Venerdì 3 febbraio 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 febbraio 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA


1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
IL LAVORO DOPO L'UNIVERSITÀ. Il lungo e costoso percorso dei giovani
Dopo la laurea? I master
Ma non tutti ce la fanno
Costretti ad andare fuori perché qui, in Sardegna, c'è poco o nulla. È questo il destino di tantissimi laureati cagliaritani: chiuso il cancello dell'Università, devono correre alla ricerca di un master che faccia al caso loro. E varcare il Tirreno per frequentarlo. Una strada obbligata per mettere a frutto la laurea e assicurarsi (o quasi) un lavoro. L'alternativa, per chi non può permettersi di sostenere cifre folli (mediamente 5-6mila euro a master) e, in più, vitto e alloggio in città come Roma e Milano, è restare a casa senza lavoro o ripiegare su un impiego precario e che rende del tutto inutile il titolo di studio conseguito.
LO SCENARIO I numeri di Almalaurea sull'occupazione dei laureati (vedi grafico) possono essere indicativi per gli atenei ma poco dicono sulla realtà che viviamo. E se raccontare storie di successi è facile, più difficile è raccogliere le delusioni dei giovani che non riescono a coronare i loro sogni: un po' si vergognano, avrebbero voluto farcela. Ma si raccontano, dietro l'anonimato, per far capire cosa succede realmente dopo la laurea. Giulia, 30 anni, è una di loro. Laureata in Biologia con la formula del “3 più 2”, dopo tre anni e mezzo non ha concluso ancora nulla che sia attinente alla sua laurea. «Speravo di fare ricerca all'Università», confessa Giulia. «Avrei voluto fare Genetica forense: il master era a Roma. Mi informo all'Università Tor Vergata: costa 4mila euro, per tre volte alla settimana in un anno. Vitto e alloggio non sono compresi, naturalmente. Mi dissero che ci sarebbe stata una borsa di studio per un neo-laureato da 110 e lode. Mi laureo, tanto di lode. Ma l'iscrizione al master ormai era scaduta. E senza borsa di studio non avrei potuto permettermelo quel master, fuori Cagliari. Ho girato tutti i laboratori privati, lasciato il curriculum: niente. Intanto lavoro, prima in una clinica a 470 euro, oggi per 600 euro in uno studio. La mia laurea? Inutile».
LE STORIE Sara, Martina e Francesca lavorano all'accettazione di un centro medico, alla faccia delle loro lauree in Giurisprudenza, Biologia e Ingegneria. Sono laureate anche Teresa e Maria, costrette a chiedere la disoccupazione dopo la fine del lavoro in un call center. Cristina sta per iniziare a Milano uno stage in Architettura a conclusione del master da seimila euro frequentato a Roma. «Ancora una volta peserò sulla mia famiglia. Ma il mio è un investimento». Speriamo che tanti soldi non siano spesi invano.
Carla Raggio
 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
L'INTERVISTA. La Rettrice Del Zompo
«Bisogna stimolare le imprese sarde»
Maria Del Zompo, rettrice dell'Università, la laurea non basta più per trovare lavoro?
«Bisogna sfatare l'idea che la laurea dia diritto automatico al posto di lavoro. Di sicuro, e i dati lo dimostrano, un laureato in un periodo di crisi economica trova molto più facilmente lavoro rispetto a un non laureato e di sicuro con uno stipendio più alto».
Ma fuori dall'Isola.
«Sappiamo bene quali sono i problemi da affrontare. Sono però sicura che insistere sull'alta formazione, anche rischiando per un certo periodo la fuga dalla sardegna, sia l'unica strada percorribile per stimolare lo sviluppo e la crescita. È comunque motivo d'orgoglio per l'Ateneo sapere che la formazione data ai propri studenti si dimostri efficace nell'aiutarli a realizzarsi nel mondo del lavoro, anche se lontano da casa».
Sotto accusa è la formazione post-laurea: qui non ci sono molte possibilità?
«Per fare i master hai bisogno delle imprese e delle istituzioni e qui in Sardegna si fa fatica a coinvolgerle, tanto che la richiesta è bassa. Perciò non riusciamo a farli tutti e tutti gli anni: stiamo lavorando per averne sempre di più, stimolando le imprese e chiedendo di riservarne una quota ai neo laureati».
Ingegneri e medici hanno più fortuna, meno i laureati dell'indirizzo letterario e bio-geologico: lauree inutili?
«Filosofi, prof di latino, italiano e greco non servono più? Nemmeno geologi? Le istituzioni tagliano e i disastri sul territorio avanzano. Io dico che da ogni laurea nasce qualcosa: non è scritto da nessuna parte che un laureato in Filosofia non possa diventare un grande imprenditore». (c. ra.)
 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
IL SINDACALISTA
«Non c'è un'idea chiara sui settori da sviluppare»
«Il primo dato ormai evidente è che oggi ha più chance di trovare un'occupazione chi ha laurea e master e che quindi la disoccupazione colpisce di più giovani e meno giovani non specializzati». Carmelo Farci, segretario della Camera del lavoro Cgil, osserva ogni giorno la realtà, anche sotto la guida dei dati Istat: il tasso di disoccupazione scende al 10.6% tra i laureati contro il 22.1 e il 20.8 di chi ha la licenza elementare (o nessun titolo) e la licenza media.
Detto questo, però, Farci segnala che molti laureati trovano occupazioni al di sotto delle loro competenze e, non riuscendo a soddisfare le loro aspettative, o emigrano o finiscono per adattarsi a lavori precari, sottopagati e dequalificati. «Il mercato è ingessato: c'è un tessuto imprenditoriale debole e che non investe e non c'è un'idea chiara dei settori da sviluppare. Dobbiamo lavorare per fare incontrare domanda e offerta: si può fare solo creando una sinergia tra chi programma lo sviluppo, le istituzioni, l'Università che pianifica formazione e ricerca, le imprese che concretamente offrono gli sbocchi professionali e servizi per l'impiego». (c. ra.)
 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
«IO CE L'HO FATTA». La coop che dà servizi ai malati psichici
La psicologa ora è una manager
È tra i laureati che hanno trovato lavoro, grazie alla formazione che ha portato avanti senza mai fermarsi, anche in campi non direttamente pertinenti col suo titolo di studio: Annalisa Mascia è l'esempio di come si può sfruttare una laurea. Oggi, a 39 anni, è una psicologa con competenze economiche e finanziarie e di direzione di azienda sanitaria. Di fatto è presidente della cooperativa sociale Agape che ha fondato, a Cagliari, con altre due colleghe subito dopo la laurea: si occupa di residenze pubbliche e private per malati psichici e di servizi domiciliari, oltre che di formazione per professionisti del settore. Una coop cresciuta negli anni, tanto da contare un centinaio di lavoratori, fra dipendenti e soci lavoratori. «Siamo stati premiati grazie ai nostri progetti innovativi rispetto a chi già operava nel settore», spiega Annalisa Mascia. Nel suo bagaglio tantissima formazione e tanti soldi spesi: dopo la laurea quattro anni di specializzazione («sui ventimila euro»), corsi regionali per giovani imprenditori, due anni di master alla Bocconi per dirigenti aziendali: «Direi altri 20mila euro considerato che, in quel biennio, una settimana al mese ho vissuto a Milano. Ho sempre lavorato, fin da studentessa, appena maggiorenne. E tutti i miei guadagni mi son sempre serviti per continuare a studiare e aggiornarmi». (c. ra.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
«IO CE L'HO FATTA». In Lussemburgo con Amazon
L'ingegnere e una carriera super
Il quarantenne Giulio Soro oggi lavora per Amazon, sede Lussemburgo. È un ingegnere elettronico che non si è fermato alla prima esperienza: ne fa diverse e grazie ai frutti che raccoglie nel suo cammino arriva in alto, vantando competenze che ne fanno un candidato molto appetibile per una multinazionale.
Il suo viaggio comincia a Cagliari. Laurea in Ingegneria elettronica, poi il dottorato di ricerca all'Università, breve parentesi negli Usa. È grazie alla sua formazione nell'Ateneo che entra in contatto con il mondo del lavoro: conquista subito un contratto a tempo indeterminato in una società che si occupa di software per la telecomunicazione via internet. «Dopo un anno vado via - racconta Soro - e lavoro per un'altra società, sempre a Cagliari. Da lì, per sette anni, a Sardegna.it sino al 2014».
Ma la carriera dell'ingegnere è proiettata su altri scenari. Amazon è l'azienda giusta per chi come Soro vuole misurarsi con «panorami e mercati più vasti». Oggi lavora per Amazon web services, ossia - spiega Soro - la divisione che offre servizi cloud. È solutions architect public sector (come un direttore tecnico), per Europa, Medio Oriente e Africa. La Sardegna gli manca ma in Lussemburgo ha messo su famiglia con moglie cagliaritana, Barbara Cocco. Anche lei è ingegnera elettronica e lavora alla Ses, una delle più importanti aziende che realizza satelliti. (c. ra.)
 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Provincia di Oristano (Pagina 28 - Edizione CA)
ORISTANO. L'assessore Firino
«Nessun taglio ai corsi dell'università»
I corsi universitari di Oristano, del Consorzio Uno, non subiranno riduzioni e tagli. Lo conferma l'assessora della Pubblica istruzione Claudia Firino, dopo il confronto avuto di recente con il rettore di Cagliari Maria Del Zompo e il presidente del Consorzio oristanese Gianvalerio Sanna.
«L'offerta didattica decentrata dell'università di Oristano rimarrà invariata - ha spiegato Claudia Firino - sono stata rassicurata su questo tema che più di tutti mi stava a cuore. Questo garantirà la normale prosecuzione dei programmi di studio degli universitari coinvolti e dei loro piani di lavoro». L'esponente della giunta Pigliaru ha inoltre ricordato quante risorse la Regione abbia investito in questi anni nelle università decentrate. «Queste sedi offrono un'opportunità formativa di qualità ai giovani studenti sardi residenti lontano dalle sedi dei due atenei - ha concluso l'assessora Claudia Firino - esistono proprio perché la Regione le finanzia, compensando i parametri nazionali, che non favorirebbero corsi come questi».
Il pericolo della riduzione dei corsi di Oristano era stato denunciato dal presidente Sanna nel corso dell'assemblea pubblica promossa dai vertici del Consorzio Uno. «Siamo stati rassicurati sul futuro dei nostri corsi dopo l'incontro con l'assessore regionale - ha osservato Gianvalerio Sanna - anche se attendo l'incontro con il rettore già fissato per il prossimo 7 febbraio. In quella occasione avrò modo di conoscere la posizione del rettore sulla ventilata modifica della convenzione in atto». ( e. s. )

 

7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
SHARDANA Lo studio di Ugas
I guerrieri dei faraoni siamo noi
«Gli Shardana, prima mercenari dei faraoni, poi annoverati dalla fonti antiche tra i Popoli del mare che a cavallo tra XIII e XII sec. a.C. distrussero impero ittita, egizio e regno di Micene, sono i sardi che diedero vita nell'età del Bronzo alla civiltà nuragica». L'affermazione non arriva da elaborazioni svincolate da scienza e metodo. È invece la tesi formulata dall'archeologo Giovanni Ugas, allievo di Giovanni Lilliu e già ricercatore e docente di Preistoria e protostoria sarda all'Università di Cagliari.
Sostenuta a partire dagli anni '90, la soluzione al problema dell'identificazione - che l'affinità del nome ha da sempre suggerito assieme al confronto tra l'iconografia egizia dei guerrieri Shardana e i bronzetti sardi - è formulata dall'autore in un volume poderoso. Intitolato “Shardana e Sardegna” (Della Torre, pp. 1022, € 50), riscrive il passato dell'Isola facendone una straordinaria potenza mediterranea e connotandone le genti come marinare, specialiste nell'arte militare e nell'architettura megalitica. Summa di ricerche decennali, il libro sarà presentato stasera, ore 17, nella sala convegni della Fondazione di Sardegna a Cagliari. Oltre a Giovanni Ugas, interverranno Antonello Cabras, presidente della Fondazione, Giulio Paulis e Raimondo Zucca, rispettivamente ordinari di Glottologia e Storia romana.
Il suo maestro era scettico sull'identità Sardi-Shardana.
«Solo inizialmente. Nell'edizione del 1988 della “Civiltà dei sardi”, Lilliu scriveva che se non è da accogliersi acriticamente, non si può nemmeno scartare del tutto aprioristicamente l'ipotesi che sullo scorcio del II millennio dimorasse in Sardegna un popolo particolarmente addestrato alla milizia che (...) giunse al delta nilotico o al confine libico-egizio dal mezzo del mare con proprie flottiglie».
Gli Shardana sono quindi artefici della civiltà dei nuraghi?
«La documentazione che porto, l'attenta rilettura delle fonti e i progressi dell'archeologia, che è disciplina recente, mi consentono di sostenere in maniera più dettagliata una tesi della quale mi dico convinto da tempo: gli Shardana non potevano essere né Lidi, né altri Popoli del mare giunti nell'Isola dopo la caduta dei grandi regni (1200-1180 a.C.) nel pieno fiorire della civiltà nuragica, ma i Sardi presenti nell'Isola dalle origini della stessa civiltà».
Quando ha iniziato a considerare il problema?
«È divenuto di mio interesse nei primi anni '80 a seguito delle indagini nella tomba di San Cosimo a Gonnosfanadiga».
Cosa restituirono?
«Elementi di collana in pasta vitrea che, databili al XIV secolo a.C., si sono rivelati di provenienza ugaritica ed egizia. Quei reperti si aggiunsero a quelli che accertavano, per lo stesso periodo, fitti scambi col mondo miceneo: i contesti sardi (il nuraghe Antigori di Sarroch, per esempio) restituivano contemporaneamente materiali micenei e cretesi, mentre ceramiche nuragiche venivano trovate a Creta e poi a Tirinto, in Sicilia e a Cipro. Questo quadro trova corrispondenza nell'epigrafia e nella letteratura antica: i dati provenienti da testi egizi, ugaritici e ittiti, quindi contemporanei agli Shardana, convergono con quelli più tardi forniti dalla tradizione scritta greca, spesso sottoforma di mito».
Lei fonda la sua teoria anche provando la circolazione di modelli architettonici.
«La stele centinata delle Tombe dei giganti (XVI-XV sec. a.C.) ha come unico confronto le stele funerarie dei faraoni, coincidenza che non può essere frutto del caso, ma documento di precoci e intense relazioni. Per il resto i Sardi elaborarono tecniche costruttive proprie. Usarono in maniera sistematica la copertura a tholos per i nuraghi e furono gli unici a costruire volte aeree sino all'VIII sec. a.C. Quelle tecniche saranno poi modello per l'architettura etrusca e romana».
Le relazioni tra Sardi e mondo egeo appaiono quindi strette.
«Resta da chiarire quale ruolo economico-politico gli Shardana abbiano giocato nel Mediterraneo. Certo è che partono dalla Sardegna. Le prime spade provenienti da Decimoputzu, identiche alle armi che troviamo a Creta, si datano al 1630 a.C. Provano l'esistenza nell'Isola di un gruppo emergente che dà origine a un'élite che detiene il potere e si costruisce dei palazzi: i protonuraghi hanno già questa caratteristica. Diventeranno poi castelli turriti. Difesi da guarnigioni che potevano contare più di 200 uomini, sono residenza dei capi tribali, vertice di una gerarchia di cui sono parte anche potenti locali. Si crea quindi una casta di militari che la bronzistica dell'età del Ferro – così come fanno i poemi omerici pur ricorrendo a un linguaggio differente - celebra e perpetua».
I nuraghi furono fortezze, dunque?
«Certo. Né templi, né strutture d'uso civile. I resti di cucina provano un fatto normale: la necessità che dentro i nuraghi ci fossero viveri per alimentare chi abitava e frequentava la struttura. Non si dica poi che i monumenti non rivelino tracce di distruzione. I rifasci abbondantemente documentati non si praticano per assicurare la stabilità degli edifici, ma per rafforzarne la sicurezza».
I nuraghi - secondo Ugas - sono quindi emblema della potenza degli Shardana. La loro civiltà si avvia al declino alla fine dell'XI secolo, quando con «la rivolta sociale, nasce la società delle aristocrazie e i monumenti vengono abbattuti».
Manuela Arca
 

8 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / TV e Radio (Pagina 47 - Edizione CA)
Videolina,ore 21
I misteri dei nuraghi a “40° Parallelo”
Questa sera su Videolina, dalle 21, Gian Nicola Cabizza e il suo ospite, il professor Giovanni Ugas, ci accompagnano questa sera in un viaggio nel mondo della civiltà nuragica: come venivano costruiti i nuraghi? Qual era la loro reale funzione? Secondo quali criteri si decideva dove costruirli?
L'appuntamento è come sempre con il programma “40° Parallelo - Storia di un'isola e dei suoi abitanti” realizzato dal professor Cabizza a quattro mani con il regista Andre Fenu.

 

9 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Università
Ricerca scientifica contro la Sla
Alcuni fitoderivati estratti dalla Withania somnifera e dalla Mucuna pruriens, piante utilizzate da secoli dalla medicina tradizionale indiana, sono in grado di rallentare e contrastare una serie di sintomi e di alterazioni cellulari, sub-cellulari e molecolari associati alla Sclerosi laterale amiotrofica.
Lo ha dimostrato un gruppo di ricerca guidato da Anna Liscia, ordinaria di Fisiologia dell'Università che sta collaborando con diversi centri dell'Ateneo, il Cnr, l'sstituto di Tecnologia di Genova e ricercatori indiani. I risultati dello studio (finanziato dal Rotary Club Sanluri) sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports. «Lo studio è stato effettuato con l'impiego del moscerino della frutta, la Drosophila melanogaster - spiega Anna Liscia - che, grazie alla comune presenza di geni col sistema nervoso umano, costituisce un potente modello traslazionale per lo studio di malattie neurodegenerative oggi senza cure, come la Sla».
 

10 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
COPPA RETTORE 2017
Venerdì 17 febbraio scadono le iscrizioni alla Coppa Rettore. Lo storico torneo di calcio studentesco universitario a undici maschile, rivisitato nella formula e con una serie di interessanti servizi aggiuntivi, si tiene negli impianti del Cus Cagliari a Sa Duchessa, in collaborazione con l'ateneo del capoluogo. Comincia il 27 febbraio e si chiude il 26 maggio.

 

10 - L’UNIONE SARDA di venerdì 3 febbraio 2017 / Agenda Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
CORSI DI LINGUA ARABA
L'associazione studentesca Youth Caravella presenta, anche per il 2017, i corsi di lingua e cultura araba destinati agli studenti universitari (e non solo). I corsi di lingua e cultura araba livello A1.1 e A1.2, inizieranno il 9 febbraio e sono riservati a chi si approccia per la prima volta alla lingua araba e a chi ha già seguito in passato almeno un altro corso di arabo di minimo 30 ore. I corsi si terranno presso la sala Maria Carta dell'Ersu in via Trentino e le lezioni saranno tenute dalla docente Maria Grazia Dui.

 

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LA NUOVA SARDEGNA
 


11 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 febbraio 2017 / Pagina 32 - Oristano
L’assessore regionale interviene dopo aver incontrato il rettore
Firino: nessun taglio al Consorzio
ORISTANO Dopo le rassicurazioni del rettore dell’Università di Cagliari Del Zompo, per l’ateneo oristanese arrivano quelle dell’assessore regionale all’Istruzione Claudia Firino. «L'offerta didattica dell'Università decentrata di Oristano, il Consorzio UnO, non subirà né riduzioni né tagli». L’assessore ha incontrato il rettore di Cagliari Maria Del Zompo e il presidente del Consorzio oristanese Gian Valerio Sanna. «Sono stata rassicurata – ha proseguito Firino – sul tema che più di tutti mi e stava a cuore, ovvero sul fatto che non ci sarà alcun taglio all'offerta formativa nell'Istituto. Questo garantirà la normale prosecuzione dei programmi di studio degli universitari coinvolti e dei loro piani di lavoro, e sarà garantito il diritto allo studio». L'assessore ha inoltre ricordato quanto la Regione abbia investito in questi anni sulle Università decentrate. «Le sedi decentrate offrono – ha concluso la titolare della Pubblica Istruzione – un'opportunità formativa di qualità ai giovani studenti sardi residenti lontano dalle sedi dei due atenei. Esistono proprio perché la Regione le finanzia, compensando i parametri nazionali, che non favorirebbero corsi come questi».
 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 febbraio 2017 / Pagina 34 - Cultura e spettacoli
Architettura e cinema
Alla Maddalena nasce il Contamination Lab
SASSARI Un Contamination Lab anche alla Maddalena: è l’idea lanciata a Sassari dal rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, durante la presentazione delle idee progettuali elaborate dal “Cantiere delle storie” per il Centro di alta formazione audiovisiva che sarà realizzato alla Maddalena. Esperienza già portata avanti dall’ateneo cagliaritano in altre occasioni, il Contamination Lab non è soltanto un percorso formativo, ma un nuovo modo di sviluppare progetti innovativi attraverso la collaborazione di laureati in diverse discipline, che creano nuove imprese. «La Maddalena – ha sottolineato Maria Del Zompo – potrebbe essere il luogo ideale per sviluppare in modo stabile questa esperienza con i nostri laureati, quelli di Sassari e degli altri atenei italiani». Un’ulteriore proposta uscita dal “Cantiere delle storie” che nei giorni scorsi ha animato l’Università di Sassari, alla guida insieme con il Premio Solinas di questo progetto («Meritevole di un finanziamento importante da parte del Miur», come ha evidenziato il rettore Massimo Carpinelli) capace di unire architettura e cinema. Una grande occasione anche per gli studenti delle università sarde, coinvolte insieme a quella di Tor Vergata. «Il percorso che i nostri allievi hanno avuto la possibilità di intraprendere grazie a questo progetto – spiega Lucia Cardone, docente di cinematografia all’Università di Sassari – è di altissimo profilo». Per Antioco Floris, direttore del Celcam, il Centro di ricerca dell’Università di Cagliari, «la risposta entusiasta dei nostri studenti all’iniziativa premia l’attività svolta nel settore dall'ateneo da anni e conferma la bontà dell’intuizione avuta offrendo una idonea preparazione trasversale ai ragazzi». (f.c.)
 

13 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 febbraio 2017 / Pagina 20 - Sassari
Domani il primo corso regionale su “protesica di anca e ginocchio”
Ortopedia, medici da tutta Italia
SASSARI Si terrà domani in via Vienna il primo corso teorico-pratico regionale “Protesica di anca e di ginocchio”, organizzato dal Dipartimento di Scienze chirurgiche, microchirurgiche e mediche - Scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell'Università di Sassari, in collaborazione con Aou Sassari, Regione, Associazione italiana specializzandi in Ortopedia e Traumatologia, Centro di medicina comparata. Il corso, che si svolge sotto la responsabilità scientifica del professor Andrea Manunta, intende fornire a medici specializzandi e giovani specialisti conoscenze avanzate nell'ambito dell'ortopedia e della traumatologia. L'evento avrà due momenti: al mattino, nell'aula consiliare del Dipartimento di Medicina Veterinaria - dalle 9 - si terrà la sessione teorica nella quale verranno esposte le varie fasi del posizionamento protesico di anca e ginocchio; nel pomeriggio invece, nei locali del Centro di chirurgia comparata dell'Ospedale didattico veterinario, i corsisti potranno esercitarsi sulle tecniche di posizionamento di artroprotesi su modelli anatomici umani. Al corso parteciperanno oltre 100 tra giovani medici, specializzandi, fisioterapisti e studenti che arriveranno da tutta Italia per seguire le lezioni impartite dai maggiori esperti sardi della materia, ospedalieri e accademici. L'evento è possibile grazie al supporto logistico e organizzativo del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Ateneo, diretto dal professor Eraldo Sanna Passino, e dell'Associazione italiana specializzandi in Ortopedia e Traumatologia guidata da Leonardo Puddu.

 

14 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 febbraio 2017 / Pagina 21 - Sassari
in breve
INNER WHEEL
Oggi un convegno di criminologia Si terrà oggi a partire dalle 16.30 nell’aula magna dell’Università di Sassari il convegno di criminologia “Gaslightning: segni premonitori e prevenzione”. L’introduzione e la moderazione sono affidati all’avvocato Martina Pinna, presidente International Inner Wheel club di Sassari. Interverranno il sostituto procuratore Paolo Piras, il giudice Valentina Nuvoli, la psicologa e criminologa Susanna Loriga. L’ingresso è libero, si pagheranno 10 euro che andranno in beneficenza alla Casa della fraterna solidarietà. La partecipazione darà 3 crediti formativi. manutenzione

 

15 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 3 febbraio 2017 / Pagina 33 - Cultura e spettacoli
Serve invece un’alta capacità di reciproca comprensione
La Sardegna è da sempre terra di incroci e di accoglienza
L’archeologo e storico dell’arte sarà a Cagliari lunedì prossimo per il convegno organizzato dal Fai Sardegna “Le culture uniscono i popoli”
di Costantino Cossu
“Le culture uniscono i popoli”: è questo il titolo della lectio magistralis che Salvatore Settis terrà a conclusione dell’incontro – il cui tema è lo stesso della lectio – che il Fai Sardegna ha organnizzato per lunedì prossimo dalle 10 alle 13 al teatro Massimo di Cagliari. In un momento in cui il Mediterraneo è diventato il centro di un processo migratorio di dimensioni epocali che, da Trump ai populismi europei, innesca inquietanti reazioni di chiusura identitaria, i temi affrontati dall’iniziativa del Fondo Ambiente Italiano sono di strettissima attualità. Ne abbiamo parlato con Settis, archeologo e storico dell’arte, accademico dei Lincei, dal 1999 al 2010 direttore della Scuola Normale Supeiore di Pisa. Il Mediterraneo, un’area in cui culture diverse si sono confrontate e scontrate e però spesso hanno anche saputo intrecciare i fili del dialogo. Oggi a prevalere è il conflitto. Che cosa ha determinato questo passaggio? «Il fattore principale è probabilmente una tendenza delle varie culture a chiudersi come in altrettante fortezze. Pare un paradosso, vista l’imperante retorica della globalizzazione. Ma alla globalizzazione dei mercati non corrisponde un’adeguata globalizzazione culturale, che implicherebbe non (come nel mercato) la competizione per la vittoria del più forte, bensì un’alta capacità di mutua comprensione». Quali sono, nell’area mediterranea, i fattori culturali comuni sui quali si può far leva per rilanciare il dialogo? «Dovremmo cominciare da elementari nozioni storiche, che attraverso eventi del passato suscitino curiosità e ipotesi sul futuro. Per esempio: il Mediterraneo come mare di pace nei secoli dell’impero romano. Altro esempio: la filosofia, la scienza, la biologia, la medicina greca che vengono recepite e trasmesse, nel Medio Evo, non in Grecia o in Italia ma a Bagdad o in Siria, e risorgono in Europa solo assai più tardi (anche oggi vi sono molti testi scientifici dell’antica Grecia perduti in originale, e conservati solo in traduzioni siriache o arabe). O i “numeri arabi” (in realtà di invenzione indiana), che entrano in Europa attraverso un matematico pisano, Leonardo Fibonacci, che aveva studiato con maestri arabi. Se questo è accaduto nel passato, perché non dovrebbe accadere ancora? Nell’una come nell'altra direzione?» In Europa riemergono spinte molto forti alla chiusura nazionalistica, in alcuni casi esplicite rivendicazioni di purezza razziale. Spettri che si pensavano svaniti ritornano. Che cosa opporre a tutto questo? «Tanto per cominciare la certezza scientifica che le razze non esistono. E poi le informazioni storiche sulle perversioni mostruose delle persecuzioni razziali (a cominciare dalla Shoah), ma anche lo sterminio dei cosiddetti Indiani d’America, le culture dello schiavismo, le mille oppressioni degli esseri umani su altri esseri umani. Ma questi dati negativi, per quanto terribili, non bastano: bisogna offrire speranza per il futuro, e questa speranza non può che agganciarsi al tesoro più prezioso che abbiamo: l’innata curiosità degli umani per le altre culture, il desiderio di conoscere e farsi conoscere, di raccontarsi e di ascoltare racconti. In una terra di accoglienza e di incrocio di culture come la Sardegna, questa luce mi sembra più evidente che mai». Negli Stati Uniti le recenti misure anti immigrati approvate da Donald Trump hanno scatenato indignazione e proteste. Ma Trump è stato eletto da un’America profonda che quelle misure approva. «L’America che ha eletto Trump non è necessariamente l’America di Trump. La chiusura che il nuovo presidente Usa manifesta è intrisa di un’arroganza che appartiene alla sua classe sociale, e fa tutt’uno con la sua ricchezza sterminata e con il suo disprezzo per le regole. Ma per lui hanno votato in prevalenza persone di stato sociale (e reddito) medio-basso. Ciò vuol dire che la sua attitudine sciattamente populista ha trovato un terreno fertile, da lui identificato per l’istinto da pescecane che lo caratterizza. Ma vuol dire anche che i suoi avversati (nel Partito democratico, ma anche fra gli stessi repubblicani) non avevano saputo cogliere questa ondata di scontento che si è poi canalizzata su Trump. In ogni modo, quando vince un candidato che ha avuto quasi tre milioni di voti in meno del candidato che ha perso, c’è qualcosa che non va nelle regole della democrazia americana». Il riflesso condizionato che porta alla chiusura ed esclude il dialogo passa anche attraverso la riduzione degli spazi di democrazia? È questo ciò che si è tentato in Italia con la cosiddetta riforma della Costituzione? «La fallimentare riforma della Costituzione tentata da Matteo Renzi & C. è morta e sepolta, ma la rubricherei più semplicemente come un tentativo, presuntuoso ma sgangherato, di correggere il sistema in favore di un "partito del capo" in cui potesse trionfare l'egolatria di Renzi, che il gruppo dirigente del Partito democratico ha lasciato crescere impunemente. Nonostante la bruciante sconfitta del referendum, Renzi (un professionista del bluff) sta cercando di fare come se niente fosse, dettando le (sue) regole e spiegando anche al presidente della Repubblica quando e come sciogliere le camere. Più spazio daremo ai suoi deliri, più si ridurrà in Italia lo spazio della democrazia».
 

 
 

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