Sabato 27 maggio 2017

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27 maggio 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 maggio 2017 / Pagina 9
 

 
L’UNIONE SARDA
Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
RAPPORTO CRENOS. Pil pro capite ai livelli del 1997. Dall’industria delle vacanze i dati positivi
SARDEGNA: MENO SOLDI, PIÙ SPESE

Negli anni della crisi cala la ricchezza ma aumentano i consumi Un’Isola così povera non la si vedeva da quasi vent’anni. Correva infatti il 1997 e il Pil pro capite della Sardegna chiudeva l’anno agli stessi livelli di quello segnato nel 2015. Gli ultimi dati disponibili sono stati resi noti dal 24esimo rapporto Crenos (il Centro di ricerche economiche delle Università di Cagliari e Sassari), presentato ieri mattina alla facoltà di Ingegneria di Cagliari: un bilancio con più luci che ombre, salvato parzialmente dal boom di presenze turistiche e dalla crescita di valore aggiunto dell’Agricoltura.
Per il resto poche sorprese, per un territorio declassato tra le regioni più povere d’Europa. Le note stonate arrivano da occupazione e investimenti in calo, dalla produzione industriale sottotono e dallo scarso valore del capitale umano. Carenze compensate però da un aumento del numero di aziende e dei consumi di beni durevoli, quasi a sorpresa nonostante la crisi prolungata.
CONTRADDIZIONI «Non siamo usciti dalla fase recessiva - ha confermato Barbara Dettori, responsabile del Crenos - anche se i segnali confortanti non mancano, come l’aumento dei consumi di beni durevoli (auto, mobili su tutti), segnale importante, mostrato dalle famiglie, di una fiducia sul futuro». Positivo inoltre il +10% con cui arrivi e presenze di vacanzieri hanno chiuso lo scorso anno a cui si è aggiunto l’aumento di valore aggiunto registrato dal comparto agricolo.
Buone notizie anche dalle aziende, in crescita nel 2016, «ma ancora troppo piccole per contribuire al tasso occupazionale - ha specificato Dettori - e ambire a un’ulteriore crescita». Eppure le risorse, quelle comunitarie soprattutto, ci sarebbero: «La Sardegna ha a disposizione ingenti trasferimenti - ha detto Guido De Blasio, arrivato a Cagliari in rappresentanza della Banca d’Italia - ma non ne fa l’uso che dovrebbe per risollevare le proprie prospettive economiche».
Una stoccata raccolta dal vicepresidente della Regione Raffaele Paci: «I dati strutturali ci penalizzano, è vero, ma quelli più recenti ci danno invece segnali positivi. Penso al calo della dispersione scolastica o alla crescita costante che turismo e agricoltura continuano a vantare. Tasselli che, sommati agli ingenti investimenti che l’amministrazione sta compiendo, porteranno nel prossimo anno a un’inversione di tendenza e a una crescita del Pil».
LA CLASSIFICA Per il momento il quadro macroeconomico dipinto dal Centro ricerche universitario non sembra supportare tesi troppo ottimistiche. «Nel 2015 la Sardegna è tra le 65 regioni più povere dell’Unione Europea - sottolineano i ricercatori del Crenos - con un Pil rientrato nell’ultimo quinquennio nel gruppo delle regioni meno sviluppate».
Un’altra bacchettata va al sistema sanitario regionale, che secondo il Centro spende troppo rispetto al resto d’Italia (1.948 euro per abitante, contro i 1.880 del Centro-Nord e i 1.736 del Mezzogiorno). Numeri contestati in parte dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru: «È corretto affermare che la spesa pubblica pro capite sia lievemente più alta rispetto alla media nazionale, ma quella privata è decisamente più bassa (480 euro anziché 553). Questo dimostra che la salute non è un diritto riservato ai sardi che se lo possono permettere».
Luca Mascia
 
 

L’UNIONE SARDA
2 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 maggio 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
La denuncia di Federalberghi e Federcamping: «Dilaga la concorrenza sleale»
Affari d’oro per gli abusivi, è l’Isola del turismo fantasma

In Gallura, per dire, c’è chi ha pensato di mettersi in regola. È il proprietario di 54 appartamenti, mica di un cucinotto, che dà le sue case in affitto ai vacanzieri anche sui portali online. Magari non sarà questo il patrimonio immobiliare della media dei locatori, va detto però che in Sardegna il grosso dei proprietari di abitazioni che d’estate ospitano turisti possiede ben più di una casa. «A questo punto - tuona Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi - non si tratta certo di un’integrazione al reddito ma di un’attività economica che diventa concorrenza sleale per gli operatori che pagano le tasse e garantiscono buste paga in regola a decine di migliaia di lavoratori».
IL PIL FALSATO È la zona d’ombra del turismo in Sardegna, i numeri spaventosi di un’industria fantasma che si annida nelle (seconde) case al mare e nelle pensioni abusive. Secondo l’ultimo rapporto Crenos, il sommerso incide addirittura per il 41% (dati riferiti al 2015) sul totale delle presenze nell’Isola. Le associazioni di categoria stimano 70mila posti letto in nero e un indotto che varrebbe 350 milioni di euro. Un patrimonio nascosto che ovviamente falsa i dati sul Pil del turismo (ufficialmente nell’Isola vale il 7%), il numero degli arrivi (cioè i clienti ospitati nelle strutture ricettive: 2 milioni e 900mila nel 2016) e delle presenze (ovvero il totale dei pernottamenti, che indicano la permanenza: 13 milioni e mezzo quelle dichiarate). Secondo il presidente di Federalberghi «sfuggono al conto 2 milioni e mezzo di arrivi, almeno 10 milioni di presenze in nero».
IL PARADOSSO I cartelli con su scritto “Affittasi” sono roba vecchia: il grosso dell’offerta di case vacanza passa sui portali internet. È il paradosso dell’industria sommersa del turismo: il nero si annida dentro le vetrine spalancate del web. Giorni fa Federalberghi ha diffuso i dati dell’offerta su Airbnb, portale online per affitti brevi, nel periodo di Pasqua. In Sardegna erano disponibili 12.900 alloggi, «mille in più rispetto a quelli registrati ad agosto 2016 - dice il presidente Paolo Manca -, non voglio pensare quanti se ne aggiungeranno durante l’estate». C’è da dire che per la maggior parte si tratta di appartamenti interi, disponibili per sei mesi l’anno e dati in locazione da chi possiede più di una casa. «Una follia. È un problema che va affrontato con determinazione, magari con provvedimenti premiali che favoriscano l’emersione. Il mercato ha bisogno anche dei posti letto delle seconde case, ma è un’offerta che va regolamentata». I dati certificati da Crenos, «confermano quel che abbiamo denunciato». E, riguardo l’indagine antievasione delle Fiamme gialle di Cagliari, aggiunge: «Chiediamo che i controlli proseguano perché finalmente si possa stare sul mercato con le stesse regole».
LA LEGGE SUL TURISMO Intanto il testo della legge sul turismo dovrebbe arrivare in Aula, per la discussione, prima dell’estate. Un comparto così strategico è ancora regolamentato da una normativa risalente al 1984, praticamente un altro secolo del turismo. Se Federalberghi è ottimista, non lo è per niente Confindustria. «Non credo che si metterà il sale sulla coda agli evasori, anche perché - avverte Davide Collu, delegato regionale di Confindustria per il turismo - oggi la pervasività del digitale rende mutevole il mercato, le tipologie dell’offerta si sono moltiplicate. La legge, insomma, ha perso centralità». Magari fosse la volta buona «per l’istituzione dell’osservatorio sul turismo», dice Nicola Palomba, vicepresidente di Confindustria Sardegna meridionale. «È uno strumento di programmazione fondamentale per il comparto e per il singolo operatore - sottolinea -, non solo una piattaforma per consuntivi di fine stagione».
LE AREE DI SOSTA E poi ci sono i titolari di campeggi e villaggi, un settore che nell’Isola conta una sessantina di aziende con 100 mila posti letto. La concorrenza sleale, dicono, è quella dei gestori delle aree di sosta, gli spiazzi dove camper e roulotte possono parcheggiare, per pochi soldi, anche per giorni. «Fino a cinque giorni e senza obbligo di registrazione: è ciò che stabilirà la nuova legge sul turismo, una cosa inaudita», avvisa Giuseppe Vacca, presidente regionale di Faita, l’associazione dei titolari di camping. «Noi garantiamo servizi, paghiamo personale in regola, abbiamo strutture a norma: come possiamo fronteggiare la loro concorrenza sleale?». Noi, aggiunge Lorenzo Carboni, vicepresidente Faita, «tra le altre spese, abbiamo dovuto adeguare anche il sistema antincendio costato ben 130mila euro. Ecco, per i gestori delle aree di sosta non ci sono né spese né lavori da fare».
Piera Serusi
 
 

L’UNIONE SARDA
3 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 maggio 2017 / Speciale Estate (Pagina 12 - Edizione CA)
Una festa di sport e inclusione sociale
Il 29 maggio gli Special Olympics e gli studenti di tutta la Sardegna in campo al Cus Cagliari
Quando gli Special Olympics si muovono accade sempre qualcosa di magnifico. Non solo perché facendo sport rendono migliori le loro vite e quelle delle persone che hanno accanto. Ma anche perché i loro progetti sono un’opportunità per la nostra comunità, che di gioia e riflessione ha bisogno. E allora eccolo arrivato alla sua conclusione, questo progetto di inclusione e valorizzazione delle disabilità attraverso lo sport che ha abbracciato gli studenti degli Istituti superiori della Sardegna (Liceo Statale B.Croce Oristano, Margherita di Castelvì Sassari, l’Istituto Professionale Pertini Cagliari, il Luigi Oggiano Siniscola, il Sebastiano Satta di Macomer, il Gramsci Amaldi Carbonia). Agli incontri hanno partecipato 2500 studenti che si sono ritrovati a pensare intensamente all’idea di disabilità, ma anche a quanto lo sport abbia effetti benefici. E’ stato spiegato agli studenti che per offendere si utilizzano infelicemente parole come mongoloide, handicappato, ritardato. Ma questo, oltre ad essere spregevole di per sé, è anche un errore: si identificano le persone con disabilità come incapaci, quando in realtà le persone con disabilità hanno delle grandi capacità. E proprio partendo da queste considerazioni il Team Sardegna Special Olympics, supportato da Regione Sardegna e Fondazione di Sardegna ha permesso di trasmettere ai giovani quali siano le capacità sportive e umane delle persone con disabilità intellettiva. Sul campo di calcio e basket questi team misti di studenti con e senza disabilità si sono allenati con impegno per arrivare all’incontro finale, che si svolgerà la mattina del 29 maggio nei campi sportivi del Cus Cagliari.
Un evento che ricade all’interno dell’European Football Week: in tutta Europa, 50.000 atleti giocheranno insieme per l’inclusione. Al di là del risultato sportivo sarà la crescita umana degli atleti a contare. Ma anche la loro capacità di immortalare i momenti più significativi. Saranno infatti premiate le foto più belle pubblicate sulla pagina Team Sardegna, quelle che avranno catturato più like. A fine giornata verrà chiesto a questi studenti come sia cambiato il loro modo di percepire la disabilità intellettiva e lo sport. E di come sia importante promuovere nelle scuole lo Sport Unificato, scansando emarginazione e bullismo. Per ora il progetto “Be Different, #PlayUnitied", è stato e sarà certamente un successo.
Intanto anche quest’anno Ateneika, l’evento annuale di musica e sport più atteso per gli sportivi dell’università, ha voluto lanciare il messaggio della vera inclusione: le gare degli atleti si terranno durante le partite degli oltre 1800 Studenti dell’Ateneo Cagliaritano.
 
 

L’UNIONE SARDA
4 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 maggio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Applaudita conferenza finale di Maria Grazia Vescuso
Un anno molto intenso agli “Amici del libro”

Con un’applaudita conferenza della presidentessa Maria Grazia Vescuso (“Orlando Furioso; 500 e non li dimostra”) e un incontro conviviale si è chiuso giovedì l’anno sociale degli Amici del libro.
È stata una stagione molto intensa e stimolante. Nei due appuntamenti settimanali - sala della Società degli operai in via XX Settembre 80 e Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria - qualificati e autorevoli relatori hanno proposto, al pubblico sempre numeroso, i più svariati temi dell’attualità culturale. Valore aggiunto alcuni viaggi di studio e conoscenza particolari.
L’anno sociale degli Amici del libro si era aperto il 3 novembre 2016 con una conferenza di Maria Del Zompo, Rettrice dell’Università di Cagliari, su “Etica nella ricerca scientifica biomedica”.
Sono stati poi protagonisti di interessanti conferenze e dibattiti poco meno di cinquanta intellettuali, studiosi, scrittori e giornalisti.
Per citarne soltanto alcuni: Pasquale Mistretta, Attilio Mastino, Ottavio Olita, Franco Masala, Duilio Caocci, Giuseppina Cossu Pinna, Giovanni Murgia, Francesco Birocchi, Gianni Murtas. Andrea Frailis, Beppe Casciu, Bepi Vigna, Tonino Oppes e Marcello Tuveri.
Gianni Filippini, direttore editoriale de L’Unione Sarda e Garante della linea culturale dell’associazione, ha tenuto due conferenze: una per ricordare la figura di Mariano Delogu, avvocato, sindaco di Cagliari, senatore e dirigente sportivo, scomparso di recente, e l’altra per presentare un’interessante volume di Antonio Vernier.
L’attività degli Amici del libro - che l’assessore comunale alla Cultura, Paolo Frau, considera meritevole di attenzione e sostegno - riprenderà in autunno.

 
 

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LA NUOVA SARDEGNA

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 2
IL RAPPORTO CRENOS
La Sardegna tra i 65 territori più poveri d’Europa e 16esima tra le regioni
Reddito pro capite scende a quota 18.500 euro. Ma i consumi crescono
SALARI, LAVORO, SANITÀ
L’ISOLA RESTA IN CODA
di Umberto Aime
CAGLIARILa Sardegna sta ancora male, anche se l’ultima diagnosi del Crenos, il centro studi delle università di Cagliari e Sassari, è vecchia di due anni. State sereni però: nel 2016 l’isola avrebbe avuto un sussulto più d’orgoglio che economico ma l’Istat deve ancora confermarlo. Purtroppo il malessere non è una novità: la Sardegna continua a essere fra i 65 territori più poveri d’Europa, solo Grecia e Cipro stanno peggio, ma Bruxelles l’ha saputo in ritardo e fino al 2020 inviato gli stessi soldi destinati ai popoli in risalita: un errore di calcolo e soprattutto politico. Anche nel confronto col resto dello Stivale, l’isola è sempre inchiodata al quart’ultimo posto su venti regioni, con quasi tutto il Mezzogiorno che di contro ha fatto meglio persino di qualche ricca provincia del Nord Italia. Scritto del deserto, è da brivido, i sardi però non sono disperati. Piangono, non hanno forse più neanche i fazzoletti con cui asciugarsi le lacrime, eppure riescono comunque a sopravvivere. Fino a consolarsi sempre più spesso con l’acquisto di un frigorifero, della televisione formato cinema e dell’auto a rate. S’indebitano ma sono fiduciosi, sperano che il futuro sia meno nero, altrimenti non si spiegherebbe perché, in questo vuoto socio-economico, i consumi siano cresciuti di un punto e qualcosa. Il balzo c’è stato, tra l’altro nel rispetto della media nazionale, ed è sorprendente. Perché invece il loro reddito e è sceso: hanno in tasca (non tutti) massimo 18.500 euro l’anno, contro i 25mila dei connazionali e intorno ai 26 mila degli europei. È stato questo il crollo peggiore nella storia recente, con un salto indietro di vent’anni, e un ritorno al lontano 1997, quando il mondo festeggiava la nascita in provetta della pecora Dolly e l’Italia il premio Nobel a Dario Fo. È roba ormai da cineteca, eppure nel rapporto numero 24 del Crenos, ricco di numeri raccolti, studiati e analizzati nel biennio 2015-2016, il pericoloso "ritorno al passato" è stato di questa portata. A far da contraltare all’ottimismo spendaccione e nazionalpopolare, che qualche sociologo dovrà interpretare, c’è però la preoccupazione delle imprese. Chi sta a monte di una filiera che per gli economisti è il «Prodotto interno lordo», tra l’altro arrivato alla settima picchiata consecutiva, dorme di sicuro meno tranquillo. La conferma dell’evidente ansia da prestazione economica delle aziende sarde è confermata da questo dato: in un decennio e solo la Campania ha avuto lo stesso tracrollo, gli investimenti sono diminuiti della metà. Sintomo - scrive il Crenos - delle scarse aspettative da parte di chi dovrebbe produrre, vendere e perché no esportare. Ma di fatto non accade neanche questo: l’export è in caduta libera, come le importazioni. In altre parole certo grossolane per gli economisti, la Sardegna sembrerebbe impegnata a farcela da sola. Anche se gli esperti dicono che è un’utopia e ogni giorno la pressione del mercato globale non fa che ribadirlo: da soli contro il mondo non si va da nessuna pare. Comunque, così come fa il cittadino con la Tv, anche la Sardegna si può consolare con due record: ha la raccolta differenziata di rifiuti migliore d’Italia e spende molto per le energie rinnovabili. Magra soddisfazione, commenterà qualcuno, non per il Crenos: «Tranquilli, nel 2016 c’è stata la sterzata».
 


 
LA NUOVA SARDEGNA
6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 2
Il vicepresidente della Regione: «Ma nessuno sviluppo è possibile senza radicali riforme nazionali»
Paci ottimista: le cose stanno cambiando
CAGLIARI Chi governa, quando il Crenos dà alle stampe il suo dossier, si sente sempre bene o male sotto accusa. È capitato dal 2014 in poi alla giunta di centrosinistra, ma il vicepresidente Raffaele Paci dal banco degli imputati è saltato fuori con decisione. «La Regione è impegnata al massimo perché la Sardegna agganci il treno della ripresa ma nessuno sviluppo è possibile se non ci sono radicali riforme nazionali. Noi sulle infrastrutture abbiamo investito molto, sulla semplificazione anche. Qualche risultato buono cominciamo a intravederlo, per altri ci vorrà più tempo. Se allo Stato chiediamo con forza che ci dia una mano, ai sardi proponiamo invece un patto per superare insieme gli steccati ideologici, avere più ottimismo, essere meno litigiosi e qualcosa di meglio arriverà più in fretta anche del previsto». Il dato negativo del 2015 ha sorpreso anche la Regione, ma l’assessore è stato sicuro nel dire: «Stando alle previsioni, il 2016 dovrebbe essere andato decisamente meglio e il che vuol dire che insieme, tutti insieme, possiamo farcela, con ancora qualche sacrificio ma in fondo al tunnel ora c’è uno spiraglio di luce». A vederlo è anche il presidente della Fondazione Sardegna, ma in un passaggio del suo intervento Antonello Cabras è apparso quasi un nostalgico dello storico Piano di Rinascita, cioè della necessità che ci siano ancora maggiori interventi straordinari. Poi spiegherà ancora meglio: «Più che altro mi auguro che intorno a un progetto simile ritornino a stringersi, in un unico abbraccio, il meglio delle forze politiche, economiche e sociali, compresi i giovani, che abbiamo. A suo tempo fu proprio questo gioco di squadra a rendere possibile e in parte vincente il Piano di Rinascita. Dobbiamo ritrovarlo». Ma Forza Italia, con il vicecapogruppo Marco Tedde, ha preso le distanze e s’è messa a bombardare sugli avversari del centrosinistra. «Dopo l’Eurostat e altri istituti anche il Crenos ha certificato la crisi dell’economia sarda e bocciato l’immobilismo della giunta Pigliaru. Provare ad addomesticare i dati non serve e rende ancora peggiore le figuracce. La Sardegna era una delle regioni d’Europa con tasso di disoccupazione giovanile più e purtroppo continuiamo a esserlo».


 
LA NUOVA SARDEGNA
7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 3
TURISMO
I numeri fanno sorridere ma è allarme per il sommerso
Il turismo è la speranza a cui si aggrappa la Sardegna per uscire dalla crisi. È l’aumento costante degli arrivi e delle presenze a confermare che il mercato delle vacanze è in crescita. Però - come sottolineato dal Crenos - «è indispensabile far crescere l’offerta e non limitarla all’estate». Nel 2016, come confermato di recente dai dati ufficiali dell’assessorato al turismo, «la destagionalizzazione ha cominciato a funzionare e anche la primavera soprattutto per gli stranieri è diventata appetibile». Potrebbe essere la volta buona per far superare a questo settore la soglia del 7 per cento del Prodotto interno lordo su cui ormai pare fermatasi da troppo tempo. «Nel 2016 e per il quarto anno consecutivo - è scritto nel rapporto Crenos - la domanda turistica verso la Sardegna è cresciuta in doppia cifra e con gli stranieri che sono ormai molto vicini agli italiani anche in numeri assoluti. Anzi, rispetto ai competitor nazionali - Sicilia, Calabria e Puglia - la presenza straniera è aumentata con maggiore decisione». Però nella classifica nazionale sulle presenze turistiche la Sardegna ha un obiettivo: superare il tetto del 3,2 per cento del totale finora registrato dalle Alpi alla punta dello Stivale. «È possibile - ha scritto Federalberghi - se finalmente emergerà anche il sommerso che ora pesa intorno al 41 per cento. È in Italia la percentuale più alta, insieme alla Puglia, mentre Sicilia e Calabria oscillano tra il 19 e l’8 per cento, mentre quella nazionale è di solo 18 turisti fantasma su 100 arrivati».
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 3
INNOVAZIONE
Seconda nelle startup, scarseggiano gli investimenti nella ricerca
Le nuove tecnologie sono l’ultima frontiera dell’economia globale, per alcuni anche l’unica possibile ancora di salvataggio. Secondo il Crenos, la Sardegna nell’Itc continua dare segnali di forte vitalità e non a caso è al secondo posto, dietro una regione molto più ricca come la Lombardia, nei finanziamenti pubblici per sostenere e far crescere le start up. Il cosiddetto venture capital è diventato un volano di successo e l’arrivo di alcune multinazionali dall’Estremo Oriente ha contribuito ad accelerare la crescita. Però anche in questo settore c’è l’altra faccia della medaglia, quella peggiore. La Sardegna continua a essere una delle regioni che spende meno nella ricerca, con un investimento diretto pari ad appena lo 0,3 per cento del Prodotto interno lordo. Anche i privati nell’innovazione vanno con i piedi di piombo e solo le grandi imprese hanno una voce dedicata nei bilanci, mentre quelle piccole continuano a investire più che altro sulla produzione storica. Eppure qualche segnale di cambiamento, oltre il fiorire delle start up, c’è. Gli ultimi bandi della Regione per migliorare l’internazionalizzazione delle imprese sono andati esauriti in poche ore, tanto che saranno riproposti e finanziati. Il che vuol dire: c’è fame d’innovazione e alta tecnologia in Sardegna, poi si sa che esiste ormai da anni una sorta di tradizione o scuola favolosa in questo campo. Le menti e i genietti non mancano, servirebbero più soldi e anche le banche nelle start up dovrebbero credere di più.
 
 

LA NUOVA SARDEGNA
9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 3
Tra i giovani solo il 18 per cento ha terminato gli studi universitari. Nel Vecchio continente sono il 38
LAUREA PER POCHI: LA METÀ DELLA MEDIA UE
CAGLIARI Lo 0,3 per cento in più, sembra nulla, eppure c’è da far festa. È l’aumento del tasso di occupazione registrato dal Crenos. La metà dei sardi (dai 15 ai 64 anni) ha un lavoro, il tetto del 50% è stato superato. Certo, l’altra metà - e sono soprattutto donne - continua a essere senza, ma la disoccupazione comunque è diminuita dello 0,6 per cento. Sono sempre piccoli numeri, ma con la crisi che c’è va quasi bene. C’è un altro dato interessante: ha ripreso a cercare un posto o riprova a costruirselo in proprio anche chi fino a qualche anno fa aveva abbandonato la speranza, amareggiato dalle troppe porte ricevute in faccia. Il problema dei problemi resta comunque la disoccupazione giovanile, Jobs act e voucher sono state solo delle panacee. Crisi accentuata dal fatto che la Sardegna continua ad avere il numero di laureati più basso d’Europa: è al penultimo posto con il 18,6% tra giovani under 34. In Europa la percentuale sale al 38,7. L’istruzione è fondamentale nei curriculum da presentare alle aziende: qualcosa è migliorato nella dispersione scolastica, ha conquistato oltre 4 punti in meno - dal 22,9 al 18,1 - ma gli studi universitari continuano a essere a singhiozzo, con troppi intoppi per gli studenti prima dell’esame finale. Poi ci sono altri due aspetti preoccupanti: i corsi di laurea spesso non rispondono alle esigenze delle imprese, sono pochi quelli legati alle nuove tecnologie, e ancora peggio molti dei neo laureati appena possono emigrano. La Sardegna paga un costo sociale per farli studiare, ma alla fine a raccogliere i benefici sono altre regioni e paesi stranieri. Chi non conosce battute d’arresto è la Pubblica amministrazione. Il cosiddetto settore pubblico continua a essere fra i più ambiti e tra l’altro è generoso verso i sardi. Con una spesa di 12mila euro per abitante, la Pubblica amministrazione spende di più nell’isola che sulla terra ferma. Anche gli Enti locali, seppure alle prese con le troppe ristrettezze di cassa imposte da Roma, non sono da meno: 2,5 miliardi in totale, 1.531 euro pro capite. Sempre per ogni singolo cittadino, la Sardegna spende 1.948 euro e garantisce a tutti l’assistenza sanitaria, mentre la media nazionale supera appena i 1.800 euro. Dunque, il sistema degli ospedali e dintorni continua a essere fra i più costosi d’Italia - con 3,24 miliardi ingoia il 10 per cento del Pil sardo - ma almeno nel 2016 è aumentata solo dello 0,1 per cento.
 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 3
In un anno le aziende sono cresciute di 400 unità: boom di nautica e armi
L’agricoltura si è rinnovata ma non riesce a decollare, male l’industria pesante
AUMENTANO LE IMPRESE
MA FRENANO LE ESPORTAZIONI
CAGLIARI Quattrocento in più da un anno all’altro, 143mila in totale, ma a crescere nel fatturato sono solo le imprese che estraggono oro e altri metalli preziosi dai rifiuti, oppure fabbricano armi, a Domusnovas riforniscono bombe all’Arabia Saudita che ha triplicato gli ordini, o ancora i costruttori di barche. Il resto del tessuto economico è fermo, l’export anche, ha scritto il Crenos. L’agricoltura è cambiata, alla quantità ha preferito la qualità, ma non riesce ancora a emergere, anche se, con alcuni prodotti pilota, è sbarcata su internet e scalato in fretta le classifiche del mercato globale. Poi l’industria pesante: è ridotta a lumicino, escluse alcune eccellenze, con i prodotti chimici o petroliferi che insieme hanno raccolto ancora un preoccupante meno 23 per cento nel biennio 2015-2016. A reggere la baracca dovrebbe esserci il turismo, eppure da anni nonostante l’aumento esponenziale di arrivi e presenze non riesce a produrre più del suo solito 7 per cento del Prodotto interno lordo regionale, mentre avrebbe una potenzialità del doppio se riuscisse a convincere l’Europa che è una favola svernare in Sardegna. Quel valore invece prodotto soprattutto d’estate è ancora troppo poco, insieme ai 5 punti garantiti dall’agroalimentare, per dire che la Sardegna potrebbe far a meno delle ciminiere. Servono anche quelle, come minimo per restituire qualche grande numero da sbattere in faccia alla disoccupazione, mentre le piccole aziende, comprese quelle legate al galoppante mondo della tecnologia, non riescono ancora a ottenere risultati in doppia cifra. «Seppure in questo contesto difficile la Sardegna deve riuscire ad agganciare la ripresa economica, i segnali positivi ci sono dappertutto, ma manca ancora lo scatto decisivo», ha detto Barbara Dettori nel presentare il dossier. Con Emanuela Marrocu, presidente dell’istituto di ricerca, che è andata oltre: «Bisognerebbe puntare su specifiche aree economiche, programmare gli investimenti, sostenere la crescita e sperare di essere davvero sulla buona strada». Pubblico e privato. La Regione pare che il suo contributo l’abbia dato, anche se finora s’è impegnata più che altro a ridurre, attraverso mutui, fondi statali straordinari e finanziamenti europei, l’handicap storico delle infrastrutture. La Sardegna non è ancora una regione per le imprese: c’è molto da fare e la burocrazia, nonostante l’avviata semplificazione, continua a essere un freno. In più c’è il peso della pressione fiscale: ridotta, resa più leggera con diversi benefici a lunga durata, ma ancora esagerata. Certo, non spetta alla Regione creare i posti di lavoro, ma deve dare la certezza agli imprenditori, tra l’altro qualche straniero comincia a sbarcare, che «in Sardegna ci sono le condizioni ideali per tirare su il fatturato». A essere ancora troppo timide sono le aziende locali. I motivi sono due: il 94 per cento sono micro e artigianali, al massimo hanno due dipendenti e spesso uno è il proprietario, e quindi rischiano poco anche nell’innovazione. Da queste parti a dettare legge è ancora la regola dell’incasso quotidiano e meno dell’apriamoci al mondo. Il secondo motivo, a parte l’incertezza internazionale, è che la Sardegna continua a essere vittima, prigioniera del suo mercato interno troppo piccolo e non trova in sè la forza di esportare nonostante abbia diverse eccellenze riconosciute ma ancora sconosciute da molti. Alla fine purtroppo tutto pare restare immobile, nonostante le continue iniezioni di denaro pubblico per ravvivare il sistema. Le prospettive. Sono nelle conclusioni del dossier presentato dal Crenos. «Nel 2016 - è scritto - dovrebbero esserci quei segnali di ripresa. Il settore pubblico deve continuare a dare la spinta, essere quello che gli si chiede di essere da sempre: un generatore a propulsione, semmai con interventi straordinari. Il privato invece deve riacquistare fiducia e nuovi mercati internazionali». Poi non resta che pregare nel buon dio dell’economia, di quella popolare e diffusa ci mancherebbe. (ua)
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 27 maggio 2017 / Primo piano - Pagina 3
Il ministro Delrio indica l’attuale assessore regionale ai Trasporti
L’investitura dopo l’ok di Pigliaru e il via libera definitivo di Camera e Senato
DEIANA ALLA PORT AUTHORITY
NUOVO CAMBIO IN GIUNTA
CAGLIARI È Massimo Deiana, assessore ai Trasporti della giunta Pigliaru, l’uomo designato dal ministro Delrio per guidare l’Autorità portuale unica della Sardegna. Non è una novità, perché il nome dell’esponente Pd circolava ormai da un paio di mesi, ma ancora non c’era l’ufficialità. È arrivata ieri: è stato lo stesso ministro ai Trasporti Graziano Delrio, a margine dell’assemblea nazionale di Federagenti a Ravenna, a sciogliere la riserva su Deiana e su altri due futuri presidenti. Ora il puzzle del sistema delle autorità portuali nel dopo riforma è completato. «I tre presidenti li ho nominati e proposti, quindi abbiamo completato il quadro», l’annuncio di Delrio. «Per Gioia Tauro l’assessore regionale Francesco Russo, professore dei Trasporti all’Università della Calabria, per Palermo l’ex presidente di Assoporti Pasqualino Monti e per la Sardegna l’assessore ai Trasporti Massimo Deiana: questi sono i nomi - spiega Delrio-. Abbiamo dovuto aspettare un po’ di più per consentire le verifiche con Anac sulle possibili incompatibilità degli assessori». Dopo l’indicazione, trascorreranno almeno un paio di settimane prima che Massimo Deiana possa assumere l’incarico. Ci sono infatti una serie di passaggi da rispettare. Ora il governatore Francesco Pigliaru, che aveva concordato con lo stesso ministro Delrio il nome di Deiana la scorsa settimana, dovrà dare l’ok definitivo, poi il via libera arriverà dalla Camera e dal Senato, che dovranno confermare l’incarico. Qualche incertezza ancora sulla sede della Port Autority: la legge indica Cagliari, dalla Gallura continuano le forti pressioni politiche perché la sede sia invece Olbia. (si.sa.)
 
 

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