Lunedì 24 luglio 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 luglio 2017

RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO


1 – L’UNIONE SARDA

Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)

Carlo Ricci farà parte di un ristretto gruppo di lavoro

Materie prime e ricerca, l’Ateneo arriva in Europa

L’Università di Cagliari sbarca in un ristretto gruppo di ricerca europeo che studierà la realizzazione di iniziative innovative e concrete sul tema delle materie prime: Carlo Ricci del Dipartimento di Fisica sarà uno dei quattro ricercatori delle Università italiane coinvolti nel nucleo operativo dello “European Innovation Partnership on Raw Materials”, cioè la piattaforma creata dalla Commissione Europea che riunisce rappresentanti degli Atenei, della società civile e delle industrie che lavorerà sull’approvvigionamento delle materie prime per il nostro continente. La squadra avrà a disposizione 600 milioni di euro di budget.

L’obiettivo è sfruttare la ricerca per trovare nuovi metodi con cui assicurare l’approvvigionamento sostenibile di materie prime necessario all’economia europea, così da aumentare i vantaggi per la società e migliorare allo stesso tempo la competitività industriale del continente. Per centrare il risultato saranno al lavoro circa cento ricercatori di diverse nazionalità, selezionati in tutta Europa in base alle attività di ricerca svolte e all’esperienza nel settore, che formano il gruppo operativo della squadra. Diverse le materie delle quali si occuperanno: dallo sfruttamento del suolo minerario allo sviluppo di nuove tecnologie.

«È una grande occasione per la ricerca dell’Ateneo cagliaritano», sottolineano dall’Università, «ed è un successo di squadra: il risultato è stato raggiunto grazie al supporto fornito dal Settore assistenza tecnica ai progetti di ricerca europea e del nord America, ufficio istituito pochi mesi fa dalla rettrice Maria Del Zompo, che si è avvalso del gruppo di lavoro per la promozione e partecipazione ai Programmi di ricerca europei che a sua volta lavora con il delegato del Rettore per i progetti internazionali». Il progetto rientra nel programma di finanziamento “Horizon 2020”.

 

2 – L’UNIONE SARDA

Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)

UNIVERSITÀ E FINANZA

La conferenza internazionale “World Finance Conference” si terrà da mercoledì a venerdì si terrà nei locali dell’Università di viale Sant’Ignazio. È prevista la partecipazione di 500 ricercatori provenienti da Atenei di tutto il mondo.

 

3 – L’UNIONE SARDA

Provincia Medio Camp (Pagina 22 - Edizione CA)

Villacidro

Film e dibattiti su Gramsci

“A ottant’anni dalla morte quel cervello pensa ancora. Spettri di Gramsci”. È questa la manifestazione organizzata dall’associazione “Amici del cinema di Villacidro”.

Fino a settembre nella splendida cornice della casa dello scrittore Giuseppe Dessì saranno proposte proiezioni e dibattiti. Venerdì alle 21.30 sarà proiettato il film “Gramsci 44” di Emiliano Barbucci. Il 25 agosto ci sarà il dibattito“«La diffusione del pensiero gramsciano nel mondo arabo” con la partecipazione di Patrizia Manduchi e Alessandra Marchi dell’Università di Cagliari.

Il 1° settembre la proiezione del film “Gramsci. Film in forma di rosa» di Gabriele Morleo. Il 6 settembre il convegno “Antonio Gramsci. La passione di essere nel mondo” con il professor Diego Fusaro, direttore scientifico dell’Istituto Alti Studi Strategici e Politici) di Milano. (g.pit.)

 

4 – L’UNIONE SARDA

Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)

Gli studenti cagliaritani e sassaresi commentano le graduatorie diffuse nei giorni scorsi

«Valutazioni falsate: la nostra esperienza è diversa»

Spesso le pagelle di centri studi e fondazioni non corrispondono a quelle degli studenti, che degli atenei conoscono pregi e soprattutto difetti, in quanto clienti abituali e (a volte) di lungo corso: «Le classifiche spesso tengono conto di parametri che non si possono legare all’operato delle università», dice Carlo Sanna, coordinatore di Unica 2.0, una delle associazioni studentesche con più iscritti a Cagliari.

I DUBBI L’ateneo, ad esempio, è primo nella sua categoria nel campo delle borse di studio: «Strano, perché abbiamo gli importi minimi più bassi rispetto alle soglie fissate dal ministero. Ma va detto che le borse e i contributi dipendono dalla Regione», spiega Sanna. Dal punto di vista strutturale invece l’università cagliaritana è ancora in ritardo: «Credo però si stiano facendo diversi investimenti. Nel polo di viale Fra Ignazio verranno ammodernate le aule con strumenti interattivi. In Cittadella si lavorerà sui laboratori».

Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi in avanti sul versante della comunicazione: «Se parliamo di trasparenza e accesso alle informazioni la situazione prima era drammatica. Ora l’ateneo ha una ottima comunicazione sui social network, utilizza molto Facebook. Il sito ufficiale ha ancora qualche criticità, ma a breve dovrebbe essere disponibile una nuova versione», dice Sanna. Però le classifiche, sia quelle del Censis che le altre, non vanno prese come oro colato: «Tutte queste statistiche vanno incontro a una “normalizzazione” che può dare risultati inaspettati», spiega Antonio Pala, coordinatore dell’associazione Udu di Sassari.

GLI STUDENTI SASSARESI Le strutture dell’ateneo son le migliori d’Italia, secondo il Censis: «Abbiamo una grande carenza di posti letto, più della metà degli studenti fuori sede non beneficia di alloggio. Questo intacca la qualità della vita dei ragazzi, ma non se ne trova traccia in classifica. Le esperienze degli universitari vanno oltre le ricerche del Censis».

Ad esempio, nella graduatoria del Centro studi investimenti sociali, il giudizio sulla ricerca non è affidabile secondo gli studenti: «È uno dei punti dolenti. Il database da cui il Censis riceve il numero di pubblicazioni appartiene a Google. E non vengono considerate alcune riviste», sottolinea Pala. (m. r.)

 

5 – L’UNIONE SARDA

Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)

Settimana decisiva per i fondi dal governo

Per le università sarde sarà una settimana decisiva: a Roma si deciderà la nuova ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario da cui attingono tutti gli atenei statali.

Una parte dei 6,9 miliardi stanziati dal governo dovrebbero essere divisi in base ai meriti: 930 milioni di euro saranno distribuiti come «quota premiale», poi altri 270 milioni saranno spalmati in 5 anni a partire dal 2018 nei dipartimenti risultati eccellenti nella ricerca sulla valutazione della qualità e della ricerca (Vqr), pubblicata dall’Anvur, agenzia nazionale di valutazione del sistema università e della ricerca.

Un anno fa, quando i rettori incontrarono l’allora ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, insieme al governatore Francesco Pigliaru, il governo rassicurò l’Isola sui finanziamenti: «Dal 2017 sarà riconosciuta la condizione di insularità». Ora quell’appuntamento è arrivato.

«Si tratta di una battaglia che abbiamo avviato insieme all’università di Sassari. In questi giorni si prenderanno decisioni importanti per quanto riguardi gli indicatori in base ai quali viene ripartito il fondo. Il mondo politico sardo nei mesi scorsi si è fatto sentire e questo indubbiamente ci ha aiutato», dice Maria Del Zompo, rettore di Cagliari. Il collega di Sassari Massimo Carpinelli ricorda «il taglio del 20 per cento» dei finanziamenti subìto negli ultimi anni. «Abbiamo cercato di rispondere a questa riduzione con una maggiore efficienza e con risparmi in vari settori».

 

6 – L’UNIONE SARDA

Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)

I rettori: «Non siamo in competizione, le nostre strutture si completano a vicenda»

Atenei sardi, che rimonta

Dal fondo delle classifiche nazionali al podio: ecco perché

In un passato - non tanto remoto - sono state Cenerentole d’Italia, ora invece le università sarde scalano le classifiche. È il Censis a distribuire pacche sulle spalle e medaglie agli atenei dell’Isola: quello di Cagliari è sesto (su quindici) tra le strutture di grandi dimensioni, tra i 20 e i 40mila iscritti; a Sassari possono vantare addirittura il podio, con il terzo posto tra le università di taglia media (dai 10 ai 20mila studenti) oltre al primo posto in diversi settori, come la comunicazione e l’internazionalizzazione.

BORSE DI STUDIO L’università del capoluogo invece ha costruito il suo avanzamento (due anni fa era all’ottavo posto) grazie alle borse di studio. Per il Censis è la migliore d’Italia in questo campo: un giudizio che non sempre corrisponde a quello degli studenti, ma che ha consentito all’ateneo di arrivare a pochi decimali dalla “Statale” della Calabria. Non solo: «Stiamo migliorando in realtà importanti, come i servizi per gli studenti, che sono al centro della nostra azione. Poi ci sono alcuni aspetti che le classifiche non prendono in considerazione. Ad esempio, le pari opportunità: tra poco apriremo il baby parking a Sa Duchessa, sarà una grande opportunità per madri e padri che studiano», dice il rettore Maria Del Zompo. Buoni risultati anche nell’internazionalizzazione dell’ateneo - grazie agli studenti che hanno trascorso periodi di studio all’estero e all’accoglienza di Erasmus e dottorandi stranieri - e nei servizi. Ancora da migliorare la comunicazione (ma in questo caso si rimedierà presto con il battesimo di un nuovo sito web) e le strutture. Sotto quest’ultimo aspetto, l’ateneo «paga la lentezza, avuta in precedenza, nel portare avanti le manutenzioni e le riorganizzazioni degli spazi. Avevamo alcuni edifici molto vetusti. Ora, con una nuova ala nella cittadella di Monserrato, cambieranno tante cose. Potremmo liberare alcuni spazi ora occupati, che necessitano di una ristrutturazione. I frutti di questo programma si vedranno entro due anni», prevede Del Zompo.

A SASSARI Per il Censis invece le strutture migliori d’Italia tra gli atenei di medie dimensioni sono quelle di Sassari. E nella classifica assoluta, se non fosse per il ritardo nella graduatoria delle borse di studio, l’università guidata da Massimo Carpinelli potrebbe fare ancora meglio: «Purtroppo alcuni parametri, come questo, solo legati più all’Ersu che alle nostre scelte», fa notare il rettore, «soddisfatto» per la posizione ottenuta, ma senza eccessi: «Non mi esalto di fronte a questi risultati positivi, come non mi deprimo davanti alle classifiche negative». Il riferimento è la graduatoria del Sole 24 ore, che un anno fa relegò agli ultimi posti in Italia sia Sassari (51esima su 61) che Cagliari (terzultima).

LA COMPETIZIONE Il rettore dell’ateneo sassarese però nega che ci sia una concorrenza col capoluogo: «La competizione è semmai con tutti gli atenei d’Italia, ognuno cerca di offrire il meglio agli studenti. L’importante è che i ragazzi studino: abbiamo bisogno di tanti laureati. Poi scelgano loro: da queste classifiche si capisce che hanno a disposizione due università all’altezza del resto della nazione». Maria Del Zompo sottolinea le «dimensioni diverse» delle università e la differente «vocazione» di Cagliari: «Noi siamo multidisciplinari, abbiamo la facoltà di ingegneria, Sassari invece ha agricoltura e veterinaria. Tra gli atenei sardi c’è una forte collaborazione». Anche perché ci sono battaglie comuni da combattere: la più importante è quella dei fondi ministeriali ormai ridotti all’osso. «Il governo deve tenere conto dell’insularità», ripetono entrambi i rettori.

Michele Ruffi

 

7 – L’UNIONE SARDA

Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)

Viaggio nel Dipartimento di veterinaria di Sassari, per il Censis primo d’Italia

«Lavoro, impegno e passione

Così siamo diventati i migliori»

Ivan Paone

INVIATO

SASSARI Per il dedalo di sentieri e corridoi dell’Ospedale didattico veterinario dell’Università di Sassari si aggira, fiaccato dal caldo, Santiago, bonario meticcio a cui un imbecille munito di petardo ha disintegrato la mandibola inferiore. I medici lo hanno salvato e ora, due volte al giorno, lo imboccano per permettergli di alimentarsi.

Siamo alle porte di Sassari, decadente città priva di una Giunta autorevole ma in compenso ricca di inutili (e di un orrido colore viola) piste ciclabili, che però vanta un’eccellenza. Il Dipartimento di veterinaria, appunto, secondo il Censis il migliore d’Italia in base a tre criteri di qualità: internazionalizzazione; servizi; capacità di comunicare.

IN SERVIZIO H24 Al pronto soccorso (aperto 24 ore su 24, 365 giorni all’anno) c’è fermento. Tre cani sono in attesa di essere visitati con i loro padroni che non riescono a nascondere l’apprensione. Da un angolo spunta il dottor Stefano Visco, barba lunga e occhi assonnati. È reduce da un turno di guardia notturno: «Tre interventi, scaglionati nel corso di dodici ore», spiega. Il che significa notte in bianco. «Spesso sono emergenze vere, altre volte i padroni sono troppo ansiosi e, anziché aspettare la mattina, corrono da noi nel cuore della notte per problemi tutto sommato banali». Un po’ come succede nei pronto soccorso per umani.

IL SEGRETO Ma come è riuscita la facoltà di una città di periferia a eccellere, precedendo atenei come Padova, Torino, Bologna? Il professor Eraldo Sanna Passino, da giovane discreto calciatore, poi abile cavaliere di concorsi di equitazione, e adesso direttore del Dipartimento di veterinaria, non ha una risposta preconfezionata. Ma fa notare una cosa: «Quando nel 1998 tentammo di farci certificare dall’Unione europea, venimmo bocciati. Quindici anni dopo, nel 2013, abbiamo ottenuto il riconoscimento dall’Eaeve, ente di certificazione terzo. Come ci siamo riusciti? Lavoro, impegno, passione».

LA SVOLTA Sanna Passino si ferma a questo punto, ma si può aggiungere che ci sono ordinari (a 3.300 euro al mese, vergogna nazionale) che sputano sangue per garantire un insegnamento di alto livello e il funzionamento dell’ospedale (pronto soccorso annesso). Da qualche giorno la struttura può vantare l’esistenza di una banca del sangue (unica in Sardegna e una delle poche in Italia riconosciute dal ministero della Salute), strumento utilissimo per tutti i veterinari dell’Isola. La banca è nata grazie al contributo dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna, del Comune di Sassari e della Fondazione di Sardegna, ed è l’ennesimo fiore all’occhiello di questo polo universitario.

GLI SCAMBI Nei corridoi dell’ospedale (inaugurato nel novembre 2012 e costato cinque milioni di euro) è facile imbattersi in Natalia e Agnieszka, studentesse dell’università polacca di Lublin, qua a Sassari nell’ambito di Erasmus. Spiega Lucia Manunta, direttore sanitario dell’ospedale: «Ospitiamo spesso ragazzi greci, turchi e di altre nazioni europee. Nei prossimi giorni avremo due tunisini». L’internazionalizzazione, appunto.

LE SPINE Non è tutto oro quello che luccica. Un esempio, non esistono i medici ospedalieri veterinari, vale a dire che l’Ats non scuce un euro per far funzionare tutto il meccanismo. L’Università si autofinanzia ed è costretta a far pagare l’utenza. Inoltre, la facoltà paga duramente l’insularità. Ogni anno vengono ammessi solo 32 nuovi studenti, provenienti da una lista nazionale di 650 candidati. Chi viene da fuori (siamo più o meno al 50%), è felice di prepararsi bene in un polo didattico di eccellenza, ma una volta laureato, scappa. Il professor Sanna Passino spiega sorridente: «O si innamorano di un sassarese, o di una sassarese, oppure li perdiamo». Si tenga conto che alla facoltà uno studente costa 19 mila euro all’anno e ne riceve solo 7 mila dal ministero.

SOGNI NEL CASSETTO Chi è lo studente di veterinaria? Motivato, con la passione degli animali sin da piccolo, con la speranza di aprire un ambulatorio e guadagnare molto, in un’epoca in cui il possesso di un animale da affezione è diventato un business miliardario. Francesca Corda, 26 anni, laureatasi nel novembre scorso, sta svolgendo un corso di formazione e non nasconde il suo obiettivo. «Uno studio privato? Non sarebbe male». È lo stesso desiderio di Martina Di Todaro («ho deciso di fare la veterinaria da quando avevo cinque anni) che dopo la laurea ha ottenuto un contratto di sei mesi in pronto soccorso. A poco più di mille euro al mese. Chiaro che sogna un ambulatorio suo. Chi non ci riuscirà, sarà comunque utilissimo alla società. Il veterinario non solo cura i nostri piccoli amici, ma ispeziona carni e pesci nei mercati, partecipa al monitoraggio dei cetacei (alcuni studenti della facoltà sono attualmente imbarcati per studiare le balene del Tirreno), si occupa della fauna selvatica. Svolge, insomma, un ruolo insostituibile a difesa dell’ambiente e della salute pubblica. Che il nostro malridotto Stato, sempre patrigno nei confronti dei suoi figli migliori, fatica a riconoscere.

 

8 – L’UNIONE SARDA

Spettacoli e Società (Pagina 30 - Edizione CA)

Rassegna A Perdasdefogu da oggi a domenica “SetteSere, SettePiazze, SetteLibri” «Moglie? Meglio consorte»

La giornalista Cinzia Sasso racconta il suo libro

I libri come chiavi da offrire alle persone per decifrare il mondo. È l’obiettivo del festival “SetteSere SettePiazze SetteLibri”, che per una settimana, appunto, da oggi a domenica, animerà Perdadefogu, paese natale del suo ideatore, il giornalista-scrittore Giacomo Mameli. Si parte oggi alle 21, in piazza Longevità, con la giornalista e scrittrice Cinzia Sasso che parla del suo libro, “Moglie”, con Lella Mazzoli, docente di Sociologia della Comunicazione a Urbino, e Paola Piras, ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Cagliari.

«“Moglie di” si riferisce a una dimensione pubblica dell’essere donna. “Moglie” rimanda a un ambito privato, senza legami con persone esterne - spiega Cinzia Sasso - che nel 2011 ha scelto di sposare Giuliano Pisapia proprio quando, dopo aver vinto le primarie del Centrosinistra, stava per diventare il nuovo sindaco di Milano».

Vi siete conosciuti mentre Pisapia faceva l’avvocato e lei seguiva la cronaca giudiziaria per Repubblica, stavate insieme da vent’anni: perché la doppia scelta di sposarsi e di lasciare la carriera da giornalista?

«È stata un’opportunità che ho colto viste le circostanze, mi sembrava la cosa più elegante da fare. Se avessi continuato a lavorare come giornalista, ad esempio, sarebbe capitato di incontrarlo a eventi pubblici e si sarebbe creata una situazione disagevole».

Ha sostenuto suo marito sotto ogni punto di vista. Se dovesse motivarne le ragioni, cosa risponderebbe?

«Ho trovato una persona che aveva deciso di offrire il suo contributo per la società civile, una sfida temeraria, dopo diciotto anni di governo del centrodestra. Anche come cittadina mi sentivo in dovere di aiutarlo, per quello che potevo, standogli vicina e consigliandolo».

Ci saranno stati anche momenti di incertezza.

«Temevo di essere percepita come la donna che stava dietro l’uomo importante, mentre io stavo a fianco, e avevo fatto la mia scelta in totale libertà per creare un “noi”. Anche andando contro il paradosso progressista di chi considera negativa a priori la decisione di abbandonare il lavoro per concentrarsi sul privato».

Lei ha raccontato per anni storie di donne che raggiungevano il successo sul piano lavorativo. Come si rapporta con il femminismo?

«La frontiera del femminismo oggi non è la ricerca della parità uomo-donna. L’obiettivo è far sì che il mondo prenda le caratteristiche del “femminile”. Mi piacerebbe che gli uomini, sotto il profilo della gestione del quotidiano, diventassero come le donne».

Durante gli anni da “first lady”, chi l’ha colpita di più fra le personalità che ha incontrato?

«Michelle Obama, un avvocato di grande successo che ha messo tra parentesi la carriera per ritagliarsi un ruolo di primo piano nella scena pubblica degli Stati Uniti».

“Moglie” non parla soltanto degli ultimi cinque anni.

«Ho raccontato la mia vita e quella di una generazione: i nati a ridosso del boom economico, quando l’Italia era in crescita e si aveva fiducia in un mondo migliore».

Il termine che sceglie per definire il suo ruolo all’interno della coppia è “consorte”. Ci spiega perché?

«“Consorte” è la definizione più bella in assoluto. È una parola neutra, che indica solamente il rapporto fra due persone, senza riferirsi all’identità di genere. Forse dovremmo pensare tutti a come rendere sostenibili i sentimenti nella vita».

Luca Mirarchi

 

9 – LA NUOVA SARDEGNA

SASSARI – pagina 14

Un’arte meravigliosa che sta scomparendo: la storia e la tradizione dei Sini

Il dolce restauro di opere antiche

SASSARI Nella prossima sfilata di Ferragosto saranno in bella mostra i candelieri dei falegnami e dei calzolai, rimessi a nuovo recentemente dai fratelli Roberto, Franco e Luciano Sini, ormai tra gli ultimi artigiani restauratori capaci di eseguire in città questo genere di lavori. Il restauro di questi due grandi ceri richiedeva perizia e competenza non comuni poiché si doveva mettere mano a due lavori di altissimo pregio realizzati il primo, quello dei falegnami, dai ben noti Fratelli Clemente e il secondo, quello dei calzolai, da un operaio della stessa falegnameria. «Sapevamo - dice Roberto Sini - di accollarci una grande responsabilità, ma l’essere cresciuti alla scuola di un abile artigiano come nostro padre Salvino, ci ha dato la sicurezza che potevamo eseguire il lavoro nel modo migliore». E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Prima di essere restaurati i candelieri sono stati smontati completamente. «Poi - spiega Franco Sini - sono state rinforzate e reincollate le strutture portanti. Successivamente abbiamo provveduto a pitturarli, naturalmente senza cancellare nulla delle figure e delle scene originali, a decorarli, ai rifare i fregi ormai scomparsi e alla costruzione di nuovi piedi, essendo ormai irrecuperabili quelli originali».I fratelli Sini non sono nuovi a questo genere di lavori: due anni fa rifecero infatti di sana pianta il cero che i sarti oggi conservano nella chiesa di Santa Maria di Bethlem accanto a quello più antico. Anche in questo caso i sassaresi hanno molto apprezzato il lavoro di questi che, come già detto, sono in città tra gli ultimi artigiani in grado di eseguire questo genere di restauri.Nel loro laboratorio i tre fratelli continuano il mestiere appreso dal padre (scomparso qualche anno fa) che si formò lavorando fin da ragazzo nella ben nota falegnameria Righi. Nel loro locale di Predda Niedda si respira un’aria di altri tempi. Si vedono opere lignee di varie epoche, mobili antichi, cornici artistiche, candelabri, banchi e altri manufatti. Si procede anche alla pulitura di antichi dipinti, si rinforzano tele consunte e indebolite dal tempo e dall’umidità, si effettua la disinfestazione integrale dei mobili e si lavora la paglia di Vienna. La lucidatura dei mobili, poi, la si esegue con la gommalacca, come avveniva in passato, e anche per le decorazioni in oro su pelle, l’imbottitura di sedie e divani d’epoca, la doratura e l’argentatura su legno e su ferro vengono eseguite con sistemi tradizionali. Oltre a un gran numero di credenze, cassettoni, divani, trumeau, consolles, letti, cornici, candelabri affidati loro da privati, negli anni i Sini hanno restaurato mobili di antichi e di pregio per l’Università, il Tribunale, varie chiese (uno degli ultimi lavori ha riguardato la Madonna dei Sette dolori della parrocchia di Carbonazzi), per l’Agea, la casa-museo della beata Edvige Carboni, a Pozzomaggiore. Hanno poi recuperato casseforti, i pesi e le misure del vecchio Ufficio metrico provinciale, alcuni giocattoli di Eugenio Tavolara e Tosino Anfossi. Un lavoro prezioso e importante, dunque il loro, una specializzazione che purtroppo in città sta scomparendo. I fratelli Sini, per fortuna, sono ancora giovani e potranno operare ancora per tanti anni ma, dopo di loro, quest’arte così importante che ci ha permesso di recuperare e conservare tante testimonianze del passato, pare proprio destinata a sparire. Tonino Meloni

 

Questionario e social

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