Martedì 31 ottobre 2017

31 ottobre 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 31 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
LANUSEI. Con Mario Pirastu indagati medici, ricercatori e i sindaci di tre comuni ogliastrini
DNA RUBATO? IN 17 SOTTO INCHIESTA
Le provette sparite a Perdasdefogu vennero trovate a Cagliari

Ci sono 17 indagati nella vicenda relativa alla sparizione del Dna dai laboratori Genos di Perdasdefogu. Con il creatore di SharDna, il genetista Mario Pirastu, ci sono medici e ricercatori Cnr e gli amministratori che si sono succeduti alla guida delle società SharDna e Parco Genos. Nell'elenco anche alcuni sindaci ogliastrini, in relazione alla cessione dei dati anagrafici dei donatori.
GLI INDAGATI Il gip del Tribunale di Lanusei Francesco Alterio ha notificato la richiesta di proroga delle indagini preliminari nei confronti di Barbara Angelini, Maurizio Caddeo, Mariano Carta (sindaco di Perdasdefogu), Maurizio Fossarello (direttore della clinica oculistica del San Giovanni di Dio), Gianluigi Galletta, Tiziano Lazzaretti, Alessandro Longo, Piergiorgio Lorrai (titolare delle quote di maggioranza di Genos), Renato Macciotta, l'ex sindaco di Perdasdefogu Walter Mura, il sindaco e il vicesindaco di Talana, Franco Tegas ed Ercole Perino, Gianluca Roberto Santoro, Maurizia Squinzi, Simona Vaccargiu e Mario Valsecchi.
Sono tutti indagati a vario titolo per furto aggravato, peculato, abuso d'ufficio, falsità materiale, violazione delle norme in materia di protezione dei dati personali, trattamento illecito dei dati e inosservanza dei provvedimenti del Garante. La richiesta di proroga si riferisce al mancato deposito di una perizia tecnica disposta dal pm.
SOTTO LA LENTE Le indagini erano partite dopo la denuncia di furto, presentata il 10 agosto 2016 da una impiegata del parco genetico dell'Ogliastra, Debora Parracciani, dipendente Genos e custode del tesoro. Dai laboratori di Perdasdefogu erano sparite 25 mila provette, parte di un corpus donato da 13 mila cittadini ogliastrini di dieci paesi. Furono giorni di mistero e legittimi sospetti fino a quando il professor Mario Pirastu, convocato in Procura, svelò l'arcano al procuratore Biagio Mazzeo.
I campioni erano stati “trasferiti” nella clinica oculistica dell'ospedale San Giovanni di Dio a Cagliari. «Non pensavo stessero cercando quello che ho spostato io», disse l'emerito ricercatore del Cnr. La Procura mise sotto sequestro il materiale sequestrato, con l'intento di chiarire la legittimità della detenzione delle provette e dei dati anagrafici. Un provvedimento ancora valido, in attesa delle chiusura delle indagini e della pronuncia del Garante della Privacy a cui si sono rivolti i cittadini.
LA STORIA Nel frattempo il ginepraio sulla vendita, la sparizione e la titolarità del materiale biologico si è arricchito di nuovi intrecci. In questa storia un po' triste di diritti negati e identità svenduta c'è una società ceduta all'asta (SharDna), i legittimi acquirenti (Tiziana's Life) che vorrebbero poter utilizzare il materiale, un Consorzio guidato da Piergiorgio Lorrai deciso a mettersi di traverso, che tuttavia nel frattempo ha perso il consenso di sindaci e parte dei donatori, confluiti nell'Associazione identità ogliastrina guidata da Flavio Cabitza (ex collaboratore di Lorrai). La frattura pare insanabile e ha posto molti interrogativi sul soggetto più idoneo a tutelare il dono di tanti cittadini: soggetto pubblico (Cabitza) o privato (Lorrai)? Un dibattito che ha animato le cronache dell'estate.
LE INDAGINI La questione è complessa, lo sanno bene gli inquirenti. Dopo la sparizione del Dna i carabinieri avevano segnalato all'autorità giudiziaria 53 persone. Per 36 la posizione penale è stata stralciata per sopraggiunta prescrizione dei reati. Le indagini (le prime in Italia di questo genere) si sono rivelate particolarmente difficili, vista la delicatezza della materia trattata, le questioni sulla legittimità dell'utilizzo dei dati biologici e sul rispetto della normativa per la riservatezza, e sono state seguite con grande attenzione dagli uffici del Garante. La pronuncia dell'Autorità sulla Privacy è attesa tra circa un mese. Potrebbe cominciare a delineare con più chiarezza i contorni della questione.
Simone Loi

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie