UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 24 novembre 2017

Venerdì 24 novembre 2017

24 novembre 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 24 novembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
La Caritas lascia lo stabile di viale Sant'Ignazio ma non traslocherà al San Giovanni
OSPEDALE, NESSUNO SCAMBIO
No dell'Università al Comune: «Sarà un poliambulatorio»

Il San Giovanni di Dio non si tocca. Il Comune vuole chiudere il Centro di solidarietà che ospita la sede e la mensa della Caritas in viale Sant'Ignazio e sta cercando un'alternativa. La scelta era ricaduta sull'ospedale civile ma dall'Università e dall'azienda ospedaliero-universitaria è arrivato un secco rifiuto: niente poveri, diventerà un poliambulatorio.
IL TRASLOCO «Abbiamo bisogno di spostare il Centro per effettuare importanti lavori di ristrutturazione e abbiamo chiesto di poter utilizzare una parte dell'ospedale civile», conferma l'assessora al Patrimonio Luisa Anna Marras, «ma ci hanno risposto che hanno esigenze diverse per l'utilizzo di quella struttura». Il San Giovanni di Dio è di proprietà dell'azienda ospedaliero-universitaria che ha altri progetti per i reparti dismessi.
«Dopo il trasferimento delle degenze al Policlinico Duilio Casula di Monserrato, in assenza di indicazioni diverse da parte della programmazione regionale, il San Giovanni di Dio si avvia a diventare un ospedale di giorno. Per questo motivo non è stato possibile trovare lo spazio richiesto», conferma il direttore generale Giorgio Sorrentino. La proposta è stata stroncata sotto tutti i punti di vista: «Sullo stabile individuato dal Comune è già in fase di realizzazione un progetto importante per la riorganizzazione della clinica odontostomatologica - spiega - l'ospedale di giorno sarà punto di riferimento sanitario per i pazienti: al Civile troveranno spazio tanti servizi ambulatoriali facilmente accessibili ai cittadini». Neanche la rettrice vuole cedere il San Giovanni di Dio. «Cagliari ha necessità di uno spazio in città con servizi per i pazienti tra ambulatori specialistici, esami di routine, del sangue o radiologici - spiega Maria Del Zompo - i cittadini non devono essere obbligati a prendere la metro per fare un elettrocardiogramma ma, al tempo stesso, la struttura resterà collegata alla Cittadella se serviranno approfondimenti». Non ci saranno posti letto ma la convivenza dei pazienti con l'assistenza ai poveri non sembra un obiettivo dell'Ateneo.
LO SCAMBIO Per ottenere una nuova sistemazione per la mensa dei poveri e tutti i servizi del centro di solidarietà Giovanni Paolo II il Comune ha messo sul piatto della bilancia la cessione all'Università di tutto l'immobile di viale Sant'Ignazio. «L'Università è da sempre interessata a quei locali perché nel polo delle scienze giuridiche, economiche e sociali ci sono spazi ristretti per i docenti e per i servizi agli studenti - spiega la rettrice - non abbiamo spazi per punti di ristoro o sale studio organizzate».
L'INTOPPO DEI LAVORI Il Comune vuole cedere l'immobile e l'Università lo vorrebbe acquisire, il cerchio potrebbe chiudersi ma la situazione non è così semplice. L'intoppo è rappresentato dai lavori di ristrutturazione: ci sono da fare interventi importanti, come la sostituzione dei solai. «L'interesse dell'Ateneo c'è tutto, ma bisogna capire la sostenibilità economica di quello che c'è da fare - conferma la rettrice - bisogna valutare le norme di sicurezza necessarie, l'efficentamento energetico e la necessità di aggiornare l'immobile dal punto di vista tecnico perché le attività del polo avrebbero bisogno di un grande passaggio di dati». Il Comune ha fretta di chiudere la questione. «Dobbiamo trovare subito una soluzione provvisoria per i servizi della Caritas e siamo disposti a cedere definitivamente lo spazio all'Ateneo - assicura la vicesindaca Luisa Anna Marras - ma non possiamo aspettare: se sappiamo di dover tornare lì effettuiamo i lavori di conseguenza, sarebbe diverso se si trattasse di un trasloco definitivo».
Marcello Zasso

 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 24 novembre 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 44 - Edizione CA)
MACOMER. Sei mesi di stage e borsa di studio del Comune
Urban center per i giovani laureati

Il Macomer Urban Center è una realtà. Ha sede nel nuovo centro intermodale passeggeri. È il luogo dove si propone a tutti i neo laureati di Macomer uno stage di 6 mesi, con 25 ore settimanali e borsa di studio di tremila euro. Questo per far invertire la rotta a tanti giovani che lasciano la città mediamente un anno dopo il conseguimento della laurea. «Questo patrimonio di competenze - dice l'assessore alle Politiche giovanili, Marco Manus - deve poter essere utilizzato e la città deve promuovere l'incontro con il sistema delle imprese e dei servizi». Il progetto prevede l'inserimento di residenti di età non superiore a 30 anni, con laurea triennale, specialistica o quinquennale conseguita con una votazione minima di 100 o 110 e disoccupati o inoccupati.
Nell'Urban Center saranno elaborati progetti necessari alla vita amministrativa, iniziative sociali legate a sensibilità civica collettiva, educazione ambientale sanitaria, settori scolastico e culturale. Ora i ragazzi inseriti nell'Urban Center sono Alberto Corda e Gianluca Atzori: portano avanti un progetto su “bookcrossing” e diffusione delle monete complementari. «Attraverso il Macomer Urban Center - dice Manus - l'amministrazione vuole fornire ai nostri giovani una opportunità di crescita professionale dalla quale tutto il territorio potrà trarre beneficio».
Francesco Oggianu

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 24 novembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
L'INTERVISTA. Grazia Maria De Matteis è la Garante per l'infanzia e l'adolescenza
NON È UN PAESE PER BAMBINI
«Sono ancora troppi i minori vittime di abusi e violenza»

Difficile immaginarla in pensione. Nonostante da tempo abbia lasciato l'incarico di ricercatrice nella facoltà di Giurisprudenza - è stata anche docente incaricata di Diritto penale e successivamente di Diritto penale minorile per il master in Criminologia - l'avvocata Grazia Maria De Matteis ha mantenuto vivo l'impegno professionale, restando legata all'Università. Di cui è stata anche consigliera di amministrazione e presidente del Comitato etico nell'azienda mista ospedaliero-universitaria. L'ultimo, prestigioso incarico, affidatole dal Consiglio regionale, è la nomina a Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Temi, per De Matteis, tutt'altro che sconosciuti.
Su quali temi concentrerà il suo lavoro?
«Ho un programma di massima. È chiaro che come qualunque persona sensibile, visto che sono anche stata impegnata in questo campo, conosco i problemi dei minori e in particolare di quelli sardi. Dobbiamo affrontare subito il problema dei minorenni stranieri non accompagnati e del secondo corso per tutori volontari».
Questione complessa, ha già gli strumenti per affrontarla?
«Dovrò valutare immediatamente quelli che mi sono stati messi a disposizione. Vorrei verificare la situazione nelle comunità che ospitano i minori non accompagnati. Mi sto ponendo un problema forse dettato da un eccesso di sensibilità ma voglio capire come sono sistemati i ragazzi e se esiste una commissione che verifichi l'età. So che in Sardegna sono ospitati pochi ragazzini sotto i quattordici anni e tra i quattordici e quindici, mentre sono tanti tra i sedici e i diciassette».
Magari diciottenni visto che si è spesso parlato di maggiore età non dichiarata?
«Un quattordicenne che convive con ragazzi di 17 forse è più esposto a rischi. Non voglio certo pensare all'affidamento dei diciassettenni alle comunità per gli adulti, ma a un programma per distinguerli in ragione di elementi di comunanza».
Scuola e istruzione.
«I dati Istat ci dicono che nell'Isola c'è ancora un'altissima livello di dispersione scolastica. Su questo bisogna intervenire. E capire soprattutto, per ben lavorare, quali siano le cause - soprattutto in certe zone della Sardegna - che portano all'abbandono anticipato degli studi».
Bullismo e cyberbullismo, come ci si può difendere?
«Il problema è purtroppo tutt'altro che ridotto nelle dimensioni. Proprio ieri sono stata a un convegno dove sono emerse le conseguenze, in termini di fragilità e sofferenza, di chi subisce. Ripeto, non è e non sarà facile debellare questa piaga. Di sicuro bisogna rafforzare i genitori nella consapevolezza di aver dato ai propri figli uno strumento, mi riferisco al computer o al cellulare, potenzialmente pericoloso se mal utilizzato e senza il filtro degli adulti. Al dibattito è intervenuta una rappresentante del Garante per la privacy che ha ricordato un altro aspetto: il tempo che intercorre tra l'inizio dell'azione subìta dal ragazzo e la sua scoperta. Un tempo a volte piuttosto lungo».
La Garante dell'adolescenza si occuperà di microcriminalità?
«Del binomio microcriminalità-droga. Ho già parlato di quella indotta dagli stupefacenti con una responsabile della Polizia di Stato. Qui gioco nel mio campo, visto che ho sempre seguito il diritto del sistema penale minorile e dei minori sotto trattamento. Ho già parlato don Ettore Cannavera. So che le comunità sono in sofferenza, forse bisognerà rivedere alcune cose».
L'Unicef e altre organizzazioni hanno spesso dichiarato che un bambino nato povero in Italia - ancora di più in Sardegna - ha molte possibilità di restarlo anche da adulto.
«Lo credo anch'io. Non è matematicamente valutabile ma statisticamente è un dato. Aggiungo che, tra l'altro, dove c'è povertà economica c'è disagio e spesso microcriminalità minorile. I genitori devono combattere per riuscire ad arrivare alla fine del mese e non hanno la possibilità di garantire l'attenzione necessaria ai figli. Sta a noi, come società, accorciare la forbice della disuguaglianza nel nome della giustizia sociale».
Le discriminazioni?
«Sono enormi tra i bambini ma anche tra gli adolescenti, forse più deboli psicologicamente perché hanno una personalità in via di evoluzione quindi molto esposta alle influenze esterne. Ciò che mi preme è riuscire a far andare avanti, in Parlamento - e per questo mi hanno già dato la loro disponibilità alcuni parlamentari sardi - la legge sulle vittime di violenza. Bisogna prevedere l'aiuto necessario in questi casi, è necessario il sostegno psicologico oltre quello economico. Il rischio deve essere chiaro a tutti: chi subisce una violenza rischia di patirne le conseguenze e, a sua volta, di diventare violento».
Andrea Piras

  
 

La Nuova Sardegna

  
 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 24 novembre 2017 / Sassari - Pagina 34
Firmata una convenzione con Edisu Piemonte, si risparmieranno 100mila euro all'anno sulle licenze
ERSU, SOFTWARE CONDIVISI PER TAGLIARE I COSTI

SASSARI L'Ersu mette a frutto le good practices per frenare gli sprechi della Pa e per riutilizzare le risorse in maniera virtuosa. Dal prossimo anno l'Ente sarà in grado di risparmiare ben 100mila euro ad esercizio, grazie ad un importante cambiamento nella gestione del parco informatico.Da un'indagine condotta all'interno, voluta dal direttore generale Antonello Arghittu, è emerso che l'Ersu di Sassari spende mediamente oltre 100mila euro annui per la gestione e la manutenzione dei software utilizzati per le procedure di assegnazione delle borse di studio ed altre provvidenze economiche agli studenti, per la mensa e l'alloggio. La soluzione è arrivare ad avere un unico software integrato che metta in dialogo i differenti servizi che l'Ente offre, ma non solo: ricorrere alla possibilità offerta dal codice dell'amministrazione digitale e poter usufruire gratuitamente per l'Ersu di un applicativo già stato e collaudato da un altro ente similare in Italia. È stato, quindi, creato un gruppo di lavoro ad hoc fatto di funzionari dell'Ersu, per studiare il caso ed elaborare soluzioni; si è arrivati all'individuazione di un software, già in possesso dell'Edisu Piemonte compatibile ma con ridotti interventi di modifica da approntare per renderlo adatto alle esigenze di Sassari. Entro novembre, verranno indette le procedure di gara per l'affidamento della manutenzione del software e il suo adattamento. «Ridurremo i costi da 100mila a 25mila euro all'anno, denari risparmiati che andranno a migliorare la qualità e la quantità dei servizi resi agli studenti - spiega Antonello Arghittu - l'Ente poi ha risparmiato ulteriormente in consulenze esterne, in quanto la progettazione delle gare è stata realizzata interamente dal personale interno dell'Ersu, avvalendosi delle buone prassi dell'Edisu Piemonte e della fondazione universitaria Magna Graecia di Catanzaro».

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 24 novembre 2017 / Sassari - Pagina 33
SASSARI Il manager Aou ha promesso il saldo dei debiti entro un mese:
le imprese hanno riconsegnato il materiale nei magazzini
TREGUA COI FORNITORI, LA CHIRURGIA RIPARTE

di Luigi Soriga
SASSARI L'Aou ha tamponato a tempo di record l'insostenibile situazione della sanità sassarese. Perciò già da ieri pomeriggio l'ospedale e le chirurgie ortopediche e vascolari erano in grado di effettuare nuovamente un intervento e di salvare la vita nei casi di emergenza. Infatti alle 15 c'è stato il faccia a faccia tra il manager Antonio D'Urso e i fornitori. I quali, nonostante le fatture non emesse e pagate da oltre un anno, e un credito di parecchie centinaia di migliaia di euro, hanno deciso di dare fiducia all'Aou e di fare un passo indietro. Quindi hanno riconsegnato tutti gli scatoloni requisiti tre giorni prima dai magazzini dell'ospedale, restituendo ai reparti tutto il necessario per garantire l'assistenza. Ovvero protesi, chiodi, placche e altri presìdi indispensabili per la chirurgia. Perciò i medici, molto preoccupati per l'improvvisa impossibilità di operare, ma soprattutto i pazienti, che per tre giorni non potevano far affidamento sull'efficienza dell'apparato sanitario, per ora possono tirare un sospiro di sollievo. Perché ancora siamo a una fase di tregua, e per la risoluzione del problema se ne riparlerà solo tra un mese. «Abbiamo chiesto formalmente ai fornitori - dice D'Urso - di proseguire nell'assicurare le forniture e i servizi richiesti, in attesa che venga concluso il processo di regolarizzazione dei pagamenti attualmente in corso, soprattutto per non pregiudicare le attività assistenziali, comprese quelle in emergenza urgenza». All'incontro con i fornitori hanno partecipato anche il direttore amministrativo Lorenzo Pescini, il direttore del Provveditorato Ivana Falco. «Abbiamo sempre ritenuto strategico il partenariato con i fornitori - prosegue D'Urso - e dal mese di febbraio abbiamo avviato procedure per evitare possibili fasi di stallo. Per questo motivo sono stati potenziati i Servizi Provveditorato e Bilancio con l'assunzione di nuovo personale. La nostra Azienda, su una posizione debitoria pregressa di circa 70 milioni di euro, in circa dieci mesi ha liquidato ai fornitori 65 milioni di euro; restano ancora da pagare 5 milioni di euro». E tra questi rientrano i soldi mai saldati ai fornitori di protesi, che da mesi battono cassa e hanno ottenuto una risposta concreta solo dopo aver forzato la mano. «Il confronto è stato molto sereno - raccontano i fornitori - e abbiamo apprezzato la volontà e l'impegno di trovare una soluzione. Per questo abbiamo fatto un passo indietro. Nella speranza che tra un mese, quando è fissato il nuovo incontro con l'Aou, le promesse vengano mantenute». Quindi, in attesa che vengano predisposte le gare di appalto, che resta l'unico sistema legale per regolarizzare il rapporto tra fornitori e sanità pubblica, tutto ritorna come prima. Cioè in una sorta di limbo gestionale dove l'assistenza va avanti con una prassi alquanto naif: il materiale appena riportato nei magazzini è senza bolle di accompagnamento, senza un conto deposito, non registrato, né di proprietà, e nemmeno in comodato d'uso gratuito. Ma solo in visione. Come i cioccolatini offerti nei negozi al gestore come prova di bontà. Ma la colpa non è certo dell'ultima dirigenza Aou, ma è ben distribuita tra quelle che si sono alternate negli ultimi dieci anni anche all'Asl. Il caos di oggi è figlio di una collaudata prassi amministrativa che faceva un uso indiscriminato delle proroghe dei contratti, prima che la Procura intervenisse a gamba tesa con un rosario di avvisi di garanzia. Ecco perché il sistema si è inceppato e gli uffici appalti annaspano nella predisposizione di gare vecchie e mai rinnovate. C'è malumore tra il personale medico, perché nonostante l'impegno quotidiano, le condizioni di lavoro sono sempre all'insegna dell'emergenza. E l'ultimo provvedimento assunto dal direttore sanitario non rasserena il clima. Infatti due giorni fa tutti reparti hanno ricevuto un ordine di servizio con il quale si diffida «dal consentire il ritiro dei materiali e dello strumentario conservato nelle unità operative e nei blocchi operatori». Con l'avvertimento: «eventuali comportamenti in difformità dalla presente saranno segnalati all'autorità competente». Primari e direttori non sono esattamente entusiasti di fare la guardia alle scorte dei magazzini.

Questionario e social

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