Venerdì 18 agosto 2017

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L’UNIONE SARDA

 
 1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 18 agosto 2017 / Economia
Il rapporto di Federconsumatori: la spesa media per studente è di 9.600 euro l'anno
UNIVERSITARI FUORI SEDE, UN SALASSO

La scelta di far studiare fuori sede un figlio all'università continua a essere un impegno oneroso dal punto di vista economico, che si rivela quasi insostenibile non solo per le famiglie a reddito basso ma anche per quelle a reddito medio. Lo rivela Federconsumatori nel rapporto 2017 sui costi degli atenei italiani: tra spese per casa, bollette, trasporti, tasse e libri, dice l'associazione, le famiglie del sud del Paese spendono 8.300 euro mentre a livello nazionale la spesa media è di 9.600 euro. Gli studenti sardi fuori sede che rientrano nella II fascia di reddito (quindi il cui reddito Isee è pari o inferiore a 10.000 euro) spendono in media 6.984 euro ogni anno affittando una stanza doppia (7.944 media nazionale), cifra che raggiunge i 7.982 euro (9.415 la media nazionale), se si scegli invece una stanza singola. Se invece il reddito rientra in terza fascia (Isee pari o inferiore a 20.000 euro), il costo medio annuo è di 7.322 affittando una stanza doppia (8.187 euro a livello nazionale) e di 8.321 euro (9.658 media nazionale) per una singola. Le cifre indicate - precisa Federconsumatori - includono le spese per l'abitazione (l'affitto, costi di energia elettrica, gas, telefono e spese condominiali), i trasporti (sia il trasporto pubblico locale che le spese per i periodici rientri nelle città di origine), le tasse universitarie e i costi dei libri e del materiale didattico.Ovviamente la spesa per i ragazzi che intraprendono gli studi universitari continuando a vivere con i genitori sono più contenute, ma ciò non significa che si tratti di costi alla portata di tutti, spiega ancora Federconsumatori. Per tasse, libri e materiale didattico e trasporti una famiglia che rientra nella seconda fascia di reddito spende in Sardegna mediamente 1.452 euro l'anno (1,425 la media nazionale), mentre per chi rientra nella terza fascia si arriva mediamente a 1.792 euro (contro i 1.668,82 euro).Nel dettaglio, gli importi degli affitti ammontano in media a 2.973 euro all'anno (che corrispondono a 247 euro al mese) per una stanza singola e a 1.975 euro (164 euro al mese) per un posto letto in una camera doppia. Ma anche quest'anno, spiega Federconsumatori, restano notevoli differenze tra Nord, Centro e Sud. In termini percentuali, ciò significa che gli affitti in Sardegna e in tutto il sud del Paese sono inferiori sia rispetto a quelli del Centro (-40,1% per le stanze singole e -35% per le doppie) che rispetto a quelli del Nord (-32,4% per le singole e -29,5% per le doppie). (ma. mad.)


 


2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 18 agosto 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 40)
A Santa Maria di Mesumundu la stazione di posta
A Siligo l'“autogrill” degli antichi romani

Cos'è accaduto in Sardegna nei secoli cosiddetti bui? Come, dopo la caduta dell'Impero romano, l'avvento della dominazione vandalica (456 d.C.) e bizantina (534 d.C.), si giunse alla fioritura dei Giudicati? Quali trasformazioni caratterizzarono l'organizzazione del territorio?Risposte preziose arrivano dalle indagini archeologiche appena concluse vicino alla chiesa bizantina (fine VI- inizi VII sec. d.C.) di Santa Maria di Mesumundu a Siligo. Visibile lungo la Statale 131, fu edificata dove al tempo dei romani sorgeva una stazione di posta della strada che collegava Cagliari (Karalis) e Porto Torres (Turris Libisonis). UNIVERSITÀ DI SASSARI Emersi nel corso della VII Summer school, organizzata dall'Università di Sassari e dal Comune del Meilogu, i risultati delle ricerche, oltreché approfondire la conoscenza del sito in età romana e restituire indizi di una precedente fase punica (III sec.a.C.), consentono «di mettere a fuoco le modificazioni che, sinora solo intraviste, - dice Marco Milanese, responsabile degli scavi e direttore del Dipartimento di Storia e Scienze dell'uomo dell'Ateneo turritano - si verificarono nel passaggio alla tarda antichità e all'Alto Medioevo». Il rinvenimento di ceramiche d'importazione laziale (VIII-XI sec.d.C.) riempie infine il vuoto di documentazione integrato parzialmente dalle fonti scritte medievali: nel 1065 il giudice di Torres Barisone I donò la chiesa di Santa Maria di Bubalis (identificata con quella di Mesumundu) all'abbazia di Montecassino affinché vi insediasse una comunità monastica. L'INSEDIAMENTO ROMANO Segnalato dal canonico Spano già nel 1857 il sito, frequentato dall'età nuragica, attirò l'interesse dei primi archeologi grazie alla presenza dei resti di un impianto termale e dell'acquedotto che trasportava l'acqua calda da una vicina sorgente, S'Abba uddi del toponimo. Ancora visibili, le strutture erano inserite in una mansio, luogo in cui i funzionari romani potevano riposare. L'ipotesi dell'esistenza di uno spazio con queste caratteristiche pare confermata da fotogrammetria e indagini geofisiche: svolte parallelamente allo scavo per localizzare eventuali strutture sottoterra, hanno consentito di individuare, in un campo più distante rispetto a quello in cui emergono le evidenze monumentali, un complesso architettonico con un cortile centrale. Forse la parte della mansio con gli alloggi per i viaggiatori e le stalle. IL PRIMO LUOGO DI CULTO Nella seconda metà del V secolo il sito non viene abbandonato: una comunità cristiana si riorganizza attorno ai ruderi delle terme. Gli scavi svolti a pochi metri dalla chiesa bizantina hanno infatti riportato alla luce i resti di un ambiente costruito con materiale di spoglio e annesse sepolture. Si tratta forse di una "domus ecclesiae", cioè di una casa adattata alle necessità del culto. Demolita nel VI secolo, sarà sostituita dalla chiesa ancora visibile e voluta da una committenza evidentemente facoltosa se capace di pagare architetti raffinati. Ipotesi che trova conforto nel ritrovamento, tra 1930 e 1960, di un'area funeraria che, data la scoperta di gioielli d'oro, era in uso a una comunità aristocratica. IL FUTURO Solo l'ulteriore prosecuzione delle indagini potrà risolvere i problemi che la comunità scientifica si pone e rendere possibile la realizzazione di un progetto di valorizzazione che, secondo Milanese, voce narrante della nuova storia di Mesumundu, creerebbe significative occasioni di sviluppo per un territorio (Siligo ha 891 residenti, Banari e Bessude rispettivamente 594 e 417) che vive una preoccupante crisi demografica.
Manuela Arca


 


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