Martedì 15 agosto 2017

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15 agosto 2017
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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di martedì 15 agosto 2017 / Cultura (Pagina 45)
LA RICERCA Lo straordinario resoconto di un pellegrino spagnolo diretto a Roma
Città vivace, clima malsano: ecco la Cagliari del 1523
Resoconti destinati a perdersi nei labirinti della rete. Parole compresse tra hashtag e immagini. Istantanee da una città che sperimenta la chiusura al traffico di via Roma e ambisce a essere riconosciuta dai turisti come capitale mediterranea. Corrono 500 anni di distanza e formidabili rivoluzioni tecnologiche tra le labili cronache degli smartphone e la prima descrizione a stampa di Cagliari, vivace porto devoto alla Madonna di Bonaria. Edito a Burgos, in Spagna, nel 1523, il prezioso testo è appena riemerso dalle ricerche condotte, con la direzione di Sergio Tognetti, dal Dipartimento di Storia e Beni culturali dell'Università di Cagliari.IL PRIMO ESEMPLARE La descrizione - che anticipa i testi sinora noti di Sigismondo Arquer (1550), Rodrigo Hunno Baeza (1551 circa) e Giovanni Francesco Fara (1580-1590) - venne pubblicata dal nobile aragonese Pedro Manuel de Urrea nell'opera “Peregrinación de las tres casas sanctas de Jerusalem, Roma y Santiago”, resoconto del pellegrinaggio nei tre luoghi santi. IL CRONISTA Protagonista della vita politica della sua patria, Urrea nacque nel 1485 a Trasmoz, città di cui fu signore e dove visse parte della sua esistenza (morì nel 1524) trascorsa anche tra le vicine Épila e Zaragoza. Raggiunse Cagliari, tappa dell'itinerario religioso iniziato a Barcellona e diretto a Roma, tra settembre e ottobre del 1517. LA DESCRIZIONE Dal soggiorno, necessario per lasciare la caravella che lo aveva trasportato dalla Spagna e imbarcarsi su una nave basca, il viaggiatore derivò l'immagine di una vivace città portuale, benché caratterizzata da un clima malsano. Ricavò l'idea di un insediamento compatto, seppur diviso in tre quartieri: Castello (accessibile attraverso una porta e dotato di 400 cisterne e altrettante macine azionate dagli asinelli) e quindi Stampace e Villanova. Il cronista non cita il quartiere di Lapola o Marina, ma fu colpito dalla devozione nei confronti della “Nuestra Señora de Buen Ayre” venerata, per i suoi molti miracoli, nel santuario ricco di ex voto lasciati dai cristiani sopravvissuti al rapimento degli infedeli. Ricorda, anche, la particolarità del pane venduto in città. LA SCOPERTA È merito di Giuseppe Seche. Dottore di ricerca alle Università di Salamanca e Cagliari, dov'è borsista in Storia medievale, lo studioso ha fatto la scoperta durante un lavoro d'indagine sulle biblioteche private della Sardegna, in particolare su quella - perduta ma ricostruita attraverso l'inventario post mortem (11 agosto 1563) -, che fu del nobile cagliaritano Salvador Aymerich. Poiché nella raccolta figurava la presenza del volume del signore di Trasmoz, lo studioso ha intuito che Aymerich avesse un interesse particolare per i riferimenti qui contenuti. Ha quindi ipotizzato che il libro riportasse - viste le rotte che i pellegrini erano soliti percorrere - la descrizione di un passaggio a Cagliari. Rintracciato il testo a Grenoble, nella cui biblioteca è custodito l'unico esemplare, e fatto un confronto con l'edizione curata da Enrique Galè, Seche ha avuto conferma della previsione. La ricerca - straordinaria per gli elementi di novità - è pubblicata nell'ultimo numero di “Ricerche storiche”.LE NOTIZIE Pur essendo la descrizione di Cagliari dell'Urrea molto sintetica rispetto alle successive, «apporta notizie interessanti - scrive Seche - per la ricostruzione del contesto sociale ed economico di un centro in crescita demografica che, abbandonando il Medioevo, si affaccia all'Età moderna come importante scalo mercantile del Mediterraneo ed elemento della frontiera meridionale della Cristianità». Preziosi, rispetto alla penuria di informazioni del genere, i dati sulla consistenza demografica della città. Il viaggiatore (che fornisce anche indicazioni sul valore della moneta) dice che nei tre rioni di Cagliari vivevano 1500 vezinos (fuochi), 400 dei quali residenti in Castello. Stime che indicherebbero - se si considera una media di 4 persone per ciascun fuoco - che Cagliari, seconda città della Sardegna dopo Sassari, aveva allora 6mila abitanti, 1600 dei quali arroccati nel quartiere di fondazione pisana.
Manuela Arca
 

 
2 - L’UNIONE SARDA di martedì 15 agosto 2017 / Primo Piano (Pagina 9)
Creato dal docente catalano Adrià Martin e dal ricercatore olianese Gianfranco Fronteddu
UN CLIC E LA LIMBA DIVENTA DI TUTTI
In rete Apertium, il traduttore automatico dall'italiano al sardo
Si può tradurre un intero testo. Oppure, a scelta, soltanto un vocabolo. Quelli a disposizione sono già oltre 25.000. In più, c'è anche un dizionario monolingue con più di 50.000 parole. Ecco Apertium, il primo traduttore automatico online (aperto a tutti) che traduce dall'italiano al sardo (in futuro sarà possibile anche dal sardo all'italiano). SALVARE LA LINGUA SARDA La piattaforma tecnologica (www.apertium.org), sviluppata già nel 2004 nell'università di Alacant, Spagna, per tradurre il castigliano in catalano, e viceversa, contiene già oltre 40 lingue. E adesso grazie al lavoro di un professore dell'università di Barcellona, con una cattedra anche a Cagliari, Adrià Martin, e un ricercatore di Oliena, dell'università di Cagliari, Gianfranco Fronteddu, si arricchisce del sardo. Un lavoro minuzioso, quello dei due universitari che hanno come obiettivo «rivitalizzare una lingua come quella sarda che l'Unesco ha definito in assoluto pericolo», spiega Adrià Martin. «Scrivendo e digitalizzando la lingua sarda, si lascia un'impronta che ne aiuta, insieme allo sforzo culturale, la conservazione. Una volta che diventa una lingua che si parla e si scrive, diventa più facile poi legittimarla anche a livello istituzionale», aggiunge Fronteddu. REGOLE SCIENTIFICHE Un traduttore per salvare la lingua sarda, quindi. E non è un caso che questo progetto nasca a Barcellona: «Per gli storici rapporti che legano la Catalogna e la Sardegna, era nella natura delle cose che lavorassimo allo sviluppo di questo progetto», spiega ancora il professor Martin. Per la traduzione di ogni vocabolo, i ricercatori hanno seguito un rigoroso criterio scientifico, per questa ragione la proposta ortografica scelta è ricaduta sulla Limba Sarda Comuna, adottata nel 2016 come lingua sarda ufficiale dalla Regione, «che rappresenta una sintesi delle nostre varietà linguistiche, un punto di mediazione tra le lingue parlate più comuni e diffuse in Sardegna», spiega Fronteddu. «Abbiamo raccolto tutti i documenti del corpus di limba sarda comuna e abbiamo creato, in questo modo, regole di contesto», aggiunge. Una delle difficoltà maggiori sta nel fatto che l'italiano è una lingua in cui un solo vocabolo può avere diversi significati. Come vite, per esempio, cioè la pianta dell'uva (in sardo vide), o la vite metallica (in sardo toromillu). «Tutte le particelle, come n'che , n'de , i tempi verbali, ma anche i nomi di persona. Abbiamo tradotto tutto costruendo regole certe, così facendo il traduttore riconosce che si tratta di un nome di persona e non lo traduce», spiega Fronteddu. NON È GOOGLE TRANSLATE Niente a che vedere quindi col servizio dell'azienda di Mountain View, che ha contribuito a rendere più facile e immediata la comprensione tra 103 lingue diverse e oggi conta oltre 100 milioni di installazioni su piattaforma Android e oltre 500 milioni di utilizzatori mensili tra tutte le varie piattaforme su cui è disponibile. «Loro utilizzano una tecnologia “statistica” che può essere creata in pochi giorni», spiega Martin. «In pratica, di fronte a un vocabolo, Google cerca la traduzione corrispondente che ha le maggiori probabilità statistiche. Noi invece, grazie al fatto che la traduzione è frutto delle regole create per ogni singolo vocabolo, abbiamo un grado di precisione nettamente maggiore», aggiunge. Questo, però, non mette completamente al riparo dalla possibilità dell'errore. «Può assolutamente accadere», spiega Martin, «il traduttore potrà essere sempre migliorato in futuro, attraverso la correzione degli eventuali errori, la creazione di nuove regole e l'aggiunta di altre combinazioni linguistiche». La piattaforma di Apertium, tradotta in sardo grazie alla collaborazione del gruppo di utenti Sardware e finanziata da Google, funziona anche grazie alle segnalazioni della Community che revisiona le traduzioni e incrementa il numero di lingue e parole del traduttore.
Mauro Madeddu



 

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