Mercoledì 1 marzo 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 marzo 2017
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
VIA IS MIRRIONIS. Il corso dell'Unicef all'Università
 “Un impegno visibile per i bambini invisibili”
Verrà inaugurato venerdì il corso organizzato dell'Unicef sull'educazione alla sviluppo da titolo “Un impegno visibile per i bambini invisibili”. Le lezioni proseguiranno fino al 26 maggio presso l'Aula degli Specchi dell'Università in via Is Mirrionis 1 ogni venerdì dalle 18 alle 20.
I MODULI Il corso si articola in 12 incontri suddivisi in 3 moduli. L'accesso alle lezioni è libero e gratuito e possono iscriversi studenti di tutte le facoltà, operatori nel sociale, educatori e professionisti di ogni Ordine fino a un massimo di 200 partecipanti. Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione a coloro che avranno frequentato almeno 10 lezioni su 12. Ai docenti e a tutte le persone che operano nel sociale verrà rilasciato l'attestato di competenza sui diritti dell'infanzia. La partecipazione al corso può dare diritto all'ottenimento di crediti formativi universitari; a tal fine, si consiglia agli studenti e/o professionisti di informarsi presso le segreterie delle proprie facoltà. Per partecipare al corso si può compilare il modulo online sul sito dell'Unicef e perfezionare l'iscrizione nella sede di via Sulcis presso l'Istituto Grazia Deledda il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 10 alle 12,30 con un contributo spese di 25 euro.
IL PROGRAMMA All'inaugurazione prenderanno parte la rettrice Maria Del Zompo, Rossana Martorelli, presidente facoltà Studi umanistici, Sergio del Giacco, direttore del corso, Marinella Polo, presidente Tribunale dei minori, Paola Manconi, presidente regionale Unicef e Giacomo Guerrera, presidente Nazionale Unicef.
I primi due moduli saranno dedicati alla “convenzione Onu dell'89 - gli obiettivi del Millennio: la promessa dell'equità” mentre nel terzo si approfondiranno i temi relativi alla “questione dei migranti”.


 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Cultura (Pagina 47 - Edizione CA)
Ricerca Gli isolani del Mesolitico con caratteristiche genetiche differenti dal Neolitico
I PRIMI SARDI? DIVERSI DA NOI
Lo svela uno studio sul Dna
H a fornito le indicazioni utili per datare al Mesolitico, ovvero al nono millennio avanti Cristo, le prime presenze umane nell'Isola. Il riparo di Su Carroppu di Sirri (Carbonia) rivela oggi un altro dato fondamentale per la ricostruzione della preistoria sarda: i primi frequentatori dell'Isola avevano caratteristiche genetiche nettamente differenti rispetto a quelle delle genti che vi s'insediarono in maniera stabile e definitiva nel Neolitico antico (VI-V millennio a. C.), realizzando modelli insediativi legati allo sfruttamento sistematico delle risorse del territorio. Lo ha dimostrato l'analisi - eseguita da David Caramelli (Università di Firenze) e da Silvia Ghirotto (del gruppo di ricerca di Guido Barbujani dell'Università di Ferrara) - del Dna mitocondriale estratto dai resti scheletrici di due individui maschi sepolti, assieme ad almeno un terzo defunto, nella grotta del Sulcis.
Al centro di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Scientific Reports (del gruppo Nature), l'importanza della scoperta è illustrata da Carlo Lugliè. Docente di Preistoria e protostoria all'Università di Cagliari, dal 2009 è direttore scientifico degli scavi a Su Carroppu e coordinatore del progetto di ricerca finanziato dalla Regione sulla storia del primo popolamento della Sardegna.
Qual è la novità più significativa?
«Le analisi genetiche mostrano come la presenza dei primi gruppi dei frequentatori dell'Isola non abbia inciso sul sostrato successivo. Anzi rivelano una forte interruzione di continuità rispetto alle prime comunità di agricoltori e allevatori del Neolitico».
 Perché i primi abitanti dell'Isola avrebbero ceduto il passo ai nuovi arrivati?
«I dati scientifici a nostra disposizione non parlano di avvicendamento sul territorio. Evidenziano, invece, una frequentazione episodica, intermittente e stagionale delle genti mesolitiche. Poiché le attestazioni cessano mezzo millennio prima dell'arrivo dei Neolitici, che colonizzeranno l'Isola in maniera definitiva, è chiaro che tra i gruppi umani non ci siano stati contatti e interazioni. Questa lettura è suggerita anche dal fatto che nell'Isola i contesti databili al Mesolitico sono pochissimi: oltre a Su Carroppu, la Grotta Corbeddu di Oliena, Porto Leccio, Grotta Coloru, S'Omu 'e S'Orku e Sa Coa de sa Multa. Per il Neolitico antico, segno di una consistenza differente del popolamento, ne sono attestati, invece, 78».
Radicalmente differenti anche i modelli insediativi.
«Dal Neolitico antico in poi l'Isola, a differenza dei periodi precedenti in cui sono documentate fasi prolungate di abbandono, non sarà più disabitata. Il popolamento assume quindi carattere permanente. Si caratterizza tuttavia rispetto ai modelli del Sud Italia per la peculiarità del tessuto insediativo: le comunità neolitiche dalla Sardegna non vivono per tutto l'anno all'interno di singoli ed estesi villaggi. Si spostano su più siti allo scopo di sfruttare le risorse specializzate del territorio».
 Il quadro della preistoria così descritto presuppone la capacità delle popolazioni di spostarsi per mare.
«È da tempo indubbia. Così come è provato che gli spostamenti non fossero occasionali, ma programmati e razionali, gestiti con una tecnologia sufficiente a garantire la sicurezza del viaggio».
Quale quindi la provenienza geografica dei primi frequentatori dell'Isola?
«Data l'esiguità delle sequenze genetiche disponibili per la comparazione, è difficile da stabilire. In base ai dati in nostro possesso appare, tuttavia, una maggiore prossimità dei campioni sardi ai primi Sapiens arrivati in Europa rispetto a quella evidenziabile per i contemporanei del Continente».
 Quale origine è possibile invece attribuire alle genti neolitiche?
«A proposito il dato archeologico è più eloquente di quello genetico. Le caratteristiche culturali e le date fornite dall'analisi col radiocarbonio consentono di tracciare flussi migratori provenienti dal Meridione d'Italia e diretti verso il Nord del Mediterraneo occidentale e la Costa catalana, passando per la Sardegna e la Corsica. Le genti neolitiche sarebbero quindi arrivate nella nostra Isola dal sud Italia, dopo aver attraversato il Tirreno».
Le ulteriori acquisizioni dell'archeologia, dialogando con la genetica, saranno in grado di fornire altri elementi. Intanto la grotta di Su Carroppu, già indagata da Enrico Atzeni tra il 1960 e il 1970, non smette di regalare informazioni preziose sulla preistoria sarda, rivelandosi contesto-guida per lo studio della transizione tra Mesolitico e Neolitico.
 Manuela Arca
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
WORKSHOP SUL CLIMA
Martedì dalle 9.30 alle ore 15 presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università (aula Arcari) Viale Sant'Ignazio 17 si terrà il workshop finanziato dal programma europeo Horizon 2020 che fa parte del progetto Clisel con un ciclo di incontri sul tema “Cambiamenti climatici, migrazioni e sicurezza: il ruolo dei comuni”.
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
STUDI SULL'AMERICA LATINA
Oggi alle 9.30 nell'aula magna della facoltà degli Studi Umanistici dell'Università in via Is Mirrionis 1, è prevista una conferenza per aprire il seminario permanente di studi linguistici e letterari sull'America Latina e i Caraibi “Aulas Abiertas”.

 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
«Non considerano la nostra insularità»
«Una classifica immeritata, su cui pesa la scarsa produttività della Sardegna, ma che non tiene conto degli svantaggi territoriali». I rappresentanti della Sardegna non ci stanno ad annaspare nei bassifondi della graduatoria della competitività stilata da Bruxelles.
 
«L'isolamento geografico e i disagi che comporta meriterebbero di riportare la Sardegna nelle regioni dell'Obiettivo 1», spiega l'europarlamentare Salvatore Cicu, «quelle che godono di finanziamenti più generosi perché svantaggiate rispetto al resto d'Europa. E invece gli attuali criteri tengono conto di parametri strettamente economici come il prodotto interno lordo pro capite. Indicatori che ci penalizzeranno sempre e rischiano paradossalmente di farci uscire anche dall'Obiettivo transitorio ed essere esclusi fra tre anni dai bandi comunitari».
E tutti i soldi arrivati in questi anni dall'Ue? «Abbiamo dimostrato di saper spendere poco e male le risorse comunitarie concesse», dice il rappresentante di Forza Italia, «non siamo riusciti a sfruttare al meglio gli stanziamenti, la battaglia per far valere l'insularità ci aiuterebbe, ma deve essere condotta contemporaneamente su tre fronti: in Europa, a Roma e in Consiglio regionale».
Non si tratta di vittimismo né d'incapacità secondo il consigliere regionale del Partito democratico Piero Comandini: «Oggi più che mai vivere in un'isola ci sta penalizzando, nei trasporti, nell'istruzione, nell'industria e nell'agricoltura. L'Europa lo deve capire. La stessa Europa che sta vivendo una grande crisi di coesione e deve dimostrarsi più generosa verso i territori più deboli».
Luca Mascia

 

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
L'Obiettivo 1 si riavvicina: nel 2020 possibili nuovi finanziamenti Ue
Un'Isola poco competitiva perde posizioni in Europa
Bassa qualità delle istituzioni e del governo, infrastrutture quasi inaccettabili, livello di istruzione lontano dalle medie dei Paesi più sviluppati: con questi giudizi non c'è da stupirsi se la Sardegna ha perso altri sei posti nella classifica della competitività delle regioni europee. L'Isola vista da Bruxelles non va oltre il 228° posto su 263 (era al 222° nel 2013), confinata nei bassifondi insieme alle zone più arretrate del Vecchio Continente.
 
PIL E OBIETTIVO 1 E oltre agli indicatori statistici come l'efficienza o l'innovazione, in cui la nostra Regione non eccelle, a preoccupare è anche il Pil. Il prodotto interno lordo pro capite è sceso al 74 per cento della media europea, condizione che ci potrebbe far rientrare nel gruppo delle regioni dell'Obiettivo 1, il programma europeo che dedica importanti finanziamenti allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle aree più in ritardo.
LA CLASSIFICA Le graduatorie sulle regioni europee - basate su dati e statistiche che vanno dal 2011 al 2014 - sono fresche di stampa. L'Ue le ha pubblicate lunedì, dipingendo un'Isola che marcia a una velocità decisamente inferiore al nord Italia e all'Europa settentrionale. «Sappiamo bene che la competitività della Sardegna è molto bassa, è una condizione strutturale che permane da decenni e stiamo lavorando, duramente, proprio per migliorarla, creando le condizioni per offrire un ambiente attraente e sostenibile sia alle aziende che ai cittadini», commenta il vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci.
ISTITUZIONI Nel giudizio sul livello delle istituzioni, l'Isola è al 243° posto, con 18,9 punti su 100: sul voto incidono fattori come la responsabilità degli amministratori, la percezione della corruzione e l'imparzialità del governo. Poi, a parte, ci sono le classifiche sulle condizioni delle infrastrutture e sui gradi di innovazione dell'istruzione: è in quest'ultimo campo che si registra la performance più bassa, al 253° posto su 263. Se si tiene conto di tutti questi fattori, la Sardegna è tra le ultime 5 regioni italiane, non molto lontana da Calabria e Sicilia, i due fanalini di coda. Allargando lo sguardo al Mediterraneo, la Corsica si trova 45 posizioni più su, al 183° posto. Fanno meglio di noi anche Malta (187°), Baleari (200°) e Canarie (217°).
 LA GIUNTA «Il nostro obiettivo è quello di rendere più competitiva la Sardegna, creando le condizioni per offrire un ambiente attraente e sostenibile sia alle aziende che ai cittadini. È chiaro che i limiti e le difficoltà di fronte alle quali ci troviamo sono strutturali e dunque non facili da superare», ricorda il vicepresidente Paci. Il discorso è chiaro: è necessario altro tempo per cogliere i frutti del governo degli ultimi anni. «Quando parliamo di innovazione, governance, trasporti, infrastrutture digitali, salute, capitale umano, servono riforme strutturali e serve tempo perché quelle riforme abbiano effetto. La Giunta sta lavorando alle riforme strutturali e contemporaneamente sta mettendo in campo politiche più immediate per attrarre investitori da tutto il mondo». Sotto questo aspetto, la Sardegna sarebbe già passata all'incasso, secondo Paci: «I primi risultati li abbiamo, ci sono grandi realtà che credono già nella Sardegna e nelle sue competenze. Penso a Huawei, ad Amazon, a Telit, a Microsoft». È in questo campo che anche dall'Europa arrivano i voti migliori: «Siamo al secondo posto per attrazione di venture capital subito dopo la Lombardia. Continuiamo in questa direzione, e lavoriamo per consolidare e rendere stabili i risultati a lungo termine».
 I FONDI STRUTTURALI Il calo del Pil pro capite ci ha però fatto scivolare dal terzo al secondo stadio di sviluppo secondo i parametri europei. Una novità che potrebbe avere risvolti positivi, almeno dal punto di vista dei finanziamenti: con questi numeri l'Isola si candida a rientrare nell'Obiettivo 1 dei Fondi strutturali dell'Ue. Ma è ancora presto per capire come andrà a finire la partita: la nuova programmazione partirà dal 2020 e saranno fondamentali i risultati dei prossimi tre anni.
 Michele Ruffi

7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Ma la Brexit può incidere sulla divisione dei fondi per lo sviluppo
I vantaggi della crisi: più soldi da Bruxelles
Siamo lì, con un piede dentro e uno fuori. Il Pil pro capite della Sardegna è il 74 per cento di quello europeo, un punto sotto la soglia (del 75 per cento) che determina chi rientra nel gruppo chiamato un tempo Obiettivo 1. Il nome cambia a cadenze regolari ma il concetto è semplice: più soldi per lo sviluppo.
A incidere sul ranking sardo però potrebbero essere alcuni fattori che non dipendono dall'Isola. Come ad esempio la Brexit. Il Regno Unito occupa le prime posizioni nella classifica della competitività europea e del Pil. La zona di Londra ha il primato europeo. Ma nei primi cinque gradini ci sono anche l'Oxfordshire e il Sussex. Se la prossima programmazione dei fondi europei si facesse sulla base di 27 nazioni, e non più 28, il prodotto interno lordo medio potrebbe cambiare. E di conseguenza anche il risultato della Sardegna. Dunque è tutto da vedere. Anche perché la prossima programmazione dei fondi europei riguarderà gli anni successivi al 2020. Saranno fondamentali le statistiche sarde dei prossimi due-tre anni.
Della possibilità di tornare nel gruppo dell'Obiettivo 1 si è parlato anche durante le ultime riunioni del comitato di sorveglianza del fondo europeo di sviluppo regionale. Nel periodo 2007-2013 l'uscita dalla lista delle regioni più bisognose ha tolto all'Isola oltre un miliardo di euro di finanziamenti europei.
La spesa programmata dal Por Sardegna 2000-2006 era di 4,169 miliardi, articolata su quattro Fondi, ovvero Fesr (crescita economica e innovazione), Feoga (agricoltura), Fse (fondo sociale) e Sfop (pesca). Le risorse del Por Fesr 2014-2020 ammontano invece a 930 milioni di euro, di cui 465 milioni garantiti da finanziamenti europei e il resto da un cofinanziamento statale e regionale. (m. r.)
 
 

8 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Borsa (Pagina 14 - Edizione CA)
GIUNTA. Asl, sì al turnover
Via libera al ddl per correggere la manovra 2016
Via libera in Giunta al disegno di legge che corregge l'articolo 3 della Finanziaria del 2016. Si tratta di «un riallineamento tecnico necessario alla luce della sentenza della Corte costituzionale dopo l'impugnazione da parte del governo per ragioni strettamente formali», ha spiegato l'assessore al Bilancio, Raffaele Paci. Ora il ddl, composto di 2 articoli compresa l'entrata in vigore, arriverà in commissione Bilancio e poi in Aula, dopodiché potrà essere discussa in Consiglio regionale anche la manovra 2017.
La Giunta, su proposta dell'assessore alla Sanità, Luigi Arru, ha sbloccato il turn over del personale delle aziende ospedaliere e ospedaliero-universitarie, e dell'Ats. La delibera prevede l'abolizione del blocco parziale degli avvicendamenti del personale dipendente o con altro rapporto di lavoro, che consentiva la copertura dei posti nel rispetto di precisi limiti e in rapporto a specifiche discipline mediche. Il provvedimento consentirà di scegliere nuovo personale sotto il tetto di spesa. Con una novità: viene meno la corrispondenza dei ruoli tra chi va in pensione e chi subentra e diventa predominante il principio della reale utilità delle nuove figure. Le singole Aziende potranno assumere le decisioni sugli avvicendamenti del personale, in piena autonomia, nel rispetto dei target di risparmio assegnati. (ro. mu.)
 

9 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Incidono sport e alimentazione
Poveri ma sani: l'aspettativa di vita sorride ai sardi
Poveri, sì. Ma - almeno - sani e con una buona aspettativa di vita. La salute è l'unico settore in cui la Sardegna non sfigura rispetto alle medie europee. Sotto questo aspetto l'Isola occupa il 129° posto su 263, secondo l'ultima classifica sulla competitività delle regioni pubblicata dalla Commissione di Bruxelles. Siamo nel mezzo, insomma.
A incidere sul risultato complessivo sono sei indicatori: la mortalità infantile, le statistiche sui malati di cancro, quelle sui disturbi cardiovascolari, il tasso di suicidi, gli incidenti stradali e l'aspettativa di una vita lunga e sana. È soprattutto in quest'ultimo campo che la Sardegna eccelle: «L'aspettativa è sempre stata più alta rispetto al resto d'Italia, anche grazie a una grossa quantità di centenari in alcune zone, come ad esempio l'Ogliastra», ricorda Paolo Contu, docente di Igiene e sanità pubblica dell'Università di Cagliari, e vicepresidente dell'Unione internazionale di promozione della salute ed educazione sanitaria.
L'ISOLA DEI CENTENARI La lunghezza media della vita è condizionata da diversi fattori. «Uno è la genetica, sulla quale non possiamo incidere. Poi c'è l'ambiente fisico e sociale in cui vive la popolazione. Ancora: lo stile di vita, l'attività fisica e l'alimentazione», elenca Contu. La longevità è legata alle condizioni del territorio e non solo. Come si può migliorare, per scalare le classifiche europee? «La promozione della salute è sicuramente un aspetto importante», dice il docente, «si può migliorare il contesto ambientale in modo da favorire stili di vita più sani. Penso alla possibilità di fare attività fisica, andare a piedi o in bici al lavoro. Poi conta l'alimentazione sana: una spesa a chilometri zero sicuramente ci avvantaggia».
LE STATISTICHE Nell'Isola, l'aspettativa di vita è di 79,7 anni per gli uomini e 85 anni per le donne. «Il divario continua a ridursi pur risultando ancora consistente a favore delle donne», spiega l'ultimo Rapporto Osservasalute. I dati sardi poi sono stabili, «mentre il valore in Italia diminuisce». I centenari, secondo le stime Istat del 2015, sono 2,81 ogni 10mila abitanti. Ma in Ogliastra il dato quasi raddoppia: si sale a 5,03 centenari ogni 10mila residenti.
 E lo sport? In Sardegna la percentuale di chi non lo pratica è del 37,1 per cento, inferiore al dato nazionale del 39,9 per cento. Siamo un popolo che non disdegna l'attività fisica, che influisce in maniera benefica sull'aspettativa di vita.
 L'INCOGNITA RECESSIONE Ma
su questi aspetti potrebbe incidere la povertà. Il prodotto interno lordo pro capite in discesa - certificato dall'Unione europea - non è un buon segnale. «Le ristrettezze economiche possono portare a una difficoltà nell'acquistare cibo sano. In questi giorni leggiamo dell'inflazione sui prezzi delle verdure. Un'alimentazione sana contribuisce ad avere buoni dati sui tumori e sulle malattie cardiovascolari», osserva Paolo Contu.
«In Grecia», conclude il docente di Igiene e sanità pubblica, «che c'è stato un peggioramento della salute legato alla crisi economica. Purtroppo i due fattori sono in stretta relazione».
 M. R.
 
 

10 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
Dichiarazioni Irpef: due milioni di italiani hanno dovuto restituire il bonus da 80 euro
Nell'Isola redditi a 17mila euro
Quattordicesimo posto, la media nazionale è intorno ai 20mila
Un contribuente su tre non versa l'Irpef, uno su due la paga per meno di 15mila euro l'anno, quasi due milioni hanno dovuto restituire, in tutto o in parte, il bonus da 80 euro. Gli italiani più ricchi vivono in Lombardia, i più poveri in Calabria, mentre in Sardegna va un po' meglio e c'è anche l'addizionale regionale più bassa. Sono alcune delle cifre diffuse dal ministero dell'Economia sulle dichiarazioni Irpef presentate nel 2016 - riferite quindi all'anno di imposta 2015 - che mostrano una leggera crescita dei redditi, soprattutto al Nord.
 I DATI Il totale arriva a 833 miliardi di euro, con circa 40,8 milioni di contribuenti, per un reddito medio di 20.690 euro, in aumento dell'1,3% rispetto al 2014. Tenuto conto delle detrazioni, la platea di chi versa l'imposta arriva più o meno al 70% mentre non superano la soglia dell'esenzione in 12,2 milioni. Il bonus di 80 euro è costato 9 miliardi e ha aiutato 11,2 milioni di italiani, che in media hanno percepito 800 euro. L'hanno dovuto restituire integralmente, in quanto i redditi hanno superato la soglia per lo “sconto” fiscale, 966mila contribuenti mentre sono quasi 800mila gli italiani che hanno dovuto effettuare un rimborso parziale.
LE FASCE Il 45% dei soggetti la troviamo nella classe di reddito fino a 15.000 euro, che “pesa” solo il 4,5% per il totale dei versamenti Irpef. La fascia di reddito superiore, quella tra 15mila e i 50mila euro, vale invece il 49% dei contribuenti e il 57 per cento del gettito complessivo. I titolari di redditi oltre i 50.000 euro sono solo il 5,2% del totale ma versano il 38% dell'imposta totale. Al vertice della piramide salariale ci sono i circa 34mila “paperoni” che guadagnano più di 300mila euro e, per il reddito che supera quella soglia, devono versare il contributo di solidarietà del 3 per cento.
 GLI AIUTI Superano di poco il tetto dei 100 miliardi gli sconti applicati sui redditi Irpef. In particolare, le deduzioni valgono circa 34 miliardi nel totale, 8,7 dei quali sono agevolazioni da abitazione principale e 25,3 oneri deducibili. Le detrazioni (66,1 miliardi complessivi) sono composte prevalentemente da agevolazioni per redditi da lavori dipendente e pensioni (63%).
RICCHI E POVERI Sono gli autonomi, con una media di 38.290 euro, i lavoratori ad aver presentato le dichiarazioni più alte. Il reddito medio dei dipendenti ammonta invece a 20.660 euro, mentre i pensionati si fermano a 16.870 euro. Guardando le differenze tra le regioni, i redditi Irpef più consistenti sono quelli della Lombardia (24.520 euro), mentre maglia nera è la Calabria, con appena 14.780 euro. La Sardegna si piazza al quattordicesimo posto con 17.550 euro. Altro dato significativo: le addizionali Irpef incidono sui contribuenti per un totale di 16,5 miliardi di euro (11,8 miliardi vanno alle regioni e 4,7 miliardi ai comuni). L'addizionale regionale media è di 400 euro (380 nel 2015), i più tartassati vivono nel Lazio, che versano in media 620 euro l'anno, mentre il prelievo più basso si registra nella provincia autonoma di Bolzano (230 euro) e in Sardegna e in Basilicata (270 euro). L'addizionale comunale media è invece di 180 euro, con massima ancora nel Lazio (250 euro) e minima (60 euro) sempre a Bolzano. (p. st.)
 
 

11 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Il paesaggio, i borghi e le periferie
Parrebbe che la parola paesaggio abiti la nostra quotidianità. Il condizionale è d'obbligo; l'insistenza insinua il dubbio che sia a rischio di reificazione: come altre parole si può svuotare di senso e trasformarsi in un guscio vuoto. Se così non fosse il paesaggio sarebbe agito diversamente da ciascuno e avrebbe maggiore attenzione dai decisori. Ci interroghiamo se esista un paesaggio che non sia esito di dialettica e di reciprocità, persino quelli antichi stratificatisi in tempi che precedono l'uomo cro magnon. Uno sguardo ai Musei scientifici dell'Università o al Museo Archeologico è sufficiente per farsi un'idea delle tante forme di paesaggio, oggi poco percepibili, a meno che non si venga educati a riconoscerne le orme. Paesaggio allora smette di essere parola vuota perché fulcro di una pedagogia, indirizzata all'arte del riconoscimento e della manutenzione. Un percorso di autocoscienza. Quella che, come si legge nel PPR del 2006, «riconosce i caratteri, le tipologie, le forme e i punti di vista del paesaggio, attraverso le interazioni della naturalità, della storia e della cultura delle popolazioni locali». Manifestazione massima dell'identità dei sardi. L'unica garante di tutela, valorizzazione, sviluppo sostenibile, futuro. Perché si realizzi non si può stravolgere un luogo da come è percepito dalle popolazioni a partire dalla stessa definizione. Altro è periferia, altro è borgo. Lo insegnano il PPR, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, la Convenzione europea del paesaggio.
 
 

12 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 38 - Edizione CA)
DESULO. La giunta regionale stanzia 150 mila per la struttura ora in abbandono
Fondi per il recupero del rifugio La Marmora
Fondi regionali per il recupero dello storico rifugio La Marmora, nel territorio di Desulo. Ieri la giunta Pigliaru ha approvato la proposta dell'assessore degli Enti locali Cristiano Erriu per destinare ulteriori 150 mila euro per i lavori di recupero e ricostruzione del monumento rifugio La Marmora. Si tratta di una integrazione alla somma di 50 mila euro stanziata con una delibera del 10 agosto scorso. Le risorse - spiega la Regione - sono state attinte dalle sanzioni per opere abusive in ambiti sottoposti a vincolo paesaggistico.
«Il precedente contributo - sottolinea Erriu - fu concesso in occasione del centenario della scomparsa del professor Domenico Lovisato, ordinario di geologia e mineralogia all'università di Cagliari, che nel 1879 aveva avanzato la proposta di costruire un rifugio nei versanti del Gennargentu». L'assessorato degli Enti locali sottoscriverà specifici accordi con l'amministrazione comunale e l'agenzia Forestas, assicurando il coordinamento dell'iniziativa e l'attuazione dell'intervento in piena collaborazione - sottolinea la Regione - con l'ente locale. «L'edificio, che sino all'anno scorso era in totale abbandono, una volta recuperato consentirà - spiega Erriu - di incentivare il turismo escursionistico, collocandosi in pieno nelle politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio che questa Giunta porta avanti sin dal suo insediamento». Si tratta di un manufatto di grande valore simbolico e identitario per l'intera Isola».
La posa della prima pietra di sienite, proveniente dall'area di Su Xuxiu, avvenne il 22 luglio 1900 su iniziativa dell'allora Club alpino sardo.


 

13 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Provincia di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
MONSERRATO. Locci crede nel rilancio
«Mercato alla catalana»
Il mercato civico risorgerà nel prossimo biennio. «È già stato inserito nel piano triennale delle opere pubbliche. Costerà di un milione nel 2018 e due nel 2019». Queste le parole del sindaco Tomaso Locci sull'edificio che è il simbolo della vita economica della città.
In Municipio giacciono da oramai due anni un progetto e uno studio di fattibilità che ipotizzano per il mercato civico di Monserrato un futuro stile “Boqueria” di Barcellona con frutta, verdura e degustazioni. «Si sta già provvedendo - dice Locci - ad esaminare i progetti già presentati e ad iniziare ad acquisire nuove proposte. Vogliamo diventi un punto di aggregazione capace di attrarre, insieme ad altre iniziative in itinere anche in accordo con l'università e il Policlinico, quel flusso di studenti, operatori sanitari, pazienti e familiari che ogni giorno gravitano nel nostro territorio».
D'accordo l'opposizione. «Ma -dice Rita Mameli di La Base - la commissione per le attività produttive non si è mai riunita, quindi non sa cosa voglia fare l'amministrazione. È normale? E inoltre attualmente la commissione non sta funzionando per mancanza di presidente dimissionario». (v.s.)
 
 

14 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / La pagina dei lettori (Pagina 12 - Edizione CA)
L’INTERVENTO
La gestione della Sanità sarda
«LA DIRINDIN SBAGLIA I CONTI»
FRANCO MELON, Responsabile Sanità Riformatori Sardi
L’ex assessore Dirindin, senatrice del Pd, si è rifatta viva per esporre su L’Unione Sarda la sua dotta opinione sulla situazione della spesa sanitaria in Sardegna. con molte imprecisioni. Va bene, non vive in Sardegna, probabilmente ascolta i pettegolezzi che le riferiscono i suoi compagni sardi di partito, possiamo capire che su queste faccende sia disinformata e che si senta in dovere di difendere il presidente che le ha fatto fare per cinque anni l’assessore alla sanità. Con risultati disastrosi sia per la sanità sarda che per il Presidente ma comunque va apprezzata la lealtà. Quello che invece non apprezziamo è la sua ricostruzione tendenziosa dei costi della sanità durante il suo mandato. Nella sua lettera la senatrice afferma che «nel 2007 il bilancio della sanità era stato risanato» ma che «nel 2009 è riesplosa la spesa, si sono formati nuovi disavanzi etc », nefandezze, si lascia intendere, perpetrate dalla maggioranza di centrodestra. Secondo il rapporto “Monitoraggio della spesa sanitaria 2016 del Ministero dell’Economia” (tabella 2.4, pagina 48) nel 2007 la spesa sarda fu di 2.703 milioni, poi salita a 2903 nel 2008 fino ai 3.048 del 2009. La Dirindin lascia intendere che l’aumento della spesa nel 2009 sarebbe colpa del centrodestra (e non sua) che si insedia ad aprile del 2009, non adotta delibere che modificano i criteri di spesa nel corso dell’anno, nessuna autorizzazione indiscriminata ad assumere personale e infine i direttori delle Asl in carica fino a novembre sono quelli scelti dalla Dirindin: lascio giudicare ai lettori di chi è la responsabilità se la spesa è cresciuta nel 2009. La Dirindin trova la spesa nel 2004 a 2.438 milioni e la lascia nel 2009 a 3.048, con un aumento in cinque anni di 610 milioni. In poche parole non ha risanato proprio nulla. Il centrodestra trova la spesa nel 2009 a 3.048 milioni e la lascia nel 2014 a 3.238 milioni, con un aumento in cinque anni di 190 milioni: allora, lascio sempre al giudizio del lettore, chi ha fatto meglio? Come diceva De Andrè, chi non può più dare cattivo esempio dà buoni consigli e la senatrice cerca di fare proprio quello. Io spero che, per il bene dei sardi, Pigliaru e Arru non vogliano seguirli.
 
 

15 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017 / Spettacoli e Società (Pagina 45 - Edizione CA)
PERSONAGGI. Addio all'artista pugliese, dal trash degli anni '90 a Lo Zoo di 105
Cagliari, un Leone all'Università
«Sembra uno scherzo, uno dei mille fatti dallo Zoo, ma con il cuore spezzato, dobbiamo annunciare che Leone ci ha lasciato questa mattina. Riposa in pace fratello». Così, Lo Zoo di 105, sulla pagine Facebook della trasmissione radio, una delle più amate d'Italia, annuncia la scomparsa di Leone di Lernia, per quasi dieci anni, dal 1999 al 2008 e di nuovo nel 2011, spalla comica del programma. A riportare al successo l'artista è stata Cagliari. Come? Leggete qua.
Nato a trani, Leone Di Lernia, che avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 18 aprile, aveva fatto del trash-demenziale la sua cifra. Il suo primo 45 giri, “Trenta chili/Andiamo nei cieli”, è del 1968. Nel 1975 esce il suo secondo singolo, “Gaccia ad'avè/Spuosatiella Geuvè”, cover in dialetto tranese della celebre “I gotcha” di Joe Tex, che anticipa quello che sarà il successo del cantante pugliese negli anni Novanta: prendere una canzone in inglese di successo e sostituirne il testo con testi demenziali in italiano o in tranese. Negli anni Ottanta entrò nelle case della gente piazzandosi dietro l'inviato durante i collegamenti da San Siro di “90º minuto”. Dieci anni dopo, la popolarità, grazie al “Fausto Terenzi Show” di Radio Montecarlo e ai due dischi della serie “Barhouse” in cui ad essere reinterpretati nel suo solito mix di barese/italiano sono i successi da discoteca del momento. Esempi delle sue cover di questo periodo sono “Ra-ra-ri, ra-ra, pesce fritto e baccalà” (“Gypsy Woman”), “Magnando” (“Bailando”), “Chille che soffre” (“Killing Me Softly”), “Tu sei ignorante” (“Zombie”), “Uè paparul maccaron” (“Pump Up the Jam”), “Te sì mangiàte la banana” (“The Rhythm of the Night”), “Bevi stu chinotto” (“Get It On”).
Nel 1999 inizia a lavorare a Lo Zoo di 105, su Radio 105, con Marco Mazzoli, Fabio Alisei, Pippo Palmieri, Wender, Paolo Noise e Gibba. Le sue esclamazioni diventano veri tormentoni. Il 3 aprile 2008 viene stato sospeso a tempo indeterminato dal programma per condotta indisciplinata ma riammesso nel programma il giorno dopo durante la trasferta de Lo Zoo di 105 all'Università di Cagliari. Quella giornata lo fa tornare in scena.



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LA NUOVA SARDEGNA

16 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017 / Cultura e spettacoli - Pagina 35
IL DNA DEI SARDI. Individuato il corredo genetico dei primissimi abitanti della Sardegna
NELLA GROTTA DI SU CARROPPU I SEGRETI DEI SARDI PREISTORICI
Geni molto diversi da quelli nuragici, a loro volta simili a quelli attuali
CAGLIARI In base a uno studio pubblicato ieri sulla rivista internazionale Scientific Reports (del gruppo Nature) nuovi dati archeogenetici rafforzano l’evidenza archeologica della netta discontinuità culturale tra i primi frequentatori della Sardegna di circa 11mila anni fa e gli artefici del suo stabile e definitivo popolamento, avvenuto circa 3000 anni più tardi con l’arrivo dei primi coloni agricoltori-allevatori. La scoperta deriva dalle analisi sul Dna estratto da resti scheletrici di due individui sepolti nel cimitero preistorico di Su Carroppu di Sirri a Carbonia. Attualmente questi resti rappresentano la più antica prova diretta della presenza umana nell’isola. Rivestono quindi per gli studiosi un particolare interesse. Lo studio ora pubblicato da Scientific Reports nasce dagli sviluppi del progetto di ricerca finanziato dalla RegioneSardegna in base a una legge del 2007 “Storia del primo popolamento neolitico della Sardegna (VI-V millennio a.C.): origine e processi evolutivi alla luce dei dati archeologici, linguistici ed archeogenetici”, progetto coordinato da Carlo Lugliè, docente di Preistoria e protostoria del Dipartimento di Storia, beni culturali e territorio dell’ateneo di Cagliari. L’analisi e l’interpretazione archeogenetica dei reperti sono state eseguite sotto il coordinamento di David Caramelli, dell’Università di Firenze, e di Silvia Ghirotto, del gruppo di ricerca di Guido Barbujani dell’Università di Ferrara, mediante l’applicazione delle più attuali e avanzate tecnologie per la caratterizzazione del Dna mitocondriale, ovvero del materiale genetico contenuto nei mitocondri, organelli cellulari considerati la centrale energetica delle cellule. Le sequenze genetiche ottenute sono state confrontate con dati antichi e moderni. La comparazione ha rivelato che la variabilità genetica della popolazione attuale del’isola è assai distante da quella dei primi uomini che l’hanno frequentata e sembra essere stata in gran parte determinata dal flusso migratorio di popolazioni che hanno introdotto l’economia produttiva a partire dal più antico Neolitico. «Le sequenze mesolitiche dei campioni di Su Carroppu infatti – si legge nello studio – appartengono ai gruppi denominati J2b1 e I3, la cui attuale attestazione in Europa registra frequenze basse o molto basse. Nei campioni non è stato evidenziato il gruppo U, assai più comune (oltre l’80% tra gli individui mesolitici finora studiati in Europa». La rilevanza della scoperta scientifica pubblicata sarà di sicuro riferimento per i futuri studi sul primo popolamento preistorico della Sardegna, stimola l’intensificazione delle ricerche nel sito chiave di Su Carroppu, già indagato dall’archeologo Enrico Atzeni negli anni che vanno dal 1960 al1970 e attualmente oggetto di importanti scavi sistematici diretti da Carlo Lugliè in regime di concessione all’Università di Cagliari.


 

17 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017 / Sardegna - Pagina 4
Sei consiglieri regionali del Pd insistono con l’assessore Arru: «Va fatta chiarezza sulle nomine Asl»
Sanità, sbloccato il turn over negli ospedali
CAGLIARI Non c’è più il blocco delle assunzioni nell’Asl unica, negli ospedali e nelle aziende universitarie. Dopo diciotto mesi, la giunta Pigliaru ha dato di nuovo il via libera al turn over. Cioè: chi va in pensione potrà essere sostituito, per evitare «buchi in organico». I sindacati della sanità lo chiedevano da tempo, per evitare il rischio – tra l’altro con una preoccupazione però non condivisa dall’assessore – di «troppi e immediati disservizi per i cittadini». Le assunzioni – come precisa l’assessore alla Sanità Luigi Arru – saranno «decise in autonomia dalle singole Aziende, che dovranno comunque rispettare i tetti di risparmio previsti a suo tempo». C’è un’altra novità: le sostituzioni potranno avvenire anche in ruoli diversi da quelli rimasti scoperti, ma – scrive l’assessorato – «in altri servizi o reparti dov’ è o sarà necessario colmare vuoti in organico e migliorare la qualità dell’assistenza». Intanto il Pd d’ispirazione popolar-riformista, tradotto l’area Cabras-Fadda, continua a non far sconti all’assessore Luigi Arru, entrato ormai nell’orbita di Soru. E si sa: le due correnti Dem sono ai ferri corti da sempre e non perdono occasione per lanciarsi messaggi velenosi. Insoddisfatti della riposta scritta della giunta sulla nomina di Stefano Lorusso a direttore amministrativo dell’Asl unica, i consiglieri regionali Cesare Moriconi, Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu, Daniela Forma, Valter Piscedda e Antonio Solinas chiedono ad Arru di «presentarsi nell’aula della commissione Sanità del Consiglio, per spiegare meglio il perché di quella scelta». Secondo i sei del Pd, «non sono ancora chiari gli incarichi dirigenziali coperti in precedenza dal neo direttore amministrativo Lorusso» e sottolineano «non lo chiediamo per semplice curiosità ma perché solo attraverso notizie trasparenti sarà possibile capire – testuale – l'avvenuta maturazione, oppure no, dei requisiti richiesti per l'incarico». Senza «per questo – precisano – mettere in discussione il profilo professionale del direttore amministrativo» e con «l’unico scopo di scongiurare il rischio che un'eventuale inidoneità possa mettere a rischio la legittimità degli atti adottati dallo stesso dirigente». Per Moriconi e più tutto questo non è stato chiarito nella risposta alla prima interrogazione: «Quella era solo una nota di accompagnamento alla relazione con cui il direttore generale dell’Asl unica, Fulvio Moirano, esprimeva il proprio punto di vista su un provvedimento da lui adottato», la nomina di Lorusso.


 

18 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017 / Sardegna - Pagina 4
Competitività: la Sardegna 228esima su 263 regioni. In tre anni perse 6 posizioni
Profondo rosso per innovazione e infrastrutture, buoni risultati solo per la salute
Dal lavoro all’istruzione
l’Europa bacchetta l’isola
SASSARI Molto più vicina alla Guyana francese che a Londra. L’indice di competitività delle regioni della Ue condanna la Sardegna in fondo alla classifica. Solo 228esima su 263. Peggio fanno solo Puglia, Calabria e Sicilia. La carenza di infrastrutture, i trasporti a singhiozzo, la forte dispersione scolastica, il tasso di disoccupazione alle stelle hanno fatto precipitare la Sardegna tra le cenerentole d’Europa. A onore del vero, già tre anni fa, quando fu effettuata l’indagine precedente, l’isola non navigava in acque tranquille, ma rispetto al 2013 ha perso 6 posizioni. Dalla 222esima è passata alla 228esima, a pari merito con la Campania. Un passo indietro dovuto a cattive performance in tutti quei settori che permettono di misurare la competitività di un territorio. Dalla innovazione alle governance, dai trasporti all’istruzione, la Sardegna non sembra capace di offrire un ambiente attraente e sostenibile sia alle aziende che agli stessi cittadini. Bene solo la salute. Per l’isola è una bocciatura senza appello. Per Pil pro capite è solo 188esima. L’unico risultato lontano dalla insufficienza la terra dei centenari lo ottiene nella salute e benessere, dove si classifica al 129esimo posto su 263. Unica sufficienza di una pagella da dimenticare. Male l’istruzione. È invece nel campo dell’istruzione e della formazione che la Sardegna ha la peggiore performance. Solo 253esima su 263. Il che significa che a fare peggio in Europa ci sono solo altre 10 regioni. Ma è in tutti i campi che l’isola non riesce ad abbandonare le zone basse della classifica. Le sue istituzioni non vanno oltre il 243esimo posto, le infrastrutture sarde sono al 225esimo, il mercato del lavoro è in 235esima posizione e l’innovazione 236esima. L’Italia arretra. Ma non è solo il Mezzogiorno ad arrancare in tema di competitività. È l’intero Paese a fare passi indietro. La Lombardia prima della classe, 37esima per Pil pro capite, scivola al 143esimo posto, perdendo 15 posizioni in tre anni. Seguono la provincia di Trento al 153esimo posto, il Lazio al 156, l’Emilia Romagna al 157 e la provincia di Bolzano al 160. Che, insieme alla Valle d’Aosta e alla Basilicata, è l’unica ad avere guadagnato posizioni in tre anni. Il Mezzogiorno si trova tutto nella parte bassa della graduatoria: il posto migliore, il 226esimo, lo occupa la Basilicata. E infatti l’Italia è l’unico paese del G7 in cui non esistono territori con un tasso di competitività positivo. Uno scenario che condivide con i paesi dell’Est Europa, le repubbliche baltiche, il Portogallo e la Grecia. Sorride la City. Il primato della competitività europea spetta alla capitale della Brexit. Londra, per la prima volta, ha scalzato la regione olandese di Utrecht, al terzo posto, preceduta anche dai territori britannici del Berkshire, Buckinghamshire e Oxfordshire. Fanalino di coda tra le regioni è la Guyana francese, seguita dal sud est della Romania e dalla Macedonia orientale, in Grecia. (al.pi.)


 

19 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017 / Attualità - Pagina 13
Due leggi ferme in parlamento: lo “ius soli” e quella sui bimbi non accompagnati
Minori stranieri, fantasmi in Italia
di Andrea Scutellà
ROMA Choaib è nato in Marocco, ma è arrivato in Italia a 6 mesi. Oggi ha 23 anni: è cresciuto a Treviso, ma vive da tanti anni a Trieste dove fa il barista. Ha partecipato al dibattito sul referendum costituzionale, si è scaldato parlandone con i suoi amici, ma non ha potuto votare. Non ha la cittadinanza, nonostante abbia frequentato soltanto scuole italiane. Will, invece ha 8 anni e viene dalla Nigeria. Era su una barca per raggiungere l’Italia. I suoi genitori sono morti in un naufragio a cui lui è sopravvissuto aggrappandosi per ore ad un altro bambino. Oggi è detenuto in un centro per migranti in Libia. Fantasmi. I ragazzi stranieri, in Italia, sono fantasmi. Vagano come spettri per lo Stivale quando arrivano senza genitori e si perdono nelle maglie dello sfruttamento: lavorativo, sessuale, criminale. Accade dopo aver attraversato l’inferno libico: Unicef ha intervistato 40 ragazzi sulla rotta che dal Paese nordafricano punta l’Italia (tra cui Will): tre quarti raccontano di aver subito violenze da parte di adulti (per lo più in divisa), la metà invece parla di abusi tipo sessuale. Ma sono invisibili anche quelli che nascono in Italia da genitori stranieri o arrivano da piccoli e per anni sono i compagni di banco dei nostri figli, ma scompaiono nelle maglie della burocrazia: non possono partecipare alle gite, a 18 anni non possono votare, escono dall’Italia con difficoltà. Due leggi sono ferme nei polverosi cassetti del Senato: una che garantirebbe maggiori diritti (all’istruzione, alla sanità, all’affidamento familiare) per i minori non accompagnati; l’altra che permetterebbe ai ragazzi nati in Italia da genitori stranieri - di cui almeno uno con permesso di soggiorno di lungo periodo - o che hanno frequentato un ciclo scolastico nel nostro Paese, di accedere alla cittadinanza italiana. Gli #Italianisenzacittadinanza (sì, a loro piace quell’hashtag davanti al nome dell’associazione) hanno manifestato ieri a Roma, sotto il Pantheon. Tra loro non c’era solo Choaib, ma anche Giorgia, che ha un nome italiano perché è sempre vissuta a Bologna. Dai due ai cinque anni, però, sua madre l’ha portata in Moldavia, interrompendo il suo soggiorno in Italia che a rigor di legge vigente dovrebbe essere continuato. Ora ha 18 anni: è alta, bionda e ha gli occhi chiarissimi, ma parla solo italiano. Finirà il liceo quest’anno e con la scuola scadrà il suo permesso di soggiorno. Dovrà lottare con la burocrazia finché non avrà un certificato di iscrizione all’Università in mano. Altrimenti rischia di essere espulsa in Moldavia, un Paese di cui non conosce nulla «neanche la letteratura», sottolinea. A proposito: lei sogna di fare la mediatrice culturale. Nel frattempo nelle carceri libiche ci sono minori detenuti, come Will, che hanno cercato di raggiungere l’Europa. Il nostro Paese ha recentemente stretto un accordo di rimpatrio con il partner nordafricano, ritenuto in grado di gestire le frontiere e di garantire un’accoglienza degna. Unicef ha individuato 34 centri di detenzione per migranti: 24 in mano al governo di Al Sarraj, altri 10 alle milizie. Più della metà sono inaccessibili a osservatori internazionali. Lo scorso anno sono giunti in Italia più di 28mila minori, quasi 26mila (il 92%) erano soli. Si stima che 700 siano morti in mare.

 
 

20 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017 / Attualità - Pagina 13
BREXIT
Gran Bretagna, primi stop da metà marzo
La Brexit non è ancora iniziata, macircolano già le prime indiscrezioni su date e movimenti possibili in vista del “distacco”. Fonti di governo indicano che TheresaMay avrebbe scelto la data, la metà di marzo, per invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè il via ai negoziati sul divorzio di Londra da Bruxelles, destinati a durare due anni. Le stesse fonti precisano che quella data sarà la scadenza della libertà di movimento, uno dei principi fondamentali della Ue: da quel momento nessun europeo potrà più venire a cercare lavoro in Gran Bretagna. Cosa accadrebbe a quel punto non è chiaro. E il rischio caos sarebbe elevato se italiani, francesi e tedeschi venissero fermati alla frontiera. E, altro tema caldo, gli studenti europei potranno continuare ad andare a studiare nelle università del regno? Voci per ora smentite da Downing Street,mail timore resta alto.
 
 

21 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017 / Sassari - Pagina 20
Il presidente onorario di Libera
Dalla Chiesa: «La mafia si vince rispettando le regole»
di Antonio Meloni
SASSARI Le battaglie più importanti non si vincono con le armi convenzionali, ma con gli eroi del quotidiano, quei cittadini rispettosi delle regole e dei principi fondamentali che hanno fatto grande la democrazia. Il messaggio più importante di Nando Dalla Chiesa è in questa affermazione apparentemente semplice con cui, ieri, in una gremita aula Segni del dipartimento di Giurisprudenza, il sociologo ha aperto il fitto programma di incontri in preparazione alla XXII Giornata dedicata alla memoria delle vittime di mafia. Iniziativa importante, promossa dall'associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti, di cui Nando Dalla Chiesa, figlio del generale dei carabinieri Carlo Alberto, ucciso dalla Mafia nel 1982, è presidente onorario. Il percorso che in questi giorni porterà Nando Dalla Chiesa, professore nell’Università di Milano, a incontrare gli studenti di Nuoro e Olbia, è cominciato a Sassari nel dipartimento di via Coppino, dove il docente e saggista, grande esperto di criminalità organizzata, ha proposto – presenti, tra gli altri, il prefetto Giuseppe Marano, i rappresentanti delle forze dell'ordine e dell’amministrazione comunale – una riflessione attenta sul fenomeno mafioso fatta da chi non solo lo ha vissuto sulla pelle, ma lo ha sviscerato e analizzato in tutte le sue forme, consapevole del fatto che per combatterlo occorre studiarlo. «Perché solo la conoscenza – ha spiegato Dalla Chiesa – consente di trovare le armi più efficaci per contrastare le mafie e produce anche quell'energia sociale capace di fare la differenza». A chi gli chiede se esistano segnali rivelatori della presenza mafiosa in un dato contesto, il sociologo risponde senza esitazione che «la mafia si diffonde dal basso, sistemando gradatamente i propri uomini nei posti chiave, e allora bisogna stare attenti a quella umanità variegata che si riunisce attorno a certi ambienti in cui si fa ostentazione di ricchezza e dove la villania dei modi e l'arroganza sono di casa». Ma se il fenomeno mafioso può svilupparsi in qualsiasi contesto bisognerà stare con la guardia molto alta proprio nelle zone in cui, pure in presenza di segnali inequivocabili, si tende a negarne l'esistenza: «In Sicilia nel tempo si sono formati gli anticorpi, ora occorre guardare a realtà come la Lombardia – ammonisce Dalla Chiesa – dove non soltanto circolano capitali importanti, ma soprattutto c'è una realtà impreparata e il crimine organizzato affonda come una lama nel burro». L’iniziativa di ieri mattina in città Sassari, sarà replicata anche a Nuoro e Olbia dove Nando Dalla Chiesa incontrerà studenti e rappresentanti delle istituzioni in preparazione alla grande giornata del 21 marzo, quando in cinquemila Comuni italiani, durante una manifestazione pubblica, saranno letti i nomi di oltre novecento vittime di mafia. La città sarda scelta quest’anno per la celebrazione della XXII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di Mafia sarà proprio Olbia. All’evento, nato ventuno anni fa, per iniziativa di don Luigi Ciotti, partecipano Sardegna Solidale, presieduta da Giampiero Farru, che ieri ha coordinato i lavori, l'università, il dipartimento di Giurisprudenza e l'associazione Giusta (gioventù universitaria studenti antimafia), rappresentata, ieri mattina, da Ricardo Lallai, intervenuto all’incontro.
 
 
 

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