Domenica 5 novembre 2017

05 novembre 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Esteri (Pagina 12 - Edizione CA)
Il Cairo Regeni, la tutor: «Non l'abbiamo messo a rischio»
IL CAIRO «Sono scioccata e arrabbiata. Noi non l'abbiamo messo a rischio: cercate invece i veri colpevoli». Rabab El Mahdi, la tutor di Giulio Regeni all'Università Americana del Cairo, interviene con un'intervista al Corriere della Sera dopo le accuse e i sospetti pubblicati sui media italiani sulla supervisor di Cambridge Maha Abdelrahman e su lei stessa. «Tutto ciò rivela una seria mancanza di comprensione su come funzioni la ricerca accademica e sposta l'attenzione dalla vera questione: chi ha torturato e ucciso Giulio».
Giulio Regeni, il dottorando italiano dell'Università di Cambridge, era stato rapito al Cairo il 25 gennaio 2016. Il suo corpo martoriato venne ritrovato in un fosso dell'autostrada il 3 febbraio. L'inchiesta sulla morte di Regeni, davanti al silenzio e alla reticenza delle autorità egiziane, è diventata un caso internazionale. «A Giulio - spiega la tutor - interessava lavorare sull'Egitto e su questo tema già prima del dottorato a Cambridge. Quando si è iscritto al dottorato nel 2014, è stato lui a cercare Maha Abdelrahman. Giulio ha scelto l'argomento e ha cercato supervisor esperti sul tema».

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Un business a rischio: nel 2018 i prezzi potrebbero raddoppiare
Nell'area marina protetta del Sinis in ogni metro quadro di fondale marino ci sono quattro ricci dove sino a cinque anni fa ce n'erano dieci. Ma se si considera la dimensione commerciabile - la legge parla di sette centimetri, aculei compresi - ce n'è uno ogni due metri. Colpa dell'eccesso di pesca e, secondo il Dipartimento di Scienze della natura dell'università di Sassari, della straordinaria pulizia del nostro mare. La premessa è utile per capire come andrà il mercato quando, tra qualche giorno, si riaprirà la stagione dei ricci. Se la materia prima scarseggia e la richiesta rimane elevata, logica vuole che i prezzi schizzeranno in alto. Ma non è detto.
I PREZZI ATTUALI Oggi ognuno dei 186 pescatori subacquei professionali registrati nell'Isola può pescare tremila ricci al giorno (circa sei casse) se ha un assistente a bordo di un gommone e 1500 pezzi se va in acqua da solo. Facendo una media aritmetica tra la quantità di ricci pescabili e il periodo di pesca (circa 160 giorni ipotizzando da metà novembre ad aprile) il mercato sardo dovrebbe offrire 360mila esemplari che al consumatore finale costano 50 centesimi l'uno. Se ogni riccio venisse venduto singolarmente se ne ricaverebbe un piccolo business da 180mila euro che non conosce crisi. Senza considerare i pescatori non professionali (50 ricci a testa al giorno) né i vasetti di polpa, che nel mercato ufficiale costano circa 25 euro all'etto (Eataly vende 55 grammi a 13,50 euro) e nemmeno i ristoranti: dato che per un piatto di pasta ai ricci occorrono almeno venti pezzi, il prezzo in un buon ristorante varia da 15 a 25 euro.
IL FUTURO Ma in futuro i prezzi, almeno in Sardegna, potrebbero raddoppiare. Se per preservare la specie si decidesse - come è successo nel 2016 - di limitare le giornate di pesca a trenta giorni sine die e di concedere 500 pezzi al giorno, il costo al chilo, che oggi si aggira sui 70 euro, potrebbe arrivare a 140. Nel Sinis, per dire, hanno già deciso che se ci saranno limitazioni alla pesca sarà così. Non a caso i ricci li chiamano l'oro spinoso .
DALL'ESTERO Vero è che il mercato è globale. E anche se i nostri esemplari si chiamano Paracentrotus lividus e nel Nord Europa il nome cambia in Strongylocnetrotus droebachiensis , la polpa di ricci può essere importata. In Italia soprattutto da Lazio, Puglia, Sicilia e Campania, nel resto del mondo dalla Grecia, dalla Spagna, dalla Tunisia e persino dal Canada, dalla California, dall'Australia o dalla Norvegia. La qualità spesso è assimilabile alla nostra, tanto che molti ristoratori in tempi di magra non guardano la provenienza.
L'ALLEVAMENTO Poi c'è la strada dell'allevamento che potrebbe aumentare la produzione tenendo i prezzi calmierati. Lo scorso anno a Sa Illetta, a Cagliari, i ricercatori del dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente dell'università di Cagliari hanno attivato uno schiuditoio , un impianto sperimentale finanziato dall'Unione europea. Un impianto in grado di produrre oltre 100mila giovani ricci all'anno. La cui qualità è garantita anche grazie all'ottimizzazione delle diete artificiali per l'alimentazione. L'impianto potrà contribuire a compensare le quantità e, dunque, a calmierare i prezzi. Non solo: i risultati di questa ricerca, a cui si aggiungono quelli dell'università di Sassari, del Consiglio nazionale delle ricerche e di altri enti di ricerca internazionali, saranno utili alla Regione quando deciderà quando, quanto, dove e chi potrà pescare.
Fabio Manca

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Fondi Investimento (Pagina 14 - Edizione CA)
IN AGENDA
Università di Sassari, tirocini all'estero

Riaperti i bandi del programma di tirocini all'estero “Erasmus Traineeship” dell'Università di Sassari (foto) per il 2017-2018, secondo semestre. Per concorrere all'assegnazione delle borse si deve presentare la candidatura all'Ufficio relazioni internazionali entro le 12.30 dell'8 novembre. I bandi e le altre informazioni sono reperibili sul link www.uniss.it/internazionale/bandi. Ai tirocini presso enti pubblici o privati, di durata dai 2 ai 6 mesi, possono concorrere tutti gli studenti regolarmente iscritti nei vari Dipartimenti nell'anno accademico in corso purché in regola con quanto richiesto dai vari bandi di concorso.

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Alghero: «Servono controlli sugli abusi»
«I ricci? Drasticamente ridotti. Ormai è una vera emergenza. Io chiuderei la pesca per almeno cinque anni e rottamerei le licenze». Antonello Puledda, uno dei più anziani operatori di Alghero autorizzati al prelievo della polpa rossa, non ha dubbi. «So che è come darmi la zappa sui piedi – spiega – ma occorre uno stop». Non solo. «La rovina dei ricci sono anche questi centri di spedizione», continua, «prima veniva il veterinario in barca a controllare il pescato. Adesso occorre passare per questi centri, che servono solo per fare business». Non la pensa allo stesso modo Leonardo Mura, presidente dell'associazione Pescatori subacquei del nord Sardegna. «I ricci non sono a rischio di estinzione», precisa, «ma bisogna comunque fare parecchia attenzione. Ci sono troppi pirati in mare, gente che a nessun titolo si mette a pescare. Non serve uno stop, occorrono maggiori controlli». Le zone di ripopolamento di cui si è sempre parlato, da queste parti non sono mai decollate. Un operatore algherese aveva pure partecipato a un viaggio-studio in Irlanda, organizzato da Laore, per vedere da vicino gli allevamenti di echinodermi. Ma finora nessun progetto concreto. Una nursery naturale è l'area marina di Capo Caccia-Isola Piana, off-limits per i pescatori. Qui i subacquei hanno il permesso di prelevare i ricci per venti giorni a stagione. L'Università di Cagliari ha invece portato avanti un allevamento del riccio di mare, finanziato dall'Unione Europea.
Caterina Fiori

 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
AMICI DEL LIBRO
Domani alle 17 nella sala settecentesca della Biblioteca universitaria, via Università 32, verrà inaugurato l'anno sociale 2017/2018 dell'Associazione Amici del Libro. Parteciperà la procuratrice della Repubblica Maria Alessandra Pelagatti.

 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Commenti (Pagina 43 - Edizione CA)
Un tema centrale per l'Italia
Pensioni: cambiare ma con equilibrio

Negli ultimi decenni l'Italia è cambiata in modo profondo. Oltre ai cambiamenti geopolitici che ci hanno fatto passare dalla prima alla cosiddetta seconda repubblica, siamo passati da una fase di crescita demografica a una sostanziale stabilità.
I tassi di natalità degli anni recenti sono molto bassi, il saldo tra nati e deceduti è negativo, corretto solo dall'immigrazione. L'aspettativa di vita continua, fortunatamente, ad aumentare. La conseguenza diretta di questi cambiamenti è che si è dovuto cambiare registro nella gestione di più lungo periodo di alcune strutture di protezione sociale, e in particolare nel sistema pensionistico, che ha dovuto subire adattamenti drastici per poter essere efficace nelle nuove condizioni.
I sistemi pensionistici sono fondati su una contribuzione durante la vita lavorativa, che permette di pagare poi una pensione, possibilmente vicina allo stipendio precedente, a chi ha raggiunto l'età pensionabile.
La fine della fase di crescita ha costretto a riformare il sistema in modo che l'equilibrio tra entrate e uscite non sia garantito dall'aumento del numero di lavoratori, ma da un equilibrio tra i versamenti e la successiva pensione dei singoli lavoratori.
Questo implica una valutazione adeguatamente precisa del numero di anni di vita media, perché solo in questo modo è possibile calcolare per quanti anni, in media, il lavoratore percepirà la pensione.
Questo significa ancora che se la vita media si allunga, il numero di anni durante i quali si percepisce la pensione aumentano, mentre gli anni nei quali si pagano i contributi rimangono gli stessi. Se non si introduce qualche correzione il sistema pensionistico non sarà più in equilibrio.
Occorre quindi, da una parte, verificare periodicamente quale sia l'aspettativa di vita, dall'altra, sulla base di queste variazioni, correggere regolarmente il meccanismo. Il modo più diretto è aumentare l'età pensionabile, con il doppio effetto di allungare il periodo di versamento dei contributi e ridurre il periodo in cui si percepisce la pensione.
I cambiamenti continui impongono anche di tenere conto della crescente discontinuità e precarietà dei contratti di lavoro, che non possono penalizzare una generazione intera, e non devono contenere differenze importanti tra un settore e un altro se non ci sono motivi adeguati, ma devono contenere differenze quando c'è motivo, come ad esempio nel caso di lavori particolarmente usuranti.
Ovviamente, l'equilibrio di gestione impone che le entrate rimangano pari alle uscite, e quindi ogni cambiamento a favore di qualcuno implica la riduzione dei benefici per qualcun altro.
Sta alla politica decidere come intervenire, prendendosi il tempo necessario, ma non più di questo, perché quando, come in questo caso, i cambiamenti sono continui e progressivi, più tardi si interviene, più drastiche dovranno essere le misure da prendere. Emblematica, su questo tema, è l'esperienza della riforma Fornero, la cui l'urgenza immediata, dovuta a problemi trascurati per troppo tempo, ha costretto a semplificazioni che, in diversi casi, si sono rivelate profondamente ingiuste.
Sarà interessante assistere al confronto su questo tema nella campagna elettorale appena iniziata. Da cittadini ci auguriamo che chi vuole guidare un Paese come l'Italia, con tutta la sua complessità, voglia, in queste occasioni dimostrare di voler intervenire con soluzioni giuste e sostenibili, anziché tentare di nascondere problemi che, se trascurati, inevitabilmente diventeranno via via più gravi, costringendo i successivi governi a interventi più drastici e, inevitabilmente, meno equilibrati.
Stefano Zedda
Docente di matematica finanziaria
Università di Cagliari

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 novembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Ama i testi di Salvatore Satta, la cultura barbaricina e il Codice di Antonio Pigliaru
L'AVVOCATO SARDO-SENEGALESE
Elhadji Farneti, dal 2007 in città: «È come se fossi nato qui»

Parla dei genitori adottivi chiamandoli «mio padre» e «mia madre» con la massima naturalezza, nonostante avesse già 22 anni quando Walter Farneti e Maria Davoli lo avevano visto in Senegal, Africa nera, innamorandosene subito. A quel tempo, era il 2000, Elhadji Farneti studiava a Dakar. Aveva la passione della storia e della geografia ma della Sardegna, e di Cagliari, mai aveva sentito parlare. Il padre biologico era morto da poco e quel giorno, nonostante avesse vinto una competizione tra studenti, era triste in mezzo ai festeggiamenti. Dal lutto però stava nascendo una nuova vita: la futura mamma, colpita dal suo sguardo, si era avvicinata a quel ragazzone, alto quasi due metri, e lo aveva invitato il giorno seguente nell'appartamento suo e del marito per parlare.
Diciassette anni dopo Elhadji dice di sentirsi «come un sardo nato e cresciuto qui». Vive a Cagliari dal 2007 e sta «benissimo». In città ha approfondito la sua passione, gli studi in Giurisprudenza, ed è diventato - poche settimane fa - un avvocato. È il primo senegalese a raggiungere questo risultato in Sardegna, il secondo in Italia: «L'altro è a Milano». Componente ormai quasi effettivo dello studio legale di Patrizio Rovelli, dove ha terminato la formazione e «grazie al quale», dice, ha superato gli esami di Stato, spiega con un sorriso di dover «ancora imparare tanto». Ama il giurista Salvatore Satta e l'avvocato e saggista Gonario Pinna; ha visitato la casa del premio nobel Grazia Deledda; ha letto il Codice della vendetta barbaricina di Antonio Pigliaru.
Un amore particolare per la cultura nuorese.
«Sì, sono appassionato di quella barbaricina. Ma ho girato tutta l'Isola. E anche l'Italia. Mio padre si è speso e continua a farlo per me. Mia madre mi ha insegnato ad amare Garcia Lorca e leggo molti saggi sul diritto».
Qui gli avvocati sono 2.700. Un mercato saturo.
«Penso di fare un dottorato in materie penalistiche a Roma. Quando sono tornato a Cagliari ero un po' indeciso, volevo stare in uno studio ben organizzato. Da Patrizio Rovelli ho trovato ciò che cercavo. Ho dato lo scritto a dicembre 2016 e l'orale a fine ottobre. Ho studiato anche i problemi dell'immigrazione».
Ecco, a Cagliari il fenomeno è in forte crescita. Come le pare reagisca la città?
«Si avverte un poco di insofferenza ma solo perché le migrazioni sono un fatto storico nuovo. Vedo molta attenzione, non è qualcosa di negativo. Mai avuto problemi. C'è poca abitudine, tutto qui».
Non è facile arrivare in terra straniera senza avere diritti.
«Qui ho conosciuto subito tanti ragazzi. Esco con loro, amici sardi coi quali mi trovo benissimo. Gioco a calcetto, faccio anche il torneo forense. Oggi, senza i vecchi rapporti, sarei straniero in Senegal».
Si discute molto di Ius soli. Che idea ha?
«È giustissimo. Sono cittadino italiano dal 2012: all'inizio non volevo, ritenevo fossero sufficienti l'affetto e l'amore della famiglia e degli amici. Ma la burocrazia è un problema. Anche per viaggiare, studiare e fare corsi all'estero ho dovuto fare rinunce non avendo documenti».
Un percorso non breve: dodici anni.
«In realtà i rapporti con la mia famiglia sono cominciati anche prima, e l'adozione è stata solo un atto formale. I miei genitori erano andati in Marocco e, per caso, avevano trovato un volo per Dakar. Così avevano deciso trascorrerci due giorni».
In pratica lei oggi è italiano per una...coincidenza.
«Sì. Quel giorno si erano avvicinati loro, mia madre poi mi disse di essere rimasta colpita dal mio sguardo. Si festeggiava la vittoria in una sorta di competizione interna all'ateneo tra squadre di studenti ma io ero triste. Mio padre era morto da poco. Ero presente fisicamente ma non col pensiero. La mia futura mamma si era informata e aveva saputo che volevo smettere di studiare. Allora mi disse che voleva parlarmi. Lei e mio padre mi spiegarono: vogliamo aiutarti, anche se non vieni con noi in Italia, ma devi continuare a studiare. Io non volevo seguirli, in Senegal avevo la mia vita. Loro però continuarono a informarsi e a un certo punto si accorsero che il mio rendimento era in calo. Così decisero di portarmi in Italia».
A Cagliari.
«A Cagliari. Parlavo solo francese e inglese. Conoscevo italiani che vivevano in Senegal ma non ero stato da voi. Dell'Italia avevo studiato le montagne, da noi non ci sono. Della Sardegna mi ha parlato per la prima volta mio padre. Qui ho studiato alle scuole Manno e Alberti, poi ho deciso di iscrivermi in Giurisprudenza. Sono andato a Trento e mi sono laureato nel 2011 con una tesi sul nesso di causalità nelle colpe mediche. Quindi ho affinato la preparazione in diritto commerciale e contrattuale nello studio di Franzo Grande Stevens a Torino. E sono tornato».
E non è più andato via.
«No, a Cagliari mi trovo bene. Sono come un sardo nato e cresciuto qui. Vado nei pub, a cena, in giro. Come fossi qui da sempre».
Nel suo futuro cosa vede?
«È prematuro. Ma la Sardegna è casa mia. Lo dico a me stesso a voce alta. È un rapporto personale».
Andrea Manunza

 

La Nuova Sardegna

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 novembre 2017 / Lettere e commenti - Pagina 34
l'analisi di EUGENIA TOGNOTTI
Il pasticcio delle carte d'identità genetiche ogliastrine
SHARDNA, NON TUTT È PERDUTO MA SERVE MAGGIORE TRASPARENZA
Regione e Cnr dovevano esercitare un ruolo di controllo

La via giudiziaria alla tutela della privacy genetica. Si potrebbe dare questo titolo all'ultima puntata della lunga, intricatissima vicenda dei campioni di Dna (e dei dati ad essi associati) clamorosamente segnata dall'indagine avviata dalla procura della Repubblica di Lanusei. Il suo poco felice approdo merita qualche riflessione, al di là della pur cruciale questione del destino delle migliaia di 'carte d'identità genetiche e cliniche' di 13 mila ogliastrini, ovvero Dna e dati personali forniti a suo tempo alla società SharDna, specializzata nella ricerca nel campo della genetica molecolare e fondata, nel 2000, da Soru e da Mario Pirastu direttore dell'Istituto di genetica della popolazione del Cnr. La prima riguarda le responsabilità, private e pubbliche, politico-istituzionali e scientifiche nel caso SharDna. E sì che il progetto era partito, all'alba del XXI secolo, con i migliori auspici. L'ambizioso obiettivo - al passo con la rivoluzione scientifica partita con la scoperta del Dna - era di utilizzare le risorse genetiche di una delle aree più isolate della Sardegna, l'Ogliastra, per identificare i geni coinvolti in malattie come ipertensione, calcoli renali, obesità, malattie degli occhi. Portato avanti in collaborazione con le comunità locali e attraverso un'informazione diffusa ai partecipanti e il contatto costante con medici e ricercatori, ebbe come esito la creazione della biobanca genetica dell'Ogliastra. Le vicissitudini di SharDna - tra cessioni, vendite, aste, sparizioni di campioni - sono ben note: dalla cessione per 3 milioni di euro alla Fondazione San Raffaele (2009), al fallimento di quest'ultima, alla sua messa in liquidazione e alla vendita all'asta (2012), per poco più di 200mila euro alla società britannica di biotecnologia Tiziana Life Sciences. Per giungere alla nascita della LonGevia Genomics e al presunto furto al Parco Genos. Parlare solo di un treno perso, non rende l'idea. A parte l'ingloriosa fine di uno dei primi partenariati pubblico-privato nel campo della genomica in Italia; e l'avvilente esito cui è andato incontro un progetto che poteva essere un fiore all'occhiello per la Sardegna, occorre considerare il tempo perduto nello studio, che, intrecciando la storia clinica degli individui e gli alberi genealogici degli stessi negli ultimi due secoli, potrà fornire un contributo importante agli studi sulla popolazione finalizzati alla comprensione della genetica dei tratti multifattoriali con potenziale interesse biomedico. I motivi di delusione - che naturalmente non riguardano solo la popolazione ogliastrina, ma l'intera società sarda - sono più di uno. Ad imporsi però è la consapevolezza che la responsabilità della vicenda SharDna non va cercata in forze oscure e poteri forestieri, estranei all'isola. Non possiamo chiamare in causa neppure la società britannica di biotecnologie che persegue i propri interessi (focalizzati su farmaci mirati per il trattamento di malattie nell'ambito dell'oncologia e dell'immunologia). La sua non è stata un'incursione barbaresca, effettuata, di notte, per razziare i campioni biologici della popolazione ogliastrina. Del resto non è stata un'operazione a sorpresa: c'era tutto il tempo, prima della messa in liquidazione della biobanca perché il governo regionale, per dire, intervenisse con la massima trasparenza e celerità, a tutela dei campioni biologici, nominando un garante o una commissione di garanti. E una fetta di colpa, per il ruolo che ha avuto nella vicenda di SharDna, va attribuita anche al Consiglio nazionale delle ricerche, l' ente nazionale di ricerca con competenza scientifica generale e istituti scientifici distribuiti sul territorio, anche in Sardegna.È qui nell'isola, quindi, in diversi ambienti e intrecci - che occorre ricercare le responsabilità, su cui farà luce, per definirne il grado, l'indagine avviata dalla procura della Repubblica di Lanusei dopo un presunto furto al Parco Genos, dove sono custoditi i campioni del Dna ogliastrini e i rispettivi alberi genealogici. Tra gli indagati, oltre a investitori privati, manager finanziari, avvocati, ricercatori, amministratori locali, il genetista Mario Pirastu, il proprietario del Parco Genos, il curatore fallimentare che ha messo all'asta la biobanca. Non tutto è perduto e il progetto può riprendere il cammino, quando si risolverà la complessa situazione creata dalla sentenza del Tribunale di Cagliari che ha annullato il provvedimento del Garante della privacy col quale s'imponeva alla multinazionale inglese la misura temporanea del blocco del trattamento dei dati personali dei campioni. L'"isola dei centenari" può contare su tante energie ed eccellenze scientifiche delle due Università sarde che hanno già fornito e potranno fornire un importante contributo ad una nuova medicina di precisione nella cura di malattie come il cancro e il diabete, dando a tutti, attraverso l'accesso alle informazioni personalizzate, la possibilità di vivere più a lungo e in buona salute.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 novembre 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 38
Il festival “Lei” si interroga sulla felicità
Da domani a Cagliari e a Sassari.
Tra gli ospiti Remo Bodei, Eugenio Borgna, Michela Marzano e Salvatore Natoli di Sabrina Zedda

CAGLIARI La felicità esiste davvero? Se sì, come riconoscerla? E' verso questa che dovrebbe tendere la nostra esistenza? E' a una questione che nei secoli ha visto interrogarsi filosofi, scrittori, poeti, e non solo, che il Festival Lei (Lettura, emozione, intelligenza) dedica la sua seconda edizione. Dal 30 novembre al 14 dicembre, con eventi anche nei prossimi giorni, tra Cagliari, Sassari, Uta e Quartu Sant'Elena si sviscererà uno dei temi più cari all'uomo attraverso lectio magistralis, conferenze, interviste e momenti che solleticheranno il piacere della lettura.Per l'occasione arriveranno personalità del calibro di Eugenio Borgna, Michela Marzano, Umberto Galimberti, Remo Bodei, Simona Argentieri, Igor Sibaldi, Maura Giancitano. Organizzato dalla Compagnia B, dietro la direzione artistica di Alice Capitanio, non sono solo i momenti con i grandi pensatori a costruire la manifestazione. Per incoraggiare la lettura come strumento di conforto e di crescita, Lei arriverà laddove c'è più bisogno di libri: dal carcere di Uta al Circolo Arci di Sassari, sino all'associazione Arcoiris di Quartu Sant'Elena. Luoghi non solo di detenzione, quindi, ma anche in cui c'è da fare i conti con questioni come l'integrazione multiculturale. «Il nostro è essenzialmente un festival di promozione della lettura - spiega Alice Capitanio - Lavoreremo anche con le scuole, aiutati dagli studenti universitari che leggeranno ai ragazzi delle medie e delle superiori brani da alcuni dei loro libri preferiti».Gli incontri con gli autori partono il 30 novembre a Cagliari, nell'Auditorium comunale di piazza Dettori dove alle 18 arriva Eugenio Borgna. Considerato un punto di riferimento in Italia della psichiatria fenomenologica, Borgna sarà protagonista di un incontro dal titolo "Abitare la fragilità". Subito dopo si parla di relazioni insieme alla filosofa Michela Marzano che terrà una lectio magistralis su "Amore, riconoscimento, felicità". A chiudere la serata sarà un altro filosofo: Umberto Galimberti disserterà su "Eudaimonia: la felicità in greco". Il primo dicembre, sempre a Cagliari, Barbara Sgarzi, blogger ed esperta di comunicazione ed editoria digitale, parlerà di "Social media e le nostre vite", come le nuove tecnologie dell'informazione intervengono a modificare strutture mentali e comportamenti pratici.Sabato 2 alle 17 la psicanalista Simona Argentieri terrà una lectio magistralis su "Gioia di vivere e normale infelicità", mentre alle 18 la giornalista e autrice Jessica Joelle Alexander parlerà del metodo educativo che ha portato la Danimarca a essere stabilmente in testa alle classifiche mondiali sulla felicità. In serata arriva anche Tim Lomas, ideatore del progetto "Le infinite sfumature della felicità", sui termini intraducibili che descrivono stati d'animo positivi. Il 4 dicembre il festival arriva a Sassari dove, in collaborazione con il Dipartimento di Storia, scienze dell'uomo e della formazione dell'Università è in programma la lectio magistralis del filosofo Salvatore Natoli "La felicità". Sempre a Sassari, l'11 dicembre Remo Bodei terrà una lezione su "La ricerca della felicità". Per il gran finale, il 14 dicembre, Lei ritorna a Cagliari: quanto le nostre scelte economiche pesano sulla felicità sarà l'argomento sviscerato dall'economista Leonardo Bacchetti, mentre il filosofo Leonardo Caffo terrà la conferenza "Cosa resta di un'umanità fragile". Il sipario si chiude con Igor Sibaldi che parlerà di "Dinamiche dell'iniziazione personale". Altri appuntamenti in giro per l'isola si snoderanno a Cagliari tra gli autobus del Ctm (il 6 novembre reading e donazione di libri ai passeggeri), e l'ospedale Brotzu (reading per i bambini ospedalizzati). Nel carcere di Uta gli appuntamenti sono il 15, 22 e 29 novembre. A Sassari l'11 novembre nella libreria Koinè si terrà il laboratorio di "Phisolophy for children", mentre il 24 nella sede dell'Arci ci sarà un laboratorio di scrittura creativa. Tutto il programma su leifestival.com.

Questionario e social

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