L'apertura del Festival è stata ospitata nell’Aula magna del Rettorato del nostro Ateneo alla presenza del Rettore Francesco Mola. Particolarmente nutrita la partecipazione dei ricercatori del nostro Ateneo al programma dell'iniziativa
Sergio Nuvoli - fotografie di Francesco Pruneddu
Cagliari, 4 novembre 2021 - “È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”: con questa citazione di Einstein si è concluso l’intervento di Elena Cattaneo, questo pomeriggio, all’inaugurazione del Cagliari Festival Scienza, ospitata nell’Aula magna del Rettorato del nostro Ateneo alla presenza del Rettore Francesco Mola. Una vera e propria lectio magistralis, quella della scienziata e senatrice a vita, introdotta dalla presentazione della docente di Farmacologia e già prorettore alla ricerca Micaela Morelli: “Fare scienza richiede sacrificio – ha detto tra l’altro la docente di UniCa - ma è un mestiere sempre nuovo. E fare scienza fa parte del DNA di Elena Cattaneo”.
Da parte sua subito un riconoscimento importante per l’Università di Cagliari, che in modo molto netto ha definito “un ateneo che con la precedente rettrice e l’attuale rettore si è distinto nella comunicazione della scienza. Tutto quello che si fa dentro l’università è per chi sta fuori”.
Quindi una lezione appassionata e appassionante, cinquanta minuti per descrivere la bellezza e la necessità del metodo scientifico, che – ha spiegato la senatrice a vita – “non è solo applicato nella scienza, ma anche viene utilizzato in altri aspetti dell’esistenza per studiare ciò che non si conosce. È un metodo che ci offre costantemente una guida per capire l’ignoto. Ed è un metodo che si costruisce grazie alle competenze”.
La prof.ssa Cattaneo: "Mi dà fiducia il fatto di vedere questo coraggio inoltrarsi in un terreno ignoto a studiare per tutti noi. In tutto il sapere, anche in ambito umanistico, ci sono persone che hanno affrontato sfide mai affrontate prima"
La prima osservazione di un’onda gravitazionale è stata una scoperta sensazionale capace di far dire alla prof.ssa Cattaneo: “Mi entusiasma pensare a chi ha affrontato tanti problemi per arrivare a questo risultato. Se guardo al loro coraggio, mi viene da essere fiduciosa per la consapevolezza di quante cose uomini e donne possono imparare, sapere e saper fare. Mi dà fiducia il fatto di vedere questo coraggio inoltrarsi in un terreno ignoto a studiare per tutti noi. In tutto il sapere, anche in ambito umanistico, ci sono persone che hanno affrontato sfide mai affrontate prima. Sempre con il metodo scientifico”.
“C’è un’esaltazione quasi fisica nel conoscere – ha proseguito - Questa è la scienza, è il metodo migliore per capire cosa accade intorno a noi. Hai una domanda da cui parti: provi, formuli un’ipotesi e verifichi cosa succede. A volte le prove non arrivano, ma quando arrivano ci devi stare. E serve tempo. È un metodo presente nella nostra vita da quando nasciamo”.
Nella esaltante lectio della prof.ssa Cattaneo c’è stato spazio anche per considerazioni complessive: “Il nostro è un Paese in bilico tra scienza e superstizione – ha detto – C’è una forte necessità della comunicazione della scienza: dobbiamo spiegare ai cittadini come e cosa facciamo. È un baratro che se non viene colmato, viene occupato dai ciarlatani. E così nascono i cosiddetti “fatti alternativi”, si genera una situazione gravissima. Le conseguenze sono devastanti su tutti noi".
"C’è il rischio di narrazioni che negano il metodo scientifico, con la conseguente diffusione di posizioni che sono disinnescabili anche solo con la logica. Il metodo scientifico è anche un allenamento al pensiero critico: quando emergono le contraddizioni, capisci che c’è qualcosa che non va”.
Il pomeriggio è proseguito con l’intervento di Ilaria Capua, responsabile del Centro di Eccellenza One Health dell’Università della Florida, che in collegamento video si è confrontata sul tema "Salute circolare, una rivoluzione necessaria"
L’esemplificazione più diretta è nella “reazione al “diverso”: “E' il retaggio della nostra vita tribale. Sentiamo la paura, ma il nostro cervello dopo la prima reazione riduce il conflitto. Sono resistenze antiche: dobbiamo sempre spiegare quello che facciamo, ma consapevoli che nel nostro cervello c’è ancora un percorso di irrazionalità. Il nostro cervello va aiutato con il metodo: questa è la responsabilità pubblica e politica degli studiosi e delle università, anche nel contrastare il baratro informativo degli ultimi anni”.
Il pomeriggio è proseguito con l’intervento di Ilaria Capua, responsabile del Centro di Eccellenza One Health dell’Università della Florida, che in collegamento video si è confrontata sul tema "Salute circolare, una rivoluzione necessaria" con il giornalista Paolo Magliocco.
“Siamo stati travolti dallo stupore – ha detto riferendosi all’avvento del coronavirus - dalla meraviglia di quanto è accaduto con la pandemia. A questo stupore si è agganciato un vuoto, perché non eravamo preparati. Abbiamo necessità di spazio: dopo lo stupore iniziale per aver scoperto di essere vulnerabili. Ora siamo sulla sponda del solco, come quello di un aratro, e ne dobbiamo uscire, dallo spazio che ci divide dal pre-pandemia - un vero spartiacque - e ci prepara al post-pandemia”.
“Il nostro è un pianeta che sta crescendo a dismisura – ha detto ancora la scienziata – e non tutti possono sopravvivere. Ma ci sono anche altri problemi: pensate al fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Possiamo continuare a credere di essere invincibili, oppure far convergere l’energia positiva del cambiamento generato in questo periodo di pandemia per trasformare il sistema in cui viviamo in un sistema in equilibrio”.
“Dovremo impegnarci di più – ha concluso - essere più rispettosi di quello che abbiamo, e dobbiamo capire che abbiamo bisogno di un approccio più equo all’esistenza”.
Il saluto del Rettore Francesco Mola: “Siamo felici di ospitare l’inaugurazione del Festival - ha detto - È davvero importante far appassionare i giovani alla scienza"
Al termine dell'incontro il saluto del Rettore Francesco Mola: “Siamo felici di ospitare l’inaugurazione del Festival - ha detto - È davvero importante far appassionare i giovani alla scienza, l’ho vissuto anche da genitore. Abbiamo avuto due ospiti con due talk molto importanti: mi ha colpito che la prof.ssa Cattaneo sia partita dalla complessità, la prof.ssa Capua ha chiuso con un problema complesso. La complessità è un problema che tocca molti ambiti della scienza”.
Dopo il Magnifico, hanno concluso il ciclo di interventi moderati dalla Presidente dell'associazione organizzatrice Maria Becchere, i professori Alberto Masoni e Anna Lisa Muntoni. Il Festival è partito, UniCa c'è!
RASSEGNA STAMPA
L'UNIONE SARDA del 5 novembre 2021
Cultura - pagina 48
FestivalScienza. Le studiose Elena Cattaneo e Ilaria Capua hanno aperto ieri pomeriggio in Rettorato a Cagliari la XVI edizione
Metodo scientifico, bussola per decifrare l'ignoto
Che emozione entrare di nuovo nell'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Cagliari, a Castello; che bello farlo per l'apertura del FestivalScienza, che ancora una volta porta in Sardegna le migliori menti che in Italia e all'estero ogni giorno si impegnano per migliorare le nostre vite, come abbiamo avuto modo di riscontrare in modo più che tangibile, nell'ultimo anno, grazie ai vaccini che stanno permettendo di arginare l'emergenza Covid. Ecco, dunque, dopo i saluti di rito delle autorità, a cominciare da Francesco Mola, il neo rettore dell'Ateneo, la prima e quanto mai interessante conferenza, dato il messaggio di universalità che porta: "Il metodo scientifico, una bussola per affrontare l'ignoto", a cura di Elena Cattaneo, farmacologa, biologa, accademica e senatrice italiana, conosciuta per i suoi studi sulla malattia di Huntington e per le sue ricerche sulle cellule staminali, introdotta dalla studiosa Micaela Morelli. Aspettativa di vita «Per milioni di anni di storia umana l'aspettativa di vita media era minore di trent'anni», esordisce Cattaneo, una delle tante donne di scienza valorizzate da questa XVI edizione del festival: «Ci sono state 8 mila generazioni di Sapiens e solo le ultime quattro, negli ultimi 150 anni, hanno visto ridurre in maniera sensibile il tasso di mortalità. Un risultato epocale reso possibile dal metodo scientifico e dalla specializzazione delle competenze, che hanno portato al miglioramento delle condizioni igieniche e di salute della popolazione, anche grazie all'utilizzo estensivo delle materie prime (come il grano e il frumento), e all'adozione di farmaci divenuti presto indispensabili come gli antibiotici o i vaccini, appunto». Il viaggio «Il metodo è una bussola per decifrare l'ignoto», prosegue la farmacologa: «Sono grata ai miei tanti colleghi che si sono imbarcati nel viaggio di scoperta della scienza, dimostrando un coraggio e una fiducia nella possibilità degli esseri umani che mi riempie di fiducia verso il futuro, nonostante gli ostacoli che si frappongono fra l'elaborazione di una nuova teoria e la sua applicazione, con le ricadute sociali che talvolta hanno segnato in modo indelebile il progresso della società, e tenendo sempre conto, quale unico assioma, che non esistono verità o dogmi inviolabili se messi in discussione da ulteriori scoperte». Il valore salute È quindi la volta di una delle ospiti più attese di FestivalScienza 2021, Ilaria Capua, professore emerito e dirigente del One Health Center of Excellence all'Università della Florida, che nel suo intervento, "Una rivoluzione necessaria", in dialogo con il giornalista Paolo Magliocco, riprende le tematiche affrontate nell'ultimo libro, "La meraviglia e la trasformazione" (Mondadori), in cui definisce la salute «un concetto che non si applica a un individuo, ma rappresenta un valore di sistema; per fare un esempio, al di là dell'urgenza del fenomeno pandemico, non dovremmo mai dimenticare noi siamo fatti al 75% di acqua, per cui tanto più è sana l'acqua che ci attraversa e ci permea, meglio sarà per tutti». «La meraviglia», spiega Capua, «è indispensabile per far sì che adempiamo a una delle caratteristiche più identificative dell'Homo Sapiens, la capacità di evolverci. Senza lo stupore, infatti, la scienza non decolla: al di là di un manipolo di scienziati, chi poteva aspettarsi una pandemia come quella del Covid? Lo stupore è seguito dallo smarrimento e dal vuoto, a sua volta indispensabile per creare uno spazio in cui scavare un solco, proprio come quello dell'aratro, che corrisponde alla fase in cui sembra ci troviamo adesso, fra il pre e il post pandemia. È qui che deve emergere la spinta per tirarci fuori dal solco e predisporre con coscienza, alla luce della tragica esperienza vissuta — a oggi più di 5 milioni di morti nel mondo e 132 mila in Italia — l'edificazione di un'architettura sociale più in sintonia con le esigenze della natura e della biodiversità che hanno reso la Terra un pianeta abitabile».
Luca Mirarchi