UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 17 maggio 2017

Mercoledì 17 maggio 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 maggio 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 maggio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Relazione della delegata del rettore, Donatella Petretto
Disabilità intellettive, l'Università in Bielorussia
Prosegue la collaborazione tra l'Università di Cagliari e la “Belarusian state pedagogical university” di Minsk (Repubblica Bielorussa). Scambi, confronto, ricerca e intesa su varie aree disciplinari costituiscono l'attività promossa dai pro rettori Ricerca e Internazionalizzazione, Micaela Morelli e Alessandra Carucci. Al progetto collabora Donatella Petretto, delegato del rettore (coordinamento iniziative supporto studenti con disabilità, disturbi apprendimento e bisogni educativi speciali) con il sostegno di Centro relazioni internazionali (ministero Istruzione Bielorussia), Regione Sardegna e Consolato onorario bielorusso in Sardegna.
Lecture e master class. La dottoressa Petretto ha tenuto una lecture e preso parte al masterclass nel “Belarusian italian festival of psychological skills”, organizzato dall'Institute of training and retraining of the educational institution of the Belarusian university.
L'iniziativa si è tenuta a Minsk dal 12 al 13 maggio, ed è stata coordinata da Julia Kolyago e dall'Institute, diretto da Irina Shestitko. “The history of intelligence assessment and inclusion issues in school and university” è stata la cornice della relazione mentre la masterclass ha avuto per obiettivo “The assessment of intelligence in different clinical conditions: inclusion issues”. Ovvero, l'analisi di temi quali l'assessment neuropsicologico dell'intelligenza e altre funzioni cognitive e i loro legami con i processi inclusivi.
«La visita fa capo a una collaborazione già attiva. La partecipazione al Festival, di elevato livello scientifico, e gli incontri hanno consentito di approfondire argomenti che saranno oggetto di progetti di ricerca e conferenze da tenersi a breve nel nostro ateneo e alla Belarusian university», rimarca Donatella Petretto.
 
 

L’UNIONE SARDA

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 maggio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
BANCHE E UNIVERSITÀ
L'Ateneo apre le porte e venerdì, dalle 18,30 alle 20, invita tutti i cittadini nell'Aula Anfiteatro (in viale Sant'Ignazio 17) per un incontro dedicato alle banche in crisi e alla tutela dei titolari di conti correnti e depositi: si parlerà anche di politica monetaria della Banca Centrale Europea. Sarà un momento anche di dialogo e confronto sui problemi più urgenti per famiglie e consumatori. L'iniziativa è di Riccardo De Lisa e Paolo Mattana, professori del Dipartimento di Scienze economiche e commerciali.
 
 

L’UNIONE SARDA

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 maggio 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Assemblea sulla viabilità
È stata convocata per domani alle 16, a Casa Todde, l'assemblea pubblica per discutere delle modifiche alla viabilità apportate la scorsa estate. Un team di esperti dell'Università di Cagliari guidato da Mauro Coni illustrerà i risultati di uno studio sul tema.


 

L’UNIONE SARDA

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 maggio 2017 / Salute (Pagina 13 - Edizione CA)
CELIACHIA
Oltre seimila casi in Sardegna Il glutine, nemico silenzioso
Subdola e silenziosa, spesso si scopre solo diversi anni dopo l'esordio. Perché i sintomi più frequenti, dolore o gonfiore addominale, astenia, anemia, diarrea, mal di testa, perdita di peso, rendono comunque difficile una diagnosi precoce. È la celiachia, un'infiammazione cronica dell'intestino scatenata dall'intolleranza al glutine, un complesso proteico presente in alcuni cereali (frumento, segale, orzo, avena, farro, kamut), che in Sardegna colpisce oltre 6.000 persone. Un numero elevatissimo, al quale va aggiunto il “sommerso”, composto da quei portatori di malattia misconosciuti o non diagnosticati, che farebbe salire il numero dei celiaci nell'Isola a circa 20.000.
 MALATTIE IMMUNITARIE A livello nazionale, la malattia colpisce una persona ogni 100. Ma «In Sardegna, dove le malattie immunitarie sono molto diffuse, il dato è di 1 ogni 70», spiega Maria Teresa Russo, presidente regionale dell'associazione italiana celiachia.
Di celiachia, delle difficolta della diagnosi, dell'unica terapia possibile, cioè una dieta rigorosa senza glutine, dei rischi collegati e dei miti e delle mode da sfatare, si parlerà il 27 maggio al Caesar's hotel di Cagliari in un convegno organizzato dalla associazione italiana celiachia dal titolo “Celiachia e dermatite erpetiforme”.
Intercettare i pazienti è importante perché una malattia non riconosciuta, e quindi non trattata con la precisa dieta, può provocare nei casi più gravi il linfoma intestinale. È una malattia soprattutto femminile: per ogni uomo che si ammala ci sono, infatti, 3 donne con lo stesso problema. «Oggi uno screening di popolazione per la celiachia non è pensabile», spiega ancora Maria Teresa Russo, «mentre è opportuno che persone ad alto rischio, come i parenti di primo grado dei celiaci, facciano il test che consiste in un prelievo del sangue».
CELIACHIA DELLA PELLE Accanto alla celiachia dell'intestino, c'è anche quella, più rara, della pelle: si chiama dermatite erpetiforme, e si manifesta con la comparsa di piccole papule arrossate e vescicole, localizzate al livello dei gomiti, ginocchia, spalle, glutei e caviglie. «Esiste un quadro clinico, molto raro, che rappresenta l'espressione cutanea della celiachia della quale condivide la stessa predisposizione genetica e le alterazioni immunologiche specifiche», sottolinea Laura Atzori specialista della clinica Dermatologica dell'Università di Cagliari. Non è chiaro come mai la celiachia della pelle, pur avendo la stessa origine, sia così rara rispetto alle manifestazioni intestinali. Di sicuro c'è che si tratta di «una patologia fortemente invalidante, caratterizzata da un prurito irresistibile, che non risponde agli antistaminici o al cortisone, e dalla comparsa di lesioni vescicolose, anche queste molto resistenti alle terapie locali. Solo la dieta priva di glutine consente di risolvere queste manifestazioni», così come accade per la celiachia “tradizionale”, sottolinea la dottoressa Atzori. Che aggiunge: «Le alterazioni cutanee, sommandosi alle limitazioni dovute alla celiachia, compromettono in maniera rilevante la qualità della vita di chi ne soffre, con l'ulteriore penalizzazione derivante dall'essere visibili agli altri».
 MALATTIA COMPLESSA Il quadro che emerge, dunque, dipinge la celiachia come una malattia complessa. Per chi soffre di questo male in Sardegna c'è però anche un'ulteriore complicazione: deve fare i conti con un problema tutto sardo che «riguarda l'impossibilità di dividere i buoni acquisto mensili erogati dal servizio sanitario per l'acquisto di prodotti senza glutine», 140 euro per gli uomini, 100 per le donne. «Questo significa - conclude Russo - che il celiaco sardo è costretto a spendere questi soldi in un unico posto, o solo in farmacia o solo in un punto vendita autorizzato».
Mauro Madeddu
 
 

L’UNIONE SARDA

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 maggio 2017 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Agenda
PAESAGGIO “Il paesaggio dei rifiuti” è il tema della tavola rotonda che domani, alle 18, si terrà nello spazio Cartec a Cagliari. Ispirata alla mostra “Enosim. Il posto delle anime di Thierry Konarzewsy”, curata da Raffaella Venturi, vedrà gli interventi degli assessori del Comune di Cagliari Paolo Frau e Francesca Ghirra, di Paola Mura, direttrice Musei civici di Cagliari, Gianluca Cocco, direttore Servizio sostenibilità ambientale della Regione, Antonello Sanna, direttore Dicar (Università di Cagliari), Antonello Monsù Scolaro, ricercatore in Tecnologia dell'architettura (Università di Sassari) e Raffaella Venturi.
 

 

L’UNIONE SARDA

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 17 maggio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
LA MOZIONE. Quasi due chilometri di strade senza auto solo per i pedoni
A piedi da Palabanda fino a piazza Garibaldi
Al netto di deviazioni, soste, accelerate improvvise o brusche frenate servono 19 minuti per percorrere a piedi la strada che da via Palabanda conduce fino a via Alghero all'incrocio con via Garibaldi. Un chilometro e 700 metri che con piccole concessioni al traffico - nel largo Carlo Felice e in piazza Costituzione - potrà essere totalmente appannaggio dei pedoni.
PIAZZA GARIBALDI La manovra verso un centro libero dalle auto è iniziata già da un po' e ieri mattina gli assessori comunali coinvolti a vario titolo nella partita hanno eseguito un sopralluogo per dare il proprio parere alla commissione consiliare sulla Mobilità in merito allo stato di piazza Garibaldi. Marzia Cilloccu (Attività produttive, turismo e Politiche delle pari opportunità), Gianni Chessa (Lavori pubblici) e Luisa Anna Marras (Politiche della casa e Viabilità) dovranno pronunciarsi anche sulla mozione per la grande isola pedonale sull'asse piazza Garibaldi-corso Vittorio Emanuele.
PIAZZA COSTITUZIONE Nel centro c'è piazza Costituzione dove la riqualificazione costerà un milione e 200 mila euro. Il cantiere dovrebbe essere aperto entro l'estate ma questo - a lavori conclusi - dovrebbe essere l'unico nodo in cui il traffico non subirà variazioni. Difficile infatti ipotizzare un'alternativa alla situazione esistente come invece potrebbe accadere nel largo Carlo Felice. Qui in futuro, pur continuando a consentire il passaggio delle auto in entrambe le direzioni, si ipotizza una riduzione delle carreggiate per far sì che i pedoni conquistino spazi sempre maggiori.
COSA ACCADRÀ Il progetto, però, al suo arrivo a Palazzo Bacaredda dovrà essere corredato da tutte le soluzioni necessarie per ridurre al minimo i disagi per chi in quelle strade vive e lavora. Diversi i problemi da risolvere, da quello dei parcheggi, alle modalità di accesso alle abitazioni.
 LA NAVETTA L'ingresso - in base al piano che è ancora tutto da definire - sarà consentito solo ai mezzi di soccorso, alle forze di polizia e a coloro che saranno autorizzati dagli uffici competenti dopo averne fatto richiesta (per esempio per l'esecuzione di lavori o per rifornire attività commerciali).
La squadra di consiglieri potrebbe dunque chiedere la collaborazione del Ctm per attivare un servizio navetta che metta in collegamento via Palabanda con via Alghero, magari utilizzando dei mezzi elettrici che riducano l'impatto sull'ambiente.
 I PARCHEGGI Poiché l'auto dovrà restare fuori dai confini della grande isola sarà necessario individuare nuovi parcheggi. Oltre a quelli previsti dal progetto per il campus universitario in viale La Plaia e quelli del progetto di San Paolo, in commissione si pensa di avviare una trattativa con le Ferrovie per aumentare il numero di posteggi nell'area adiacente alla stazione.
Fin qui i problemi legati alla vita dei residenti, ma nel piano che prevede una crescita delle attività commerciali (alle quali saranno destinati maggiori spazi all'aperto) sarà necessario individuare delle zone per il carico e lo scarico delle merci.
Se la mozione dovesse essere approvata richiederà lo studio del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums), strumento necessario per coordinare il lavoro di tutti i soggetti che verranno coinvolti in quella che sarà una vera rivoluzione del traffico. Alla fine dello scorso anno l'idea era già stata messa nero su bianco dal consigliere comunale Pd Matteo Massa che, con un'interrogazione in Aula, aveva proposto di rendere pedonali i quartieri di Stampace, Castello e Marina.
 L'IDEA Le ragioni sono le stesse che muovono i lavori della commissione: far sì che i cittadini si riprendano la città e, allo stesso tempo, rendere il centro più fruibile a residenti, commercianti e turisti. L'idea della pedonalizzazione, almeno per ora, non mette tutti d'accordo. Il dibattito in commissione si annuncia vivace e la strada verso il traguardo potrebbe essere in salita.
 M. C.
 

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LA NUOVA SARDEGNA

7 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Prima pagina
Ha scoperto il killer dei tumori e ha un contratto in scadenza
È precaria il talento della ricerca
Non capita tutti i giorni che una tua ricerca (la scoperta del killer dei tomori)venga pubblicata sulla rivista Angewandte Chemie. Ed è difficile che capiti se fai i conti con svantaggi tipo: sei donna, giovane (35 anni), ti sei formata in un’isola (a Sassari), hai un figlio piccolo e sei ricercatrice precaria con un contratto in scadenza. GRIMALDI A PAGINA 6
 
Lucia Delogu, ricercatrice a Sassari con contratto in scadenza
C’è lei dietro lo studio sul grafene che uccide le cellule malate
IL KILLER DEI TUMORI: A FIRMARE LA SCOPERTA È UNA PRECARIA
di Gabriella Grimaldi
SASSARI Non capita tutti i giorni che una tua ricerca venga pubblicata sulla rivista Angewandte Chemie. Ed è difficile che capiti se fai i conti con svantaggi tipo: sei donna, giovane (35 anni), ti sei formata in un’isola (a Sassari per la precisione), hai un figlio piccolo e sei ricercatrice precaria con un contratto in scadenza. È anche per questo, e per un carattere in continua ebollizione, che adesso, seduta in un bar vicino alla sede centrale dell’università, Lucia Delogu racconta con aria raggiante la sua avventura nel mondo della scienza. Biochimica e ricercatrice del dipartimento di Chimica e Farmacia da anni si occupa di nanomateriali applicati alla biomedica e ha coordinato una squadra interdisciplinare e internazionale composta tra gli altri da Ester Vazquez dell’università di Castilla La Mancha, Alberto Bianco del Cnrs di Strasburgo e Maurizio Prato dell’università di Trieste. Il loro lavoro sulle proprietà sorprendenti del grafene e sulle sue applicazioni in medicina è stato pubblicato sulla rivista leader nel settore: il primo importante passo verso lo sviluppo di una ricerca che potrà trasformarsi in una rivoluzionaria terapia per alcune malattie oncologiche come la leucemia. «Adesso che cominciamo a raccogliere i risultati del nostro lavoro è come realizzare un grande sogno - dice Lucia -. Anche se mi è sempre piaciuto studiare, mi sono laureata a 22 anni in Scienze naturali, forse non avrei osato sperare in un percorso così soddisfacente». Dopo la laurea Lucia Delogu ha toccato le tappe classiche di chi ha deciso di dedicarsi alla ricerca formandosi con anni di dottorato prima in Sardegna e poi in giro per il mondo. Nell’isola ha collaborato al progetto SharDna e poi con il genetista Francesco Cucca che l’ha “introdotta” nel mondo della ricerca internazionale. «L’esperienza più importante è stata senz’altro il biennio negli Stati Uniti, nell’università Usc (Southern California a Los Angeles) dove ho potuto approfondire i miei studi sui nanomateriali. Lì ho sperimentato che se hai talento vieni valorizzato al massimo e anche che i ricercatori italiani vengono tenuti in particolare considerazione». Forte di queste certezze Lucia Delogu ha pensato che valesse la pena tornare a fare ricerca in Italia e di rimboccarsi le maniche nonostante le mille difficoltà di natura economica che affliggono il settore, prima fra tutte la condizione di eterno precariato che caratterizza questo tipo di lavoratori. Tanto successo, tanti complimenti da parte dei colleghi e dei capi ma a Lucia il contratto di ricercatrice scade a fine ottobre. E dopo? «Spero di concretizzare con un contratto da associato... ma non mi lamento, faccio ciò che mi rende felice». Lucia Delogu ha messo su dal nulla un laboratorio adatto allo studio dei nanomateriali in campo biologico ed è coordinatrice di numerosi progetti di ricerca. C’è da sperare che non si debba scontrare con i soliti preconcetti sulle donne («se sei ambiziosa ti definiscono arrivista, cosa che non accade ai maschi») e che non debba pagare il fatto di avere famiglia ed essere mamma di un bambino piccolo. Tornerà presto all’estero “scortata” dai genitori che hanno il compito di aiutarla, come hanno sempre fatto finora, a conciliare la vita lavorativa («in certi periodi sto in laboratorio tutto il giorno e anche parte della notte») e la famiglia. Ambizione (e non arrivismo) ne ha tanta, ma anche il bisogno, come tutti, di trovare stabilità e un riconoscimento economico che oggi come oggi stenta a raggiungere livelli dignitosi.
 
 

LA NUOVA SARDEGNA

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Economia - Pagina 16
NASCE CONTAMINATION LAB
PALESTRA PER LE FUTURE START UP
All’Università di Sassari parte la sfida per nuovi progetti d’impresa
L’obiettivo: creare gruppi di lavoro che sviluppino business plan di successo
di Salvatore Santoni
SASSARI Tra i corridoi dell’incubatore universitario di via Rockefeller tira una strana aria di contaminazione. Un vento buono che sparge i pollini dell’innovazione su ogni scrivania e centrifuga storie e percorsi formativi differenti. Un toccasana per gli studenti dell’università di Sassari che sognano di vedere realizzati i loro sogni imprenditoriali. Con la novità di ieri, per ottanta aspiranti startupper sarà ancora più facile. Si, perché l’ateneo ha lanciato ufficialmente il primo Contamination lab (CLab), un laboratorio che vive, appunto, di contaminazione di esperienze. Una palestra per dare gambe forti alle future start up innovative dell’isola. Il primo bando è stato presentato nel corso di una conferenza stampa con il prorettore vicario Luca Deidda; il delegato al Trasferimento tecnologico, Gabriele Mulas; il dirigente dell’area Ricerca, Attilio Sequi; e il responsabile dell’Ufficio Trasferimento tecnologico, Francesco Meloni. La sfida. L’obiettivo del CLab sassarese è formare gruppi che lavoreranno alla costruzione di nuovi progetti d’impresa comuni, acquisiranno capacità progettuali, organizzative, imprenditoriali e comunicative. Il sogno del prorettore Luca Deidda è che l’ateneo metta in giro persone con un atteggiamento attivo dal punto di vista imprenditoriale: «Dobbiamo scovare e valorizzare l’imprenditorialità innata negli studenti, e il nostro dovere come università è proprio quello di stimolare questo processo. In questo senso il Clab può giocare un ruolo importante». Il percorso. Contamination Lab è destinato ai neolaureati e agli studenti dei corsi di laurea triennale, magistrale, dei master, delle scuole di dottorato e specializzazione dell’ateneo sassarese. «L’idea di fondo – ha spiegato il delegato al Trasferimento tecnologico dell’Università di Sassari, Gabriele Mulas – è cogliere la forza e l’energia degli studenti, tentando di valorizzare i loro sogni e quindi trasformarli in nuclei di imprese». Aperto a tutti. Ma la contaminazione è aperta a tutti. Ogni gruppo di lavoro ha la possibilità di avere fuori quota, cioè altre persone, anche esterne all’ambiente universitario, che abbiano particolari competenze richieste per creare quel valore aggiunto utile alla squadra. Per incentivare gli studenti a buttarsi nella competizione, l’ateneo ha previsto una serie di crediti liberi che verranno distribuiti direttamente dai dipartimenti. I partecipanti al CLab potranno quindi scegliere di sostituire crediti da esami partecipando al laboratorio che, in questa maniera, entra a far parte dell’offerta formativa classica. La competizione è aperta: per partecipare, è necessario presentare domanda entro il 31 maggio registrandosi al sito clab.uniss.it. Le selezioni. Chiuso il bando, sarà tempo di selezioni. Le porte del CLab si apriranno a 80 persone scelte sulla base del potenziale imprenditoriale e motivazionale dimostrato. La fase successiva durerà un mese. I gruppi acquisiranno nozioni di base della cultura imprenditoriale, sarà facilitata la costruzione di team interdisciplinari e verranno identificate con precisione le idee di business. Alla fine saranno selezionati sino a 10 team, formati da almeno 3 persone, che svilupperanno i loro progetti in un challenge. A quel punto saranno presentati modelli di impresa vincenti – che abbiamo chance di farcela sul mercato – e casi di studio concreti. Sarà un accompagnamento teorico-pratico per l’analisi e la pianificazione di una proposta di business. Verso la Start cup. L’ultima fase sarà di fronte a potenziali investitori, che selezioneranno direttamente i cinque migliori progetti da mandare alla fase finale di Start Cup Sardegna 2017, la competizione di business plan inserita nel circuito nazionale del Premio nazionale per l’innovazione.


 

LA NUOVA SARDEGNA

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 35
L’INCONTRO A CASA DI ANDREA CAMILLERI
Ieri a Roma la presentazione dei “Quaderni camilleriani” con Marci e Ruggerini

Ieri a Roma, in via Asiago a Roma a casa di Andrea Camilleri, Maria Elena Ruggerini e Giuseppe Marci e Paolo Lusci, hanno presentato allo scrittore i “Quaderni camilleriani” e il sito Camillerindex. I Quaderni camilleriani sono una collana di volumi che raccoglie studi dedicati a Camilleri. Il sottotitolo della pubblicazione recita: “Oltre il poliziesco: letteratura- multilinguismo- traduzioni nell’area mediterranea”, indicando, così, prospettive di ricerca che dagli ambiti filologici e letterari si proiettano verso gli studi sulla traduzione dei testi e la mediazione tra le culture. Tra il 2016 e il 2017 sono stati messi in rete i primi tre volumi che riaffermano il legame di Camilleri con l'Università di Cagliari e la prospettiva internazionale che il dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell’ateneo cagliaritano ha in questi anni esplorato organizzando una rete di studiosi operanti nelle Università di Málaga, Barcellona, Fortaleza, Sassari, Pécs, Parigi e Città del Messico. Frutto di tale attività sono i seminari organizzati a partire dal 2004 e poi con cadenza annuale dal 2013 al 2017.


 
LA NUOVA SARDEGNA

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Economia - Pagina 16
L’INIZIATIVA
Ateneo e imprese giornata di confronto
SASSARI. L’università di Sassari al fianco delle imprese con la “Missione sviluppo”. Il 13 giugno, nel corso di una giornata di dialogo e approfondimento, l’ateneo incontrerà il mondo delle aziende per affrontare i temi dell’innovazione, della ricerca e dell’imprenditorialità. L’evento intende inaugurare una nuova stagione nella quale l’ateneo e le imprese possano confrontarsi. Saranno diversi i momenti della giornata che vuole promuovere una riflessione e una discussione sull’importanza del rapporto tra le università, i privati e le imprese, e, soprattutto, avviare un reale e sempre aperto canale di dialogo, di confronto e di progettazione tra l’università di Sassari e il territorio al fine di favorire l’innovazione del sistema produttivo. L’università è un luogo di produzione di cultura e innovazione e contribuisce da sempre alla crescita del territorio in cui opera attraverso gli studenti ma anche mediante un sistema intenso di collaborazioni e attività di trasferimento tecnologico. E lo sviluppo viene favorito proprio dalle occasioni di ascolto e conoscenza. (s.s.)
 
 

LA NUOVA SARDEGNA

11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Economia - Pagina 16
LA STORIA
Ecco Onties, portale enogastronomico
Dal cibo alle tradizioni dell’isola
SASSARI C’è chi corre per un posto da contaminatore e chi, invece, è stato già incubato. È il microcosmo del CubAct dell’università di Sassari, una calamita per i cervelli che vorrebbero scappare dall’isola e una buona ragione di rientro per quelli che sono andati via. Come nel caso di Riccardo Melis e Davide Troisi. Entrambi hanno 28 anni. Il primo è di Nuoro e ha preso la specialistica in Marketing e management a Lugano; il secondo è di Alghero e lavora sulla tesi dello stesso corso di studi ma alla Bicocca di Milano. Dopo dieci anni di formazione fuori dall’isola, sono tornati a casa per farsi pre-incubare a Sassari. «Detta così sembra una brutta cosa – spiegano i due – ma non lo è. L’anno scorso abbiamo partecipato al bando del dipartimento del Trasferimento tecnologico e tra poco concluderemo il nostro percorso di circa 12 mesi durante i quali abbiamo sviluppato l’idea di impresa e la validazione sul mercato (la pre-incubazione ndr). E tra poco lanceremo l’azienda». I due startupper si sono inventati un market place, www.onties.com, dove si vendono ticket esperienziali. In altre parole, ti vendono un’esperienza. Fai un click e per esempio ti ritrovi dai Bagella di Sorso, della cantina 1Sorso, mentre tieni tra le mani un calice per metà colmo di vino e per l’altra di storia del territorio. Oppure capiti a Sennori dalle sorelle Fiori, della cantina Sorres, che col social eating ti preparano la cena e mentre mangi e gusti i vini ti raccontano la storia della famiglia, dei prodotti locali e della Romangia. Riccardo Melis e Davide Troisi sono partiti dal fatto che l’economia dell’isola è basata sull’agroalimentare e che il turismo funziona bene, ma solo sulle coste. E allora si sono scervellati per dare una speranza anche alle zone interne. Lo hanno fatto sfruttando i prodotti enogastronomici e la spinta che il cibo può dare alle persone per muoversi. Non soltanto per l’acquolina in bocca, ma anche per visitare i luoghi e capirne le tradizioni, e l’importanza del lavoro che c’è dietro le produzioni locali. Quello che viene definito turismo esperienziale, che è un modo attivo e diverso di vivere le vacanze. Non l’hanno di certo inventato loro, ma hanno capito che nel mondo la domanda di questo tipo di viaggi aumenta e quindi bisognerebbe creare un’offerta, o meglio, andrebbe “pacchettizzata”. «L’offerta dei percorsi enogastronomici in Sardegna è molto forte ma anche frammentata – riprendono i due – e per andare a visitare un luogo di nicchia hai necessità di armarti di una vecchia cartina. E quindi c’è un patrimonio di tradizioni da mettere in rete». Per Davide e Riccardo farcela non significa soltanto trovare un’occupazione per loro e per i futuri collaboratori di cui avrà bisogno la piattaforma: «Se funzionerà sarà un segno di speranza per quelli che come noi vorrebbe provarci ma non se la sentono». Il prossimo passo sarà la costituzione dell’azienda, la pubblicizzazione della piattaforma e la caccia agli investitori. (salv.santoni)
 
 

LA NUOVA SARDEGNA

12 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Sardegna - Pagina 4
Il manager al Consiglio regionale: piano di riorganizzazione anche troppo dolce
E sugli ospedali: se non li chiudono i governanti lo faranno i giudizi dei cittadini
MOIRANO NON ARRETRA: «VIA I REPARTI DOPPIONE»
CAGLIARI Prima di capire quali potrebbero essere le intenzioni degli alleati sulla riorganizzazione degli ospedali, per la verità ancora nessuno lo sa, il Pd ha preferito lavare i panni della sanità, più o meno sporchi, in casa. Con una decisione a sorpresa, il capogruppo Pietro Cocco ha convocato in Consiglio l’assessore alla sanità Luigi Arru e il direttore generale dell’Azienda unica, Fulvio Moirano, per accelerare i tempi del confronto e prendere una decisione. Certo il partito di maggioranza relativa l’ha fatto spinto da buone intenzioni, la proposta della giunta è congelata da troppo tempo, due anni, ma l’effetto di questa scelta non è stato dei migliori. Dai banchi della maggioranza l’Upc, con Pierfranco Zanchetta, ha parlato di «sgarbo istituzionale, perché la sede più opportuna del confronto doveva essere l’aula della commissione sanità, a meno che i consiglieri del Pd non vogliano approvarsi la riforma da soli e allora che provino a farlo». Per poi aggiungere: «Non è la prima volta che il direttore generale indossa la casacca del Partito democratico e come in passato la sua è stata una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio». Accusa mossa da Zanchetta anche nei confronti di chi ha partecipato all’incontro – erano presenti quasi tutti i consiglieri regionali pd – e del presidente dell’Aula Gianfranco Ganau: «Sarebbe dovuto essere lui il primo a difendere le prerogative del Consiglio». Ancora più dura è scattata la protesta dai banchi dell’opposizione: «Tante volte – ha scritto Forza Italia – abbiamo chiesto la presenza di Moirano in commissione, ma lui ha scelto di sedersi solo a fianco del Pd, come se la sanità fosse cosa loro», hanno sottolineato Pietro Pittalis ed Edoardo Tocco. Alle contestazioni ha replicato l’organizzatore del vertice: «Nessuno sgarbo – ha scritto Pietro Cocco – Ogni gruppo può riunirsi come vuole o dobbiamo chiedere il permesso?». Per poi puntare il dito soprattutto contro l’opposizione: «Forza Italia la butta in polemica perché non ha argomenti seri per confrontarsi sulla riforma di una sanità che loro hanno sfasciato quand’erano al governo». Sta di fatto che la riunione c’è stata ed è durata oltre due ore, con anche l’arrivo in tarda mattinata del governatore Francesco Pigliaru. È stato un vertice a porte chiuse ed era quello di cui il Partito democratico aveva bisogno per «sciacquarsi la bocca» visto che dentro il gruppo non tutti sono d’accordo con la proposta della giunta e in molti temono, come c’è già stata, la rivolta dei territori nel momento in cui oltre la metà degli ospedali, dai piccoli a più grandi, comincerà a cambiare pelle, competenze e funzioni. Però c’è un problema a monte ed è quello del risparmio chiesto o meglio imposto dalla giunta al manager dell’Azienda unica: dovrà essere di 90 milioni quest’anno. Con la solita schiettezza che spesso fa uscire dai gangheri i politici, Moirano ha fatto sapere: «Senza la riorganizzazione della Rete, che vuol dire cancellare i reparti-doppione fra un ospedale e l’altro, per noi sarà possibile garantire al massimo un taglio di 40 milioni». Il resto, secondo lui, sarebbe in salita, anche se ha aggiunto: «Io vado comunque per la mia strada e continuo ad asciugare la spesa farmaceutica dove tra l’altro siamo a buon punto». E dopo aver detto che «la proposta di riorganizzazione è fin troppo dolce, ma sono scelte politiche e io sono un tecnico», Moirano ha lanciato un monito: «Attenzione, gli ospedali che non chiudono i governanti sono e saranno chiusi dai cittadini con i loro giudizi». È evidente che l’Azienda unica ha bisogno di una nuova mappa, per accelerare la rivoluzione, diminuire i costi e alzare la qualità dell’offerta. Non a caso e più volte il direttore generale s’è lasciato andare a questi commenti – che per colpa del suo timbro da baritono hanno superato i muri e le porte sbarrate – «diciamocelo: c’è una situazione difficile e complicata» e anche a diversi «mi dispiace che la riorganizzazione non sia stata ancora approvata dal Consiglio». È stata la conferma di quanto Moirano ripete da tempo, lasciandosi sempre anticipare da una colta citazione dal Principe di Niccolò Machiavelli. Questa: «I primi nemici sono quelli che difendono il vecchio ordinamento» contrapposti ai «nuovi tiepidi amici in attesa, con gioia, delle nuove leggi» da cui potrebbero ottenere benefici. (ua)

 

 

LA NUOVA SARDEGNA

13 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 17 maggio 2017 / Lettere e commenti - Pagina 32
L’OPINIONE
di LUCIANO MARROCU
LE STAFFILATE DI MOIRANO E IL SILENZIO DELLA POLITICA
L’intervista a Fulvio Moirano apparsa ieri sulle pagine di questo giornale rappresenta un punto importante da cui partire per cercare di capire come stanno andando le cose alla Regione sarda. Qualche mese fa Moirano è stato nominato capo dell'Azienda per la tutela della salute, l'Ats come ci stiamo abituando a chiamare l'ente unico che ha sostituito le otto precedenti Asl provinciali. Suona come un racconto da fiaba il percorso che ha portato Moirano a dirigere l'Ats: laurea in medicina e chirurgia con il massimo dei voti, specializzazione in igiene e tecnica ospedaliera, corso per manager organizzato dalla Regione Piemonte, altro corso per manager all'Università Bicocca di Milano, fino al settembre scorso ha guidato la sanità in Piemonte risanandone i conti. Scelte di persone di questo tipo, conseguenti cioè a curriculum che parlano da sé, si dovrebbero fare in Sardegna anche in settori diversi dalla sanità ma che come la sanità chiedono di essere trattati con cura e con competenze specifiche. Qualche esempio a caso? Sfirs, autorità portuali e, perché no, Fondazione Banco di Sardegna. Torniamo a Moirano, però, precisando che ha ereditato dai direttori delle otto Asl che l'hanno preceduto un debito complessivo di 300 milioni di euro e che appunto per risanare questo debito è stato chiamato. Dopo aver avuto qualche mese per studiare la situazione, Moirano dice alcune cose interessanti. Che, supponiamo, provocheranno a breve la risposta risentita di chi di dovere ma che per ora galleggiano nel silenzio. Dice una cosa che colpisce come una staffilata gli addetti al settore. Che la Regione sarda non ha mai adeguato il tariffario delle prestazioni specialistiche in convenzione a quello nazionale: il che, sottolinea, consentirebbe di ridurre la Spesa per i rimborsi ai professionisti accreditati mediamente del 20-30 per cento. Dice altre cose interessanti, Moirano, su una macchina amministrativa che continua a non funzionare, sul record detenuto dalla sanità sarda di procedure scadute e prorogate senza regolari bandi, su una programmazione ospedaliera di fatto ferma da anni. Su una politica sarda che cammina a passo lento e «un consiglio regionale che non è immune da da responsabilità». Il direttore dell'Ats tralascia però che, nelle more di una riforma e di una spending review che ha bisogno di anni per realizzare i suoi obiettivi, la vox populi lamenta come, per i sardi che vorrebbero curarsi, le cose vanno peggio di prima. I precedenti insegnano come lamentele del genere, se diffuse o peggio generalizzate, costituiscono il presupposto per bloccare all'origine qualsiasi tentativo riformistico. «Aridatece er puzzone» si diceva un tempo, per dire che si stava meglio quando si stava peggio. Non credo che nessuno dotato di un qualche senso di responsabilità preferisca il passato delle otto Asl provinciali all'onesto ma ancora non certo per colpa sua inefficace Mairano. Il problema, come spesso capita, veleggia tra Scilla e Cariddi. Scilla dice che le riforme vere hanno bisogno di tempo per realizzare i loro effetti, mentre Caridddi si chiede come rispondere nel frattempo a urgenze e problemi improcrastinabili. Dentro questo dilemma mi pare si muova il per ora incolpevole, anche se visibilmente sorpreso dall'incarico che gli è arrivato tra capo e collo, assessore alla Pubblica istruzione Giuseppe Dessena. Il quale giustamente rivendica il fatto che la Regione sarda è quella che investe di più in edilizia scolastica ed è anche molto soddisfatto del piano di restyling dell'80 per cento degli edifici scolastici dell'isola. «Non c'è niente di più bello – leggiamo – che dare finanziamenti a un Comune per migliorare le proprie scuole, per i giovani, che saranno il futuro di quelle comunità». Ma sulle scuolette chiuse dei piccoli paesi che si chiedono se fra vent'anni esisteranno ancora, ha qualcosa da dirci l'assessore?
 
 

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