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Mercoledì 15 febbraio 2017

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15 febbraio 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Appassionato di pallone si è specializzato in Chirurgia plastica ricostruttiva Il ritorno del camice bianco ANDREA FIGUS, 15 ANNI ALL'ESTERO, È PRIMARIO AL POLICLINICO
A volte le fughe di cervelli possono avere un lieto fine. Non solo andata, ma anche il ritorno. «Sono orgoglioso di aver potuto riprendere un aereo per la mia Isola, ora vorrei mettere la mia esperienza al servizio dei pazienti».
CURRICULUM D'ORO Chirurgo plastico, 43 anni, di cui 15 passati tra Roma, Inghilterra e Brasile: Andrea Figus è appena tornato a Cagliari, dove aveva lasciato famiglia e amici. La laurea in medicina non era bastata per tracciare un futuro sicuro, da qui la scelta di partire, con la fortuna di entrare in centri di altissimo livello dove specializzarsi. La storia della sua vita è cambiata quando è stato contattato dall'Università di Cagliari e ha accettato di guadagnare molto meno e mettersi al servizio del Policlinico. Fino alla fine del 2016 faceva il primario in Chirurgia plastica ricostruttiva all'ospedale universitario di Norwich ed era anche professore associato e direttore dell'istituto di Anatomia e chirurgia plastica dell'ateneo locale. Poi è arrivata la chiamata da Cagliari e ha deciso di lasciare la vita che si era creato lì con la moglie e due bambini per indossare un camice e cercare spazio nella struttura con vista sulla 554.
LA CHIAMATA «C'è una legge che permette a chi è già professore associato all'estero di ricevere una chiamata diretta da un'Università italiana. Nel mio caso c'è stata la ferma volontà del rettore Maria Del Zompo di portarmi qua, dopo che ha visto il curriculum, per contribuire alla crescita del Policlinico». Già da qualche anno gli passava per la testa l'idea di lasciare la vita sicura d'Oltremanica e tornare nella sua città ma non sono mancati gli ostacoli.
La campagna acquisti dell'Ateneo cagliaritano è andata a buon fine, ma è stato necessario che si riunisse una commissione nazionale per il via libera. Anche nell'Isola non ha trovato il tappeto rosso: dopo il Brasile, Londra, Roma e Norwich non è facile inserirsi in un mondo come quello della sanità sarda. «Non ho padrini e sponsor, sono molto riconoscente al professore Giuseppe Casula perché fu lui che già qualche anno fa mi chiese la disponibilità a tornare qui perché vedeva di buon occhio l'ipotesi di sfruttare qui quello che ho imparato in questi anni».
LA TECNICA Il punto di forza del camice di ritorno è la microchirurgia per la ricostruzione dei seni in ambito oncologico: in Inghilterra ha fatto più di seicento interventi di questo tipo, numeri record per un microchirurgo italiano. Nell'Isola sono oltre mille le donne che ogni anno devono combattere tumori al seno e ce ne sono tante altre che non hanno mai puntato sulla ricostruzione. «Ci sono validi colleghi che operano in questo campo, ma con la mia esperienza possiamo offrire un'alternativa alle pazienti che ora viene garantita forse a Milano e Roma mentre in Inghilterra è la norma», spiega Andrea Figus. Si tratta di ricostruire la mammella senza protesi artificiali, che creano problemi nei tessuti che hanno subito radioterapia, ma con il prelievo di pelle e tessuti dall'addome o dall'interno della coscia. «Gli effetti negativi sono le cicatrici che restano dopo il prelievo, ma in questa maniera si riesce a ricostruire la mammella in modo più simmetrico rispetto all'altra e nella maniera più simile ai tessuti di un seno naturale: faccio sempre presente tutti gli aspetti alle mie pazienti e in Inghilterra il 70 per cento di loro sceglieva questa strada».
LA SANITÀ IN ITALIA Rispetto all'esperienza inglese dovrà ora confrontarsi non solo con ambienti e dinamiche diverse tra le corsie, ma anche con pazienti differenti. «Per me non ci sono grosse differenze, quando spieghi bene le cose alle pazienti loro capiscono e decidono se è il caso di fare questo intervento o no: il più delle volte accettano perché sanno della qualità che possono ottenere». In questa fase di reinserimento si sta già confrontando con mondi diversi. «Quello che cambia è un po' la disorganizzazione strutturale che c'è nella sanità italiana, che spesso non permette alle pazienti di poter ottenere quell'eccellenza che in Inghilterra si trova anche in centri come Norwich, che non è Londra - spiega - ma questo non deve essere un aspetto negativo, ma un punto per ripartire e migliorare ancora di più».
A UN PASSO DALLA SERIE A Il suo obiettivo è quello di riproporre i modelli di lavoro che ha seguito a Norwich, incentrati sul gioco di squadra. Lui che è cresciuto giocando a pallone nel Cagliari e dopo la scalata dai pulcini alla Primavera si è fermato a un passo dall'esordio in prima squadra, senza mai mollare gli studi. «Sono arrivato a lambire la serie A, ma professionalmente l'ho raggiunta in Inghilterra e ora mi piacerebbe raggiungerla coi pazienti sardi - conclude - sono contento comunque di aver trovato colleghi che credono fermamente nella collaborazione: in questo modo si migliora tutti e, soprattutto, migliora l'offerta e la qualità dei servizi offerti ai pazienti».
Marcello Zasso
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Una giornata per avvicinare le studentesse delle superiori alla fisica
INTERNATIONAL DAY, LA SCIENZA HA BISOGNO DI DONNE

Il dipartimento di Fisica alla Cittadella universitaria ha ospitato la seconda giornata “International day of women and girls in science”. Il tema - affrontato per la prima volta nell'Isola - di fondo è, purtroppo, noto: il numero di donne coinvolte nella ricerca scientifica è basso ovunque: i dati dell'Unesco del 2013 evidenziano il 36 per cento di presenze femminili in Italia, peraltro più alta (28,4) della media mondiale. Anche riflettendo su queste percentuali, il 15 dicembre 2015 l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato la Giornata che si è celebrata per la prima volta nel 2016. Alla cerimonia di apertura ha preso parte anche Micaela Morelli: «I numeri dell'Unesco sono evidenti, la ricerca scientifica ha sempre più bisogno del pensiero femminile», ha detto la pro rettrice per la ricerca dell'ateneo di Cagliari.
Viviana Fanti (docente di Fisica applicata) e Alessia Zurru (responsabile divulgazione iniziative del dipartimento), in collaborazione con la sezione di Cagliari dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), hanno coordinato la masterclass al femminile coinvolgendo 47 studentesse, individuate per il percorso scolastico di pregio, in rappresentanza di 24 istituti superiori regionali. Le ragazze, affiancate da nove tutor del dipartimento, hanno trascorso la mattinata tra laboratori e aule, alle prese con attività sperimentali e dimostrazioni. Di particolare rilievo l'aspetto relazionale che si è instaurato tra le partecipanti, il team organizzativo e le tutor, on preziose indicazioni, suggerimenti e un dialogo incisivo su quello che può rappresentare la fisica.
Claudia Vacca, Fiorella Fionda, Elisa Incani, Marta Sireus, Elisa Pinna, Jessica Satta, Daniela Marongiu e Fabiana Scarano sono le nove giovani ricercatrici e dottorande in Fisica che hanno guidato le studentesse delle superiori nell'affascinante viaggio nei diversi ambiti della disciplina. «Dall'astrofisica alla fisica delle particelle, dalla fisica della materia alla fisica medica, le ragazze si sono potute occupare di alcune delle tematiche più dibattute del nostro lavoro», ha precisato Fanti. Nel pomeriggio si è tenuto il collegamento in diretta audio/video con le scienziate del Cern di Ginevra e con le scuole di fisica di Madrid e Rio de Janeiro. La parte del leone per due brillanti laureate in fisica all'ateneo di Cagliari, Marianna Fontana e Francesca Dordei.
Il 10 maggio a Roma si tiene il “Gender in Physics Day”. L'Infn fa parte del Consortium Genera (Gender Equality Network in the European Research Area) e bandisce un concorso riservato a studenti e studentesse delle terze, quarte e quinte degli istituti secondari di secondo grado per combattere gli stereotipi di genere sin dall'ambito scolastico.
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Borsa (Pagina 11 - Edizione CA)
PUBBLICO IMPIEGO. Piano Madia
Precari statali, chi c'è da 3 anni sarà assunto

ROMA Chi ha maturato tre anni di servizio, anche non continuativi, nella pubblica amministrazione, purché sia entrato con un concorso pubblico, sarà assunto. L'ipotesi sarebbe contenuta nella bozza in circolazione del piano straordinario per il superamento del precariato, messo a punto dal ministero della Semplificazione e Pubblica amministrazione guidato da Marianna Madia.
Intanto prosegue il confronto tra governo e Cgil, Cisl e Uil sul Testo unico del pubblico impiego in vista del Cdm che dovrà approvare il decreto a breve, in quanto la delega del governo scade a febbraio. Dopo una lunga discussione, iniziata nella mattinata di lunedì, bloccata e poi ripresa nel tardo pomeriggio, sembrerebbe aprirsi qualche spiraglio da parte dei rappresentanti del ministero alle richieste dei sindacati che non hanno al momento visto ancora materialmente alcun testo.
Il ministero avrebbe accolto le modifiche richieste all'articolo 2 del testo per dare maggiore spazio alla contrattazione rispetto alla legge, ma le distanze rimarrebbero sulla maggiore partecipazione dei sindacati all'organizzazione del lavoro rispetto ai dirigenti. Tutte le tredici sigle sindacali del Pubblico impiego sono convocate per oggi alle 15,30 a Palazzo Vidoni, sede del ministero.
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Provincia Sulcis (Pagina 25 - Edizione CA)
GONNESA. È stato presentato ieri il progetto operativo di un giovane ingegnere
Un drone controllerà le emergenze del territorio
Da ieri Gonnesa è il centro di una sperimentazione innovativa nelle emergenze di Protezione civile. È attivo, grazie alla collaborazione tra i volontari della Sosago e il Comune, il Nucleo informatico a supporto delle emergenze: rendere più celeri i tempi di intervento, nelle emergenze di Protezione Civile, ma anche in caso di incendi o situazioni di rischio idrogeologico.
Lo smartphone in dotazione agli operatori del Nise, con un'applicazione, si trasforma in uno strumento di geolocalizzazione in grado di inviare avvisi e foto in tempi reale. Le informazioni raccolte in diretta sul territorio sono trasmesse al centro operativo. Un notevole risparmio di tempo, fattore decisivo in queste situazioni.
Il centro sarà utile per monitorare il territorio e, in caso di vera emergenza, la Sosago garantirà il supporto logistico, mettendo a disposizione, sul posto, uomini e mezzi. L'idea, alla base delle tesi di laurea di Matteo Serra, giovane ingegnere gonnesino, è stata trasformata nel nuovo centro di sperimentazione, che fa del paese un centro all'avanguardia nella gestione delle emergenze. «Questo sistema può trovare applicazione anche nelle situazioni più delicate - spiega Serra - non si può perdere tempo, la comunicazione in molti casi è vita. Ed ecco l'idea di un Sistema informativo territoriale, visibile a tutti i cittadini tramite il sito del Comune».
Al sistema di avvisi, mappe, foto si aggiunge il drone, in dotazione alla Sosago. «Sarà la prima associazione in Sardegna a utilizzare il drone nell'ambito della Protezione Civile - sottolinea il sindaco Hansel Cabiddu - è una sperimentazione di alto livello di cui andiamo orgogliosi». «È importante valorizzare i nostri giovani e le loro capacità - dice Mondo Podda, presidente Sosago - con questa sperimentazione siamo ancora una volta all'avanguardia in un settore in cui operiamo da 20 anni».
Antonella Pani
 
 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 39 - Edizione CA)
TOPOLINO. Il fumettista alla ribalta dopo aver disegnato il numero dedicato a Sanremo
Luca Usai: «Il mio cammino da Guspini alla Disney»
Dal piccolo e assolato comune campidanese ai piedi del monte Santa Margherita agli studi milanesi della Walt Disney Italia: è la favola di Luca Usai, classe '77, autore delle tavole illustrate del Topolino numero 3193 dedicate al festival canoro per eccellenza. Galeotto fu l'orgoglio di amici e compaesani: negli scorsi giorni, la sua storia è rimbalzata fra le principali agenzie d'informazione tra lo stupore e l'incredulità del giovane fumettista originario di Guspini, che in “Zio Paperone e il tormentone d'amore” ritrae il papero miliardario impegnato a rubare il meglio delle canzoni per trasformarle in redditizi tormentoni musicali.
A difendere la musica in compagnia di Paperino, Qui, Quo, Qua e Brigitta un abbronzatissimo Tarlo Konty,nella gustosa parodia di Carlo Conti già apparsa in “Zio Paperone e l'eredità paperopolese”, su sceneggiatura di Roberto Gagnor. «Ogni anno Topolino dedica qualcosa a Sanremo. Quest'anno, la scelta è caduta su una storia di circa 30 pagine su sceneggiatura di Giorgio Salati, inchiostrata da Simone Paoloni e illustrata da me. Ci ho impiegato circa due mesi», spiega l'artista.
A scandire l'infanzia di Luca i Classici Disney. «Ho studiato alle Industriali, nell'idea che avrei potuto continuare a disegnare a prescindere da un percorso accademico mirato. In realtà, con il senno di poi, mi sono accorto che un Liceo artistico sarebbe stato di gran lunga più formativo considerate le mie attitudini. Eppure poi, all'Università, mi iscrissi lo stesso in Ingegneria Elettronica a Cagliari.Nel finesettimana, frequentavo alcuni corsi alla Sardinian School of Comics con Silvio Camboni, Mario Atzori e Bepi Vigna: inutile dire che spendevo il mio tempo più sui bozzetti che non sui libri».
Poi l'incontro a Carbonia con le prime Chine Vaganti, Marcello Lasio, Giorgio Casu e Giorgio Concu e Daniele Mocci, con i quali avvia una lunga e proficua collaborazione, quindi l'anno da illustratore allo Ied, l'esperienza a Janas Technology, le prime esperienze per Geronimo Stilton e alcune importante case editrici. «Nel 2006, poi, ho spedito un portfolio per entrare all'Accademia Disney e da allora non sono mai andato via. Ho disegnato anche storie per il Toy Story Magazine e per alcune riduzioni a fumetti tratte dai film Pixar».
Nell'ottobre 2011 poi, il volume “Normalman-Le Origini”, sceneggiato da Lillo del duo Lillo&Greg. E da qui le infinte collaborazioni con Panini, Piemme, Gaghi Editrice, Red Whale, L'Unione Sarda e Salani. Tra i progetti in cantiere, il fumetto per l'etichetta indipendente ITComics dal titolo “Jorge Sanchez & Dragon Li”, scritto da Davide Barzi. E ovviamente, continuare con Topolino.
Francesca Virdis
 
 

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 39 - Edizione CA)
AGENDA. L'omaggio a Nereide Rudas
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE  Domani alle 18 nella sala Eleonora d'Arborea, in via Falzarego 35 a Cagliari, il Centro di documentazione e studi delle donne, ospita una serata in ricordo di Nereide Rudas a partire dal suo ultimo lavoro "Donne morte senza riposo. Una indagine sul muliericidio". Saranno presenti i coautori del libro, Sabrina Perra e Giuseppe Puggioni. A curare l'introduzione sarà Anna Oppo.
 
 

7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
L'INTERVISTA Anna Maria Montaldo vola a Milano
«Sarà una sfida avvincente e impegnativa»
Uno dei musei dei quali si occuperà prestissimo, il Mudec, il Museo delle Culture a Milano, ha appena due anni di vita ed è nato tra gli scheletri dell'ex acciaieria Ansaldo. Diventando un luogo di incontro, di idee, uno spazio di nuovo vivo in un paesaggio postindustriale. «Sono convinta che un museo oggi svolga un ruolo sociale molto importante. Deve essere un punto di riferimento scientifico e divulgativo, ma anche molto altro, come saper connettere il centro con la periferia». È questa una delle bussole che Anna Maria Montaldo, appena nominata direttrice del Polo d'Arte moderna e contemporanea di Milano metterà in valigia, lasciando Cagliari, la città dove è nata 62 anni fa e dove ha diretto la rete dei musei civici. È la seconda cagliaritana, con lei Cristiana Collu, direttrice prima del Mart di Rovereto e ora della Gnam di Roma, a lasciare l'Isola per affascinanti avventure culturali dall'altra parte del mare.
Come è maturata questa decisione di guardare oltre Cagliari?
«Ho partecipato al concorso del Comune di Milano per curiosità, ovviamente per interesse, ma senza patemi d'animo. I competitor erano tanti e di livello. È stata una bella sorpresa ricevere la comunicazione della mia vittoria, ma so bene di aver presentato un profilo competitivo e coerente con ciò che si chiedeva».
E ora che si spalanca una nuova stagione quali sono i suoi sentimenti?
«Molto gratificata e molto onorata. Ma sarei un'incosciente se non dicessi anche che sarà una sfida avvincente, difficile, oltre che un impegno logistico non indifferente. Mi occuperò di tre musei civici, il Museo del Novecento, la Gam-Galleria d'arte Moderna e il Mudec, Museo delle Culture, l'ultimo nato a Milano. Sarà un lavoro complesso, un nuovo orizzonte da scoprire».
Restiamo a Cagliari. Qual è stato il progetto che più l'ha appassionata in questi anni di lavoro?
«Dal punto di vista museale la creazione del sistema dei musei civici - Galleria Comunale, Palazzo di Città, Search, Cardu - e la recente apertura del Cartec, la cava d'arte contemporanea, uno spazio straordinario felicemente recuperato, l'impegno nell'arte pubblica. L'acquisizione della collezione Ingrao. Sono tutte state sfide professionali importanti. Ma è il lavoro nel suo complesso ad avere un gran valore».
Collezione Ingrao e Galleria comunale. Una critica che a questo proposito le muovono è che la collezione abbia nei fatti “occupato” la Galleria, facendo da barriera alla contemporaneità. Un varco è stato riaperto la scorsa estate con “Percorsinterrotti”, la bella mostra di Rosanna Rossi.
«Strada facendo alcune cose sono cambiate, abbiamo cercato di esplorare altri modi di proporre arte. È stata aperta una nuova ala del museo, il Cartec, e artisti sardi sono stati valorizzati. È vero, la collezione Ingrao ha occupato tante sale, ma è una collezione importantissima. Diciamo che, un po' costretti dalla logistica abbiamo fatto sperimentazioni interessanti, innovative, scoprendo e apprezzando l'inaspettato dialogo tra le mostre temporanee e la collezione permanente. Le cose vanno osservate da tanti punti di vista. La riapertura di Palazzo di Città ci ha consentito di ospitare diverse esposizioni. Sicuramente sono stati fatti anche errori, ma abbiamo sempre lavorato e lavorato sodo, e ciò che mi rende più felice è che alla fine il lavoro paga».
Ha diretto una rete di spazi per l'arte. Qual è la sua idea di museo?
«Sono convinta che il museo abbia un ruolo sociale importante nel territorio. È necessario aprirsi. Lo abbiamo fatto con il progetto Sant'Elia dell'artista Marinella Senatore, con le foto di Vanessa Winship e George Georgiou in This Is Mirrionis, per fare degli esempi. Lo facciamo ora con un progetto su Gramsci. Un artista come Cristian Chironi ha costruito un lavoro imprescindibile come la ricostruzione della memoria di Cagliari. Ecco, io credo che un museo debba essere un punto di riferimento scientifico e divulgativo, ma anche molto altro, connettere il centro con la periferia. Questo fa un museo contemporaneo, oggi».
Guardando indietro all'esperienza di Cagliari Capitale della Cultura rifarebbe ciò che ha fatto, farebbe cose diverse?
«Giudico l'esperienza di Cagliari Capitale estremamente positiva per la città e per il suo tessuto culturale. Non ero sola e condivido questi meriti con altre persone».
Eppure una critica che viene fatta è quella di aver avuto più occhi per gli esterni e minore attenzione per gli artisti di casa…
«Indubbiamente un limite di quella esperienza ultra positiva è il mancato coinvolgimento di tanti artisti indipendenti. Siamo riusciti a farlo con danza e teatro - perché ci sono associazioni che li rappresentano - meno le arti visive».
Il progetto Gramsci copre quel vuoto?
«È una chiamata alle armi. Un modo per far uscire allo scoperto artisti e curatori indipendenti che hanno più difficoltà a partecipare a un bando. La figura dell'artista solitario è meravigliosa, ma oggi è una parte complicata da sostenere. Il progetto Gramsci (finanziato dal Comune con 20 mila euro) è un bellissimo tentativo, una bellissima vettura sulla quale salire. Purtroppo non sarò più io a seguirlo, ma come museo abbiamo fatto una scelta di campo importante. È davvero un'azione energica, una mano tesa».
Caterina Pinna
 
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Pagina 37 - Cultura e spettacoli
DIRETTRICE DEI MUSEI CIVICI DI CAGLIARI
Anna Maria Montaldo al Polo museale di Milano
CAGLIARI La direttrice dei Musei civici di Cagliari, Anna Maria Montaldo, 62 anni, dirigerà il Polo museale dedicato all’arte moderna e contemporanea di Milano. Ha vinto infatti il concorso indetto dal comune meneghino. Laureata in Lettere e Filosofia all’Università di Cagliari, Anna Maria Montaldo dirige i Musei civici del capoluogo regionale dal 1987. «È un riconoscimento importante delle sue capacità, ma anche dell'impegno profuso in questi anni per valorizzare al meglio il patrimonio artistico e culturale della nostra città», dice l’assessore alla Cultura del Comune di Cagliari Paolo Frau nel commentare la notizia sul suo profilo Facebook. Montaldo, ricorda Frau, «prende la guida di importanti realtà quali il Museo del Novecento in piazza Duomo, la Galleria d’Arte moderna nella Villa Reale e il Mudec, lo spazio espositivo di recente realizzato negli edifici un tempo sede dell’Ansaldo». «Le ho chiesto di immaginare – aggiunge Frau – nel suo nuovo ruolo ambiti di collaborazione e di crescita tra le realtà di Milano e di Cagliari e sono sicuro che Anna Maria non trascurerà il nostro invito».


 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Pagina 4 - Sardegna
POLITICA REGIONALE
Cgil Cisl e Uil: a marzo in piazza, pronti allo sciopero. L’assessore: accuse ingiuste
SANITÀ, SINDACATI ALL’ATTACCO
CAGLIARI I sindacati della sanità lo dicono tutto d’un fiato: «Con l’Azienda unica siamo finiti punto e a capo. È cambiato poco o nulla. Anzi, i servizi sono peggiorati soprattutto per colpa della Regione che continua a non ascoltarci». Ai primi di marzo Cgil, Cisl e Uil scenderanno in piazza, con una manifestazione davanti al palazzo della giunta e sono pronti anche a scioperare subito dopo. «Vogliamo e dobbiamo dare un segnale forte», sono state le parole di Nino Cois, segretario regionale della Cgil-funzione pubblica. «Da gennaio purtroppo le relazioni sindacali sono peggiorate non tanto con il manager dell’Azienda unica, quanto con l’assessore alla sanità. Abbiamo chiesto più volte di essere ricevuti, ma lui ci risponde sempre che le nostre mail non gli sono arrivate: è una beffa». Ora basta – ha aggiunto Cois – «così com’è la riforma rischia di far affondare più in fretta il sistema sanitario e mettere con le spalle al muro i cittadini». L’assessore Luigi Arru non è rimasto in silenzio, ha risposto all’attacco: «Siamo sempre pronti al dialogo, ma sono questi tre sindacati a sfuggire al confronto nonostante rappresentino meno del 50 per cento degli oltre ventimila dipendenti Asl e poi non devono avere paura del futuro Per uscire dal disavanzo, è indispensabile la collaborazione di tutti». La requisitoria. Cgil, Cisl e Uil più che la paura temono però che tutto sia deciso a tavolino senza neanche un «pur minimo intervento reale sugli sprechi», che loro invece elencano. «A Nuoro c’è un tomografo bloccato da anni e lì le liste d’attesa sono interminabili. Dappertutto ci sono carrozzine buttate nei capannoni ma le Asl continuano a ordinarne di nuove. Poi c’è anche la zona franca delle consulenze e degli ingaggi degli amici degli amici: è un disastro». Fino all’affondo di Fulvia Murru della Uil-funzione pubblica: «Siamo la regione in cui i manager della sanità sono pagati di più, mentre noi dipendenti abbiamo gli stipendi più bassi d’Italia». Sono le assurdità che – ha denunciato Davide Paderi della Cisl – «pesano da sempre come macigni sulla sanità sarda». Messa in crisi – è stato un altro passaggio – «da una politica che vuole mettere le mani negli ospedali e poi è capace persino di fare peggio: non decide o decide male». Il grido l’allarme lanciato è stato forte: «Non manifesteremo per proteggere chissà quali privilegi, ma solo in difesa della qualità dell’offerta». Di recente è stata l’Agenzia nazionale che controlla gli standard della sanità a confermare che la Sardegna è ancora in fondo a gran parte delle classifiche su costi, efficienza e sicurezza. La soluzione – hanno sottolineato Cgil, Cis e Uil – non può essere certo solo l’Azienda unica, che ha in mano un pericoloso bisturi, è quello con cui taglierà alla cieca, ma mandata dalla Regione allo sbaraglio senza neanche una direttiva». Perché «i risparmi vanno bene ma devono essere discussi e condivisi con chi, ogni giorno, lavora a stretto contatto con i cittadini». La replica. L’assessore è stato secco: «Resto stupito – ha detto – da un’infinità di accuse generiche, come quella di un’improponibile macelleria sociale. Ad esempio i sindacati non sanno che esiste un appalto unico per il riutilizzo delle carrozzine, oppure che la Corte dei conti ha riconosciuto il taglio drastico delle consulenze. Se poi loro conoscono altro, si rivolgano alla magistratura». La controreplica di Cgil, Cisl e Uil è stata lo stesso immediata: «L’Azienda unica rischia di essere la pietra tombale del diritto alla salute». (ua)


 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Pagina 15 - Lettere e commenti
LA PAROLA AI LETTORI > RISPONDE MANLIO BRIGAGLIA
Scuola, eliminiamo “didattichese” e  “malamore”
È un po' di giorni che, dopo la denuncia fatta da alcuni accademici sullo stato in cui versa la conoscenza della lingua italiana presso le nuove generazioni, sui quotidiani si succedono riflessioni, articoli, discussioni sull'argomento. Anche sulla "Nuova" il professor Onofri punta il dito sulle manchevolezze delle nostre università diventate "palestre d'avanguardia di quelle ideologie didattiche e pedagogiche che hanno contribuito alla distruzione delle nostre scuole e alla perdita di ogni idea di studio come scoperta di sé e del mondo". Io credo che in tutti i livelli del nostro sistema scolastico occorra rifondare un'idea di scuola, un'idea di cultura e un'idea d'insegnamento, che abbiano come fine non l'intrattenimento, il "facile successo", ma lo spirito critico, acquisito anche attraverso una riflessione seria e approfondita e una rielaborazione personale, e talvolta faticosa, del sapere. Un sapere fatto di conoscenze fondanti e solide e di passione genuina per la cultura e la sua trasmissione e non solo di quel "didattichese" che da anni imperversa indisturbato nelle nostre scuole e che, troppo spesso, confonde il fine con lo strumento. La scuola, quella vera, la fanno gli insegnanti con la loro preparazione e la loro passione. Questa è una semplice verità che qualsiasi genitore e operatore scolastico di lungo corso sanno bene. Non ci sarà mai una scuola degna di questo nome, se la preparazione dei docenti non sarà adeguata. Ma da quanto tempo la scuola è stata trattata come un "comodo ammortizzatore sociale"? Ci si è preoccupati, molto, di creare nuovi posti di lavoro, stabili e precari, ma troppo poco di creare le condizioni migliori per favorire l'inserimento delle persone più preparate. È un ragionamento, questo, spesso taciuto, perché scomodo e ruvido, spiacevole da affrontare, soprattutto, ma non solo, a livello politico. Come meravigliarsi, allora, del deserto culturale che ci circonda?
Gemma Prontera, Sassari
 
* * * Curioso lo scaricabarile dall'Università all'asilo delle colpe dell'analfabetismo trionfante. In realtà, molti non fanno la loro parte, ovunque si trovino. Forse perché non ne sono capaci, e anche perché la scuola com'è oggi genera "malamore". Ma dei genitori che non regalano più libri ai bambini e li riempiono di macchinette elettroniche? E della punteggiatura, non parliamo?: chi la insegna e, anche, chi l'ha mai insegnata?
 

 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 15 febbraio 2017 / Pagina 14 - Economia
Un contratto per i precari. Chi ha già fatto un concorso non dovrà farne altri
Assenze e premi: ultimi ritocchi alla riforma prima dell’incontro con i sindacati
Pubblica amministrazione
scatta il piano assunzioni
ROMA Un piano di assunzioni straordinario per «superare il precariato» e «valorizzare la professionalità acquisita» da chi lavora nella Pubblica amministrazione da anni. Il progetto era già stato annunciato ma ora prende forma, con la definizione dell’anzianità minima richiesta per accedere: almeno tre anni anche se non continuativi. È lo stesso tetto che vale per il privato, che spacchettato in mesi fa 36. La mossa rientra nella riforma del pubblico impiego e risponde anche ai richiami dell’Europa, che da tempo ha acceso i fari sull’abuso di contratti a termine rinnovati all’infinito. Oggi cadrà il velo su tutto il nuovo statuto della Pubblica amministrazione, è stato infatti convocato il tavolo con le organizzazioni sindacali per fare il punto su un riordino che va dalla lotta all’assenteismo a un nuovo sistema di valutazione. Tra le novità dell’ultima ora, ci sono i dettagli sulle misure speciali per tutelare chi è già parte integrante della macchina pubblica anche se con rapporti di lavoro precari. Il piano straordinario per le assunzioni coprirà il triennio che va dal 2018 al 2020 e si snoderà su un doppio binario. Da una parte si dà la possibilità di trasformare in fisso chi già lavora in una data amministrazione a tempo determinato ed è stato selezionato tramite concorso; dall’altra si consentirà di aprire bandi che destinino almeno il 50% dei posti disponibili al personale interno con contratti di lavoro flessibile. Quindi chi ha già fatto un concorso può essere assunto senza doverne fare di nuovi, mentre gli altri avranno l’opportunità di poter partecipare a un concorso contando su una riserva, su una quota consistente di posti a loro dedicati. L’intervento che ha fatto da apripista, sul cui modello è basato il piano, è quello, lanciato dal governo l’estate scorsa, che ha consentito alla amministrazioni comunali di risolvere il problema del personale scolastico, precario, di materne e asili nido. Resta da definire la data da cui far scorrere i tre anni, fonti sindacali parlano di cinque anni, quindi se si inizia nel 2018, il conto partirebbe dal 2013, che poi è l’anno in cui, secondo la Ragioneria generale dello Stato, le stabilizzazioni hanno esaurito la loro spinta. Sempre tra i sindacati c’è chi vorrebbe andare più indietro, fino al 2009. L’arco di tempo entro cui far rientrare l’anzianità minima rappresenta quindi un nodo ancora da sciogliere. Ed è per questo altrettanto azzardato stabilire una platea, posto che i contratti a tempo nella Pubblica amministrazione sono poco più di 80mila concentrati nella sanità e negli enti territoriali (dati Aran), mentre i co.co.co si fermano poco sotto le 38mila unità. Le ultime questioni saranno affrontate nel tavolo con i sindacati.
 
 

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