UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 16 febbraio 2020

Domenica 16 febbraio 2020

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
16 febbraio 2020

L'Unione Sarda

 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 16 febbraio 2020 / MONDO - Pagina 19

EGITTO. Diplomatici italiani e Ue al processo contro il giovane iscritto a Bologna

IL REGIME: ZAKY DEVE RESTARE IN CELLA
Il giudice nega la libertà allo studente accusato di “propaganda”

MANSURA Dopo un'udienza lampo un giudice egiziano ha respinto il ricorso contro la custodia cautelare di Patrick George Zaky, lo studente egiziano iscritto all'università di Bologna arrestato in Egitto per propaganda sovversiva.

Il rilascio di Patrick era stato chiesto giovedì anche dal presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli. E ora Roma e Bruxelles vigilano: insieme ai giornalisti (presenti nonostante l'udienza fosse formalmente a porte chiuse) nella stanza c'erano diplomatici di Italia, Svezia (in rappresentanza dell'Ue, che già monitora alcuni processi in Egitto), Usa e Canada.

«Voglio solo studiare»

Patrick George Zaky è apparso ammanettato a un agente in borghese. «Tutto bene», ha risposto in italiano giovane a una giornalista che gli ha chiesto come andasse.

Camicia verde chiaro, barba e occhiali, senza evidenti segni delle torture subite (soprattutto colpi allo stomaco e scosse elettriche a basso voltaggio), si è mostrato combattivo e ha detto di essere solo uno studente che vuole ripartire per l'Italia per completare il master.

I legali hanno ripercorso l'arresto davanti al giudice, sottolineando che è iniziato con un illegale e prolungato sequestro da parte delle forze di sicurezza. Poi hanno sottolineato la tortura, la bendatura degli occhi per 12 ore e l'umiliazione del denudamento, ma anche l'assenza di una base legale per la detenzione motivata con post di un account Facebook che sarebbe falso.

«Mobilitazione»

Ammettendo che «c'è delusione» dato che «avevamo sperato» in una scarcerazione proprio grazie alla presenza di giornalisti e «diplomatici, italiani inclusi», il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha preannunciato «una campagna ancora più forte» in vista dell'udienza di sabato 22.

Domani ci sarà un corteo di solidarietà nel centro di Bologna e giovedì una fiaccolata al Pantheon a Roma. Comunque «bisogna continuare a monitorare con attenzione» il caso «attraverso gli organismi internazionali», ha detto Gaetano Manfredi, ministro per l'Università e Ricerca.

 

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 16 febbraio 2020 / CAGLIARI - Pagina 24

QUELLI CHE CI PROVANO. Giovanni Casula, 29 anni, lavora a Bruxelles per la Banca centrale europea

DAL CUORE DELL'EUROPA UN TESTIMONIAL PER L'UNIVERSITÀ
Laurea in Economia, è un funzionario della Bce a Bruxelles ma conserva uno stretto legame con Cagliari: l’Università lo chiama per raccontare la sua esperienza

Maria Francesca Chiappe
chiappe@unionesarda.it

Ne ha mandati talmente tanti che alla fine ha imparato. E siccome nessuno insegna a preparare un curriculum ora lo fa lui. «Bisogna raccontare una storia, tutti ne hanno una». Putroppo però non esiste un corso ad hoc all'università. «Io non ho incontrato qualcuno che mi dicesse come fare, ho dovuto sbatterci la testa». Ecco perché quando l'Università di Cagliari lo chiama per una conferenza con gli studenti mette al servizio le competenze acquisite sul campo. Con gioia. E convinzione.

Giovanni Casula ha 29 anni, è laureato in Scienze economiche e lavora a Bruxelles alla Banca centrale europea. Ma non è stato facile. «Ho fatto tanti tentativi, lo racconto sempre ai più giovani: non bisogna mai abbattersi, anche se si ricevono dei no. Non è un rifiuto, non significa che non si è preparati o non idonei ma solo che in quel momento particolare c'è un candidato più forte». Si può riprovare. Si deve riprovare.

L'EUROPA. Quando nel 2008 si è iscritto all'università dopo la Maturità scientifica all'Alberti non pensava di finire nel cuore dell'Europa a occuparsi prima di vigilanza bancaria a Francoforte poi di gestione delle crisi degli istituti di credito a Bruxelles. «Ho scelto Economia e Politiche europee perché offriva una buona formazione dal punto di vista dell'economia e, nel contempo, restituiva la prospettiva dei programmi europei e la complessa architettura sovranazionale». Corso cancellato per mancanza di iscritti. «E dire che è stato veramente utile, mi sono specializzato in modelli matematici applicati all'economia reale, e ho avuto fortuna». Cioè? «Ho incontrato docenti come Stefano Usai, Emanuela Marrocu, Adriana Diliberto, Beatrice Venturi». Gli hanno trasmesso la passione per gli studi economici: «L'obiettivo non è mai stato solo quello di superare l'esame». Centodieci e lode a 21 anni e subito un volo per Varsavia. «Ho fatto 12 mesi con Erasmus». E dopo si è concesso un anno sabbatico: «Volevo concentrarmi su tematiche fuori dai corsi di studio tradizionali».

IL TIROCINIO. Ha ripreso le lezioni ma al secondo anno si è trasferito a Francoforte. «Ho fatto un concorso pubblico per un tirocinio alla Bce». Era il 2016, esame in inglese, un posto in palio più due riserve, qualche centinaio i candidati. Risultato? «Primo». Da quel momento era un lavoratore-studente: «È stato un periodo difficile: stavo in ufficio dalle 8,30 alle 17,30, a meno che non ci fosse l'esigenza di fare straordinario, il che capitava spesso». Studiava di notte: aveva contattato i professori a Cagliari e spiegato la situazione ma per sostenere gli esami doveva per forza far rientro alla base. «Certo, molte lezioni non le ho potute seguire».

Non era il solo cagliaritano a Francoforte: «Alla gestione dei rischi ce n'era un altro, ora invece siamo molti di più». La laurea è comunque arrivata in due anni esatti, nel 2015: centodieci, lode e menzione accademica. Ha vinto un altro concorso e il posto alla Bce è diventato stabile: funzionario dell'Authority europea.

IL TESTIMONIAL. Eppure. «Non ho mai abbandonato la Sardegna». Tutto vero: l'Università lo chiama periodicamente per parlare con gli studenti. È una sorta di testimonial dell'ateneo. «Ho sempre avuto un buon rapporto con i più giovani, ho anche insegnato per tre anni Matematica finanziaria come assistente alla cattedra. E ora, lavorando all'estero in un settore che suscita interesse, mi invitano per parlarne e lo faccio molto volentieri». Non solo: insieme alla professoressa Venturi ha pure scritto due libri di Matematica per gli studenti del corso triennale e del dottorato. «Cerco di spingere i giovani a inviare il curriculum in giro in modo da costruire una professione. Spesso hanno solo bisogno di motivazione». Quella che lui ha trovato da solo. «All'epoca era tutto diverso». Ma se sono passati solo cinque anni. «Vero, ma è tutto radicalmente cambiato. Quando mi sono laureato non c'era molta informazione sul mondo del lavoro, oggi ci sono tante occasioni di incontro con le aziende, si organizzano i career day che mettono in contatto i ragazzi con le imprese».

L'ESTERO. Vive da solo a Bruxelles ma la stabilità economica regala pensieri nuovi: una famiglia, per esempio. «Adesso c'è spazio». Anche per un ritorno in Sardegna? «Sono molto legato alla mia isola e, indipendentemente da questo, l'unità per la quale lavoro si occupa di banche italiane, dunque anche di quelle sarde». Come dire, in qualche modo pensa alla sua terra. «Se dovessi rientrare a Cagliari non potrei fare quello che faccio a Bruxelles». Intanto conserva un legame stretto con l'Università di Cagliari: «È un piacere trasferire le mie esperienze». E poi, nel cuore dell'Europa non si vive così male. Anzi. «Bruxelles è una bella città, la qualità della vita è alta, c'è molto verde, l'offerta artistico-culturale è elevata. Certo, non c'è il mare e il sole non è quello di Cagliari».

L'ISOLA. Da lontano ha imparato ad apprezzare i luoghi delle sue origini, che portano a Ghilarza. «Mi arrabbierei moltissimo se per esempio vedessi qualcuno buttare cicche in spiaggia». Però il futuro è fuori. «Qui le aspettative di carriera sono importanti. Senza contare che il lavoro mi ripaga di sforzi e sacrifici perchè è fatto in difesa di un bene pubblico». Oltre la banca c'è di più. Tu chiamale, se vuoi, emozioni.



 

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 16 febbraio 2020 / AGENDA - Pagina 23

AEROSPAZIO

Domani dalle 11 rappresentanti del mondo imprenditoriale, istituzionale e accademico si ritroveranno nella sede del Polo tecnologico aerospaziale Fabbrica dell’innovazione in via Gianturco- Daranno vita,al dibattito “I programmi spaziali nelle politiche di sviluppo dei territori”.

 

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 16 febbraio 2020 / CULTURA - Pagina 50

LA POLEMICA. Il latino deriva dal sardo? Interviene il docente di Semiotica

LE CULTURE FIORISCONO PER CONTATTO, TRADUZIONE E AUTOCOSCIENZA
Franciscu Sedda (44 anni) è professore associato di Semiotica del Dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali dell’Università degli Studi di Cagliari

Dall’incontro-scontro con la latinità è nata una lingua propria

Sul dibattito nato intorno alla teoria di Bartolomeo Porcheddu secondo cui il latino deriverebbe dal sardo, ospitiamo l'intervento di Franciscu Sedda, professore associato di Semiotica del Dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali dell'Università degli Studi di Cagliari

Diversi mesi fa sono andato a New York a parlare del porceddu. Appena atterrato mi hanno raggiunto diverse mail di persone sconosciute che mi ammonivano, alcune in modo bonario altre in forma più minacciosa, di non scrivere né dire porceddu . Mi suggerivano le versioni corrette, fra loro tutte diverse, da cui peraltro rimanevano escluse con mia grande delusione le forme a me preferite: proceddu , come dice mia nonna Ceserina nel suo bel nurecese, e purchettu , come diceva mia nonna Vitturigna nel suo inconfondibile tabarkino. Il fatto può apparire aneddotico ma conferma quali passioni e aspettative popolari si agitino attorno alla lingua sarda. Tanto che si potrebbe dire che se in Italia lo sport nazionale è l'allenatore, in Sardegna il primato va al linguista, seguito a ruota dall'archeologo.

CONTATTI TRA CULTURE. Io, pur occupandomi di linguaggi, non sono un linguista in senso stretto, men che meno di lingue antiche, e volendo coltivare una certa distanza dagli stereotipi comportamentali nostrani non mi farò linguista della domenica. Lascio dunque ai miei colleghi valutazioni di merito su teorie di cui, peraltro, ho solo letto sui giornali. Mi pare però ci si trovi davanti al solito meccanismo per cui alla retorica del «nulla di ieri è rimasto nella Sardegna di oggi» si risponde spesso con «le cose di oggi c'erano in Sardegna già nella notte dei tempi». Da questa morsa ne esce schiacciata l'unica cosa vera: ovvero che gli uomini e le culture lavorano per contatto, creolizzazione, traduzione, autocoscienza. Il proto sardo e il latino s'incontrano, ne esce fuori il sardo volgare medievale, la lingua sarda che attraverso altri contatti arriverà fino ad oggi. È un segno di sconfitta? Può essere segno di un dominio subìto ma anche di una forza inusitata. Non sono tanti i popoli che dall'incontro-scontro con la latinità ne hanno tirato fuori una lingua propria. E poi con quella ci hanno scritto monumenti di autocoscienza come la Carta de Logu.

UNA VOX, UNA NATIO. Facciamo un passo indietro. Nel 54 a.C. nella famosa arringa Pro Scauro, Cicerone definiva i sardi come «unus color, una vox, una natio». Attilio Mastino ha visto in quella vox sarda una traccia del proto sardo, che all'epoca sarebbe stato ancora parlato in Sardegna risultando incomprensibile ai romani. L'ipotesi mi pare convincente. Al di là delle motivazioni pratiche che muovevano il discorso ciceroniano è evidente che egli, per screditare i sardi e salvare Scauro dalle accuse di corruzione che questi gli muovevano, poteva far leva sulla conseguenza non necessaria di un fatto evidente: l'inaffidabilità dei sardi «resa vera» dalla radicale diversità fisica (il color olivastro), linguistica (la vox nuragica), culturale (la natio differente) dei nostri antenati. E anche dall'inimicizia, lamentata dal grande oratore, di questi verso il popolo romano. Insomma, qualunque cosa fosse stato dell'incontro-scontro fra sardi e romani, fra il sardo nuragico e il latino nelle centinaia di anni precedenti, i due popoli, le due lingue, erano nella coscienza di allora due cose diverse. Nessuna influenza, nessun primato, tantomeno il chiamare sardo ciò che oggi è latino, può cambiare questo fatto che troverà conferma di lì a poco, quando Ottaviano Augusto, nel momento di fondare l'Italia, escluderà la Sardegna dal novero delle regioni italiane per confermarne lo status di Provincia insieme a Gallia, Spagna, Sicilia e Africa.

CATENE DI TRADUZIONI. Questo esempio ci dice che il punto, nella storia della coscienza, non è tanto chi ha influenzato chi, ma come le complesse catene di contatti, scambi, conflitti prendono forma nelle narrazioni che le culture producono per identificarsi, mentre sbrogliano queste storie intrecciate. Ma soprattutto il primo esempio ci dice che conta per davvero chi ha tradotto chi. Fra la possibilità che i sardi antichi abbiano influenzato il latino o che i sardi più recenti abbiano tradotto il latino fino a farne una lingua nuova per dire cose originali, per dire se stessi, è la seconda che dà il segno della vitalità di un popolo.

Franciscu Sedda




 

La Nuova Sardegna


 

 


5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 16 febbraio 2020 / ATTUALITÀ - Pagina 17

Udienza lampo alla presenza di 4 osservatori occidentali. Il ricercatore: sto bene

L'EGITTO NON SCARCERA PATRICK ZAKI

MANSURA La stanza è piccola e già una quindicina di persone la riempiono, pure un po' pressate. Una di loro è Patrick George Zaki. E un'altra è un giudice che ascolta gli avvocati, replica quasi alterandosi e poi si pronuncia: il ricorso contro la custodia cautelare dello studente egiziano dell'università di Bologna arrestato in Egitto per propaganda sovversiva è respinto. Al termine di un'udienza-lampo, Patrick resta dunque in una cella di sicurezza a Talkha nonostante l'immediato rilascio chiesto anche dal presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli. Ma l'Europa, e Roma, vigilano. Assieme a giornalisti lasciati entrare nonostante l'udienza sia formalmente «a porte chiuse», nella stanza c'erano quattro diplomatici: di Italia e Svezia in rappresentanza dell'Ue e due loro colleghi di Usa e Canada. Patrick, nel mondo arabo prevale il primo nome e non il secondo patronimico (Zaky), è stato fatto transitare per la gabbia degli imputati e introdotto nell'angusto locale situato accanto all'aula delle udienze con manette che lo legavano ad un uomo della sicurezza in borghese. «Tutto bene», ha risposto in italiano il giovane a una giornalista che gli ha chiesto come andasse. In camicia verde chiaro, con barba e occhiali ma senza evidenti segni delle torture subite (soprattutto colpi allo stomaco e scosse elettriche a basso voltaggio), si è mostrato combattivo: ha detto di essere solo uno studente che vuole ripartire per l'Italia per completare il master all'ateneo bolognese. Una dei quattro legali che hanno preso brevemente la parola nei poco più di dieci minuti di udienza, però, lo conosce e non si lascia ingannare: «Fisicamente sta bene, ma è spaventato», dice Houda Nasrallah. Comunque «sta molto meglio rispetto a giovedì», quando ha ricevuto la visita dei parenti, ha detto Gasser Abed El Razek, il direttore esecutivo dell'organizzazione non-governativa «Eipr» per cui lavora Patrick.I legali hanno ripercorso davanti al giudice la dinamica dell'arresto confermando che è iniziato con un illegale e prolungato sequestro da parte delle forze di sicurezza. E poi hanno sottolineato la tortura, perpetrata anche con la bendatura degli occhi per 12 ore e l'umiliazione del denudamento. Evidenziata anche l'assenza di una base legale per la detenzione motivata con post di un account Facebook che sarebbe falso.Ammettendo che «c'è delusione» dato che «avevamo sperato» in una scarcerazione proprio grazie alla presenza di giornalisti e «diplomatici, italiani inclusi», il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha preannunciato «una campagna ancora più forte» in vista dell'udienza di sabato 22 febbraio in cui si deciderà se rinnovare la detenzione cautelare di altri 15 giorni.

 

 

 


6 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 16 febbraio 2020 / AGENDA - Pagina 23

Domani nella caserma La Marmora la presentazione del volume di Accardo, Atzeni, Carta e Mattone

La Sardegna e la "Sassari" nella grande guerra

SASSARI Lunedì alle 17 nella Caserma "La Marmora" in Piazza Castello n. 9, a Sassari, si terrà la presentazione del volume "La Sardegna nella Grande Guerra", a cura di Aldo Accardo, Francesco Atzeni, Luciano Carta e Antonello Mattone, Udine, Gaspari Editore, 2019. L'iniziativa è promossa dal Comando della Brigata Sassari, dal Comune di Sassari, dalla Regione e dalle due università sarde. Il volume raccoglie in parte gli atti del convegno svoltosi a Sassari nel dicembre del 2015 a cura delle università di Sassari e di Cagliari. Un'ampia parte del libro è dedicata agli aspetti militari dell'esperienza della Brigata, alle sue imprese di guerra, all'organizzazione interna, ai protagonisti, all'albo d'oro dei caduti, ai prigionieri austroungarici, agli aspetti della letteratura, al mito della Brigata, alle manifestazioni celebrative del primo dopoguerra, dai parchi della rimembranza ai monumenti, ai collegi per gli orfani di guerra. Porteranno i saluti il generale Andrea di Stasio, comandante della Brigata, il sindaco di Sassari, Gian Vittorio Campus, il prefetto Maria Luisa d'Alessandro, i due rettori di Cagliari e di Sassari, Maria Del Zompo e Massimo Carpinelli, e il presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas. Il volume sarà presentato dal generale di brigata, Fulvio Poli, capo ufficio generale promozione, pubblicistica e storia dello Stato maggiore dell'esercito, e dal prof. Carlo Felice Casula, emerito di Storia contemporanea nell'Università di Roma Tre. Modererà i lavori il giornalista Gianni Garrucciu.

Questionario e social

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