Sabato 10 marzo 2018

10 marzo 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 10 marzo 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
RISORSE IN AUMENTO
Borse di studio, dal governo ecco 11 milioni

La Sardegna avrà dal governo nazionale 11 milioni e 158mila euro per le borse di studio universitarie del 2017. Si tratta di un premio da parte dello Stato per le Regioni che investono maggiormente nel diritto allo Studio: è di giovedì il parere favorevole della Conferenza Stato Regioni alla distribuzione dei finanziamenti 2017 del Fis (fondo integrativo statale), che premia la Regione.
«L'istruzione, a tutti i livelli, è stata fin dal primo giorno una priorità di questa Giunta. Nel 2014 solo il 56% di chi ne aveva diritto otteneva una borsa di studio. Oggi siamo al 100% e possiamo fare ancora meglio», spiega il presidente della Regione Francesco Pigliaru. «La nostra azione ha portato a un conseguente aumento dello stanziamento statale che, rispetto ai circa 4 milioni concessi all'inizio della nostra legislatura, ora è maggiore di oltre il 170%». E nel 2018 è previsto un nuovo aumento, fino a raggiungere i 13 milioni.
«È un risultato molto importante del quale possiamo dirci davvero soddisfatti», ha commentato l'assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena, «e che premia il lavoro fatto in questi anni dalla amministrazione per il diritto allo studio: una delle primissime azioni di questa giunta. Le risorse che abbiamo destinato alle borse negli ultimi anni accademici ci hanno permesso di soddisfare la totalità delle richieste degli studenti idonei». L'aumento delle risorse, nel 2018, «consentirà di ampliare la platea degli studenti che beneficeranno della borsa di studio».

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 10 marzo 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
SA DUCHESSA. Gli affreschi sulle pareti dell'aula Capitini
Street art all'Università, l'opera di Manu Invisible

La street art supera a pieni voti l'esame dell'Università. Gli affreschi di Manu Invisible decorano i muri dell'aula magna Capitini a Sa Duchessa dove, ieri mattina, in tanti hanno potuto ammirare l'opera dell'artista cagliaritano, ormai noto in tante parti del mondo: lungo le due pareti laterali scivolano due parole, apprendimento e conoscenza, ciò che si compie ogni giorno dentro le aule universitarie.
Un'opera creativa, realizzata con la tecnica dell'affresco, perfezionata a Firenze all'Accademia del Giglio, come tutte le altre che segnano la carriera del giovane street artist: pur restando anonimo, col volto sempre coperto da una maschera nera, Manu Invisible si è fatto conoscere e apprezzare in città, con la sua firma che domina sui cavalcavia e muri cagliaritani e dell'hinterland. «Oggi l'Ateneo si arricchisce di un'opera che unisce cultura e bellezza, cultura e arte», spiega la rettrice Maria Del Zompo, presentando il progetto, da lei fortemente voluto e appoggiato dalla preside di Studi umanistici, Rossana Martorelli, e dalla docente di Storia dell'arte, Pamela Ladogana, che ha guidato gli studenti autori anche di un video su tutte le fasi di realizzazione dell'opera. Per Manu Invisible la tappa all'Ateneo cagliaritano segna il suo primo incontro con l'Università in tutta Italia, subito dopo il tributo a Michelangelo nell'omonimo liceo scientifico e a oltre un anno dal ritratto del Foscolo sulla parete della scuola media. A spiegare il lavoro dell'artista («sempre ai chiari di luna e mai con luci artificiali») è la curatrice d'arte, Raffaella Venturi, che ha seguito Manu in molte sue performance e lo definisce, tanto per farne capire il valore, «persona con una forte intelligenza sociale», oltre che un neo-romantico artistico 2.0. Ora la sua firma è dentro l'Università. (c. ra.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 10 marzo 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Contributo del Comune
per le famiglie povere

Un paracadute per chi non può usufruire del Rei (reddito di inclusione). Il Comune ha attivato alcune misure a sostegno delle persone povere che pur non avendo i requisiti per beneficiare dei contributi Rei hanno quelli per partecipare al bando regionale Reis (reddito di inclusione sociale). Il contributo verrà garantito attraverso due tipologie di intervento. Da una parte si proseguirà con il Reis per coloro che ne hanno beneficiato nel 2017, dall'altra si aprirà a nuove richieste. «I cittadini in graduatoria Reis nel mese di dicembre, che non hanno i requisiti per il Rei, devono presentare entro il 31 marzo la nuova dichiarazione Isee in corso di validità (inferiore a 5.000 euro), corredata dal modulo di accompagnamento, con le seguenti modalità: o presso le sedi territoriali di appartenenza» si legge nella nota dell'amministrazione. L'intervento scadrà quando la Regione pubblicherà le nuove linee guida. Scadranno il 30 marzo i termini per fare richiesta del contributo idrico integrato. Il bando è pubblicato sul sito del Comune. La Regione ha prorogato invece il termine per richiedere il contributo per l'affitto di casa che gli studenti che frequentano l'Università fuori dall'Isola. La nuova scadenza è fissata al 19 marzo. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito internet.

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 10 marzo 2018 / Speciale (Pagina 46 - Edizione CA)
IN PILLOLE
BIOGRAFIE. Di Maria Cristina Secci
Eva Mameli Calvino e gli anni cubani

Ricercatrice di Lingua e Traduzione all'università di Cagliari, Maria Cristina Secci scandaglia gli archivi storici cubani per ricostruire in un volume nel contempo agile e rigoroso la biografia di Eva Mameli (Sassari 1886 - Sanremo 1978), botanica e naturalista, la quale, dopo aver sposato il massone e anticlericale Mario Calvino, si imbarcherà trentaquattrenne sul transatlantico Aquitania alla volta di Cuba per assumere la direzione del dipartimento di Botanica a Santiago de las Vegas, dove nel 1923 nascerà Italo. Oltre alle tappe salienti dell'esperienza in terra caraibica, di Eva Mameli l'autrice delinea con dovizia di dettagli anche le principali esperienze formative nonché il periodo dell'insegnamento universitario e della direzione dell'Orto botanico di Cagliari, al fine di valorizzare la figura, ancora poco conosciuta, della grande scienziata sarda. (Fabio Marcello)

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 10 marzo 2018 / Sport (Pagina 49 - Edizione CA)
L'ESPERTO. Ecco gli effetti del farmaco proibito ai calciatori
Può espellere altre sostanze

Che cosa è l'Idroclorotiazide? Non è un farmaco dopante, ma potrebbe essere usato per espellere altre sostanze magari vietate. Lo certifica il professor Andrea Loviselli, direttore della scuola di specializzazione in Medicina dello Sport della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Cagliari: «Come il Clortalidone è un diuretico blando. Viene usato in forma cronica per curare lo scompenso cardiaco o l'ipertensione arteriosa».
Quali sono gli effetti?
«Riduce la quantità di potassio nel sangue ed è quindi un po' astenizzante: riducendo il potassio, dà debolezza muscolare».
Come mai è vietato ai calciatori?
«Senz'altro non ha una funzione dopante, non contiene anfetamine per intenderci. Insomma, un calciatore avrebbe meno forza dopo averlo assunto. Gli atleti magari lo assumono per smaltire liquidi. Certo, espelle anche sostanze che possono essere vietate, in quanto diuretico».
Sicuro che non migliori la resa in campo?
«Non accresce la performance sportiva, al contrario del farmaco assunto dall'altro giocatore di Serie A risultato positivo al test antidoping, che migliora la respirazione».
A chi viene somministrato?
«Agli anziani per la pressione. Se però le analisi di laboratorio vengono effettuate con precisione, anche queste ultime possono essere riconosciute. Più in generale, è indicato per una lieve ipertensione ed è preventivo per problemi di pressione».
Ieri, alla Cittadella Universitaria di Monserrato, Loviselli ha presieduto un convegno sul recupero fisico del calciatore professionista, cui sono intervenuti anche i rappresentanti del Cagliari.
Lorenzo Piras

 

6 - L’UNIONE SARDA di sabato 10 marzo 2018 / TV e Radio (Pagina 55 - Edizione CA)
Videolina, ore 21
Ippocrate: asma, quali i rimedi?

Ippocrate, il talk show condotto da Federico Mereta e Andrea Frailis dedicato al mondo della salute si occupa in questa puntata di asma grave. Dalle 21, questa sera, su Videolina, intervengono il professor Stefano Del Giacco, professore associato di Medicina Interna nell'Università di Cagliari e responsabile Allergologia e Immunologia Clinica del Policlinico Universitario della AOU di Cagliari e il dottor Guido Sanna, presidente Sardegna Fimmg - Metis.





 

La Nuova Sardegna

 

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 10 marzo 2018 / Sardegna - Pagina 7
Borse di studio, dal Governo
undici milioni per l'isola

CAGLIARI Iscriversi all'università conviene. Non solo perché i laureati hanno più possibilità di trovare lavoro rispetto ai diplomati ma anche perché studiare negli atenei accademici sardi sta diventando economicamente più conveniente rispetto al passato. Il governo, infatti, ha assegnato alla Sardegna 11milioni e 158mila euro per le borse di studio universitarie del 2017, quasi il 50% in più rispetto al 2016, quando erano stati stanziati per gli atenei sardi 7milioni e 147mila euro. Si tratta di una quota premiale da parte dello Stato per le regioni che investono nel diritto allo studio. Due giorni fa la conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera alla ripartizione dei finanziamenti 2017 del Fis (fondo integrativo statale), che premia il lavoro fatto dalla regione Sardegna, con un investimento importante e strategico sul diritto allo studio.«L'istruzione, a tutti i livelli, è stata fin dal primo giorno una priorità di questa Giunta - ha detto orgoglioso il presidente della Regione, Francesco Pigliaru - Nel 2014, quando abbiamo iniziato a governare noi, solo il 56% di chi ne aveva diritto otteneva una borsa di studio. Oggi siamo al 100% e possiamo fare ancora meglio». «L'azione che abbiamo portato avanti ha aumentato sistematicamente e in modo molto significativo, in questi anni, le risorse per il diritto allo studio - ha continuato Pigliaru -. Ciò ha portato a un conseguente aumento dello stanziamento statale che, rispetto ai circa 4 milioni concessi all'inizio della nostra legislatura, ora è maggiore di oltre il 170%. I 9 milioni che abbiamo investito nel 2017 sono una cifra importante che sarà ulteriormente incrementata nel 2018 grazie allo stanziamento previsto dal Consiglio regionale e che la porterà a toccare i 13 milioni. Insieme all'azione del governo nazionale, che da una parte premia i comportamenti virtuosi come quelli della Sardegna, e dall'altra aumenta ulteriormente lo stanziamento complessivo, tutto questo ci fa fare enormi passi avanti nel garantire il diritto allo studio universitario permettendoci di consolidare e, anzi, di estendere i buoni risultati già raggiunti». Soddisfatto anche l'assessore della Pubblica Istruzione, Giuseppe Dessena. «È un risultato molto importante che premia il lavoro fatto in questi anni dalla amministrazione per il diritto allo studio, una delle primissime azioni di questa giunta. Le risorse che abbiamo destinato alle borse negli ultimi anni accademici ci hanno permesso di soddisfare la totalità delle richieste degli studenti idonei. E quest'anno abbiamo fatto ulteriori passi in avanti: nel bilancio 2018 ci sono 13 milioni di euro per le borse, con 9 milioni in più rispetto allo scorso anno. Questo consentirà di ampliare la platea degli studenti che beneficeranno della borsa di studio». «Con i tre milioni e mezzo aggiuntivi rispetto al 2016 - aggiunge il consigliere Roberto Deriu, vicecapogruppo del Pd - a disposizione degli studenti sardi ci sono adesso oltre 27 milioni. Abbiamo dunque i mezzi finanziari per intraprendere due strade: una riguarda l'aumento degli importi delle borse, troppo basse rispetto ai parametri nazionali, la seconda concerne invece l'innalzamento della soglia Isee degli aventi diritto alla borsa, la quale va portata al massimo previsto a livello italiano, cioè 23mila euro». (g.z.)

 

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 10 marzo 2018 / Atlanti - Pagina 14
Web > Sicurezza
CYBERPIRATI ALL'ATTACCO
«MA I NOSTRI STUDENTI SAPRANNO FERMARLI»
La nuova laurea magistrale in attivazione all’Università di Cagliari
“Fare i conti con l’intelligenza artificiale per proteggere le aziende”

di Stefano Ambu
Piccole e grandi intelligenze artificiali. Dai dispositivi frenanti delle auto ai sofisticati meccanismi delle grandi industrie. Il pericolo non è roba da fantascienza: ci sono mille motivi che potrebbero convincere un malintenzionato ipertecnologico a entrare nei sistemi e provocare disastri. Morale della favola: le aziende cercano ingegneri informatici in grado di scrivere programmi sempre più sofisticati tenendo presenta il fattore sicurezza. O meglio cybersicurezza. Chi li forma? L'Università di Cagliari. Titolo - e studi - in inglese: nella facoltà di Ingegneria e Architettura a Cagliari è prevista l'attivazione del corso di laurea magistrale in Computer engineering, cybersecurity and artificial intelligence. In realtà l'ateneo del capoluogo ha già formalizzato la proposta al Ministero e sta aspettando valutazione e risposta. Ma non ci dovrebbero essere problemi. «L'ingegnere informatico - spiega Giorgio Giacinto, docente di sistemi di elaborazione delle informazioni al dipartimento di Ingegneria elettrica e elettronica - che sviluppa sistemi per aziende e industrie non può non tenere conto della sicurezza informatica: bisogna proteggere l'azienda da eventuali attacchi perché i sistemi sono raggiungibili dall'esterno. L'ingegnere informatico deve quindi far i conti con l'intelligenza artificiale. Che è dappertutto, anche in una banalissima ricerca su internet. Sino a sistemi più complessi come la profilazione degli utenti o quello che avviene con i robot che in maniera più o meno sofisticata noi possiamo usare tutti i giorni». Non solo, ci sono altri aspetti che legano intelligenza artificiale e cybersicurezza. «Da un lato l'intelligenza artificiale è usata nella cybersecurity per poter analizzare i sistemi e poter individuare in maniera tempestiva gli attacchi - continua -. Allo stesso modo, essendo molti sistemi equipaggiati da un motore che usa intelligenza artificiale, una delle mire di chi compie gli attacchi è proprio quella di puntare a colpire la stessa intelligenza artificiale». L'esempio più lampante è quello dei sistemi intelligenti e tecnologici che regolano il funzionamento delle automobili: se qualcuno interviene dall'esterno per non far attivare i dispositivi frenanti di ultima generazione che cosa succede a una macchina in mezzo al traffico? «Questo corso - precisa Giacinto - si basa su anni di studi, ricerche e di esperienze in questo settore. Parliamo agli studenti non di qualcosa che abbiamo sentito da qualche parte, ma di argomenti che trattiamo e su cui lavoriamo da tempo».Il gruppo cagliaritano, trenta persone tra docenti, ricercatori, dottorandi e collaboratori - Fabio Roli è il direttore del Pra Lab, la struttura che si occupa dello sviluppo di "pattern recognition" per applicazioni biometriche, di videosorveglianza, intelligenza d'ambiente e di sicurezza dei sistemi e delle reti informatiche - è stato spesso ascoltato dal Dipartimento della sicurezza della Stato, in parole povere dai servizi segreti. E viene invitato in tutto il mondo a parlare di cybersicurezza. Un corso in inglese, perché? Non per far scappare gli studenti fuori dall'Italia. «C'è mercato in Sardegna e nel resto d'Italia - precisa Giacinto -, l'utilizzo dell'inglese è legato al fatto che stiamo parlando di una comunità che parla inglese: le informazioni di ultimo grido, da leggere e da comunicare sono in inglese». Secondo motivo: la lingua non italiana rientra nell'obiettivo strategico dell'ateneo di aumentare l'internazionalizzazione.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 10 marzo 2018 / Cultura e spettacoli - Pagina 37
Alla facoltà di Studi umanistici di Cagliari il writer inaugura una sua opera voluta dal rettore
MANU INVISIBLE, DAI TRIBUNALI ALL'ATENEO

di Sabrina Zedda
CAGLIARIPer ammirare l'opera nella sua interezza non basta starci davanti: la visione corretta è laterale, possibilmente sistemandosi nell'alto della sala, dove a indicare il punto esatto di osservazione sono due impronte di scarpe sul pavimento. Non siamo in un museo, ma nell'aula magna del "Corpo aggiunto" della facoltà di Studi umanistici, a Cagliari. È qui che da ieri è entrata la street art di Manu Invisible, non più relegata a qualcosa di strada ma finalmente con un carattere istituzionale. "Apprendimento" e "Conoscenza" sono le due scritte realizzate sulle pareti dell'aula dal giovane artista sardo che per mantenere un alone di mistero si presenta mascherato. Un lavoro eseguito nell'arco di due mesi (dall'8 gennaio al 5 marzo) attraverso un intervento chiamato "lettering", una tecnica di scrittura che pesca dal writing americano. Addio dunque a quei vecchi mattoni rossi datati anni Settanta, che facevano tanto di noia e di vecchio. D'ora in poi le lezioni si svolgeranno in un luogo più inclusivo. Dove le due scritte non sono casuali, ma simboleggiano due tesori: il rubino, con il suo rosso, per la parola "Conoscenza", e il diamante per "Apprendimento". Vocaboli che, nelle intenzioni dell'autore stanno a indicare i valori cardine dell'istruzione: l'apprendimento che, attraverso l'impegno e la determinazione, si spera si trasformi in conoscenza.E così, mentre in passato qualcuno ha pensato di portare in tribunale l'arte di Manu Invisible, considerandola buona solo a imbrattare i muri, la rettrice dell'Università, Maria Del Zompo, ha voluto guardare più avanti. È stata lei a commissionare il lavoro allo street artist: «Quest'opera - spiega - renderà più leggero lo studio. E, soprattutto, permetterà di apprezzare due cose che dovrebbero stare sempre insieme: la cultura e la bellezza». È la prima volta che una facoltà universitaria apre le porte a questo genere artistico. Un fatto da non sottovalutare perché, ha osservato la storica dell'arte Pamela Ladogana «attraverso il riconoscimento di lavori di street art in una sede istituzionale si consacra un'arte che non è nata per essere commissionata». Per la realizzazione dell'opera Manu Invisible non ha trascurato alcun dettaglio: poiché si tratta di un lavoro eseguito, oltre che con la pittura spray, con la tecnica dell'affresco, si è recato a Firenze per prendere lezioni da un maestro. Ha poi curato tutta la parte edilizia, tenendo conto dello stato dei muri e del clima. Infine, si è messo all'opera, lavorando soprattutto di notte, il momento della giornata in cui si sente maggiormente ispirato. Tutto è avvenuto con l'aiuto di alcuni studenti che in un bel video di quattro minuti, da loro musicato, hanno immortalato, una dopo l'altra, le diverse fasi dell'intero processo artistico. «Trovo squisitamente sociali le due parole dell'opera - sottolinea la curatrice d'arte Raffaella Venturi -, una a fianco all'altra sono una sorta di breviario dell'umanesimo. Stanno bene in una facoltà umanistica». In Sardegna Manu Invisible è conosciuto soprattutto per i murales che abbelliscono diversi cavalcavia lungo la statale 131. Negli anni ha saputo però farsi notare anche nel resto d'Italia e all'estero. Anche se non sempre la sua opera è stata capita: cinque volte è stato trascinato in tribunale, ma è sempre stato assolto. Perché, hanno detto i giudici, la sua è arte vera. Le opere dei vandali sono un'altra cosa.

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 10 marzo 2018 / Atlanti -Pagina 15
Giardini > Cagliari
ORTO DEI CAPPUCCINI Una nuova vita tra storia e natura

di Sabrina Zedda
Per quasi tre secoli è stato il grande laboratorio dove i frati Cappuccini facevano crescere le loro erbe medicamentose, coltivavano l'orto, le piante di agrumi e, pare, fossero dediti anche all'allevamento. Poi l'abbandono e l'oblio. Spezzati solo di recente da un fino lavoro di recupero che ha restituito il vecchio Orto dei Cappuccini alla città. Ma il complesso vuole crescere ancora: gli otto mila ettari pianeggianti di frutteti, agrumeti, aree per i bambini e altre per il relax all'ombra degli olivastri potrebbero diventare solo una parte di un'area ancor più vasta che si ricongiunge ai vicini Anfiteatro romano e Orto botanico. Queste sono le intenzioni del Comune di Cagliari che, conscio del valore storico e naturalistico di questo polmone verde, punta adesso a un ulteriore recupero. «Grazie a un finanziamento di un milione di euro, potremo finalmente rendere fruibile un'altra parte - spiega l'assessore comunale alla Cultura e al Verde, Paolo Frau -. Si tratta dei costoni di roccia che portano fino al convento dei Cappuccini: saranno messi in sicurezza e ripuliti». Dati alla mano significa riportare il giardino a un'estensione di 12 mila ettari, con un accesso diretto in viale Sant'Ignazio, in un virtuoso incontro con l'Anfiteatro romano e l'Orto botanico. Ma il vantaggio non sarà solo quello di un grande percorso tra natura e archeologia nel cuore del capoluogo: «Una volta terminati i lavori - continua Paolo Frau - si vedranno meglio i disegni di quella che era la struttura originaria dell'orto. Un patrimonio di notevole pregio». Un prezioso tesoro datato 1595: è di quell'anno la fondazione, in viale sant'Ignazio, del primo convento dei Cappuccini in Sardegna. Contemporaneamente a questo, che nel giro di poco tempo crebbe sino a contare 65 celle per i frati, sorse anche l'orto. Un'area in cui si producevano i prodotti per la sussistenza non solo dei frati, ma anche dei tanti poveri di cui questi si occupavano. Nell'area i frati potevano contare su alcune antiche cave romane, che furono adibite a cisterne con un sistema d'irrigazione oggi ripristinato. Nel 1867 parte del convento e dell'orto passarono al Comune, e quella storia s'interruppe. Solo nel 2016 il giardino si è di nuovo aperto alla città. Non prima però di un importante intervento di ripristino: «Un recupero essenzialmente filologico, perché fatto nel rispetto del disegno storico», spiega ancora l'assessore al Verde. Così le varie zone sono ancora separate da muretti a secco. Il frutteto è stato ricreato proprio lì dove era una volta. Lo stesso è stato fatto per l'agrumeto e le piante aromatiche. Il visitatore che decidesse di concedersi qui una pausa relax, non troverà solo panchine o tavoli per una merenda, ma sarà anche circondato dai profumi e dai colori della lavanda, del rosmarino, del mirto, della salvia. Nei periodi di maturazione, troverà anche melograne, arance, susine, pesche, meloni, pomodori. Sino a poco tempo fa era permesso a tutti raccogliere un po' di questo ben di Dio. Ma per colpa di qualcuno poco educato ora ci pensano i guardiani, che dividono tra i visitatori. L'unica concessione riguarda le fragole, ma le possono cogliere solo i più piccoli che nel farlo si divertono un mondo. Nel frattempo il Comune ha fatto anche altri passi: ha chiesto che l'Orto dei cappuccini sia inserito nella list degli Giardini storici della Sardegna. Un circuito virtuoso capace di muovere turismo e sensibilità.



11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 10 marzo 2018 / Atlanti – Pagine 2 e 3
Luca Oggiano, ingegnere, applicherà la scienza allo sport per un'azienda australiana
«A ciascuno la sua tavola»
Il surf 2.0 è made in Sorso

di Mario Carta
Quando una scarpa calza come un guanto, sei a cavallo. Però a cavallo di un'onda non sempre puoi contare su un guanto adeguato, per impugnarla al meglio. Paragone calzante, quando si chiacchiera di surf e di tavole. Non sempre comode, quasi mai quella adatta a te, personalizzata.La tavola su misura. La tavola da surf. Non soltanto un'opera d'arte come la maggior parte di quelle moderne ma un attrezzo che - come una racchetta da tennis dev'essere il naturale prolungamento del braccio -, dovrebbe farti sentire tutt'uno con la cresta, sull'acqua. Che tu sia alto due metri o basso 1.70, che ti trovi ad affrontare un'onda di 3 metri o una di 2. Anche nel bowling ciascuno ha la sua boccia, quella nata apposta per lui. Nel tennistavolo ogni manico è unico e nel ciclismo la simbiosi fra singolo sellino e singolo fondoschiena è totale. Nel surf no, non ancora. Ma a garantire a ciascun surfista la sua tavola ideale, su misura, ci prova ora Luca Oggiano.Scienza applicata al surf. Trentotto anni, di Sorso, ingegnere con la passione per la chitarra e per il surf. Da Trondheim e dalla Norvegian University of Science, dove lavora nel Dipartimento di energia e process engineering, all'Australia. Non molto tempo fa ha pubblicato su Youtube un filmato nel quale ragiona di tavole e acqua, pesi e fluidodinamica, di coefficienti di drag, di pressione e di frizioni. Misteri e tecnicismi riservati agli iniziati, che qualcuno però ha presto tradotto in un'opportunità. «Grazie al mio lavoro - spiega l'ingegnere -, ho gli strumenti. Anche i calcoli sulle turbine eoliche galleggianti sono utili. Li ho applicati alle tavole da surf, ho provato a ragionarci e a pensarle con i miei attrezzi ingegneristici. Poi, giusto per sfizio ho pubblicato un video su Youtube, una delle principali aziende produttrici di tavole dell'Australia ha notato il filmato e mi ha contattato. Risultato: dal 15 marzo per tre settimane sarò a Brisbane per studiarci su. Lo scopo è uno solo: creare tavole da surf migliori, migliorandone il design». Luca Oggiano vive con la famiglia a Stavanger, nel sud della Norvegia. C'è il mare e non mancano le onde. Belle onde. «Lo scorso ottobre ad appena quattro chilometri da casa hanno fatto i campionati europei e non me ne sono perso un minuto - racconta -. C'era anche Alessandro Piu, sardo, fresco campione italiano, l'ho voluto conoscere. Io da ragazzino surfavo nella costa nord: Porto Ferro, Argentiera ma soprattutto Marritza, Lu Bagnu, Isola Rossa». E non ha mai smesso: «È vero, bardati di tutto punto ma in Norvegia si surfa anche sotto la neve. E quest'anno è andata alla grande, onde fantastiche e stagione più calda del solito».Non calda come in Australia, però, dove Luca Oggiano ora tornerà volentieri. «Ho vissuto per un anno a Melbourne per il dottorato. Da quelle parti il surf è sport nazionale insieme al rugby e una tavola ce l'hanno proprio tutti, dalla nonna alla nipotina. Ci torno volentieri, anche perché - sorride pregustando già lo spettacolo -, proprio in quel periodo è in programma una tappa del campionato mondiale. Non mi sembra vero di poter ammirare dal vivo gente che finora avevo visto solo in televisione».Onda su onda. Ma le tavole da surf si possono migliorare? Il primo accenno risale al 900 a.C. in Polinesia, stare sull'onda come forma d'arte religiosa. Ne parlò il capitano Cook dalle Hawaii nel 1778, nel 1886 anche Mark Twain ne sperimentò l'ebrezza. Nel 1907 nacque in Australia la Surf life saving association, poi la California, il Mercoledì da leoni, la Pattuglia dell'alba e sostanzialmente short e long board, con punte più o meno tonde. La prima pinna stabilizzatrice fu piazzata nel 1935 dal mitico Tom Blake. E oggi? «Il surf e le tavole ci sono da tanto tempo, vero - sostiene Luca Oggiano -, ma nella loro realizzazione da sempre prevale l'approccio artistico. Si sono rinnovati i materiali ma in prevalenza sono fatte a mano. Da gente di comprovatissima esperienza, certo, ma nessuno ci ha mai studiato a fondo per quel che riguarda l'aerodinamica». Ci si avvicinano gli studi su idroscafi e strutture plananti «ma dal punto di vista idrodinamico - sostiene l'ingegnere di Sorso -, questi studi applicati alle tavole sono carenti se non del tutto assenti. La mia ambizione è riuscire ad applicare l'ingegneria moderna a un qualcosa che è considerata come un'arte, una forma di divertimento piuttosto che uno sport».Sport olimpico. Uno sport olimpico, dai prossimi Giochi a Tokyo. Ed ecco quindi che c'è anche uno scopo economico. Con l'Australia in prima linea. «Con loro ho fatto una sorta di scambio alla pari, in cambio di viaggio e soggiorno cercheremo di capire insieme un po' di più di idrodinamica sulle loro tavole. Sarà divertente, terrò anche una conferenza per presentare un mio articolo scientifico sull'argomento e da appassionato qualche surfata non me la negherò. Magari a Burnley, uno degli spot migliori al mondo. E l'azienda che mi ha contattato è a pochi chilometri da una località che si chiama Surfer's paradise...»La strada è tracciata e segue chiara quella della spuma della cresta di un'onda. Per il surf ma anche per il sup, lo stand up paddle, quella tavolona che si porta con un remo standoci in piedi. «I miei ragionamenti sono applicabili a tutte le imbarcazioni in genere, ma il filmato su Youtube, per esempio - spiega Luca Oggiano - era riferito al sup». E da buon surfista, all'ingegnere nato a un passo dalla Marina di Sorso interessano in modo non secondario i riflessi agonistici della sua avventura progettuale. «Il mio scopo finale? Voglio riuscire a trasformare una tavola in un attrezzo adatto anche al surfista medio. Oggi è difficile scegliere la tavola: non ci sono indicazioni precise sul suo comportamento aerodinamico. Voglio sviluppare tavole migliori per poter dare al surfista un input dal punto di vista fisico, delle dimensioni geometriche, della resistenza e della portanza. Voglio arrivare al punto che sia possibile scegliere una tavola non solo per le sue dimensioni ma per le sue caratteristiche e le prestazioni che garantisce. Quando compro un'auto non la battezzo solo per le dimensioni ma per le sue prestazioni, e così dovrebbe essere anche nel surf». Una tavola su misura, insomma. «Sì _ prosegue l'ingegnere _. Come un abito della taglia giusta, che calza a pennello. Ai surfisti inesperti capita spesso di scegliere una tavola inadatta alle loro caratteristiche. C'è chi è alto e chi basso, chi preferisce sistemarsi più avanti e chi più indietro sull'attrezzo. Poi, due surfisti con la stessa esperienza hanno modi di surfare diversi. A uno serve più portanza nella parte frontale, all'altro no. Ci sono varie componenti. Ora si prende una tavola e ci si adegua, ci si abitua, mentre partendo già con la tavola adatta ci sono solo vantaggi».Obiettivo: ottimizzare.Non ci aveva mai pensato nessuno. Possibile? «Io non sono un grandissimo surfista, mi diverto. Sono un po' come il ciclista della domenica ma mi butto nelle onde di ogni dimensione e l'aspetto ingegneristico del surf mi ha sempre affascinato, a partire dalla tavola. In fondo non è altro che un pezzo di polistirolo che galleggia, e non è mai stato pienamente ottimizzato. Sono tra i primi a cercare di portare questi studi a livello ingegneristico. Non sono l'unico, ma ci sono e sono sicuro che si arriverà a un cambio di prospettiva nel giro di pochi anni. Il surf è diventato sport olimpico, cresceranno gli interessi economici, il mercato si amplierà. Gli stimoli non mancano». Made in Sorso, sulla cresta dell'onda. E sempre con il sorriso e l'abbronzatura di chi sa che l'onda giusta arriverà. «In questo campo andrà sempre meglio - conclude Luca Oggiano -. Arriveremo all'ottimizzazione della tavola per ciascun atleta. È un lavoro pionieristico ma ci si arriverà, a dare a ciascuno la sua tavola ideale. È stimolante, stiamo aprendo delle porte ed è questa la parte più divertente. Certo, l'esito finale del lavoro dà soddisfazione, ma dietro ci sono la passione e il tempo spesi quando tutto è nuovo, ed è questo che mi affascina». Come la prossima onda da cavalcare, ma stavolta sulla tavola giusta.
Dopo Froome le sue tute fanno diventare d'oro la Norvegia olimpica
SASSARI Non solo surf, Luca Oggiano è un ingegnere sportivo a tutto tondo. Ha lasciato la Sardegna a 18 anni per il Politecnico di Torino. La laurea, e subito il lavoro a Trondheim, alla Norvegian University of Science. Si è sposato in Norvegia e ha due figli, di 6 e 7 anni. Lavora principalmente nel settore dell'energia eolica, ma è richiestissimo anche nel settore dell'aerodinamica sportiva. L'anno scorso come capo progetto ha creato le super tute del Team Sky, che hanno fatto volare Froome e compagni nelle crono del Tour e in tutte altre le prove grazie a una serie di placche inserite integralmente nel body. Il lavoro non è concluso. «Ancora no, c'è sempre da migliorare. Con il Team Sky si prosegue - racconta Oggiano -, non ci si ferma mai. Bisogna sempre progredire, migliorare. Ora siamo nella fase della finalizzazione dei prodotti nuovi per quest'anno».Già, il Team Sky di Chris Froome. Ha saputo certo della squalifica del campione inglese alla Vuelta per il salbutamolo, un broncodilatatore. Doping. In attesa di un verdetto. Cosa ne pensa? «So che ancora non si può dire niente - dice Oggiano -. Dal mio punto di vista è un problema che non incide. Mi piace cercare di migliorare ma sono spinto più dalla curiosità che dal voler vincere, e di sicuro non tendo a strafare. Poi, che nella squadra Sky ci sia Froome o meno non mi interessa. Per me conta avere la possibilità di continuare nel mio lavoro, poi vedremo. Per quanto riguarda il doping, ne so quanto chiunque legga i giornali».Luca Oggiano nel campo sportivo ha portato la sua sapienza e la sua curiosità ingegneristica anche nel mondo dell'atletica, lavorando a delle tute speciali per i velocisti, e nel calcio sette anni fa era alla Adidas per la creazione del pallone Jabulani, quello usato ai mondiali del Sudafrica. «È stato interessante occuparmene, per il fenomeno aerodinamico che c'è dietro». E lo stesso vale per le tute sportive, sempre più specializzate, che si legano al nome dell'ingegnere di Sorso. «Ho seguito lo sviluppo di tute in tutti gli sport - conclude Luca Oggiano -, comprese quelle indossate dalle nazionali norvegesi alle ultime olimpiadi invernali. Hanno chiuso in cima al medagliere: 14 d'oro, 14 d'argento e 11 di bronzo. Hanno stravinto i Giochi. Niente male per una nazioncina di 5 milioni di abitanti, o no?». (mac)

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