Lunedì 20 febbraio 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 febbraio 2017
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L’UNIONE SARDA

 
 
1 - L’UNIONE SARDA di lunedì  20 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Commemorazione dell’Uici e dell’Ateneo in via Università
Una giornata dedicata all’alfabeto di Braille
Decima giornata dedicata al Braille, domani nella sala settecentesca della Biblioteca universitaria. Sarà celebrata dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici), in collaborazione con l’Istituto per la ricerca e la Riabilitazione (Irifor Sardegna) e il Servizio di Inclusione e apprendimento (Sia) dell’Università. L’appuntamento è per le
La commemorazione, che comincerà alle 10, è istituita dalla legge 126. Louis Braille inventore dell’omonimo alfabeto, diventato cieco all’età di tre anni, aveva dedicato tutta la sua vita a trovare ed elaborare un metodo di lettura e scrittura che ha consentito a chi non vede l’accesso alla cultura, dandogli la stessa dignità e gli stessi strumenti della persona vedente. «Duecento anni dopo la sua invenzione - ricordano gli organizzatori della commemorazione - il braille ancora oggi è l’emblema nella base culturale del cieco, sia nella scrittura che nella lettura. Ma anche, nell’interpretazione della segnografia musicale e della matematica».
Il sistema è stato adattato ad innumerevoli lingue, «e oggi i non vedenti ringraziamo l’uomo che, dando gli occhi alle mani ha regalato al cieco le chiavi della conoscenza».
Alle 10, dopo il saluto di benvenuto di Raimondo Piras, presidente del Consiglio regionale sardo dell’Unione italiana ciechi e Ipovedenti e di Donatella Rita Petretto, delegata della rettrice. Alle 10,30, esibizione musicale del pianista non vedente, Alessandro Mariano. Alle 10,45 sarà Giovanna Perri a intervenire sull’attualità del Braille. Dell’insegnamento del Braille nella formazione scolastica e professionale parlerà invece Ermelinda Salis mentre del Braille quale strumento di emancipazione nella vita quotidiana interverrà Giovanna Corraine del Comitato Uici.
 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì  20 febbraio 2017 / Provincia Ogliastra (Pagina 22 - Edizione CA)
Borse di studio ai neo laureati
Premi in denaro per gli studenti meritevoli. Cinque borse di studio per i neo laureati di Jerzu. L’amministrazione comunale, guidata dal primo cittadino Roberto Congiu, ha stanziato 1.500 euro da destinare a chi ha concluso gli studi universitari. Tre borse da 560 euro ciascuna verranno consegnate ai residenti che hanno conseguito la laurea triennale più la specialistica. Le altre due, da 400 euro, per la triennale. La graduatoria verrà stilata in base alla valutazione e al reddito Isee. Le domande devono essere presentate entro il 7 marzo. Per informazioni rivolgersi in Comune.
 
 
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LA NUOVA SARDEGNA
 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 20 febbraio 2017 / Pagina 19 - Cultura e spettacoli
Cosa c’è dietro la scarsa conoscenza della lingua italiana da parte degli studenti
SE LA SCUOLA È SENZA RISORSE IL FUTURO DIVENTA UN’INCOGNITA
Dalle elementari all’università per la politica l’istruzione viene sempre per ultima
di GIOVANNI LUPINU
Recentemente ha avuto grande rilievo nei media la lettera-appello sottoscritta da 600 docenti universitari che ha per oggetto la scarsa conoscenza dell’italiano con cui gli studenti escono dalla scuola. La questione è importante e merita una riflessione non frettolosa: occorre chiedersi, infatti, quali siano le cause di una simile catastrofe culturale, che deve allarmare tutti. Ci si potrebbe domandare, ad esempio, quanto del proprio Pil il nostro Stato investe in istruzione e ricerca in confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea: ma sarebbe deprimente, perché siamo maglia nera (fonte: Eurostat). Oppure si potrebbe discutere di come la scuola (e l’università) negli ultimi anni sia stata oggetto di valutazioni fumose e astruse sin dai nomi che portano. Sono cose note, per cui sarà più utile soffermarsi proprio sulla scuola: se tanti studenti arrivano all’università con voragini nella conoscenza della lingua italiana (ma anche della lingua straniera, della matematica, della storia, delle scienze...), delle cause strutturali, per così dire, ci dovranno pur essere. Certo, si potrà attribuire qualche responsabilità alle famiglie che forse, in generale, educano meno che in passato al rispetto per l’istituzione scolastica e i professori, sono più disattente e più disposte a difendere sempre e comunque i propri figli, con un atteggiamento diseducativo. Ma per capire davvero bisogna puntare lo sguardo sulla scuola: intesa non solo e non tanto come professori, ma come istituzione pubblica, centrale per la crescita di una nazione, che funziona in base a un’architettura organizzativa, dei progetti al passo con i tempi, dei finanziamenti adeguati. Che importanza, oggi, si dà in Italia alla scuola? Quale è lo status sociale (e lo stipendio) di un insegnante nella nostra comunità e come gli insegnanti sono selezionati, anche in confronto con paesi, come la Finlandia, in cui la scuola raggiunge risultati ben diversi? È importante rimarcare che se in un’istituzione si investe poco o, meglio, si taglia continuamente, l’abbassamento del servizio è inevitabile e il crollo dei soffitti negli istituti diventa una metafora. Prendiamo la didattica: quanti insegnanti, giusto per dirne una, sanno cosa sia una “classe capovolta” e quanti, al contrario, pensano “a me è stato insegnato così e io insegno così”. Oggi i ragazzi sono diversi, sono dei nativi digitali: il tema di introdurre e sfruttare le nuove tecnologie per realizzare una didattica moderna, coinvolgente, inclusiva è cruciale. Alcuni insegnanti lo sanno bene, molti altri no. Il punto, però, è che non bisognerebbe affidarsi alla buona volontà dei docenti, ma incanalare l’aggiornamento su dei binari precisi. C’è poi un’altra questione, toccata anche dalla lettera dei 600 docenti universitari, quando si parla della necessità di una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Oggi, per fare un esempio, uno studente della scuola media si trova a dover studiare su una grammatica dell’italiano di 692 pagine in cui si cerca di inventariare l’oceano della lingua: dalla fonologia alla morfologia flessionale e derivativa, dalla frase semplice alle subordinate circostanziali. Il tutto, diluito in un impianto datato, che un tempo era finalizzato allo studio del latino: perché una prova ministeriale deve infliggere a uno studente di terza media la ricerca di un complemento di privazione? Ovviamente i professori sono prigionieri dei programmi, ma sanno bene che neppure i solerti funzionari ministeriali saprebbero rispondere a numerose domande di una prova Invalsi. Dunque, ben vengano le lettere e gli appelli sulla scarsa conoscenza dell’italiano da parte dei nostri studenti. Quello che occorre fare più urgentemente, però, è ribellarsi alla scarsa considerazione che nel nostro Paese i governanti di diverso colore hanno nei confronti dell’istruzione e della ricerca. Vogliamo, come don Milani, che i nostri studenti conoscano la lingua italiana e tanto altro per non farsi fregare dagli imbonitori di turno, per essere cittadini critici e non consumatori-pecore. La misura è davvero colma.
* Docente di Storia della lingua sarda all’Università di Sassari

 
 

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