Domenica 17 maggio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
17 maggio 2020

L'Unione Sarda


 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 17 maggio 2020 / COMMENTI - Pagina 24

La fuga dei cervelli

Mai come in questi giorni nei telegiornali generalisti e scientifici abbiamo assistito alle interviste a specialisti da università, centri di ricerca e laboratori, tra i più prestigiosi, di tutto il mondo. Moltissimi di questi sono italiani ed occupano spesso, in queste strutture, posti di vertice e/o di alta responsabilità. Se questo da un lato ci deve inorgoglire, ci fa pensare a quanti nostri laureati hanno dovuto emigrare per vedere gratificati e finanziati, nella giusta misura, il loro talento, la loro creatività ed anche la loro capacità manageriale, affinate dagli studi universitari nel loro e nostro Paese che poi non ha saputo, spero non voluto, inserirli nelle strutture d'eccellenza che da noi, nonostante tutto non mancano, a causa anche di ripetuti tagli ai bilanci dei ministeri, quello della salute e ricerca in particolare. Se poi consideriamo quanto ogni percorso di laurea e specializzazione costa alla collettività, come è giusto che sia, la scelta dei nostri politici e magari delle lobby che non fanno mai mancare la loro interessata presenza nelle stanze del potere, sembra ancora più scellerata. Giusti gli interscambi tra le università, che stimolano la creatività e la condivisione di studi e protocolli, ma entro un limite fisiologico, non sotto la forma di emigrazione di massa da “fuga dei cervelli”.  Omero Lucchi

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Risponde Massimo Crivelli
Caro Omero, la pandemia ha provocato - fra i tanti effetti collaterali - il disvelamento delle tante magagne che gravano sui settori della sanità e della ricerca. A proposito della fuga dei cervelli Lei ha pienamente ragione. In proposito ha scritto recentemente un eccellente editoriale il professor Berlinguer, denunciando tra l'altro l'incongruenza di certe norme fiscali che concedono maxisconti ai milionari (ad esempio ai calciatori) e solo briciole agli studiosi che vorrebbero rientrare in Italia. Clamoroso lo sfogo di una ricercatrice precaria pubblicato su molti giornali: «Perché ci avete umiliato per anni e ora chiedete a noi di fare miracoli per salvarvi? Perché ci avete dato stipendi da fame, costringendoci a migrare, e ora ci chiedete di trovare il vaccino per la pandemia?». Parole dure, certo, ma la verità spesso fa male.





 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 17 maggio 2020 / COMMENTI - Pagina 24
L’intervento
SCUOLA, PRECARI SEMPRE AL PALO

Stupisce e, in certo senso, spaventa l'accostamento, rimarcato con un fare di supponenza, della parola “sanatoria” riguardo alle legittime e civili richieste provenienti dal mondo dei precari della scuola. Impressiona un termine - proprio del mondo dell'illegalità - riferito al lavoro impegnativo e faticoso di giovani (e anche meno giovani) che da anni, in qualche caso decenni, operano nella scuola, garantendone il funzionamento. Messi lì, a insegnare, da uno Stato che come datore di lavoro non scanserebbe la condanna di ogni tribunale della Repubblica per inosservanza proprio delle leggi del lavoro, come l'Europa ci rimprovera da tempo.
Il Paese ha bisogno di chiudere in modo trasparente e rapido una situazione che il prossimo anno rischia di portare le scuole allo sfascio. Un concorso strutturato attorno ad un quizzone appare non attuabile dal punto di vista organizzativo, e appare culturalmente devastante.
Sulla questione, di giorno in giorno, lo scontro dentro il governo si fa sempre più duro e acceso: PD e Movimento 5 Stelle sulla scuola divergono profondamente. A pesare è principalmente proprio la questione del precariato. È una partita complessa e delicata: la questione degli insegnanti di sostegno, ad esempio, tocca in modo drammatico migliaia e migliaia di famiglie. Su questo terreno la scuola italiana sconta un gravissimo ritardo. Al di là di una impalcatura tanto ipocrita quanto farraginosa e inconsistente, fatta di burocrazia, quindi di spreco e di inefficienza, il settore è stato sostenuto negli anni da tantissimi giovani appassionati e generosi, e non invece - come si vorrebbe far passare - a persone che hanno scelto la scuola solo come cinica opportunità. Anni e anni di lavoro, rapporti individuali con i ragazzi, collaborazione con le NPI territoriali, affiancamenti con insegnanti curricolari, attestati di stima, di affetto da parte di alunni e di famiglie, vengono considerati dell'ineffabile ministro e dalla struttura burocratica di viale Trastevere, come qualcosa di trascurabile da cancellare. Nonostante numerosissimi insegnanti abbiano svolto tale ruolo per molti anni, per loro - non abilitati - non vi è alcuna attenzione nel prossimo concorso, come se non esistessero. La fantomatica abilitazione rimane un curioso problema. Davvero un corso a pagamento, strutturato il più delle volte in modo discutibile, è più abilitante di tre, quattro, cinque, dieci anni di lavoro effettivo svolto sul campo? È possibile che, per accedervi, gli insegnanti che già hanno a tutti gli effetti svolto quella funzione, debbano comunque sottoporsi a diverse prove preselettive, in pasto alle fantomatiche crocette?
In Parlamento si parlano di voto di fiducia: attenzione, però, perché una crisi in questi giorni sarebbe una vera tragedia. Il Paese rischierebbe di non reggerla. Senso di responsabilità impone di trovare una mediazione. Ma la mediazione richiede intelligenza politica. E forte senso di moralità. Moralità, appunto, e non moralismo, di cui l'Azzolina dispensa spesso ampie dosi.
Massimo Arcangeli, uno dei più importanti linguisti e critici letterari italiani, ricorda che Lucia Azzolina «ha superato qualunque tollerabile soglia di trasparenza di legalità e di merito». Ma questi sono i campioni della moralità e del merito.
ALDO ACCARDO
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI






 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 17 maggio 2020 / CAGLIARI - Pagina 28
Quelli che ci provano. Giulia Loi, 30 anni, si occupa di compliance aziendale e scrive sulle riviste giuridiche

VITA DA AVVOCATA NEL CUORE DI MILANO DURANTE LA PANDEMIA
Laurea quinquennale in Giurisprudenza all’Università di Cagliari col massimo dei voti, lavora a Milano in uno studio legale associato dopo essere stato

Maria Francesca Chiappe

Le piace scrivere. Non a caso ha fatto la cronista. Sportiva. Del resto: per anni ha giocato a basket con la Virtus e a Su Planu da Tore Serra. Faceva la guardia. In squadra c'era Virginia Saba, la futura fidanzata del ministro degli Esteri: l'aveva portata alla Nuova Sardegna per piccoli pezzi su pallacanestro e calcio d'eccellenza più interviste ai protagonisti della settimana. Ma presto il diritto ha avuto la meglio. «Mi piaceva sin dai tempi del liceo».

Giulia Loi, 30 anni compiuti in solitaria a Milano durante la pandemia che ha sconvolto il mondo, è avvocata in uno studio del capoluogo lombardo. «Qui li chiamano boutique». Cioé: né grande né piccolo. «Si occupa di commerciale, societario e tributario. Io faccio contrattualistica civile e compliance aziendale». Il suo settore è legato a sicurezza dei lavoratori, privacy e antiriciclaggio. La strada per arrivare è stata lunga. E faticosa. «Dopo la Maturità al Dettori mi sono iscritta in Giurisprudenza, corso quinquiennale». Scelta consapevole. Se c'era un dubbio era sull'approdo finale: avvocata?, magistrata?, giornalista?

GLI STUDI
«Mi sono laureata nel 2013 con qualche mese di anticipo»: 110 e lode per una tesi in diritto civile misto a penale col mitico professor Bruno Troisi. Che le ha subito proposto di restare all'Università. «Sono stata cultrice della materia per due anni». Ha fatto anche la pratica presso l'avvocatura dello Stato e si è pure iscritta al master della scuola di specializzazione delle professioni legali. Intanto lavorava in uno studio. E siccome non bastava ha frequentato il corso per magistratura della Cattolica di Milano. «Partivo tutti i lunedì: la mattina facevo le esercitazioni, dalle 15 alle 20 seguivo le lezioni e poi rientravo a Cagliari».

I COSTI
Studiava di notte e nei fine settimana. «L'esame da avvocato all'inizio mi ha fatto penare». Era il 2017 e non lo ha passato, al concorso per magistrato ha invece ottenuto due idoneità su tre. «Nello studio legale venivo pagata, lo stipendio mi consentiva di mantenermi perchè vivevo a casa dei miei». Però ha potuto contribuire al pagamento del corso a Milano. «I costi sono elevati non solo per l'iscrizione ma anche per l'acquisto di codici e testi aggiornati». Dopo lo scritto all'esame di Stato non ha aspettato l'esito con le mani in mano. «Ho voluto cambiare aria». Ed è partita per Londra: il fratello Giacomo, sette anni più piccolo, era lì per uno stage.

IL SALTO
«Mi sono regalata un corso di Business English per il mio ventinovesimo compleanno». Parlava già l'inglese: «Lo avevo studiato a Cagliari e poi mio fratello e mio zio Riccardo sono bilingue». L'esito dello scritto all'esame da avvocato è arrivato in giugno. Superato. «Ma sono rimasta in Inghilterra fino ad agosto». In quei due mesi ha frequentato corsi di diritto presso alcuni studi legali. «C'erano giovani professionisti di tutte le parti del mondo, per la prima volta mi sono trovata in un ambiente internazionale». E lì ha deciso: il suo futuro non sarebbe stato in Sardegna. Tornata a Cagliari ha dato l'orale e a settembre si è iscritta all'Ordine degli avvocati. «Mio padre lavora a Lecco, mi sono appoggiata a lui per cercare qualcosa a Milano». Un salto nel buio: non conosceva nessuno né aveva idea di dove andare.

IL LAVORO
Viaggiava tutti i giorni. «Ma è durata poco». Sì, perchè nel giro di due settimane ha trovato lavoro. «Ho consultato il sito del Tribunale di Milano: c'è una pagina dove tutti gli studi legali, dai più piccoli ai più grandi, illustrano la loro attività». Ha inviato il curriculum e una mail motivazionale a tre diversi indirizzi, senza una lettera di referenze. «Mi hanno chiamato, ho fatto tre colloqui in realtà differenti per tipo di settore». Sono andati bene tutti e tre: ha potuto scegliere. «A metà ottobre avevo un lavoro». È stata assunta alla Carmini avvocati associati «con un accordo di collaborazione: ho un fisso mensile al quale si aggiunge una percentuale se si supera il monte orario. Non solo: se porto nuovi clienti mi viene riconosciuto il trenta per cento sulla pratica. È un incentivo a lavorare di più». Lo stipendio è più che dignitoso: «Sono totalmente indipendente. Pago vitto, alloggio, trasporti e mi resta qualcosa anche per teatro e cinema». Ma non ha dimenticato la sua passione: «In questo periodo ho scritto per riviste giuridiche sulle cause di forza maggiore e la responsabilità del datore di lavoro».

RUNNING
Trova il tempo pure per lo sport: «Corro, faccio mezze maratone come la StraMilano, mi alleno la mattina all'alba o la sera dopo il lavoro». E legge. «Thriller, Carrisi, Carofiglio». La vita in lockdown a Milano è stata difficile: «Sin dalla fine di gennaio si percepiva una situazione strana, un clima di tensione. Per due mesi ho lavorato da casa, i ritmi erano gli stessi, anzi, è capitato di essere chiamata pure nel weekend. Sono tornata in studio il 4 maggio: mi muovo a piedi o in bici». Ora la vita sta ricominciando. «Tutti hanno parlato dell'assembramento ai Navigli, è stata una parentesi negativa, sì, però voglio spezzare una lancia a favore dei milanesi: io lavoro in centro e tutti i giorni è un deserto». Non torna a Cagliari da Natale. «Appena riaprono gli aeroporti parto». C'è da festeggiare in differita il trentesimo compleanno «con mamma, nonna e tutti gli amici che mi hanno coccolato da lontano». Perché WhatsApp è bello ma il contatto umano di più.
(chiappe@unionesarda.it)



 

La Nuova Sardegna

 

 

 

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 17 maggio 2020 / PRIMA PAGINA
Didattica digitale
L’UNIVERSITÀ NON PERDA L’EMPATIA

di Massimo Carpinelli

Si è detto che l’esperienza della pandemia si stia configurando come il più grande esperimento sociale involontario nella storia recente. Ma, poiché a differenza di un esperimento sociale normale non sappiamo quando finirà, è fondamentale che nell’attesa si attuino misure proiettate nel futuro e in grado di modificare in meglio anche il nostro presente. 
continua a pagina 8

PRIMO PIANO - Pagina 8  segue dalla prima
L'UNIVERSITÀ NON PERDA L'EMPATIA
di Massimo Carpinelli,
rettore Università di Sassari

In quest'ottica nessun ambito, insieme a quello della sanità, appare più importante per il benessere del Paese di quello della Scuola e della Ricerca: un principio che il governo ha ben saputo interpretare nell'ultimo Decreto, che prevede importanti risorse per l'Università e per la Ricerca. Grazie al Ministro Manfredi avremo investimenti realmente in grado di invertire un andamento dissennato durato decenni e sotto governi di ogni colore, fatto di tagli e blocchi del turnover, con conseguente invecchiamento e depauperamento dei ricercatori italiani. La prima linea di investimenti riguarda il capitale umano: oltre ai 1600 posti già previsti per ricercatori di tipo B, ne saranno stanziati altri 4000. Il numero non solo è eloquente di per sé, ma parla chiaramente di investimento nel futuro, dato che questi ricercatori entreranno tutti a far parte del corpo docente stabile dell'Università. Il Decreto prevede altresì 500 milioni di euro da destinare al finanziamento della ricerca, attraverso bandi competitivi. Queste non sono semplici misure di tamponamento della pandemia, emergenziali e effimere: sono riforme strutturali, che iniziano a progettare e costruire l'Università dei prossimi decenni. Ora spetta alle Università cogliere al meglio questa occasione, attuando un reclutamento trasparente e meritocratico, come quello che ho voluto per l'Ateneo di Sassari. Mai come in questi mesi abbiamo toccato con mano l'importanza della preparazione e della competenza: spero che chiunque guiderà l'Ateneo dopo di me le abbia altrettanto a cuore. La seconda linea di investimenti affronta un problema cruciale per l'Università pubblica: il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, e non sempre attuato nei fatti. A causa della crisi economica indotta dalla pandemia si teme una riduzione del numero di iscritti che potrebbe toccare anche il 20%. Il Governo è intervenuto con l'ampliamento della cosiddetta no-tax area, in pratica più studenti potranno iscriversi senza pagare le tasse universitarie. Altre misure opportune sono secondo me il sostegno alla residenzialità e la riduzione del digital divide. Molto utile sarebbe anche un bonus per l'acquisto dei materiali didattici: mi auguro che la Regione Autonoma Sardegna, sempre attenta alle esigenze degli studenti, possa fare suo questo suggerimento e investire nel bene più prezioso della nostra regione: l'intelligenza dei suoi giovani. Il ritardo digitale è anche il riflesso del più generale divario economico e sociale tra le diverse parti del Paese, che si traduce in maggiori difficoltà per alcuni Atenei. Questo tema è particolarmente sentito dal Ministro Manfredi che ha infatti istituito un Gruppo di Lavoro, di cui faccio parte, per rilanciare le Università delle zone svantaggiate e i loro territori, Una delle opportunità maggiori, che a Sassari abbiamo dimostrato di saper sfruttare anche in condizioni di emergenza, dovrà venire senz'altro dalla didattica digitale: con l'avvertenza che questo non porti però a un inaridimento del rapporto docente-discente, ma a un suo arricchimento. Inoltrarsi con cieco ottimismo per le vaste praterie della didattica a distanza significherebbe abdicare alla prima funzione dell'Università: la formazione dei giovani, con la parola, l'esempio, l'empatia.






 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 17 maggio 2020 / PRIMA PAGINA
Socialità e sicurezza, progetto tra 7 atenei italiani
C’È UN NUOVO SALUTO: IMPARIAMOLO
Sul web il video con la musica di uno studente di Dorgali

Né strette di mano né baci e abbracci. E ora come salutarsi senza rischiare di contagiarsi? Un cortometraggio animato e un video-tutorial mostrano un nuovo rito da condividere. Il progetto “Salutiamoci bene”, promosso da alcuni studenti della Luiss, ha coinvolto anche il Conservatorio di Sassari: uno studente di Dorgali ha composto la sigla del corto.  de murtas a pagina 41

CULTURA E SPETTACOLI - Pagina 41
Nel progetto coinvolti gli allievi di sette atenei italiani, tra cui il Conservatorio Canepa di Sassari
UN VIDEO PER IMPARARE A DIRCI "CIAO"

di Monica De Murtas
SASSARI Un cortometraggio animato e un video-tutorial che introducono una nuova forma di saluto, un nuovo rito da condividere per contrastare la diffusione del Coronavirus e riscoprire al tempo stesso i valori più profondi del nostro essere umani. Questi gli obiettivi del progetto "Salutiamoci bene" che, basato sui principi delle neuroscienze, formula un nuovo codice di comunicazione relazionale, post lockdown, a tutela la salute dell'individuo ma anche della sua naturale propensione alla socialità. Promosso da alcuni studenti della "Luiss Guido Carli", il progetto coinvolge allievi provenienti da altri 6 atenei italiani tra cui il conservatorio Canepa di Sassari, coordinati da Angelo Monoriti, avvocato e docente di negoziazione alla Luiss, ideatore e promotore dell'iniziativa, e da Maria Rita Parsi, volto noto della tv, psicopedagogista e psiscoterapeuta, presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus. Il Canepa ha contribuito in particolare alla parte musicale del progetto". La colonna sonora del cortometraggio animato dal titolo "iosonoporcospino è stata infatti realizzata dallo studente del Canepa Francesco Corrias di Dorgali, allievo della classe di musica elettronica condotta da Walter Cianciusi. «Già nel titolo il corto prende ispirazione dal ""dilemma del porcospino di Schopenhauer" - spiega Monoriti - che ben descrive l'attuale situazione post lockdown: in cui ogni individuo è bisognoso di calore umano ma anche spaventato dal pericolo che ogni contatto fisico rappresenta per la propria salute. Dopo la quarantena le regole del distanziamento fisico diventano ora una necessità urgente occorre identificare quei "gesti barriera" (che possano funzionare anche come "attivatori mentali" da applicare in maniera corretta per evitare di mettere a rischio la propria salute e quella degli altri». Il progetto di respiro nazionale è stato ulteriormente valorizzato dall'alta qualità del contributo artistico di Cianciusi e Corrias coordinati dal direttore del Canepa Mariano Meloni. «Essere stati scelti per la realizzazione di un progetto che coinvolge illustri atenei e accademie - dice il presidente del Canepa Ivano Iai - rappresenta per noi un grande orgoglio, ma anche uno stimolo per sviluppare un impegno sempre più qualificante per tutta la collettività conservatoriale». Questo il link per "imparare il nuovo saluto che si sta già diffondendo sui social: https://www.youtube.com/watch?v=niN5WgkGgkk&feature=youtu.be
«Ho colto questa opportunità a braccia aperte - dice Corrias - sapendo di poter contare sull'aiuto del mio maestro. È stato bellissimo collaborare con un team di ragazzi provenienti da tutta la penisola con i quali ci siamo trovati da subito in sintonia. Abbiamo scritto le musiche in una settimana. Sentirsi parte di un progetto creativo proprio durante il lockdown è stata un'esperienza emozionante e formativa».



 

Questionario e social

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