Domenica 2 aprile 2017

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02 aprile 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Meno studenti fuori sede, più pendolari. Il caso Alghero
Medicina e Ingegneria al top
Ma l'emigrazione aumenta
Medicina e Ingegneria sono le facoltà più ambite dai giovani sardi: «Garantiscono ottimi stipendi e possono essere sfruttate all'estero», dicono gli iscritti negli atenei sardi. Reggono anche le immatricolazioni nei poli economico-giuridici. Negli ultimi anni sono aumentati gli studenti pendolari: nei paesi non tutti possono mantenere i figli in città fino alla laurea. Chi può, emigra: tanti scelgono di trasferirsi nella Penisola. Spicca il miracolo di Architettura ad Alghero.  ALLE PAGINE 2, 3
 
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Gli studenti in fuga:
«Qui troppi ostacoli, meglio andar via»
In molti licei uno studente ogni quattro sceglie di iscriversi in un ateneo della Penisola. In certi casi addirittura uno ogni tre. Non è una statistica ufficiale ma un calcolo empirico, che però rende bene l'idea di quanto gli atenei sardi abbiano perso fascino: «Nella mia classe alla maturità eravamo ventuno: siamo partiti in sette», racconta Chiara Tescione, ex studentessa del Dettori che ora vive a Napoli, dove studia Architettura. I motivi della scelta? «A Cagliari c'era solo la laurea triennale, poi sarei stata costretta a fare il corso specialistico. Qui invece c'è il ciclo unico, che mi dà la possibilità di essere un architetto a tutti gli effetti non appena superato l'esame di Stato». Poi c'è la differenza tra le opportunità offerte: «Nella mia famiglia non ci sono né ingegneri né architetti. Dovendo partire da zero, ho preferito venire a Napoli, dove ci sono più possibilità di emergere».
 I NUMERI La fuga traspare anche dalle fredde statistiche degli atenei sardi: nel 2007 gli iscritti erano 36mila nell'università di Cagliari e 16mila in quella di Sassari, ora sono rispettivamente 25mila e 13mila. In dieci anni la perdita va dal 20 al 30 per cento. Ma il calo di appeal non è l'unica spiegazione: bisogna considerare anche il crollo della natalità e l'aumento del numero dei laureati fuori corso, soprattutto negli ultimi anni. Resta il fatto che spesso, chi può, sceglie di frequentare l'università nella Penisola se non addirittura nelle capitali europee. I costi: la retta annuale alla Bocconi di Milano va dai 5mila agli 11mila euro. Nei college inglesi - ad esempio nella London school of Economics - si va invece dai 10 ai 20mila euro.
Rebecca Argentero ha il sogno del giornalismo e ha scelto la Ca' Foscari: «Qui ho trovato un corso sperimentale in lingua inglese che mette insieme filosofia, scienze politiche e economia» racconta la diciannovenne cagliaritana. «Nel mio futuro? Non mi vedo in Sardegna. Vorrei andare fuori dall'Italia, forse a Londra. Tra i miei compagni di classe al liceo tanti hanno scelto di frequentare l'università lontano dall'Isola. Milano, Udine, Bologna. Due amici studiano nel Maine, negli Usa. In tutto siamo sette su venti ad aver scelto questa strada».
 IL BOCCONIANO Simone Baccialle, 20 anni, da due vive a Milano dove studia Economia per le arti, la cultura e la comunicazione alla Bocconi: «Un corso che non esiste in Sardegna. A Milano poi l'ambiente è più stimolante, ci sono più possibilità di partecipare di partecipare a stage temporanei nelle aziende. La Sardegna invece ti mette spesso davanti diversi ostacoli nel cammino del mondo lavorativo. Nella mia classe del liceo siamo partiti in tre su venticinque». Alessandra Di Biase studia Giurisprudenza a Torino. Pensa di ritornare, ma non subito: «Il mio futuro lo vedo nell'Isola, ma solo a 30-40 anni, al termine del mio percorso di studi. Ho scelto Torino perché offre la possibilità di conseguire una laurea valida sia in Italia che in Germania. Io parlo già il tedesco perché ho fatto il quarto anno del liceo in Austria». Il sogno? «Un lavoro nell'Unione europea o la carriera di magistrato. Quasi tutti i miei colleghi invece vogliono fare gli avvocati d'azienda». (m. r.)
 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
A Fonni un incontro tra i giovani del Nuorese: c'è chi è stato in America e ha scelto di tornare
Non tutti emigrano: «Rimaniamo per aiutare l'ambiente»
Molti laureati emigrano, perché non trovano risposte lavorative adeguate. Ma in tanti vogliono restare, come è emerso a Fonni in un incontro organizzato dall'università di Nuoro e dal Comune: sette studenti hanno mostrato come i saperi acquisiti nei propri percorsi potrebbero risollevare il territorio. «Molti di loro studiano apicoltura, castanicoltura, gli incendi. Temi indispensabili nella zona», spiega Fabrizio Mureddu, commissario del consorzio universitario, «potrebbero aiutare le imprese ortofrutticole a ottenere le certificazioni di valore ambientale, a testimonianza dell'eccellenza delle produzioni locali». Aggiunge Gianfranco Capra, docente di pedologia applicata: «Stiamo formando una generazione consapevole dei problemi relativi al deterioramento del suolo».
LA PREPARAZIONE Ognuno dei protagonisti parla più di una lingua straniera e ha potuto unire la pratica alla teoria, oltre che arricchirsi umanamente, grazie alle opportunità internazionali offerte dall'ateneo. Maurizio Muntone, di Fonni, Gabriele Angioi, di Ottana, Eleonora Lai, di Domusnovas, e Anna Vittoria Taras, di Ozieri, del corso di laurea in scienze forestali e ambientali, hanno svolto, attraverso l'Erasmus, dei tirocini in Polonia su come trattare i metalli pesanti nel terreno, o sviluppare i suoli antropogenici, cioè quelli che derivano dalle attività umane.
LA STORIA Mauro Pinelli, di Fonni, dopo la Spagna è partito per l'Università del Michigan, dando seguito ai suoi studi su suolo e incendi. «Sono stato accolto benissimo: avevo un ufficio e l'accesso ai laboratori», racconta lo studente, che ha usufruito di una borsa di studio Ulisse. Lo stesso programma ha permesso a Nicoletta Melis, di Santa Maria La Palma, di sperimentare gli effetti dei fertilizzanti chimici sul suolo in Brasile e a Alessandra Dore, di Gavoi, studentessa di giurisprudenza, di occuparsi di diritto dell'immigrazione a New York.
La sindaca Daniela Falconi ha posto l'accento sulla necessità di trovare le sinergie tra università, politica e territorio: «È necessario creare le condizioni per mettere queste competenze a servizio della comunità».
Daniela Melis
 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Le facoltà tecnico-scientifiche in forte crescita in Sardegna
Medicina e Ingegneria il sogno degli studenti
Carlo Sanna non ha dubbi: «Medicina e Ingegneria sono le facoltà più ambite: le lauree hanno un valore anche all'estero e garantiscono buoni stipendi», dice il coordinatore di Unica 2.0, associazione studentesca tra le più attive a Cagliari. Un tempo l'asso pigliatutto dell'università sarda era Giurisprudenza: migliaia di matricole, attratte non solo dalle carriere di avvocato, magistrato e notaio, ma soprattutto dall'opportunità dei concorsi pubblici. Ora che le assunzioni statali sono sempre più un'eccezione, il polo economico-giuridico tiene comunque. A Cagliari è quello che conta più iscritti insieme alle facoltà degli studi umanistici. A Sassari le immatricolazioni in Giurisprudenza sono salite addirittura del 46 per cento negli ultimi 3 anni. Non sono gli unici corsi ad vantare statistiche positive.
 IL PRORETTORE «Anche le lauree scientifiche stanno registrando un aumento di iscrizioni, in particolare Fisica e Matematica», fa notare il prorettore vicario dell'ateneo di Cagliari Francesco Mola. L'università del capoluogo ha adottato varie contromisure per rimanere competitiva, nonostante i tagli ai finanziamenti di circa 28 milioni in pochi anni e le classifiche altalenanti (la più recente del Sole 24 ore la relega al terz'ultimo posto in Italia, quella di Repubblica-Censis al sesto posto tra gli atenei di grandi dimensioni) non sempre aiutino: «Abbiamo appena avviato due nuove lauree magistrali. Una in Turismo sostenibile, una sulla scienza dei dati, con studi di informatica, economia e statistica. È anche grazie a queste novità che le immatricolazioni tengono», sottolinea Mola, che non è preoccupato dalla fuga dei giovani sardi verso le facoltà della Penisola o all'estero: «Le statistiche sugli studenti che vanno fuori non sono diverse da quelle delle altre regioni. Ma un giovane che va via fa molto rumore e offusca i cento che rimangono. Faccio notare che in ogni nostro dottorato di ricerca c'è almeno uno studente dell'Unione europea: evidentemente l'appeal non manca».
DIRITTO ALLO STUDIO La brutta notizia è che crescono gli studenti pendolari. Segno che mantenere un ragazzo fuori di casa è un lusso che in pochi, nei paesi della Sardegna, si possono permettere. «L'attrattività degli atenei non è un problema. Lo è, semmai, il diritto allo studio», spiega Antonio Pala, 24 anni, coordinatore dell'associazione Udu di Sassari. «Studiare costa molto, le borse di finanziamento sono sempre meno e tanti rinunciano a iscriversi. Il corto circuito risale alla Riforma Gelmini: le risorse premiano solo gli atenei più grandi».
I CRITERI DI SCELTA Al momento della scelta della facoltà, gli studenti guardano soprattutto al loro futuro lavorativo. «Molte decisioni sono condizionate dagli appuntamenti di orientamento dedicati ai ragazzi che si stanno per iscrivere all'università. Purtroppo questa fase viene spesso incentrata sull'opportunità di un'occupazione. E questo è un grande errore. Gli atenei sono strumenti di crescita culturale, non uffici di collocamento», spiega Carlo Sanna.
 IMMATRICOLAZIONI IN CRESCITA I dati sulle immatricolazioni dell'università di Sassari sono positivi: «Il saldo totale evidenzia un aumento in doppia cifra, pari al 13 per cento», spiega il rettore Massimo Carpinelli. I nuovi studenti arrivati nel 2016 sono 3526. «Un livello che non si registrava dal 2009». Ma anche qui negli ultimi dieci anni gli iscritti sono diminuiti notevolmente. Le facoltà preferite? «Il maggior numero di matricole si trova nei corsi di Scienze umanistiche e sociali. Poi l'area economica e quella giuridica». I risultati degli ultimi anni, secondo Carpinelli non sono casuali: «Arrivano grazie ai nuovi corsi di studio, alla razionalizzazione dell'offerta e a una campagna promozionale mirata». Vista la concorrenza, bisogna saper vendere i propri prodotti.
 Michele Ruffi
 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
ALGHERO. Il polo didattico è primo davanti a Venezia e Torino nella classifica del Censis
Architettura, da piccola Cenerentola a principessa d'Italia
«I nostri studenti sono oggettivamente più bravi. Lo dicono i colleghi italiani, ad ogni occasione di incontro». Arnaldo Cecchini, ex direttore del Dipartimento di Architettura di Alghero e docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica, non fa il finto modesto e dice le cose come stanno. Il polo didattico algherese è un piccolo miracolo: senza soldi e, almeno inizialmente, con evidenti difficoltà logistiche, si è fatto largo a gomitate nel panorama dell'offerta universitaria, diventando una eccellenza. Davanti allo Iuav di Venezia e al Politecnico di Torino, anche nel 2016, per la quarta volta consecutiva, Architettura di Alghero (oggi diretta da Nicola Sechi) è prima nella classifica stilata dal Censis sulle migliori facoltà d'Italia.
LE NOVITÀ Il corso specialistico della durata di cinque anni è l'ultimo nato dell'ateneo sassarese, eppure si è guadagnato subito la leadership nella classifica delle facoltà scientifiche. «Sono due i punti di forza: l'ambiente internazionale, grazie ai docenti stranieri e agli scambi con le altre facoltà all'estero e, ancora, un modello formativo basato sulle attività di laboratorio», spiega Cecchini. Tutti i 500 aspiranti architetti che frequentano la facoltà trascorrono almeno un semestre all'estero. Mentre è numerosa, in città, la presenza di studenti Erasmus. Dopo tante battaglie il Dipartimento di architettura, urbanistica e design di Alghero di recente è stato inserito tra le sedi universitarie decentrate, con finanziamenti certi e duraturi.
I FINANZIAMENTI Trecentocinquanta mila euro le risorse destinate per l'anno in corso, una cifra sicuramente inferiore a quella assegnata in altre sedi. L'amministrazione comunale di Alghero nel 2014 ha firmato un accordo con l'Università di Sassari che prevede la concessione in uso esclusivo all'ateneo (per 15 anni rinnovabili) di parte dei locali del Santa Chiara, dell'ex asilo Sella e del palazzo del Pou Salit, oltre al Palazzo Serra per il Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali, il Centro linguistico e la Scuola universitaria di Lingua e cultura per stranieri. Da tre anni le aule e i laboratori di Architettura sono ospitati nel vecchio ospedale sui bastioni, ristrutturato con un investimento di nove milioni di euro.
 Caterina Fiori
 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Studenti alle urne mercoledì e giovedì per eleggere il proprio rappresentante
ERSU, VOTO ELETTRONICO PER IL CDA
Due candidati in campo. Mense, alloggi e servizi nei programmi
Appuntamento elettorale per l'Ateneo cagliaritano: i 26mila studenti andranno alle urne mercoledì (dalle 9 alle 17) e giovedì (dalle 9 alle 14) prossimi per votare il proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione dell'Ersu, ente regionale per il diritto allo studio. Due le liste in campo, ciascuna con un proprio candidato: Unica 2.0, che quest'anno lancia Federico Orrù (noto Kikko), 22enne di Villamassargia, iscritto al secondo anno di Scienze Politiche. E Progetto Studenti che sostiene una candidatura femminile, schierando Daniela Addis, 22 anni di Budoni, laureata in Scienze dell'educazione e della formazione, ora iscritta in Assistenza sanitaria.
LE URNE Due liste forti, fatte da studenti che ogni giorno vivono l'Università. La novità dell'elezione di quest'anno è il voto elettronico: non più carta e matita, gli studenti voteranno dalle postazioni multimediali installate nei seggi delle facoltà cagliaritane (in viale Sant'Ignazio, via Marengo, via Is Mirrionis, via San Giorgio, Cittadella di Monserrato) e anche a Oristano (via Carmine) e Nuoro (via Salaris). Procedura che, semplificando lo spoglio, consentirà di conoscere quasi in tempo reale il vincitore che siederà nel cda dell'Ersu per il prossimo triennio 2017-2020. Prestigiosa carica, molto ambita dagli studenti per l'opportunità di influire decisamente sul diritto allo studio e sui servizi connessi. Carica oltretutto retribuita, come tutti i consiglieri di amministrazione.
UNICA 2.0 L'associazione studentesca ci ritenta e, dopo il successo della precedente tornata, ambisce a rioccupare la stessa poltrona conquistata nel 2014 da Francesco Pitirra, oggi uscente. «I successi ottenuti durante questi ultimi anni di rappresentanza, dalle borse di studio a tutti gli “idonei beneficiari” al fitto casa, all'assistenza sanitaria per i fuorisede, allo sportello casa fino all'aumento delle soglie Isee per l'accesso alle borse di studio, ci hanno spinto a scendere nuovamente in campo per gli studenti, candidandoci anche quest'anno in occasione del rinnovo della carica», spiega Lisa Ferreli, portavoce dell'associazione. Una sfida che vedrà impegnato in prima linea il candidato. «L'importante è che gli studenti vadano a votare», è l'appello di Federico Orrù, «la rappresentanza dell'Ersu è quella che più ci permette di influire sul cambiamento di rotta del diritto allo studio, affinché diventi davvero tale, con tutti i servizi che ne conseguono. Continueremo a lavorare per ottenere risultati per tutti, come quelli raggiunti finora». Tra i problemi da risolvere, indicati da Unica 2.0, il servizio di trasporto. «Non esistono treni Cagliari-Ogliastra - ricorda Lisa Ferreli - e nel Sulcis i pochi che ci sono viaggiano strapieni».
 PROGETTO STUDENTI Meno conosciuta dell'altra sigla, l'associazione nata nel 2014 si sta facendo strada dentro l'ateneo, con rappresentanti in senato accademico e nelle facoltà, al pari dei “rivali”. «Siamo in campo per sostenere le esigenze dello studente che emergono nella vita quotidiana», rimarca il portavoce di Progetto studenti, Giovanni Vargiu. Scontato, quindi, che nel loro cahier de doléances ci siano problemi condivisi da Unica 2.0: mense sottodimensionate, alloggi, case-studenti pericolanti e da rimettere in sesto con interventi programmati (e non sull'onda dell'emergenza com'è successo in via Trentino quando è crollato il tetto) in attesa del famigerato campus di viale La Plaia. «Come fuorisede faccio i conti con tutti questi problemi fin dal 2013», sottolinea la candidata Daniela Addis. «Ogni giorno frequento il Polo di Monserrato, dove il servizio mensa non è all'altezza delle altre sedi. So bene anche quanto soffrono gli studenti in cerca di alloggi, 13mila fuorisede che possono contare solo su 825 posti. Ecco perché mi sono messa in gioco, raccogliendo la fiducia dei colleghi che mi hanno scelto».
 Carla Raggio
 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
Sardegna-Corsica
Domani alle 9,30 al rettorato giornata di studi sardo-corsi organizzata dalle università sarde e corse
 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Economia Sardegna (Pagina 16 - Edizione CA)
Carriere
ANNA ADAMO Laureata in legge all'Università di Cagliari, Anna Adamo si trasferisce a Milano per conseguire un master in organizzazione delle risorse umane alla Bocconi. Nel capoluogo lombardo ottiene i primi incarichi, prima alla Hilti, società di prodotti per l'edilizia, poi alla Whirlpool fino al settembre del 2012, per passare successivamente alla sede di Barcellona della società di vendite on line Privalia nel ruolo di manager per la cultura e lo sviluppo. Infine il ritorno in Italia come senior manager delle risorse umane per il sud Europa alla Adidas, la casa tedesca specializzata in calzature e abbigliamento sportivo. (l. m.)
 VALENTINA PUSCEDDU Studi classici a Nuoro e poi laurea in psicologia a Cagliari: Valentina Pusceddu inizia il suo percorso professionale alla Dell, multinazionale americana dell'informatica, prima come rappresentante vendite nel mid market, successivamente come account manager territoriale e infine come project manager. Nel maggio 2011 il trasferimento alla sede milanese dedel colosso Usa Oracle, dove è hardware account manager fino a settembre 2013 per poi approdare sulla poltrona del tecnology account manager. (l. m.)

 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Commenti (Pagina 44 - Edizione CA)
IL CASO BUONCAMMINO
Se per tanti decenni nelle celle di Buoncammino i carcerati hanno scontato la loro pena, oggi è proprio lui, Buoncammino, condannato a scontare la pena dell'essere un rudere. È una condanna che si ripercuote su tutti noi cagliaritani e costituisce l'emblema del pressapochismo di chi deve decidere e dell'arrogante egoismo di frange minori di potere che, purtroppo, detengono la titolarità di questo bene prezioso per Cagliari. Ormai da anni, era il 2014, ho perorato la causa di un Buoncammino e degli immobili viciniori, ormai libero da detenuti l'uno e forzatamente liberati gli altri da sottoutilizzi militari, da riportare al godimento della città e da legare indissolubilmente a Castello ed al centro storico. Ho ripetutamente proposto di farne un luogo interattivo con le Facoltà Universitarie, dotato di residenze abitative per studenti e per giovani coppie, fornito di servizi polivalenti di tipo commerciale, artigianale, culturale, ricreativo, indispensabili per il richiamo alla vita di un quartiere, il nostro bellissimo Castello, ormai avvitato in una costante decrescita del tasso abitativo. Niente. Un'altra occasione perduta.
Gesualdo Gorini
 

9 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 / Economia (Pagina 15 - Edizione CA)
Marina Calderone, cagliaritana, numero uno dei Consulenti del lavoro, nel cda di Leonardo
«AIUTI AL DISTRETTO AEROSPAZIALE»
Sinergie possibili. Sull'addio ai voucher ammette: troppa fretta
Leonardo (ex Finmeccanica, azienda pubblica che si occupa di difesa, aerospazio e sicurezza) è una delle galline dalle uova d'oro dello Stato, che grazie anche ai suoi utili sopperisce alle difficoltà di bilancio. Nel cda della società (Alessandro Profumo sarà l'amministratore delegato al posto di Mauro Moretti) è stata riconfermata la cagliaritana Marina Calderone, numero uno dei consulenti del lavoro italiani.
 Quale ruolo possono avere oggi le donne nei cda delle quotate? E quali risultati sono stati prodotti dalla legge Golfo-Mosca?
 «La legge è stata certamente un grande passo in avanti nelle dinamiche del lavoro, ma da sola non basta. Per questo motivo il Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro ha siglato un protocollo d'intesa con il dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio volto a favorire l'incontro tra domanda e offerta di professioniste iscritte agli Albi nelle posizioni di vertice di società controllate dallo Stato e da enti pubblici, in rispetto degli obblighi di “equilibrio di genere”».
 Quali possibilità di sviluppo per Leonardo in Sardegna?
«Vedo bene un'interlocuzione con il distretto aerospaziale della Sardegna, per una azienda come Leonardo che in questo campo ha un know-how specifico. Leonardo può costituire un riferimento per i progetti innovativi sviluppati a Pula».
 Sulle società pubbliche c'è sempre però un pregiudizio.
 «Se pensiamo che nel 2016, rispetto al 2015, gli ordini per Leonardo sono quasi raddoppiati e che l'utile netto ordinario è aumentato di oltre il 100% è difficile immaginare che siamo in presenza di un carrozzone. Soprattutto dopo la ristrutturazione portata avanti dal precedente cda e tesa a una maggiore efficienza. Le società pubbliche, se bene amministrate, sono un valore per il Paese».
 Come presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, cosa pensa dell'addio ai voucher?
 «Prima della frettolosa abolizione di questo strumento per evitare il referendum del 28 maggio, gli oltre 130 milioni di buoni lavoro venduti (con una crescita vertiginosa nell'ultimo anno) meritavano un'analisi più approfondita. Troppo rigida la posizione di quanti - sindacati in testa - chiedevano di cancellare l'istituto per evitare eventuali abusi e per contrastare la precarizzazione dei lavoratori. Grazie ai voucher sono stati oltre 800.000 i lavoratori percettori di buoni lavoro prima sconosciuti al mercato del lavoro. Si poteva scegliere una strada diversa per migliorare questo strumento rispetto all'abolizione».
Non si rischia un buco normativo?
 «L'immediata entrata in vigore del decreto legge 25/2017 ha prodotto la contestuale abrogazione dell'intera normativa sui voucher, con l'incredibile conseguenza che per quelli utilizzabili fino alla fine del 2017 manca una norma di riferimento».
 Ci sono forme alternative da utilizzare in tempi brevi?
 «Tra le diverse forme contrattuali il contratto di lavoro intermittente appare attualmente quello più adatto, perché prevede la possibilità di fare ricorso alla prestazione di lavoro “a chiamata”. Quello intermittente, però, è un rapporto di lavoro subordinato a tutti gli effetti, che prevede adempimenti, formalità e oneri tipici di questa tipologia contrattuale. Ci sarebbe poi il contratto di somministrazione a tempo indeterminato o determinato: in questo caso è necessario rivolgersi ad un'agenzia di somministrazione autorizzata che mette a disposizione di un utilizzatore uno o più lavoratori suoi dipendenti, nel rispetto dei vincoli percentuali previsti dalla legge e dai contratti collettivi. Tuttavia il problema oggi non è tanto di alternativa ma di flessibilità e di burocrazia».
 Giuseppe Deiana

10 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 aprile 2017 /Provincia Sulcis (Pagina 34 - Edizione CA)
SANT'ANNA ARRESI. Danni per migliaia di euro: appello alla Regione
Reti squarciate dai delfini: duro colpo per i pescatori
Ad ogni uscita pescano rabbia. Dentro le reti, squarciate dai delfini, non trovano più neppure un sarago. Del pesce, necessario per sbarcare il lunario e mantenere le famiglie, non c'è traccia. È ormai pasto esclusivo dei delfini, incubo quotidiano per i pescatori di Sant'Anna Arresi, Teulada e del golfo di Palmas. Ogni giorno, da mesi, salpano solo brandelli di tramagli e poche chili di pesce, insufficienti a coprire i costi di giornate in mare sempre meno redditizie. E che, pochi giorni fa, li ha spinti a lanciare un accorato grido di aiuto per un comparto, quello della pesca nel Sulcis che, indennizzi a parte, non gode certo di buona salute.
I PESCATORI «Ci stanno mettendo in ginocchio. Ogni giorno è sempre più frustrante uscire in mare. Quando tiriamo su le reti non troviamo altro che brandelli. Il pesce? Sparito, divorato dai delfini», racconta Luciano Marica , decano dei pescatori di Sant'Anna Arresi e protagonista di tante battaglie per il settore. Ormai non passa giorno che pescherecci e motobarche, un centinaio quelle che operano nelle acque di Porto Pino, Capo Teulada, Giba, Masainas e San Giovanni Suergiu, facciano rientro in porto o in rada a reti vuote, e soprattutto irrimediabilmente rovinate. Con danni che oscillano tra i 20 e i 12 mila euro a seconda che si tratti di reti “da posta” (di norma un centinaio per pescatore) a tramaglio o liscia giapponese. «Ogni due o tre giorni dobbiamo rammendarle o cambiarle del tutto e - sottolinea Marica - non potendo contare sui guadagni del pescato, ormai inesistente, le cose stanno diventando assai ardue». Così difficili che, vista la situazione, che c'è anche chi pensa quasi di rinunciare.
 LE SPESE «In molti casi non caliamo più neppure le reti. Solo due mesi fa - racconta Romeo Puddu , pescatore di Sant'Anna Arresi - ho speso tremila euro in reti e ora non servono più. Se continua così ci costringono ad abbandonare il mestiere». Ma nessun accanimento contro il vorace mammifero. «Che del resto, essendo un animale particolarmente intelligente, - spiega Piero Addis , biologo marino e docente all'Università di Cagliari - non fa altro che andare dove è più facile trovare il pesce». Ossia già intrappolato nei tramagli. E poco importa se, per divorare triglie, saraghi e quant'altro, distrugga chilometri di reti. Luciano Marica è anche segretario territoriale della Uila Pesca: «Non rimane altro che chiedere un intervento urgente della Regione affinché, come avveniva in passato, adotti misure di sostegno che, anche solo aiutandoci a ripagare i danni subiti alle reti, ci consenta di andare avanti».
Maurizio Locci
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA
 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 2 aprile 2017 / Economia - Pagina 14
Solo la Puglia investe più dell’isola, ma la giunta Pigliaru è prima in Italia per numero di misure per la competitività
STARTUP, LA SARDEGNA È UN LABORATORIO
 SASSARI L’isola proiettata verso il futuro. La Sardegna è la regione che più di tutte crede nella forza dell’innovazione. A onore del vero è la Puglia quella che investe più fondi nelle startup, ma è in Sardegna che è stato preso il maggior numero di misure per la competitività. Ben 18 bandi, di cui quasi la metà a firma della Regione. Tra l’altro 18 su un totale di 103 a livello nazionale, così come risulta dal portale Finanziamentistartup.eu. Budget. La Sardegna investe nelle startup 130 milioni di euro. Una cifra seconda solo a quella stanziata dalla amministrazione pugliese, che sulla innovazione ha investito 369 milioni di euro. Al terzo posto c’è il Veneto, con 102 milioni. Seguono la Calabria, a quota 91 milioni, e la Toscana, 56 milioni. Fanalini di coda di una classifica che vede il Friuli a quota zero stanziamenti sono l’Emilia Romagna, con soli 136mila euro, e la Sicilia con appena 411mila euro destinati alle startup. Un risultato, quest’ultimo, in controtendenza rispetto a un Meridione che vuole investire sul futuro. Un dato figlio della maggiore dotazione finanziaria delle cosiddette regioni svantaggiate. La magigor parte di queste misure, infatti, rientra nei Por Fesr 2014-2020 che prevede interventi in innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno a pubbiche e medie imprese. Bandi. La Sardegna guida la classifica dei bandi. L’isola è la regione che più di ogni altra ha messo a disposizione misure per le imprese innovative. Diciotto su un totale di 103. E di questo otto sono promosse dalla Regione e le altre 10 da altri enti . La Regione targata Pigliaru è dunque quella che scommette più di tutte su progetti nuovi. Al secondo posto c’è la Puglia, con 5 bandi della Regione e 4 di altri entri, e al terzo la Calabria, con 7 bandi della amministrazione regionale e uno di altri enti, a pari merito con il Friuli Venezia Giulia, 6 misure della Regione e due di altri enti pubblici. In coda, anche da questo punto vista, ci sono l’Emilia Romagna e la Sicilia, con appena un bando a testa a favore delle startup. Eppure l’Emilia Romagna è la seconda regione d’Italia per numero di startup, secondo il Sole 24 Ore 759. Meglio fa solo la Lombardia a quota 1.574. La Sardegna si ferma a quota 137.

 
 
 

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