UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 17 gennaio 2018

Mercoledì 17 gennaio 2018

17 gennaio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 gennaio 2018 / Lettere e opinioni - Pagina 10
IL DIBATTITO
I rischi per le democrazie liberali
VIVERE AI TEMPI DELLE POST-VERITÀ

di Franco Epifanio Erdas
Docente universitario, pedagogista

Sarebbe persino banale ricordarlo se non fosse fondamentale il principio che non c’è verità se non c’è libertà. Forse, anche per questo, non dovrebbe sorprendere se sono state le nostre società democratiche a scoprire dentro di sé l’esperienza inedita di un nuovo regime di verità: il regime delle post-verità, cioè, delle verità che non hanno più rapporto con i fatti, che sono destituite di ogni fondamento, quindi, del tutto false. Perché, proprio nelle democrazie (non solo nella nostra, pare anche in altri paesi come la Russia)? Una ragione potrebbe essere questa: il sistema rappresentativo comporta di per sé un forte potenziale elettorale. L’esperienza della Brexit e soprattutto dell’elezione di Trump a capo del governo americano sono, almeno per ora, gli esempi più macroscopici. Ai tempi dell’amministrazione Bush un giornalista di una celebre testata americana denunciava il rischio di una postdemocrazia dovuto al tentativo di giustificare una guerra contro l’Iraq, con l’accusa rivelatasi poi falsa, del possesso di armi di distruzione di massa, ma di fatto solo per predisporre i temi e le modalità della imminente campagna elettorale. Ma è solo nel 2010 che un blogger americano evocava pratiche che oggi associamo ad una politica di post-verità. Denunciava gli effetti deleteri di una polarizzazione crescente della vita pubblica americana, che portava il partito repubblicano a respingere in blocco l’intera politica dei democratici: segno che i comportamenti politici venivano disconnessi dalle cose politiche. Qualche anno più tardi, il celebre animatore della televisione, Steven Colbert, forgia l’espressione intraducibile di truthness, cioè, di verità soggettive, sottratte all’esame razionale, senza rapporto logico coi fatti, ma accettate perché parlano alla sensibilità della gente, e perché vi crede quindi un gran numero di persone. Condivide molti e diversi tratti delle post-verità, parola che sarà eletta a parola dell’anno nel 2016 dall’ Oxford Dictionary. All’indomani del Referendum britannico, un editorialista del Daily Telegraph, Michael Deacon denunciava il ricorso sistematico e deliberato alla menzogna, anche alla più grossolana, sia da parte di chi era favorevole sia da parte dei contrari. Il carattere inedito di questa guerra contro la verità era l’ostilità assunta soprattutto in certi ambienti contro il primato della realtà. Ma il fenomeno assume carattere spettacolare al di là dell’Atlantico nella circostanza dell’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump. Questo mobiliarista, sprovvisto della minima esperienza politica, comunicatore super dotato, carismatico, dall’eloquenza sommaria ma potente, ha battuto tutti i record nell’arte di avvilire i concorrenti con una impudenza fino ad allora sconosciuta, ridicolizzando il loro carattere, il loro fisico, i loro antenati, a colpi di imitazioni burlesche. Alcuni artifici di persuasione di Trump in sedute pubbliche: «Credetemi (lunga pausa), credete a me»; «voi sapete…che milioni di persone pensano come me (…); tutta la gente dice: «Siamo tutti d’accordo con Monsieur Trump, noi siamo d’accordo». Fino all’ultima sparata: «Io sono un genio». Siamo di fronte ad un rischio che investe un po’ dappertutto le nostre democrazie liberali: di tradursi in democrazie d’opinione a carattere plebiscitario. Il rischio investe anche i tradizionali partiti politici. Un tempo erano chiamati ad elaborare un corpo ideologico su cui incanalare le passioni partigiane. Oggi sono diventati macchine per procurare suffragi secondo le disposizioni, gli umori degli elettori. Ma in questo modo finiscono col perdere in credibilità politica ciò che guadagnano in efficacia elettorale.

 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 gennaio 2018 / Provincia di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Controlli sulla qualità dell'aria
Il Comune ha stanziato 6mila euro per il monitoraggio della qualità dell'aria, e per la diffusione dei dati alla popolazione. I controlli verranno effettuati dal dipartimento di Chimica e Geologia dell'Università di Cagliari.

 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 gennaio 2018 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ
Nereide Rudas: una giornata dedicata alla sua eredità

Psichiatra, studiosa di tematiche femminili, intellettuale a tutto tondo, Nereide Rudas sarà ricordata a un anno dalla sua scomparsa con un convegno che si terrà venerdì nell'aula magna del Rettorato di via Università a Cagliari. I lavori si svolgeranno in due sessioni: una con inizio alle 9 .30, l'altra alle 16.30. Durante la giornata, che si aprirà coi saluti della rettrice Maria Del Zompo, si confronteranno giornalisti, intellettuali, magistrati, avvocati, docenti universitari, antropologi, sociologi, filosofi, medici, rappresentanti delle istituzioni. La mattinata sarà dedicata a tre tavole rotonde su riequilibro di genere e riconoscimento di pari dignità delle fasce sociali, mitologie e stereotipi della Sardegna, temi cari a Nereide Rudas. «La sua vita è stata segnata da grandi successi professionali, ma anche da un impegno permanente di coerenza femminista», sottolinea Susi Ronchi, coordinatrice regionale Giulia giornaliste, associazione che ha programmato la giornata. «La studiosa ha ribaltato i vecchi paradigmi - afferma Maria Antonietta Mongiu, presidente Lamas e SardegnaSoprattutto - ed è riuscita ad abbattere anacronistici stereotipi della cultura isolana come il matriarcato». Alla riflessione sull'opera e sul pensiero di Nereide Rudas sarà dedicato il pomeriggio che si nutrirà anche di musica e poesia. Coordinato dalle associazioni Premio Alziator, Cui prodest ed Istituto Gramsci della Sardegna, è intitolato “Le mille anime di Nereide”. (m.a.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 gennaio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
SA DUCHESSA. L'idea della rettrice per abbellire la facoltà
Manu Invisible all'opera nell'aula magna Capitini

Il tema per ora è top secret: tutto quel che si sa è che l'artista cagliaritano Manu Invisible si è messo all'opera nello spazio dell'aula magna Capitini nella facoltà di Studi umanistici a Sa Duchessa.
L'INIZIATIVA L'idea di commissionare il lavoro all'artista è stata della rettrice Maria Del Zompo allo scopo di «migliorare un luogo di uso quotidiano appartenente alla collettività dei docenti e degli studenti, facendo perdere allo spazio individuato il carattere anonimo e sviluppando un maggiore senso di appartenenza». Come detto, c'è stretto riserbo sui contenuti e su altri dettagli dell'opera, in omaggio alla caratteristica modalità di esecuzione dell'artista. I lavori richiederanno alcuni mesi, al termine dei quali si terrà una presentazione in cui saranno svelati e commentati tutti i particolari.
I PRECEDENTI La collaborazione tra l'Università e Manu Invisible non è nuova: l'anno scorso l'artista è stato testimonial del Contamination lab dell'ateneo e ha dipinto una parete dei locali dell'incubatore di impresa, il Centro per l'innovazione e l'imprenditorialità. Ora per la prima volta in Italia, una sua opera sarà realizzata all'interno di un'aula destinata alle lezioni e ad altre attività culturali.
CHI È Diplomato al liceo artistico Foiso Fois di Cagliari, Manu Invisible intraprende il suo percorso artistico nel territorio sardo, per proiettarsi poi nel panorama europeo. Provenendo dal mondo dei graffiti, mantiene l'approccio urbano. La sua arte comprende diverse sfaccettature: street art, muralismo e opere su piccolo formato. Segni particolari: quando dipinge indossa un vestito nero con tracce di pittura di diversi colori e porta una maschera nera lucida dalle forme taglienti, ispirata alla geometria e alla notte.
 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 gennaio 2018 / Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
La Giunta recepisce le linee guida su indennità e durata minima dei contratti
Ai tirocinanti 400 euro mensili

Non meno di 400 euro mensili (l'indennità minima), una durata media di sei mesi (prorogabile di 6), alcuni tirocini da 14 giorni (per gli studenti) e altri fino a un mese. La Regione, in attuazione delle linee guida nazionali recepite ieri dalla Giunta, riscrive la disciplina regionale dei tirocini formativi, vale a dire quelli finalizzati all'orientamento e all'inserimento occupazionale.
«Le nuove Linee guida nazionali - spiega l'assessora al Lavoro Virginia Mura - sono state adottate tenendo conto non soltanto della evoluzione normativa intervenuta con il Jobs Act», e in Sardegna con l'approvazione della legge regionale 9 del 2016, «ma anche delle indicazioni provenienti dall'Unione Europea». Il Consiglio dell'Ue, infatti, a marzo 2014 aveva sollecitato gli Stati membri a garantire «adeguati livelli qualitativi dei tirocini, considerati uno strumento chiave per il conseguimento degli obiettivi della strategia di Europa 2020, dal momento che agevolano la transizione scuola-lavoro e incrementano la mobilità dei lavoratori», sottolinea Mura.
Con le nuove direttive viene rafforzato il ruolo del tutor e vengono focalizzati meglio i suoi doveri. Si provvede anche a valorizzare tutta l'attività formativa (che ora potrà essere riconosciuta come competenza acquisita). Vengono inoltre fissate le disposizioni sulla vigilanza circa il corretto svolgimento dei tirocini. «Oltre che su altri vari aspetti, anche su questo punto la Sardegna si è già portata avanti», afferma l'assessora Mura. «La Regione ha già da tempo stipulato un protocollo d'intesa con l'Ispettorato del lavoro, che rafforza proprio la vigilanza sul corretto svolgimento dei tirocini formativi già attivati». (ma. mad.)

  

  

La Nuova Sardegna

  

6 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Prima pagina
INTERVISTA ALLA MINISTRA
Fedeli: “Così aiuteremo i docenti sardi
”    ? PAG. 3

Primo piano - Pagina 3
La ministra: «Al lavoro per affrontare tutte le emergenze della scuola»
«Docenti con la valigia c'è già una soluzione»

di Gabriella Grimaldi
SASSARI All'indomani della visita in Sardegna, all'inaugurazione dell'anno accademico dell'università di Sassari prima e dei 70 anni del Cus a Cagliari poi, la ministra per l'Istruzione Valeria Fedeli non si sposta di una virgola dalle sue posizioni. Nonostante il sit-in degli insegnanti che l'hanno accolta davanti alla sede del Cus con la valigia in mano per protestare contro le assunzioni in ruolo in sedi fuori dalla Sardegna, con tutti i problemi pratici di spostamento che ne sono conseguiti. «Fra le lettere che mi sono state consegnate - commenta la ministra del governo Gentiloni ormai a un passo dalla scadenza - non ho trovato un elemento importante. Avrei voluto capire perché se c'erano cattedre disponibili in Sardegna non sono state scelte dagli insegnanti». In realtà la scelta in molti casi è stata obbligata perché nel momento della chiamata le cattedre libere si trovavano soltanto a parecchi chilometri da casa, la maggior parte oltre Tirreno. Con l'aggravante che la legge Renzi della Buona scuola aveva ancorato le nomine al divieto di chiedere il trasferimento per riavvicinarsi a casa per i successivi tre anni. «Oggi questo problema è stato superato - dice Valeria Fedeli - perché un'intesa con le organizzazioni sindacali siglata per la prima volta nel 2016, all'inizio del mio mandato, è stata rinnovata a dicembre del 2017 e perciò posso annunciare che rimarrà valida anche per l'anno scolastico 2018-2019. Quindi, ovviamente per una quota parte, abbiamo rimesso a disposizione l'organico, con la possibilità di chiedere il trasferimento vicino a casa prima dei tre anni che erano stati stabiliti inizialmente». Qualche speranza in più dunque per quegli insegnanti, in tanti casi donne, che avevano dovuto accettare il ruolo in località fuori dalla Sardegna lasciando a casa bambini piccoli e famiglie da seguire. Ma i problemi che attanagliano la scuola sarda non finiscono qui: il famigerato dimensionamento (la necessità di tenere in piedi solo le classi e quindi le scuole che possono contare su un numero minimo di alunni) è passato come uno tsunami su tanti centri piccoli e medi dell'interno dell'isola cancellando istituzioni che garantivano il diritto allo studio senza dover mettere in conto viaggi e trasferimenti giornalieri da parte delle famiglie per accompagnare i propri figli a lezione. «Certo quello del dimensionamento è un problema che andrebbe affrontato con una legge speciale - continua la ministra - ma credo che l'obiettivo della Sardegna debba essere quello di investire, forte della sua autonomia, contro la dispersione e per una formazione sempre migliore». Un incoraggiamento, forse, al presidente della Regione Pigliaru che ieri la Fedeli ha incontrato a Cagliari, a osare di più per fare in modo che il sistema scuola esca definitivamente dagli abissi delle classifiche che vedono i tassi dell'abbandono scolastico sempre tra i più alti d'Italia nonostante i segnali di una ripresa che per il momento attesta la dispersione al 18 per cento, contro una media nazionale del 13 per cento. E Valeria Fedeli è ben consapevole anche del grave problema riguardante gli insegnanti di sostegno. La mancanza di un organico di diritto rispetto a questa particolare branca di insegnamento ha portato ad assegnare supplenze per l'assistenza didattica agli alunni diversamente abili a persone che non hanno conseguito i titoli e la formazione specifica per adempiere a un compito così delicato. Un allarme lanciato a suo tempo dalle organizzazioni sindacali che hanno chiesto un intervento urgente per mettere in ordine il settore «visto che l'affiancamento di persone non formate può provocare danni anche gravi agli studenti e considerato che si assiste a un aumento continuo delle certificazioni di disabilità». A questo proposito la ministra ha affermato che «si sta lavorando alla costituzione di un organico di diritto per fare in modo che nel settore si crei la stabilità necessaria». Un modo ulteriore per combattere il dimensionamento e mitigare le difficoltà che derivano dall'insularità: «Quello dell'insularità è un tema politico - conclude Valeria Fedeli - che si può affrontare sulla base dell'autonomia regionale dentro le basi legislative esistenti». 

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Prima pagina
DOCENTI PUNITI ALL’UNIVERSITÀ SENZA MENSA
Tar: condotta antisindacale del rettore dopo una protesta
? BUA A PAGINA 16

Sassari - Pagina 30
CONDOTTA ANTISINDACALE ALL'UNIVERSITÀ
I giudici amministrativi: bando punitivo nei confronti dei docenti che avevano protestato contro il blocco degli stipendi

di Giovanni Bua
SASSARI Comportamento «punitivo» e «antisindacale». Messo in atto dal rettore Massimo Carpinelli contro un gruppo di ricercatori e professori che, a cavallo tra il 2014 e il 2015, aderirono a una protesta nazionale contro i blocchi degli stipendi, rifiutandosi di sottoporre le loro opere alla "valutazione della qualità delle ricerche" dell'università. E cassato dal Tar che ha annullato la "restrizione" aggiunta dall'ateneo turritano al bando della Fondazione di Sardegna per il finanziamento di progetti di ricerca pubblicato il 9 maggio 2017, che subordinava la partecipazione all'avere o meno preso parte a quella valutazione (il Vqr 2011-2014). L'hanno avuta vinta gli otto professori e ricercatori "no Vqr" dell'università sassarese che hanno portato di fronte al tribunale amministrativo i vertici dell'ateneo accusandolo di «ritorsione». Secondo loro infatti l'università aveva modulato il bando per l'assegnazione dei nuovi fondi, del quale è soggetto attuatore, in modo tale da punire quanti avevano aderito alla precedente protesta sindacale, impedendo loro di accedere ai nuovi fondi per la ricerca sulla base di un «criterio escludente avulso dal merito scientifico». Tesi accolta dal tribunale, che parte dall'analisi della protesta sindacale nei confronti dei blocchi degli scatti stipendiali, con i ricorrenti si erano rifiutati di consegnare le loro opere all'università come centinaia di colleghi in tutta Italia: «Si è trattato, con tutta evidenza - recita la sentenza - di una forma di manifestazione del diritto di sciopero, strumento costituzionalmente garantito, finalizzato alla rivendicazione sindacale e comprendente qualunque forma di astensione organizzata dal lavoro da parte di un gruppo di lavoratori dipendenti per la tutela di comuni interessi». Una protesta che ha certamente rappresentato «una deminutio rispetto al normale "apporto collaborativo" assicurato dai docenti al proprio datore di lavoro, tuttavia questo è avvenuto nell'ambito di una scelta coordinata "a monte" in ottica tipicamente sindacale». Sul fatto poi che la mancata partecipazione alla Vqr abbia creato problemi all'università, legati alla possibilità di ottenere i finanziamenti necessari all'attività di ricerca «Tale assunto - continua il Tar - benché condivisibile nella parte in cui sottolinea il danno potenzialmente causato all'Ateneo, non è però sufficiente a smentire la portata illegittimamente antisindacale della scelta dell'amministrazione: è, infatti, insito nello sciopero la possibilità che il suo esercizio arrechi un danno agli interessi datoriali». Ma non basta. Anche se la protesta sindacale fosse da considerarsi illegittima - sottolinea il Tar - la reazione della parte dell'università avrebbe dovuto comunque essere diversa. E giocata sul tavolo delle vertenza sindacale, o comunque con l'apertura di un procedimento disciplinare a carico degli interessati, tenendo conto delle garanzie previste dalla normativa e con l'intervento degli organi terzi che prendono questo genere di decisioni. «Viceversa - recita la sentenza - l'università ha scelto di colpire gli scioperanti in modo indiretto e a notevole distanza di tempo, escludendoli tout court dall'assegnazione dei nuovi fondi per la ricerca e in tal modo arrecando loro un danno di carattere professionale, oltre che penalizzando lo stesso interesse pubblico alla promozione della ricerca scientifica, giacché tale esclusione è intervenuta al di fuori di qualunque valutazione dei loro progetti di ricerca». Abbastanza per annullare l'articolo in questione, e rimuovere tutti i vincoli di partecipazione al bando della Fondazione di Sardegna.
 
  

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Cultura e spettacoli - Pagina 36
STREET ART
L'artista Manu Invisible dipinge un murale nell'Aula magna di Sa Duchessa a Cagliari
DALLA STRADA ALLE PARETI DELL'UNIVERSITÀ

di Paolo Curreli
CAGLIARI Manu Invisible, affermato street artist sardo, ha avuto un "muro" - come si dice nello slang dell'arte di strada - importante da dipingere, e già da ieri è sull'impalcatura per cominciare a definire la sua opera. L'università di Cagliari gli ha affidato la realizzazione di un murale nello spazio dell'Aula magna Capitini, a Sa Duchessa a Cagliari. Operazione rivolta a migliorare uno spazio collettivo, usato dai docenti e dagli studenti, per farlo uscire dall'anonimato e renderlo un luogo con un senso maggiore di appartenenza per la collettività universitaria. L'anno scorso l'artista era stato testimonial del Contamination lab dell'università di Cagliari e aveva dipinto una parete del Centro per l'innovazione e l'imprenditorialità, ma è la prima volta in Italia che viene realizzato un murale all'interno di uno spazio universitario. Un segno dell'importanza di un'arte che da clandestina diventa segno importante della creatività contemporanea. Dai cavalcavia della 131, alle periferie metropolitane, passando dalle facciate delle case di San Sperate e dai new jersei antiterrorismo di Piazza Duomo a Milano. L'arte di Manu Invisible ripercorre i tragitti che la street art ha attraversato negli ultimi decenni, un percorso ascendente dal basso verso l'alto, o meglio una azione pervasiva che si allarga dai non-luoghi della modernità per arrivare a coprire i muri delle istituzioni, le sale dei musei e delle gallerie d'arte prestigiose: quelle con l'insegna nei quartieri di lusso delle metropoli del mondo. Anche in questo processo di affermazione l'opera di Manu Invisible è importante, l'artista ha testardamente affrontato diversi gradi di giudizio perché venisse annullata l'accusa di vandalismo, che gli era stata mossa a Milano, dove aveva dipinto un sottopasso nella periferia degradata della città. L'accusa è alla fine caduta con la sentenza che riconosceva il valore artistico dei suoi interventi. Manu Invisible (classe 1990), diplomato al liceo artistico di Cagliari è attivo dai primi anni Duemila, mantiene il più stretto riserbo sul tema del suo murale. Riserbo anche sulla sua identità, come da tradizione condivisa da altri celebri autori della street art, come Blu, Erikailcane e Bansky. «Preferisco che parlino le opere piuttosto che la biografia di un artista. Beethoven viene ricordato per le sue creazioni non certo perché era sordo», aveva dichiarato recentemente Manu Invisible. L'identità dell'artista è protetta da una maschera nera, stesso colore dei suoi vestiti, arricchiti dalle migliaia di macchie del colore che utilizza. Lo street artist ha esposto al Palazzo Regio di Cagliari e alla Galleria Neurotitan di Berlino, l'anno scorso ha dipinto i blocchi di cemento in Piazza del Duomo, Piazza Fontana e Bosco Verticale Boeri a Milano. Nel 2017 ha partecipato al "Meeting of styles Milan" con l'opera "Art. 639 reato di espressione", ha realizzato l'opera "Movimento" in memoria di Antonio Gramsci per la rete "Nino dove sei?", in collaborazione con il festival Leggendo Metropolitano, e preso parte al progetto "Portatori di colore" a Srebrenica in Bosnia, insieme ad Alessio Cabras e "City of hope". Primo lavoro dell'artista nel 2018 è stato il tributo a Michelangelo Buonarroti, un grande murale sulla parete nell'omonimo Liceo Scientifico di Cagliari. Iniziativa che ha goduto dell'alto partenariato della università di Cambridge.
 
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Sardegna - Pagina 2
L'analisi di Marcetti, docente di management del Turismo:
«Da migliorare le strutture e i collegamenti, anche navali»
La stagione estiva super compressa dura solo 40 giorni

di Luca Rojch
SASSARI Dissidente turistico. Carlo Marcetti, responsabile del corso universitario di management ed economia del turismo, non ha paura di andare controcorrente e spiegare quale sia la rotta da seguire. Marcetti parte dalla Ct1. «La proroga darà una certa tranquillità per la prossima estate. Si potranno utilizzare le tariffe agevolate. Questo sarà utile per gli operatori che già da ora definiscono le strategie. E sono convinto che la Ct1 la si debbe continuare a usare non solo per agevolare i sardi e i loro spostamenti, ma anche per i turisti. E si deve portare avanti anche la nuova Ct2, quella che collega l'isola con scali diversi da Roma e Milano. Sono indispensabili per attirare nuovi flussi». Poco Balneari. Marcetti infrange anche un altro luogo comune. «Si parla sempre di allungare la stagione - spiega -. Concordo, ma secondo me per prima cosa si deve allungare la stagione balneare, che ora dura al massimo 40 giorni. A settembre è tutto chiuso, si vive già una minorità. Un'aria di smobilitazione. La ricetta è semplice. Da una parte promuovere il turismo attivo, all'aria aperta. Se pensiamo a chi fa investimenti importanti sui servizi ricettivi lavorare solo 40 giorni è poca cosa. Il 95 per cento del turismo in Sardegna arriva dal balneare. Partiamo da questo dato. Intorno a questo pensiamo anche ad altri motivi per spingere i turisti a venire nell'isola per tutto l'anno. Raccontiamo ai turisti l'altra Sardegna, quella che spesso non conoscono neanche i sardi». Navi. C'è un altro grande tema che nel dibattito sui trasporti è stato toccato in minima parte, ma per Marcetti è centrale. «Si deve tornare a parlare di navi - dice Marcetti -. Il fatto che il trasporto aereo cresca con numeri simili significa che il traffico marittimo non fa il suo dovere. Non entro nel merito della convenzione, ma qualche elemento nelle proposte che vengono fatte nel trasporto marittimo non torna. Certo sarà cambiato il modo di fare vacanza, sono più brevi, e anche per questo si preferisce l'aereo. Ma il viaggio in nave consente una certa indipendenza ai turisti, consente di portare con sè l'auto. I collegamenti interni in Sardegna continuano a essere complicati. Pensate che solo nell'aeroporto di Olbia ci sono 12mila auto disponibili per il noleggio. E un altro dato ci deve far riflettere. Tra gennaio e settembre 2017 il porto di Olbia, quello con maggiore traffico in tutta l'isola, ha perso 240mila passeggeri. È vero che è stato compensato con una crescita di Porto Torres, più 80 per cento, e Golfo Aranci, più 30 per cento, ma come numeri assoluti questi dati ci devono far riflettere». Marcetti mette l'accento anche su un'altra rotta. «La Santa Teresa-Bonfacio è il nostro collegamento internazionale. Potrebbe essere una chiave per attirare anche i turisti francesi, che sono diventati i secondi dopo i tedeschi. La Corsica ha una continità con il resto della Francia particolarmente vantaggiosa e potrebbe diventare la tappa intermedia per chi vuole arrivare nell'isola». Dmo. Marcetti non sembra scaldarsi di troppo entusiasmo davanti al nuovo strumento che la Regione porta avanti: il Dmo. «Non può essere un totem che risolve i problemi. Osservo solo che sono quattro gli assessori che hanno tentato di crearlo, ma il mandato è sempre scaduto prima. Confido nelle grandi capacità dell'assessore Barbara Argiolas».Seconde case. «Non le demonizzo. Al contrario nei periodi di grande sovraffollamento consentono di smistare una parte dei turisti che arrivano. La realtà è che si dovrebbero far uscire dal mercato nero. Ma non vanno considerate un male assoluto. Consentono di rispondere a una domanda turistica. In caso contrario non si capirebbe il successo dei b&b». Nuove strutture. Anche sui nuovi alberghi Marcetti ha una visione differente. «Ben vengano nel rispetto delle leggi - afferma -, ma io mi faccio un'altra domanda, chi li costruisce? Chi ha le risorse da investire? Ho notato che l'attenzione si è focalizzata sulle 60 strutture in tutta la Sardegna che sono all'interno dei 300 metri dal mare. Credo che sia necessario per loro dotarsi degli standard turistici che ora esige il mercato. Si vuole fare turismo tutto l'anno ma si impedisce agli hotel di avere le spa e i centri benessere. Di fare camere più grandi e col riscaldamento. È un controsenso. Rispettiamo le leggi, ma non diventiamo talebani. Certi interventi sono indispensabili per restare sul mercato. Spesso ci si dimentica che chi gestisce le catene alberghiere vende l'ambiente dell'isola e vive di quello. Perché dovrebbe distruggerlo? Io faccio una controproposta. Aiutiamo le zone interne a strutturarsi per offrire una accoglienza turistica di eccellenza. Creiamo una legge urbanistica che consenta questo tipo di interventi. Questi sono modi concreti per combattere lo spopolamento e le difficoltà che spesso vivono determinate aree dell'isola che hanno un potenziale non valorizzato».

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Sassari - Pagina 18
PROGETTO APPROVATO
L'università chiude i "pilotis" dell'ex istituto dei ciechi

SASSARI Via libera del consiglio comunale all'intervento edilizio di chiusura del piano pilotis nell'edificio dell'ex istituto dei ciechi in via Roma 34, su progetto presentato dall'università. L'ateneo potrà quindi realizzare la «razionalizzare gli spazi destinati all'attività universitaria» con l'inserimento dell'ex Istituto dei Ciechi all'interno del patrimonio destinato alla didattica.Il consiglio comunale ha concesso il permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici considerando che nel plesso universitario si realizzerà un intervento di opera pubblica. La pratica è stata approvata a maggioranza.Il consiglio ha inoltre approvato all'unanimità la mozione con prima firmataria la consigliera Francesca Arcadu sull'accessibilità dell'Urp e del Punto città alle persone sorde. Respinta invece la mozione del Movimento 5 Stelle dedicata alla installazione di lampioni solari alle fermate degli autobus delle borgate.
 
 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Sassari - Pagina 18
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Gli studenti del Ruju nei laboratori Menarini

SASSARI L'alternanza scuola-lavoro può regalare ai giovani esperienze da incorniciare. Capita infatti che quindici ragazzi dell'Istituto tecnico Salvator Ruju al quarto anno dell'indirizzo biotecnologico sanitario e ambientale a frequenteranno un "tirocinio" a Pisa, in un'azienda del gruppo farmaceutico fiorentino Menarini. Prima industria in Italia, compagnia internazionale che ha laboratori di produzione e di ricerca in cento Paesi di tutto il mondo, da Berlino a Singapore, oltre sedicimila dipendenti e 3527 milioni di fatturato nel 2016, l'azienda pisana del gruppo accogliera per tre settimane i ragazzi per una full immersion in un centro altamente tecnologico e dove avranno l'opportunità di sperimentare le loro conoscenze e apprenderne di nuove e, soprattutto, venire a contatto con il mondo del lavoro.La partenza degli studenti è prevista entro marzo e viene vissuta da loro con emozione. Soddisfatte del risultato la dirigente dell'istituto di via Porcellana, Maria Antonietta Porcu e le coordinatrici del progetto di alternanza scuola-lavoro, Margherita Dettori e Sandra Conti, che ha passato una dura selezione con altre scuole sarde che hanno partecipato per ottenere i finanziamenti europei necessari a consentire ai ragazzi la trasferta in Toscana. «Si troveranno in un contesto nuovo e stimolante e potranno fare un'esperienza in un realtà di grande livello, con un tutor aziendale che accompagnerà i loro passi insieme con il tutor scolastico - afferma la preside -. La possibilità di formarsi nel gruppo Menarini va ad aggiungersi alle altre occasioni che i nostri studenti hanno avuto da quando l'alternanza scuola lavoro è diventata obbligatoria». La scuola, negli anni, ha infatti stipulato convenzioni con molte aziende del territorio. Da quelle pubbliche come l'Università che ha accolto gli alunni del "Ruju" nei Dipartimenti di Chimica e Tecnologie farmaceutiche, Agraria, Scienze Biomediche, Medicina Veterinaria, Medicina e Chirurgia; e ancora l' Azienda Ospedaliera Universitaria, il Cnr, l'Istituto Zooprofilattico, l'Ats e Agris Sardegna. Ma anche i private come laboratori di analisi, farmacie, FarmAsinara, Crama, e imprese agroalimentari come il Caseificio Pinna e la Cooperativa San Pasquale hanno ospitato gli alunni. «Abbiamo ottanta convenzioni per l'indirizzo di biotecnologie e una cinquantina per quello socio sanitario - spiega la dirigente Porcu -. Grazie alla collaborazione di pubblico e privato abbiamo ottenuto per i nostri ragazzi un'attività pratica di qualità. E posso dire con orgoglio che i nostri studenti sono molto apprezzati ovunque per le loro capacità». La scuola sono ormai anni che ha cambiato volto. L'ex istituto professionale Itas non esiste più, ora agli iscritti si offrono competenze scientifiche che vengono affinate negli attrezzati e moderni laboratori. «Alla Menarini verranno inseriti nei laboratori di produzione e controllo di qualità, di sicurezza del farmaco e di controllo ambientale sui reflui - racconta l'insegnante Sandra Conti - . Non è stato facile coinvolgere l'azienda farmaceutica, ma alla fine ci siamo riusciti».Perché l'approccio con il mondo del lavoro, per fortuna, non è fatto, come purtroppo avviene spesso. con incarichi umilianti e inutili come quello di fare fotocopie.
 
 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Alghero - Pagina 29
BANDO DESERTO, UNIVERSITARI SENZA MENSA
L'appalto è scaduto dieci giorni fa ma nessuna azienda ha presentato un'offerta per la fornitura del servizio di ristorazione

di Gianni Olandi
ALGHERODallo scorso 8 gennaio gli studenti universitari che frequentano la facoltà di architettura non dispongono del servizio mensa. Interruzione che, a dire il vero, è cominciata dal 22 dicembre scorso quando l'attività didattica è stata sospesa per le vacanze natalizie. Il servizio della mensa universitaria, organizzato dall'Ersu, era in scadenza di appalto e al nuovo bando non si è presentata nessuna azienda. Ne è stata percorsa la pratica della proroga del servizio in attesa di un nuovo bando di appalto. Sarebbe inoltre interessante capire, in tempi come questi, come mai non si è presentato nessun concorrente alla gara. Per gli studenti quindi, soprattutto quelli che provengono dall'esterno, che sono la maggioranza, si è improvvisamente presentato il problema del pranzo e della cena naturalmente a costi decisamente diversi rispetto a quelli convenzionati con l'Ersu. Una difficoltà non di poco conto che oltre al disagio provocato nei ragazzi che hanno perso un abituale punto di riferimento, andrà a gravare sui bilanci delle famiglie. Condizione peraltro non nuova visto che sempre le famiglie sono coinvolte nel reperimento degli alloggi, naturalmente a prezzi di mercato, perché nonostante la facoltà ad Alghero si appresti al giro di boa dei 16 anni, non è stato concretizzato alcun intervento per la realizzazione della casa dello studente. Struttura abitativa assolutamente necessaria proprio perché la maggior parte degli studenti provengono dall'esterno, dalla Sardegna ma anche dalla Penisola e dall'estero. Sedici anni quindi non sono stati sufficienti per individuare una soluzione in grado di sostenere i ragazzi nel loro percorso di studio. Una carenza piuttosto vistosa soprattutto se si considera che la città ha offerto all'università i pezzi più pregiati del proprio patrimonio immobiliare, dal complesso di Santa Chiara nel Centro Storico, al Palazzo del Pou Salit, sempre nella città vecchia, all'ex asilo nido Magnanelli davanti al porto. Qualche contatto in passato c'era stato, abbastanza timido e poco convinto, e aveva interessato un albergo cittadino che poteva svolgere le funzioni di casa dello studente in maniera adeguata. Non se ne fece niente. Sempre qualche decina di anni fa spuntò un progetto per un immobile da realizzare in via XX Settembre, nel tratto finale, dove già si trovano istituzioni scolastiche, scuole medie e liceo scientifico. Un progetto che prevedeva appunto la realizzazione della Casa dello Studente, comprensiva di servizio mensa, un impianto costruito ad hoc e quindi dotato di tutte le funzioni specifiche per ospitare gli studenti. Sull'argomento non si è registrato alcun affanno particolare da parte dell'ente locale. La stessa richiesta di città della cultura presentata a suo tempo vantava la presenza di una sede universitaria che ha ottenuto risultati prestigiosi a livello nazionale, i cui allievi sono ora senza mensa e, da sempre, senza alloggi se non quelli del libero mercato dove si consumano situazioni anomale, comprese quelle di natura fiscale.
 
 

13 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 gennaio / Nuoro - Pagina 32
Il sindaco scrive a Pigliaru: «Ci siamo candidati come città e come territorio ma vogliamo vincere come Sardegna»
«OCCASIONE STORICA, LA REGIONE CI AIUTI»
Andrea Soddu: «La giunta approvi subito il piano di rilancio del Nuorese con i progetti per l’università e il monte Ortobene»

NUORO «Caro Presidente, Nuoro ha deciso di mettersi in gioco e mostrare quello che è, ma soprattutto quello che vuole diventare. La candidatura a Capitale italiana della Cultura 2020 è un'occasione per farlo e il fatto che il Ministero dei beni e delle attività culturali ci abbia selezionato tra le dieci finaliste, rappresenta una grande possibilità che non possiamo lasciarci scappare». Comincia così la lettera aperta che il sindaco Andrea Soddu ha indirizzato al presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru dopo la notizia che Nuoro ha superato la prima fase della selezione ed è entrata nella lista ristretta delle dieci città papabili per il titolo. Una lettera in cui Soddu sollecita il supporto concreto della Regione in vista dell'audizione davanti alla commissione indicata dal ministero dei beni culturali che sceglierà la città favorita. In che modo? Approvando al più presto e finanziando i progetti presentati dal Comune nell'ambito del Piano di rilancio del Nuorese, sviluppo dell'università in testa».«Ci siamo candidati come Nuoro città e come territorio - scrive il sindaco - , la Barbagia, ma vogliamo vincere come Sardegna. Vogliamo che questa candidatura rappresenti tutta la nostra isola e diventi un simbolo di riscossa, di rinascita. Abbiamo una gran voglia di riscatto, vogliamo dimostrare che anche dalle situazioni difficili si può uscire vincitori e ancora più forti. Ma per farlo dobbiamo crederci tutti insieme e dobbiamo rimboccarci le maniche per realizzare questo sogno».In che modo la Regione può contribuire al successo di Nuoro? Soddu chiede a Pigliaru «di condividere il progetto Nuoro2020 e aiutarci a realizzare quel Piano integrato che rappresenta il cuore di questa candidatura: perché Nuoro 2020 comprende progetti ai quali stiamo lavorando da tempo. Ma per realizzarli abbiamo bisogno che l'amministrazione regionale e tu in prima persona condivida questi nostri obiettivi, come hai già manifestato in più occasioni di voler fare». Il sindaco chiede che la Regione dia finalmente corso ai progetti per il territorio che sarebbero dovuti partire lo scorso novembre. Il riferimento di Soddu è al Piano dell'Ortobene e soprattutto al Piano di Rilancio del Nuorese, che prevede che lo storico Mulino Gallisay, a fianco della casa di Grazia Deledda, «ritorni a nuova vita e sia, come lo era nel passato, un segno di innovazione per tutta la comunità. Quell'innovazione oggi è rappresentata dalla conoscenza e quindi dal polo universitario, che vogliamo rianimi non solo il fabbricato, ma l'intero centro storico nuorese, riportandolo alla vivacità che di fatto hanno vissuto i nostri illustri concittadini a partire da Grazia Deledda». Per questo il sindaco ritiene importante che la Giunta regionale, così come concordato, attivi subito la fase attuativa del Piano di Rilancio del Nuorese.«È necessario e indispensabile presentarci a Roma - conclude il sindaco Soddu - .all'audizione finale presso il Ministero, con l'idea complessiva di sviluppo che vede la cultura e la conoscenza come elementi rigeneranti della comunità. Siamo convinti che l'investimento in cultura possa risolvere i nostri problemi legati alla povertà, alla criminalità e a quel malessere sociale che spesso prende forma in atti intimidatori contro gli amministratore degli enti locali, che di fatto rappresentano lo Stato. Offriamo un'altra visione, un altro modo per risolvere i problemi e costruire il futurodella nostra comunità. Nuoro2020 vuole essere un esempio, valorizziamolo tutti insieme». (p.me.)

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