Domenica 14 gennaio 2018

14 gennaio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Fondi Investimento (Pagina 20 - Edizione CA)
SCIENZE ECONOMICHE AL TOP:  LE ECCELLENZE SONO NELL'ISOLA 
Alcuni tra i migliori economisti italiani vivono e lavorano in Sardegna. Il Miur, infatti, ha inserito i Dipartimenti di Scienze economiche e aziendali delle università di Cagliari e Sassari tra i 180 centri di ricerca d'eccellenza che per i prossimi cinque anni riceveranno un finanziamento aggiuntivo, quasi 7 milioni di euro per Cagliari, oltre 5 per Sassari, da investire in “capitale umano, infrastrutture e attività didattiche altamente qualificate”.
IL RUOLO DEL CRENOS A pesare, in maniera determinante, nella scelta del ministero è stato il ruolo del Crenos, che raggruppa ricercatori di economia dei due atenei sardi e rappresenta una bussola per il mondo politico e quello imprenditoriale. «Nel panorama nazionale, il Crenos rappresenta uno dei pochi casi di centri di ricerca interuniversitari che fa della collaborazione uno strumento per sviluppare la ricerca scientifica di ambito economico», afferma Emanuela Marroccu, che guida il Centro ricerche economiche Nord Sud. «Come direttrice», aggiunge, «è motivo di grande soddisfazione apprendere che entrambi i dipartimenti di Scienze economiche e aziendali dell'università di Cagliari e dell'università di Sassari hanno ottenuto il finanziamento come dipartimenti accademici di eccellenza. Ovviamente questo ottimo risultato è dovuto all'insieme di tutti i docenti che lavorano nei due dipartimenti, ma un contributo di rilevo è stato sicuramente dato anche dalla componente degli economisti politici che, dall'ormai lontano 1993, collaborano portando avanti molte delle loro attività di ricerca nell'ambito del Crenos».
L'ISOLA AL TOP La Sardegna, quindi, considerando i due atenei, è al top in Italia. «Questo risultato dimostra che facciamo ricerca di alta qualità», dice Micaela Morelli, Prorettore alla Ricerca dell'Università di Cagliari, «e questo nonostante il fatto si operi in un contesto territoriale di svantaggio rispetto ad altri atenei. Il riconoscimento del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell'università di Cagliari (quello del presidente della Regione Francesco Pigliaru e dell'assessore al Bilancio Raffaele Paci) come struttura di eccellenza, «oltre a essere un riconoscimento meritato è anche un punto di orgoglio dal momento che riconosce nel confronto nazionale le qualità scientifiche di tanti colleghi», dice ancora il Prorettore alla Ricerca. E aggiunge: «Un riconoscimento di cui essere ulteriormente orgogliosi per il fatto che nella graduatoria dei dipartimenti di Economia ammessi ai finanziamenti, il nostro si è classificato tra i migliori a livello nazionale». Il risultato di Cagliari è figlio di una crescita del Dipartimento «cominciata fin dalla sua costituzione sotto la guida del professor Francesco Mola», aggiunge Paolo Mattana, attuale direttore.
SASSARI Fra i dipartimenti premiati, solo 25 sono di università meridionali e quello di Sassari, centrato sullo studio del benessere equo e sostenibile, è risultato il primo al Sud nell'area delle discipline economiche, statistiche e aziendali. «Questo riconoscimento rappresenta un eccezionale punto di partenza per l'avvio di un percorso di miglioramento della ricerca e della didattica, per il rafforzamento del suo ruolo cruciale nello sviluppo economico del territorio e per le sempre più numerose prospettive che l'Università di Sassari potrà offrire ai suoi studenti», spiega il rettore Massimo Carpinelli.
Mauro Madeddu

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
IN EVIDENZA
Contro l'apartheid: INCONTRO CON VALLY

Lunedì alle 17, nella facoltà di Scienze economiche, Salim Vally, sociologo sudafricano e docente dell'Università di Johannesburg, sarà in città per discutere del ruolo del boicottaggio accademico nella lotta contro l'apartheid. Appuntamento alle 17.

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
ISTRUZIONE. Domani un gruppo di docenti incontrerà la ministra Fedeli a Cagliari
Prof trasferita vince il ricorso e rientra nell'Isola

Era una delle insegnanti che ha dovuto fare la valigia a lasciare casa e famiglia in Sardegna per poter insegnare. Lo scorso novembre, però, un provvedimento cautelare del giudice di Como l'aveva riportata nell'Isola. Due giorni fa è arrivata la sentenza, storica perché la prima in assoluto di questo tipo, che non solo conferma la validità di quel provvedimento ma apre le porte agli altri docenti sardi assunti con la Buona scuola e trasferiti dal Miur.
TRASFERITA NEL COMASCO Elisabetta Splendick, docente alle scuole medie, ad agosto era stata trasferita in un istituto di Tavernerio, provincia di Como. Da qui, la richiesta di tornare in Sardegna come insegnante di sostegno, pur senza abilitazione, per stare vicina alla famiglia. A settembre del 2017, con l'avvio delle lezioni, il Ministero ha stabilito che le cattedre di sostegno potessero andare solo agli insegnanti specializzati. E così le aveva negato il trasferimento. Solo che poi lo stesso Miur, per coprire la carenza cronica di specializzazioni, ha reclutato insegnanti non di ruolo, non specializzati e senza esperienza. La prof allora si è rivolta al segretario provinciale della Uil scuola di Cagliari, Giuseppe Corrias, e la sentenza del giudice di Como le ha dato ragione. «Siamo soddisfatti per il risultato che costituisce un precedente giurisprudenziale unico in Sardegna», spiegano gli avvocati Nicola Norfo ed Elisabetta Mameli che hanno curato il ricorso. «Ci auguriamo che i contenziosi ancora aperti possano essere definiti seguendo lo stesso principio giurisprudenziale».
GLI ALTRI RICORSI A sperare nello stesso esito sono, quindi, gli altri docenti rimasti fuori regione che intanto si rivolgono alla ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, che domani pomeriggio sarà a Cagliari per la festa dei 70 anni del Cus. Una delegazione di insegnanti incontrerà la ministra per chiedere, tra le altre cose, «l'utilizzazione nei posti di sostegno nella nostra provincia di residenza, l'organizzazione tempestiva di un corso abilitante, maggiore peso nella contrattazione regionale». (ma. mad.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
«Noi, i prigionieri di Castello»
«Siamo tutti prigionieri». Centinaia di residenti del quartiere cagliaritano di Castello sono scesi in piazza per chiedere la riapertura di via Mazzini, la strada che porta in piazza Costituzione, uscita naturale verso viale Regina Margherita. Alle 16 in punto il flash mob: braccia al cielo e tra le mani la lettera spedita nell'ottobre del 2011 con cui Massimo Zedda anticipava il progetto per “ridare vitalità e bellezza al rione”. «E invece siamo isolati. Anche da ascensori perennemente guasti».  A. PIRAS A PAGINA 22

VIA MAZZINI, LA PROTESTA
Transenne all'uscita dal rione: ieri il flash mob

«Via gli sbarramenti da via Mazzini. Sindaco, noi ti accusiamo». In cento sono scesi in strada, nel tratto sequestrato dalle transenne, a due passi da piazza Costituzione, per chiedere al Comune di restituire «la dignità sottratta ai castellani», ai residenti di Castello che da troppi mesi devono fare giri contorti per riuscire a lasciarsi dietro, in auto, il loro rione.
IL VIA Alle 16, sotto la minaccia della pioggia, i manifestanti hanno raggiunto il punto fissato per il raduno. In spalla, il nastro bianco-rosso usato per delimitare le aree vietate ma che, per l'occasione, ha assunto un'ulteriore valenza simbolica: è stata indossata come la fascia da sindaco. Poi il brusio ha lasciato campo libero alle parole lette ad alta voce. È stata la castellana Monica Zuncheddu a recitare la lettera spedita dal sindaco ai residenti del quartiere il 31 ottobre del 2011 con cui Massimo Zedda annunciava un importante progetto e “una serie di azioni utili per ridare al vostro e nostro quartiere la vitalità sociale e la bellezza che ha avuto in passato”.
I COMMENTI «Belle parole, peccato che il confronto annunciato non ci sia stato e che ora siamo isolati. Bloccati dalle transenne inutili e dannose in via Mazzini, da ascensori perennemente guasti e in attesa di quelli nuovi, promessi, annunciati, assicurati ma ancora inesistenti», denunciano Zuncheddu e gli altri castellani presenti al flash mob. Da Castello parte la richiesta forte per riconquistare la dignità perduta. «Sono riusciti a giustificare lo sbarramento come soluzione per bloccare eventuali azioni terroristiche. Ma scherziamo? Queste sono semplici transenne, capaci di fermare soltanto le nostre auto», sbottano sdegnati i manifestanti. «Chiudere il centro storico alle auto? Bello, ma poi la vita reale dove la mettiamo. Il pollicino non passa più, gli ascensori sono inutilizzabili, i parcheggi ridotti, ambulanze e mezzi del soccorso si trovano la strada chiusa», denuncia Marco Bolla.
IL SILENZIO Dura una manciata di secondi la lettura del documento. Poi è il silenzio. Le braccia verso il cielo, la lettera in mano che diventa un j'accuse contro l'amministrazione comunale. Minuti interminabili. Un lungo applauso, qualche fischio. La manifestazione si porta dietro la gioia di essere stati in tanti. «Un primo passo, ne verranno altri», promette una giovanissima castellana. «Le Poste non esistono più, la banca è un sogno, gli altri servizi un'illusione. Si sventola la delibera di Giunta sulla pedonalizzazione temporanea di via Mazzini. Ma a quel blocco delle auto circoscritto nel tempo in pochi credono.
Andrea Piras

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Serata Anpi-CoStat domani alla Fondazione di Sardegna
La Costituzione italiana fra passato e futuro

“Dalla Resistenza alla Costituente, la Costituzione fra passato e futuro” è il titolo dell'incontro promosso dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia e dal Comitato d'iniziativa costituzionale e statutaria per domani alle 17 nella sede della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2. Introdurrà i lavori il giuripubblicista dell'Università di Cagliari, Andrea Pubusa.
Partecipano con le loro relazioni lo storico Gianni Fresu dell'Univerdidade de Uberlandia (Brasile) e la costituzionalista Silvia Niccolai dell'Università di Cagliari. Atteso l'intervento di Massimo Villone, costituzionalista e presidente nazionale del Coordinamento per la democrazia costituzionale. In programma anche le relazioni di Luisa Sassu dell'Anpi sulle “Madri costituenti” e Tonino Dessi del Comitato CoStat sulle “Autonomie della Costituzione”.
Sempre l'Anpi e il Comitato d'iniziativa costituzionale hanno deciso di riservare parte della serata al ricordo di Francesco Cocco e Vincenzo Pillai, morti recentemente. Cocco, nato a Guspini ottantuno anni fa, si è spento la sera di Natale nella sua casa di Cagliari. Docente di diritto, intellettuale rigoroso, era stato un dirigente del Partito comunista e uno dei più importanti studiosi sardi di Antonio Gramsci. Ai suo allievi ripeteva sempre, citando il grande pensatore di Ales fondatore del Pci: «Studiate, perché nella vita servirà la vostra intelligenza». Dopo la laurea in Giurisprudenza iniziò a mettere a frutto le sue due grandi passioni: l'insegnamento (fu i professore di diverse generazioni di studenti) e la militanza politica, in effetti cominciata molto presto e nel dopoguerra nel suo paese natale.
La serata ricorderà anche Pillai, figura storica della sinistra e protagonista di tantissime battaglie in difesa dei diritti delle fasce più deboli.

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 50 - Edizione CA)
SASSARI. Ruspe al lavoro da presto, recuperata parte dello scheletro
I veterinari in campo per la balena spiaggiata

Come un set cinematografico, o uno scavo paleontologico. Il nastro bianco e rosso, i cartelli di divieto e decine di persone con guanti e tute di protezione, fotografi e operatori, tavoli con attrezzi e cartelloni sotto i gazebo sistemati sulla spiaggia. Le ruspe che scavano e le grandi vertebre che spuntano dalla sabbia.
MOVIMENTO Ha provocato un bel trambusto la balena venuta a morire due mesi fa nel sesto pettine del litorale di Platamona. Dal mare, il suo ambiente, alla terra, adagiata sulla sabbia che in tutto questo tempo, spinta dalle onde e dal vento, l'ha quasi sotterrata. Quasi sessanta giorni scanditi da ordinanze, delibere, polemiche e tante parole cui ha messo fine un accordo basato fondamentalmente sul buon senso, tra Comune di Sorso e Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Sassari, che aveva già eseguito un'operazione simile trent'anni fa.
BUON SENSO L'Ateneo ha messo in campo tutte le forze: docenti, ricercatori e studenti. Il Comune ha fatto la sua parte per controllare la zona con la polizia locale e le guardia zoofile. Presenti la Forestale e gli uomini dell'Agenzia Forestas. Le ruspe dell'impresa che si è aggiudicata l'appalto sono entrate in azione al mattino presto. Intorno alle dieci ai lati della balena sono già scavate due trincee per recuperare lo spazio e far scorrere le cinghie sotto l'animale e quindi sollevare la colonna vertebrale. «Lo scheletro è abbastanza compromesso - racconta il direttore del Dipartimento, Eraldo Sanna Passino - è possibile che qualche parte sia andata persa. Ieri abbiamo recuperato una costola in mare». La parte più vicina alla coda si era staccata venerdì ed è stata affidata ad alcuni studenti che, a fatica, cercano di separare le vertebre. «Stiamo anche staccando i tessuti della cartilagine per pulire al meglio le ossa - spiegano - Per noi è un'esperienza interessante, non ci aspettavamo certo di prendere parte a un evento così».
LAVORO ACCURATO Il tempo massimo previsto per il dissotterramento è di tre giorni. Ci sono parti della balena finite molto in profondità e tra queste c'è la testa. Bisognerà lavorare con cautela, per evitare di danneggiarla. Tra l'altro sono le parti più esposte all'umidità, dove la decomposizione è stata più lenta. Una volta recuperate tutte le ossa (sono 166 ) verranno trasferite nel Dipartimento di via Vienna a Sassari dove ci sarà la ripulitura definitiva e la ricostruzione dello scheletro. Non rimpiangerà la presenza della balena nel suo litorale il sindaco Giuseppe Morghen. «Ma abbiamo agito seguendo tutte le procedure», dice. Lo scheletro verrà esposto, forse, al Palazzo Baronale.
Franco Ferrandu

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 14 gennaio 2018 / Commenti (Pagina 18 - Edizione CA)
Il primo trapianto in Sardegna
Grande avventura iniziata 30 anni fa

Era la notte tra il 16 ed il 17 gennaio del 1988 quando ebbe inizio in Sardegna l'era dei trapianti. Ma già il 2 di gennaio precedente, si registrò la prima donazione d'organi, grazie alla straordinaria generosità dei genitori del piccolo Paoletto Pizzi, di 11 anni, di Sinnai. Ne parliamo perché ancora oggi il programma trapianti continua a rappresentare la più importante sfida, in campo sanitario, alla nostra insularità. Tutto ciò è stato (e continua ad essere) possibile, soprattutto, grazie al gesto d'amore dei familiari che non si oppongono al prelievo degli organi del proprio caro deceduto e grazie alle rianimazioni della Sardegna che, impegnate quotidianamente ad assicurare un'adeguata assistenza a pazienti gravissimi, continuano ad avviare il programma di donazione ogni volta che un loro paziente va in morte encefalica.
Esiste da anni una rete trapianti che, dal centro prelievi al CRT e CNT,vede coinvolti oltre cento professionisti. Infatti, il programma trapianti rappresenta un'attività complessa e multidisciplinare che coinvolge medici, infermieri, tecnici, autisti, amministrativi, tutti impegnati, nell'ambito delle proprie mansioni, affinché ad ogni donazione faccia seguito il prelievo ed il trapianto di organi e tessuti idonei.
Dei primi anni, quasi pioneristici per la nostra Isola, non possiamo non pensare con gratitudine a chi ha fortemente voluto ed avviato questo programma: dal Presidente della Regione Mario Melis, all'Assessore alla Sanità, Giorgio Ladu, dal Presidente del Consiglio Regionale Emanuele Sanna, al Comitato di Gestione, presieduto da Giuseppe Lubelli, dal Direttore Sanitario, Franco Meloni, al caro Dott. Mariano Ciccu, ai colleghi Domenico Giordano, Sandro Calatri, Enzo Usai, Giovanni Brotzu, Paolo Altieri, Paolo Pettinao, Giovanni Manduco,Valentino Martelli,A lessandro Ricchi, Prof. Licinio Contu, e ai Professori Raffaello Cortesini e Dario Alfani, del Policlinico Umberto I°di Roma, fondamentali per la crescita professionale di tutti gli operatori sanitari sardi. Da diversi anni l'attività è garantita dalle equipes chirurgiche del dr. Mauro Frongia, dr. Fausto Zamboni e dr.Emiliano Cirio, unitamente all'impegno fondamentale degli anatomopatologi, nefrologi, cardiologi, diabetologi, radiologi, degli operatori del centro immuno- trasfusionale e dei laboratori analisi. Tutti garantiscono l'assistenza al paziente, prima durante e dopo il trapianto. Grazie ai trapianti in sede è stato possibile ridurre drasticamente gli onerosi e stressanti viaggi della speranza, ridare serenità a tantissime famiglie sarde, il tutto con la massima sicurezza e qualità trapiantologiche. In Sardegna si effettuano i trapianti di rene, da cadavere e da vivente, di cuore, di fegato,di pancreas, i combinati: rene-pancreas, cuore-rene, fegato-rene e tessuti (corneale, osseo e valvolare). La Direzione aziendale, l'Assessorato Regionale alla Sanità, le linee guida nazionali e la rete trapiantologica sono fondamentali, preziose le associazioni di volontariato. Il nostro Centro si aggiorna continuamente: ha aderito al programma dello split liver, effettua trapianti di rene con la tecnica robotica, ha applicato 5 VAD (dispositivi di assistenza ventricolare). Solo alcuni dati: oltre 800 accertamenti di morte, oltre il 65% dei consensi familiari, quasi 2.000 trapianti d'organo effettuati. Infine, un ricordo affettuoso e sempre presente va ai nostri Alessandro Ricchi, Gianmarco Pinna ed Antonio Carta, periti il 24 febbraio 2004 nella tragedia aerea sui Sette Fratelli.
Ugo Storelli
Coordinatore locale trapianti Azienda Ospedaliera Brotzu



 

La Nuova Sardegna

 
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 14 gennaio 2018 / Sardegna - Pagina 7
SARDI NEL MONDO >> L’INTERVISTA
Nicola, 30enne cagliaritano, racconta com'è diventato manager nella Huawei
La passione per l'oriente, gli studi a Fudan, l'assunzione nella multinazionale
DALLA SARDEGNA CON STUPORE
«ECCO IL MIO SOGNO CINESE»

di Antonello Palmas
SASSAR I La felicità è lì, a diecimila chilometri. Nicola Fanni, 30 anni, cagliaritano, l'aveva intuito e dal 2011 vive in Cina dove lavora per Huawei. È uno dei pochi stranieri a lavorare nel quartier generale di Huawei a Shenzhen, non lontano da Hong Kong. Una città simbolo della crescita esponenziale di quel Paese, trasformatosi in 30 anni da villaggio di pescatori in una ricca megalopoli di 12 milioni di abitanti. «Ormai è da oltre sei anni che vivo in Cina e mi sento parte di quello che può essere definito il Sogno Cinese» dice Nicola. Che non ha un occupazione da poco: dirige il marketing di una branca del colosso cinese. Huawei ha anche un legame con la sua Sardegna: dal 2016 ha una delle sue basi nel parco tecnologico di Pula per sviluppare in collaborazione con il CRS4 progetti di ricerca sulle Smart Cities.Come è nata l'avventura ?«Mi sono diplomato al liceo classico "Giovanni Maria Dettori" a Cagliari, quindi la laurea in lingue, letterature e studi interculturali a Firenze. Sono partito a Shanghai, dove mi sono iscritto alla specialistica nella prestigiosa Fudan University, laureandomi con un master in economia e ricevendo la borsa di studio dal governo cinese». Andare a studiare in Cina non è una scelta consueta.«Sono sempre stato attratto dalla cultura orientale, in particolare dalla Cina con le sue tradizioni, la sua storia millenaria e il suo straordinario potenziale capace di riconquistare gli antichi splendori - racconta il manager - . È questa curiosità che mi ha avvicinato in un primo tempo ad approfondire la storia, la lingua (tanto complessa quanto affascinante) e poi mi ha spinto ad intraprendere una carriera in estremo oriente. Una scelta di cui non mi sono mai pentito, e oggi sono contentissimo di continuare a scoprire qualcosa di nuovo tutti i giorni». L'ingresso in Huawei?«Due anni fa la multinazionale cercava una figura professionale con esperienza internazionale, non solo capace di parlare diverse lingue, compreso il cinese, ma soprattutto in grado di pianificare e dirigere il marketing internazionale - spiega Nicola Fanni -. Dopo una iniziale selezione telefonica ho superato tutti i colloqui in lingua cinese e sono stato assunto -. Oggi lavoro nella divisione del gruppo Enterprise Business dove mi occupo del marketing legato alle soluzioni e servizi che facilitano l'avanzamento tecnologico delle imprese e delle città nell'era digitale con le tecnologie che la multinazionale cinese offre: Cloud computing, IoT, cyber security. Qualche anno fa il prodotto cinese era visto come qualcosa di bassa qualità a poco prezzo, ma la realtà è ben diversa. La Cina è oggi in grado di creare prodotti di alta qualità, apprezzati dal consumatore». La Cina sa valorizzare le professionalità meglio di noi?«Quando si pensa alla Cina, si pensa ai suoi limiti e alle sue contraddizioni. Ho sperimentato che contrariamente a quanto si possa pensare, è un Paese alla ricerca di talenti anche e soprattutto dall'estero perché sa bene che per lo sviluppo di una società fiorente gli stranieri portano idee e punti di vista importanti che possono solo arricchire. Certamente, non esiste lo Stato perfetto, ma nella mia esperienza all'università e nel lavoro la Cina premia chi merita, chi mette impegno e dedizione, dimostrando con risultati tangibili il frutto del proprio lavoro. Per l'Italia, sebbene la crescita sia rallentata, ci sono nuove opportunità all'orizzonte e rimango ottimista per il futuro».Che posto è Shenzhen?«È la capitale tecnologica della Cina, dove le banconote sono quasi sconosciute e si paga tutto tramite cellulare - racconta il manager isolano -. Ma resta una città vivibile in cui gli spazi verdi sono protagonisti insieme a grattacieli che non hanno niente da invidiare alle grandi metropoli occidentali. La tradizione legata all'alimentazione rimane comunque il fulcro della vita sociale e lavorativa: tanti i mercatini aperti giorno e notte in cui si possono assaggiare spiedini di ogni tipo, anche con scorpioni e serpenti; e nel lavoro, gli affari migliori spesso si concludono proprio nei ristoranti».In questi giorni in Italia si discute dell'apertura agli insetti nell'alimentazione. Consigli per gli acquisti?«Mi è capitato di mangiare alcuni piatti con insetti e devo dire che non erano male. Comunque, in tutta onestà, non ne vado matto. Consiglio comunque di provarli» dice Nicola Fanni. Che problemi ha superato nel suo impatto con la Cina e cosa l'ha sorpresa?«L'unica difficoltà è stata abituarmi all'idea di stare lontano dalla mia famiglia, dai miei amici e dalla mia isola. Sicuramente la Cina mi ha sorpreso in tanti modi, ci sono tanti aspetti della loro cultura poco conosciuti in Italia, per esempio l'usanza del mangiare insieme ad ogni occasione come forma più ricca d'interazione sociale. Il pasto stesso è un vero e proprio evento sociale per i cinesi e la disposizione dei piatti sulla tavola è pensata per favorire la condivisione e il contatto tra le persone. Un altro fatto poco conosciuto in Italia è che in Cina ci sono otto cucine principali, tra loro molto diverse, e alcune di queste sono estremamente piccanti per il nostro palato ma particolarmente deliziose».
La Cina premia chi merita e dimostra con risultati tangibili il frutto del proprio lavoro. Di questo Paese abbiamo un’immagine distorta ed è difficile cambiare gli stereotipi. Superata la barriera della lingua i cinesi sono estroversi, simpatici e ospitali.
Abbiamo una visione distorta della realtà cinese?«Assolutamente sì. In Italia la Cina è ben poco conosciuta. è difficile cambiare gli stereotipi, ma senz'altro questo Paese è cambiato più di quanto si pensi negli ultimi anni». Molti cinesi lavorano nelle nostre città. Perché li vediamo così poco empatici e chiusi nella loro comunità? «Alla radice vi sono delle barriere linguistiche e culturali. I cinesi una volta superata la barriera linguistica sono estroversi e simpatici, ma anche molto caparbi e ambiziosi. Amano viaggiare, parlare e conoscere gli stranieri, sono molto ospitali e non lesinano inviti a pranzo». La Sardegna le manca? Vorrebbe tornarci?«Manca sempre, non nascondo il mio orgoglio sardo, mi emoziona parlare della nostra isola e dell'Italia. Porto ovunque con me la bandiera dei quattro mori - dice il cagliaritano - perché fa parte della mia identità e della mia storia. Spero di poter tornare, idealmente mantenendo uno sguardo rivolto a est, per poter lavorare tra la Cina e l'Italia e contribuire alla cooperazione e alla mediazione tra queste due realtà lontane sempre più vicine».
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 14 gennaio 2018 / Sardegna - Pagina 4
Il consigliere del Pd: «Il divieto di cumulo è un errore da eliminare»
DERIU: SALVIAMO LE BORSE DI STUDIO

SASSARI «Divieto di cumulo delle borse di studio è un errore e va eliminato. Altrimenti gli studenti con reddito alto possono accedere alle borse di merito per l'iscrizione ai corsi magistrali e quelli con reddito basso no». Lo spiega Roberto Deriu, consigliere regionale del Pd, che ha in mente una proposta di legge ad hoc per abrogare un articolo decisamente discutibile: «Se le università sarde istituiscono una borsa di studio secondo il merito per favorire l'iscrizione alle lauree magistrali, in base all'articolo 24 della legge numero 37 del 1987, in Sardegna vige il divieto di cumulare quella cifra con l'eventuale borsa di studio ottenuta per reddito e per merito a garanzia del diritto allo studio. È evidente che in questo modo uno studente con reddito superiore a quello degli idonei alla borsa di studio possa accedere a quella facilitazione, mentre coloro che beneficiano della borsa che garantisce il solo diritto allo studio no. Ringraziamo gli studenti che ci hanno segnalato l'emersione di tale problema. Il rettore Maria Del Zompo ha concordato con noi su questa assurdità».
 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 14 gennaio 2018 / Sassari - Pagina 30
La balena di Platamona smontata in un solo giorno
di Salvatore Santoni
SORSOArrivano in spiaggia di primo mattino: sono una trentina tra docenti, studenti, tecnici e operai. Ognuno di loro è armato di guanti, mantellina, stivali in pvc e parecchi coltelli. Sono i risolutori di Platamona, quelli che ieri mattina sono entrati in spiaggia per animare un cantiere didattico e ne sono usciti dando una lezione alla burocrazia. In una sola giornata hanno spazzato via due mesi di incertezze e sgomberato mezzo Moby Dick dall'arenile di Platamona. Mezzo Moby. Durante le prime ore del mattino hanno lavorato soprattutto le ruspe - quelle della Spea Srl - per dissotterrare il mammifero sepolto dalla sabbia movimentata durante le mareggiate dei giorni scorsi. Per prima cosa intorno alla carcassa hanno scavato un fossato profondo circa un metro per consentire agli esperti del dipartimento di Medicina universitaria dell'università di Sassari ei imbragare le vertebre a spezzoni da quattro o cinque. Le operazioni di spolpamento manuale - la parte più faticosa - sono cominciate intorno a mezzogiorno. E sotto i colpi delle lame, mezza balenottera è finita a pezzetti in poche ore. «Lo stato di avanzamento dei lavori va oltre le previsioni - spiega il direttore scientifico del progetto, Marco Zedda - continueremo domani (oggi per chi legge, ndc) con la parte più difficile, la testa. Lo scheletro è in buono stato, manca qualcosa nella coda e ci sono alcune costole rotte. Questo dettaglio lascia presupporre che la balenottera sia stata colpita da una nave. Se prima o dopo essere morta è da stabilire». Pochi curiosi. All'apertura del cantiere si son visti molti taccuini e telecamere, ma pochi curiosi. Nei giorni scorsi, infatti, oltre la polpa la balenottera di Platamona ha perso anche l'appeal delle scorse settimane, quando al sesto pettine bisognava sgomitare per guadagnare l'inquadratura migliore. E con le operazioni previste oggi, è probabile che il cantiere termini il lavoro. Anche perché lunedì è previsto un peggioramento delle condizioni meteo. Ecco quindi che questa mattina potrebbe essere l'ultima occasione per vedere almeno una porzione di Moby Dick tra la sabbia di Platamona.Comune soddisfatto. A seguire le operazioni di sezionamento è arrivato a Platamona anche il sindaco di Sorso, Giuseppe Morghen. «È finita nel migliore dei modi perché abbiamo attivato la procedura corretta per arrivare alla giornata odierna - ha commentato il primo cittadino -. Si tratta di un progetto che ha un risvolto didattico e scientifico. E tutti i Comuni che fanno parte della rete Pelagos dovrebbero fare come abbiamo fatto noi. Si tratta di una cosa importante che dà risalto al nostro territorio e consente ai cittadini di informarsi sulle balene, che se stanno nel nostro mare vuol dire che è pulito».Moby in bellavista. Per vedere la regina del mare su un piedistallo bisognerà attendere ancora qualche mese. E c'è da aspettare anche per conoscere il luogo in cui verrà esposta. «La Cites ci ha già dato una pre-autorizzazione - spiega ancora il sindaco - e quando arriverà quella definitiva decideremo il luogo. Le opzioni sul tavolo sono la Marina di Sorso, lo stagno di Platamona e il cortile del palazzo Baronale. Siamo disponibili a valutare proposte migliori, purché lo scheletro rimanga nel territorio di Sorso».
 
Al sesto pettine arriva anche il rettore
SORSO Ieri pomeriggio sull'arenile di Platamona è arrivato anche il rettore dell'Università di Sassari, Massimo Carpinelli, che ha effettuato un sopralluogo per monitorare le operazioni del cantiere didattico per il recupero di Moby Dick, nato dall'accordo tra il dipartimento di Medicina veterinaria e il Comune di Sorso.Il rettore ha svolto un rapido briefing con il direttore del dipartimento, Eraldo Sanna Passino, e osservato il team di lavoro formato da docenti, studenti, tecnici all'ateneo sassarese e gli operai della ditta incaricata dall'amministrazione comunale. «Il dipartimento sta facendo un ottimo lavoro - ha commentato Massimo Carpinelli -, a dimostrazione che quando l'università di Sassari prende un impegno è in grado di portarlo fino in fondo. Questo cantiere tra l'altro è un'occasione importante per i nostri studenti e rappresenta un servizio per il territorio».Il bilancio della prima giornata di recupero lascia soddisfatto anche il direttore Eraldo Sanna Passino: «È stato fatto un lavoro molto importante - spiega - e anche faticoso. Siamo arrivati più o meno a metà del lavoro di recupero e ringraziamo la ditta per la grande professionalità. Ora resta da recuperare la testa, la parte più delicata». (sal.san.)

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie