Sabato 28 gennaio 2017

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 gennaio 2017
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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

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L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2017 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
Lettera a Lorenzin. Il supermanager: «In 11 facciamo il lavoro di 24»
Pigliaru: legittimo il compenso di Moirano
Le prime parole che il presidente Pigliaru scrive alla ministra Lorenzin servono per evidenziare il «dispiacere per un’accusa che la Sardegna non merita». Una lunga lettera con cui il governatore cerca di fare luce dopo giorni di polemiche sul compenso dei direttori generali delle Aziende sanitarie sarde. Pigliaru è «certo che questa spiacevole situazione si sia determinata per un’incomprensione»: dall’esame dei documenti emerge che «l’impegno da me assunto a modificare la norma regionale è esplicito e circoscritto. Questione non certamente equivocabile».
L’ARRINGA Il ministero aveva chiesto delle modifiche alla legge, ma riguardavano la composizione del collegio sindacale delle Aziende ospedaliero-universitarie e alle quali «si è provveduto già a dicembre», scrive Pigliaru. Per il governatore è stata «ribadita, in maniera inequivocabile, la legittimità costituzionale e di merito delle altre norme contestate». Il riferimento è all’articolo della legge sull’Ats che regola le retribuzioni dei manager: «Siamo convinti della validità», dice Pigliaru, «dato che non avrebbe determinato nessun incremento dei costi».
Non solo: per il presidente è stato un modo per «affermare la legittima prerogativa della Regione di legiferare sulla materia, forti di pronunce della Corte costituzionale». Il trattamento economico, oltre che rispettare il limite massimo stabilito per il personale pubblico, non è un atto avulso da contesto e finalità, ma «un tassello fondamentale di una riforma coraggiosa che ho fortemente voluto e che la Regione ha intrapreso con l’obiettivo di riqualificare e contenere la spesa sanitaria. Obiettivo peraltro assolutamente coerente e condiviso con le linee politiche di questo e del precedente governo». Per guidare questo cambiamento servono «le migliori professionalità» a livello nazionale a cui è necessario «garantire una retribuzione almeno pari a quella che lo stesso ministero della Salute assicura ai suoi dirigenti di prima fascia».
Infine il presidente fa notare che «il finanziamento del servizio sanitario in Sardegna è totalmente a nostro carico ed è nostro interesse non incrementare i costi delle retribuzioni. Con la nuova organizzazione tale costo quasi si dimezza».
IL MANAGER Il direttore generale dell’Ats, Fulvio Moirano, dopo aver ricordato che tutti gli stipendi dei direttori generali superano i 154mila euro, sposa la tesi del risparmio: «Con l’Ats c’è una forte riduzione di persone che gestiscono questa azienda. Prima erano 24 e oggi sono 11, considerando gli otto capi area». Dunque la nuova formula, secondo il manager, permetterà di risparmiare «oltre un milione di euro».
Moirano non si sente la persona chiamata a rispondere sul proprio compenso perché «ho partecipato a un bando in cui c’era scritto un importo, ho un contratto e quindi questa non è una domanda che deve essere fatta a me».
M. S.


 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2017 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
Luci e ombre per l’Isola nel “Piano esiti” nazionale: buone cure per l’infarto, troppi cesarei
Sanità sarda, piccoli passi avanti
Migliorano le prestazioni ma restano ancora molti punti critici
I sardi scelgono di curarsi nelle strutture più specializzate, dove a grandi volumi di attività corrispondono anche migliori risultati. La Sardegna, però, soffre una grande frammentazione delle attività delle cure. È questo uno dei dati principali che emergono dal Piano nazionale esiti, presentato ieri nell’Aula magna della Cittadella universitaria di Monserrato, che fotografa l’efficacia delle cure sanitarie.
Luci e ombre di un rapporto che evidenzia come in Sardegna siano troppi i parti cesarei, con il 31,7% rispetto al 25% della media nazionale. Di contro diminuisce sempre più la percentuale di mortalità a 30 giorni per infarto acuto del miocardio, che in Sardegna ha una media del 9,3%. Dietro i numeri ci sono i ragionamenti, che per la Sardegna significano soprattutto ridisegnare la rete ospedaliera tenendo fede al principio che, a fronte di una concentrazione di specialità in alcuni poli ospedalieri, questi devono essere facilmente raggiungibili da tutti i cittadini.
PUNTO DI PARTENZA Il Piano nazionale esiti (Pne) non serve a produrre graduatorie o classifiche anche perché «in alcuni strutture ospedaliere coesistono criticità ed eccellenze», spiega Marina Davoli, la referente del Piano, sviluppato dall’Agenzia nazionale della sanità. È la stessa curatrice del Pne che mette in evidenza come «tutti gli indicatori di riferimento dimostrano che nell’Isola i volumi delle attività sono frammentati e che più casi si assistono, migliori sono i risultati».
I DATI In Sardegna si fanno troppi parti cesarei: almeno stando a quanto imposto dal ministero della Salute che fissa al 25% la quota massima per le strutture con più di mille parti all’anno e al 15% con una cifra inferiore. In Sardegna, la media è del 31,7% e l’ospedale che mantiene la percentuale più bassa è il San Martino di Oristano che ha un totale di 659 parti di cui il 21,5% cesarei. Le strutture che, nel 2015, hanno avuto il numero di parti maggiore sono il Policlinico di Monserrato (1.703) il Ss. Trinità di Cagliari (1.315) e l’Aou di Sassari (1.293). La struttura oristanese è al primo posto anche per l’intervento chirurgico, entro due giorni, per la frattura del collo del femore. Lo standard ministeriale richiesto è il 60%, il San Martino ha una media del 73,8%, mentre la regionale è circa il 46%.
VOLUMI Altro indicatore riguarda il numero di casi trattati dalle strutture ospedaliere. I dati evidenziano come tendenzialmente ci si rivolge alle strutture specializzate. Gli indicatori, per l’operazione di tumore al polmone, dimostrano che la mortalità a 30 giorni dopo l’intervento diminuisce se si trattano almeno 50 o 70 casi all’anno. In Sardegna l’ospedale Businco esegue 96 interventi all’anno, solo altre due strutture (Aou Sassari e il Brotzu) superano la quota minima di cinque interventi.
Pressappoco la stessa situazione si presenta per il tumore alla mammella per cui il ministero ha fissato uno standard minimo di 150 interventi annui. In Sardegna su 10 strutture che eseguono più di 10 interventi all’anno, solo quattro superano questo coefficiente. Al primo posto, anche in questo caso, c’è il Businco di Cagliari con 552 interventi, seguito dall’Aou di Sassari con 321.
IL MESSAGGIO I numeri sono un punto di riferimento, non certo l’unico per disegnare la mappa delle cure in Sardegna. La cosa che emerge è la tendenza, anche da parte degli utenti, di cercare la struttura specializzata per particolari patologie. L’assessore della Sanità, Luigi Arru, davanti ai direttori generali e alcuni consiglieri regionali, ribadisce l’importanza di «avere quanto prima la riorganizzazione della rete ospedaliera». È sempre questo il pallino del titolare della Sanità che dal Pne ha ottenuto la conferma dello «spezzettamento del sistema sanitario sardo».
A fianco alla rete ospedaliera deve viaggiare quella sulle cure territoriali che di fatto garantisce l’assistenza laddove è possibile evitare i ricoveri inutili. «Dobbiamo riuscire ad applicare modelli standard in paesi a bassa densità di popolazione», spiega Arru, «è evidente che c’è un problema di volumi di attività».
Matteo Sau
 
 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2017 / Cronaca di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
La lezione
di Antonio Gramsci
«Odio gli indifferenti. (...) L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita». Antonio Gramsci è l’autore italiano, insieme con Dante Alighieri, maggiormente letto nel mondo. Nato ad Ales il 22 gennaio 1891, è stato da poco celebrato il 125º anno dalla sua nascita e verrà commemorato con altre iniziative il 27 aprile, in occasione dell’ottantesimo anniversario della sua morte, avvenuta nel 1937.
Il 21 gennaio, nell’aula di fisica del liceo Dettori che Gramsci frequentò, si è tenuto un incontro dedicato alla figura dell’intellettuale. Durante l’assemblea il preside Roberto Pianta ha dato notizia che l’aula magna, una volta restaurata, sarà intitolata a Gramsci. Oltre il Sindaco, la Prefetta e il Presidente del Consiglio Comunale, hanno presenziato al convegno anche tutti gli studenti rappresentanti di classe del Dettori.
Aldo Accardo, docente dell’Università, ha sviluppato il concetto dello studio e dell’istruzione in quanto strumenti formativi della società, concentrato nell’iconico aforisma: «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza».
 Angelica Grivel (studentessa liceo Dettori)
 
 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 28 dicembre 2017 / Provincia Gallura (Pagina 51 - Edizione CA)
La Maddalena
Troppi cinghiali: un piano con l’Università
Nonostante anni di interventi - mediante la cattura con gabbie e con le armi - nelle isole di Maddalena e Caprera è sempre presente il cinghiale, che non solo produce seri danni all’ambiente ma è anche pericoloso per l’incolumità dei cittadini. Per questo motivo, il commissario straordinario del Parco, Leonardo Deri, ha recentemente incontrato a Sassari i delegati dei Dipartimenti di Medicina Veterinaria, Agraria, Scienze della Natura e del Territorio, e dell’Agenzia regionale Forestas. Oggetto della riunione sono state le strategie da intraprendere nei confronti dei cinghiali per i quali il Ministero dell’Ambiente chiede che venga redatto un Piano di eradicazione. L’incontro, è scritto in un comunicato, «si è concluso con l’impegno di creare un tavolo di partenariato tra tutti gli enti competenti, per delineare delle attività preparatorie seguite da azioni concrete di eradicazione e di continuo monitoraggio della popolazione». ( c.ro. )
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 4 - Sardegna
Passi avanti nei tempi degli interventi chirurgici: bene Oristano
Parti cesarei: Sassari si conferma maglia nera, male anche la Gallura
Ospedali, l’isola risale ma è ancora indietro
di Umberto Aime
CAGLIARI Se non fosse per i tagli cesarei, sono ancora troppi e molto più del necessario soprattutto a Sassari, la sanità di casa nostra potrebbe vantare persino passi da gigante nella scalata delle classifiche nazionali su qualità, affidabilità e sicurezza. Negli ultimi sette anni, stando al rapporto dell’Agenzia nazionale sanitaria, l’Agenas, sono migliorati ad esempio «i tempi d’intervento per la frattura del femore entro due giorni nei pazienti over 65», con l’ospedale San Martino di Oristano entrato a far parte, in pianta stabile, delle eccellenze. Oppure, nello stesso periodo, è stata pressoché azzerata la mortalità cardiochirurgica nell’ospedale di Sassari e al Brotzu di Cagliari gli standard sono migliorati. Le pagelle. Non tutto va bene, anzi. Se le performance sono discrete anche a Nuoro, il problema restano i piccoli-medi ospedali, come quelli di Ghilarza, Tempio, Sorgono e nel Sulcis, in cui i parametri su efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure non sempre sono i migliori. Quella dell’Agenas non è una classifica in cui da una parte ci sono gli ospedali belli o i medici bravi e dietro la lavagna quelli brutti o cattivi, è un confronto con gli standard nazionali, quelli considerati «ottimali» dal ministero della salute e proposti «come uno stimolo per migliorare». Tra l’altro a decidere il giudizio molto spesso non è l’efficacia di un intervento chirurgico, ma quello che Marina Davoli, referente del monitoraggio, ha definito «il volume di produzione», cioè quanti pazienti sono stati ricoverati e operati nella struttura. Per essere ancora più chiari ed evitare la rivolta di chi lavora negli ospedali lontani dal vertice, è proprio «il peso della casistica a fare la differenza». Meno interventi ci sono, maggiore diventa il rischio che qualcosa non vada come dovrebbe. Negli ospedali più periferici – ha detto Mario Braga dell’Agenas – «abbiamo rilevato che sono sempre al di sotto, nella casistica, delle soglie minime». Ma anche qui serve subito una precisazione: la sanità non può essere certo organizzata e gestita in base alle tabelle decise chissà dove a Roma e neanche sotto la pressione dei libri contabili: in Sardegna, solo se si pensa alle strade complicate e ai scarsi trasporti interni, ci sono un’infinità di «situazioni particolari», come sostengono i sindaci quando hanno sentore che il loro piccolo ospedale possa essere chiuso. Giusto, ma gli standard vanno garantiti comunque, oppure, come previsto dalla riorganizzazione della rete ospedaliera proposta dalla Regione, «bisogna puntare sulle eccellenze, sono diverse, senza ridurre i servizi sanitari sul territorio». È questa la sfida: diminuire i costi e aumentare la qualità, non sarà facile vincerla. L’ha detto anche l’assessore alla sanità Luigi Arru: «Se non ci sentiremo di nuovo una comunità e non riprenderemo a remare insieme verso un solo obiettivo, l’efficienza, sarà complicato». Appello lanciato davanti a una platea di medici e con in prima fila il manager dell’Asl unica, Fulvio Moirano, al quale è stato affidato il compito di «rivoluzionare la sanità». Il report. Negli interventi chirurgici per la frattura del collo del femore il San Martino di Oristano ha superato anche gli standard nazionali, mentre Nuoro solo un paziente su tre è operato entro i due giorni previsti. Nel parto cesareo, «l’isola è fra le regioni in cui è più alta la percentuale rispetto a quella nazionale», con Sassari in testa, dove più di un parto su tre è chirurgico, la Gallura è appena dietro. Appena sotto la media nella mortalità provocata da un infarto entro 30 giorni dal ricovero, con Cagliari, Oristano e Sassari nelle posizioni migliori rispetto a Lanusei e Alghero. Nelle operazioni per il tumore alla mammella il Businco di Cagliari e l’Università di Sassari primeggiano, gli altri sono rimandati al prossimo monitoraggio. Chissà se fra un anno, i dati risalgono al 2015, l’Agenas dirà: «Complimenti Sardegna».

 

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 5 - Sardegna
Moirano guadagna 240mila euro, il suo omologo nelle Marche 186mila
In Puglia gli importi più bassi, in Sicilia variano a seconda delle città
Stipendi dei manager, in Sardegna i più alti
di Alessandro Pirina
SASSARI Il maxi stipendio di Fulvio Moirano sembra non avere rivali. Il numero uno della sanità isolana tocca quota 200mila euro, che possono lievitare fino a 240mila in caso di buoni risultati raggiunti. Un tesoretto annuo che non va giù non solo a segmenti della maggioranza, ma nemmeno al ministro Beatrice Lorenzin, che ha stigmatizzato l’ostinazione della Regione a non voler rispettare il limite massimo stabilito dalla legge per i manager pubblici. Il tetto di 154mila euro, all inclusive. Un vincolo, è l’accusa della titolare della Salute, che non è stato rispettato non solo per il super manager della nuova Asl unica, ma nemmeno per i direttori sanitario e amministrativo, Francesco Enrichens e Stefano Lorusso, intestatari di un contratto da 160mila euro, più altri 32mila per eventuali premi. Sopra la soglia anche i manager del Brotzu e della Azienda mista di Sassari, 180mila euro, e della Azienda universitaria di Cagliari, a quota 170mila. Più bassi, e sotto la soglia, i compensi dei direttori delle aree socio-sanitarie, dai 130mila di Cagliari ai 105mila di Sanluri, passando per i 120mila di Sassari e Nuoro e i 110mila di Olbia e Oristano. Un tariffario gonfiato per il governo, in piena regola per la Regione. Quel che è certo è che, al di là della presunta violazione della norma, gli stipendi sardi sembrano essere i più alti d’Italia. Ma non si può non tenere conto che quella isolana è una realtà speciale. Non solo perché lo sancisce lo Statuto, ma anche perché la Sardegna ha deciso di puntare su una azienda sanitaria unica. Con un solo super manager alla guida e otto direttori-collaboratori ad affiancarlo nelle ex 8 Asl. Una scelta, quella della giunta, che ha portato a una sforbiciata dei dirigenti, ma allo stesso tempo a un ritocco all’insù dei compensi. Per trovare uno scenario simile a quello sardo bisogna andare nelle Marche, dove esiste una Asl unica dal 2003. Anche in questo caso al vertice c’è un direttore generale, che, in base al contratto firmato nel 2015, ha uno stipendio pari a 155mila euro all’anno, più un eventuale 20 per cento per i risultati raggiunti. Al direttore sanitario e amministrativo spettano compensi pari all’80 per cento di quello del super manager, 124mila euro più i premi. La Asl delle Marche è suddivisa in 5 aree vaste: al timone di ognuna c’è un direttore, a cui è attribuito uno stipendio tra i 128 e i 130mila euro annui. In Puglia, dove resistono sei Asl più due aziende ospedaliere universitarie, gli stipendi sono più bassi. Una decurtazione che risale a qualche anno fa, quando spending review era la parola d’ordine. A Bari e dintorni il direttore generale di una Asl non va oltre i 111mila euro, i direttori amministrativi e sanitari si fermano a quota 89mila. Cambio di rotta, invece, in Veneto. Proprio nelle scorse settimane la giunta leghista di Zaia ha cancellato i tagli del 20 per cento decisi 5 anni fa. Una decisione che ha fatto risalire gli stipendi dei direttori delle 9 Ussl fino a 154mila euro. Uno scenario simile a quello che si sta verificando in Piemonte, dove la giunta Pd di Chiamparino ha portato i compensi del manager della Città di salute di Torino da 124 a 150mila euro e degli altri direttori da 122 a 135mila euro. In Friuli Venezia Giulia, regione a Statuto speciale come la Sardegna, il manager della Asl 6 prende 139mila euro, il direttore sanitario 113mila e quello amministrativo 110mila. Sono invece più alti i compensi in Sicilia. A Messina il manager arriva a prendere 140mila euro, a Ragusa 130mila. C’è poi il caso di Palermo, dove al direttore generale spettano 139mila euro, ma ci sono altri dirigenti di grado inferiore che sfiorano i 160mila euro.


 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 5 - Sardegna
Lettera del governatore alla Lorenzin: «La giunta ha tagliato la spesa, siamo passati da 5 a 3,1 milioni»
Pigliaru al ministro: nessuno spreco
CAGLIARI La Sardegna «non merita l’accusa di non aver mantenuto la parola data» e neanche il sospetto che sperperi il denaro pubblico. È tutto legittimo, anche lo stipendio dei manager della sanità. Lo scrive il governatore Francesco Pigliaru nella lettera inviata al ministro della sanità, Beatrice Lorenzin, perché «era necessario fare chiarezza ed evitare altre incomprensioni» dopo le ultime polemiche. Soprattutto dopo che il governo, nel rispondere a un ’interrogazione del deputato Roberto Capelli del Cd, aveva buttato addosso alla Regione una doppia croce: inaffidabile e spendacciona. «Sono due macchie che non merita la Sardegna, il Consiglio regionale e la giunta che presiedo», è l’esordio di Pigliaru, dopo essersi dichiarato dispiaciuto e amareggiato. Per poi spiegare al ministro il perché della replica. «Confermo la bontà della norma sui compensi dei manager della sanità perché siamo convinti della loro legittimità» e «non determinano neanche alcun incremento dei costi». Anzi, sottolinea il governatore, «all’indomani di una riforma molto coraggiosa, che ho fortemente voluto e abbiamo intrapreso per riqualificare e contenere la spesa sanitaria, avremo un risparmio». E Pigliaru scrive anche l’ammontare del minor costo: «Rispetto al passato, scenderà da 5 a 3,1 milioni». Quindi nessuno sperpero, sostiene il presidente e «non poteva esserci visto che il finanziamento del servizio sanitario è totalmente a nostro carico e il nostro interesse era, è e sarà uno solo: non incrementare i costi» e meno che mai « con gli stipendi dei direttori generali e dei loro più stretti collaboratori». Nella lettera il governatore ribadisce anche il giusto ammontare del compenso deciso per il direttore generale dell’Asl unica, 200mila euro, e «da cui discendono quelli degli altri manager». La prima è una legittimità è costituzionale «perché è prerogativa della Sardegna legiferare sulla materia, forti anche delle pronunce a nostro favore proprio della Corte costituzionale». La seconda è questa: lo stipendio deciso «rispetta il limite massimo (240mila euro) stabilito per il personale pubblico e delle società partecipate a livello nazionale». Nel chiedere, infine, a Beatrice Lorenzin di rivedere il suo giudizio sulla Sardegna, Pigliau ricorda: «L’unica contestazione sulla legge sollevata a suo tempo era sulla composizione del collegio sindacale delle aziende ospedaliere universitarie. Siamo stati di parola: l’abbiamo corretta a dicembre».
 
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 7 – Sardegna
Circa 900 stranieri lavorano nelle campagne del Sassarese e del Campidano e qui costruiscono la loro nuova vita
Migranti agricoltori ripopolano l’isola
di Vincenzo Garofalo
SASSARI Nella Sardegna dello spopolamento, della crisi demografica, dall’abbandono dei piccoli centri, esiste una realtà in controtendenza, una speranza di sopravvivenza per le campagne e le zone interne dell’Isola: i lavoratori stranieri. Arrivano dall’Europa dell’Est e dal nord Africa con una valigia di cartone e iniziano una nuova vita andando a lavorare là dove i giovani sardi non pensano più di avvicinarsi nemmeno in gita: nelle campagne. La Fondazione Segni, con uno studio socio-economico sui fenomeni migratori che interessano le campagne dell’Isola, ha stimato in 900 persone la presenza di lavoratori stranieri, comunitari ed extracomunitari, in Sardegna. Il progetto, dal titolo “Migrazione e accoglienza, spopolamento e integrazione: studi per un nuovo processo di sviluppo delle aree interne della Sardegna”, finanziato dalla Fondazione Sardegna, è coordinato dal Pietro Pulina, docente di economia ed estimo rurale al Dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell’Università di Sassari, e ha coinvolto la docente di sociologia urbana e direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e, Scienze della comunicazione e Ingegneria dell’informazione, Antonietta Mazzette, e i ricercatori Fabio Madau e Daniele Pulino. L’analisi ha riguardato le imprese agricole e zootecniche del Sassarese del basso Campidano, fra le quali sono emerse differenze marcate. Le aziende del nord sono dedite per la maggior parte all’allevamento animale, e hanno accolto come lavoratori soprattutto persone provenienti dalla Romania e dall’Albania. «L’accoglienza di questi stranieri che si contrappone allo spopolamento cosiddetto “a ciambella” delle aree agricole e delle zone interne della Sardegna, ha caratteristiche diverse al nord e al sud dell’isola», spiega Pietro Pulina. Mentre i sardi scappano dalle campagne e dai piccoli centri a causa della difficoltà dei sistema dei trasporti e dei collegamenti, all’impoverimento dell’offerta di servizi e di opportunità, i lavoratori stranieri trovano in queste zone nuove prospettive di lavoro e di vita. Nelle aziende zootecniche trovano casa e vengono assunti dagli imprenditori locali con contratti a tempo indeterminato. Al sud, invece, nelle aziende agricole che hanno necessità soprattutto di lavoratori stagionali, le assunzioni sono a tempo determinato e la manodopera arriva in gran parte dal nord Africa e dal Senegal. Questi lavoratori non vivono in azienda ma si spostano quotidianamente dai centri urbani alle campagne. Secondo quanto emerso dalla ricerca il reclutamento avviene tramite una rete “amicale” e di conoscenze, e il rapporto di lavoro si basa su una stretta fiducia tra l’imprenditore locale e gli stranieri. Che spesso, in particolare quelli che arrivano dall’est Europa, dopo avere trovato lavoro fanno delle campagne la loro nuova casa e della Sardegna la loro nuova patria.
 

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 14 - Economia Sardegna
Aerospazio, la Regione apre al progetto del colosso europeo : sì al nuovo Gps
Voli sicuri, Airbus guarda all’isola
SASSARI Rendere più sicure e precise tutte le attività legate al volo con un nuovo sistema di localizzazione. Il progetto presentato da Airbus, Gem Elettronica, Wes Trade, Nurjana Technologies e dal Distretto aerospaziale della Sardegna (di cui Gem e Nurjana sono soci) al vicepresidente della Regione, Raffaele Paci, potrebbe trasformare l’isola in un centro di eccellenza internazionale nel campo dell’aerospazio. Il progetto di localizzazione potrebbe essere sviluppato nelle infrastrutture aeroportuali sarde. Un’idea che solletica la fantasia della Regione che, durante l’incontro a cui ha partecipato il direttore del Centro regionale di programmazione, Gianluca Cadeddu, e il coordinatore del gruppo regionale di lavoro per l’innovazione tecnologica, Fabio Tore. Il gruppo Airbus hanno annunciato l’intenzione di sviluppare un’intensa attività nei prossimi anni, partendo dal progetto che prevede l’uso di infrastrutture e risorse locali. «Vogliamo creare una filiera aerospaziale sarda di eccellenza a livello nazionale e internazionale, coinvolgendo imprese, Università e centri di ricerca – dice Raffaele Paci – ci crediamo e abbiamo inserito l’aerospazio nella strategia di specializzazione intelligente “S3”, rendendo così disponibili importanti risorse del Por Fesr 2014-2020. Siamo pronti a dare tutto il supporto necessario, anche per creare ricadute economiche e occupazionali in tutta l’isola», conclude il vicepresidente della Regione. Il sistema che potrebbe essere sviluppato in Sardegna consentirà di riconoscere la posizione di un oggetto in tempo reale in qualunque punto del globo, come succede per il notissimo Gps, che opera però solo quando è garantita la copertura da parte del satellite. Il “sistema inerziale” ha anche un’altra caratteristica: indica la posizione dell’oggetto cercato con precisione millimetrica. Insomma, un progetto di grande utilità che viene già utilizzato sulle navi e per applicazioni terrestri. In ambito aeronautico si stanno studiando dei sistemi integrati complessi e degli algoritmi per alcune fasi del volo, si potrebbe dire una “reingegnerizzazione” del sistema: l’obiettivo è delocalizzare in Sardegna la produzione dei derivati da queste attività innovative e di sperimentazione.


 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 11 - Attualità
I genitori morti a Farindola. A Samuele consegnato distintivo del papà poliziotto
Federica laureata tra le lacrime
ROMA Era tutto come avevano organizzato i suoi genitori. Ma Barbara Rosa Nobilio e Piero Di Pietro non c’erano ieri alla discussione della tesi di laurea della figlia maggiore, Federica. Sono tra le 29 vittime del Rigopiano e domani verranno celebrati i loro funerali a Loreto Aprutino. Federica, si è laureata ieri alla facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza, sostenuta dalla sorella più piccola, parenti, amici e i docenti che per lei avevano spostato il giorno della tesi. Avrebbe dovuto laurearsi martedì scorso, ma papà Piero risultava ancora disperso, mentre la mamma era appena stata recuperata dalla macerie. Ora Federica porterà la corona d’alloro di neodottoressa in Legge sulla bara dei genitori. Barbara Rosa e Piero erano arrivati a Rigopiano con Nadia e Sebastiano Di Carlo, i genitori di Edoardo, 8 anni. Erano un gruppo di amici. Di cinque persone, il bambino è l’unico ad essersi salvato. All’altro piccolo superstite, Samuele Di Michelangelo di appena 7 anni, i soccorritori hanno consegnato il distintivo del papà Domenico, poliziotto al commissariato di Osimo. È stato ritrovato in mezzo alle neve e le macerie quando le speranze di trovare vivi lui e sua moglie Marina, erano ridotte al lumicino. Lutto cittadino a Pescara che si prepara oggi a dare l’addio a Roberto Del Rosso, 53 anni, proprietario del resort distrutto. Quel giorno aveva inviato mail per avere una turbina e sgomberare la strada. Voleva far ripartire i clienti. Non ce l’ha fatta. «Ci tranquillizzava. Era il primo con la pala e con il trattorino a pulire. E siccome la mia auto era una delle ultime mi ha detto “vai a mangiare, te la caccio io la macchina”», così Giampietro Parete, l’uomo che ha dato l’allarme ha raccontato al quotidiano Il Centro, le ultime ore di vita del proprietario del Rigopiano che lascia due figli di 8 e 15 anni. «Mi piace pensare Alessandro che nella “hall” del Paradiso continua il suo servizio, gentile, competente, multilingue», così il vescovo di Terni monsignor Giuseppe Piemontese ha ricordato Alessandro Riccetti il trentunenne receptionist del resort. Celebrati anche i funerali di Linda Salzetta, la sorella di Fabio tra i sopravvissuti. Il suo corpo è stato recuperato il giorno in cui Linda, avrebbe compiuto 31 anni. Ai funerali delle vittime più giovani sulle bare compaiono i colori delle proprie squadre del cuore, sciarpe e maglie firmate dagli amici. E ieri, il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio ha disposto un minuto di silenzio in tutte le partite dei campionati di calcio per questo fine settimana. Un omaggio alle vittime del Rigopiano e ai soccorritori morti sull’elicottero schiantato a Campo Felice. (f. cup.)


 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 19 - Agenda
In curia la presentazione del libro sul dossale
Domani alle 17, nel Museo Diocesano Arborense, Andrea Pala, dell’Università degli Studi di Cagliari, presenterà la monografia “Il dossale con Madonna e Bambino tra santi di Oristano”, scritta da Nicoletta Usai, docente della stessa università. Interverranno l’arcivescovo Ignazio Sanna e la direttrice del museo, Silvia Oppo. Il libro, edito da Iskra, si inserisce nella collana “I Tempi”. Il libro prende in esame l’opera esposta al museo diocesano, nelle componenti storico artistiche, iconografiche e tecniche.
Ales, rinviata cerimonia del premio Gramsci
È stata rinviata al pomeriggio di sabato 25 febbraio la cerimonia di premiazione della quindicesima edizione del Premio nazionale letterario dedicato ad Antonio Gramsci. Lo rendono noto gli organizzatori del concorso letterario attraverso una nota. Sono centocinquanta le opere in concorso, arrivate da diverse regioni d’Italia. Una partecipazione più che tri plicata rispetto alle edizioni precedenti, che ha richiesto un particolare impegno della commissione esaminatrice, presieduta dal professor Salvatore Zucca. Quattro le sezioni in cui si articola il premio: prosa e poesia in lingua sarda, prosa e poesia in lingua italiana, dedicati rispettivamente alla scrittrice Augusta Miscali e allo studioso Giorgio Baratta; saggistica, dedicata al poeta Peppino Marotto e una nuova sezione, quella delle video produzioni, dedicata al regista Nanni Loy. La premiazione di fine febbraio si svolgerà ad Ales nei locali della Casa Natale di Antonio Gramsci .


 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 28 gennaio 2017 / Pagina 27 - Provincia di Nuoro
Macomer, lezione di storia
nella biblioteca comunale
MACOMER Quarto e ultimo appuntamento questa mattina – nel padiglione Castagna della biblioteca comunale alle ore 10 – con il ciclo di conferenze sulla storia della Sardegna. L’iniziativa è dell’associazione culturale Solene e della biblioteca comunale con il patrocinio del Comune di Macomer. Leopoldo Ortu, docente di storia del Risorgimento e della Sardegna all’Università di Cagliari e autore di diversi testi storici, presenterà l’ultima parte del libro “Storia della Sardegna. Identità e specificità dei sardi dalla preistoria ad oggi” riservata questa mattina al periodo Piemontese e l’Unità d’Italia e alla fine del 900. L’ultimo saggio di Ortu sintetizza, con linguaggio lineare e al tempo stesso colloquiale in una sorta di dibattito ideale con il lettore, 15 secoli di storia della Sardegna divisa in 3 parti, ciascuna suddivisa in 2 capitoli. La prima parte è dedicata al periodo dalla dominazione vandalica fino ai Giudicati, che l’autore ha illustrato nel mese di dicembre nella prima conferenza. Negli incontri successivi in questo mese Leopoldo Ortu ha parlato dei Giudicati, della dominazione Aragonese e dell’età moderna del periodo spagnolo e sabaudo. (p.m.s.)
 

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