Martedì 25 aprile 2017

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25 aprile 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di martedì 25 aprile 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
MONSERRATO. Sotto silenzio i 25 anni compiuti dal Consiglio
AUTONOMIA TRADITA
I padri del referendum: «Nessuna svolta»
Ventisei anni di autonomia da Cagliari. Era il 21 aprile 1991 quando Monserrato riuscì a staccarsi da Cagliari: quasi il 90 per cento dei cittadini votò per il “sì” al referendum. La prima sommossa nel 1975, quando Cagliari espropriò i terreni dei monserratini, scatenando la nascita di un comitato a cui in poco tempo aderirono tutte le associazioni della frazione. Poi la raccolta firme e il referendum. Una conquista storica che i monserratini hanno pagato a caro prezzo: il territorio comunale venne privato della piana di San Lorenzo, perdendo oltre 400 ettari. Nei giorni scorsi il 25ennale della nascita del Consiglio comunale è passato in sordina e in tanti pensano che l'autonomia non sia stata sfruttato appieno dal nuovo Comune. Ma guai a parlare di ritornare con Cagliari.
LE OPPORTUNITÀ «Prima non eravamo determinanti nelle scelte che Cagliari faceva per noi - spiega Marco Badas, segretario del vecchio comitato per l'autonomia - Ma ci sono ancora tante opportunità da sfruttare. Una su tutte l'Università: non siamo ancora riusciti a dare un'identità all'area intorno alla Cittadella universitaria, dove, con un nuovo Puc, si potrebbero costruire studentati e altri servizi utili a studenti, medici e familiari dei pazienti«.
LA DELUSIONE «Ventisei anni di autonomia e molte speranze tradite - è il parere del poeta Gigi Dessì, uno dei padri dell'autonomia - La nostra idea era quella di fare le cose per Monserrato con i monserratini, ma molti sembra continuino ad essere cagliaritani. E i vari sindaci non hanno di certo brillato per competenza. Bisogna combattere per avere quello che Cagliari ancora ci deve, e utilizzare quei pochi soldi che passa il Governo per i monserratini: tra le priorità un piano di riqualificazione delle strade dissestate, impraticabili per i disabili, e un piano della viabilità».
PRIMO SINDACO «Mai pentito di quella scelta - afferma Giuseppe Marras, primo sindaco dopo l'autonomia - Ma ci sono aspettative non ancora realizzate. Si sperava in una rinascita culturale, che invece è mancata. Ci sono state le prime avvisaglie appena raggiunta l'autonomia, poi col tempo le poche associazioni culturali esistenti hanno chiuso. E ora si corre il rischio di fare di Monserrato una città dormitorio».
LOCCI «È stata una conquista storica - dice l'attuale sindaco, Tomaso Locci - che però è stata tradita perché quello che si voleva fare non si è riusciti a concretizzarlo, se non per poche opere. Oltretutto in questi anni non c'è mai stato un festeggiamento dedicato. Per questo, dal 2018, verrà organizzata una vera e propria settimana dell'autonomia».
Federica Lai
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 25 aprile 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
PIAZZA PALAZZO. Conferenza convocata dalla Prefettura
Isolare e sconfiggere il falso tifo dei violenti

Ad un mese esatto dai disordini provocati nel centro di Sassari da un nutrito gruppo di tifosi cagliaritani, adesso la prefetta di Cagliari Giuliana Perrotta ha convocato per domani pomeriggio, con inizio alle 17, nel Palazzo del Governo, una riunione della Conferenza regionale permanente finalizzata alla costituzione di un Tavolo tematico sulla de-radicalizzazione del tifo violento.
All'incontro, convocato d'intesa con il prefetto di Sassari, sono stati invitati tra gli altri il presidente della Regione, i sindaci di Cagliari e Sassari, l'Amministratore straordinario della Provincia del Sud Sardegna, i questori di Cagliari e di Sassari, il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, il dirigente dell'Ambito scolastico territoriale di Cagliari, il presidente della Società Cagliari Calcio, il Presidente della Società Sef Torres 1903 e il presidente della Dinamo Banco di Sardegna Sassari.
In qualità di esperti, interverranno il professor Bachisio Bandinu, la professoressa Maria Antonietta Mazzette e il professor Camillo Giuseppe Tidore dell'Università di Sassari, la professoressa Maria Antonietta Mongiu, padre Salvatore Morittu e il professor Silvano Tagliagambe dell'Università di Cagliari.
L'incontro ha la finalità di promuovere, a livello regionale, azioni positive che consentano di affrontare il fenomeno dell'accesa rivalità tra opposte tifoserie, tenendo conto di tutte le implicazioni culturali, socio-psicologiche ed economiche ad esso connesse, avviando al contempo un piano di de-radicalizzazione del tifo violento, di emersione e di recupero alla legalità delle organizzazioni di tifosi con il contributo e l'apporto sinergico di tutte le componenti istituzionali, sociali, culturali e sportive.
 
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 25 aprile 2017 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
Le tesi di Zedda al convegno d'archeologia a Serri
Dialoghi di scienza tra astri e nuraghi

Da vent'anni Mauro Peppino Zedda sostiene che il sistema di distribuzione dei nuraghi non risponde a strategie di controllo militare e di difesa. Obbedisce, invece, alla disposizione degli astri, fatto non eccezionale se rapportato alle consuetudini delle civiltà antiche. L'archeologia ufficiale sarda non ha mai preso in seria considerazione queste ipotesi, forse perché il loro autore, perito agrario e agricoltore, è un autodidatta. Pur approvate dalla comunità scientifica internazionale (Hoskin, Ruggles e Belmonte), continua a guardarle con diffidenza. Un passo in avanti è stato compiuto al primo Congresso regionale “Notizie e scavi della Sardegna nuragica” di Serri che ha visto la direzione scientifica di Giacomo Paglietti con Federico Porcedda e Luca Doro. Organizzato dal Comune, patrocinato da Regione, Università sarde e Ateneo di Granada con la collaborazione del Ministero dei beni culturali, per tre giorni ha visto avvicendarsi oltre 140 esperti provenienti da tutto il mondo, accademici sardi perlopiù. Le ricerche archeoastronomiche di Zedda non sono state accolte nel tavolo su cui si sono alternati i 35 relatori. Sono state però rappresentate in uno dei 58 poster (“Analisi e confronto tra l'orientamento degli ingressi dei nuraghi e tombe di giganti”), ammessi dal comitato scientifico.
SCIENZA NON FANTASIA «Le ricerche di Mauro Peppino Zedda non afferiscono alla fanta-archeologia. Si tratta di dati matematici oggettivi», rivendica Paolo Littarru, dottore di ricerca in Ingegneria ambientale, a Serri assieme a Zedda per rappresentare i contenuti dello studio a cui ha collaborato. Tra i poster del convegno - l'unico specialista in scienze dure al tavolo dei relatori è stato il geofisico Gaetano Ranieri che ha svolto le prospezioni a Monte Prama -, anche quello di Franco Laner. Già ordinario di Architettura all'Iuav di Venezia, ha presentato studi sulla statica dei Giganti che farebbero vacillare la tesi del posizionamento delle statue sulle lastre del sepolcreto.
IL DISEGNO DEGLI ASTRI Mille nuraghi visitati, 540 misurazioni sugli ingressi dei nuraghi e 331 nelle tombe dei giganti. Sono i numeri su cui si basa Zedda per ricostruire il paesaggio archeologico sardo col contributo dell'archeoastronomia, «indispensabile per comprendere le modalità con cui i nostri antenati concepivano il tempo e lo spazio e ricostruire la loro visione del mondo e i contenuti della loro spiritualità».
NURAGHI E TOMBE DEI GIGANTI Le modalità di orientamento delle tombe dei giganti e degli ingressi dei nuraghi varierebbero, secondo lo studio di Zedda, a seconda della localizzazione dei monumenti a nord o a sud, suddivisione individuata dal 40° parallelo che attraversa l'Isola pressoché nel suo centro. Nella metà settentrionale sarebbero in continuità con l'orientamento dei dolmen e dirette al sorgere di Sole e Luna. A sud, invece, si sarebbero adeguate a quello delle domus de janas, «con “anomalie” che si prestano a diverse considerazioni».
ICONE DEL COSMO Secondo la teoria di Zedda in tutti i nuraghi complessi esiste almeno una tangente alle torri periferiche orientata con un solstizio o un lunistizio. «Di più. Il nuraghe Santu Antine di Torralba e il Losa di Abbasanta sono astronomicamente concepiti», precisa Littarru. «I loro mastri costruttori - scrive Zedda - hanno scelto quella forma triangolare perché intendevano realizzare delle costruzioni incardinate lungo gli assi solstiziali». Nella valle di Brabaciera (Isili, Serri e Nurri), infine, si realizzerebbe un allineamento astronomico di nuraghi suggestivo e straordinariamente significativo. I monumenti, andrebbero così oltre una mera funzione quotidiana: sarebbero icone del cosmo, edifici in cui l'architetto ha congelato la sua visione dell'universo.
Manuela Arca
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 
 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 25 aprile 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 28
A Ghilarza due eventi per ricordare il pensatore
Intervista con lo studioso Gianni Francioni
I tormenti di Nino, fanciullo povero e molto testardo
CAGLIARI. «Un secolo di rivoluzioni. Percorsi gramsciani nel mondo» è il titolo del convegno internazionale organizzato dal Comune di Cagliari e dai due atenei sardi in collaborazione con le associazioni gramsciane isolane, in occasione dell'80esimo anniversario della morte di Gramsci. Gli appuntamenti sono per giovedì 27 e venerdì 28 al Piccolo Auditorium comunale. Previste quattro sessioni. «Dall'agire rivoluzionario al populismo. Conflitti e rivoluzioni nel secolo breve», sarà l'argomento di apertura del convegno. La seconda giornata, invece, sarà aperta da Alvaro Garcìa Linera (nella foto qui a sinistra), vicepresidente della Bolivia e studioso di Gramsci: al centro dei lavori la discussione su «Conflitti e rivoluzioni nel XXI secolo: prospettive epistemologiche gramsciane». La terza sessione sarà dedicata ai «Movimenti contro-egemonici e rivoluzioni passive in Asia e America Latina», mentre nel pomeriggio la sessione conclusiva si concentrerà sui «Percorsi rivoluzionari in Medio Oriente». Le relatrici e i relatori invitati provengono dalle Università di diversi Paesi e continenti, dall'Italia all'America Latina, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna.
di Andrea Massidda
SASSARI Piccoletto, visibilmente gobbo, di salute cagionevole ma anche molto tenace e intelligente, da bambino che rapporto aveva con i suoi familiari uno dei più grandi pensatori del Novecento? E Nino – come lo chiamavano tutti da fanciullo – come si relazionava con i coetanei e i compaesani di Ghilarza, dove ha passato l’infanzia? A ottant’anni esatti dalla morte, la Fondazione che porta il suo nome ricorda Antonio Gramsci affidando le risposte a queste domande alla voce di alcuni suoi discendenti. Senza trascurare quello che fu uno degli argomenti più cari al fondatore, nel 1921, del Partito comunista italiano: la “Questione meridionale”. I due appuntamenti sono fissati proprio a Ghilarza per giovedì e venerdì prossimi alle 18 nella Torre aragonese: nel primo di questi, Antonio Gramsci Jr. e Luca Paulesu converseranno con lo studioso dell’Università di Pavia Gianni Francioni e con Simonetta Fiori, giornalista del quotidiano Repubblica, nonché figlia di Peppino, autore di una celeberrima biografia tradotta in quasi tutte le lingue europee, in giapponese e coreano; nel secondo, con il coordinamento di Giorgio Macciotta, presidente della “Fondazione Casa Gramsci onlus”, interverranno Giuseppe Vacca, Adriano Giannola (presidente della Svimez), e il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru, con conclusioni affidate al ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti. Tutto questo mentre a Montecitorio, cioè alla Camera dei deputati, è prevista l'inaugurazione della mostra dal titolo “I quaderni e i libri dal carcere”. Per non parlare delle altre celebrazioni che avverranno ovunque nel mondo. «Il 27 aprile, anniversario della sua morte, Antonio Gramsci sarà celebrato dappertutto – spiega Gianni Francioni – ed è anche per questo motivo che prima di scegliere l’argomento della nostra tavola rotonda abbiamo ragionato molto. Alla fine abbiamo concluso che fosse particolarmente significativo e coinvolgente raccontare Nino così come viene ricordato dai suoi posteri e in relazione al paese dove è cresciuto. Infatti a parlare di lui ci saranno due discendenti di terza generazione: il nipote Antonio Gramsci Jr, che vive a Mosca da quando è nato nel 1965, ed è figlio di Giuliano, il secondogenito dell’autore di “Lettere dal carcere”. E ancora Luca Paulesu, nipote di Teresina Gramsci, sorella prediletta di Antonio, nato a Firenze nel 1968». Luca è proprio dalla nonna che apprende le vicissitudini della famiglia Gramsci. E dei grandi tormenti di Antonio, bambino povero dalle doti intellettuali straordinarie. «Ci sono lettere drammatiche – racconta Giorgio Macciotta – che danno conto dell’enorme sofferenza vissuta da questo ragazzino: Antonio provava odio per il fatto di non poter continuare gli studi nonostante avesse tutti dieci. E tuttavia – continua Macciotta – le testimonianze arrivateci dal secondo decennio del Novecento in poi ci riportano grande umanità, come quando si lamenta di non essere stato informato della morte della mamma». I discendenti di Gramsci che interverranno a Ghilarza sono due persone che, ognuno a modo proprio, hanno conosciuto e amato la figura e il pensiero del loro illustre antenato. Il primo dedicandogli tre libri, il secondo scrivendo e disegnando per Feltrinelli una bellissima graphic novel intitolata “Nino mi chiamo”, una “fantabiografia”, come l’autore stesso la definisce nel sottotitolo, in cui si racconta il piccolo Antonio in maniera, appunto, surreale. Nel senso che magari lo si vede esortare i compagni di scuola dicendo loro: «Dai, giochiamo all'Egemonia». «Sarà molto interessante – continua Francioni – capire come e in quale preciso momento questi nipoti hanno realizzato che Gramsci era Gramsci. Insomma, che cosa li ha colpiti di lui. Per quanto mi riguarda, lo so. Io sono rimasto folgorato dopo aver letto il libro “Storia di Antonio Gramsci”, di Peppino Fiori. Di Gramsci fanciullo mi è sempre rimasta in mente la grandissima forza di volontà di un bambino molto povero e tormentato nel fisico, che però stingendo i denti è diventato un gigante del pensiero politico mondiale». Un bambino che, fisicamente e socialmente, incarna proprio quella riscossa delle classi subalterne al centro dei suoi studi. «Lui stesso diceva che la biografia di un uomo pubblico è importante per capire da dove è partito e dove è arrivato. Anche per questo era molto attento agli umili: criticava una certa élite socialista perché non riusciva a comunicare con le masse proprio perché non le conosceva e non sapeva capirne i comportamenti». Ma che cosa aveva Gramsci di sardo? Direi tutto – conclude Francioni –, a cominciare dalla testardaggine intesa come fortissima determinazione, ma anche dal grande senso del lavoro: detestava la sciatteria, tanto da arrivare a reazioni al limite della durezza».
 
 
 

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