UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 18 ottobre 2017

Mercoledì 18 ottobre 2017

18 ottobre 2017

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
In evidenza
Policlinico, open day sulla menopausa

Open day al Policlinico per la giornata mondiale della menopausa che si terrà sabato 21 ottobre, con un programma ricco di eventi. La mattina sarà dedicata a un convegno, nel pomeriggio incontro tra medici e donne che hanno bisogno di informazioni.

 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Lettere e opinioni (Pagina 37 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Autodeterminazione in Catalogna
MA SEPARARSI È COSTOSISSIMO

La Catalogna non può dirsi indipendentista e il Governo spagnolo lo sa benissimo. È alla luce di questa verità che vanno interpretati gli eventi di questi giorni. Nel 2014 in Catalogna si è tenuto un referendum consultivo, quindi privo di effetti operativi e peraltro dichiarato illegale da Madrid. L’ 80 % dei votanti si espresse a favore dell’ indipendenza, ma era andato a votare appena il 37 % degli elettori, in pratica solo gli indipendentisti mentre gli unionisti avevano disertato le urne. Alle elezioni del Parlamento regionale catalano del 2015 questa divisione fu sostanzialmente confermata. Le forze indipendentiste, in virtù del sistema elettorale, conquistarono 72 seggi su 135, cioè la maggioranza dei seggi, ma non dei voti, avendo conseguito il 48% dei consensi. La partecipazione al voto fu del 77% dunque significativamente alta. Al referendum del primo ottobre scorso il sì all’indipendenza ha ottenuto il 90 % dei voti, ma i votanti sono stati solo 2 milioni sui 5,3 degli aventi diritto. In realtà anche questa volta sono andati a votare per un referendum, dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale spagnola, solo gli indipendentisti. Infine i sondaggi più recenti danno gli indipendentisti al 44 e gli unionisti al 48%.
In definitiva sono anni che i catalani si mostrano divisi in parti più o meno uguali, anzi con una leggera prevalenza degli unionisti. Ma anche se l’indipendentismo avesse un certo vantaggio, una lieve prevalenza sarebbe sufficiente a determinare una variazione così rilevante come il distacco di una regione dallo Stato di appartenenza ? Il quesito è estremamente delicato e riguarda il consenso necessario perché un processo di autodeterminazione secessionista possa ritenersi democraticamente legittimato. Forse non bastano neanche voti con maggioranze risicate. Il principio di autodeterminazione dei popoli è sacrosanto, ma è molto difficile stabilire quali siano le condizioni e le modalità del suo esercizio. Credo sia necessario immaginare maggioranze qualificate e quorum di partecipazione. Un referendum come quello catalano non appare idoneo a legittimare una secessione democratica, peraltro non esistendo una chiara maggioranza secessionista. La verità è che i movimenti indipendentisti godono di una favorevole  simmetria comunicativa, nel senso che essi fanno notizia, gli unionisti no. È un grande vantaggio, ma di per se stesso non basta, ormai si è capito. I casi dei referendum in Quebec e in Scozia sono stati istruttivi. Tutti pensavano che avrebbero vinto i rumorosi secessionisti, invece vinsero i silenziosi unionisti e anche largamente. La Catalogna è per tanti aspetti Barcellona. Ada Colau, “sindachessa” di Barcellona, Podemos, eletta grazie ad un’alleanza con il PSOE, si è guardata bene dal cavalcare l’indipendentismo. Le poteva venire anche facile appartenendo ad un partito di opposizione del governo di Madrid. Invece, senza timori di impopolarità, è andata ai seggi dichiarando di votare scheda bianca. Scelta di grande acume politico che adesso la porta sulla scena nazionale come personaggio chiave di tutti i discorsi e le decisioni che verranno. Il PSOE, pur all’opposizione, ha invece dichiarato che sulla Catalogna, sosterrà il Governo. La squadra di calcio del Barcellona, apparentemente in sintonia totale con la sua tifoseria indipendentista, sta adesso considerando con orrore che se si arrivasse alla secessione dovrebbe dire addio al campionato spagnolo, alle sfide con il Real e dovrebbe militare in una sorta di campionato regionale. Che separandosi si viva meglio qualche volta è vero, ma il più delle volte è solo un’illusione. Sempre è costosissimo.
Pietro Ciarlo
Ordinario di Diritto Costituzionale Università di Cagliari

 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Lo studio della Fondazione Migrantes: nel 2016 via dall'Isola oltre 2900 sardi
EMIGRATI COME NEL DOPOGUERRA
Boom di giovani con la valigia

Nel 2016 ogni giorno otto sardi hanno fatto le valigie per andare a cercare fortuna all'estero. La metà dei 2.951 emigrati partiti lo scorso anno ha tra 18 e 49 anni. Vanno in Germania, soprattutto, ma anche in Francia, Belgio, Svizzera, Regno Unito, Paesi Bassi, Argentina, Spagna, Stati Uniti e Australia, per citare solo la top ten. Ed hanno portato l'esercito dei nostri corregionali a 115.512, il 7% del totale dei residenti.
I dati sono contenuti nel Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes e rivelano sia un incremento del numero assoluto di espatriati - erano stati 2.577 l'anno precedente - che un aumento del 23% della fascia più giovane, quella tra 18 e 34 anni: un vero e proprio boom. «Chi può permetterselo manda i figli a studiare all'estero sapendo, oggi più che mai, che non rientreranno», si rammarica Fabrizio Lai, imprenditore edile, due figlie universitarie, una a Cracovia l'altra a Torino. Va all'estero chi vuole spendere meglio il suo titolo di studio e le sue competenze contrariamente alla migrazione interna all'Italia, che riguarda le fasce meno istruite. Un fenomeno che sta cambiando anche l'istituzione-famiglia, sempre meno unita.
IL CASO SINDIA Il caso di Sindia è impressionante: il 60,2% della popolazione (1.035 cittadini su 1.718) risiede all'estero. «Rispetto al passato, quelli che partono sono ragazzi preparati che hanno difficoltà a trovare lavoro ma va via anche chi aveva attività artigianali o, addirittura, chi lavorava nell'agricoltura, che è storicamente il settore trainante di questa zona», argomenta il sindaco Luigi Daga. Un problema che riguarda tutto il territorio tra Planargia, Marghine e Montiferru.
RAGAZZI, POCHE CHANCES Guardando gli ultimi otto anni, dai numeri dell'Istat emerge chiaro quanto l'Isola sia una regione che dà poche prospettive ai suoi giovani. Nella classifica dell'emigrazione 2008-2016 quattro dei primi cinque comuni italiani sono sardi: Monserrato ha perso il 26% dei suoi ragazzi (18-30 anni), Carbonia il 23,2%, Assemini il 21,3%, Selargius il 18,2%.
PENSIONATI ALL'ESTERO Nel contempo crescono anche i pensionati che si trasferiscono altrove: sono 5.535 (il dato è del 2016) le pensioni che la sede sarda dell'Inps paga all'estero. Tenerife e Portogallo le mete preferite, ma anche Bulgaria e Tunisia. Luoghi nei quali con pensioni che qui garantiscono una mesta sopravvivenza si campa più che dignitosamente.
GERMANIA IN CIMA Se per il resto degli italiani la prima destinazione è il Regno Unito, i sardi preferiscono al Germania, Paese nel quale risiedono 31.679 isolani. Seguono la Francia (24.409), il Belgio (13.328), la Svizzera (9.336), il Regno Unito (9.323), i Paesi Bassi (6.628). Fuori dall'Europa, dove risiede l'88% degli emigrati all'estero, la meta preferita resta l'Argentina, che ospita 3.394 sardi.
COME NEL DOPOGUERRA A colpire è anche il sostanziale ritorno ai numeri, alle dinamiche migratorie e ai luoghi di destinazione del dopoguerra. «Nel periodo post bellico l'emigrazione era operaia e coincideva con la crisi del settore minerario del Sulcis-Iglesiente, poi emigrarono i contadini dalle regioni rurali centro-occidentali e successivamente i pastori dai centri montuosi centrali e dalle zone pastorali interne di collina e di altipiano», spiega Marisa Fois, trentasei anni di Busachi, dottorato in Storia, Istituzioni e Relazioni Internazionali dell'Asia e dell'Africa moderna all'Università di Cagliari e un incarico all'università di Ginevra. È sua la breve relazione dedicata alla Sardegna inserita nel rapporto. «La traiettoria fuori dall'Isola si diresse in primis verso il territorio nazionale, prevalentemente verso le regioni nord-occidentali e il triangolo industriale e, in misura minore, verso il Lazio», scive Fois. «Gli spostamenti verso l'estero ebbero quale meta privilegiata, l'Europa, che da sola assorbì circa il 93% dell'intero contingente isolano del periodo diretto fuori dalla Penisola, le cui destinazioni erano Germania, Francia, Belgio, Svizzera e Paesi Bassi». Come se fossimo tornati indietro di mezzo secolo.
REGIONE IN RITARDO «Arginare il fenomeno è complesso», aggiunge il sindaco di Sindia. «A breve termine non c'è soluzione. Se facessimo decollare i piani territoriali, a medio e lungo termine potremmo dare ai nostri giovani l'opportunità di tornare a casa o di non partire». Peccato che i progetti siano in cantiere da tre anni, che tutto sia fermo al palo e che i fondi (europei) a disposizione vadano spesi entro il 2020, pena il definanziamento. «È praticamente impossibile ma ci proveremo».
Fabio Manca

 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 39 - Edizione CA)
RASSEGNA. La manifestazione in cartellone a Cagliari e Sassari sino al 21 novembre
Transizioni, territori e frontiere raccontate dai registi

Sei gradi di transizione. Sei film e sei incontri per raccontare le migrazioni internazionali, le frontiere europee, la ricerca della libertà, i territori di accoglienza e le società multiculturali. Debutta oggi a Cagliari alla Cineteca Sarda in viale Trieste (ore 20) la rassegna “Transizioni. Cinema, territori, frontiere, riposizionamenti” che oscillerà tra il capoluogo e Sassari sino al 21 novembre.
deata e organizzata dalle associazioni 4CaniperStrada e L'Ambulante con la direzione artistica di Gaetano Crivaro, gode del patrocinio del Comune di Sassari, la partnership della Società Umanitaria - Cineteca Sarda e del Dipartimento di Scienze Politiche dell'ateneo sassarese. Stasera a Cagliari verrà presentata la rassegna e si parlerà del progetto Video Partecipativo Sardegna. A seguire il documentario di produzione danese “Les Sauteurs”, girato nelle montagne di Gurugu alla frontiera tra Spagna e Marocco, da Abou Bakar Sidibé, uno dei migranti che vive ai piedi del monte. Al suo fianco, come registi, Wagner e Siebert.
Domani trasferimento a Sassari, nell'Aula Rossa del Quadrilatero in viale Mancini, dove a partire dalle 18 gli organizzatori illustreranno la rassegna con lo stesso programma, che prevede pure la proiezione di “Nako - La Terra” estratto del documentario di K. H. Beyla, L. Manka, A. A.Hashi. Il 24 ottobre a Sassari (ore 18) si parla del superamento della frontiera nell'immaginario filmico mediorientale con l'opera “Zanj Revolution” di Tariq Teguia, co-produzione tra Algeria, Francia, Libano e Qatar. L'indomani a Cagliari (ore 20) il tema è incontri di territori attraverso le arti, mentre a parlare del film “Il vello d'oro” sarà lo stesso regista cagliaritano Alessandro Penta.
L'8 novembre a Cagliari e il 9 a Sassari serata dedicata a: Vivere nel conflitto. Filmare il conflitto, con la pellicola “The Black Sheep” girato da Antonio Martino in Libia, come racconterà l'autore.
Per raccontare i luoghi che cambiano (il 15 novembre a Cagliari, il 16 a Sassari) si è scelta l'opera di Shu Aiello e Catherine Catella “Un Paese di Calabria”, che verrà illustrata dalla produttrice Serena Gramizzi (BO Film). Il 21 novembre a Sassari a L'Ultimo Spettacolo, in Corso Trinità 161, Cineaperitivo di chiusura e proiezione di “Radio Migrante”, il film di Gaetano Crivaro ed Emanuele Milasi.
Tra gli ospiti della rassegna Antonello Zanda, direttore del Centro servizi culturali della Società Umanitaria - Cineteca Sarda di Cagliari, l'associazione (S)cambiare con il progetto IncontrARTI, Alessandra Marchi e Patrizia Manduchi del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni, Università di Cagliari e infine Monica Macchi di FormaCinema.
Giampiero Marras

 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
FESTIVAL  Da venerdì “Bianco e nero”: ieri il battesimo al Ghetto con le foto di Lucas
“Attraversamenti”, ovvero mille facce del cambiamento

Gli scatti di Uliano Lucas (Milano, 1942), gigante del fotogiornalismo, hanno inaugurato ieri il festival “Bianco e nero” che da venerdì al 2 novembre, si svolgerà tra Cagliari e i paesi del Consorzio dei laghi: Orroli, Nurri, Serri, Isili, Esterzili e Sadali. È stato il maestro in persona ad affidare al centro comunale il Ghetto di via Santa Croce, dove la mostra “Punti di vista” sarà aperta sino al 31 ottobre, la straordinaria antologia di lavori che si è avvalsa della ricerca storica di Tatiana Agliani. Cento fotografie in bianco e nero - molte delle quali diventate icone, diverse scattate anche in Sardegna - con cui Lucas ha raccontato gli ultimi 60 anni della storia d'Italia e del mondo; talvolta ancor prima che la società si accorgesse di vivere il cambiamento. Proprio la messa a fuoco e la lettura critica dei fenomeni di trasformazione è obiettivo della rassegna che, giunta alla seconda edizione e organizzata dall'associazione Interforma, s'intitola “Attraversamenti”.
GLI OSPITI Lucas, protagonista del giornalismo indipendente, nei prossimi giorni cederà il testimone a firme e volti noti del mondo dell'informazione: Nello Scavo, Toni Capuozzo, Anna Trebbi, Valerio Cataldi e Gioacchino Bonsignore. Discuteranno di immigrazione, integrazione e multiculturalismo. «Attraversamenti - ha detto la direttrice artistica Maria Dolores Picciau, critica d'arte - è termine scelto per la valenza metaforica. Grazie agli ospiti vogliamo attraversare il mondo, comprenderne le trasformazioni. Capire come l'Italia, paese di emigrazione, sia diventato terra d'immigrazione».
LA MOSTRA DI LUCAS Il taglio del nastro è stato momento significativo, quasi un rito di iniziazione alla Storia. Lucas ha accompagnato alla lettura delle immagini (e della sua visione del mondo) alcuni gruppi di liceali, allievi ai piedi di un professionista che - servendosi dell'alfabeto della fotografia e di una profonda cultura - ha raccontato un'epoca. Mostrando una delle sue foto diventate simbolo, quella della manifestazione di piazzale Accursio a Milano (1971), ha detto: «Sono stato il fotografo di una generazione, quella del '68. L'immagine ne rappresenta l'inno: “Voglio vivere la mia vita”». Un messaggio di speranza rinnovato davanti a chi si prepara a prendere in mano il futuro, alla sfida contro la globalizzazione e il capitalismo, la guerra e l'egoismo sociale. Derive indagate dai reportage di Lucas. La personale propone immagini dell'assedio di Sarajevo, delle guerre di liberazione dal neocolonialismo che hanno avuto come teatro l'Africa. Racconta l'industrializzazione, la realtà delle fabbriche, la complessità del problema giovanile, la questione psichiatrica, l'adozione dei bambini, il carcere e l'emarginazione e le migrazioni. Evidenzia, coi contrasti del bianco e del nero, l'umanità che resiste, i volti della solidarietà, della libertà e dell'amicizia.
IL PROGRAMMA L'apertura è affidata (venerdì 20, alle 18, Mem di Cagliari) a Nello Scavo, reporter internazionale per “Avvenire”. Presenterà “Perseguitati”, libro dedicato alle persecuzioni dei cristiani. Sabato 21, sempre alla Mem e nello stesso orario, toccherà al giornalista Mediaset Toni Capuozzo. Domenica 22 il festival si sposterà al Ghetto: alle 11 la giornalista Rai Anna Trebbi introdurrà il lavoro del fotoreporter Nikos Pilos. Alle 16 il giornalista del Tg 2 Valerio Cataldi presenterà il pluripremiato docufilm “Io sono Aziz” (2017). All'inizio di novembre (la data è da definire) arriverà Gioacchino Bonsignore, autore della rubrica “Gusto” di Canale 5.
LE CONFERENZE Il festival prevede anche la conferenza “Migrare” (24 ottobre, ore 16, Facoltà Scienze economiche e giuridiche di Cagliari) e una serie di appuntamenti (dal 24 al 31 ottobre) tra Orroli, Nurri, Serri, Isili, Esterzili e Sadali. Protagonisti: artigiani, studenti e turisti.
Manuela Arca

 

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Convegno a Cagliari
Un'occasione per ricordare l'anatomista e il chirurgo nel 200° anniversario della nascita, ma anche l'opportunità di presentare alcuni studi inediti su vita e opere di un pioniere della Medicina sociale. Sabato a Cagliari si parlerà “Di vaiolo ed altro…” durante il convegno dedicato a Giovanni Falconi, la figura più simbolica della medicina sarda dell'800. A organizzare l'incontro è l'associazione Clemente Susini con l'Ordine dei Medici di Cagliari che nella sede di via dei Carroz 14 ospiterà gli interventi.
Non ci si soffermerà solo sulla sua più grande opera - la vaccinazione antivaiolosa - assicura Alessandro Riva, presidente dell'associazione Susini, ma si racconterà di come si distinse anche nella lotta al cholera morbus e alle malattie endemiche. Si comincerà alle 9 con il presidente dell'Ordine Raimondo Ibba e i ricordi di famiglia da parte di Alessandro e Roberto Falconi. Riva aprirà la celebrazione con la biografia di Francesco Antonio Boi, maestro di Falconi, mentre a Ignazio Lai è affidato “Il trentennio universitario di Falconi tra Anatomia e Medicina sociale”. A parlare delle recenti ricerche sarà l'ideatore della giornata Marcello Trucas, patologo clinico. Sulla diffusione del “Cholera morbus in Sardegna” interverrà Enrico Fanni, segretario dell'associazione, che ha curato l'organizzazione della celebrazione. Chiuderanno Luciana Carreras (“Organizzazione sanitaria in Sardegna ai tempi di Falconi”) e Bernadette Puddu su “Giovanni Falconi un pasionario della vaccinazione”. (gr.pi.)

 

7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
CONFERENZA SU FALCONI
Sabato dalle 9 all'Ordine dei medici (via dei Carroz 14) l'associazione “Clemente Susini” per la “Storia della Medicina in Sardegna” terrà un convegno per ricordare, nel bicentenario della nascita, Giovanni Falconi, anatomista e preside della facoltà medica di Cagliari, benemerito della lotta contro il vaiolo ed il colera. In programma anche una relazione su Francesco Antonio Boi, maestro di Falconi e autore delle dissezioni poi voltate in cera da Clemente Susini.

 

La Nuova Sardegna

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Attualità - Pagina12
Secondo il rapporto Migrantes gli italiani che lasciano il Paese sono in aumento
GIOVANI IN FUGA DALL'ITALIA
ESODO DA 50MILA ALL'ANNO È boom di partenze tra gli under 35. Il Regno Unito è la meta più gettonata

di Angela Abbrescia
ROMA Gli italiani, soprattutto i giovani, come i loro bisnonni tornano a emigrare all'estero alla ricerca di una sorte diversa da quella che gli toccherebbe restando nel Belpaese. Migrazione non come opportunità di crescita e arricchimento, dunque, ma come necessità. Ovviamente non è così per tutti i 124mila italiani che nel 2016 hanno fatto la valigia e oltrepassato il confine. Probabilmente tra i quasi 50mila giovani che se ne sono andati l'anno scorso qualcuno l'avrà fatto per cercare nuovi orizzonti e nuove opportunità. Ma la tendenza è chiara, come pure l'aumento sostanzioso del contingente di italiani che fuggono all'estero. Il Rapporto Italiani nel Mondo 2017 di Migrantes, presentato oggi, ci dice che nel 2016 è partito il 15,4% in più rispetto all'anno precedente. E che tra i giovani, cioè chi ha tra 18 e 34 anni, la percentuale è salita di più: 23,3%. Questa fascia di età riguarda il 39% di coloro che sono andati via l'anno scorso, più di uno su tre. Mentre il 9,7% hanno tra 50 e 64 anni e sono i «disoccupati senza speranza» rimasti senza lavoro. Le partenze non sono individuali ma di «famiglia», intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, quello che comprende i minori (oltre il 20%) sia la famiglia «allargata», quella cioè in cui i genitori - ormai oltre la soglia dei 65 anni - diventano «accompagnatori e sostenitori» del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale). Le donne sono meno numerose in tutte le classi di età ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222 uomini): si tratta soprattutto di vedove che rispondono alla speranza di vita più lunga delle donne in generale rispetto agli uomini. Il continente prioritariamente scelto da chi ha spostato la sua residenza fuori dell'Italia nel corso del 2016 è stato quello europeo, seguito dall'America Settentrionale. Rispetto allo scorso anno, quando la Germania era stata la meta preferita, quest'anno il Regno Unito registra un primato assoluto tra tutte le destinazioni, seguito da Germania, Svizzera, Francia, Brasile e Usa. La Lombardia, con quasi 23 mila partenze, si conferma la prima regione per uscite, seguita dal Veneto (11.611), dalla Sicilia (11.501), dal Lazio (11.114) e dal Piemonte (9.022). C'è però una regione che presenta un dato negativo, il Friuli Venezia Giulia, da cui sono partite 300 persone in meno (-7,3%). Al 1 gennaio 2017, sono quasi 5 milioni gli italiani che vivono all'estero iscritti all'Aire. Un numero che è costantemente aumentato negli anni: nel 2006 erano poco più di 3 milioni, quindi l'aumento è del 60,1%. Oltre la metà risiede in un Paese europeo, ma le comunità italiane più numerose sono in Argentina (804mila), Germania (724mila) e Svizzera (606mila).

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Sassari - Pagina 30
INCONTRO CON GLI STUDENTI
Disturbi dell'apprendimento in ambito universitario

SASSARI Si è conclusa con risultati decisamente positivi la prima azione di orientamento e formazione sui disturbi specifici dell'apprendimento in contesto universitario, fortemente voluta dal Dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari (ha collaborato l'Associazione Studenti Agraria (ASA)). Articolato in più fasi, tra marzo e giugno 2017, il progetto di sensibilizzazione, orientamento e screening degli studenti di I e II anno, realizzato assieme a una cooperativa sociale, ha previsto anche un'azione specifica di formazione del corpo docente, con il supporto del professor Stefano Sotgiu, coordinatore dello sportello di Ateneo per i disturbi specifici dell'apprendimento. L'incontro dedicato agli studenti ha coinvolto 64 ragazzi del I e II anno, che hanno compilato un questionario dal quale è emerso che 5 di loro sono interessati in prima persona dai disturbi specifici dell'apprendimento. A seguito dello screening, sono stati contattati e informati in merito ai loro diritti (stabiliti dalla legge 170/2010) e alle possibilità offerte in termini di risorse e sostegno presenti sia in Ateneo che nel nostro territorio. Le giornate di formazione per i docenti, invece, hanno avuto come obiettivo quello di fornire alcune nozioni di base sui disturbi che caratterizzano i DSA (disturbi specifici dell'apprendimento, dislessia, disortografia, discalculia), fornendo indicazioni pratiche di intervento e presentando i risultati delle rilevazioni sulle frustrazioni vissute dallo studente all'interno del contesto scolastico. Dal progetto, è emersa una volontà generale del corpo docente di supportare gli studenti nel rispetto delle necessità specifiche di ciascuno, il desiderio di approfondire ed affinare metodologie e strumenti relativi ai disturbi di apprendimento.

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 18 ottobre 2017 / Sassari - Pagina 30
La Regione ha dato il via libera all'atto aziendale
L'AOU È PRONTA A DARSI UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE
D'Urso: «Un risultato storico arrivato dopo 10 anni»

SASSARI L'atto aziendale dell'Aou di Sassari supera la verifica di conformità definitiva da parte della Regione e diviene, così, esecutivo. La comunicazione è arrivata dalla Regione che ha trasmesso alla direzione generale dell'Azienda di viale San Pietro la determina siglata dal direttore generale dell'assessorato regionale della Sanità, Giuseppe Sechi. Un risultato importante per l'Aou che, a dieci anni dalla sua nascita, ha un primo documento che definisce l'assetto organizzativo. Nella determina del direttore generale dell'assessorato si legge che il documento, valutata positivamente la sua conformità, dopo l'approvazione della rete ospedaliera da parte del consiglio regionale, «dovrà essere soggetto agli adeguamenti che dovessero rendersi necessari per assicurare la coerenza con le scelte di pianificazione regionale e con le eventuali nuovi linee di indirizzo della giunta regionale». Con il via libera all'atto aziendale, inoltre, le strutture complesse ospedaliere di area sanitaria attive manterranno la loro natura, e non potranno essere soppresse fino all'approvazione della rete ospedaliera. Inoltre, la determinazione regionale sottolinea che l'attivazione dei programmi inter e infra-ospedalieri dovrà essere fatta nel rispetto del principio di invarianza dei costi organizzativi complessivi. «Si tratta un momento storico per questa azienda - afferma il direttore generale Antonio D'Urso - perché è il primo atto organizzativo da quanto l'Aou vide la luce nel 2007. Il documento ci consente di dare un'organizzazione a questa grande azienda, oltre che indicare la mission e definire i valori portanti. Adesso puntiamo a sviluppare quel senso di squadra e di appartenenza che contraddistingue un'azienda vincente». «È importante, allora - prosegue il direttore generale - saper cogliere l'occasione per un rinnovamento, anche delle relazioni tra operatori, e valorizzare ciò che ci unisce. Lavoriamo assieme sui percorsi assistenziali e diamo alla città di Sassari dimostrazione di unità. Soltanto così i cittadini si rivolgeranno a noi con maggiore desiderio e fiducia». L'Azienda, infine, ha già avviato la fase di istruttoria del regolamento attuativo dell'atto che consentirà di definire le modalità operative, a partire dalla nomina quindi l'elezione dei direttori di dipartimento, delle strutture complesse, semplici dipartimentali e semplici.

Questionario e social

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