Venerdì 12 gennaio 2018

12 gennaio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Un convegno oggi alle 14.30 nella Cittadella universitaria
MEDICI E GIORNALISTI A CONFRONTO SUI VACCINI

Vax o no vax, vaccinarsi oppure no Il dubbio, la domanda che si fanno in molti. In medicina, la comunicazione gioca un ruolo chiave proprio per dissipare dubbi e rispondere agli interrogativi. Medici, giornalisti ed esperti di comunicazione si ritroveranno per discuterne oggi alle 14.30 nell'aula Boscolo della Cittadella universitaria. Al convegno (dal titolo “Comunicare con cura: il controverso caso dei vaccini, storia, filosofia, etica e cronaca di un dibattito aperto”) interverranno il presidente dell'Ordine dei giornalisti Francesco Birocchi, Andrea Grignolo dell'Università di Roma “La Sapienza”, Elisabetta Lalumera dell'Università di Milano-Bicocca, Ferdinando Coghe dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Marcello Montibeller dell'Università di Sassari e Francesca Ervas dell'Università di Cagliari.
L'immunizzazione della popolazione dalle malattie infettive è un obiettivo primario per la salute pubblica. Tuttavia, nonostante l'ampio successo dei vaccini, testimoniato dalla scomparsa di alcune malattie infettive, in Italia si assiste ad un pericoloso calo della copertura vaccinale. Il seminario ha l'obiettivo di comprendere le ragioni di questo calo, indagando il modo in cui comunicano tanto i sostenitori quanto i detrattori delle vaccinazioni. Secondo studi recenti, alla base del fenomeno di resistenza ai vaccini ci sono sia la persuasione retorica di testi disponibili nella rete, la cui efficacia sembra andare molto oltre l'informatività scientifica, sia la mancanza di fiducia negli esperti (immunologi, comunicatori scientifici, operatori sanitari), nelle loro competenze e conoscenze sul tema di sicurezza dei vaccini. Per medici, giornalisti e studenti di Scienze della comunicazione e Medicina il seminario sarà valido per l'acquisizione dei crediti formativi.

 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
IN EVIDENZA
L'aula Anfiteatro intitolata a Congiu

L'aula Anfiteatro della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche è stato intitolata a Paolo Congiu, il docente di Economia aziendale scomparso un anno fa. A scoprire la targa, la rettrice Maria Del Zompo, con i genitori e i fratelli del docente.

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
BOICOTTAGGIO E APARTHEID
Lunedì alle 17 Salim Vally, sociologo sudafricano e docente all'Università di Johannesburg, parlerà del ruolo del boicottaggio accademico nella lotta contro l'apartheid. L'incontro è previsto nell'aula A della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche in via Sant'Ignazio 78.

 

 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Lettere e commenti (Pagina 12 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Cosa c’è dietro la rivolta popolare
IRAN, MAI ATTUATE LE RIFORME PROMESSE

Luca Lecis
Docente di storia contemporanea Università di Cagliari

La notizia dell’arresto dell’ex presidente integralista Mahmoud Ahmadinejad, accusato di aver sobillato la piazza contro il governo in carica del “riformista” Hassan Rouhani, anche se né confermata ufficialmente né smentita dal diretto interessato, ci fa comprendere quanto la realtà della Repubblica islamica dell’Iran sia più articolata e sfaccettata di quello che la stampa occidentale ed eurocentrica faccia spesso apparire. Fino a poco tempo prima infatti, vi era stata la caccia al “nemico esterno” responsabile i voler la rovina della nazione iraniana (Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita), che aveva portato alla terza, massiccia prova di forza nel giro di pochi giorni, dell’ala clericale più oltranzista del paese, scesa in piazza per difendere la rivoluzione islamica e condannare le agitazioni popolari frutto delle ingerenze e interferenze straniere. Tale apparente contraddittorietà, peculiarità della società persiana tout court, evidenzia le difficoltà di comprensione della complessa realtà dell’Iran, che nelle ultime giornate del 2017 ha visto il riacutizzarsi di diffuse manifestazioni di protesta contro il governo e l’apparato religioso alla guida del paese. Iniziate il 28 dicembre nella città santa di Mashad, bastione dell’integralismo sciita, le proteste si sono estese a diversi centri coinvolgendo settori distinti della popolazione (casalinghe, pensionati, minatori, disoccupati). Se nel corso della preghiera del primo venerdì dell’anno, l’ayatollah di Teheran, Ahmad Khatami, ha sottolineato l’importanza di ascoltare la voce del popolo, precisando come le proteste contro l’inflazione, i tagli ai sussidi di disoccupazione, gli aumenti delle bollette e la corruzione fossero giustificabili, Khatami ha bollato come “eretiche” le manifestazioni di piazza delle giornate successive, caratterizzate da violenze e arresti di centinaia di manifestanti, accusati di voler destabilizzare la Repubblica islamica d’Iran con l’aperto sostegno dei suoi nemici storici, Stati Uniti in primis. L’ondata di proteste, scatenata anche dalla indignazione popolare a seguito delle rivelazioni circa i benefit e le risorse finanziarie delle istituzioni religiose, ha trovato terreno fertile in una realtà già duramente segnata da una perdurante crisi economica, aggravata dalle pesanti sanzioni internazionali che hanno aumentato progressivamente il tasso di inflazione (10%) e disoccupazione giovanile (almeno il 24%). La possibilità di una ripresa economica grazie alla fine delle sanzioni a seguito dello storico accordo sul nucleare firmato nel 2015 da Rouhani, parzialmente arrestata dalla chiusura della nuova amministrazione statunitense, era stata la chiave di volta della recente rielezione dello stesso presidente iraniano, a oggi dimostratosi incapace di attuare un articolato piano di quelle riforme così auspicate e attese dalla popolazione. Delusione verso il leader “riformista” dunque, ma anche una montante rabbia verso le istituzioni religiose per una politica più attenta agli equilibri internazionali (Siria, Yemen, Libano, Palestina), che alle condizioni degli strati sociali più deboli e bisognosi. Che le proteste possano sfociare in una concreta minaccia alla solidità dell’ordine costituito e dell’intero sistema della rivoluzione islamica è improbabile e comunque qualsiasi ipotesi in tal senso apparirebbe prematura; ciò che è certo è l’impossibilità di paragonare le attuali proteste con le manifestazioni di piazza del movimento verde del 2009. Scoppiate a seguito della contestata conferma di Ahmadinejad, le proteste avevano precisi referenti (Hosein Musavi) e riflettevano le rivendicazioni politiche di intellettuali e giovani espressione della classe media.

 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Salute (Pagina 13 - Edizione CA)
Patologie Malattie reumatiche e soluzioni
Fibromialgia, un enigma e troppi dolori

Non solo dolore cronico diffuso ai muscoli, ma anche stanchezza, disturbi del sonno, difficoltà cognitive e sintomi che vanno dal colon irritabile alla cefalea fino ad altre manifestazioni minori (parestesie, sensazione di gonfiore agli arti). Ecco la fibromialgia, una malattia reumatica che colpisce tra l'1% e il 5% delle persone e che si esprime con dolore diffuso in tutto il corpo le cui cause restano da definire con precisione. Il percorso a ostacoli comincia già a partire dal riconoscimento della malattia.
POLICLINICO «I criteri di classificazione della malattia impongono l'indentificazione di altre condizioni patologiche in grado di determinare una sintomatologia simile», spiega Alessandro Mathieu, professore ordinario di Reumatologia all'Università di Cagliari e direttore della Struttura Complessa di Reumatologia del Policlinico di Cagliari. «Nel definire la malattia che emerge in un determinato paziente come indipendente da altre condizioni cliniche occorre tenere conto dei quadri clinici con sintomi di tipo fibromialgico associati a malattie di diverso tipo, come patologie infettive, endocrine, neuropsichiatriche (come la depressione), malattie reumatiche infiammatorie sistemiche (connettiviti, ecc.), e altre importanti malattie. Un'estesa e accurata diagnosi differenziale è un procedimento ineludibile per poter classificare correttamente questa condizione patologica», dice ancora. Ecco perché «un approccio rivolto ad affrontare direttamente il sintomo dolore è assolutamente rischioso se mantiene l'ignoranza della reale origine e consistenza della patologia in atto», aggiunge.
PAZIENTI La Fibromialgia colpisce tutti, uomini, donne e bambini. «Tra i giovani adulti (20-30 anni) prevalgono le donne, sebbene nella fascia dei 40 anni il rapporto tra casi maschili e femminili tende a riequilibrarsi», spiega il professor Mathieu. Neppure i bambini sono preservati, e per loro una diagnosi di fibromialgia «può costituire un importante segnale di disagio e di conflitti che potrebbero originare sia un ambito familiare che scolastico», sottolinea Mathieu. Sebbene si tratti di una malattia complessa, esistono trattamenti che possono contenere gli effetti della malattia. «La prima cosa da fare è determinare l'assenza di altre condizioni patologiche, quindi informare il paziente sulla natura della malattia, individuare condizioni dell'ambiente personale e lavorativo che possono accentuare le manifestazioni di malattia, prescrivere esercizio fisico per migliorare il controllo sul tono e attività e muscolare (decondizionamento) valutandone l'efficacia e, ove appropriato, indirizzare verso l'applicazione di metodi cognitivo-comportamentali per il controllo dello stile di vita e dell'atteggiamento psichico», spiega il professor Mathieu.
INCONTRO Sono tanti gli interrogativi che nascono quando si scopre di essere affetti da questa malattia. Prova a dare una risposta l'Asmar, l'associazione malati reumatici, che insieme alla struttura complessa di Reumatologia del Policlinico di Monserrato organizza il 20 gennaio a Cagliari, alle 9 al Search di largo Carlo Felice 2, un incontro al quale partecipano esperti e specialisti.
Mauro Madeddu

 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Cultura (Pagina 44 - Edizione CA)
Ricerca: Università di Otago, Sassari e Lebanese
DNA, SARDI E LIBANESI NEL SEGNO DEI FENICI

Nell'età del Bronzo e del Ferro la Sardegna era multietnica e multiculturale. «Era un crocevia nel Mediterraneo, la dimostrazione di come civiltà floride avessero trovato la chiave per un arricchimento economico e culturale» sostiene Michele Guirguis direttore della Summer School di Archeologia Fenicio-Punica che ha effettuato gli scavi nella necropoli fenicia e punica di Monte Sirai, vicino Carbonia.
Provengono dal sito sardo i campioni di Dna antico confrontati col Dna di libanesi moderni che sono stati fondamentali per lo studio tra indagine genetica e archeologica pubblicato sulla rivista PLoS ONE, dal titolo “Ancient mitogenomes of Phoenicians from Sardinia and Lebanon: A story of settlement, integration, and female mobility”, vale a dire antichi mitogenomi dei Fenici dalla Sardegna al Libano: una storia di insediamento, integrazione e mobilità femminile. Sta avendo un'eco internazionale la ricerca condotta da Lisa Matisoo-Smith (University of Otago, Nuova Zelanda) e da Pierre Zalloua (Lebanese University) sul versante genetico, con il fondamentale contributo dell'Università di Sassari per lo sviluppo della parte archeologica: prelievo e invio dei campioni, interpretazione dei risultati ed elaborazione dello studio definitivo.
Spiega Guirguis: «È dal 2005 che con l'ateneo sassarese interveniamo sul Monte Sirai, prima con Piero Bartoloni, ora col sottoscritto, aiutato anche dalla dottoressa Rosana Pla Orquin. Grazie alla collaborazione con Nuova Zelanda e Libano siamo riusciti a sequenziare il Dna di alcune sepolture risalenti al V e IV secolo avanti Cristo, che ci confermano i moltissimi dati emersi dalla ricerca archeologica: la presenza di gruppi familiari che condividono il Dna mitocondriale trasmesso dagli elementi femminili, con una componente orientale, oltre quella nordafricana e dell'Europa continentale». I nuovi campioni prelevati dalla necropoli di Monte Sirai nel 2015 sono stati confrontati con 87 genomi mitocondriali completi, appartenenti a moderni libanesi, con ulteriori campioni libanesi che risalgono fino al XIX sec. a.C. (1800 a.C.) e con 21 sequenze mitocondriali della Sardegna pre-nuragica e nuragica. «Tra le novità emerse c'è anche quella relativa ai matrimoni misti: prima si pensava fossero solo privilegio degli aristocratici, ma in realtà avvenivano in tutte le classi sociali e anche questo sembra giustificare il melange di culture. L'elemento femminile giocava un ruolo fondamentale nella trasmissione della cultura e del mantenimento del sostrato autoctono che è la caratteristica peculiare della Sardegna per tutta l'Età del Ferro».
Michele Gurguis sintetizza: «Era una Sardegna inclusiva e non isolata, un crocevia culturale e non solo geografico del Mediterraneo, un crogiuolo di civiltà che si sono avvicendate e fuse insieme senza accantonare la civiltà nuragica». E allo stesso tempo la civiltà fenicia era altrettanto multiculturale, più portata al commercio e all'integrazione con le comunità locali incontrate lungo le rotte navali, che non alla conquista o all'imposizione. Dai dati emerge infine una significativa mobilità femminile, con donne che sarebbero migrate dal Vicino Oriente e dal Nord Africa verso l'isola, e donne europee che invece si sarebbero spostate in Libano.
E si attendono altri risultati. Vanno infatti avanti la serie di ricerche nell'ambito degli studi di Archeologia fenicio-punica dell'Università di Sassari, che possono anche giovarsi del supporto economico del Progetto Regionale L.7 “Phoenician & Nuragic Id. project. Identities in The Mediterranean Iron Age”.
Giampiero Marras

 

7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 12 gennaio 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 41 - Edizione CA)
SORSO. Si inizia sabato, l'Università coinvolge anche gli studenti delle superiori
LABORATORIO ALL'APERTO PER RECUPERARE LA BALENA

Due lunghi mesi sono trascorsi da quando la balenottera di 17 metri si trova spiaggiata nel litorale di Sorso ed ora lo scheletro del cetaceo verrà finalmente rimosso. Sabato mattina un equipe di scienziati e di giovani studenti si daranno appuntamento nella spiaggia di Platamona per iniziare la fase di rimozione. A coordinare le operazioni di recupero, d'intesa con il comune di Sorso, sarà il dipartimento di Medicina Veterinaria dell'università di Sassari con un gruppo di professionisti supportati da studenti universitari che faranno squadra con gli allievi degli istituti superiori interessati dal programma di alternanza lavoro. Sotto la guida del direttore del dipartimento, Eraldo Sanna Passino, gli studenti del corso di laurea parteciperanno alle fasi di recupero e catalogazione. Una vera attività didattica per dare un contributo al gruppo “Recupero balena” coordinato dal responsabile scientifico Marco Zedda, docente di Anatomia animale all'università di Sassari, affiancato da altri docenti e tecnici. Un laboratorio all'aperto supervisionato dal docente che precisa «si dovrà scavare con cautela perché alcune parti dello scheletro sono coperte da almeno un metro di sabbia». L'operazione dovrebbe durare un paio di giorni, e ciò che resta dello scheletro sarà trasportato nel dipartimento dove continuerà il lavoro di pulizia, sgrassamento e ricostruzione.
Mariangela Pala



 

La Nuova Sardegna

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 gennaio / Attualità - Pagina 13
Viaggio fra mille silenzi nei luoghi da dove partì per l'Egitto il ricercatore friulano
A CAMBRIDGE PER REGENI
Lutto e bocche ben cucite: un campus impenetrabile
Risulta irreperibile Maha Abdelrahman, la tutor di Giulio che è stata interrogata

di Alessandro Logroscino
CAMBRIDGE  Se il silenzio è la misura del dolore, Cambridge continua a sfoggiare il lutto per Giulio Regeni. Un lutto compatto e impenetrabile alle domande del cronista, a due anni esatti da quando il ricercatore friulano partì da questo tempio della cultura britannica ed europea per andare incontro, in Egitto, a una morte atroce su cui gli inquirenti italiani stanno cercando di far luce passando al setaccio pure carte e computer della tutor Maha Abdelrahman: sottoposta in settimana, proprio qui, a interrogatorio e perquisizioni con l'assistenza della polizia d'oltre Manica. Nel campus in cui sorge l'Alison Richard building, sede al numero 7 di West Road del prestigioso Department for Politics and International Studies (o Polis) che Giulio frequentava, Abdelrahman risulta irreperibile, oggi come un anno fa. «Sono via dall'ufficio e non controllo la posta regolarmente», risponde con un messaggio automatico alla richiesta d'incontro dell'Ansa. Porte chiuse anche nelle stanze dei colleghi, alcuni dei quali con nome italiano, mentre il professor David Runciman, direttore del Polis e discendente della più bella aristocrazia intellettuale del Regno, apre la sua porta con un sorriso: salvo allargare le braccia al solo sentire la parola «giornalista» e trincerarsi dietro «una telefonata» urgente da fare. Tempo qualche minuto ed ecco apparire un addetto alla sicurezza, che con garbata fermezza invita l'intruso di turno a «lasciare l'edificio» e lo accompagna all'uscita conversando amabilmente con lui. S'incarica egli stesso di mormorare qualche parola buona sulla «orribile tragedia», per poi suggerire di rivolgersi all'ufficio stampa: unica struttura «autorizzata» a commentare la vicenda ed, eventualmente, fissare interviste. Finché l'ufficio stampa, dopo qualche tentativo a vuoto -il direttore delle comunicazioni, Paul Mylrea, fa sapere d'essere «fuori dal Paese» - non affida la sua risposta ad Angel Gurria, uno dei portavoce. Con esemplare gentilezza, Gurria si scusa per i limitati spazi di manovra a sua disposizione su quella che definisce una questione «sensibile, delicata». Sulla perquisizione «in casa della dottoressa Abdelrahman» rinvia a una dichiarazione ufficiale scritta, destinata a ribadire l'impegno dell'università a collaborare alle indagini e l'assoluta fiducia sul comportamento del proprio corpo docente, «assolto» dal sospetto d'aver potuto anche soltanto mancare di prevedere le conseguenze ipotetiche di quella maledetta missione di studio al Cairo. Quindi assicura che Cambridge ricorderà «sicuramente» il secondo anniversario della morte di Regeni «a livello di college e di campus», come accadde l'anno scorso con una fiaccolata. Mentre annuncia il progetto in dirittura d'arrivo per «una borsa di studio in sua memoria». D'incontrare l'ex tutor o altri prof dell'istituto però non se ne parla. «Ho paura che per ora non sia possibile», ripete invariabilmente a ogni richiesta, assicurando che non si vuole nascondere nulla ed evocando di fatto il riserbo dovuto sulle indagini in corso. Non resta che riaffacciarsi dunque dalle parti del Polis, alla ricerca almeno di una voce che possa ricordare Regeni con memorie di prima mano. Ma l'addetto alla sicurezza é sempre là, a sbarrare la strada.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 gennaio / Cultura e spettacoli - Pagina 36
Alle 17 la lezione di commiato accademico promossa dal rettore
L'UNIVERSITÀ SALUTA IL PROF MATTONE

SASSAR I L'Università di Sassari saluterà questo pomeriggio il professor Antonello Mattone, che va in pensione dopo una lunga e prestigiosa carriera all'interno dell'ateneo sassarese. La cerimonia si terrà alle 17 nell'aula magna in piazza Università. Dopo l'apertura dei lavori da parte del rettore, Massimo Carpinelli, il professor Marco Milanese, direttore del Dipartimento, illustrerà l'impegno scientifico del professor Mattone. Seguirà la lezione magistrale di Mattone sul tema: "Nostalgia delle corporazioni? Note sul rapporto tra lavoro libero e lavoro corporativo nell'Europa dell'Ottocento". Sono previsti gli interventi dei professori Luigi Berlinguer e Manlio Brigaglia e dei rettori emeriti dell'Università di Sassari Alessandro Maida e Attilio Mastino. Mattone è stato direttore del Centro per lo studio della storia dell'Università di Sassari, vice preside della facoltà di Scienze Politiche dal 2005 al 2008, e dal novembre 2001 al novembre 2010 direttore del Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari.

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 12 gennaio / Cultura e spettacoli - Pagina 36
Fino al 30 la tappa dedicata al quinto articolo con incontri e mostre
A CAGLIARI IL VIAGGIO DELLA COSTITUZIONE

CAGLIARI Tour della Costituzione in tutta Italia in occasione del settantesimo compleanno della Carta. E la quinta tappa, sino al 30 gennaio, è a Cagliari. Il "Viaggio della costituzione" toccherà altre undici città. La tappa di Cagliari è dedicata al quinto articolo: «la Repubblica una e indivisibile riconosce, promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento». «La Costituzione - ha spiegato il presidente della Regione Francesco Pigliaru a margine della presentazione nell'aula consiliare di Cagliari - è importante anche perché ci riguarda direttamente per il riconoscimento delle autonomie di alcune regioni e perché sottolinea l'importanza delle regioni nel disegno istituzionale complessivo. In questi 70 anni l'Italia ha oscillato tra decidere che è importante avere un governo molto centrale o avere un governo con diversi governi locali, ipotesi che prediligo». La mostra itinerante sulla costituzione è arricchita da approfondimenti grafici multimediali: filmati storici, frasi celebri di personaggi chiave, commenti audio ai 12 articoli fondamentali affidati alle parole di Roberto Benigni. Al termine del percorso i visitatori potranno rinnovare la propria adesione alla carta costituzionale con un atto simbolico: una firma virtuale accanto a quella dei padri costituenti. Il tema «autonomia e decentramento» sarà approfondito il 18 gennaio all'ex Manifattura tabacchi all'interno dell'incontro sardo dei dialoghi sulla Costituzione.

Questionario e social

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