UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 12 novembre 2017

Domenica 12 novembre 2017

12 novembre 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 novembre 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 32 - Edizione CA)
Monserrato
L'ex Cries sarà la sede di una Casa della salute

La Casa della salute nell'ex Cries di Monserrato. Se ne parla da anni, ma ora l'accordo tra Comune, Regione e Ats Sardegna sembra concretizzarsi. L'argomento è al centro dell'incontro pubblico di dopodomani nella sala multimediale del Comune, in piazza Maria Vergine. Nei mesi scorsi, lo stabile nella zona Cortis era stato oggetto di sopralluoghi da parte delle commissioni comunali Urbanistica e Pubblica istruzione. C'era la rettrice dell'Universitrà, perché in ballo era anche l'idea di uno studentato, ma il futuro dell'ex Cries è la Casa della salute. «I vertici dell'Ats esporranno i servizi sanitari che intendono attivare», fa sapere il sindaco Tomaso Locci, «i modi e i tempi di realizzazione dell'intero progetto, quando saranno superate le criticità ad oggi presenti. (f. l.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 novembre 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
Il festival della scienza
Oggi ultima giornata del Festival della Scienza all'Exmà e al Ghetto: spettacoli, conferenze, laboratori e letture

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 novembre 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
In crisi soprattutto il rito religioso, scelto solo dal 54% delle coppie
Addio amore eterno, il matrimonio fa paura
Nozze in calo nell'Isola, convivenze in aumento

Don Marco Orrù, responsabile della pastorale della famiglia nella diocesi di Cagliari, dice che «l'80 per cento delle coppie che vengono per celebrare il matrimonio sono conviventi». Il che, se può dare l'idea di una corsa all'altare, la dice lunga invece sulla tendenza - sempre più marcata in Sardegna - di una fuga dalle promesse nuziali, un'allergia pandemica per la fede al dito. Va così da anni. Se solo nel 2005 le nozze celebrate davanti al prete o al sindaco erano quasi settemila, oggi le cerimonie sono ben al di sotto di quota cinquemila, con il numero dei riti civili (2.290) che ormai si avvicina molto a quelli religiosi. Due lustri fa, per dire, i matrimoni in chiesa erano il doppio degli altri (4.834 rispetto a 2.461), adesso si sposano in municipio 46 coppie su cento: un punto in più rispetto alla media nazionale. Se poi si va a vedere i numeri per territorio, la percentuale delle cerimonie in Comune è ancora più alta in Ogliastra (53,7%), nel Sulcis (52 su cento) e a Cagliari (50,3%).
ANELLO ADDIO Così, mentre nel nostro Paese finalmente si comincia a riconoscere i diritti delle coppie di fatto (dei giorni scorsi la bozza del contratto degli statali che allarga le tutele per congedi e permessi), succede che il matrimonio non è più il suggello dell'amore, né il solo fondamento della famiglia.
LA SCELTA È una tendenza nazionale, certo, ma in Sardegna il fenomeno assume contorni particolari. «Negli ultimi tempi il matrimonio è stato una scelta fatta più spesso dopo la nascita dei figli, un modo per regolarizzare la situazione familiare. Oggi, essendo calata ulteriormente la fecondità, sta venendo meno anche questa motivazione». Sabrina Perra, docente di sociologia generale dell'Università di Cagliari, invita a non cercare frettolosamente le radici del fenomeno nei problemi quali ad esempio la diffusa disoccupazione. «Certo, non avere un lavoro stabile o non avere la casa è un limite alla progettualità. Ma per le coppie che vogliono sposarsi non è un impedimento alla scelta, al massimo una ragione per ritardare le nozze».
IL MUTAMENTO Il fatto è, spiega la sociologa, che in una terra come la Sardegna, «storicamente la regione in cui si registra l'età più alta di chi arriva alle prime nozze e in cui si mette al mondo il primo figlio», è la donna il motore di questa rivoluzione. «La rottura della tradizione passa per linea femminile. Qui è cominciata negli anni Settanta con le ragazze sempre più istruite e autonome, che pian piano, con l'affermazione di sé, hanno contribuito al cambiamento dei costumi. Insomma, se soltanto fino a non molti anni fa partorire un figlio fuori dal matrimonio era motivo di scandalo soprattutto nei paesi, oggi non lo è più. Oggi, anche nelle aree rurali, che tu ti sposi o conviva non importa più di tanto a nessuno. Così come c'è tranquillità nel presentare un compagno e pure nel cambiarlo».
RITO DI PASSAGGIO Un mutamento dei costumi che nell'arco di quattro decenni è passato per una progressiva accettazione sociale. È quel che è accaduto, d'altronde, anche «nel processo di deistituzionalizzazione del matrimonio religioso». E così, mentre aumentano le convivenze (anche quelle che poi sfociano nelle nozze civili), «succede - sottolinea Sabrina Perra - che siano soprattutto le giovani coppie a volere un matrimonio tradizionale: una questione legata all'idea dei riti di passaggio, sempre più radicata nei ragazzi». La difficoltà numero uno, considera don Marco Orrù, «è la fatica di trovare stabilità. Non solo quanto al lavoro, intendo anche una stabilità affettiva. Si è molto fragili, si ha paura di pensare al per sempre ».
IL TEST È questo, avvisa il sacerdote, il motivo dell'aumento del numero delle convivenze. «Le si pensa come un test per capire se si va d'accordo, ma non è mai una garanzia di successo. Ho conosciuto coppie che dopo anni di convivenza si sono sposate e poi subito separate. Una addirittura durante il viaggio di nozze».
PREMI E INCENTIVI Al di là delle riflessioni scientifiche e spirituali, qua fuori conta giusto che una famiglia nasca, sia come sia. Nei piccoli comuni è un antidoto allo spopolamento, e difatti molti sindaci si stanno inventando premi e incentivi per nuovi residenti e nuovi nati. A Ollolai, il paese di 1300 abitanti che ha lanciato l'iniziativa delle vecchie case vendute a un euro, Efisio Arbau ha triplicato il bonus bebè da mille euro: uno alla nascita, uno al primo anno e uno al secondo. Nel 2017 i neonati sono 9, e se si pensa che lo scorso anno erano 3, e 7 nel 2015, c'è da essere contenti. «Lo spirito dell'iniziativa - dice Arbau - è contribuire a migliorare la qualità della vita di chi decide di stare qui». A Stintino, invece, 1600 residenti, l'amministrazione comunale regala terra edificabile alle giovani famiglie in cambio dell'impegno a vivere in paese. «Così cerchiamo di combattere lo spopolamento dovuto al caro-casa delle località turistiche. Entro dicembre - racconta il sindaco Antonio Diana - assegneremo il primo lotto a una cooperativa di dodici soci. In graduatoria abbiamo quaranta domande».
Piera Serusi

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 novembre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Il libro dei morti nell'era dei social
Massimo Ledda
Maria Bonaria compie gli anni oggi, contribuisci a rendere la sua giornata speciale. Il messaggio sullo smartphone, generato automaticamente dagli algoritmi di Facebook, ha l'effetto di un pugno nello stomaco. Maria Bonaria infatti non può più avere alcuna giornata speciale né ricevere gli auguri per il compleanno. Se n'è andata 4 anni fa. Un male terribile l'ha uccisa in pochi mesi. Aveva un bimbo, un marito e tanti amici. Gli stessi che ancora oggi continuano a scrivere sul suo profilo, rimasto fermo al tempo in cui lei pubblicava il video di Bella senz'anima di Emma, la sua canzone preferita. «Auguri, ovunque tu sia», hanno scritto per il suo ultimo compleanno. «Quaggiù non ti dimentichiamo».
L'account di Marta, uccisa dal suo ex fidanzato a Villacidro, è stato invece cancellato su richiesta dei parenti. Ma gli amici le hanno voluto dedicare una pagina-memoriale in cui ogni giorno le scrivono messaggi d'affetto zeppi di cuoricini. «Dietro non si torna, non si può tornare più, quando ormai si vola, non si può cadere giù», si legge in copertina.
Flash sparsi dalla sterminata Spoon River virtuale che cresce ogni giorno sul web, croce dopo croce. Decine di migliaia di profili social di uomini e donne, ragazzi, padri e madri, che non ci sono più, ma che restano on line raccontando ciò che sono stati, la vita che fu, i momenti felici, le loro passioni e le loro delusioni. Aprire quelle pagine è come trovare un diario dimenticato in un cassetto, sentire le voci che risuonano ancora potenti in un angolo dell'anima. Uno sconfinato cimitero senza luogo né tempo che sta cambiando il nostro rapporto con la morte e con l'elaborazione del lutto, che per ogni essere umano, sin dalla notte dei tempi, rappresenta una sfida quasi insormontabile, l'essere o non essere, il dopo che fa paura, l'idea dell'aldilà che annichilisce.
«L'ingresso di massa nei social network - spiega Ester Cois, sociologa e ricercatrice all'Università di Cagliari - ha in generale sovrapposto nuove declinazioni a tutte le esperienze relazionali, da quelle più di routine all'annuncio di una nascita. Un processo di ricodifica dal quale non si sottrae neppure il più estremo e definitivo degli accadimenti, la morte. Anzi, nell'era della simultaneità globale e dell'apparente impressione di eternità che il web genera, la netiquette rispetto alla dipartita di una persona assume valenze affascinanti, che trovano cittadinanza nella sopravvivenza del suo alter ego, l'account personale». E così il flusso dei messaggi non si ferma mai. Resiste all'assenza che sbiadisce i ricordi, all'oblìo. Prima si pregava su una tomba, ora si dialoga con il caro estinto sfogliando insieme l'album dei ricordi. Scene quotidiane, selfie in vacanza o al lavoro, pensieri e riflessioni a volte premonitrici.
Tutto resta lì, a portata di clic, come la copertina scelta da Anna Rita, madre e nonna scomparsa in un incidente stradale ad Arbus: un tramonto sul mare e una frase “ama la vita, perché è l'unico regalo che non riceverai due volte”. «La morte di un amico innesca una processione verbale di memorie ed espressioni di affetto, e non più un omaggio silenzioso come sarebbe forse accaduto di fronte a una lapide di pietra - spiega Ester Cois -. La partecipazione alla perdita si traduce nella prosecuzione di un dialogo immaginario con l'account rimasto privo di attore, ma non di senso, se è vero che diventa il luogo deputato a raccogliere ricordi, testimonianze, brevi messaggi di coinvolgimento in una quotidianità non più condivisa nell'universo fisico. “Sei sempre nei miei pensieri”, si scrive sulla bacheca di un amico perduto. Di fatto si allude però a una costanza comunicativa espressa anche in parole nuove, recuperate, compensative, le parole che non si erano mai dette quando sarebbe stato possibile farlo a voce. Parole esposte alla lettura di tutti coloro che avevano accesso alla vita e al profilo dello scomparso».
Una rivoluzione antropologica nata spontaneamente, perché sul web nulla finisce davvero, che Facebook - «il Moloch dell'informazione virtuale» come lo definisce Ester Cois - ha deciso di assecondare attivando alcuni servizi dedicati proprio agli utenti defunti. Uno di questi si chiama account commemorativo e prevede la possibilità di nominare un “erede” che avrà il compito di gestire la propria pagina nel caso si passi a miglior vita. In quello di Chiara, morta in un incidente stradale a Muravera ad appena 17 anni, ci sono le sue foto: lei bella come il sole che sorride sulla spiaggia e in mezzo a un campo di grano. In cima l'epitaffio: Speriamo che le persone che amano Chiara troveranno conforto nel visitare il suo profilo per ricordare lei e la sua vita. Lo stesso che compare nel profilo di Igor, ragazzo vinto dai suoi demoni e dalla droga, che si è tolto la vita in carcere dopo aver ucciso i genitori adottivi a Settimo.
Ma sui social il rapporto con la morte si traduce anche nella partecipazione di massa al lutto per la scomparsa di personaggi famosi e mai conosciuti nella realtà. Un fenomeno - spiega Cois - che «è spesso una dichiarazione della propria presenza a un avvenimento (ultra) mondano dal quale non si vuole restare tagliati fuori, anche se solo con una citazione copincollata». La morte «accorda così l'ultimo tributo di popolarità» alla star defunta mentre le prefiche virtuali «allestiscono a propria insaputa la performance finale, frammentata nel caleidoscopio di centinaia di migliaia di R.I.P. da tutto il mondo». Un altro modo per esorcizzare la “grande mietitrice”, dunque. «Per gli ironici paradossi dei ricorsi storici, è come se, in entrambe le sue espressioni, la morte su Facebook ritrovi un suo oggetto iconico – ma senza più confini spaziotemporali - quale novello “Libro dei Morti” di vittoriana memoria. Verrà la morte e avrà il tuo account».

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 novembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Stati generali riuniti per il battesimo della consulta comunale Cagliari, città superstar
Sport, il capoluogo svetta fra i centri europei

Con il massimo dei voti, 50/50 , Cagliari si è laureata “Città europea dello sport 2017” lasciandosi alle spalle, in questa singolare classifica, quindici “pezzi da novanta” del calibro di Bristol, considerata dagli inglesi un vero paradiso urbano .
STATI GENERALI Al Lazzaretto di Sant'Elia si riuniscono gli Stati generali dello Sport, non per una scontata autocelebrazione, ma per inaugurare una stagione nuova all'insegna della partecipazione e del coinvolgimento di tutti gli attori di questa colorata tavolozza che è lo sport isolano.
CONSULTA COMUNALE Il primo segnale concreto è l'ufficializzazione della Consulta comunale dello Sport. «Organismo di nuova istituzione nel Comune di Cagliari», afferma il suo neo presidente eletto Andrea Contini, dirigente della Figc, «che avrà il compito non solo di assicurare un raccordo fra amministrazione e società sportive, ma anche di promuovere iniziative nel settore sportivo e ambientale assicurando sostegno e consulenza». Nel nuovo organismo saranno rappresentati scuola e Università, medici sportivi, polisportive e storiche società, Coni e enti di promozione sportiva.
CITTÀ DELLO SPORT Dall'assessore Yuri Marcialis un ampio spettro delle realizzazioni ma anche dei sogni nel cassetto : dalla piscina a Is Mirrionis agli “alberi-canestro” per riproporre i playground americani nelle strade cittadine fino al “Villaggio dello sport” a Monte Mixi con tanto di piazza e sala multimediale.
TROPPA BUROCRAZIA Dalla base , nel corso del dibattito, sono emerse anche alcune criticità di cui si è fatto portavoce Andrea Del Pin nella sua veste di delegato della Direzione scolastica regionale. «Troppa burocrazia, soprattutto quando si organizzano eventi per il Comune di Cagliari».
MONDIALI BEACH VOLLEY Nel 2019 Cagliari - ha annunciato Del Pin - ospiterà i campionati mondiali di Beach Volley. Evento che vede in prima fila il Comune. L'appello è che gli organizzatori non vengano strangolati dalle pastoie burocratiche. «Se dobbiamo mettere uno striscione, speriamo che il Comune non ci chieda di pagarci su le tasse».
Paolo Matta

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 novembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 28 - Edizione CA)
La cultura e le parole
Qual è il numero di parole che una persona può conoscere? Da dove hanno origine i lemmi? Qual è il fenomeno per cui alcuni vocaboli si dissolvono dall'apparato linguistico? Sono alcuni dei quesiti su cui si concentra il dibattito che, congegnato al fine di celebrare i cento anni di storia del vocabolario della lingua italiana Zingarelli, coinvolge le classi quinte del liceo Dettori. A moderare il dialogo sono Massimo Arcangeli, linguista e critico letterario all'Università di Cagliari, e Vera Gheno, sociolinguista e traduttrice letteraria presso l'Università di Firenze. I due relatori si avvicendano in un confronto che suscita l'entusiasmo di tutti gli studenti: dall'ossatura di un tipico vocabolario Zingarelli alla funzione del web nella ricerca delle parole; dai mutamenti di significato di determinate voci a curiose pillole di cultura generale. Massimo Arcangeli si sofferma sul ruolo del dizionario in quanto volume «sincronico e non diacronico», da «studiare e interpretare come una lettura appassionante, non da consultare solo in caso di mera necessità».
«Le lingue sono vive sinché esistono parlanti che le praticano», afferma Vera Gheno, «una persona mediamente colta conosce 25.000 vocaboli ma solo 2.000 sono quelli utilizzati nella quotidianità. Tesaurizzate la massima di Umberto Eco: la persona colta non è quella che sa tutto ma quella che sa dove cercare un'informazione quando le serve».
Angelica Grivel (studentessa liceo Dettori)

 

 

La Nuova Sardegna

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 12 novembre 2017 / Lettere e commenti - Pagina 34
Sconfortanti i dati dell’indagine della Fondazione Agnelli
Gli istituti superiori del Centro-Nord fanno molto meglio
LE SCUOLE SARDE NON PREPARANO ALL’UNIVERSITÀ E AL LAVORO

L’OPINIONE di EUGENIA TOGNOTTI
Era normale che, a caldo, suscitasse interesse e attenzione la classifica delle migliori scuole superiori d’Italia, appena divulgata da Eduscopio, Fondazione Agnelli, edizione 2017-2018. E c’era anche da aspettarsi che, come è avvenuto, i quotidiani nazionali e locali, da nord a sud, dessero visibilità ai nomi delle scuole – licei, classici e scientifici, e istituti tecnici dei vari settori – che spiccano nelle varie aree del Paese, per la loro “qualità” nel preparare agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma. Sarebbe un vero peccato, però, farsi distrarre da una effimera curiosità per le posizioni in graduatoria delle scuole della propria zona di residenza. Perdendo così la preziosa occasione di ragionare avendo a disposizione una messe di dati oggettivi e affidabili sul percorso post diploma di più di un milione di studenti che si sono diplomati in oltre 6mila scuole italiane negli ultimi tre anni scolastici.
Calati nella diverse realtà locali danno conto, da una parte, di una situazione variegata e in movimento; dall’altra offrono indicazioni sulla qualità degli istituti di II grado sulla base di due compiti educativi centrali per il sistema d’istruzione secondario: la capacità di licei, istituti tecnici e professionali di preparare (e, se possibile orientare), i ragazzi nel passaggio cruciale del passaggio agli studi universitari oppure all’ingresso nel mondo del lavoro. Qualità della scuola è come dire istruzione, sviluppo, lavoro, giovani, formazione, futuro.
Che cosa ci raccontano, dunque, i dati e i numeri che riguardano le scuole della Sardegna? La prima cosa che s’impone è il distacco, in tutti gli ambiti, dalle regioni del Centro-Nord. Un grosso divario emerge dal percorso del lavoro, nel quale rientrano gli istituti tecnici e professionali, con graduatorie basate su due criteri: il numero di studenti che, nei due anni dopo il diploma hanno lavorato per più di sei mesi, in rapporto a chi non si è immatricolato all’università; e la coerenza tra il percorso di studio e l'impiego trovato. I numeri dicono tutto. Se, all’Istituto Carlo dell’Acqua, a Legnano, per fare un solo esempio, gli occupati raggiungono il 64,86 per cento con un 37 per cento di diplomati che svolgono un lavoro coerente con gli studi fatti, a Cagliari , l’istituto “Meucci”, che offre la più alta garanzia di occupazione, vanta un 44,73%. L’istituto tecnico Attilio Deffenu, in una città dinamica come Olbia, non arriva al 42, con un quinto dei diplomati che svolgono un lavoro coerente col diploma. A Sassari, il Devilla-Dessì-La Marmora si ferma rispettivamente al 36 e al 17,5 per cento, e il Pietro Martini di Cagliari al 39,6 e al 14,8 . Il secondo percorso, quello dell'università, completa il quadro. I dati disponibili, sono relativi al primo anno da matricole universitari : esami superati e media dei voti vanno a produrre un indice Fga, l’indicatore che pesa la velocità nel percorso di studi e la qualità negli apprendimenti, tenendo conto anche della diversità di valutazione tra facoltà. Anche qui la prima osservazione da fare riguarda la media, più bassa – rispetto a quella nazionale dei voti degli studenti sardi (26-27 /30) e il minor peso dei crediti formativi . Neppure le scuole che occupano i primi posti della classifica regionale si avvicinano, con le performance dei propri studenti, a sfiorare il massimo punteggio – 100 punti – previsto dagli esperti della Fondazione Agnelli: una meta quasi raggiunta dal liceo Majorana di Desio (voto medio 29,73 e
96,05 crediti). Il liceo classico e scientifico “Asproni-Fermi” di Iglesias, primo nella classifica regionale, registra una media agli esami del 26,15 e un indice dell’87,38% sui crediti ottenuti al primo anno. Da parte sua, l’antico e prestigioso liceo Azuni a Sassari – preceduto dal Canopoleno – si ferma ad un voto medio di 25,8 e ad un 53,33 di crediti. Abbastanza elevato il numero dei diplomati che non proseguono gli studi all’università. Se si sommano i tassi d’iscrizione e d’abbandono al primo anno siamo al 24 per cento per l’Azuni e al 20 per l’Asproni-Fermi. Un dato per niente confortante, visto che stiamo parlando delle scuole migliori. Con una percentuale di laureati del 17,4 per cento nella fascia d’età compresa tra i 30 ed i 34 anni, sarà dura per la Sardegna, confinata nel fanalino di coda delle regioni europee, arrivare persino a sfiorare l’obiettivo del 40 per cento dei laureati nella fascia d’età tra i 30 ed i 34 anni fissato dall’Europa nell’ambito della strategia “Europa2020”.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 12 novembre 2017 / Sassari - Pagina 21
IL SEMINARIO  A scuola di auto-impreditorialità
Partono gli incontri organizzati da Laore e dipartimento di Agraria

SASSARI  Al via il 16 novembre - nell’aula magna del dipartimento di Agraria di via De Nicola), dalle 10 alle 17 - il primo dei quattro seminari di auto-imprenditorialità organizzati dall’Agenzia Laore Sardegna e dal dipartimento di Agraria con il coordinamento di Quinn – consorzio universitario in ingegneria per la qualità e l'innovazione. Gli altri appuntamenti si terranno nel corso del 2018 il 18 gennaio, 19 aprile e 20 settembre nella stessa sede. Gli appuntamenti rientrano in un articolato percorso rivolto prevalentemente a giovani con una qualifica di alta formazione nel settore agro-alimentare e turistico, anche con riferimento al mondo dei neolaureati, ricercatori, assegnisti universitari, Phd, intenzionati a creare una propria impresa e a giovani neoimprenditori operanti nel settore agroalimentare e turistico. Obiettivi e temi dei seminari. I partecipanti acquisiranno le conoscenze di base per valutare la fattibilità di un’idea per un nuovo business, scegliere il modello d’impresa e i passi da seguire; gestire con successo una nuova impresa assicurando il presidio del mercato e il consolidamento del business; assicurare uno sviluppo continuato e sostenibile che garantisca la duratura permanenza sul mercato. I Seminari costituiscono una fase importante del progetto Prometea, promozione della multifunzionalità del settore agro-turistico, presentato il 21 aprile ad Alghero. Per informazioni Grazia Manca referente progetto Prometea -3385357441-marigraziamanca@agenzialore.it.

Questionario e social

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