città.Ora che i numeri dei positivi stanno diminuendo e ci si avvia verso la normalità, tutti quei pazienti senza urgenza busseranno di nuovo alla porta della sanità, con patologie trascurate e peggiorate, e saranno un esercito. Il numero crescente di accessi al Pronto Soccorso è già sintomatico di questo cambiamento.Aree grigie. Sarà fondamentale però anche una riorganizzazione funzionale dell'Aou, perché il coronavirus ha evidenziato la vulnerabilità del sistema e le falle interne. L'individuazione delle zone grigie e la loro efficacia nell'isolare subito i casi sospetti di contagio, diventa vitale. La contaminazione di molti reparti del Santissima Annunziata è avvenuta proprio perchè non si è riusciti subito a blindare l'accesso dei pazienti asintomatici, che si sono rivelati positivi solo in una fase successiva. L'unica zona grigia ufficiale, al momento, è quella allestita al secondo piano della palazzina di Malattie Infettive. Ma 10 posti letto sono insufficienti. Poi i vari reparti hanno ritagliato una sorta di zona grigia "fai da te", con una stanza isolata e protetta dove ospitare i pazienti in attesa di esito del tampone. Il sistema però deve essere notevolmente messo a punto e potenziato. Ora la scelta che si pone è questa: la prima ipotesi è creare delle zone grigie, tipo albergo diffuso, all'interno di Geriatria, Medicina Interna, Medicina d'Urgenza, Clinica Pneumologica, così come suggerito da alcuni dirigenti. Una soluzione che consente la destinazione rapida dei pazienti sospetti ai reparti che li dovranno prendere in carico, ma dall'altra che pone il problema dei percorsi protetti ramificati in più zone dell'ospedale. Si pone nuovamente il pericolo di contenimento dei rischi di contaminazione. L'altra ipotesi è invece quella di prevedere la gestione Covid al di fuori del Santissima Annunziata, in modo che la struttura possa continuare senza intoppi tutta la sua attività assistenziale anche in vista di una nuova emergenza virus. O ancora individuare un'area precisa e isolata all'interno dell'Aou, e lì concentrare la gestione Covid-19.Sindacati. Per i rappresentanti sindacali il primo incontro in videoconferenza è stata l'occasioni per fare le presentazioni con il nuovo management. Al tavolo virtuale Monni della Cisl, Cuccuru della Uil, e poi la Cgil, e le sigle degli infermieri Nursing up, Nursind e la Fsi. Il confronto tra i rappresentanti dei lavoratori e l'azienda è stato lungo e acceso, e i temi trattati diversi. Si è parlato a grandi linee della fase due, del "caso Sassari" sul versante dei contagi ospedalieri, dell'esigenza di portare avanti in maniera serrata i test dei tamponi sul personale ospedaliero, ora che i positivi sono sempre meno, ma gli infetti da verificare sempre di più. E naturalmente si è discusso anche di retribuzioni e riconoscimenti. «Si è parlato di eroi e di medici, infermieri e oss in trincea - dicono Antonio Monni della Cisl e Dario Cuccuru della Uil - ma questo enorme sacrificio messo in campo in questi mesi di emergenza dovrebbe essere riconosciuto non solo a parole. La gratitudine dell'azienda per il senso di responsabilità dei dipendenti dovrebbe anche manifestarsi nei fatti. C'è ancora in ballo la produttività del 2018 e in busta paga resta la voce indennità notturni. È giunto il momento di definire questi punti». La direzione Aou ha manifestato la disponibilità ad arrivare a un accordo: prossimo incontro in videoconferenza è fissato per giovedì prossimo.
 

Questionario e social

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