Sabato 5 agosto 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 agosto 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 5 agosto 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
I progetti per far rivivere il Parco tecnologico dopo gli anni della crisi
La Silicon Valley sarda e la strada del rilancio
Paci: finire la “195” per superare l’isolamento
Gli strumenti usati per cercare sopravvissuti e vittime della tragedia di Rigopiano, nel cratere dove a gennaio l’albergo è stato inghiottito sotto una valanga di neve, sono partiti dal Parco scientifico e tecnologico di Pula. Più precisamente sono stati inviati dal Joint Innovation Center , un luogo, non necessariamente fisico, guidato da Lidia Leoni - informatica specializzata in Reti e sistemi di calcolo ad alte prestazioni - dove ricercatori e tecnici sardi, europei e cinesi, stanno portando avanti un progetto per sviluppare sistemi di comunicazione, di sicurezza, di gestione di infinite quantità di dati. Qui nascerà un’infrastruttura capace, ad esempio, di combattere il terrorismo, controllare gli stadi, fare riconoscimenti facciali e comportamentali tra le folle, rendere “intelligenti” e protette le città, contrastare gli incendi. E un accordo con il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è già stato firmato.
LA SFIDA L’apertura, a dicembre scorso, di questo laboratorio innovativo, una partnership tra la Regione, il Crs4 e la multinazionale Huawei, ha riacceso le speranze sulla sopravvivenza e (forse) il rilancio della “Silicon Valley” sarda. A una quarantina di chilometri da Cagliari, raggiungibile solo su una strada vergognosa in un’oretta di tragitto in auto, il Parco scientifico e tecnologico - la sede principale - è formato da diversi edifici disseminati in un’area di 160 ettari nella foresta di Pixinamanna. Inaugurato in pompa magna dalla politica nei primi anni Duemila, benedetto dai premi Nobel Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia (che aveva fondato nel ’90 il Crs4, il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori che si è insediato fin dal principio negli spazi progettati dagli archistar dello studio Gregotti Associati), Polaris era il cuore pulsante dell’hi-tech e la scommessa di una terra che investiva su un’industria pulita e immateriale per superare i gap dell’insularità. «Il ponte tra la Sardegna e il mondo», si diceva, «la nostra Harvard». Sembrava proprio che molti miracoli della new economy si potessero realizzare qui. Per un po’ ha avuto fama e successo, ha ospitato molte società e battezzato start up avveniristiche, poi i sogni si sono infranti su una strada mai terminata che lo ha di fatto isolato in un bosco con cervi e cinghiali e su una crisi devastante in molti settori - a cominciare dalla biomedicina - che lo ha avviato alla desertificazione.
LA CRISI «Siamo stati il primo Parco in Italia per numero di imprese, oggi è rimasto poco, ci sono molti spazi vuoti», sottolinea il direttore generale di Sardegna Ricerche, Giorgio Pisanu. «Un po’ per la posizione, scomoda, ma anche perché la tendenza dei Parchi tecnologici a livello internazionale è quella di ritornare nelle città. Insomma, abbiamo enormi potenzialità e enormi limiti, si tenta di attrarre risorse e si studiano altre possibilità, ad esempio fare, in collaborazione con le Università, un campus per l’alta formazione».
Oggi nel Parco, oltre al Joint Innovation Center , ci sono il Centro per il supercalcolo, la Computer Room, con macchine che fanno girare informazioni e dati di genomica, meteorologia, ambiente, fluidodinamica, e molto altro, laboratori e piccole imprese, il FabLab, la fabbrica digitale creata nel 2014 su un modello del Mit di Boston, che ha formato e finanziato tanti giovani artigiani tecnologici e mette a disposizione di chi vuole realizzare un’idea stampanti 3D, macchine per il taglio laser, fresatrici, scanner, prototipatori rapidi. Al Crs4 (la presidente attuale è Annalisa Bonfiglio, ordinaria di Bioingegneria elettronica) lavorano circa 150 persone.
IL FUTURO La Giunta ha da poco affidato a Sardegna Ricerche la gestione dell’Ex Manifattura Tabacchi, dopo la fine della ristrutturazione dei locali (non interamente) di viale Regina Margherita. Ci sono state polemiche, perché in origine qui ci sarebbe dovuta essere “la fabbrica della creatività”, dedicata al teatro, alla musica, alla letteratura, al cinema. «La diatriba tra spettacolo e tecnologia sta rientrando», spiega la funzionaria responsabile, Sandra Ennas, «l’orientamento è quello di mettere assieme cultura e digitale, aprire alla tecnologia applicata ai processi produttivi e artistici. La metà degli spazi resterà libera, per fare convegni e manifestazioni, come già sta accadendo, il resto sarà oggetto di un bando che pubblicheremo entro l’anno: concessioni d’uso per sei anni più sei, a tariffe politiche, e la scelta sarà fatta sulla base della valutazione dei progetti».
L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci avverte: «Nessun ufficio del Parco si trasferirà alla Manifattura. A Pula, dove abbiamo lavorato da subito per il rilancio, qualche risultato lo stiamo vedendo, aziende importanti si sono insediate, altre sono interessate. So bene che non è facile, e ci auguriamo che la “195” sia finalmente conclusa. Dobbiamo insistere. Una cosa è certa: il Parco non chiuderà».
Cristina Cossu
 
Dalla formula delle creme alla vendita
La filiera dei cosmetici
Marco Zaru, laurea in Farmacia, dottorato in Tecnologie farmaceutiche e European Ph.D. in Advanced Drug-Delivery, insieme con le biologhe Alba Cabras e Nadia Cappai, nel Parco di Pula ha fondato nel 2014 Icnoderm, start up innovativa che opera (sempre dentro i laboratori del Parco, con altre decine di minuscole realtà) nel settore delle formulazioni dermocosmetiche, una filiera che parte dalla ricerca e arriva alla commercializzazione dei prodotti. Creano dispositivi medici e cosmetici, «fatti solo con quello che è realmente necessario per il loro effetto», con certificazione. «Abbiamo il nostro marchio, Sostantia, poi produciamo per altre aziende, sarde e non, con formule nostre oppure loro ma rivisitate», spiega Zaru. Erbe ed essenze utilizzate per le creme sono quelle della macchia mediterranea: elicriso, lentisco, mirto, asfodelo e rovi delle more. (cr. co.)
 
 
 
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 5 agosto 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 39 - Edizione CA)
Il marchio dei fratelli di Orani oggetto di studio all’Università di Sassari
Frades, da successo d’impresa a tesi di laurea
L’impresa Frades diventa un caso studio. Un marchio approfondito da Fabio Corrias, 25 anni, di Oliena che si è laureato in Economia all’università di Sassari sul progetto imprenditoriale avviato tre anni fa da tre fratelli di Orani, Fabio, Roberto e Valerio Paddeu, sbarcati in Costa Smeralda per offrire a un mercato esigente e attento alla qualità il meglio delle produzioni della Sardegna, soprattutto delle zone interne.
«Frades è un’impresa che mi ha sempre incuriosito - racconta Corrias - ho conosciuto lo chef Roberto Paddeu a Oliena quando lavorava al “Four seasons” di Milano, rimasi sorpreso dal fatto che nonostante fosse solo un anno più grande di me avesse raggiunto un importante traguardo. Mi raccontò del progetto che ha ottenuto risultati importanti. Ho pensato che fosse l’argomento perfetto per la mia tesi».
Corrias è figlio di un abile artigiano della pelle, Franco, che ha realizzato “sos cusinzos” donati a Papa Francesco nella sua visita in Sardegna, gestisce con passione un b&b a Oliena. L’ammirazione per i ragazzi di Orani lo ho portato a discutere alcune settimane fa la tesi “Il budget operativo e commerciale di un nuovo investimento. Il caso Frades” (relatore Katia Corsi).
«Parlando con i titolari mi hanno colpito la mission e vision aziendale e la trasformazione dall’iniziale obiettivo di creare un punto vendita di prodotti tipici della Sardegna selezionati fra le varie eccellenze enogastronomiche puntando a una location esclusiva come quella di Porto Cervo per poi virare alla ristorazione, ma anche mettere in evidenza le sinergie tra venditori e produttori come strumento di crescita per entrambi», spiega Corrias. La tesi si concentra sul caso aziendale, in particolare sul nuovo investimento: la terrazza Frades. «Ho collegato un argomento della materia di Programmazione e controllo d’azienda: il budget, soprattutto come previsione e predisposizione di un piano d’azione», spiega il neo laureato che ha voluto dimostrare come la contabilità analitica sia strumento essenziale per migliorare le performance non solo della grande impresa ma pure di quelle minori.
Il lavoro di Corrias ha enormemente gratificato i fratelli Paddeu. «È stato un piacere collaborare e mettere a disposizione la nostra esperienza», spiega Fabio, 26 anni, laureato in Economia, che di Frades segue la parte amministrativa e contabile, mentre Roberto e Valerio sono operativi in cucina.
Luca Urgu



3 - L’UNIONE SARDA di sabato 5 agosto 2017 / Salute (Pagina 44 - Edizione CA)
L’ESPERTO. Alessandro Oppo, endocrinologo e andrologo del Policlinico di Monserrato
«Meno impegni di lavoro, c’è più spazio per l’intimità»
Il caldo da una parte manda in tilt gli spermatozoi, ma dall’altra scalda gli animi e porta a una maggiore attività sessuale. «Sono diversi i fattori che d’estate favoriscono un aumento dell’attività sessuale: in linea generale siamo tutti più liberi da impegni ed è più facile trovare spazio per i momenti di intimità», conferma Alessandro Oppo, endocrinologo e andrologo del Policlinico di Monserrato. «Non ci sono i figli da accompagnare a scuola la mattina presto e il cartellino da timbrare in ufficio».
Ma il tempo libero e uno di stile di vita più rilassato non sono gli unici artefici dell’aumento del desiderio. I mesi caldi condizionano le persone e le abitudini, come il loro abbigliamento: «Ci sono molti più centimetri di pelle esposta e l’uomo, in particolare, si muove molto in base agli occhi nel senso che il centro della vista è connesso alle aree deputate al desiderio sessuale», spiega lo specialista. «La spensieratezza del periodo estivo concede maggior tempo per i rapporti sessuali, un dato che verifico di persona perché molti miei pazienti hanno un calo del desiderio negli altri periodi dell’anno».
L’estate rende tutti più focosi, ma bisogna prestare attenzione alle alte temperature. «Quella sessuale è un’attività fisica moderata e chi è cardiopatico con scompensi deve fare particolare attenzione», spiega, «perché è come se praticasse un’attività sportiva, aumentata dall’impegno emotivo».
L’endocrinologo e andrologo conosce bene la relazione tra alte temperature e problemi della sfera sessuale che possono sorgere per l’uomo. «I testicoli sono organi sensibili agli sbalzi di temperatura. A differenza delle ovaie, che si trovano all’interno, i testicoli stanno fuori perché devono stare al fresco», spiega Alessandro Oppo. «Quando ci sono basse temperature lo scroto si contrae mentre col caldo si dilata in modo che i testicoli stiano più lontani dal corpo e possano avere più fresco».
Gli effetti negativi del caldo possono diventare pesanti se l’esposizione alle alte temperature è prolungata: il problema non riguarda chi passa la giornata a prendere il sole sul lettino in riva al mare, ma chi lavora tante ore in determinati ambienti di lavoro sottoposti a temperature elevate: «Si altera la spermatogenesi», conclude l’esperto del Policlinico di Monserrato. «Ci sono studi che dimostrano che chi lavora in ambienti come gli altoforni ha una riduzione della fertilità» (m.z.)

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