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Domenica 12 febbraio 2017

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12 febbraio 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 febbraio 2017 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
La tecnologia
E le chat finiscono  nel mirino
Non sempre la tecnologia aiuta. Il registro elettronico ha dato la possibilità ai genitori di conoscere in tempo reale le assenze e i voti dei figli. Il progresso però è una lama a doppio taglio. «C'è un potere di controllo maggiore. Ma così i ragazzi non vengono responsabilizzati», spiega Aide Esu, professoressa di Sociologia dell'università di Cagliari.
E i gruppi di genitori che dialogano su whatsapp? Nelle chat vengono condivisi i compiti a casa e si raccontano gli episodi riferiti dai figli. «Sono un vero problema, perché in questo modo madri e padri si coalizzano e creano una barriera che spesso va contro la scuola», continua Esu.
Sugli smartphone i discorsi dei genitori corrono veloci: «Nelle chat qualsiasi episodio viene amplificato e montato, quasi sempre in negativo», sottolinea Maria Luisa Ariu, professoressa a Nuoro. «I genitori in questo modo credono di essere più presenti. Ma devo far notare che loro presenza negli organi collegiali della scuola si è rarefatta». (m. r.)

Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
«Tra scuola e famiglia un rapporto perverso che va rifondato» 
Le punizioni collettive? «Un errore clamoroso», dice Marco Pitzalis, sociologo dell'educazione, della facoltà di Scienze politiche a Cagliari. «La giustizia, anche all'interno della scuola, deve essere individuale. Solo i nazisti pensavano di poter colpire un intero quartiere. Così si tende a perdere fiducia nelle istituzioni». Per carità, anche i genitori sbagliano: «Tendono a proteggere i figli, è vero. I miei coetanei fanno parte di una generazione che ha vissuto un vecchio modello di scuola, in cui i ragazzi a volte venivano distrutti psicologicamente. Hanno paura che possa succedere di nuovo ai loro ragazzi e reagiscono così».
Il caso della scuola di Elmas è l'occasione buona per capire come siano cambiati i rapporti tra gli insegnanti e le famiglie. Ora i genitori si spalleggiano sulle chat di whatsapp. Si scontrano con i docenti, che non sempre reagiscono in maniera impeccabile. «Sullo sfondo c'è la delegittimazione degli organi giudicanti: il professore, in qualche modo, lo è», fa notare Mariantonella Pilia, insegnante del Liceo Pacinotti. A questo aspetto si aggiunge «l'eccessiva protezione e intromissione nella vita dei bambini e dei ragazzi da parte dei genitori. Non vengono lasciati da soli a risolvere le proprie frustrazioni e delusioni. Invece dovrebbero imparare ad elaborare questi piccoli “lutti” che affrontano ogni giorno», conclude Pilia.
«Il rapporto tra i genitori e il mondo della scuola è da ricostruire», sbotta Pino Tilocca, dirigente del Liceo De Castro a Oristano. I conflitti con gli insegnanti spesso complicano il lavoro in classe: «Quando non troviamo sponde nella famiglia, viene a mancare un argine e i comportamenti negativi dei ragazzi rischiano di dilagare». Certo, «anche la scuola ha le sue colpe», ammette il preside. Ma ad aver sparigliato le carte sono i genitori: «C'è una forte incapacità ad essere padri e madri. I trenta-quarantenni di oggi sono cresciuti con la Tv, tendono ad avere rapporti paritari con i figli. Dovrebbero educare, ma non sono in grado di impersonare in maniera equilibrata il loro ruolo. Ho affrontato genitori che erano abituati a picchiare i loro ragazzi, ma si lamentavano con noi per un rimprovero o un brutto voto».
A volte c'è anche una immedesimazione troppo spinta: «I genitori si identificano con i figli e affrontano ogni cosa come un fatto personale», spiega Maria Luisa Ariu, segretaria regionale della Cisl Scuola. Non viene accettata più neanche una nota: «Si parte sempre da presupposto che a sbagliare siano gli insegnanti. Dico la verità: ormai facciamo grande fatica a gestire i rapporti con le famiglie».
Michele Ruffi
 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
Dati Istat Guardati con diffidenza aumentano gli adepti e in Sardegna sono oltre 3500
«Vade retro, carnivoro!» Le ragioni di una vita vegana

Recita il celebre (e citatissimo) aforisma di Ludwig Feuerbach, filosofo tedesco protestante: “Noi siamo quello che mangiamo”, adagio tanto più vero oggi che l'Italia si scopre abitata da molti vegani, convertiti alla scelta di non mettere nei loro piatti alimenti di origine animale. E con essi - sostengono - le storie di crudeltà di allevamenti intensivi e macellazioni violente. A dircelo è l'Istat che per la prima ha volta introdotto nel paniere, specchio dei nostri consumi, prodotti cruel free , certificando così un profondo cambiamento delle abitudini alimentari e culturali. Una scelta testimone della crescita considerevole del numero di persone (passate dall'1 al 3 per cento), sostenitrici di «un'alimentazione eticamente corretta». Intendiamoci: non si tratta di decine di milioni di italiani, è vero, ma come dicono gli economisti, è un trend in salita. Che mette un po' in ombra la dieta mediterranea (comprensiva di tutto, pasta, carne, pesce, uova) e dei suoi trent'anni di allegra militanza sulle nostre tavole.
L'ANTROPOLOGA Guardati con una certa diffidenza, spesso additati come una setta rigida, governata da regole severe, i vegetariani, mondo variegato composto da fruttariani, crudisti, vegani, latto-ovovegetariani e pesco-vegetariani, sono oggi in primo piano. E anche i sardi, per quanto i numeri siano empirici, dicono che i gruppi social impegnati nel benessere olistico, vegetariani e vegani contano su una truppa di 3500 membri. «Non sono pochi per questa regione», osserva l'antropologa Alessandra Guigoni, esperta di storia e cultura del cibo, assegnista all'Università di Cagliari e attenta osservatrice dei mutamenti delle abitudini legate all'alimentazione. «In questi ultimi difficili anni - spiega la studiosa - si è fatta strada la paura che il cibo ci possa avvelenare, contaminare; da qui il bisogno di conoscere tutto di ciò con cui ci nutriamo. Questa è una delle poche cose sulle quali è ancora possibile esercitare il nostro controllo. Non abbiamo alcun potere sul tempo, ancor meno sugli accadimenti internazionali: il cibo ce lo consente. Ma - avverte ancora la studiosa - sempre più spesso l'urgenza di un prodotto sano si trasforma in ansia, ossessione, nevrosi. E ci si ammala. Di ortoressia, uno dei disturbi dell'alimentazione, studiato per la prima volta negli Stati Uniti, insieme ad anoressia e bulimia».
LA PSICOLOGA Dunque, messe sotto accusa da un vate della medicina come Umberto Veronesi, di fede vegetariana, che predicava occasionali digiuni purificatori, le proteine animali, insaccati e carne arrosto su tutte, sono le principali imputate perché fonte di malattie (cancro) e figlie di crudeltà usata contro gli animali. «Ammazzare qualcuno per vivere porta inevitabili contraccolpi anche sul piano emotivo». Ne è sicura Carla Sale Musio, psicologa, autrice di “Droghe legali”, un saggio che affronta le problematiche dell'alimentazione, vegetariana da trenta anni e ora anche vegana: «Non si può far finta di niente. Dire che è lecito uccidere per nutrirci significa sposare la legge del più forte. E questo ci porta ad accettare passivamente bullismo, pedofilia, femminicidio». Come dire: ciò che scegliamo per alimentarci rivela (o rivelerebbe) molto di più sulle nostre consapevolezze (o omissioni) sulla provenienza del cibo. «Ma le persone cominciano ad aprire gli occhi - prosegue -. Non solo non sono disposte a uccidere un povero animale per nutrirsi, ma non vogliono neppure mangiare carne gonfia di ormoni o che abbia l'adrenalina di un animale morente. Si possono fare scelte diverse altrettanto buone e gustose e con un fondamento etico irrinunciabile».
GLOBALIZZAZIONE Buona parte di questa rivoluzione l'ha fatta la globalizzazione che ha portato sulle nostre tavole prodotti nuovi rari, rintracciabili solo in negozi specializzati. Oggi la radice di zenzero, il toccasana di tutti i mali, si trova ovunque. Altri alimenti esotici con virtù nutraceutiche come le bacche di goji sono in cima agli alimenti del benessere. Piccoli esempi spie di altri gusti e nuovi interessi. Inoltre le proteine animali possono essere sostituite da alimenti di origine vegetale. Internet e i social hanno aiutato A diffondere informazioni su costumi alimentari che meglio rispondono a concetti di benessere, purezza, misticismo, E certezza che nessun animale ha sofferto.
Il cibo è cultura. E una delle ricette più famose è quella del risotto di Carlo Emilio Gadda: c'è un buon brodo di carne, generoso burro e tanta sapienza culinaria. Un crimine? Un peccato di gola.
Caterina Pinna
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 febbraio 2017 / Cronaca Regionale (Pagina 12 - Edizione CA)
Lorenzo Moi, dopo la laurea a Padova, ha un progetto sul recupero dei cereali autoctoni
«Nel grano c'è il nostro futuro»
Così un giovane agronomo rilancerà a Orosei il vecchio mulino
Le nuove frontiere dell'innovazione agricola e il ritorno alla tradizione: queste le due anime del progetto “Ritorno al futuro”, che un giovane agronomo padovano sta portando avanti con l'associazione “TricuMonOro” per recuperare e restaurare il vecchio mulino di Orosei, affinché torni a macinare i grani antichi che da alcuni anni si è ripreso a coltivare.
LA SCELTA «A 4 anni ho deciso che avrei voluto fare impresa in campo agricolo», racconta Lorenzo Moi, 29 anni, che alla determinazione ha aggiunto nel tempo una notevole competenza. Dopo la laurea a pieni voti in Agronomia all'Università di Padova, con una tesi specifica sul frumento monococco in Sardegna, esperienze all'estero nel campo dell'agricoltura bio, nel 2016 approda stabilmente ad Orosei, dove porta avanti il suo sogno e progetta di avviare una start up: «Ritengo questo territorio ricco di opportunità, e ho deciso di trasferirmi da Padova perché è qui che voglio fare impresa».
FILIERA CORTA La sua passione non ha trovato subito terreno fertile, ma in un contesto in cui l'agricoltura locale è schiacciata dalla concorrenza straniera, inizia a imporsi il tema della sicurezza alimentare e la necessità di accorciare la filiera: «Quando ho cominciato a collaborare con l'associazione», ricorda, «molti amici e persino mio padre erano scettici. Ora il progetto ha molti simpatizzanti e sostenitori». La sperimentazione si sta trasformando in un'opportunità sociale ed economica per il territorio: «Salvare il mulino di Orosei ci permetterebbe di chiudere la filiera e concretizzare principi di giusta retribuzione per chi produce e di trasparenza e lealtà verso chi consuma».
LA SINERGIA Collaborando con agricoltori in tutta l'Isola e con l'Università di Sassari, Laore, l'Istituto Zooprofilattico di Sardegna, “TricoMonOro” coltiva grani antichi tra cui spicca il monococco (conosciuto anche come piccolo farro) in 30 ettari dislocati in Sardegna, ancora solo un decimo nella zona: «Ai nostri soci offriamo gratis la semenza e un affiancamento formativo», spiega Rossano Idini, presidente dell'associazione. «Poi il grano raccolto», aggiunge, «viene lavorato in una piccola macina di pietra alla periferia di Orosei e se ne ricava la farina, con cui si producono pasta e pane carasau, in pastifici e panifici particolarmente attenti alla tradizione e alla qualità. Si tratta di un cereale dall'eccellente profilo nutrizionale, con un altissimo contenuto proteico, carotenoidi e vitamina E». Secondo recenti ricerche, spiega Lorenzo Moi, «le varietà da noi coltivate avrebbero una funzione preventiva nei confronti della celiachia».
BONTÀ E TURISMO Una produzione ancora molto limitata, di “nicchia”, che aspira a un ampliamento del mercato, e gode di richiesta crescente nel periodo turistico, con i nordeuropei soprattutto che prediligono pane e pasta di alta qualità, farine integrali e frumenti alternativi, ma che inizia ad incuriosire e conquistare anche la richiesta locale. Per “Ritorno al futuro”, Lorenzo e “TricuMonOro” stanno puntando sul crowdfunding, il micro-finanziamento dal basso: «Vogliamo continuare a percorrere questa strada, consapevoli che sia più faticosa, ma più coerente».
SERVONO FONDI Per ora sono stati raccolti poco più di 1300 euro, ma ne servono 15 mila tra acquisto e restauro. Il professionista sta lanciando in questi giorni la raccolta fondi online con “Ritorno al Futuro 2”. «Credo che il tempo sia maturo», commenta Giuseppe Pala, proprietario del mulino, ex-mugnaio e desideroso di rivalorizzare la struttura che ospita un impianto composto da plansichter e semolatrice in legno, e una macina in pietra naturale, risalente agli anni '60 e funzionante fino al 2000. Per Moi è stato amore a prima vista: «Ero qui in vacanza e cercavo un tema per la mia tesi quando mi parlarono del mulino; appena vidi questa macchina imponente, ne fui subito affascinato. Sono certo che ha ancora molto da dare».
Barbara Schintu
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA

4 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 12 febbraio 2017 / Pagina 13 – Attualità
BOLOGNA
Tornelli all’ateneo, terzo giorno di cortei
Nuovo giorno di mobilitazione, il terzo, nella zona universitaria di Bologna. Diverse centinaia di manifestanti del Collettivo universitario autonomo sono tornate a darsi appuntamento in Piazza Verdi. Da qui è partito un corteo «Contro la Bologna della repressione e dell’austerità». La manifestazione si è snodata per un’ora e mezza lungo le vie del centro per poi concludersi pacificamente in Piazza Maggiore. I manifestanti hanno gridato slogan in favore della liberazione di Sara e Orlando - i due ragazzi ai domiciliari per gli scontri di venerdì. Le proteste sono iniziate giovedì con lo sgombero da parte della polizia della biblioteca di lettere: nel mirino i tornelli posti dall’Ateneo per controllare gli accessi.
 
 
 

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