Domenica 21 giugno 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
21 giugno 2020

L'Unione Sarda


 

 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 21 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 6
L’evento. Domani su sito e pagina Facebook dell’Unione Sarda

PROGETTI E SFIDE PER IL FUTURO
“Sardegna riparte”, i temi chiave in un dibattito web

Idee, suggestioni, sfide per il dopo. La Sardegna deve affrontare presente e futuro a passo di carica, risollevarsi sarà complicato. Dobbiamo ragionare sulla ripartenza, analizzare scenari, proporre contributi. E lo faremo con un webinar, Sardegna Riparte, domani su Facebook e sul sito unionesarda.it, una maratona che parte alle 9.15 e va avanti fino a sera, con giornalisti, esperti, politici, imprenditori, disoccupati.

Il programma
Sette temi, un'ora per ciascuno, e chi segue online e ha interesse può intervenire in diretta. Si parla di economia, sanità, lavoro, turismo, scuola, politica, ambiente. Riflettori puntati sulle città, sul modo in cui sono cambiate - per l'emergenza Covid ma non solo - e possono diventare migliori, più inclusive, sicure e green. Gli spettacoli non sono stati dimenticati, saranno oggetto di un prossimo appuntamento. Dice Lorenzo Paolini, direttore editoriale e condirettore dell'Unione Sarda, che insieme con il direttore Emanuele Dessì presenterà l'evento: «Vogliamo pensare alla ripartenza in modo dinamico e interattivo».

Economia
Il primo punto, alle 9.30, è l'economia. Con Nicola Scano ne discuteranno Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria; Francesco Porcu, segretario Cna; Roberto Bolognese, presidente di Confesercenti; Giuseppe Fasolino, assessore regionale al Bilancio e Gavino Carta, segretario generale Cisl.

Sanità
Alle 10.30 Simona De Francisci aprirà il capitolo sanità. Gli ospiti sono: il consigliere regionale dei Progressisti Massimo Zedda; il presidente della commissione e sindaco di Paulilatino Domenico Gallus; il rettore dell'Università di Cagliari Maria Del Zompo; il medico e attivista Claudia Zuncheddu e il sindaco di Aritzo Gualtiero Mameli.

Lavoro
Lo spazio dedicato al lavoro, alle 11.30, è coordinato da Giuseppe Deiana, e partecipano il direttore dell'Aspal Massimo Temussi, il segretario generale della Cgil Michele Carrus, il dirigente Inps Alessandro Tombolini e la presidente nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro Marina Calderone.

Turismo
Giulio Zasso discuterà alle 12.30 di turismo con Paolo Manca (presidente di Federalberghi), Elena Muntoni (brand manager di Delphina Hotel), Pietro Maieli (consigliere regionale), Nicola Napolitano (presidente Faita), Maurizio Battelli (presidente di Extra) e Giovanni Azara (responsabile dell'hotel Valdiola Costa Smeralda).

Scuola
Di scuola, alle 15.30, si occupa Roberto Ripa, con i dirigenti, docenti e studenti Francesco Feliziani, Paolo Acone, Alessandra Patti, Lorella Villa e Niccolò Zucchelli.

Politica
Ivan Paone alle 16.30 conduce il confronto sulla politica, con il segretario del Pd Emanuele Cani, il commissario della Lega Eugenio Zoffili, il docente Marco Pignotti, la consigliera del M5S Desirè Manca e Pier Franco Devias, segretario nazionale di Liberu.

Ambiente
Si chiude con l'ambiente alle 17.30. Maria Francesca Chiappe conduce la discussione tra l'ingegnera sanitaria ambientale Giovanna Cappai, il sindaco di Ollolai Efisio Arbau, il team director di Luna Rossa Max Sirena, l'ingegnere trasportista Italo Meloni e la presidente del comitato scientifico sull'insularità Maria Antonietta Mongiu.







 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 21 giugno 2020 / PRIMO PIANO
L’INCHIESTA - 3a PUNTATA

MONT'E PRAMA, LE MANI SUI GIGANTI
L'ANTICA FAIDA NON SI È FERMATA
Il via libera della Soprintendenza alla piantumazione di un vigneto nella collina del tesoro. Il vincolo alle aree opposto con forte ritardo. All’orizzonte cìè la Fondazione voluta dal ministro dei Beni culturali. Le Università sarde ancora tagliate fuori

di Mauro Pili
Non ce la possono fare, né i fenici, né i romani. Ogni volta che si imbattono con la storia dei sardi il primato gli sfugge di mano, come se niente fosse. Sino a qualche anno fa erano certi, gli uni e gli altri, di aver diffuso nel Mediterraneo occidentale la Vitis Vinifera , l'antica vite domestica. Poi, come spesso capita, non tutto va per il verso giusto, e le certezze franano all'incedere della casualità.

Galeotta fu la costruzione di una rotonda stradale sul crocevia per il Sinis. Circolari, come se Giotto fosse nato in quell'epoca, riaffiorano straordinari pozzetti nuragici, scolpiti nella roccia, come frigoriferi nei ghiacciai dell'Antartide. E, in effetti, la funzione di conservazione millenaria del loro tesoro l'avevano svolta in modo impeccabile. Al loro interno, infatti, gli scienziati dell'équipe del Centro Conservazione Biodiversità dell'Università di Cagliari hanno ritrovato ben 15.000 semi di vite. Tutti in ottimo stato di conservazione, nonostante i tre millenni sottoterra. Il carbonio 14, carta scientifica fondamentale per non manipolare la storia, usata per datare materiali di origine organica, dalle ossa al legno, dalle fibre tessili ai semi, è una sentenza: quei vinaccioli risalgono a 3000 anni fa, il cuore pulsante dell'epopea nuragica.

Nell'enclave di Sa Osa, dunque, ad un tiro di schioppo da Mont'e Prama, nel giacimento infinito di Cabras e dintorni, il popolo nuragico, mille anni prima di Cristo, impiantava vitigni e produceva vino. I dati archeobotanici e storici finora avevano assegnato il primato nel Mediterraneo occidentale ai fenici e ai romani. Poi, arrivò Sa Osa. La più importante rivista mondiale del settore archeobotanico, Vegetation History and Archaeobotany , pubblica i dati e ribalta la storia: sulla strada dei Giganti di Mont'e Prama si impiantavano le viti di cultivar a bacca bianca, antesignane di Vernaccia e Malvasia. Il primato del vigneto più antico nell'area mediterranea è del popolo nuragico.

Lo sfregio
Sarebbe stata una fantasiosa argomentazione per giustificare la piantumazione, alle soglie del 2015, di un corposo vigneto proprio sopra le antiche vestigia dei Giganti di Mont'e Prama. La Soprintendenza, braccio dello Stato nel governo della storia dei Sardi, però, ha usato altre argomentazioni per dare il via libera a quello che gran parte del mondo scientifico considera uno sfregio all'Olimpo dell'archeologia sarda.
Quella del vigneto piantumato sopra la necropoli di Mont'e Prama è molto di più di un'autorizzazione a vendemmiare sopra il più fulgido esempio di statuaria gigante. Dietro quell'autorizzazione si sta consumando una faida infinita tra il potere dello Stato che detta le condizioni e gli scienziati sardi, delle Università di Cagliari e Sassari, costretti a subire umiliazioni e virulente reprimende.

In ballo c'è il primato dei Giganti, della loro storia, della genesi e della loro riscoperta. Un continuo susseguirsi di atti e azioni con l'unico obiettivo di emarginare ed escludere gli archeologi sardi, quelli che per primi hanno riavviato nel 2014 la riscoperta dei Giganti.
In discussione c'è la moderna archeologia chiamata a confrontarsi con i retaggi del passato, con coloro che osteggiano senza pudore alcuno il cambio di passo. In pubblica piazza la Soprintendenza dileggia il connubio tra georadar e archeologi. Il mal riuscito tentativo è quello di riaffermare il ruolo di dominus assoluto nelle mani dello Stato, ovvero delle soprintendenze.
Su Mont'e Prama i dati e le date parlano chiaro. Il georadar sbarca sulle colline dei Giganti dopo 35 anni di silenzio dello Stato. Il ministero dei Beni Culturali, titolare con gli uffici regionali della competenza sull'archeologia, per oltre un trentennio è stato a guardare.

Il risveglio
A risvegliare il Sinis ci pensano due cattedratici, Momo Zucca, archeologo dell'Università di Sassari, e Gaetano Ranieri, geofisico dell'Università di Cagliari. Il loro progetto viene finanziato dalla Regione. I soldi sono pochi e non possono sprecarli in scavi a tentoni. Nella millenaria culla dei Giganti arriva il più moderno dei mezzi, il georadar. In otto giorni batte a tappeto l'intera collina. Il risultato è straordinario. Nella prospezione geofisica si intravede un recinto di quella che, secondo gli archeologi sardi, potrebbe essere una gigante necropoli-santuario, con edifici, strade e tombe di Giganti. Mettono in cassaforte ascisse e ordinate, indispensabili per individuare i punti cardinali del tesoro. Lo fanno in piena collaborazione con la Soprintendenza consegnando agli uffici di Stato i dati essenziali dell'esplorazione. Obiettivo: dimostrare l'esigenza di apporre un vincolo diretto su tutta l'intera area sondata dalle onde elettromagnetiche.

Lo scontro tra Università e Soprintendenza, però, sta per esplodere e si consuma quando arrivano i soldi dello Stato. Con le risorse finanziarie della Regione, la Soprintendenza c'è sempre. Con i soldi dello Stato succede l'esatto contrario. Le Università sarde vengono cancellate e arrivano le coop rosse dell'Emilia Romagna. Sono gli anni delle ruspe nel sito di Mont'e Prama. Ma è anche l'avvento dei vigneti, quelli autorizzati senza colpo ferire, nonostante i tracciati del georadar dicessero che in quelle aree ci fosse un potenziale archeologico unico ed esclusivo.
Il 2 ottobre del 2016 la Soprintendenza, incurante delle indicazioni del georadar, firma il via libera all'imponente piantumazione del vigneto, proprio dove il Sardus Pater, Giovanni Lilliu, ad intuito, nel 1977, e il georadar, con i rilievi del 2014, avevano segnalato la possibilità di nuovi edifici con la necropoli del Sinis molto più estesa. Niente da fare. Gli uomini di Stato vergano la carta intestata e scrivono: la Soprintendenza ha dichiarato l'inesistenza di problemi riguardanti la lavorazione superficiale del terreno e il completamento della piantumazione. Nel contempo, però, dichiara: la collocazione dei pali di testata dei filari del vigneto potrebbero incidere sul contesto archeologico. Solo dopo che i filari sono belli rigogliosi vengono disposti saggi archeologici. Troppo tardi, come testimoniano le foto che pubblichiamo. In mezzo alle vigne trovano di tutto, tombe, muri, strade e potenziali edifici.

Il dietrofront
La retromarcia della soprintendenza è postuma. Il 5 luglio del 2017, con il vigneto già in piena produzione, il segretario regionale ad interim Filippo Maria Gambari appone il vincolo su quelle aree, le stesse che tre anni prima erano state indicate dal georadar come suscettibili di ritrovamenti archeologici.
Nel frattempo il vigneto acquista valore. Le aree prima erano quotate intorno agli 8.000 euro a ettaro. Ora il valore sarebbe quintuplicato, senza considerare i copiosi finanziamenti che la Regione ha elargito all'intrapresa viticola. Dal tabulato dell'Argea, graduatoria unica regionale della misura per la ristrutturazione e riconversioni vigneti del 2015, emerge un finanziamento proprio in quell'area per 137mila euro. Ora la strada dell'esproprio a fini archeologici dell'intera collina si fa avanti, con costi esorbitanti e moltiplicati e soprattutto con un valore aggiunto a favore dei privati finanziato proprio dai fondi agricoli della Regione.

L'appalto
La faida di Mont'e Prama, però, non si ferma. Senza dire niente a nessuno Invitalia, la longa manus dello Stato, quella del commissario alle mascherine del Covid, affida, in nome e per conto del Ministero dei beni Culturali, un appalto per uno scavo nella collina dei Giganti. Elemosine da 60mila euro, per qualche scavo archeologico di imprecisata natura. Certo è che ci sarà un "dumperino" attrezzato con tanto di pala caricatrice. A vincere l'appalto è un'impresa calabrese, la Mirabelli Mariano srl di Castiglione Cosentino. Un signor nessuno che dalla Calabria arriverà nelle colline del Sinis per un lavoro sul quale ha offerto un ribasso del 25%. Significa che alla fine dei conti eseguirà lavori per 45.000 euro.

Non è finita. All'orizzonte della saga dei Giganti si affaccia la Fondazione Mont'e Prama, ultima invenzione a trazione romana per gestire l'affare. La propone il Ministro dei Beni Culturali Franceschini e non è un caso che le università sarde vengano totalmente escluse. Un gesto ostile e antistorico, scrivono gli allievi di Giovanni Lilliu. L'ennesimo scippo. Nello Statuto, ormai prossimo, della Fondazione prevedono la formula della presa in giro, «collaborazione con le Università». Se sarà come quella che c'è stata sinora si può preconizzare una nuova damnatio memoriae . A gestire quei 13 ettari, qualora venissero espropriati, non ci sarà nemmeno la Curia vescovile di Oristano che pure aveva di fatto donato, senza chiedere niente, il cuore della necropoli. Esclusa, senza spiegazioni. L'Arcivescovo di Oristano ha chiesto l'inserimento anche della Curia nella Fondazione, non foss'altro per l'immenso patrimonio della chiesa nell'area del Sinis. Per adesso nessuna risposta. Nella collina di Mont'e Prama solo silenzi e vigneti a caro prezzo.

 




 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 21 giugno 2020 / AGENDA - Pagina 25
CLAB
Domani alle 17,30, in occasione dell’Italian CLab network, è in programma la finale della settima edizione del CLab UniCa, in collaborazione con Innois. Visto il particolare momento storico, l’evento sarà virtuale: da tutta Italia si collegheranno migliaia di persone per assistere alla presentazione dei progetti di queste menti brillanti.




 

La Nuova Sardegna





 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 21 giugno 2020 / PRIMA PAGINA
SASSARI, I CANDIDATI
Demuro: “Nell’università al centro di tutto c’è lo studente”

Con Giampaolo Demuro, preside di Giurisprudenza, ordinario di Diritto penale, continua il percorso informativo della Nuova che porterà fino all’elezione del nuovo rettore dell’università di Sassari per i prossimi sei anni, prevista tra settembre e ottobre. “Con gli altri aspiranti rettore - dice Demuro - non vedo l’ora di parlare nel dettaglio delle loro idee per la nostra università”.  BUIA A PAGINA 23

SASSARI - Pagina 23
UNIVERSITÀ >> VERSO LE ELEZIONI
Parla il preside di Giurisprudenza, primo a lanciare la corsa per il dopo Carpinelli
«Non voglio fare il manager, ma mettermi alla guida di ricerca e didattica»
DEMURO: STUDENTI AL CENTRO
E POLITICA FUORI DALLA PORTA

di Giovanni Bua
SASSARI «Questa è una campagna rettorale, non elettorale. La politica poco c'entra. E, con gli altri aspiranti rettori, non vedo l'ora di parlare nel dettaglio delle loro idee per la nostra università». Non accetta il "gioco" delle correnti, delle provenienze, delle amicizie Giampaolo Demuro, preside di Giurisprudenza, ordinario di Diritto penale, e primo a lanciare la corsa per la successione a Massimo Carpinelli, nello scorso febbraio. Con lui continua il percorso informativo della Nuova, aperto con l'intervista a Gavino Mariotti, che porterà fino all'elezione del nuovo rettore dell'università di Sassari per i prossimi sei anni. Secondo le comunicazioni al Senato accademico, il voto dovrebbe svolgersi tra fine settembre e i primi di ottobre

«Sarebbe poco rispettoso nei confronti dell'Ateneo - sottolinea Demuro- pensare che qualcuno possa controllare o indirizzare pacchetti di voti. Che ci siano schiere formate, che rispondono a logiche esterne all'università. Ci sono 570 docenti, in gran numero non sassaresi, e 500 amministrativi che faranno la loro scelta. Uno per uno. E poco conta come hanno votato la scorsa volta, sono molto fiducioso che guarderanno bene ai programmi, e faranno la scelta giusta». Non che un rettore possa fare a meno della politica: «Al livello più alto e istituzionale chiaramente - sottolinea Demuro -. Ma se mi chiedete se sono amico del sindaco Campus mi viene da sorridere. Lo conosco bene, essendo un professore. E sono sicuro che i rapporti con il Comune sarebbero ottimi se fossi eletto. Ma lo sarebbero stati anche con il sindaco che c'era prima, o con quello che verrà dopo. Come con il governatore o il ministro. Si parla dell'università di Sassari, non scherziamo». Sulla continuità o meno con il suo predecessore poi: «Anche qui non ha molto senso parlare di "uomini di Carpinelli". Un rettore, finito il suo compito, torna un professore. Io Carpinelli sei anni fa non l'ho votato, ma ho avuto un ottimo rapporto con lui. E sono pronto a riconoscere le molte cose buone che ha fatto. Ma anche a cambiare rotta su molte altre». Da salvare assolutamente: «L'internazionalizzazione - spiega l'ordinario di Penale -. L'Uniss è un'eccellenza a livello europeo per l'Erasmus. Ma anche i progetti di ricerca internazionali entusiasmanti come quello sulla desertificazione. O i corridoi umanitari e l'apertura ai rifugiati, solo per citare alcune delle tante cose buone». Da cambiare invece: «La collegialità - continua Demuro -. Penso che vadano riallacciati i rapporti con i dipartimenti. È lì che la volontà dell'Ateneo deve iniziare a formarsi. E da lì deve partire una collaborazione nella prospettiva di una contaminazione positiva di linguaggi e di saperi». Pillole di un programma corposo, 32 pagine spedite agli oltre mille elettori, con una scelta di scendere in campo mai in discussione. Nemmeno dopo la "tegola" dell'iscrizione nel registro degli indagati per una complessa inchiesta della guardia di finanza sui presunti concorsi truccati all'interno dell'ateneo sassarese. «Dire che ho rispetto e fiducia nella magistratura è pleonastico - sottolinea il docente di diritto penale -. E aggiungo che penso di aver dato tutte le risposte che servivano e di avere la coscienza più che pulita. Detto questo non vedo come il diritto-dovere a indagare, a tutto tondo, della magistratura possa entrare in conflitto con la mia candidatura al rettorato. E sono sicuro che nessuno dei miei concorrenti la pensi diversamente». Tornando al programma: «È molto tecnico - spiega il preside di Giurisprudenza - studiato nei dettagli. Io non penso di dovere dare suggestioni o visioni, io penso di dover fare quello che nella vita ho sempre fatto, studiare, e attraverso lo studio produrre dei risultati. E, per questo, aspetto con ansia di entrare nel merito dei singoli problemi con i miei concorrenti». Dalla "visione" però non si scappa: «Diciamo che prima di tutto io sono un professore - dice -. E penso che il rettore si debba occupare di indirizzare la ricerca e la didattica. Per gli aspetti manageriali c'è il direttore generale, che chiaramente segue degli indirizzi. Ma non credo al rettore manager. Credo più nell'umanizzazione dell'università. I parametri spietati che guidano la competizione globale tra atenei sono importanti da rispettare, ma non possono essere fini a se stessi. Lo studente, e in generale la qualità dei rapporti e della convivenza, deve rimanere al centro di tutto». Centralità degli studenti che pone immediato un problema di accessibilità: «Tutte le famiglie sarde devono poter iscrivere i propri figli all'università. Per questo bisogna garantire assegni e borse di studio, servizi abitativi e di mensa, facilitazioni di trasporto, servizi sanitari. Studiare serve perché forma la persona e il modo di pensare. Studiare serve per trovare lavoro. L'università di Sassari può e deve fare tanto, rappresentare cioè un motore di sviluppo sociale, culturale, scientifico ed economico. Certo gli studenti vanno seguiti anche dopo che si laureano. E per questo serve valorizzare la rete istituzionale, fare selezioni serie e trasparenti, attivare stage e tirocini, presentare i laureati migliori. E soprattutto trovare il modo di farli restare». Ma non solo: «Servono residenze universitarie - continua il candidato rettore - e per questo spero che siano portati a compimento nel tempo più breve possibile tutti i lavori, e tutti i progetti. Compreso quello del campus. Penso alla struttura dell'ex brefotrofio, di proprietà dell'Università e assolutamente da valorizzare. Ma anche agli altri progetti, finanziati, che spero non si siano persi per strada». Sul dualismo con Cagliari poi: «Non dobbiamo temere la concorrenza, la combatteremo con la qualità e l'organizzazione - spiega Demuro - e comunque Sassari e Cagliari devono entrambe pensare al bene della Sardegna. Coltivare le loro unicità, strutturare i propri corsi pensando a cosa realmente serve al territorio. A Sassari abbiamo punte di diamante a livello nazionale, come Agraria e Veterinaria. Abbiamo Scienze economiche e aziendali che è un dipartimento di eccellenza. E le sedi decentrate di Alghero, Nuoro, Olbia, che stanno ottenendo ottimi risultati, e su cui si potrebbe fare ancora di più. Per non parlare di Medicina, o della "mia" Giurisprudenza. E in generale di tutte le nostre facoltà. Parlare di dualismo con Cagliari mi sembra perlomeno riduttivo. Noi, i nostri docenti, i nostri ragazzi, dobbiamo guardare al mondo. E noi e Cagliari, per quanto orgogliosi della nostra diversità e in sana competizione, dobbiamo fare massa critica per difendere gli interessi dell'Isola». Il primo atto da rettore? «La richiesta di stipula di una convenzione con il Comune di Sassari per la "Città Universitaria", aperta alla firma di tutti gli altri soggetti istituzionali e privati. Per trasformare Sassari in città che vive un processo di integrazione o addirittura di osmosi con gli studenti e i docenti. Un rapporto tra città e università segnato positivamente dalla inclusione, con riferimento all'età, alla cultura, all'etnia, alla religione, al genere, con il rispetto dovuto ai disabili. Ma la prima cosa che farò dopo l'elezione sarà un'altra: metterò la sveglia alle 7.30, mi vestirò e andrò in dipartimento a fare lezione. Perché insegnare ai ragazzi è la mia vera e profonda aspirazione, e per loro ho deciso di fare questo passo così importante».







 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 21 giugno 2020 /
LA SCHEDA
L' "azuniano" esperto di penale con un passato da direttore amministrativo al Mibac

Giampaolo Demuro nasce a Sassari nel settembre del 1961. Consegue la maturità classica al Liceo Azuni di Sassari e si laurea in Giurisprudenza nell'università di Sassari. Entra nella carriera prefettizia del ministero dell'Interno e diviene direttore amministrativo nel ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dal 1992 è cultore nella disciplina di diritto penale nell'Università di Sassari. Nel novembre 1997 consegue il titolo di Dottore di ricerca. Da gennaio 2005 è Professore associato di Diritto Penale all'Uniss dove svolge anche l'insegnamento di Diritto e procedura penale. Fa parte dalla sua istituzione nel 2006 del comitato direttivo del Master in Scienze Criminologiche, organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza. Dal 2014 diventa professore ordinario di Diritto Penale. Il 1° ottobre 2014 viene eletto Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza per il triennio accademico 2014-2017.Il 17 ottobre 2017 viene riconfermato Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza per il triennio accademico 2017-2020.





 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 21 giugno 2020 / PROVINCIA DI ORISTANO - Pagina 47
L'ateneo cagliaritano apre una sede distaccata ad Asuni
Accordo col Comune che garantirà aule e collegamenti
L'UNIVERSITÀ SPOSA I PICCOLI PAESI

di Ivana Fulghesu
ASUNI Per la ripartenza il paese dell'Alta Marmilla investe sui giovani e sulla formazione universitaria. Dopo un periodo non semplice per gli studenti, nelle prossime settimane ci saranno importanti novità per quanto riguarda l'annunciata apertura, ad Asuni di una sede distaccata dell'Università di Cagliari. L'intesa, sottoscritta tra il Comune e l'ateneo cagliaritano, prevede, infatti, l'attivazione, con inizio delle lezioni già da ottobre, di un punto di fruizione a distanza dei servizi didattici che sarà una preziosa opportunità per i giovani del territorio. «Nelle prossime settimane renderemo nota l'offerta formativa e i dettagli del progetto», anticipa il sindaco Gionata Petza. Secondo gli accordi, il Comune metterà a disposizione i locali dell'ex scuola elementare, fornirà la dotazione informatica e selezionerà un tutor multidisciplinare. L'ateneo, invece, si occuperà della formazione del tutor e fornirà il supporto necessario all'iniziativa. «É un'azione - chiariscono i termini dell'intesa firmata qualche giorno fa - che mira a migliorare la qualità, l'efficienza e l'efficacia dell'azione formativa e prevenire e ridurre l'abbandono degli studi universitari». In attesa di conoscere tutti i dettagli, ciò che emerge è che non sarà semplicemente una postazione telematica o un percorso di didattica a distanza; nelle aule messe a disposizione si potranno seguire le lezioni, mantenere i contatti con i colleghi, creare dei gruppi di studio e, soprattutto, si potrà usufruire del supporto in presenza di un tutor preparato in costante contatto con la sede centrale. Si tratta di una fase sperimentale, ma è possibile ed auspicabile che in breve tempo anche ad Asuni si potranno svolgere sessioni di esame. «Confidiamo nel fatto che la presenza dell'Università nel territorio, pensata come un punto di fruizione e di confronto e non come un punto di consultazione telematica, possa essere un ottimo strumento per l'accrescimento delle competenze, volano indispensabile per la nostra crescita e quella del nostro territorio», dice ancora il sindaco Gionata Petza.« Vogliamo sostenere l'impegno degli amministratori locali anche dei paesi più piccoli - commenta il Rettore Maria del Zompo - nella convinzione che grazie agli investimenti in istruzione e cultura è possibile contrastare lo spopolamento. Scelte simili da parte dei sindaci portano servizi importantissimi fruibili anche dai paesi vicini».






 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 21 giugno 2020 / PROVINCIA DI ORISTANO - Pagina 47
GHILARZA
Prima mostra dopo lo stop e Casa Museo Gramsci riparte

di Maria Antonietta Cossu
GHILARZA «Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto bisogna rimettersi all'opera, ricominciando dall'inizio». Le parole scritte in carcere da Antonio Gramsci nel 1927 sono un richiamo altamente simbolico alla mostra d'arte contemporanea inaugurata ieri, stesso giorno della riapertura di Casa Museo Gramsci. La ripartenza è coincisa con una nuova offerta culturale, un percorso espositivo che rielabora concetti e aspetti della vita privata di un'icona del Novecento e la capacità di resistenza che contraddistinse tutta la famiglia Gramsci. Il percorso conoscitivo ed emozionale è stato ribattezzato "Ricominciando dall'inizio". Per la Fondazione Casa Museo di Ghilarza che ci ha creduto, il nuovo inizio coincide anche con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea del concorso internazionale di progettazione per la creazione del Polo culturale dedicato all'insigne intellettuale e politico sardo. Questo passaggio anticipa di poco l'inserzione nella piattaforma on line Concorrimi.it curata dall'ordine degli architetti di Milano. Al bando in uscita domani hanno lavorato l'Unione del Guilcier e il Comune di Ghilarza con il supporto dei referenti scientifici della fondazione e del dipartimento di architettura di Cagliari. «Individuerà lo studio di professionisti più qualificati che dovranno rappresentare al meglio la figura di Antonio Gramsci. Il bando stesso è fondamentalmente un'operazione culturale, per com'è costruito, per la valenza internazionale e per la collaborazione con gli studi professionali di Milano», ha dichiarato il sindaco Alessandro Defrassu durante la cerimonia di riapertura. Nell'attività divulgativa svolta dalla Fondazione avrà un ruolo ancora più incisivo la comunicazione. «Abbiamo tratto insegnamento dalla pandemia per ripensare alle potenzialità del sito web, che dovrà diventare sempre più una porta attiva della fondazione», ha spiegato il presidente Giorgio Macciotta, che ha anche accennato ai rapporti di collaborazione stretti recentemente con la Cgil e la Fasi per diffondere meglio la conoscenza del «sardo più importante». Sui contenuti della mostra curata dall'associazione L'ombra del Mediterraneo si è soffermato il direttore del museo, che ha fornito anticipazioni sulle prossime iniziative. Una su tutte è il secondo International Gramsci Festival. «Potremmo organizzarlo a dicembre e sarà dedicato ai temi della sostenibilità ambientale e dell'economia solidale», ha detto Paolo Piquereddu.

Questionario e social

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