Martedì 6 marzo 2018

06 marzo 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Lavoro (Pagina 49 - Edizione CA)
RIVOLUZIONE DIGITALE: AZIENDE A CACCIA DEI DATA SCIENTIST
L’ateneo di Cagliari ha avviato un corso per i maghi dei numeri virtuali
400.000 I POSTI DI LAVORO SCOPERTI IN EUROPA

Si chiamano Data scientist. Fanno un mestiere che non ha un nome in italiano, una figura professionale non presente nell'elenco dei lavori classificati dall'Istat, tanto che l'istituto di statistica si rifà alla lunga lista stilata da Isco (International Standard Classification of Occupations), dove abbondano le professioni legate ai Big Data, ovvero alle tecnologie utilizzate per analizzare dati massivi.
NUOVA FIGURA Definizioni a parte, il Data scientist è certamente un professionista ricercatissimo dalle aziende in tutto il mondo. Nell'ambito della rivoluzione digitale il mercato dei dati ha generato un business straordinario, tanto che spesso si parla di “nuovo petrolio”. La domanda di lavoro da parte delle aziende è superiore all'offerta: 400 mila posti scoperti in Europa. «In Sardegna i Data scientist sono pochissimi», spiega Stefano Matta, coordinatore del nuovo corso di laurea magistrale in “Data science, business analytics e innovazione” dell'Università di Cagliari. Sono pochissimi anche gli atenei che hanno attivato percorsi didattici simili. Le lezioni sono iniziate alla fine dello scorso settembre. «Nel 2016 abbiamo lavorato per verificare le esigenze del territorio - sottolinea il docente - dagli studi di settore è emersa l'esigenza di una figura molto importante per le aziende. C'è un mercato interessante. La possibilità di trovare lavoro al termine del corso di studi è altissima». La scommessa dell'ateneo cagliaritano è piaciuta anche ad alcune aziende che operano in Sardegna, come Saras, Accenture e Tiscali.
LE COMPETENZE «Il Data scientist - spiega Stefano Matta - deve avere in primo luogo competenze informatiche e statistiche. Nel nostro caso specifico deve occuparsi di business analytics. Noi formiamo professionisti capaci di analizzare dati e ricavare informazioni utili per le decisioni strategiche delle aziende. Ma servono anche Data scientist capaci di analizzare gli open data delle istituzioni. Insomma, c'è un mercato destinato a crescere».
La conferma arriva dal rapporto Bigdata@Miur redatto nel 2016 dal ministero dell'Istruzione, dell'Universita e della Ricerca. «Dal documento - spiega Stefano Matta - si evince come l'offerta formativa sia ancora non matura e non adeguata rispetto alla crescente domanda di analisti espressa dal mercato, domanda che continuerà ineluttabilmente a crescere. Tale tendenza è determinata dall'era digitale in cui viviamo: oltre il 98 per cento dell'informazione prodotta nel mondo è digitale. Negli Stati Uniti i big data sono considerati come fattori strategici per lo sviluppo nazionale».
Francesco Pintore

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Quartu Sant'Elena (Pagina 57 - Edizione CA)
Installazioni nei punti più trafficati. Il sindaco: «Città più green»
Largo alle auto elettriche: in arrivo 27 colonnine

Il Comune punta sulla mobilità sostenibile. Entro l'estate verranno sistemate 27 colonnine per la ricarica nei punti più trafficati della città per favorire la diffusione di auto elettriche tra la cittadinanza, in arrivo dalla Città metropolitana anche una decina di mezzi elettrici che saranno messi a disposizione del Comune per mandare in pensione altrettanti veicoli ad alimentazione tradizionale.
IL SINDACO «I veicoli elettrici sono caratterizzati da costi di gestione e manutenzione molto ridotti ed emissioni praticamente nulle - spiega il sindaco Stefano Delunas - l'utilizzo di mezzi alimentati in questo modo costituisce non solo un piccolo contributo per il rispetto dell'ambiente, ma anche un elemento di sensibilizzazione verso la cittadinanza per incentivare la transizione verso una città sempre più smart e green. Se la fonte di approvvigionamento elettrico è rinnovabile, il mezzo infatti è sostanzialmente a emissioni zero».
IL PIANO REGIONALE La Giunta regionale sta attuando un piano per la mobilità elettrica che prevede una rete di infrastrutture per la ricarica e un ruolo di primo piano lo gioca il Diee, il dipartimento di Ingegneria elettrica ed Elettronica dell'Università di Cagliari. Entro marzo il sindaco dovrebbe portare In Consiglio comunale il progetto quartese assieme a Fabrizio Marcello, consigliere metropolitano delegato alla Mobilità, e Alfonso Damiano coordinatore scientifico del Diee. «Sono in corso in questi giorni le ultime interlocuzioni con il Diee - spiegano dal Comune -, al fine di identificare i punti più strategici dove posizionare 27 colonnine per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica nell'ambito dell'accordo di programma firmato dalla città Metropolitana di Cagliari con la Regione è infatti previsto il finanziamento di una stazione di ricarica tipologia “fast”, il cui tempo di ricarica stimato è di circa 20 minuti, 12 “quick” (ricarica in 60-90 minuti) e 14 “slow” (circa 4 ore)».
LE COLONNINE Nei prossimi giorni verrà stabilito dove andranno sistemate le 27 colonnine per la ricarica delle auto elettriche. «Il posizionamento è ovviamente previsto su area pubblica, sulla base di apposite analisi di traffico - spiega l'assessore Mobilità Piero Piccoi - prioritarie risultano le strade più soggette al pendolarismo e i cosiddetti “corridoi blu” per le aree a più elevata vocazione turistica e ambientale».
Marcello Zasso

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 56 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ
C'è tempo fino al 21 marzo per iscriversi al percorso-concorso multidisciplinare ideato dal settore Prevenzione della corruzione dell'Università cittadina. Si chiama “Unica per l'etica”. Prevede quattro seminari sull'etica, un modulo facoltativo di filmaking al Celcam e la gara, con premi in denaro, per i migliori sei video realizzati dagli studenti. Sul sito tutte le istruzioni per partecipare.

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 56 - Edizione CA)
CINEMA E ATENEO
Il presidente dell'Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston, domani alle 16 nell'Aula magna in via Università, sarà il relatore dell'incontro intitolato “Cinema tra scienza e fantascienza”. Al ciclo di incontri, organizzato dalla rettrice Maria del Zompo, hanno già partecipato due premi Nobel e il magistrato Piercamillo Davigo.

 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Lettere e opinioni (Pagina 70 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Scelte difficili in un clima pesante
MIGRANTI, ANDARE OLTRE L’EMERGENZA

Luca Lecis
Docente di storia contemporanea Università di Cagliari

Pochi sono i temi, come quello delle migrazioni, che hanno la capacità di incidere in profondità sul sentimento comune di una società occidentale che appare sempre più chiusa in sé stessa e incapace di reagire alle sfide pressanti della globalizzazione. A ogni latitudine il tema del fenomeno migratorio scorre inesorabilmente come un fiume carsico nel dibattito pubblico e riemerge costantemente in occasione delle campagne elettorali, in Italia come in Europa, sempre più veementemente. Prova ne è il dibattito che ha preceduto le elezioni politiche: privo di concreti riferimenti e possibili soluzioni ai ben più attuali e urgenti problemi, come il lavoro e la garanzia di un futuro certo per migliaia di giovani che continuano lungo la strada di un precariato istituzionalizzato o scelgono la via dell’emigrazione, il clima elettorale si è dunque stabilizzato sulla polarizzazione di uno scontro politicoideologico continuamente esacerbato nei toni e negli animi, come hanno evidenziato le recenti manifestazioni di piazza e gli allarmanti casi di violenze a sfondo politico e razziale.
Appare chiaro come in tale quadro l’importanza di comprendere i fatti partendo dalle notizie trasmesse e diffuse nei diversi media sia fondamentale, tanto più quando si parla di migrazioni in un contesto sociale e culturale, come quello nostrano, nel quale emergono preoccupanti segnali di allarme (l’abuso della paura del diverso, l’opposizione alla critica analitica, l’ossessione per le cospirazioni e i colpevoli esterni).
Raccontare le migrazioni è dunque oggi il compito più complesso per un giornalista e necessiterebbe di un approccio diverso e più inclusivo, capace di andar oltre l’ormai consolidata narrativa emergenziale. Ciò sebbene i numeri riguardanti le migrazioni verso il nostro paese la smentiscano o quanto meno la ridimensionino notevolmente, come dimostrano i dati aggiornati diffusi dalle Nazioni Unite. Siamo di fronte a un problema di non facile soluzione e il compito che si presenta è indubbiamente arduo, in quanto mira a sgretolare granitiche benché errate convinzioni sociali. Esso tuttavia appare non solo doveroso, ma possibile: è necessario perché avvelenare il dibattito politico non aiuta l’opinione pubblica a comprendere, ma contribuisce ad alimentare la percezione di una costante minaccia, possibile perché la nostra realtà nazionale, al pari di diverse altre europee, non è altro che la felice sintesi di secolari processi migratori che hanno determinato il nostro stesso tessuto identitario.
Nel sempre più chiuso in sé stesso fortilizio europeo la percezione dei fatti sul fenomeno migratorio appare distorta, ma può e deve essere corretta, in primis da un uso consapevole della lingua, scritta e parlata. Un ruolo decisivo in tal senso è svolto dalla Carta di Roma, ora inglobata nel Testo unico dei doveri del giornalista: redatta congiuntamente dal sindacato e dall’Ordine dei giornalisti, la Carta è un preciso protocollo deontologico riguardante le diverse figure della galassia migratoria (rifugiati, vittime della tratta, migranti). Rifacendosi esplicitamente ai principi costitutivi dell’Ordine, essa promuove l’uso di un vocabolario consapevole e responsabile sul fenomeno migratorio, ottemperando all’obbligo fondamentale del rispetto sostanziale dei fatti. Il risultato ultimo è l’umanizzazione di un tema certamente complesso, ma che tocca le nostre coscienze perché ha al centro uomini e donne e non consente di assumere posizioni neutrali. Solidarietà e non ostilità, come ha affermato il presidente Mattarella, perché i diritti della persona non devono mai essere oggetto di strumentalizzazioni o fungere da combustibile per alimentare l’odio sociale.

 

6 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Lavoro (Pagina 51 - Edizione CA)
Borse Erasmus a Sassari,
domande entro il 12 marzo

L'ateneo di Sassari riparte con la mobilità internazionale: è stato pubblicato nei giorni scorsi il bando Erasmus+ per l'assegnazione di borse di mobilità internazionale a fini di studio. Sul sito dell'Università è consultabile il bando per l'assegnazione dei finanziamenti destinati allo svolgimento di un periodo di studio all'estero in una delle università europee con le quali l'ateneo ha stipulato accordi di interscambio.
Le mobilità, da svolgere nell'anno accademico 2018/19 entro settembre, dovranno avere durata minima di tre mesi e massima di 12. Il bando è rivolto agli iscritti ai Corsi di laurea triennale, magistrale e magistrale a ciclo unico, Master, Dottorato e Scuole di specializzazione di tutti i dipartimenti dell'Ateneo. La domanda di partecipazione dovrà essere presentata entro le 12.30 del 12 marzo, esclusivamente in modalità telematica utilizzando l'apposita procedura, disponibile nella propria area riservata Self-Studenti Uniss. ( pi. ma. )

 

7 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Lavoro (Pagina 51 - Edizione CA)
Giovani e handicap,
quattro premi da mille euro

Le tematiche della disabilità sono al centro del premio intitolato a Francesco Farace, ricercatore e studioso dell'Università di Sassari, scomparso prematuramente. Anche per l'anno accademico 2017/2018 l'Università di Sassari attraverso la Commissione per le problematiche degli studenti disabili ha bandito il concorso per l'assegnazione di 4 premi da mille euro ciascuno per i migliori elaborati su temi della disabilità. Il concorso ha l'obiettivo di sensibilizzare i giovani sulla disabilità. È riservato agli studenti iscritti al terzo, quarto e quinto anno degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado delle province di Sassari, Olbia-Tempio, Nuoro e Oristano. Gli interessati dovranno inviare gli elaborati (in forma scritta, grafica o di tipo musicale) all'Università di Sassari, Ufficio Orientamento e Job Placement, Piazza Università, 21 Sassari 07100, o consegnarli a mano all'Ufficio Protocollo, entro le 13 del 16 marzo. Informazioni su www.uniss.it. ( pi. ma.)

 

8 - L’UNIONE SARDA di martedì 6 marzo 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 63 - Edizione CA)
GONNESA
Delegazione Usa in miniera

La vice ambasciatrice americana, Kelly Degnan, ha visitato ieri mattina la Carbosulcis, a Nuraxi Figus, nell'ambito di una serie di incontri istituzionali programmati tra ieri e oggi.
Accompagnata dal vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, e dall'assessore all'Industria Maria Grazia Piras, la vice ambasciatrice , accolta dai vertici dell'azienda mineraria, ha visitato gli impianti della Carbosulcis, in particolare quelli di Monte Sinni, dove procede spedito il progetto Aria per la produzione di gas rari, che vede la Regione collaborare con l'istituto Nazionale di Fisica Nucleare e con l'Università di Princeton. Un progetto di tecnologia avanzata che sta entrando nel vivo. Arrivati i primi moduli della torre criogenica in cui dovrà essere distillata l'aria, nel sottosuolo, a breve inizieranno i primi esperimenti. (a. pa.)




 

La Nuova Sardegna

 



 

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 6 marzo 2018 / Sardegna - Pagina 44
PROGETTO ARIA
La vice ambasciatrice Usa visita l’ex miniera di Seruci

GONNESA  Addio all’estrazione di carbone, il futuro delle miniere della Carbosulcis è nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica alla base del Progetto Aria. Finanziato dalla Regione con 2,7 milioni di euro, porterà tra l’altro alla produzione di isotopi del gas argon, richiesti in grande quantità perché essenziali per lo studio della materia oscura all’interno del programma nazionale Darkside. Lo stato di avanzamento delle attività di riconversione degli impianti della società partecipata dalla Regione sono stati illustrati oggi nel corso di una visita agli impianti alla quale hanno partecipato la vice ambasciatrice degli Usa, Kelly Degnan, il vicepresidente della Regione Raffaele Paci, l’assessora dell’Industria Maria Grazia Piras, l’amministratore di Carbosulcis, Antonio Martini, il professor Cristiano Galbiati, dell’Università di Princeton e il professor Alberto Devoto, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, partner scientifici del progetto Aria. La visita si è svolta nel sito minerario e ha interessato in particolare l’area del pozzo Seruci, dove sarà installata una colonna di distillazione criogenica dell’altezza di 350 metri. Nel pomeriggio, a Villa Devoto, il presidente Francesco Pigliaru ha ricevuto la vice ambasciatrice Degnan, in Sardegna per una serie di incontri istituzionali oggi e domani. Oltre alle valutazioni legate all’illustrazione dei progetti e alla storia del sito minerario, l'incontro si è allargato a considerazioni di più ampio respiro sui progetti legati all'Ict e all'internazionalizzazione, all'allungamento della stagione turistica e alla trattativa in atto con la Commissione europea sul tema dei trasporti aerei.

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 6 marzo 2018 / Cultura e spettacoli - Pagina 55
LE INIZIATIVE DELLA NUOVA
Venerdì “Chiamalo pure amore” di Maria Giacobbe
Col giornale il sesto volume di “Scrittori di Sardegna”  UNO SGUARDO SULLE COSE PIENO DI SPERANZA IN UN MONDO MIGLIORE

L’itinerario narrativo di una autrice e intellettuale rigorosa
Scelte ispirate dall’esperienza antifascista dei genitori

di Alessandro Marongiu
A non indagare neanche un po’ il contenuto o le notizie sull’autrice, insomma a stare ai meri titoli, si potrebbe pensare che “Diario di una maestrina” e “Piccole cronache” di Maria Giacobbe siano, scrive Giuseppe Marci nel 1991 nel suo “Narrativa sarda del Novecento”, «resoconti minori, effusioni sentimentali, ricordi dell’infanzia e di una prima esperienza lavorativa». «E questo sono, anche» continua l’ex docente di Letteratura italiana nelle Università di Cagliari e Sassari, «ma non solo»: a giustificare quel “non solo”, che sta in realtà per “molto più di questo”, c’è «il punto di vista attraverso il quale l’intera esperienza è filtrata», esito tanto della storia famigliare della Giacobbe quanto di «un itinerario formativo non comune, in quegli anni, né in Sardegna né altrove». Nella prima metà del secolo scorso, per Dino e Graziella, padre e madre della piccola Maria, fascismo significa antifascismo, opposizione al regime che non ammette sconti o deroghe: così, l’uno deve riparare negli Stati Uniti, e l’altra viene arrestata e imprigionata dalla polizia a causa delle sue idee. Il profilo di intellettuale che Maria Giacobbe delinea nel 1976 nel corso di un’intervista rilasciata a Serafino Massoni per La Nuova Sardegna – «L’intellettuale non deve pensare per tutti, ma deve più degli altri sforzarsi di essere rigoroso e coerente nel suo pensare e nel suo agire» –, e al quale lei stessa aderisce da decenni, è originato lì, in quella temperie, e da quelle vicende; e sempre da lì nasce anche la sua prosa, che almeno agli inizi ha valore, più che artistico, di testimonianza di una società, quella isolana degli anni Cinquanta, che se confrontata con quella nazionale o europea sembra ferma a ere geologiche che si ritenevano sepolte. Ciò che permette alle opere della “maestrina” di andare oltre la semplice denuncia, di assumere una fisionomia che le contraddistingue con forza e di raggiungere un’ampia platea, sono la capacità di dare direttamente voce alle persone che vi vengono raccontate, a partire dagli alunni di Oliena, Fonni e Orgosolo, e uno sguardo sulle cose che contempla sempre «fiducia e speranza» (ancora Marci) in un cambiamento positivo. È proprio negli anni Cinquanta, o per dire meglio alla loro fine, che due eventi stabiliscono un prima e un dopo nella vita e nella carriera della nuorese, e ci riferiamo all’uscita del già citato e fortunato “Diario di una maestrina” e al trasferimento in Scandinavia al seguito del marito Uffe Harder. Frutto anche della collaborazione con “Il Mondo” di Pannunzio, il libro d’esordio pubblicato da Laterza garantisce elogi e premi (come il Viareggio e la Palma d’Oro dell’Unione Donne Italiane) e traccia la via per una professione nuova, quella della scrittura, che da allora sino a oggi ha avuto come base per ovvi motivi la Danimarca. Paese di scelta e d’adozione, ma che non ha mai dimenticato né la terra né la città di provenienza. Rispondendo alle domande di Giusy Porru per il sito Altritaliani.net, la Giacobbe ha rivelato quanto lo spostamento nell’Europa continentale, tanto desiderato in gioventù, non sia comunque stato senza conseguenze: «Io, abitando all’estero, ho pagato il prezzo di non aver abbastanza curato il mondo editoriale italiano dal quale mano mano inevitabilmente mi sono allontanata e che mi rappresentava all’estero meglio di quello (piccolo) danese. Dopo la morte dolorosa e prematura di Mario Pannunzio e la chiusura di “Il Mondo”, mi è mancato l’ottimo canale che negli anni aveva continuato a tenermi in contatto con i lettori italiani, senza che io mi curassi di crearmene altri, anche perché mi ero concentrata sulla necessità di coltivare la mia nuova radice danese. Di questa radice facevano parte i due figli nati rispettivamente nel dicembre del ’59 e nel febbraio del ’64. Non mi “pento” di nulla, ho fatto sempre e spesso con sacrificio ciò che le circostanze mi chiedevano di fare, l’ho fatto onestamente e meglio che potessi senza mai esitare a varcare le porte aperte. L’accoglienza dei miei libri in questo paese (dove ho ricevuto i massimi riconoscimenti letterari) è stata sempre ottima, e la mia voce è stata ascoltata e anche sollecitata ogni volta che “la difesa del diverso” sia stata necessaria». Di “radice” parla l’autrice, e “Radici” si intitola, e non è certo un caso, il suo quarto libro, che nel 1977 segue il “Diario”, “Piccole cronache” del 1961 (Laterza) e “Il mare” del 1967 (Vallecchi). Apparso in danese nel 1975, giunge in Italia per le Edizioni della Torre di Cagliari, dopo l’interruzione di una trattativa con Einaudi che chiedeva un taglio diverso, meno saggistico, per alcune porzioni del testo riguardanti la storia sarda. Degli anni Novanta sono “I ragazzi del veliero” (Dattena, 1991), “Gli arcipelaghi” (Biblioteca del Vascello, 1995, da cui il regista Giovanni Columbu ricava un film nel 2001) e la riproposizione per le edizioni Il Maestrale di “Il mare” nel 1997. Il Maestrale che da quel momento in avanti ripubblica tutte le precedenti fatiche della Giacobbe e ne pubblica le nuove, compreso “Chiamalo pure amore” del 2008, che i lettori de La Nuova troveranno in edicola venerdì per il sesto appuntamento con la collana “Scrittori di Sardegna”.


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