Domenica 18 marzo 2018

18 marzo 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 18 marzo 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Lo studio: la dispersione diminuisce, ma in alcune zone resta al 40%
FUGA DAI BANCHI DI SCUOLA

L'Isola recupera a fatica «Ci sono destini segnati e noi, nonostante gli sforzi, non stiamo riuscendo a invertire la rotta», dice Pino Tilocca, dirigente dell'Istituto De Castro di Oristano. «Dobbiamo aggredire queste percentuali allarmanti di abbandono, quelle complessive ufficiali sono del 18%, ma in realtà ci sono scuole che arrivano anche al 40%. L'emarginazione, il disagio economico, le disabilità, non entrano mai nelle strategie anti-dispersione, e resiste purtroppo la selezione di classe. Don Milani diceva, in maniera piuttosto dura, “gli asini sono nelle famiglie dei poveri”».
I NUMERI La fuga dai banchi è drammatica. Lo racconta una ricerca curata da Marco Zurru, professore associato di Sociologia dei processi economici e del lavoro all'Università di Cagliari, appena pubblicata da Cuec. «In Italia abbiamo una situazione tragica, ma il fenomeno è differenziato, e in Sardegna, Campania, Sicilia, il dato è allarmante. Nell'arco di poco più di dieci anni le cifre sono decisamente migliorate - nell'Isola nel 2006 gli early school leavers , i 18-24enni con la sola licenza media erano il 30,5% (contro un dato medio nazionale del 20,8%), poi nel 2012 sono scesi al 25,8% e nel 2016 al 18,1%, «ma siamo ancora molto distanti dalla media italiana del 13,8% e soprattutto dall'obiettivo del 10% fissato dall'Unione europea entro il 2020. Insomma, il trend di miglioramento è troppo lento».
I DETTAGLI Spiega Zurru che non bisogna considerare soltanto la semplice diserzione dagli studi ma anche «l'irregolarità delle frequenze, i ritardi, le ripetenze, l'esclusione dal mercato del lavoro, e il nostro Rapporto, che è stato finanziato dal Plus Ales Terralba e a questo territorio ha dedicato un focus specifico, ha evidenziato che nelle scuole superiori il tasso di abbandono è il più alto d'Italia (5,4% contro 4,3%), in quelle di primo grado è dello 0,9% (contro lo 0,8%), tra i maschi è doppio rispetto all'universo femminile, l'incidenza è elevatissima negli istituti tecnici e professionali e bassa nei licei classici e scientifici, e il legame con il contesto socio-economico, linguistico e culturale svantaggiato è altissimo».
LA FAMIGLIA Una delle parti più interessanti della ricerca riguarda le interviste agli addetti ai lavori, dalle quali emergono chiaramente i processi di causa-effetto che stanno dietro i casi di insuccesso scolastico. C'è la famiglia, ad esempio, con una scarsa consapevolezza dei valori dell'istruzione, del rispetto delle regole, dell'importanza di un titolo di studio e di conoscenze per farsi strada nella vita. Dove non c'è un libro, se a casa si respira apatia, ristrettezza di interessi, fatalismo per un futuro segnato, rabbia, tutto questo si trasferirà in classe. «I ragazzi non conoscono in partenza un linguaggio complesso e una progettualità, per loro c'è solo il bar, la tv, Internet». Prosegue Zurru: «Non sappiamo sempre che fine facciano questi giovani “perduti”, alcuni diventano fantasmi, altri cascano nelle devianze, microcriminalità, alcolismo, droga, altri ancora vanno a lavorare con i loro genitori, e abbiamo purtroppo constatato che se il figlio va ad aiutare nell'azienda agricola, il padre è contento. Non pensa che non stia facendo niente per crescere, anzi, è convinto che possa imparare un mestiere e di “controllarlo” meglio».
LA SCONFITTA Avverte Pino Tilocca: «È vero che il progetto Iscol@ è recente, ma finora non sta incidendo sul calo dei tassi di abbandono. Qualche strumento lo ha fornito, ma le risorse anziché essere orientate sui contesti gravi vengono distribuite un po' a tutti, e siamo ancora lontani dal raggiungimento di risultati positivi nelle aree di rischio conclamato». Non si riesce a intervenire dalle elementari, a evitare che i casi particolari si concentrino assieme (da noi ci sono scuole in cui i disabili sono il 15% degli alunni). «Le prime, di tutte le superiori, dovrebbero avere programmi analoghi, fatti di materie di base essenziali e di inclusione», aggiunge. «Ancora: abbiamo scuole dove il tasso di bocciatura è del 25%, ma non esistono progetti specifici per il singolo. La bocciatura è un insuccesso che fa piombare lo studente in un circolo vizioso dal quale il più delle volte non riesce a uscire, fino a quando si arrende e sparisce da scuola. Perché noi non siamo stati capaci neppure di motivare e incentivare l'insegnante a fare di più». 
Cristina Cossu

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 18 marzo 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 11 - Edizione CA)
Sottoscritto ieri al Ministero l'accordo per il passaggio di proprietà Castelli, fari, torri, caserme
ALLA REGIONE 30 BENI STATALI

Fari, palazzi storici, caserme, torri e persino un castello. Nell'elenco dei trenta beni di interesse storico-artistico di proprietà dello Stato che passano al patrimonio regionale ci sono luoghi straordinari e simbolici di tutta l'Isola. Ieri la Commissione paritetica Stato-Regione ha sottoscritto, al ministero dei Beni e delle attività culturali, l'elenco con i primi immobili smilitarizzati che diventano di proprietà dei sardi. Un passaggio possibile in virtù dell'articolo 14 dello Statuto speciale secondo il quale “la Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo”.
L'ELENCO Tra i principali immobili figurano il faro, l'ex semaforo e l'alloggio semaforisti di Capo Spartivento (Domus de Maria), da tempo trasformato in piccolo resort di lusso; il faro dell'isola dei Cavoli (Villasimius); le ex batterie militari di Capo d'Orso (Palau); la postazione antiaerea di Punta Giglio (Alghero) e Poggio Raso (Caprera); il Palazzo baronale di Sorso, attuale sede del Comune; l'ex Regia caserma della Guardia di Finanza di corso Umberto, a Olbia; la Grotta Marcello di Cagliari; le ex caserme dei Carabinieri di corso Vittorio Emanuele a Villasalto, di via Mazzini a Ballao e di via Nazionale a Serrenti; il Castello Malaspina di Bosa; la caserma funzionale Rizzeddu di Sassari; la Torre di Fertilia (Alghero); i rifugi antiaerei De Amicis, di via Sassari/via Libio e di Campo Occone (Porto Torres); la Torre di Capo Falcone (Stintino); l'ex Mobilificio sassarese in Regione Serra Secca e la porzione non in uso all'Università dell'ex Estanco del tabacco di via Arborea a Sassari. Tra i beni minori ci sono terreni e persino mini isolotti attorno all'isola di Caprera.
MOMENTO STORICO Il passaggio formale dei beni è figlio di una battaglia durata oltre dieci anni e che ha avuto un momento significativo con l'approvazione, nel 2006, di un Decreto legislativo (n° 267) che ha abrogato una norma del 1949 che fino ad allora non aveva consentito l'applicazione dello Statuto. Per questo l'assessore agli Enti locali e Urbanistica Cristiano Erriu è soddisfatto. «È la prima volta dal 2006, cioè da quando è stata prevista la Commissione paritetica per il trasferimento dei beni storico-artistici, che viene individuato un primo elenco di immobili da trasferire in applicazione, oltre che di una norma, anche di un generale principio di leale collaborazione tra le due Amministrazioni», sottolinea Erriu. «Figurano alcuni beni di grande rilievo storico, artistico e culturale. Alcuni di loro sono già in uso ad Enti e a privati. Gli altri saranno trasferiti ai Comuni o concessi in uso con procedure di valorizzazione che consentiranno di creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo per il territorio. La maggior parte dei beni», aggiunge l'assessore, «ha una naturale destinazione ambientale o turistica e su questo versante la Regione intende muoversi». Erriu precisa poi che «la firma di questi elenchi ha istituzionalizzato una modalità operativa da parte della Commissione paritetica, la quale da oggi in poi potrà procedere più spedita nel trasferimento di ulteriori beni identitari di particolare pregio, quali i siti archeologici».
IL FARO Tra i beni già in uso ai privati c'è il faro di Capo Spartivento. Abbandonato da 45 anni, nel 2007 venne trasformato in una piccola Guest house a cinque stelle dall'imprenditore cagliaritano Alessio Raggio. Gestita da privati anche la Grotta Marcello di Cagliari è stata un rifugio nell'epoca bellica e poi un locale: oggi c'è una pizzeria.
LA COMMISSIONE La commissione paritetica è composta da un esponente del Ministero dell'Economia e Finanze, da uno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e da due rappresentanti dell'Amministrazione regionale: i docenti universitari Pietro Ciarlo e Antonio Tramontin. (f. ma.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 18 marzo 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 12 - Edizione CA)
Dai Comuni alle Asl, agli Atenei: il censimento dei mezzi di servizio delle amministrazioni
AUTO BLU E GRIGIE, ECCO DOVE SONO

Sassari batte Cagliari. E la Giunta regionale viaggia con l'autista Il Comune di Cagliari ha più auto della Regione - 85 contro 83 - ma quest'ultima batte tutti per le berline con autista a uso esclusivo: il governatore Francesco Pigliaru e i suoi 12 assessori ne hanno infatti a disposizione ben 15, appena una invece Massimo Zedda e la sua squadra.
IL CENSIMENTO È soltanto una delle tante curiosità che emergono spulciando il Censimento delle auto delle pubbliche amministrazioni disponibile sul sito del Dipartimento della funzione pubblica. Numeri riferiti ancora all'anno 2016, anche se a breve dovrebbe uscire il report del 2017, che sembrano però certificare come il parco mezzi degli enti pubblici sia ancora molto (troppo?) consistente e, secondo alcune ricerche, starebbe persino crescendo. Il tutto ovviamente al netto della fondamentale distinzione tra le vere e proprie “auto blu” - cioè veicoli di grossa cilindrata con autista utilizzati da amministratori e dirigenti - e invece quelle di servizio - spesso persino malconce - che vengono usate dai dipendenti per svolgere il loro lavoro, chiamate anche “auto grigie”, che sono la netta maggioranza.
I COMUNI SARDI Tra i Comuni dell'Isola il record a sorpresa non è del capoluogo bensì di Sassari, che vanta un parco mezzi composto da 93 auto (ma erano addirittura 108 nel 2015), di cui una a uso esclusivo con autista. Delle 85 auto di Cagliari invece 3 sono in comodato e, come già detto, solo una è davvero considerabile come blu. A Olbia le auto in totale sono 32, a Iglesias 31, a Nuoro 27 mentre Oristano ne ha 26. A Quartu Sant'Elena, terzo comune dell'Isola per numero di abitanti, i veicoli di servizio sono appena 7, come a Carbonia.
LA REGIONE Tanto spazio sembra invece esserci nei garage di via Roma dove ha sede il Consiglio regionale, istituzione che ha in dotazione appena 4 auto di servizio nessuna delle quali con autista. Ben altra musica in viale Trento dove la Giunta ne ha a disposizione in tutto 79, tra cui - oltre alle 15 blu - altre 40 con autista che vengono però utilizzate da più personalità istituzionali a seconda delle necessità.
LE PROVINCE Il report del 2016 ha fotografato anche il parco auto delle vecchie Province, ora presumibilmente ridistribuito tra i nuovi enti: quella di Cagliari ne aveva 57 tra cui 3 blu, quella di Carbonia e Iglesias 24, quella di Nuoro 22 (ben 4 però a uso esclusivo con autista), quella di Oristano 13 e quella di Sassari 12. Come si può notare il quadro è parziale e il motivo è semplice: non tutti gli enti hanno risposto al censimento, tanto che a livello nazionale la percentuale dei collaborativi rappresenta solo il 60% del totale.
ASL E ALTRI ENTI Tra gli inadempienti ci sono anche le Asl sarde, ora confluite nell'Ats, di cui sono a disposizione solo i dati dell'anno prima: quella di Cagliari ad esempio aveva in dotazione 60 auto di cui 2 blu, ma a sorprendere - salvo errori nella compilazione del dossier - è il dato della Asl di Oristano con ben 119 auto di servizio. Restando nell'ambito sanitario si scopre che delle 12 auto di cui dispone l'Azienda ospedaliera Brotzu quelle blu sono ben 5 (e sarebbe interessante sapere chi le utilizza), mentre tra le 7 dell'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari 3 sono con l'autista ma senza l'uso esclusivo.
UNIVERSITÀ E TRIBUNALI Si trattano bene le Università: Cagliari ha 10 auto di cui una blu, Sassari addirittura 38 (ma il dato è riferito al 2015). Capitolo a parte meritano i Tribunali che non figurano nel censimento. Generalmente ogni ufficio giudiziario ha a disposizione almeno un'auto di servizio ma la situazione complessiva reale non è ricavabile neanche dal sito del Ministero della Giustizia. Nel palazzo di Cagliari ad esempio un'auto con conducente è a disposizione del presidente della Corte d'Appello, mentre altre tre vengono usate dalla Procura Dda e da quella ordinaria e una dal Tribunale di Sorveglianza. Un dato certamente indicativo è quello relativo al numero di autisti in servizio nei vari palazzi di giustizia della Sardegna: 6 per le Corti d'Appello di Cagliari e Sassari, 33 nei Tribunali e 29 nelle Procure. In tutto sono 68 conducenti, anche se ovviamente il numero di “auto grigie” a disposizione potrebbe essere più alto.
Massimo Ledda

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 18 marzo 2018 / Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
SCIENZA Innovazione e mare: concorso del Crs4
In palio c'è un viaggio a bordo della barca a vela Adriatica, che compirà il periplo dell'Isola. Il premio è destinato a 48 studenti delle scuole secondarie superiori, dai 16 anni in su. Per aggiudicarselo, i giovani dovranno partecipare al Lab Boat video contest, presentare un video di un minuto, che ruoti attorno alle parole scienza, innovazione, tecnologia e mare, e ottenere il maggior numero di voti.
L'iniziativa “Lab Boat, navigare con la scienza” è promossa dal Crs4, il Centro di ricerca del Parco tecnologico della Sardegna, ed è finanziata dalla Fondazione di Sardegna in collaborazione con 12 realtà scientifiche. Il contest è stato prorogato fino al 10 aprile. Saranno premiati i video che avranno ottenuto tanti like sul sito del progetto e che avranno ricevuto una valutazione positiva per originalità, creatività e coerenza da apposita giuria. Il viaggio, suddiviso in sei tappe, avverrà in equipaggio con ricercatori, e si svolgerà dal 21 aprile al 10 maggio. A ogni tappa, che durerà massimo 24 ore, saliranno 8 studenti. Il primo imbarco avverrà a Cagliari, poi ad Arbatax, Olbia, Alghero, Oristano e Carloforte con rientro a Cagliari.
Per informazioni più dettagliate si può visitare il sito http://www.labboat.it/crs4-video-contest/. A questo indirizzo sarà possibile anche votare i video partecipanti dall'11 al 15 aprile prossimi.
(e. b.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 18 marzo 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
Hanno 600 milioni di anni: allora emerse un'isola che verrà chiamata Sardegna
Nel Sulcis-Iglesiente scoperte le rocce più antiche della Terra

Pianeta Terra, 600 milioni di anni fa. C'è un grande continente, Gondwana, e poche isole raggruppate in sperduti atolli, il tutto circondato da un immenso oceano. Nel cuore della terra, però, le placche continuano a muoversi, a premere l'una contro l'altra alla velocità di qualche metro ogni milione di anni. La pressione della placca africana su quella euroasiatica deforma i fondali marini e li fa emergere in gigantesche onde di roccia. Al centro del mare che diventerà il Mediterraneo, affiora un atollo. L'erosione farà scivolare la roccia più tenera (gli scisti) nelle vallate, sulle cime affioreranno calcari e dolomie, più raramente arenarie.
L'ALBA DEL MONDO Accadeva durante il Cambriano, il più antico dei periodi geologici in cui è suddivisa l'era Paleolitica. Trascorreranno centinaia di milioni di anni, altre terre emergeranno dal fondo del mare, il grande continente si dividerà. Eruzioni vulcaniche, movimenti tellurici, depositi sedimentari modelleranno le terre emerse. Così è nata l'Italia. L'uomo arriverà più di 550 milioni di anni più tardi, ma la Sardegna c'era già.
TERRA ANTICA Area mineraria di Iglesias, anno 2018. «Vede quella cima laggiù? Lì c'è la miniera di San Giovanni». Ci troviamo nei pressi di un altro vecchio cantiere minerario, Monteponi, situato dall'altra parte della vallata percorsa dal rio San Giorgio. Luciano Ottelli è un geologo di lungo corso. Conosce il Sulcis- Iglesiente e le sue rocce come pochi. Ha diretto miniere e minatori, esplorato e studiato suolo e sottosuolo, fedele al motto che Alberto Lamarmora aveva inciso sul suo martello: “Interroga la terra, ti risponderà”.
IL MISTERO Proprio la terra ha svelato un mistero affascinante: quelle montagne di calcari e dolomie che contornano la valle del rio San Giorgio appartengono a un atollo primordiale affiorato dal grande oceano nella notte dei tempi. Era un lembo di terra abbastanza piccolo, ristretto al sistema montuoso che parte dal Marganai e arriva fino al massiccio del Basso Sulcis: darà origine alla Sardegna e si rivelerà come la terra più antica d'Italia e tra le più antiche d'Europa. Luciano Ottelli non ha dubbi: «Le rocce dei nostri monti risalgono al periodo Cambriano ossia ad almeno 560 milioni di anni fa».
Come può dirlo?
«Sono i fossili che ci danno l'età: abbiamo trovato i trilobiti, organismi marini che risalgono al Cambriano. Non si può sbagliare, i fossili testimoniano l'età delle rocce in cui si trovano».
In che modo avete stabilito che quelle del Sulcis sono le montagne più antiche?
«Semplice: in tutta Italia non esistono altri affioramenti di calcari o dolomie databili al Cambriano».
E in Europa?
«C'è qualcosa in Irlanda, Francia, Spagna e Gran Bretagna. Nel Galles sono stati effettuati i primi studi sulla datazione di quelle rocce. Il periodo è stato chiamato Cambriano da Cambria, il nome celtico del Galles».
L'analogia con la Sardegna?
«Nei nostri monti abbiamo trovato gli stessi fossili di trilobiti trovati in Irlanda nel Cambriano».
Quanto all'Italia?
«È arrivata dopo, comprese le Alpi e gli Appennini che risalgono al Siluriano, non meno di 80-100 milioni di anni dopo».
Come ha fatto un atollo a diventare l'isola in cui viviamo?
«La Sardegna è un mosaico che si è formato con una successione di eventi come eruzioni vulcaniche, depositi sedimentari, movimenti tettonici che hanno modificato il territorio».
Per esempio?
«Alla fine del Paleozoico sono affiorati i graniti che costituiranno l'ossatura del sistema Sardegna-Corsica».
Quando è finito questo processo?
«Diciamo che la configurazione attuale risale a un milione di anni fa, allorché si sono delineate le coste e hanno avuto luogo gli ultimi eventi vulcanici».
«Sarà la configurazione definitiva?
«Affatto, l'evoluzione continua, ma non si vede durante i 100 anni della vita di un uomo. I cambiamenti si apprezzano nell'arco dei millenni».
La longevità della Sardegna è solo un record accademico o ha anche una qualche utilità?
«È un unicum geologico: in un territorio così piccolo è concentrata la storia della Terra e si trovano tutti i tipi di roccia. È un'università a cielo aperto, un'autentica palestra geologica. Vengono da tutto il mondo a “interrogare” le nostre rocce».
Bisognerebbe approfittarne.
«Avevo proposto di creare un parco geologico e una scuola di Geoingegneria dove studiare le rocce, sperimentare le tecniche di scavo: non se n'è fatto nulla. Ora c'è addirittura il rischio che chiuda la facoltà di Geologia».
Sandro Mantega




 

La Nuova Sardegna

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 18 marzo 2018 /
Sassari - Pagina 30
ERSU, MANCA ANCORA IL PRESIDENTE: BLOCCATA LA PROGRAMMAZIONE
Con un Cda incompleto non si possono utilizzare le risorse messe a disposizione dall'università
La designazione spetta di diritto al governatore Pigliaru in accordo con il rettore Carpinelli
di Pinuccio Saba
SASSARI Da otto mesi il timone dell'Ersu di Sassari è in mano al direttore generale Antonello Arghittu. Non perché siano cambiate le regole, ma più semplicemente perché la "politica" non riesce a nominare il presidente del consiglio di amministrazione, la vera e istituzionale guida dell'Ersu. Tutti gli altri componenti del Cda sono stati eletti o incaricati: Mariangela Pinna dagli studenti, Ciriaco Carru da docenti e ricercatori; Giovanni Antonio Ruzzittu e Giovanni Maria Cubeddu, dal consiglio regionale. Il presidente dovrebbe essere nominato dal presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru di concerto con il rettore dell'ateneo sassarese. In questi mesi si è creato un vuoto di potere, solo in parte colmato dal direttore generale che infatti può operare solo per l'ordinaria amministrazione. Una situazione che rischia di tarpare il futuro dell'università di Sassari. E che secondo il consigliere regionale di Forza Italia Marco Tedde è da attribuirsi «ai consiglieri regionali di centrosinistra espressi dalla provincia di Sassari» che «serbano un religioso silenzio su questo fragoroso schiaffo al glorioso ateneo turritano. Pigliaru capisca una volta per tutte che l'ateneo e gli studenti hanno necessità che dopo otto mesi di stasi venga consentito all'Ersu di funzionare con la nomina del presidente del cda». Considerazioni parzialmente condivise dalla componente eletta del Cda: la reppresentante degli studenti Mariangela Pinna attende da luglio di poter operare all'interno del cda mentre il professor Ciriaco Carru, qualche settimana fa, non nascondeva i timori di un futuro incerto per l'ateneo visto che senza un organismo completo «non si può stilare il bilancio di previsione, non si possono pubblicare i bandi per le case, per la casa dello studente, per le borse di studio» ma anche per impegni di spesa minori che però necessitano di un mandato ufficiale da parte del cda. Per non parlare poi del progetto per il nuovo campus universitario «per il quale c'è già stato un dannoso definanziamento di 20 milioni di euro» denuncia Marco Tedde. Uno degli aspetti difficili da comprendere, poi, è il differente trattamento riservato all'Ersu di Cagliari e a quello di Sassari. A Cagliari, infatti, il cda è stato integrato con la nomina del presidente fin dallo scorso mese di settembre. Certo, c'era in progetto di unificare l'Ersu di Sassari con quello di Cagliari, ma la proposta di legge è stata ritirata proprio alla fine dell'estate. Dall'università sassarese arriva quindi una richiesta precisa: fare in fretta per non pregiudicare il futuro dell'ateneo.

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