Domenica 5 marzo 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 marzo 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

redazioneweb@unica.it

 
L’UNIONE SARDA
 
 
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / PRIMA PAGINA
DEL ZOMPO, UNA MAGNIFICA SFIDA
«Rettrice? No, rettore». Maria del Zompo è stata eletta da quasi due anni Magnifico dell’Università di Cagliari. Farmacologa, ha il difficile compito di salvare l’ateneo dalla scure del Governo. Assicura di non essersi mai accorta dei primi malumori che serpeggiano all’interno di alcuni dipartimenti. Contesta la classifica del Sole 24 Ore che relega Cagliari al terz’ultimo posto. Si considera autonoma dal potere politico e dice di non aver fatto neppure un pensierino alla candidatura a sindaco.
P. PAOLINI A PAGINA 24
L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017

Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
CAGLIARI, LA MAPPA DEL POTERE
Del Zompo: mai ricevuto critiche
di Paolo Paolini
«Rettrice? No, rettore. Penso che gli incarichi istituzionali debbano mantenere il nome di sempre». Il sessantunesimo Magnifico dell’università di Cagliari è una farmacologa di fama internazionale che non s’appassiona al linguaggio di genere. Forgiata professionalmente negli Stati Uniti, Maria Del Zompo è la prima donna alla guida dell’ateneo. Un’elezione bulgara, se l’espressione avesse ancora un senso. «Irripetibile», sibilano maligni i critici. Lei non se ne cura: «Il 2 aprile saranno trascorsi due anni dall’investitura. Ho lavorato intensamente per il bene dell’università e continuerò su questa strada».
Sessantacinque anni, allieva di Gianluigi Gessa, ha dedicato la vita alla ricerca. Oggi si barcamena tra tagli governativi all’istruzione e folate interne di malcontento, che lei però assicura di non cogliere. Fa parte del micro esercito di rettrici, cinque su settantotto, ma mette una distanza siderale tra sé e le integraliste delle quote rosa: «Non sono la soluzione. Il nostro obiettivo è mettere le donne nelle condizioni di giocarsela ad armi pari con i colleghi».
La differenza tra lei e l’ex rettore Melis?
«Ho una visione più aperta verso il territorio. I cittadini devono sapere cosa si fa dentro l’università. È fondamentale aprirsi di più alla città contaminandosi vicendevolmente».
Concretamente cos’è cambiato?
«Siamo più vicini alle studentesse con le tessere baby per le mamme, le stanze rosa, il riequilibrio di genere per le risorse da destinare ai dipartimenti».
Eletta con 825 voti, un plebiscito. Dicono che la fiducia in lei sia calata.
«Se è così non me ne sono accorta. Stiamo lavorando sodo, alcuni indicatori sono già migliorati».
Però la classifica del Sole 24 Ore affonda Cagliari al terz’ultimo posto.
«Il quotidiano economico stila un elenco contestato da molti atenei perché privo di solide basi scientifiche. Non dichiara le fonti e tanti altri dati. Invece la graduatoria di Repubblica-Censis - basata su parametri precisi - ci colloca al sesto posto tra i grandi atenei, abbiamo recuperato due posizioni in un anno».
Al Policlinico, suo bacino elettorale, è convinzione diffusa che lei non stia mantenendo le promesse.
«Andrò a rivedere il programma elettorale. Di sicuro ho garantito che avrei firmato i protocolli d’intesa con Regione e università di Sassari e sto mantenendo l’impegno. Entro il 2018 avremo anche l’atto aziendale che aspettiamo da dieci anni per programmare in maniera seria ed efficiente. Nel frattempo siamo impegnati nelle procedure di accreditamento dell’università da parte del Ministero»
L’ex rettore Mistretta sostiene che invece di un nuovo campus si potrebbero usare i vuoti urbani in mezza città.
«Mi stupisce perché l’idea del campus è nata quando lui era rettore, e i vuoti urbani c’erano anche allora. Per noi è fondamentale aumentare i posti letto per gli studenti. Istituzionalmente il compito spetta all’Ersu, ma sono pronta a impegnarmi con chiunque metta a disposizione spazi e idee. Abbiamo deciso di creare una commissione per progettare Cagliari città universitaria».
Si considera autonoma dal potere politico?
«Se si intendono i partiti, sono autonomissima, mai avuto tessere, solo quella del sindacato. Autonoma dalla politica non è possibile, tutto è politica, ogni scelta che facciamo è politica».
Che rapporto ha con i partiti?
«Credo siano importanti, soprattutto se hanno storia e ideali. Però penso che più dei simboli contino le persone che traducono gli ideali in fatti concreti: qualche volta vanno bene altre meno».
Un rettore deve essere necessariamente governativo per avere i finanziamenti?
«Non è necessario. Nella mia esperienza ho notato che chi è al governo della Regione - di qualunque colore sia - ha a cuore la crescita culturale dei cittadini. Va da sé che deve esserci rispetto reciproco tra le persone che hanno incarichi istituzionali, altrimenti i rapporti possono complicarsi».
È vero che sta già facendo un pensierino alla poltrona di sindaco?
«Niente di più fantasioso».
C’è chi lo dà per certo.
«Anni fa mi inserirono nel totonomine per l’assessorato alla Sanità: risposi che l’unica cosa cui ambivo - se i colleghi mi avessero votata - era fare il rettore. La mia ambizione si ferma qui».
La massoneria decide le carriere nel suo settore, la sanità.
«Spesso si dà credito a leggende metropolitane».
Pensa davvero che questa lo sia?
«Direi di sì».
Cagliari e Sassari, due atenei per un milioneseicentomila abitanti. Quanto si può resistere ancora?
«Molto. Sono in assoluto le università più lontane tra loro all’interno della stessa regione. La peculiarità del territorio ha la sua importanza, a meno che non si punti alla desertificazione della Sardegna».
Una fusione?
«A cosa dovrebbe servire? Ad avere un solo rettore? O a risparmiare sui ridottissimi gettoni di presenza? Esiste già anche una redistribuzione delle facoltà. Per esempio Sassari ha quella di Agraria, Cagliari no. Il precedente governo ha cercato di farci chiudere, è vero, ma i sardi sono testardi e orgogliosi».
Non basta per rientrare nei criteri ministeriali.
«Hanno imposto una migliore organizzazione: ci stiamo adeguando alla velocità del suono. Per il resto portiamo avanti il confronto nazionale sull’insularità e la scarsa densità di popolazione».
Quanti sono i docenti per diritto di parentela?
«I miei genitori avevano la quinta e la sesta elementare, nessuna amicizia universitaria, eppure ho lavorato nel gruppo di Gessa e riuscendo a costruire la mia carriera».
Quanti prendono la scorciatoia?
«Cagliari ha avuto una buona valutazione sui cosiddetti nuovi ingressi dei docenti. A me interessa questo, non il cognome».
Però l’ateneo nel 2012 era terzo in Italia per nepotismo.
«Dal 2010 ci sono nuove norme, ciò che fa il singolo ricade sul dipartimento e sull’ateneo, nel bene e nel male, quindi tutti sono obbligati a migliorare. Se in passato è andata diversamente, io non l’ho vissuto».
Docenti fannulloni?
«Vedo una grande partecipazione da parte di molti professori. Sì, probabilmente ci sono anche situazioni di impegno ridotto, ma oggi un docente che sta con le mani in mano viene penalizzato, perde la possibilità di avere finanziamenti e scatti di stipendio».
È defunto il ruolo intellettuale, di dibattito, dell’università?
«No, è un continuo interagire con la città e il resto del mondo sui temi di attualità».
Tanti hanno notato la sua assenza al funerale della psichiatra Nereide Rudas.
«Mi è dispiaciuto non essere presente ma purtroppo quel giorno ero lontana da Cagliari».
Non c’era neppure alla commemorazione.
«Ero fuori città anche quel giorno. Rimedierò organizzando un’altra cerimonia in ateneo».

 
 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
POLICLINICO. L’équipe guidata da Luchino Chessa, le cure antivirali, la lotta ai tumori e alla cirrosi
NUOVI FARMACI CONTRO L’EPATITE C
«Così evitiamo i trapianti di fegato»
Sino a poco tempo fa per sperare di sopravvivere all’epatite C c’era solo un’alternativa: il trapianto di fegato. Con costi sociali pesantissimi e possibilità di recidiva molto elevate. Con i nuovi farmaci antivirali la Struttura di medicina interna e malattie del fegato del policlinico Duilio Casula dell’Azienda ospedaliera universitaria offre percentuali di guarigione elevatissime, in breve tempo e senza intervento chirurgico.
IN PRIMA LINEA Chessa, nel suo studio al pian terreno del Blocco C, accende una luce di speranza per i pazienti. «Purtroppo il tasso di diagnosi non è preciso. Lavoriamo su stime. Pensate - precisa - che i calcoli vengono fatti sulle esenzioni». Nel più importante centro epatologico dell’Isola un’idea sui numeri ce l’hanno. «In Sardegna si stima che il 3-5 per cento della popolazione è affetto da epatite C. Per un terzo di questi pazienti la malattia evolve in cirrosi epatica o tumore al fegato nell’arco di 20-30 anni con una mortalità del 15-20% annuo quando il quadro clinico risulta molto avanzato». Dov’è la novità? «La rivoluzione è arrivata con i farmaci ad attività antivirale diretta di seconda generazione (DAAs), il cui capostipite è il Sofosbuvir». In pratica? «Sottoponiamo i pazienti a trattamenti che, a seconda del quadro clinico, possono durare 12 o 24 settimane». Le percentuali di guarigione? «Abbiamo sottoposto a terapia con i nuovi farmaci 400 malati. Di questi 250 hanno concluso il ciclo: 246 sono completamente guariti, 4 hanno avuto una recidiva».
I COSTI La spesa per l’acquisto dei farmaci salvavita è molto elevata, c’è anche chi è andato in India a curarsi. «Siamo partiti da 70 mila euro a ciclo per paziente, ora siamo a 13 mila. Il rapporto costo/beneficio, se confrontato con le diverse centinaia di migliaia di euro necessari per un trapianto di fegato, va a favore del beneficio.
IL CONTAGIO Come si viene infettai dal virus? «Interventi chirurgici, terapia odontoiatrica, l’uso di droghe endovenose e i trattamenti di bellezza (pearcing, manicure, pedicure, tattoo) sono i maggiori fattori di rischio». Le donazioni? «Il controllo dei donatori nei centri trasfusionali ha annullato il rischio di trasmissione da trasfusioni», spiega Chessa. «Di recente si stanno presentando nuove infezioni da virus C legate a trasmissione sessuale specialmente con l’uso di sex toys». La parola magica è prevenzione. «Le persone che possono aver avuto un fattore di rischio devono effettuare i marker dell’epatite C, ma anche Hbv e Hiv. Sono necessarie campagne di prevenzione contro il sesso non protetto».
Andrea Artizzu
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 12 - Edizione CA)
Considerato l’olio dei poveri. oggi spunta sul mercato anche 60 euro al litro
SULLE COLLINE DE S’OLLU E STINCU
Escalaplano riscrive il futuro
Il più fragrante, quello che sprigiona l’aroma più intenso, le donne lo raccolgono a Is Arrantas, circa 300 metri d’altitudine, nei terreni dove pascolano le pecore di Rino Farci , quelle che danno il latte per un formaggio unico nell’Isola dei pecorini, s’axridda, ricoperto con una sottile crosta di argilla estratta dalla cava di Su Piroi.
LA CAPITALE Il momento migliore è la mattina presto, quando le bacche rosso-nere sono turgide e non hanno ancora disperso nell’aria quelle proprietà benefiche che fanno del lentisco un simbolo della medicina popolare, oggi sempre più ricercato soprattutto dall’industria cosmetica e farmaceutica.
L’Università sarda de s’ollu ’e stincu, l’olio estratto dalle drupe che maturano a dicembre, ha sede nel Gerrei: Escalaplano, tra gli altopiani e le valli del Flumendosa e del Flumineddu, è l’indiscussa capitale di questo virtuosissimo arbusto della macchia mediterranea. Qui raccolgono “su modditzi”, lo lavorano, lo spremono secondo tecniche biologiche al mille per mille.
Una tradizione familiare rispettata nei secoli. Che sta trovando nuovi impulsi e inattese vie commerciali per le richieste sempre più pressanti di un mercato affamato di prodotti naturali (disponibile a pagare anche prezzi molto salati: oggi si vende a 60 euro il litro).
LA VETRINA Nella vecchia Scalepranu hanno organizzato una vetrina unica: la grande festa che mette in mostra l’olio con proprietà cicatrizzanti, disinfettanti e antibatteriche e il formaggio axridda (l’appuntamento è per domenica 21 maggio). «Ci ho creduto dall’inizio. Vedevo le donne con il sacco pieno di bacche in testa, allora abbiamo organizzato una sagra per valorizzare questa tradizione, quest’anno sarà la ventunesima edizione», spiega Vittorio Cotza , presidente del gruppo folk San Salvatore, nato nel 1995. «Prima quasi mi deridevano, oggi mi sento orgoglioso».
L’OLIO DEI POVERI A Escalaplano sono i giorni del lentisco, l’olio dei poveri di una volta, qui chiamato ollu ’e stincini. Finita la raccolta invernale (il freddo fa maturare le bacche, il gelo le distrugge), a marzo-aprile comincia la lavorazione secondo l’antico rituale: spremitura, cottura, decantazione, travasi e filtraggi vari per «purgare s’ollu». Altrimenti si porta direttamente nel frantoio e ovviamente la resa è superiore, anche 11 litri al quintale. Un tempo conosciuto e usato da un capo all’altro dell’Isola per l’alimentazione e per curare uomini e animali, a Escalaplano il lentisco e il suo olio dal gusto resinoso non sono mai passati di moda. «Non conoscevamo l’olio di oliva perché non avevamo olivi», dice Gianluigi Sulis del gruppo folk. «Qui gli innesti su olivastri sono arrivati solo negli anni Trenta del Novecento».
L’UNIVERSITÀ Tempi lontani. Oggi su modditzi è al centro di importanti ricerche all’Università di Cagliari (per gli effetti sui batteri patogeni della bocca) e del Cnr-Ispa di Sassari. Lo chef carlofortino Luigi Pomata , che lo usa, con parsimonia, su alcuni piatti, lo considera per il suo profumo intenso simbolo della Sardegna, del Mediterraneo e lo fa conoscere nelle scuole di alta cucina. Le sue virtù sono al centro di un bel documentario realizzato da Davide Mocci .
PECORINO E ARGILLA Non solo. Qui s’ollu ’e stincu regala un tocco magico e preistorico anche al formaggio. Lo chiamano axridda: la forma di pecorino viene prima aromatizzata con l’olio di lentisco e poi ricoperta con l’argilla grigia della cava, quasi un isolante naturale. Un caso unico. «Soltanto in un paese della Grecia preparano il formaggio con una tecnica simile», osserva Vittorio Cotza. La protezione lascia la pasta umida e saporita, rallenta la stagionatura e difende dalla muffa.
LA SANTA ALLEANZA A Escalaplano hanno inventato nella notte dei tempi una santa allenza tra regno animale, regno vegetale e il mondo minerale: quasi un miracolo di ingegno apropastorale. L’allevatore Rino Farci - 400 percore a Is Arrantas, dove si tengono anche corsi di aromaterapia - comincerà in primavera la produzione del formaggio certificato, affiancandosi così a un produttore storico, Stefano Lai . «Lo produciamo solo in primavera, quando i pascoli regalano essenze e profumi senza eguali», dice Farci, che crede fermamente nella nuova impresa e nell’importanza di fare sistema («Per crescere e farci conoscere dobbiamo lavorare insieme»). Quante virtù custodisce il modesto lentisco. Cotza ne è sicuro: «Non è più l’olio dei poveri di una volta».
Lello Caravano
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Una mammografia?
«Torni tra un anno»
Il record spetta alla Assl di Nuoro: 439 giorni d’attesa per una mammografia fuori dai programmi di screening. Non scherza neanche la lista delle visite di otorino laringoiatria nel policlinico universitario di Monserrato: prima di sedersi di fronte agli specialisti bisogna aspettare 304 giorni, secondo le ultime statistiche disponibili pubblicate dalla Regione. Tempi che i pazienti sardi conoscono bene. Per una Tac al torace l’attesa media nell’Isola è di 79 giorni. Un’ecografia all’addome? Settantasette giorni.
Di recente, anche le pagelle dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali hanno descritto una Sardegna con pochissimi ospedali di qualità e troppe strutture sotto la media italiana. Uno dei motivi è, appunto, l’eccessiva attesa per alcuni interventi.
LE CRITICITÀ Il report dell’Agenas - diretta fino al 2014 dall’attuale direttore generale dell’Asl unica Fulvio Moirano -, restituisce un’Isola spesso in ritardo sugli standard indicati dal Ministero, nonostante un lieve miglioramento rispetto alle statistiche degli anni scorsi. La ricerca evidenzia tempi lunghi per portare a termine alcuni interventi e per arrivare alle dimissioni dei pazienti: fattori che contribuiscono a far lievitare la spesa sanitaria oltre i 3 miliardi di euro.
I DATI Nelle Assl dell’Isola serve un’attesa media di 5,5 giorni per un intervento di riduzione della frattura del femore. In un ospedale ideale si dovrebbe arrivare all’operazione entro due giorni e secondo i canoni qualitativi del ministero della Salute si dovrebbe rispettare questo termine almeno nel 60 per cento dei casi. La Sardegna arriva a malapena al 45 per cento. E il fatto che la media italiana (55 per cento) sia comunque sotto gli standard indicati dal governo è una magra consolazione. (m. r.)
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
All’Ats costano un miliardo ogni anno
Oltre 23mila buste paga In tutta la Sardegna, dagli ospedali di Cagliari a quelli della Gallura, passando per le aziende universitarie, i dipendenti della nuova Asl unica sono 23.493 e costano 1,1 miliardi all’anno: numeri che trasformano l’Ats nella prima industria dell’Isola e ne fa una delle realtà più grandi a livello nazionale. Per capire: un colosso come l’Eni conta circa 30mila dipendenti in Italia, il marchio dei supermercati Esselunga ne raggruppa circa 20mila.
L’area socio-sanitaria con più buste paga è quella di Cagliari: ha oltre 5mila dipendenti, che costano all’azienda 269 milioni di euro. Poi la Asl di Sassari: 3.853 tra funzionari amministrativi, medici, infermieri e le varie figure professionali. Seguono le strutture di Nuoro (2.420 dipendenti), il Brotzu (2.020), l’ex Asl 7 di Carbonia (1.830), Olbia, (1.823), l’azienda mista di Cagliari (1.810), Oristano (1.792), l’azienda mista di Sassari (1.436), Sanluri (758) e Lanusei (621).
 
 

6 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Provincia di Sassari (Pagina 50 - Edizione CA)
SASSARI. Raggiunta un’intesa nell’incontro organizzato dalle pazienti-guerriere
La Breast Unit si farà, D’Urso rassicura le donne

«La Breast Unit a Sassari? Si farà, non c’è dubbio», Antonio D’Urso direttore dell’azienda ospedaliero-universitaria ha già firmato da settimane una delibera con la quale si avvia un percorso di diagnosi terapeutico-assistenziale del tumore mammario. Una Breast Unit funzionale, dunque, non ancora strutturale. Ma è sufficiente, con qualche accorgimento e perfezionamento, alle guerriere che ieri mattina si sono date appuntamento nella sala Mimosa dell’hotel Vittorio Emanuele di Sassari. Le donne operate al seno chiedono un Centro di senologia multidisciplinare, un posto dove sia possibile compiere un percorso che va dalla scoperta del tumore ai controlli dopo la terapia. Un luogo «in cui le donne possano essere prese per mano e accompagnate in ogni tappa, sino alla guarigione». E i pulmini per le pazienti che arrivano dall’hinterland.
All’incontro hanno invitato manager sanitari, politici regionali e locali, pazienti, associazioni del settore. C’erano, tra gli altri, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau. La sala dell’albergo si è rivelata troppo piccola e molte persone, più di una cinquantina, non sono riuscite a entrare. Segno evidente che l’argomento è di grandissimo interesse. «Siamo cautamente soddisfatte - spiega Luana Farina, una delle organizzatrici - i manager dell’Azienda sanitaria ci hanno confermato la massima disponibilità e sembra sappiano che cosa vogliono fare. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda».
L’assessore Arru ha preannunciato una Breast Unit anche a Nuoro, perché purtroppo ci sono i numeri per attivare il servizio anche nel centro dell’Isola. «Abbiamo chiesto un impegno per la prevenzione in ogni ambito, anche sul controllo dell’ambiente - continua Luana Farina - e ribadito l’importanza del registro dei tumori».
C. Fi.
 
 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Economia (Pagina 20 - Edizione CA)
CAGLIARI. Open data day con le scuole: idee e condivisione di dati pubblici
Informazioni libere e studenti
Il mondo delle informazioni libere ha incontrato quello della scuola. Ieri anche Cagliari ha celebrato l’International Open Data Day, l’evento dedicato alla condivisione di dati pubblici a beneficio della comunità. Il Lazzaretto ha ospitato per una mattina un centinaio di studenti di scuole superiori e medie, chiamati alla creazione di progetti originali sull’utilizzo di banche dati messe a disposizione gratis e on line da amministrazioni pubbliche e private. Quella di ieri è stata la seconda di una tre giorni iniziata venerdì con l’hackathon, la maratona di programmazione che ha coinvolto decine di giovani pronti a scoprire perché è utile avere open data a disposizione della cittadinanza.
Le idee emerse dall’hackathon sono state presentate al Lazzaretto davanti all’assessore comunale all’Innovazione tecnologica Claudia Medda e al presidente del Crs4 Luigi Filippini. Tra il pubblico anche gli alunni cagliaritani delle terze e quarte C dell’Itis Scano, della terza G del Liceo Michelangelo, della prima B del Convitto nazionale, della quarta A del Liceo artistico Fois, della terza F del Liceo Scientifico Fermi e della terza A dell’Istituto Tecnico Commerciale Satta di Nuoro.
La manifestazione, patrocinata dal Comune e Regione, è stata organizzata dal Circolo dei Giuristi Telematici, le associazioni Need for nerd e Hub/spoke, con la collaborazione del Crs4 e il supporto di Sardinia Open Data, Nordai e CLab. Oggi la chiusura della tre giorni con il dibattito in streaming tra Luca Piras, ricercatore dell’Università di Cagliari, Francesco Piero Paolicelli (esperto di open data), Giovanni Battista Gallus (avvocato), Alessio Cimarelli (data scientist) e Andrea Zedda (Sardinia Open Data). (l.m.)
 
 

 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
L’appello dei giudici: «Salviamo il Tribunale per i minorenni»
Salviamo il Tribunale per i minorenni . È l’appello lanciato dall’“Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia” che in poco meno di tre giorni ha ricevuto oltre trecento sottoscrittori. Tra loro Maria Virginia Boi, don Ettore Cannavera, Maria Del Zompo, Silvio Lai, Cristina Ornano e Massimo Zedda.
«Il ruolo dei Tribunali e delle Procure minorili, uffici specializzati e autonomi, è fondamentale sia negli interventi di protezione di bambini e adolescenti, sia nel settore penale, nel quale il processo è caratterizzato da finalità educative dirette al recupero sociale dell’imputato minorenne», scrive in un nota il presidente dell’Aimmf Francesco Micela. «La proposta di legge approvata dalla Camera - che prevede l’accorpamento degli uffici minorili a quelli ordinari - si muove in senso opposto, e appare ispirata dal tentativo di ripianare le carenze di risorse degli uffici per gli adulti col sacrificio della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Con la loro soppressione - e la creazione di “sezioni distrettuali” nei tribunali ordinari e di “gruppi specializzati” all’interno delle procure ordinarie - al posto dei tribunali - si creerebbero strutture molto più complesse, che verrebbero declassate a sezioni dei tribunali ordinari». Per l’Aimmf sono «ancor più gravi le trasformazioni previste per le procure minorili - destinatarie ogni anno di decine di migliaia di segnalazioni dei servizi, delle forze dell’ordine, degli ospedali, delle scuole, delle associazioni di volontariato e di semplici cittadini, perché nei “gruppi specializzati” non verrebbe garantita l’esclusività delle funzioni dei magistrati, che dovrebbero svolgere anche funzioni penali ordinarie, in processi contro adulti ispirati a una logica inquirente diversa nelle finalità e nell’approccio».
  
 
 

9 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
LOTTA ALLE MAFIE
L’avvocata di Libera Enza Rando sarà lunedì in città per parlare dei processi contro le mafie. Previsti due incontri con gli studenti, a cui parteciperanno anche la rettrice Del Zompo e la prefetta Perrotta: alle 9 sarà al Pertini, alle 11 al Buccari-Marconi. L’avvocata si sposterà, alle 16, nell’aula magna Lai del polo giuridico, in via Sant’Ignazio.
 
  

10 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Cronaca di Oristano (Pagina 42 - Edizione CA)
S. GIUSTA. Dopo il ritrovamento sott’acqua della testa di satiro, tornano gli archeosub
A CACCIA DEI TESORI DELLA LAGUNA
Un cantiere in mezzo allo stagno alla ricerca di nuovi reperti
 
Si scava ancora. Questa volta però non a Mont’e Prama, ma a Santa Giusta. E non sotto terra, ma sott’acqua, un cantiere in mezzo allo stagno. Nella laguna si nasconde un tesoro antico: parola di esperti. Gli stessi che nel 2010 portarono alla luce tanti reperti tra cui la testa di un satiro in terracotta che risale a un’epoca tra il IV e il III secolo avanti Cristo, oggi custodita nei magazzini della Soprintendenza. Ma anche tantissime anfore in ceramica da trasporto con dentro resti vegetali di età fenicio punica. Segno dunque che l’antica città di Othoca un tempo era luogo di scambi e mercati. E chissà cosa ancora il fango restituirà agli studiosi. Tra poco, infatti, gli archeologi subacquei saranno nuovamente a lavoro alla scoperta di altri tesori antichi.
GLI SCAVI Pochi giorni fa è stato siglato un accordo tra il Comune di Santa Giusta, la Soprintendenza e l’Università di Cagliari per iniziare una nuova campagna di scavo. A distanza di sette anni dunque, lo stagno sarà nuovamente sotto la lente d’ingrandimento. Anche questa volta sarà un lavoro delicato ad opera dei tecnici specializzati della Soprintendenza che lavoreranno in un cantiere subacqueo allestito nel fondale dello stagno di Santa Giusta. Esattamente al centro dello specchio d’acqua. Un progetto ambizioso iniziato nel 2010 e che ora continuerà grazie soprattutto alla collaborazione con l’amministrazione.
IL CANTIERE In campo, non solo studiosi ma anche operai del Comune e pescatori del paese che faranno da supporto ai tecnici con le loro barche. Ma non solo: l’amministrazione metterà a disposizione tutti gli strumenti utili per le ricerche acquistati già diversi anni fa. E cioè delle sorbone che serviranno agli addetti ai lavori per aspirare il fango e liberare così i reperti preziosi che ancora si nascondono sott’acqua.
IL COMUNE «L’attrezzatura in questi mesi è stata completamente rimessa a nuovo - tiene a precisare il primo cittadino di Santa Giusta Antonello Figus - Purtroppo negli anni scorsi i vandali avevano danneggiato diverse idrovore, ma ora è tutto funzionante».
Per Santa Giusta si tratta di un importante passo avanti per capire l’origine del paese. «Come tutti gli scavi anche questo ci darà informazioni utili e importanti per conoscere la nostra storia - conclude il sindaco - I lavori inizieranno tra un mese, ancora però non c’è una data certa. Intanto noi siamo pronti per accogliere gli archeologi che qualche giorno fa hanno completato l’ultimo sopralluogo».
Sara Pinna
 
 

11 - L’UNIONE SARDA di domenica 5 marzo 2017 / Economia (Pagina 21 - Edizione CA)
Carriere 
MARCO ARCONTE
A trent’anni non ancora compiuti Arconte, partito da Cabras prima di finire il liceo, è riuscito a diventare un affermato manager specializzato nel settore della ristorazione. Studi conclusi tra la Svizzera e Londra, poi a 25 anni il salto verso gli Stati Uniti nel ruolo di responsabile per l’hotel della Grande Mela Sofitel, e poi come manager food & beverage del ristorante Cipriani, tra i più rinomati ristoranti italiani di New York. Poi ha proseguito al Brynwood Private Golf & Country Club ad Armonk, struttura per cui Arconte ha svolto il ruolo di general manager. (l.m.)
 
 
 
redazioneweb@unica.it
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 5 marzo 2017 / Sardegna - Pagina 5
TRE ASSESSORATI CHIAVE: I NODI IRRISOLTI
Il peso enorme dell’abbandono scolastico
Il progetto Iscol@ è la sintesi perfetta dei primi tre anni della giunta Pigliaru. Sin dall’inizio sulla sicurezza degli edifici scolastici, il presidente e l’allora assessore Claudia Firino hanno puntato quasi tutta l’azione di governo. Nei giorni scorsi è partita una nuova tranche del progetto, con altri cantieri aperti e altrettante manutenzioni straordinarie da eseguire in tempi stretti. L’istruzione è un pilastro, ha detto più volte Francesco Pigliaru e i finanziamenti sono stati sempre importanti. Certo, la sicurezza è importante, ma come punto di partenza. Il vero obiettivo dev’essere quello di ridurre la percentuale dell’abbandono scolastico. La Sardegna continua ad avere sulle spalle un preoccupante 24 per cento di ragazzi che lasciano la scuola prima dei 15 anni. Insieme alla Sicilia, è la regione messa peggio. Un discorso a parte meritano le università di Cagliari e Sassari: l’offerta formativa è buona, ma gli atenei isolani finora non sono riusciti ancora a fare il salto di qualità necessario e non sempre per colpa loro. Nonostante i numerosi finanziamenti, il diritto allo studio non è ancora garantito a tutti. Poi all’orizzonte c’è anche un altro problema: la lingua sarda. Dove in Italia? No, in Sardegna: non ha ancora una sua di legge per difendere la limba ed è assurdo.

 
 

redazioneweb@unica.it


RASSEGNA QUOTIDIANI NAZIONALI


Link: rassegna stampa MIUR

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie