Giovedì 4 gennaio 2018

04 gennaio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 4 gennaio 2018 / Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
Dal 9 al 12 gennaio otto aziende sarde dell'Ict al Consumer electronic show di Las Vegas
START UP SARDE IN VETRINA NEGLI USA
Dalla mattonella che produce energia al volante per videogiochi

Un volante che ci fa sentire come Vettel quando guida la Ferrari. Una mattonella capace di produrre energia, una pianta che twitta quando ha bisogno d'acqua, un albero che trasforma l'aria in acqua grazie ai pannelli solari. E ancora: un dog sitter a distanza, e un'etichetta parlante anticontraffazione per vini e abbigliamento. Ecco la Sardegna del futuro al Ces (Consumer electronic show) di Las Vegas, il più importante caleidoscopio al mondo dell'innovazione in programma dal 9 al 12 gennaio. Una fiera dove ogni anno colossi mondiali come Google, Samsung, Sony, solo per citarne alcuni, presentano in anteprima le novità da lanciare sul mercato.
SARDEGNA IN PRIMA FILA La Sardegna “guida” la spedizione italiana. I sardi che si preparano a volare negli States sono 8: arrivano da Cagliari, da Sassari, da Lanusei e sono stati selezionati (su 22 candidati) prima dalla Regione poi dallo stesso comitato organizzatore. La spedizione italiana sarà composta da una quarantina di aziende e la Sardegna, con le sue otto, pesa per un quinto. «Questo fatto la dice lunga sulla vitalità di questo settore nella nostra regione», afferma Maria Grazia Piras, assessore regionale all'Industria. «Si tratta di imprese che hanno idee e competenze sviluppate in Sardegna, dove si contano tantissime esperienze legate alla ricerca e all'innovazione. Penso agli incubatori che fanno capo alle università e ad alcune realtà imprenditoriali ormai consolidate», aggiunge.
LE AZIENDE SARDE La fiera di Las Vegas sarà, dunque, un'occasione unica per le imprese sarde. L'Isola sarà presente con “ Veranu ”, l'azienda della mattonella che produce energia mentre si cammina sopra. Quindi, “Autentico”, start up che si occupa di anticontraffazione e tracciabilità dei prodotti, “ Life tree ”, l'albero che trasforma l'aria in acqua grazie ai pannelli solari, “ Bautiful box” , la scatola tecnologica che consente di accudire i nostri amici a 4 zampe a distanza, e “ Lifely ”, il vaso connesso in rete che attraverso i social network comunica i valori di temperatura e umidità e avverte quando la pianta ha bisogno d'acqua. In vetrina ci saranno anche “ Brave positions ”, un dispositivo che agevola il rapporto tra medici e bambini, “ BPCOmedia ”, che consente di gestire meglio una malattia cronica, e “ Cube controls ”, il volante per videogiochi che, grazie alla tecnologia, è una copia di quello utilizzato dai campioni di Formula 1.
LA REGIONE Dietro questi innovatori c'è la Regione che, attraverso il piano per l'internazionalizzazione, li ha accompagnati con i corsi di formazione. «Il nostro compito è consentire alle imprese di avere gli strumenti per misurarsi con i mercati internazionali», dice l'assessore. «Il programma triennale di internazionalizzazione, che nell'ottobre scorso abbiamo aggiornato al 2018-2020, ha già dato buoni risultati per quanto riguarda l'export delle aziende agroalimentari. Ci aspettiamo risultati positivi anche per l'Ict, che nell'Isola ha numeri consistenti sia per numero di imprese che per numero di addetti. La partecipazione delle aziende del settore alle recenti iniziative di novembre, a Los Angeles e Singapore, è stata positiva», conclude l'assessore Piras. «Ci sono tutte le premesse perché lo stesso accada anche a Las Vegas».
Mauro Madeddu

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 4 gennaio 2018 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
IL RICORDO
Addio al farmacologo Pier Franco Spano: i suoi studi importanti  per le neuroscienze

È morto il mio allievo Pier Franco Spano, professore emerito di Farmacologia dell'Università di Brescia, con cui ho condiviso tante esperienze a Cagliari, in Europa e negli Usa. Giovanissimo era destinato a dirigere la Farmacia Spano in via Roma, a Cagliari, ma durante la preparazione della sua tesi di laurea si innamorò tanto perdutamente della farmacologia e delle neuroscienze che, col disappunto del padre, lasciò ai fratelli la gestione della storica Farmacia. Fu una scelta felice per Cicci, così era conosciuto, per la farmacologia italiana e per la “scuola sarda” di farmacologia e neuroscienze. È stato professore di Farmacologia nella facoltà di Farmacia di Cagliari e, dal 1983, professore di farmacologia dell'Università di Brescia, dove ha diretto la sezione di Farmacologia e Terapia Sperimentale del Dipartimento di Scienze Biologiche e Biotecnologie e la scuola di specializzazione in Farmacologia. È stato preside di Medicina.
Pier Franco Spano ha creato a Brescia una scuola tra le più prestigiose: i suoi numerosi allievi occupano posizioni di rilievo nella ricerca biomedica in Italia, in Europa e negli Usa. Nel 1994 ha fondato la European School of Molecular Medicine di cui era direttore scientifico. Nel 2006 è stato nominato Presidente onorario della Lega Italiana per la lotta contro la Malattia di Parkinson e le Sindromi Extrapiramidali.
A quel “ragazzo” di via Porcell la Società Italiana di Farmacologia ha conferito nel 2017 il premio alla carriera “SIF Lifetime Achievement Award” e l'università di Brescia il prestigioso “Camillo Golgi Medal Award 2017”. Delle trecento pubblicazioni su riviste qualificate, quella sulla scoperta dei recettori multipli per la dopamina, “i recettori D1 e D2”, è entrata nella storia delle neuroscienze. Per i profani quei recettori sono i siti nel cervello sui quali operano i farmaci usati nel trattamento do schizofrenia, tossicodipendenze e disturbi dell'umore.
Il ricordo della simpatia, intelligenza, vivacità intellettuale, ottimismo di Cicci Spano rimarrà nella memoria di chi l'ha conosciuto, ma il ricordo delle sue ricerche rimarrà, più a lungo, nella storia delle neuroscienze.
Gian Luigi Gessa
Professore Emerito di Farmacologia dell'Università di Cagliari

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 4 gennaio 2018 / Commenti (Pagina 12 - Edizione CA)
Un dibattito politico anomalo
LO “IUS SOLI” NON È UNA QUESTIONE ETICA

Un grande psicologo russo,Vigotskji, è noto per aver elaborato una teoria che distingue tra ciò che si può insegnare senza apprendere e ciò che si può apprendere senza insegnare. Non è un gioco di parole: le abilità che si apprendono quasi per contagio, negli ambienti in cui più frequentemente si vive, quasi sempre la famiglia, sono alla base degli apprendimenti successivi, ed hanno persino questo potere: di ridimensionare gli apprendimenti più strettamente scolastici che seguiranno.
I bambini di tre anni che uscivano dalle Case della Montessori riuscivano a scrivere correttamente anche le parole più difficili, ma ignoravano che cosa è la scrittura e perché si scrive. Avevano appreso uno strumento importante nei rapporti a distanza, ma vuoto di significati nella vita reale.
Perché parlarne? Per richiamare l'attenzione su un dettaglio che ancora sfugge alla proposta di legge sullo “Ius soli”: i bambini di migranti che nascono in Italia sono anche bambini che continuano a vivere nella famiglia che li ha generati. Non è un dettaglio di poco conto. Cambia l'ottica da cui guardare al diritto di chi nasce in Italia di essere cittadino italiano. Non è il bambino, ma la famiglia in cui continuerà a vivere che preoccupa. Perché? Perché prima della scuola formale, c'è una scuola non meno importante che la precede, quella genitoriale. Che ne sarebbe di un bambino diventato per nascita cittadino nel paese che lo ospita, a contatto con genitori che non rinunciano alla cultura del paese dove sono vissuti?
La prospettiva è già inquietante così, ma è destinata a esserlo ancora di più, se chi emigra rimane indifferente agli stessi progressi umani e civili avvenuti ed ancora in corso nel paese che ha lasciato.
La piccola comunità friulana insediatasi e ancora residente a Colonia Caroya in Argentina, ha potuto contare su una discreta diffusione di connessioni e contatti con la patria d'origine. Tele Friuli ha di recente stipulato un contratto che permette di far conoscere i progressi di queste paese. Eppure, è andata sviluppandosi una cultura di tipo “nostalgico-conservativa”, ripiegata quasi unicamente sul suo passato. La fitta rete telematica che permette rapporti con la propria patria d'origine è sfruttata per lo più per un ritorno alle proprie tradizioni popolari, come opportunità per raccogliersi attorno al virtuale “fogolar”.
Il diritto di chi nasce in Italia di essere cittadino italiano non è una questione morale, o culturale, e meno ancora umanitaria, ma essenzialmente politica. Chi lo difende, qualche volta, anche al punto di infliggersi assurdi ed inutili digiuni, dimentica che una cittadinanza assegnata per nascita è un titolo che può dar lustro a chi lo possiede, ma in pratica destinato a valere poco di fronte a consuetudini e pratiche di vita spesso molto diverse dalle nostre, espressioni di una cultura diversamente ispirata, che quasi sempre disconosce i valori che sono all'origine della nostra civiltà.
Meglio sarebbe attenersi allo “Ius sanguinis”, principio accolto anche nella vecchia normativa, secondo la quale si è cittadini italiani per diritto di discendenza da genitori o avi di accertata nazionalità italiana. Avremmo più garanzie sul piano europeo, oltre che su quello del nostro paese.
Siamo in Europa, e secondo il Trattato di Maastricht, essere cittadino di uno Stato che fa parte dell'Unione è la condizione giuridica per essere riconosciuti anche come cittadino europeo, con diritti e doveri comuni a tutti i cittadini dell'Unione. Non è un riconoscimento da poco, soprattutto sul piano dei diritti: di circolare liberamente nei paesi dell'Unione, di voto e di eleggibilità nelle elezioni comunali e del Parlamento europeo, e così via.
Franco Epifanio Erdas
Docente universitario, pedagogista

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 4 gennaio 2018 / Provincia di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Assemini, la Fluorsid di nuovo sotto esame
«Un primo passo per liberare la nostra terra dai veleni». Lo dichiara Giulia Moi, eurodeputata pentastellata del gruppo “Europa della libertà e della democrazia diretta”, annunciando il riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) della Fluorsid di Macchiareddu, i cui vertici da maggio sono coinvolti in un'inchiesta penale per presunti inquinamento e disastro ambientale.
Il riesame dell'Aia (di cui le aziende necessitano per uniformarsi agli standard Ue di prevenzione e riduzione dell'inquinamento) è stato aperto a fine dicembre dal ministero dell'Ambiente «in seguito a una mia richiesta - precisa Moi -. Questo disastro ambientale a cielo aperto non è stato contrastato da nessuna istituzione in alcun modo». Nei giorni scorsi il dipartimento di Scienze chimiche e biologiche dell'Università aveva rilevato una diffusa contaminazione su acqua, suolo e sedimenti, sostenendo che in passato «l'Arpas avrebbe utilizzato unità di misura non adeguate per verificare l'eventuale eccesso di fluoruri».
«Il provvedimento di riesame può essere consultato sul sito del ministero - esulta l'europarlamentare - La soddisfazione è tanta e la Sardegna torna a respirare: chi l'ha inquinata per decenni sarà costretto a rivedere il suo operato. Se avranno un minimo di coscienza, i politicanti capiranno che silenzio e connivenza non sono state le strade giuste da percorrere». Moi conclude: «Questo giorno è importante soprattutto perché i sardi abbiano un futuro in cui non debbano essere più costretti a scegliere tra la salute e un posto di lavoro». (l.e.)

 

La Nuova Sardegna

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 4 gennaio 2018 / Sardegna - Pagina 7
L'entomologo Ignazio Floris: fanno già parte della dieta di due miliardi di persone
L'allevamento di bestiame consuma terra e risorse e diverrà presto insostenibile
LA PROFEZIA DELLO STUDIOSO «GLI INSETTI CI SALVERANNO»

di Enrico Carta
ORISTANO Viaggio nel futuro o ritorno al passato? E se invece, consapevoli o meno, avessimo i piedi ben saldi nel presente? Forse è davvero così e non si pensi di essere stati improvvisamente catapultati col teletrasporto in un mercato thailandese a Chiang Rai, dove si può acquistare un bel sacchetto di candide larve ancora vive o di qualcosa di simile alle nostrane blatte, in questo caso già impanate oppure cotte al forno. Dal 1° gennaio sono cambiate anche nell'Unione Europea le norme alimentari e la porta agli insetti è spalancata. Per gli esperti sono il cibo del futuro, i più schizzinosi storcono il naso e soffrono di nausea solo al pensiero, poi ci sono gli ironici che ci costruiscono su due battute essendo ben consapevoli di avere qualcosa di sicuro da mettere sotto i denti all'ora di pranzo. Infine ci sono i possibilisti che tutto sommato non disdegnano un tuffo nella cucina del mondo che verrà. Scherzi a parte, l'argomento è molto serio e non bastano certo alcuni passi di antichi libri di Aristotele o Plinio il Vecchio o ancora della Bibbia per esaurirlo. Non basta il riferimento al Levitico laddove è scritto: «Però, fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, mangerete quelli che hanno zampe sopra i piedi adatte a saltare sulla terra. Di questi potrete mangiare: ogni specie di cavallette, ogni specie di locuste, gli acridi e i grilli».Si dirà che la patria del casu marzu non può certo farsi venire il voltastomaco per qualche insetto che finirà nel piatto, ma per avere una risposta bisognerà attendere la prova del nove: quella sulle tavole imbandite di qualcosa che, ad esempio, somiglierà tanto a dei prelibati gamberi, ma che in realtà durante la sua esistenza mai avrà visto il mare. Certo che anche il termine usato per indicare una mangiata di insetti sembra non aiutare tanto i già timidi palati occidentali abituati a carni e carboidrati. La parola entomofagia - origine greca - non suona esattamente dolce come la parola miele, ma forse bisogna iniziare ad abituarsi all'idea. Nel frattempo non resta che affidarsi a chi con gli insetti ha un rapporto speciale. È Ignazio Floris, docente di Entomologia generale e applicata alla facoltà di Agraria dell'Università di Sassari.Professore, da dove partiamo?«Dal fatto che gli insetti svolgono un ruolo di primo piano sulla terra e, in molti casi, hanno sviluppato una stretta relazione con l'uomo e le sue attività condizionandone, più o meno direttamente, le abitudini, la salute, l'economia e ovviamente l'alimentazione». Anche l'alimentazione?«Circa due miliardi di persone praticano abitualmente o occasionalmente l'entomofagia. Anche in tali regioni, tuttavia, gli insetti costituiscono solo una componente ridotta dell'alimentazione. Si tratta spesso di un'integrazione della dieta con proteine animali, favorita dal fatto che, in diversi periodi dell'anno, gli insetti pullulano e sono quindi facilmente reperibili in natura. Raramente vengono allevati per questo scopo. E comunque anche nella cucina occidentale il loro utilizzo non è una novità. Forse siamo arrivati a un momento tale in cui la riscoperta di sapori antichi o esotici non è più rinviabile. Magari è un effetto della globalizzazione di abitudini che sino a poco tempo fa erano solamente territoriali». Par di capire che ci si trovi davanti a una necessità.«L'analisi di alcuni dati diventa imprescindibile. Secondo la Fao l'allevamento di bestiame utilizza circa il 70% delle terre destinate all'agricoltura e il 30% della superficie terrestre, con una produzione di 229 milioni di tonnellate. Bisogna però fare i conti con l'aumento della popolazione mondiale per cui si presume che da qui al 2050 la richiesta per i prodotti dell'allevamento arriverà a essere più che raddoppiata. Stiamo parlando di circa 465 milioni di tonnellate e ciò avrà come conseguenza l'aumento della necessità di terreno coltivabile con tutti i risvolti legati all'attivazione di processi agricoli intensivi, tra i quali l'uso delle risorse idriche, le emissioni di gas serra».È qui che entrano in gioco gli insetti?«Esattamente. Si riproducono velocemente e non hanno bisogno di grandi distese di terre, vivono ovunque e possono essere anche allevati su scarti alimentari. Gli insetti, inoltre, sono dotati di un'elevata efficienza di conversione nutrizionale. Questa loro caratteristica li rende ancora una volta potenzialmente più utili ed ecosostenibili rispetto al bestiame. Per esempio, per aumentare la propria massa di 1 chilo, il pollo ha bisogno di 2 chili e mezzo di mangime, il suino di 5 e il bovino di 10. Gli insetti? Riescono a convertire 2 chili di cibo in 1 chilo di massa».Un bel vantaggio. Ma è l'unico?«Sempre pensando all'ambiente un'ulteriore caratteristica degli insetti, soprattutto nella mosca soldato, nella mosca comune e nel verme della farina, è la loro facoltà di nutrirsi di rifiuti organici, compost e liquami animali, riuscendo a trasformarli in proteine di alta qualità che possono essere poi utilizzate per l'alimentazione animale».C'è poi la facilità di garantirsi questo tipo di risorsa alimentare che ovviamente incide. «Gli insetti rappresentano i tre quarti delle specie animali terrestri con oltre un milione di specie già classificate e rappresentano già oggi nel mondo una fonte alimentare, principalmente in Asia, Africa e America Latina. Sempre la Fao stima che si consumino sulla terra più di 1.900 specie di insetti. Quelli più comunemente usati come cibo sono coleotteri (31%), lepidotteri (bruchi, 18%), imenotteri (api, vespe e formiche, 14%), ortotteri (cavallette, locuste e grilli, 13%), emitteri (cicale, cicaline, cocciniglie e cimici, 10%), isotteri (termiti, 3%), odonati (libellule, 3%); ditteri (mosche, 2%)». E allora non resta che sedersi a tavola.

Questionario e social

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