Sabato 11 febbraio 2017

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11 febbraio 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Da Cagliari a Auckland: uno studio sull’asma
Uno studio cagliaritano al tavolo di Auckland dove si è svolto un convegno dedicato all’asma. A illustrare gli studi eseguiti sui pazienti sardi è stato lo specialista del Policlinico di Monserrato Stefano Del Giacco con una relazione sulla sensibilizzazione allergica e sul legame tra ansia e pazienti asmatici.
Il documento ha evidenziato come l’allergia nell’infanzia sia un fattore di rischio per l’asma in età adulta, e in ogni caso come l’asma allergica meriti un’attenzione particolare a tutte le età» ha spiegato lo specialista che ha numerosi incarichi nelle scuole di specializzazione di medicina dell’ateneo di Cagliari e che dal 1998 fa parte della Società scientifica leader mondiale nel settore, dal 1998, una task force è formata dai più accreditati esperti europei e mondiali.
LA RELAZIONE «Si tratta di una ricerca che è frutto della collaborazione tra il nostro gruppo e quello del professor Bernardo Carpiniello. Uno studio clinico, in cui si è dimostrata una correlazione fra ansia e asma, e viceversa. Non è invece emersa associazione tra asma e depressione, al contrario di quanto dimostrato da altri lavori scientifici. Sottolinea l’importanza della valutazione psicologica e psichiatrica per i pazienti asmatici. La metodologia adottata, impiegata per la prima volta in questo tipo di studi, ha permesso di ottenere dei dati incontrovertibili» ha detto Del Giacco durante il convegno che si è svolto alla fine dello scorso anno in Nuova Zelanda su un problema, quello dell’asma, che interessa circa ottantamila sardi e trecento milioni di persone nel mondo.
 
 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
L’Ateneo non vuol pagare perché gli immobili sono destinati a cultura e didattica
ICI, UNIVERSITÀ CONTRO COMUNE
La sentenza: «Imposta dovuta se ci sono locali commerciali»
L’Università rischia di dover versare nelle casse del Comune decine di migliaia di euro d’imposta comunale sugli immobili, la vecchia Ici: la Cassazione ha annullato la sentenza della Commissione tributaria regionale che concedeva l’esenzione all’Ateneo per l’anno 2004. Non basta stabilire che gli immobili siano destinati a scopi culturali o didattici ma è necessario entrare anche dimostrare che non vi siano «elementi di commercialità». Ovvero, non devono fruttare redditi a chi li possiede.
 LA DECISIONE È un’ordinanza pesante quella depositata nei giorni scorsi dalla sesta sezione civile della Corte di Cassazione: i giudici hanno annullato la sentenza della Commissione tributaria regionale della Sardegna che, ribaltando il giudizio di primo grado, aveva stabilito che l’Università cagliaritana non dovesse pagare l’imposta per il 2004. Motivo? L’Ateneo rientrava tra i soggetti che perseguono scopi didattici e culturali. L’importanza della pronuncia è legata all’elevato numero di contenziosi che vedono il Comune contrapposto all’Università per gli accertamenti dell’imposta dal 2004 al 2012. E non solo. Pur non avendo effetti diretti, i principi espressi dalla Cassazione potrebbero influire anche su altre vertenze simili: aperte ci sono ancora quelle con i Salesiani di viale Fra Ignazio e altri enti religiosi per cifre complessive pari a decine di migliaia di euro.
 IL RICORSO È firmata dal presidente di sezione Ettore Cirillo l’ordinanza che ha accolto il ricorso del Comune contro l’Università. Volata a Roma a discuterlo, dopo averlo redatto e presentato, è stata l’avvocata Francesca Frau, in forza all’Ufficio legale comunale. L’Ateneo cagliaritano, invece, era tutelato dall’Avvocatura generale dello Stato.
 IL CONTENZIOSO L’Ici che il Comune vorrebbe incassare dall’Università per il 2004 ammonta a 12.609 euro. Una cifra di per sé non ingente ma la pronuncia della Cassazione potrebbe sbloccare anche tutti gli altri contenziosi nati a seguito degli accertamenti su Ici non versata effettuati nell’ultimo decennio dall’Ufficio Tributi. Nel 2014 la Commissione tributaria regionale (l’organo di secondo grado della giustizia tributaria) aveva accolto l’appello dell’Università e cancellato la cartella.
LE MOTIVAZIONI «I motivi - si legge nell’ordinanza che accoglie le istanze del Comune - sono manifestamente fondati». La Cassazione ha chiarito in primo luogo che l’Ateneo è un soggetto autonomo. «È di tutta evidenza - spiegano i giudici - come una pubblica Università degli Studi, come quella di Cagliari, non possa in alcun modo essere equiparata allo Stato, avendo personalità giuridica propria e godendo di ordinamento autonomo con proprio Statuto e regolamento». Il secondo punto riguarda, invece, le norme sull’esenzione dell’Ici per biblioteche, musei, scuole, archivi - sia pubblici che privati - purché «al possessore non derivi alcun reddito dall’utilizzazione del bene».
L’ORDINANZA Annullata la sentenza d’appello, il fascicolo è stato ora rispedito alla Commissione tributaria regionale. Ma con una raccomandazione. «L’esenzione può trovare applicazione», spiegano gli ermellini, «a condizione che sia dimostrato dal contribuente che le attività, di natura didattica e culturale, siano svolte con modalità non commerciale». I giudici tributari sardi dovranno pronunciarsi nuovamente e l’Ateneo dovrà dimostrare di non guadagnare dall’uso dei locali. Un principio che potrebbe essere presto trasferito anche alle vertenze con i Salesiani e gli altri istituti religiosi.
 Francesco Pinna
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Cronaca di Nuoro (Pagina 39 - Edizione CA)
Uno studio unisce le Università di Nuoro e di San Paolo del Brasile
Ambiente, la ricerca sarda ora fa scuola in Amazzonia
Anche nel piccolo si può pensare in grande e produrre risultati importanti a livello internazionale. L’Università di Nuoro con i suoi 500 iscritti continua a sfornare ricerche e studi importanti. Segno che le intelligenze e la passione ci sono tutte anche ai piedi dell’Ortobene.
 IL CONNUBIO L’ultimo in ordine di tempo - ma i casi da citare sarebbero diversi - è il lavoro condotto dai nuoresi Gianfranco Capra, 42 anni e Antonio Ganga, 33 anni. Entrambi ricercatori in Scienze ambientali dell’ateneo barbaricino, hanno condotto un innovativo studio in collaborazione con l’Università statale di San Paolo in Brasile (Unesp). Gian Franco Capra e Antonio Ganga fanno parte di un team internazionale per gli studi sul settore del verde urbano che tra le altre cose studia nuove soluzioni sul riutilizzo dei rifiuti urbani e industriali. Di recente sono stati pubblicati, sulla rivista internazionale Urban Forestry & Urban Greening i risultati della loro ricerca che ha dimostrato come i fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane e gli scarti di lavorazione provenienti dalle acciaierie possano essere reimpiegati come ammendanti in suoli urbani destinati a programmi di rimboschimento con Jacaranda mimosifolia , una specie ornamentale comunemente utilizzata nel verde urbano.
COMPIACIUTI «Siamo molto soddisfatti del percorso che stiamo seguendo. Il lavoro sicuramente ci dà nuovi stimoli per fare bene, ma soprattutto dimostra che per ottenere dei risultati di alto livello si può partire anche da una piccola università», dice Gianfranco Capra, il più esperto dei due e ormai da tre lustri ricercatore dell’UniNuoro. «Da anni i nostri studenti e noi ricercatori andiamo all’estero e la nostra preparazione viene apprezzata. Questo significa che nel tempo si è costruito con soddisfazione un gruppo di ricerca internazionale».
 I RISULTATI Lo studio targato Nuoro - San Paolo evidenzia come non solo la fertilità del suolo venga migliorata ma come la pianta mostri una crescita nettamente superiore quando trattata con questi ammendanti piuttosto che con i più comuni ed inquinanti fertilizzanti chimici. Tutto questo senza alcun problema di contaminazione del suolo, danni per l’uomo o l’ambiente. «In Brasile hanno un grosso problema: il 50 per cento è foresta amazzonica e il resto non è fertile. Quindi ancora una volta la ricerca può e deve essere al servizio per migliorare la situazione. E questo è sicuramente una delle parti più gratificanti del nostro lavoro», ha concluso Capra.
 Luca Urgu


 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Commenti (Pagina 13 - Edizione CA)
Un bene pubblico inutilizzato
LA BEFFA DI BUONCAMMINO
Da alcuni anni Buoncammino non è più utilizzato come carcere e ospita solo alcuni uffici amministrativi. In sintesi è sottoutilizzato dato che si tratta di una struttura di grande valore storico e per di più enorme - oltre 15 mila metri quadrati di edificio - e in pieno centro di Cagliari. Quando venne dismesso come struttura penitenziaria si pensava a una sua valorizzazione in tempi brevi e la promessa da parte del ministro della Giustizia Orlando era stata, infatti, di una sua restituzione rapida alla città. Si parlava della trasformazione dell’edificio in museo e in polo culturale e universitario. Viceversa le cose non si sono mai mosse e Buoncammino appartiene ancora al Demanio, cioè allo Stato, che non ha avviato alcun iter per trasferirlo alle amministrazioni locali.
Insomma, la solita vicenda all’italiana, fatta di tante parole, burocrazia e di scaricabarile. Una vicenda in cui le varie amministrazioni si rimpallano le responsabilità e a perderci sono i soliti, cioè i cittadini, che si vedono privati di un bene di cui hanno pieno diritto perché pubblico. A questo si aggiunge il fatto che quella di Buoncammino è solo una delle tante storie assurde che riguardano i beni demaniali italiani, migliaia dei quali sono in attesa di riqualificazione e di valorizzazione. Si tratta di caserme, palazzi, terreni in zone spesso meravigliose dal punto di vista paesaggistico. Un vero e proprio tesoro dato che il solo patrimonio immobiliare del Demanio comprende oltre 45 mila strutture per un valore stimato di circa 59 miliardi di euro!
Certo, l’obbiettivo può essere liquidare tutto per fare cassa, ma è inaccettabile che i beni dello Stato vengano lasciati al degrado e all’abbandono, a volte in completa balia di vandali e ladruncoli che li spogliano a loro piacimento. Le formule per agire ci sono e vanno dall’affidamento per periodi lunghi, senza vendita, a privati che si impegnano nella riqualifica e nel mantenimento delle strutture alla dismissione a enti locali che sono in grado di utilizzarli al meglio. L’unica cosa è non perdere tempo perché sprecare risorse pubbliche in questo periodo storico è più di un peccato. È un delitto.
Roberto Roveda, giornalista
 

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Spesi un miliardo e mezzo all’anno: una parte rientra con le vincite
MILLE EURO PER OGNI SARDO Un’Isola pazza di gioco
Toglieteci tutto ma non il gioco d’azzardo: nonostante negli ultimi tempi la ricchezza della Sardegna sia stagnante, con tendenze alla diminuzione, le cifre che ogni anno finiscono in fumo sono sempre in salita e si sono assestate sopra il miliardo e mezzo di euro all’anno.
Non è un caso, anzi: «Quando le persone si trovano senza prospettive, sono in difficoltà economiche o più in generale manca una visione positiva, si cercano scorciatoie per arrivare alla felicità», spiega Cristina Cabras, docente del dipartimento di Psicologia e Filosofia dell’Università di Cagliari.
 CIFRE RECORD Pazienza se con il bottino che regolarmente finisce nelle casse dello Stato - e solo in parte torna all’Isola, spesso dopo lunghe vertenze - la Regione potrebbe pagare metà bilancio della sanità. Oppure la continuità territoriale aerea da qui al 2050. La spesa per ogni abitante, bambini compresi, è di 927 euro. Molto più delle medie di Sicilia (765 euro), Basilicata (846 euro) e Calabria (868 euro). Nel Sud ci superano Puglia (998 euro) e Campania (1.176 euro). Ma in Sardegna si vince anche: circa 1,1 miliardi. Il saldo, però, è sempre negativo.
 LE PREFERENZE Slot machine e video poker sono i giochi d’azzardo preferiti dai sardi, che secondo i dati diffusi dall’agenzia dei Monopoli lasciano nella pancia delle macchinette oltre un miliardo di euro. Poi le lotterie e il vecchio Lotto, che con oltre 163 milioni di euro all’anno rimane sempre in cima ai desideri di chi tenta la fortuna. Totocalcio e ippica, un tempo catalizzatori di attenzioni, non rappresentano neanche l’un per cento della raccolta. Ma negli ultimi anni anche questa voce, dopo un lungo periodo di declino, ha ripreso a salire. Alla faccia della crisi economica.
 LA PSICOLOGIA A volte il gioco d’azzardo è un rifugio proprio chi non naviga nell’oro: «Dietro l’abuso c’è sempre un disagio. Nell’analisi delle difficoltà personali spesso si va alla ricerca di cause esterne, come la sfortuna, per giustificare il proprio malessere», spiega Cristina Cabras. In questo contesto il richiamo del videopoker è come una sirena: «Non si agisce razionalmente e si cerca una soluzione immediata. Con un impegno economico minimo si possono vincere grandi somme. Poi si è invogliati dall’alto numero di luoghi in cui si può giocare. Ormai si trovano i gratta e vinci anche al supermercato. Alle prime perdite si entra in un circolo vizioso: invece che allontanarsi dai giochi, si continua a scommettere per recuperare», dice la docente. I numeri da record della Sardegna possono essere spiegati così: «Non sono secondari i molti problemi che affronta l’Isola. I giovani non riescono ad avere fiducia nel futuro, sono alla continua ricerca di un lavoro che non arriva».
I NUMERI Sullo sfondo poi ci sono le sale bingo e i locali dove le slot machine occupano le prime file. Non stupisce, allora, un altro dato: la provincia con la maggior densità di videopoker è quella di Olbia: uno ogni 96 abitanti. E al secondo posto? C’è sempre la Sardegna, con la provincia di Sassari. Una macchinetta ogni 107 abitanti.
IL REGOLAMENTO Davanti a questi numeri, si capisce meglio come il Comune di Cagliari abbia deciso di dichiarare guerra all’azzardo avviando il percorso di un regolamento sulle sale da gioco. Il Consiglio ha approvato da poco una delibera che fornisce alla Giunta Zedda gli indirizzi per contrastare il fenomeno: «Gli orari di apertura saranno ridotti e le macchinette saranno messe al bando nelle vicinanze delle scuole, dei centri d’aggregazione o di altri luoghi sensibili», chiarisce il consigliere comunale Fabrizio Rodin, primo firmatario della proposta. Sarà una protezione per tutti, ma in particolare per i giovani: «La ludopatia colpisce sempre più i ragazzi». La loro cura ha un costo: in tutta Italia la spesa sanitaria in questo campo supera i 6 miliardi di euro.
 Michele Ruffi
 

 

6 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
VIA MEILOGU. Appuntamento per sabato 18 febbraio
Slot machine e regole: un convegno sull’azzardo
Slot machine e regole: pochi giorni fa, su proposta del capogruppo del Pd Fabrizio Rodin, il Consiglio comunale di Cagliari ha dato mandato al sindaco di fissare le distanze minime tra le sale giochi e i luoghi sensibili come le scuole, le chiese e altri luoghi di aggregazione soprattutto giovanile. Dell’argomento si discuterà sabato 18 febbraio in un convegno intitolato “Io non mi azzardo. E tu?”, organizzato proprio dal gruppo consiliare del Pd. L’appuntamento è per le 10 nella sala teatro dell’istituto comprensivo Francesco Ciusa, in via Meilogu. I lavori saranno introdotti dal consigliere Matteo Lecis Cocco Ortu e dai saluti del sindaco Massimo Zedda.
Due le sessioni. La prima sarà moderata dalla consigliera Benedetta Iannelli e prevede gli interventi di Rodin, del consigliere regionale Salvatore Demontis, del coordinatore della campagna Slot Mob Gabriele Mandolesi, del docente di economia politica Vittorio Pelligra. Stefano Ledda del Teatro del Segno interpreterà un monologo tratto dallo spettacolo “Gap/Rovinarsi è un gioco”.
Nella seconda parte del convegno, moderata dalla consigliera Rita Polo, spazio a “testimonianze e buone prassi sul territorio” con gli interventi dell’insegnante Silvia Usai, di Nanni Cerina dell’associazione sarda studio interventi Gioco d’azzardo patologico, di Eugenio Spiga e Mauro Sainas del gruppo di auto aiuto Club Hudolin, di Claudia Onnis e Nicholas Pintori dell’università di Cagliari, ideatori di un progetto di prevenzione del Comune di Serramanna, di Roberto Sanna dell’associazione Arcat e di Claudio Chessa di SlotMob Cagliari. Prima delle conclusioni, spazio a eventuali interventi dal pubblico.

 
 

7 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Cronaca Italiana (Pagina 11 - Edizione CA)
Bologna
All’Università nuovi scontri: fermati 4 giovani
BOLOGNA Ancora scontri e cariche in zona universitaria a Bologna. La manifestazione dei collettivi studenteschi, a cui ieri hanno partecipato centinaia di studenti, è entrata in collisione con gli agenti in via Zamboni, di ritorno dal centro storico.
Il corteo era partito da piazza Verdi. Dopo un lancio di oggetti da parte dei manifestanti, il cordone in assetto antisommossa della polizia, col compito di non far passare il corteo verso la biblioteca del civico 36, l’altro ieri occupata da collettivi, ha caricato per poi fermare quattro ragazzi. I manifestanti hanno tentato di sfondare il cordone della polizia davanti al rettorato in via Zamboni. Il corteo era partito intorno alle 16 con in cima il cartello «36 libero. Ubertini e Coccia fuori daBologna», Ignazio Coccia è il questore di Bologna mentre Francesco Ubertini è il rettore dell’Alma Mater. Lo striscione è stato utilizzato come scudo. I manifestanti hanno esploso dei petardi e lanciato bottiglie. «Da Merola dichiarazioni inaccettabili. Il Pd odia i giovani e la nostra generazione, la vogliono soffocare»: è la risposta dei collettivi al sindaco di Bologna, che ha condannato la loro protesta. Ma sono oltre 4mila su Change.org le firme per la dissociazione dall’operato del Collettivo Universitario Autonomo, che replica: le ha raccolte Comunione e Liberazione.
 
 

8 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Sara Giada Gerini e il video che ha fatto il giro del mondo: «Non tagliateci fuori»
SARDA, SORDA E BATTAGLIERA
«Venti milioni di visualizzazioni. No, non me l’aspettavo»
I numeri, a ieri, erano questi: 20 milioni e 500mila visualizzazioni, 649mila condivisioni. Il video con cui Sara Giada Gerini, armata di cartelli contrassegnati dall’hashtag #facciamocisentire , chiede che tutte le trasmissioni televisive vengano sottotitolate è un successo globale. Se lo aspettava? «Assolutamente no», giura lei. Qualche settimana fa, è stata invitata negli Stati Uniti da una fondazione (la Starkey) che dona apparecchi acustici a chi ne ha bisogno e gliene ha regalato uno studiato apposta per lei. Non solo: il 3 marzo, giornata mondiale dell’udito, dirà la sua nell’aula dei gruppi parlamentari alla Camera dei Deputati, mentre dal 21 al 26 (anche per questo era negli Usa: la base organizzativa è a Los Angeles) sarà madrina al Ferrara film festival, il primo interamente accessibile ai sordi. Sordi, sì, mentre il politicamente corretto “non udente” non le piace. «È un termine ambiguo. La sordità è la mia identità». Non sentire, dice, non è un problema ma una condizione: «Io sono sorda oralista : i miei, quand’ero bambina, hanno scelto il metodo dell’oralismo, l’insegnamento della lingua parlata basato sull’importanza dell’espressione verbale e della lettura delle labbra, escludendo l’uso dei segni. Insomma, parlo eccome, con la mia erre francese».
Nata a Carbonia 37 anni fa, ora residente a Settimo San Pietro dopo 10 anni a Cagliari, il suo profilo Facebook rivela che ama sport (pallavolo - è stata anche nella nazionale sordi - ma anche beach volley e beach tennis), viaggi e animali.
È sorda dalla nascita?
«Si, mia madre durante la gravidanza contrasse la rosolia. A cinque anni mi hanno messo la protesi acustica e ho iniziato un percoso di educazione linguistica. Con mia madre: a Carbonia non c’erano logopedisti e a Cagliari andavamo episodicamente. La mia comunicazione principale è visiva, con la lettura labiale. Con me si può parlare normalmente: non troppo veloce ma neanche troppo piano, se no mi addormento!»
 L’apparecchio acustico aiuta?
 «Tanto. Sento alcuni suoni meglio e altri peggio. Se ascolto una canzone sento la voce del cantante e le note ma non capisco il testo. I suoni troppo alti non li tollero, e ascoltare tutto il giorno mi stanca. Il mio mondo preferito è il silenzio. La sera, a casa, tolgo gli apparecchi e rinasco».
 L’impatto col mondo del lavoro?
 «Dopo il diploma al liceo artististicoi ho frequentato l’università, Psicologia dello sport/turismo e marketing, ma a metà esami ho iniziato a lavorare in un negozio di telefonia. Un paradosso per una sorda come me!»
 Funzionava?
 «Ci sono rimasta 11 anni, poi mi sono licenziata. Avevo intenzione di partire all’estero e di rifarmi una vita: è stato allora che, da un piccolo post-sfogo su Facebook per l’aggiunta del canone Rai alla bolletta della luce, è nata la mia campagna. In poco tempo molte persone mi hanno risposto, così ho creato una pagina ufficiale con il video per sensibilizzare tutti al problema dei sordi».
 Risultati pratici, a parte il boom visualizzazioni?
 «Mi ha scritto Roberto Fico per promettermi l’impegno del Movimento 5 Stelle per migliorare il servizio di sottotitolatura».
 I social le hanno cambiato la vita?
 «Molto. Internet crea indipendenza. Non poter telefonare (in genere chiedevo favori) era un limite: ora grazie ai social posso comunicare a modo mio. Ma restano barriere».
 Tipo?
 «Gli uffici pubblici, dove la comunicazione è solo quella verbale, per esempio la chiamata di un numero quando si fa la fila. Gli aeroporti e le stazioni ferroviarie, dove gli annunci (cambio gate eccetera) vengono fatti tramite altoparlante: ho perso voli e treni. E all’università, per le lezioni, così come nei convegni, al teatro, al cinema, servono i sottotitoli. La mancanza di comunicazione visiva ci esclude dalla vita sociale. Servirebbero pazienza e sensibilità».
Tv e sottotitoli: qual è il punto dolente?
 «Non poter avere l’accesso a tutti i programmi: mi devo accontentare di quelli che hanno i sottotitoli e non sempre adeguati».
 Il problema non sono soltanto i film...
 «Esatto. Per tanti programmi non esistono sottotitoli: telegiornale all’ora di pranzo, eventi sportivi, documentari, partite di calcio. Quelli del festival di Sanremo mi fanno venire il mal di testa: non sono in sincrono o saltano parole».
 Marco Noce
 


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LA NUOVA SARDEGNA

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 11 febbraio 2017 / Pagina 22 - Agenda
LA CAMPAGNA
Visite neurologiche gratis contro l’epilessia
SASSARI Anche l’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari aderisce, con le Unità operative di Neuropsichiatria Infantile e Neurologia, alla “Open day epilessia 2017”, la giornata internazionale per l’epilessia organizzata dalla Fondazione Lice (Lega italiana contro l’epilessia) e in programma lunedì 13 febbraio al Santissima Annunziata. In una nota l’Azienda ospedaliero universitaria rende noti gli orari in cui, previo appuntamento, ci si potrà sottoporre a una visita gratuita. Eccoli: Il personale dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile (viale San Pietro 43 B, Padiglione 3, Scala E secondo piano, referente dottoressa Susanna Casellato) sarà a disposizione dalle ore 8 alle ore 18, previa prenotazione per la visita gratuita al numero 079 229.322. «La giornata sarà simbolicamente colorata di viola e anche il personale appunterà sulle divise un nastro di questo colore – proseguono gli addetti ai lavori –. Le visite all’Unità operativa di Neurologia (viale San Pietro 10, primo piano, referente dottoressa Chiara Fois), sempre gratuite, saranno effettuate dalle 9 alle 14, con priorità di accesso per le nuove diagnosi». «La clinica di Neurologia accoglie ogni anno circa seicento pazienti – spiegano all’Aou – ed è il principale centro di riferimento per l’epilessia del Nord Sardegna». La testimonial della campagna nazionale 2017 contro l’epilessia è l’attrice Francesca Reggiani che presta il suo volto per un messaggio estremamente importante. «Noi vogliamo aiutarti a uscire fuori dall’ombra – si legge nella locandina – Per sconfiggere l’epiulessia siamo da anni al fianco della ricerca che ha fatto tanti passi avanti... I prossimi facciamoli insieme».
 
 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 11 febbraio 2017 / Pagina 33 – Nuoro
Università, in arrivo i primi “dottori” in Protezione civile
di Francesco Cabras
NUORO Partirà solo dal prossimo anno accademico, ma il curriculum di studi in Protezione civile della laurea magistrale in Sistemi ambientali e forestali sta già riscuotendo interesse oltre ogni aspettativa. Dopo la notizia sulla sua prossima attivazione, sono decine le persone che si sono rivolte alla segreteria del Consorzio universitario per ricevere informazioni. «Continuiamo a ricevere chiamate da parte di laureati in ingegneria, architettura, geologia e da parte degli ordini professionali», spiega infatti il commissario del Consorzio, Fabrizio Mureddu. Il corso di studi, unico in Italia e nato grazie alla partnership con l’agenzia Forestas, è riservato agli iscritti al corso di laurea magistrale in Sistemi ambientali, «ma considerato il grande riscontro ottenuto stiamo riflettendo su come in futuro sia possibile allargarlo a chi proviene da altri indirizzi di studio». L’obiettivo è formare figure professionali oggi mancanti nel campo della prevenzione. «Si tratta di un corso professionalizzante – continua – che si avvarrà per l’area tecnica di docenti provenienti dall’agenzia Forestas e dalla Protezione civile regionale». Gli esami del curriculum di studi sono Agrometeorologia e analisi e monitoraggio del cambiamento climatico, Prevenzione e controllo degli incendi boschivi, Tecniche di protezione civile, Sistemi di telecomunicazione per la protezione civile, Gestione e valutazione del rischio ambientale, Gestione del rischio chimico e biologico e Valutazione del rischio idrogeologico. Lo scopo principale – come spiega il direttore del dipartimento di Agraria dell’università di Sassari, Antonello Pazzona – è quello di «fornire ai neolaureati gli strumenti per affrontare le sfide dei tempi moderni per quanto riguarda la prevenzione». Grande sarà anche il supporto garantito dall’amministratore unico dell’agenzia Forestas, Giuseppe Pulina, sia per quanto riguarda l’attività didattica, sia nella disponibilità a ospitare gli studenti nelle strutture dell’agenzia per stages ed eventi formativi. «Un onore per la città», definisce il sindaco Andrea Soddu, l’istituzione del nuovo curriculum di studi. «Una risposta concreta, basata sul sapere, nel dibattito sulla Protezione civile che ha animato l’agenda politica negli ultimi tempi. Il corso – continua – darà una mano ad avere persone di cultura e figure specializzare in un settore strategico». Il primo cittadino ribadisce quanto affermato nei giorni scorsi, in occasione dell’emergenza maltempo: «Non è la Protezione civile in sé a dover essere riformata, è il sistema Regione che ha bisogno di profondi cambiamenti, il nostro sogno è che faccia programmazione e i Comuni abbiano maggior potere di gestione delle risorse».
 
 

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